Il Mondo: Una condanna fa esplodere le proteste in Senegal. A chi conviene la tensione tra Serbia e Kosovo.
Internazionale 6/6/23 - Episode Page - 20m - PDF Transcript
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Dalla redazione di Internazionale, io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli
e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo delle proteste in Senegal e delle tensioni tra Kosovo e Serbia, e poi
della mafia nel Foggiano e di un libro.
È martedì 6 giugno 2023.
Nei giorni scorsi in Senegal almeno 15 persone sono morte e 500 sono state arrestate in
seguito agli scontri tra la Polizia e i manifestanti, che sono scesi in piazza soprattutto nella
capitale Dakar.
Come riferisce circondata in Senegal, almeno 15 persone sono morti e 500 sono stati arrestate
in seguito agli sconti tra la Polizia e i manifestanti, che sono scesi in piazza in città
in Città, in la capitale Dakar, come in questa conferenza stampa il ministro del ministro dell'interno
Antuandium.
Le proteste sono scoppiate dopo la condanna a due anni di carcere del leader dell'opposizione
Usman Sonco, accusato di stupro e condannato per corruzione della Gioventù.
Per i suoi sostenitori si tratta di una sentenza politica per impedire a Sonco di candidarsi
alle elezioni presidenziali del 2024.
L'attuale presidente Maki Thal potrebbe candidarsi per un terzo mandato presidenziale, anche se proibito
dalla Costituzione.
Ne parliamo con Andrea de Giorgio, giornalista che ha vissuto a lungo tra Mali e Senegal e colabora
con Internazionale e ha scritto con Marco Aime il grande gioco del sale, uscito nel
2021 per bollati borringhieri.
La condanna, arrivata al leader dell'opposizione Usman Sonco, giovedì 1 giugno, ha portato
tanta gente in piazza, soprattutto giovani, soprattutto nella capitale del Senegal Dakar,
ma non solo.
La protesta è scoppiata come era già successo nel marzo del 2021, la repressione di tale
protesta ha portato 14 morti nelle giornate di giovedì e venerdì che sono state particolarmente
violente.
Si sono registrate tra i 15 e i 20 morti di cui due stacenti parte delle forze dell'ordine
e più di 500 persone sono state arrestate.
I social networks sono stati bloccati anche le app di messageria istantanea, parte di internet
è stato bloccato in Senegal, asseguito delle manifestazioni.
Nella giornata di sabato c'è stato un ritorno parziale alla calma anche se la tensione
resta alta nella capitale Dakar e in altre città del Senegal.
Nelle piazze e alle manifestazioni si sono visti soprattutto giovani, perché protestano?
Cosa chiedono?
Allora prima di tutto bisogna ricordare che Usman Sonco è il leader soprattutto dei
giovani gruppi universitari, quindi è normale che siano soprattutto loro che manifestano
ed è anche normale da un punto di vista demografico perché il 75 per cento della popolazione
senegalese è rappresentata da giovani e giovannissimi, quindi sono la parte più attiva nel chiedere
delle riforme, una reale democrazia non soltanto di facciata e sicuramente rispetto
alla vicenda specifica uno delle rivendicazioni più forti della piazza è quella di tornare
ad avere una giustizia indipendente e non ha servito al potere di un governo accusato
appunto di una deriva autoritaria e repressiva nei confronti di tutti le forme di opposizione
non soltanto quelle politiche ma anche di media o qualsiasi forma di protesta contro un ipotetico
ripresentarsi per il terzo mandato del presidente Machisal.
Sonco potrebbe effettivamente farsi interpreti delle richieste di questi giovani?
Politicamente si è sempre presentato come il paladigno delle istanze dei più giovani che vedono
anche nella mancanza di prospettive uno dei problemi più grandi oltre che di occupazione
sono questi due dei principali fattori che spingono poi in buona parte dei giovani a demigrare dal
Senegal in paesi limitrofi o in altri continenti e poi arrivato al potere Sonco possa essere veramente
espressione di tale istanze democratiche è difficile da dire sono questi temi politici
delle elezioni presidenziali così come le sono state anche nel 2019 quando Usman Sonco
arriva a terzo con il 15% delle preferenze. Sono molti gli osservatori che come te parlano di
un'erosione della democrazia in Senegal di un processo in corso da alcuni anni come sta la
democrazia Senegalese quando è cominciata questa erosione? Sicuramente il fatto che il
presidente in carica che ha fatto già due mandati ma chissà si ha stato espressione di un altro
momento di tumulto e di proteste popolari nel 2012 contro la loro presidente Abdullai Wad che
soprattutto contro la sua volontà di presentarsi al terzo mandato un terzo mandato consecutivo
che è espressamente vietato dall'articolo 24 della costituzione senegalese fa sì che ci
siano state delle grandi aspettative rispetto a macchissala suo partito e a questo nuovo corso
diciamo più democratico dei precedenti purtroppo invece in questi due mandati presidente in carica
macchissala ha dimostrato di avere il pugno molto forte contro ogni forma di opposizione e di libero
pensiero ricordiamo diversi giornalisti arrestati attivisti della società civile senegalese chiunque
negli ultimi mesi si sia pronunciato contro un ipotetico ancora non chiaro terzo mandato di
macchissala è stato zittito in carcerato arrestato quindi la democrazia senegalese non vive in un
momento di particolare salute anche se bisogna ricordarlo il senegal rimane uno dei paesi faro di
tutta la regione dell'africa occidentale del sale proprio in quanto da sempre in tali indipendenza del
1960 ad oggi ha avuto una storia democratica e delle istituzioni in qualche modo più profonde più
radicate che in altri paesi di mitrofi in tutto questo c'è un'accusa di stupro e quindi una
potenziale vittima di stupro di cui si parla invece decisamente troppo poco che sia stata
politicizzata o meno questa accusa cosa sappiamo di questa vicenda sappiamo poco sappiamo poco di
questa persona che si chiama agisar è una giