Indagini: Veneto, Lombardia, Germania, 1977-1984 - Seconda Parte

Il Post Il Post 5/6/23 - Episode Page - 53m - PDF Transcript

Alle 7 di sera del 26 febbraio 1983, Armando Bison, 71 anni, rettore della Chesa di Santa Maria del Sulfragio, a Trento, ha appena finito di celebrare messe.

Si mette il cappotto, il cappello, la sharp, prende l'ombrello ed esce.

Cammina a lungo via del Sulfragio, passa dal castello del Buon Consiglio e va verso il luogo dove abita, l'opera dei Padri Venturini.

È quasi arrivato al cancello, mancano pochi metri.

Padre Bison sente dei passi veloci, poi qualcuno lo afferra da dietro e lo oggetta sull'asfalto.

Sono in due, a nimmano dei martelli, colpiscono le mani che cercano di riparare il volto e il corpo, colpiscono la testa.

Padre Bison è ancora vivo quando uno dei due aggressori getta a terra il martello e impugna uno scalpello, uno di quelli pesanti da muratore.

Allo scalpello è stato incollato un crocifisso di una decina di centimetri.

Lo scalpello viene conficcato nel cranio di Padre Bison.

Quando arrivano i soccorsi è religioso e ancora vivo, muore dieci giorni dopo, l'otto marzo.

Poco distante dal corpo la polizia trova due sacche di nylon,

una di colore azzurro e alla scritta sport hackerer di Bressanone, telefono 22049.

Dentro c'è una sciarpa di lana.

L'altra borsa è gialla, dentro ci sono un martello, una sciugamano, la manica di una maglia di lana, un sacco nero per i rifiuti.

A qualche metro dalle due sacche ci sono un martello macchiato di sangue e lo scalpello, anche sosporco di sangue,

che era stato tolto dal cranio di Padre Bison dal primo soccorritore.

Secondo l'autopsia i colpi di martello sono stati più di dieci.

Interrogata dalla polizia una suora dice che nei giorni precedenti, proprio lungo la strada,

percorsa da Padre Bison, quella sera, aveva avuto l'impressione di essere seguita da due individui.

La lettera di Ludwig, spedita due giorni dopo, arriva all'ansa di Milano.

Rivendichiamo l'esecuzione di Trento, il potere di Ludwig non ha limiti.

Il crocefisso porta alla scritta FABA, got mit uns.

Le indagini poi scopriranno che Padre Bison era stato allontanato anni prima dalla Chiesa di San Giorgio,

nel comune di Rovolon, nel Padovano, perché giravano voci su abusi compiuto ai danni di un ragazzino della parrocchia.

Non ci furono denunce, solo voci, ma Padre Bison lasciò quella Chiesa.

Prima e senza tetto, gli ome sessuali, chi fa uso di stupe facenti, le prostitute, ore religiosi,

ma Ludwig non ha ancora finito.

Da Coltelli e da Martelli sta per passare alla benzina, lungo un percorso che passerà da Milano, Monaco di Baviera,

e poi, secondo i risultati processuali, arriverà a Castiglione delle Stiviere, dentro la discoteca Mellamara.

Manca ancora un anno all'arresto di Marco Furlane e Wolf Angabel.

Intanto, però, viene arrestato qualcun altro.

Qualcuno che non c'entra assolutamente nulla.

Io mi chiamo Stefano Nazzi, faccio il giornalista da tanti anni,

e nel corso della mia carriera mi sono occupato di tante storie come questa,

quelle che nel tempo vi sono diventate familiari e altre che potreste non avere mai sentito nominare.

Storia di Cronaca, di Cronaca Nera, di Cronaca Giudiziaria.

Il podcast che state ascoltando sentitola in indagini ed è prodotto dal post.

Vi racconterò ogni mese, una volta al mese, una di queste storie,

tentando di mostrare non tanto il fatto di Cronaca in sé, il delitto in sé,

ben sì tutto quello che è successo dopo, il modo in cui si è cercato di ricostruire la verità.

Le indagini giudiziari e i processi con le loro iniziative, le loro intuizioni e loro errore.

In modo in cui le indagini hanno influenziato la reazione dei media e della società,

e il modo in cui media e la società hanno influenziato le indagini.

Si chiama Silvano Romano, ebresciano e insegna fisica all'Università di Pavia.

E laureato anche in chimica, conosce bene il tedesco e l'inglese, studia teologia.

E studia, con attenzione costanza, il caso Ludwig.

Si è convinto che il gruppo colpirà presto la comunità ebraica.

Lo ha detto per telefono a rabbino di Padova,

a chi levi terbo.

Il rabbino si è paventato e è andato alla polizia.

Silvano Romano viene arrestato alla fine di marzo del 1983.

La polizia dice di aver trovato a casa sua ritagli di giornali che riguardano Ludwig.

E Franco Bolli, che sembrano essere simili a quelli utilizzati per spedire le rivindicazioni.

La polizia ha scoperto la polizia,

e Franco Bolli, che sembrano essere simili a quelli utilizzati per spedire le rivindicazioni.

Lo portano in Carcia, a Verona.

Ci sono giornali che titolano con certezza, preso l'assassino.

Un quotidiano del pomeriggio di Milano, la notte, lo chiama apertamente nei titoli Mostro.

Lo liberano i 6 aprile.

Lui, scendo da Carcia, si ferma con i giornalisti e cita il poeta inglese John Don.

Ecco cosa dice, in questa intervista, ripresa poi da History Channel.

Secondo lei, chi è stata la fretta e la responsabilità di questa leggerezza della polizia di Pavia?

Fattualmente io mi trovavo in un posto dove l'ultimo dei delitti è del luogo,

e ne fai particolarmente colpito, proprio per, come dire,

la copertura che la stampa locale ne aveva dato, fondamentalmente a questo.

C'è una citazione di John Don, che recita,

la morte di ogni uomo mi diminuisce, perché io sono implicato nell'umanità.

E, per tanto, non mandare mai a chiedere per chi suona la campana.

E si suona sempre per te.

Poi Ludwig va Milano.

Dal 1977, in città, hanno iniziato ad aprire cosiddetti Cinema Lucci Rossi.

Racconta Marco Truzzi, nel libro Ludwig, mezzo secolo di cronaca nera,

che il primo fulma gesti, che invia l'Ambro, quattordici.

Il proprietario, la sera del 15 novembre 1977,

mise fuori dal locale una sirena di quelle dei pompieri.

Quella sera programmò Alicene Paese delle porno meraviglie.

In poco tempo, a Milano, il Cinema Lucci Rossi di Vennero 26, in tutta Italia, 1.500.

Il 14 maggio 1983, alle 17.45, al Cinema Eros Sexy Center, al Civico 101 di Viale Monza,

e in proiezione Lila, profumo di femmina.

In Sara, ci sono circa 30 persone.

All'improvviso, nelle ultime file della sala, scoppiano incendi.

Le fiamme sono altissime, si propagano subito.

Gli spettatori corrono fuori, alcuni hanno gli abiti in fiamme.

Un passante, Livio Ceresoli, entra nella sala per aiutare chi è rimasto dentro.

Morirà il 24 maggio.

Nei giorni successivi a rovo muoiono Pascuale Esposito, Ernesto Mauri, Domenico la Sala, Giorgio Fronza e Elio Molteni.

Il giorno dopo il Corriere della Sera parla di corto circuito.

Ma i pompieri trovano tra le macerie delle ultime file un contenitore di latte.

Un testimone seduto in fondo dice di aver sentito chiaramente una voce che diceva,

non la buttate, non la buttate, un attimo prima che scoppiasse l'incendio.

La casiera del cinema sostiene di non aver notato nulla di strano, però i primi a scappare dalla sala dice,

sono stati tre ragazzi, tre, ne è sicura.

Sei giorni dopo arriva la rivendicazione, atroce e assurda.

Rivendiciamo il rogo dei cazzi.

Una squadra della morte ha giustiziato uomini senza onore, irrispettosi della legge di Ludwig.

Per appiccare l'incendio al cinema, sono stati usati una tannica e un bidone di plastica,

ai cui manici sono fissati rispettivamente una catenella da lavandino

e una faccetta metallica marca Sirflex, Gott mit uns.

Dentro al cinema, nei sopralluoghi dei giorni seguenti,

vengono trovati i resti carbonizzati di una tannica da 15 litri al cui esterno è legato una catenella da lavandino

e un maglione di lana impregnato di benzina.

A pochi metri c'è un bidone di plastica.

I periti dei vigili del fuoco certificano che il rogo è da attribuire alla combustione di benzina super

versata da una tannica di 15 litri e da un bidone di 10 litri nella zona della porta principale.

La benzina è stata versata all'altezza della porta principale per chiudere la possibilità di fuga.

Ecco, cosa ricordò la trasmissione telefono giallo condotta da Corrado August,

il figlio del titolare del cinema Eros.

Per quello che mi ricordo e quello che mi hanno detto i miei dipendenti,

quel giorno tre persone si presentarono al cinema.

Uno di queste aveva una borsa sportiva,

quelle di solito per andare in palestra, e entrarono nel cinema.

Dopo un po' di tempo questi tre ragazzi uscirono a passo abbastanza svelto,

fatto questo che è incuriosito la cassiera, l'operatore che era vicino alla cassiera.

Perché si presumiva che magari fosse sceso il quadro o ci fossero dei disturbi in sala.

A una domanda dell'operatore, riferendosi a questi tre personaggi che cosa stesse succedendo in sala,

questi signori hanno detto, no niente, non c'è niente di preoccupante, basta.

Sono usciti abbastanza velocemente.

Dopo pochi secondi è successo il fatto perché ci sono state delle fiamme altissime dei fumi,

poi credo che nel giro di mezz'ora il tempo per fare intervenire i pompieri è stato abbastanza tragico,

perché Milano piova di sabato pomeriggio verso le quattro e cinque, diciamo che praticamente sono arrivati a spegnerle fiamme,

il cinema non esisteva già più.

Quando dopo un anno è successo il fatto della discoteca Milamara di Vierona,

Furlane e Abel furono arrestati perché è presa infragante, quindi furono pubblicate le loro fotografie sui giornali.

Mi ricordo che i miei madre e mio padre hanno riconosciuto questi due signori come frequentatori del cinema Eros prima dell'incendio,

cioè un mesetto prima, 15 giorni prima, questi due signori si erano visti due o tre volte nel cinema

e a questo punto mi ha considerato che non venissero nel cinema per vedere dei film,

ma per fare dei sopra luoghi e per mettere in atto il loro attentato.

Al numero 101 di Viale Monza, dove sorgeva il cinema Eros, c'è oggi la sede della comunità cristiana dello spirito santo,

filiazione italiana della Chiesa Universale del Regno di Dio,

fondata nel 1977 dal passore brasiliano Edir Massedo.

I 7 gennaio 1984, quando mancano due mesi al pomeriggio del Milamara, qualcuno da fuoco al nightclub Liverpool Sex Disco Tech,

al numero 11 di Schiller Strasse di Monaco di Baviera, succede alle 23.30.

La discoteca in un cemente a rad ci si arriva scendendo delle scale.

All'interno ci sono le 11 persone che lavorano nel locale e una ventina di clienti.

Si sente un botto molto forte, dalle scale con l'alliquido che brucia.

Due clienti vedono due personi rotolare lungo le scale e incendiarsi.

Le fiamme si diffondo, le persone fuggono con ustioni entossicate dal fumo,

vengono portate d'urgenzia in ospedale.

Corinna Tartarotti, che lavora al Liverpool 21 anni,

figlia di un famoso giornalista dell'emittente ZDF e in condizioni gravissime, muore dopo 4 mesi.

Vigili del fuoco e polizia trovano poco dopo l'ingresso del locale

una borsa da viaggio marrone di marca Homa.

All'interno ci sono un paio di ginsi di marca Ufo,

una cintura, una cravatta, tre laci di scarpe e un tappo a vite di plastica nera.

Poco più in l'accia è una sveglia di marca Peter,

poi un altro borsone, quasi completamente bruciato,

due taniche di plastica da venti litrici a scuna,

una busta della spese e una camicia chiara.

Non si capirà mai il motivo di quei laci,

dei pantaloni e della camicia contenuti nei borsoni.

Un cliente dice di aver incontrato,

mentre usciva dal locale per prendere una boccata d'aria, due ragazzi.

Non riesce a descriverli perché dice, era un po' al ticcio.

Un tassista gli ha viste e li descrive.

Uno avrà avuto 22 anni, sarà stato alto 1,72 o forse 1,74,

di corporatura al snella e con capelli neri e visci.

L'altro aveva più o meno la stessa figura,

forse era un poco più alto,

e indossava un giaccone trappuntato a tre quarti.

Il primo aveva un'area distinta, il secondo sembrava un turista.

La rivendicazione spedita 11 giorni dopo arriva al lanza di Milano.

La lettra è partita da Novara.

Ludwig si intesta un incendio avvenuto a Sexy Club, la casa rossa di Amsterdam.

Poco prima del Natale, in 1983, morirono 13 persone.

L'indagine nei Paesi Bassi prese però tutta un'altra strada.

Venne arrestata una persona che con Ludwig non c'entrava nulla.

La rivendicazione giunta al lanza di Milano,

parla poi del roguo a Monaco di Baviera.

Rendiamo noto che l'attentato di Amsterdam

è stato rivendicato con un messaggio inviato al lanza.

Rivendichiamo lo spettacolo piro tecnico di Monaco.

A Liverpool non si scoppa più.

Ferre Fuoco sono la punizione nazista.

Sul luogo è stata lasciata una sveglia di Marco Pettere

e numero di serie 520-708.

Gott mit uns.

L'ossessione per tutto ciò che riguarda il sesso è oramai evidente.

Ma torniamo al marzo 1984, ai giorni successivi

al tentativo di dare fuoco alla discoteca Mellamara di Castiglione dell'Estiviere.

Le procure venite sono ormai convinte che quei due ragazzi arrestati

mentre erano vestiti da Pierron siano Ludwig

e siano gli autori degli omicidi avvenuti prima in Veneto.

Poi in altri luoghi, dal 1977 al 1984.

Se non fossero stati presi con le tani che di benzina in mano

dentro la discoteca Mellamara, difficilmente però qualcuno avrebbe sospettato di loro.

Dice Matteo Mercanti, autore del libro Ludwig, ci chiamavano così.

Per chi loro erano ragazzi in classe, che magari da quello che si è letto

nei dati del tribunale non spiccavano per simpatia, gogliardia,

non era dei trascinatori, ma facevano le loro cose,

rimanevano un po' di risparte, però partecipavano qualche festa.

Qualche volte sono usciti con qualche ragazza e qualche ragazzina,

compagni di classe, durante un processo in realtà non ci hanno mai provato,

continuavano a guardarsi, continuavano a osservarsi,

continuavano a fare delle puntualizzazioni,

quello che magari era il nostro abito, se avevamo i tacchi, se avevamo le calze,

cosa di questo genere, li trovavamo molto timidi, che non sapevano come approcciarsi.

Quindi sono ragazzini di 15, 16 anni e probabilmente tra di loro c'è stata questa cosa,

pare che non fossero molto sportivi, erano bellini, veloci,

quindi l'attenzione delle ragazze, soprattutto Abel in particolare,

era abbastanza visto nella scuola, perché aveva il suo fascino.

Però ne rimanevano in classe, magari durante la ricreazione,

leggevano, si confrontavano tra di loro e questo aumentava un pochino anche come dire

della curiosità nel loro confronti, perché sono proprio ragazzi personaggi

che rimangono un po' in dispara. Questo li ha uniti sicuramente.

Quando chiedono a Abel di Ludwig, lui risponde dicendo che ne ha letto, che si è informato,

parla come se fosse un consulente, dice, interpreto l'uso del fuoco come elemento purificatore

e quello dei martelli come espressione di maggiore fermezza e convinzione nell'uccidere.

Secondo me Ludwig è il capo spirituale della setta,

il fuoco mi fa pensare a rogui degli eretici, delle streghe.

Furlan parla meno.

Entrambi però dicono di essere innocenti, li chiedono delle loro idee politiche, non rispondono.

Anni dopo Abel intervistato disse, mi sentivo di estrema destra,

ma avevo sempatie per la sinistra, non so che è strano.

Quando domandano loro che cosa stessero facendo nei giorni dei delitti dicono o di non ricordare,

con precisione, o di essere stati insieme da qualche parte.

Abel e Furlan sono l'alibi l'uno dell'altro.

Dov'era vati il 20 luglio 1982, giorno dell'assassinio dei fratti sul Monte Berico, viene domandato.

In quei giorni ho dato un esame all'università, dice Abel,

poi sono rimasto con i miei genitori a Toscolano Materno, sul lago di Garda,

dove la mia famiglia si trasferisce examinede d'estate.

E dopo sono partito con Marco per la Tailandia.

Anche Furlan dice di aver fatto un esame, nella prima decada di loro e poi di essere partito con Wolfgang per la Tailandia.

Dice che sono rimasti lì 40 giorni.

L'ambasciata tailandese conferma che due hanno ricevuto il visto per il Paese,

ma solo il 15 agosto.

Il loro non è un alibi, non è nulla.

Emergono alcune cose.

La sera del 3 marzo 1984, quella prima del pomeriggio della discoteca Mellamara,

Abel e Furlan erano già stati nella discoteca, loro lo ammettono.

L'accusa sosterà il processo che avevano effettuato un sopralluogo.

Nell'aprile del 1977, comunque prima che avvenisse primo amicidio,

Marco Furlan e Polfang Abel erano stati curati a reparto grandi ostiodanti dell'ospedale di Borgo Trento a Verona,

per delle ustioni, soprattutto le mani.

Loro dissero che era accaduto perché stavano fumando mentre travasavano benzina in un motorino.

Riportarono ferite anche al volte alle braccia.

Stetterò a casa qualche giorno da scuola.

Ancora si scopre che Marco Furlan, all'inizio del 2007,

del 1984, è stato a trovare Wolfgang Abel a Monaco di Baviera, dove l'amico in quel periodo abitava.

Furlan dice di non ricordare se era poi ripartito la sera del 7 o dell'8 gennaio.

È importante perché il rogola discoteca Liverpool è della sera del 7 gennaio.

E poi gli occhiali chiedono a Furlan e suo amico Wolfgang ha mai portato occhiali tipo Rehman.

Furlan risponde, prima di usare le lenti a contatto.

C'è nei primi tempi dell'università.

Sì, portava occhiali con montatura metallica di tipo Rehman, a Gocia, con le lenti bianche.

Occhiali di quel tipo erano stati trovati a Venezia, vicino al Cadavere di Claudio Costa,

ucciso il 12 dicembre 1979.

In quarenti sapevano già di quegli occhiali.

Lo avevano testimoniati con panni di corso di Abel, erano occhiali da vista.

Agli atti vieni acquisito il documento di un ottico di Verona.

Il 18 dicembre 1979, sei giorni dopo l'omicidio di Claudio Costa,

Wolfgang Abel si è fatto prescrivere e applicare lenti a contatto.

È dalla Germania però che arrivano gli indizi più consistenti.

Fin dal 13 marzo, gli inquarenti tedeschi sono convinti che due ragazzi, fermati al Mellamara,

possano essere gli autori dell'incendio al Liverpool di Monaco di Baviera.

Viene perquisita la casa di Wolfgang Abel al numero 7 dei Leonhard Frank Strasse.

Vengono trovati l'acce di scarpe uguale a quelli lasciati nella borsa lanciata lungo le scale della discoteca

e un paio di pantaloni marca Uffo della stessa taglia di quelli ritrovati sempre nella borsa.

L'inquarenti tedeschi intrasferiti in Italia chiedono ad Abel se possieda delle sveglie.

Lui risponde mai avuta una.

Però la madre, il 14 marzo interrogata, aveva detto che il figlio aveva nella casa di Arbizzano di Negrara

una sveglia bianca e che questa era poi sparita quando Wolfgang si era trasferito in Germania.

La madre parla anche di una borsa marrone che a casa non si trova più

e che non è in mino nell'appartamento di Monaco di Baviera.

Nella casa di Monaco poi la polizia trova il certificato di garanzia di una sveglia acquistata il giorno 3 gennaio 1984.

Non c'è più però la sveglia bianca.

Perché chiedono l'inquarenti?

Ha acquistato una sveglia se ne aveva già una come se ossiene sua madre.

Lui risponde, mia madre si sbaglia.

E dove è la borsa marrone?

Ancora, mia madre si sbaglia.

C'è di più, un commesso di un grande magazzino in una strada non lontana dalla abitazione di Abel riconosce in Marco Furlan

il ragazzo che il 3 gennaio ha acquistato due tani che da 20 litri.

Una commessa del reparto elettrodomestici riconosce Abel come il ragazzo che nello stesso giorno e nello stesso negozio

ha acquistato una sveglia e un ferro d'astilo.

Nel corso della quarta perquisizione a casa di Wolf Abel, a Monaco di Baviera, il 29 marzo 1984,

viene trovata una risma di fogli bianchi, apparentemente mai usata.

Utilizzando una tecnica che si chiama ESTA, elettrostatic detection apparatus,

vengono individuati quelli che sono definiti solchicechi.

Su un foglio che viene siglato come 7.1.41 sono impresse tracce di quelle che per i periti tedeschi

sono le parole di rivendicazione dell'attentato al cinema E-Ros di Milano.

Su un altro foglio 7.1.56 sono impresse altre lettere.

N e O V L sono caratteri unici identici a quelle utilizzati da Ludwig per le rivendicazioni.

Le ESTA funziona così.

Si sovrappone un sottile foglio di plastica al foglio sul quale si effettua la ricerca dei solchi di scrittura.

La superficie del foglio di plastica, sovrapposta al foglio, viene colpita da cariche elettriche

che si distribuiscono in modo diverso a seconda delle depressioni presenti sul documento.

Quindi si passa sul foglio di plastica uno sviluppatore e si ottiene così un'immagine dei solchi di scrittura

data dalla non uniforme distribuzione delle cariche elettriche.

Il 10 ottobre 1984 dalla casa di Marco Furlana, Verona, vengono portati via alcuni fogli.

Anche questi vengono sottoposti all'Esta.

Vengono evidenziate tracce di quelle che per gli inquirenti sono le rivendicazioni degli omicidi del Monte Berico

ed il rogola di Scoteca Liverpool.

E da mesi, precisamente da aprile, che Marco Furlana e Wolf Angabel non sono più accusati solo del tentativo di incendio alla discoteca Melamara,

ma di essere gli autori di tutti gli omicidi firmati da Ludwig.

Marco Furlana viene trasferito nella casa circondariale di via due palazzi, a Padova.

Wolf Angabel nella casa circondariale di Trento.

Qui, nell'estate del 1984, prova a suicidarsi legando un lenzuolo alle sbarre della finestra.

Lo spostano nel centro di salute mentale dell'ospedale Trentino, Santa Chiara.

Ma ci prova di nuovo, legando la cintura di un accappatoglio alla sbarra della finestra.

Non riesce a uccidersi solo perché la cintura si rompe.

Viene trasferito all'ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia.

Abel viene intervistato da inzobiaggi all'interno dell'ospedale psichiatrico.

È vero che ha detto di preferire la pena di morte a una lunga detenzione, chiede.

Si risponde Abel, ma sono cose personali, prefererà in non parlarne.

La stessa domanda gli è la rivolgera Anne Magistrati, perché ha tentato di uccidersi.

Preferisco non parlarne.

Il giudice istruttore veronese Mario Sannite ordina che Marco Furlane e Wolfgang Abel

vengono sottoposti a perizia psichiatrica.

Furlane si rifiuta nei consulenti incontrono Abel e i familiari di entrambi li imputati.

La relazione ipotizza una semi-infermità mentale,

parla di esclusività patologica,

dell'oro rapporto e di pericolosità sociale di entrambi.

Ecco cosa venne scritto nella relazione.

Si era formata una situazione reattiva e indotta,

i cui sintomi del paziente principale si sono riprodotti in forma simile o identica nell'altro,

al primo collegato, strettamente per motivi per lo più parentali o di amicizia stretta.

In genere il soggetto industriale è un'altra cosa.

Il soggetto indotto è caratterizzato da una genetica inferiorità e dipendenza rispetto all'inducente.

Wolfgang Abel, nel momento in cui commise i fatti dei quali imputato,

si trovava in stato di infermità mentale tale da scemare grandemente la sua capacità di intendere di volerlo.

Il soggetto indotto è un'altra cosa.

Il soggetto indotto è un'altra cosa.

Il soggetto indotto è un'altra cosa.

Il soggetto indotto è stato di infermità mentale tale da scemare grandemente la sua capacità di intendere di volere.

Per Marco Furlan si è ipotizzato che all'epoca dei fatti per cui è imputato

egli si trovasse per un'infermità mentale indotta in condizione di avere in varia misura diminuita

la capacità di intendere e soprattutto quella di volere.

È quella che si chiama foglia 2, più precisamente disturbo psicotico condiviso.

Di cosa si tratta? Lo spiega la psicologa e criminologa Flaminia Bolzani.

Allora, intanto quando parliamo di foglia a 2 facciamo riferimento a quella che in letteratura scientifica è conosciuta come foglia de, quindi con il termine francese,

e stiamo parlando di un delirio condiviso, nel senso che nella teorizzazione classica di questa tipologia di disturbo,

c'è un individuo che solitamente presenta sintomi deliranti e un disturbo psicotico,

che è l'individuo in cui il delirio si manifesta in maniera previnente e prioritaria.

C'è un individuo che di solito sperimenta una sorta di sottomissione nei confronti di questo primo soggetto

che inizia a manifestare una sintomatologia compatibile nel momento in cui trascorre molto tempo con questa persona.

Le statistiche rimandano di solito a una familiarità proprio in termini di anche parentela tra questi due soggetti,

quindi molto spesso si tratta di madre, figlio, di moglie e marito.

In realtà, in diversi casi, anche di cronaca, soprattutto quando si parla di omicili seriali che vengono commessi da due assassini insieme,

che solitamente sono un uomo soggetto dominante e una donna che viene identificata, per virgolette come, diciamo, la persona che si accoda a questi agiti,

si è provato a parlare di questa folia per cercare di determinare, appunto, una sintomatologia e una sindrome, soprattutto che fosse rilevante

ai fini della determinazione di un'infermità mentale totale o parziale, esattamente così come è accaduto nel caso di Ludwig, quindi Diabel e di Kurlan.

Come detto, Furlan si rifiuta di sottoporsi alla perezia, che però, come ha venuto in altre casi, viene effettuato ugualmente.

E altrettanto, attendibile, una perizia realizzata senza i colloqui, con la persona sottoposta alla perizia stessa?

Parlando con i familiari e quindi analizzando gli altri, che cosa si può dedurre?

Intanto, la presenza nell'anamnesi di eventuali problematicità di ordine psichiatrico, si può indagare un po' in via, in diretta, tutta una serie di asperti della vita,

è chiaro che manca la possibilità di condurre un vero e proprio esame psichicoco, quindi di valutare quello che avviene durante il colloquio

in ordine a tutta una serie di aspetti che ci aiutano ad esempio a circoscrivere quello che è il tono dell'umore del soggetto, la presenza o l'assenza di note di ansia nel momento in cui viene affrontato il colloquio.

Il flusso del pensiero, la tipologia e la fluidità delle locchio, che sono tutti elementi che concorrono a definire quello che è lo stato psichico di una persona nel momento in cui effetto a questo colloquio.

Ora, è attendibile una perizia di questo tipo perché sicuramente ci aiuta ad inquadrare la personalità di questi soggetti alla luce della presenza di una serie di criteri che possono essere utili per diagnosticare

un disturbo che è rilevante ai fini dell'imputabilità e che in giargo tecnico si dice è nosograficamente inquadrabile, cioè può essere letto alla luce di quei criteri definiti

dallo strumento che serve un po' agli psichiatri per comunicare per parlare la stessa lingua, quindi il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali che all'epoca credo fosse alla terza edizione oggi è arrivato alla quinta.

Diciamo che è sufficientemente attendibile, seppur manchevole di una serie di dati che in realtà ad oggi potremmo considerare dei rimenti anche perché la stessa psichiatria forense ha fatto dei grandi passi in avanti e ci si avvale soprattutto anche dell'utilizzo di tutta una serie di strumenti di natura differente

e che fanno riferimento a tutta l'area di sviluppo delle neuroscienze.

Il processo inizia il palazzo del tribunale di Verona il 1 dicembre 1986. In città sono apparsi scritte e neggianti all'Utwick. Quell' giorno i naula sono presenti sia Forlan sia Abel, i due poi non assisteranno più a nessun'odienza.

Durante il processo viene spesso evocata la presenza di un terzo uomo, di un complice, ma su questo punto il processo non riesce a giungere a nessuna conclusione.

Ne arriva il giudizio, il giudice e struttore sanite aveva parlato così delle motivazioni malate che secondo lui avevano guidato Abel e Forlan.

Mysticismo, eticità, puritanesimo, convinzione di compiere un delitto storico, mito della purezza e conseguente missione di pulificazione, ritorno alle virtù primigenie del passato e alla forza e nobiltà dell'eroe assoluto, deformazione della storia ed espressione della volontà dello spirito.

Così poi sanite aveva spiegato perché erano state scelte, proprio quelle armi.

Martelli, dolorosi strumenti di morte così citati nelle mitologie nordiche. Coltelli, lame e taglienti che spezzano la carne e il peccato, il fuoco purificatore.

Al termine della sua requisitoria, il pubblico ministero Francesco Pavone chiede per i due l'Ergastolo. Non crede all'ipotesi di semi-infermitamentale, non crede alla foglia due.

Quanto a terzo uomo dice, probabilmente esiste, anche se la verità non la sapremo mai.

La sentenza viene messa alle 21.45 del 10 febbraio 1987, dopo 12 ore di camera di consiglio.

A Dabbele Furlan è stata riconosciuta la semi-infermitamentale, per questo la pena non è stata quella dell'Ergastolo.

Vengono condannati a 30 anni di carciere per i delitati, per i delitati, per i delitati, per i delitati, per i delitati, per i delitati, per i delitati, per i delitati.

A Dabbele Furlan è stata riconosciuta la semi-infermitamentale, per questo la pena non è stata quella dell'Ergastolo.

Vengono condannati a 30 anni di carciere per i delitati di cui, nelle rivindicazioni, sono stati citati particolari che solo gli autori potevano conoscere.

Per altri delitti, come i primi quattro, queste prove non ci sono.

Il colore dei manici dei coltelli che hanno ucciso Stefanato e il numero dei fiaschi riempiti di benzina per dare fuoco all'auto dove dormiva Spinelli potevano benissimo essere stati appresi dalla lettura dei giornali.

Così gli omicidi di Spinelli, Stefanato, Costa, Barretta e l'incendio della Casa Matta di San Giorgio Averona diventano ufficialmente Cold Case.

Disse in un'intervista dopo la sentenza di primo grado il Presidente della giuria, Eduardo Rai None.

Mi domando come degli esseri umani che Periti hanno definito di un'intelligenza superiore alla media, soprattutto Abel, di una cultura anche filosofica annottevole,

abbiano potuto aver fatto ciò che hanno fatto.

Il processo d'appello inizia a Venezia il 15 gennaio 1988, viene richiesta una nuova perizia psichiatrica.

Il processo va avanti lentamente.

Il 15 giugno 1988, la Corte di Cassazione annulla la decisione della Corte d'Assise d'Appello che aveva prorogato i termini di cussodia cautelare.

Abel e Furlan sono in carcere ormai da quattro anni e non c'è ancora una sentenza definitiva.

Vengono scarcerati, per loro c'è la misura del soggiorno obbligato. Abel viene inviato a Mestreno.

Furlan a Casale di Scodosia, entrambi i Paesi in provincia di Padoma, distanti tra loro una quarantina di chilometri.

Il primo lavora inizialmente in una fabbrica di stampaggio plastica, poi negli uffici amministrativi di un'azienda di componenti elettronici.

Furlan lavora invece in una fallegna Maria.

Un giorno che sta andando a lavoro, viene raggiunto da una giornalista di TeleArena.

Ti senti lo soggiorno obbligato, tu in questo momento o no?

Eh beh, lo so, no.

Ti senti tu?

Eh sì, lo sento perché ogni volta che cammino a un certo punto devo fermarmi e far dietrofonte.

Perché?

Perché c'è confine del comune.

Ti senti, tu adesso hai il processo, ti presenterai, pensi di andare in aula?

Sì, vedremo, vedremo.

Dalla vita che cosa ti aspetti, se tu volessi, se tu potessi adesso urlare a voce alta qualcosa, cosa chiederesti dalla vita?

Beh, un bel lavoro nell'agricoltura.

Ciao!

La nuova perizia psichiatrica esclude la semi-infermità mentale in un momento in cui avvengono i collochi con i consulenti

e la escludono anche per quanto riguarda il tentato incendi al melamara.

Se però si considerano le loro azioni precedenti, dice la perizia, vanno considerati impreda una prolungata fase psicopatologica di tipo paranoicale.

Il 10 aprile 1990 la corte d'appello emette la sentenza, la condanna scende a 27 anni.

Vengono esclusi a gravanti che invece erano state considerati in primo grado, come la premeditazione e la crudeltà.

Scrive il Collegio giudicante.

E' fermo convincimento del Collegio che la riduzione di pena, così come quantificata,

sia rispettosa della reale entità della minomazione di cui i due imputati sono risultati affetti sotto il profilo dell'emozione della volontà,

in un contesto di capacità intellettive e noetiche assolutamente integre e funzionanti.

La corte di Cassazione si pronuncia l'11 febbraio 1991, conferma la sentenza d'appello.

Dieci giorni prima, però, è successo qualcosa.

Un pomeriggio Marco Furlane salito in selle a una bicicletta,

si è diretto verso l'uscita del paese di Casale di Scodosia, ed è scomparso.

Prova a scappare anche Abel.

Dopo la fuga di Furlane lo sorvegliano.

Lui si cala di nascosto da una finestra con un lenzuolo,

dove riprendono quasi subito mentre si aggira tra i campi.

È disperato in lacrime.

Ora bisogna fare un salto in avanti di quattro anni e spostarsi in Grecia, a Creta.

Nel maggio del 1995, una famiglia di Verone al bancone di un'agenzia di autonoleggio all'aereoporto di Eraklion.

Mentre si allontannano, la moglie dice al marito,

ma non chi sembra?

Il marito risponde, sì, e come se mi sembra?

L'uomo, facendo finta di niente, scatta qualche fotografia alle persone dietro al bancone dell'autonoleggio.

Tornato a Verone, va in quest'ora.

Il 17 maggio 1995, Marco Furlane o Marco Erlanin, come si faceva chiamare a Creta, viene arrestato.

Lo riporto in Italia, il 5 gennaio 1996.

Furlane viene mandato nel carcere di Padova.

Lì c'è già Volfang Abel.

Tornano a essere quelli che erano sempre stati.

Una coppia indissolubile, sempre loro, sempre solo loro.

Furlane, che si era già laureata in fisica tra una sentenza e l'altra, si laurea anche in ingegneria informatica.

Abel si concentra sempre più sulla filosofia, ma si appassiona anche a Sigmund Freud e all'interpretazione dei sogni.

Ne parla in continuazione.

Nel 1996 lo ricoverano per una violenta crisi nervosa.

Trascorre qualche settimana in ospedale, poi torna in cella.

In tutti gli anni di detenzione, Marco Furlane e Volfang Abel non hanno mai ammesso di aver commesso alcun crimine.

I dubbi, se ludvi che fossero solo loro, se ci fosse un'organizzazione a guidarli, a proteggerli, se ci fosse un terzo uomo o più di uno, sono rimasti.

Dice Monica Zornetta, autorice del libro Ludwig, Storie di fuoco, Sangue e follia.

Io penso che non fossero solo loro due, la più volte anche ribadito nel libro.

Non mi capacito del fatto che questa, più che un'ipotesi, perché in più azioni sono state viste più di due persone.

Ecco, non mi capacito del fatto che la presenza come minimo di un'altra persona non sia mai stata presa in considerazione durante il processo.

Si è partiti con i due, perché effettivamente i due erano stati trovati nell'unico, come dire, luogo del delitto, in flagranza, di reatto.

Ma non si sono considerate le dichiarazioni di diversi testimoni in più teatri dei delitti.

Faccio un esempio, a Monteberico, lì addirittura erano stati trovati tre armi per terra.

Quindi tre persone che avrebbero dovuto usare quelle armi per ammazzare tre frati, che guarda caso quella sera in realtà erano solo due,

perché il terzo si sentiva poco bene e aveva preferito non uscire.

Monica Zorletta, che è indagato a lungo sui delitti di Ludwig, è arrivata a convinzioni molto diverse da quelle delle sentenze giudiziarie.

Sono arrivata anche a pensare che addirittura nei delitti rivendicati con la sigla Ludwig non fossero,

potevano anche non essere stati nemmeno un Marco Furlane e Wolfgang Nabel ad averli compiuti.

Penso che ci fosse stato un gruppo, una banda, una setta, chiamiamola come vogliamo, che non fossero stati solo i due.

I due sono quelli che sono stati trovati colte in flagranza, di reatto, durante un'azione doveva essere eclatante,

le loro giustificazioni tra l'altro non stanno in piedi, non è credibile che i due avessero percorso così tanti chilometri

per raggiungere la discoteca, perché avevano lasciato lo scooter molto lontano con le tani che piene di benzina,

per raggiungere questa discoteca non è credibile, quindi qualcuno avrebbe dovuto aspettarli subito dopo aver messo in atto questo intento,

ma anche in altre parti insomma. Quindi io penso che molto probabilmente non sono stati loro, gli autori di tutto.

Addirittura arrivo a pensare che nonostante quei fogli alla cui esame poi compiuto anche con quel metodo specifico,

ciò non significa che anche se sono stati trovati a casa loro fossero loro.

Furlani Nabil, quindi ed è la convenzione di molti, facevano parte di un gruppo, ma perché hanno accettato di vedersi adossare tutte le colpe, tutte le imputazioni?

Gianpaolo Stimamiglio, ex-importante appartenente all'organizzazione fascista Ordine Nuovo, disse, in un'intervista del 2012 al Corriere del Veneto,

Ludwig era un'organizzazione composta da una decina di persone appartenenti alla media burguesia. C'erano Veneti, Veronesi soprattutto,

ma anche Midiani e qualche Lombardo, ciascuno con il proprio ruolo, chi di finanziatore, chi di basista e chi naturalmente di esecutore dei delitti.

Stimamiglio disse che i membri di Ludwig erano molto vicini a un movimento spirituale indiano, che aveva molti adarenti anche in Italia.

L'associazione ha sempre negato, ammettendo però il tentativo di infiltrazione alla fine degli anni 70, da parte di elementi fascisti.

Un'altra appartenente a Ordine Nuovo testimoniò, nell'ambito della strage di Brescia del 28 maggio 1974, che Rita Stimamiglio, sorella di Gianpaolo, anche lei Ordino Vista,

gli avrebbe fatto capire che considerava Ludwig una cosa sua, una sua creatura nata nell'alveo di Ordine Nuovo.

Furlane, uscito da carcere nel 2010, ha beneficiato di due indulti e di un condono, più gli anni di sconto per buona condotta.

Dopo la detenzione, è trascorso alcuni mesi in casa di cura, così come avevano previsto le sentenze di condanna.

Poi, i giudici di Sorveglianza aveva deciso per un periodo di libertà vigilata.

Il magistrato aveva riconosciuto il superamento di problemi psicologici, il reinserimento sociale e il comportamento positivo durante la detenzione.

Wolfgang Abel tornò libero nel 2016, ben intervistato da Bruno Vespa durante una puntata della trasmissione porta a porta.

Il conduttore richiese cosa pensasse del fatto che lui avesse scontato alla fine, se anni più di suo amico o ex amico.

Ecco cosa rispose Abel.

Ludwig, secondo le autorità italiane, secondo la procura di Verona, sarei io.

Mi hanno accusato di aver creato il gruppo e di aver coinvolto Marco Furlane, di averlo manipolato e di averlo spitto a commettere dei delitti.

Di conseguenza, io ho dovuto scontare 23 anni, mentre Marco Furlane, che è stato presentato come una mia vittima, è stato rimesso in libertà dopo appena 16 anni e 2-3-4 mesi.

Bene, dimentichiamoci per un momento di Furlane e di Abel.

Secondo lei, se una persona avesse davvero commesso 10 delitti, quanti anni dovrebbe restare in carcere?

Guardi, lei mi sta facendo un'ipotesi, lei sai detto di Newton, ipotesi non fingo.

Io sono innocente, quello di cui state parlando voi, è un altro problema.

Io sono dell'opinione che chi ha sbagliato paghi, chi ha sbagliato, ma non chi è innocente.

L'Ergastro lo dovete dare a chi ha ucciso, non chi come me non ha fatto praticamente niente.

Lei ha intenzione di chiedere la revisione del processo?

No.

E lo sa perché?

Sì.

Perché io ho capito una cosa che alle autorità italiane fa comodo che Ludwig sia un cittadino tedesco.

Sono convinto che a voi non interessa chiarire il caso.

Nel marzo del 2010, in Ricollucci, allora giornalista delle Iene, intervistò un uomo che non si fece vedere in volto e non disse suo nome.

Spiegò di essere uno di Ludwig.

Disse, pensavamo che con la violenza e con il sangue si potesse migliorare la società.

E pensavamo stupidamente che esistano categorie di persone che sono da condannare,

cioè depravati, prostitute, religiosi.

Eravamo affascinati da martelli e da coltelli, per la loro primitività.

In Ricollucci chiese, dopo come vi sentivate, semplicemente festeggiavamo le spose luomo.

Eravamo convinti di aver combinato alle vittime la giusta punizione.

A chi vi ispiravate?

Il mio principale ispiratore era Adolf Hitler.

Chi fosse la persona intervistata non è mai stato rivelato.

Si pensò a Marco Furlan.

Alcuni dissero che poteva invece essere il terzo uomo.

Sicuramente non era Wolf Angabeli, che era ancora in carcere.

Di quell'intervista Abel disse, è come se Furlan, se davvero è lui in quell'intervista,

si sia convinto che riconvenga a inventarsi qualcosa.

Sono convinto della sua innocenza, così come sono convinto della mia.

Dopo la liberazione Furlan e Abel non si sono più incontrati.

E entrambi, dissero che non avevano nessuno interesse a farlo.

Il 13 dicembre 2018, Marco Furlan, accompagnato da Don Guido Todeschini,

presidente dell'imitente televisiva Telepace e suo padre spirituale,

ha incontrato Papa Francesco nell'Aula Clementina, a Roma.

Don Todeschini ha detto che Furlan ha chiesto perdono e a pianta lungo tra le braccia del Papa.

Il 10 settembre 2021, Wolf Angabeli è caduto nella casa dove abitava assieme alla madre,

ha picchiato violentemente la testa ed è entrato in coma.

Dall'ora non si è svegliato, secondo i medici, quasi certamente non si sveglierà più.

Avete ascoltato la nuova storia di indagini su gli omicidi compiuti del gruppo Ludwig,

tra il 1977 e il 1984.

Trovate la prima parte tutte le altre storie sull'app del post

e su tutte le principali piattaforme di podcast.

Indagini è un podcast del post scritto e raccontato da Stefano Nazzi.

Dal 9 maggio troverete in libreria il mio nuovo libro.

Raccontate la storia di una serie di personaggi, di come sono arrivati a commettere crimini e ferati

e di cosa è successo loro dopo aver commesso quei crimini.

Si chiama Il Volto del Male ed è edito da Mondadori nella collana Strade Blu.

Chi volesse iscriverci può farlo all'indirizzo, indagini, chiocciola, il post.it.

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Il pomeriggio del 4 marzo 1984 due ragazzi vennero fermati mentre spargevano benzina all’interno di una discoteca, a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova.
In quel momento, all’interno, era in corso una festa di carnevale: c’erano circa 500 persone. Ai carabinieri che li portarono in caserma i due ragazzi diedero i loro nomi: Wolfgang Abel e Marco Furlan: avevano 24 anni, entrambi erano di Verona.
Vennero sottoposti a fermo giudiziario e poi arrestati.
Da quel momento la loro storia venne percorsa a ritroso, passando per Monaco di Baviera, Milano, Vicenza, Venezia, Padova. Era iniziato tutto a Verona, il 25 agosto di 1977.
I due ragazzi avevano ucciso, utilizzando coltelli, martelli, benzina. Si erano dati un nome: Ludwig. Vennero condannati per aver assassinato dieci persone ma rimase il dubbio che fossero gli autori anche di molti altri delitti. Le loro vittime furono tossicodipendenti, prostitute, religiosi, senzatetto. Odiavano i locali notturni, volevano colpire le discoteche.
Questa è la storia di Marco Furlan e Wolfgang Abel, la storia di Ludwig e della domanda che non ha mai avuto una risposta: erano davvero solo loro due?

Indagini è un podcast del Post scritto e raccontato da Stefano Nazzi.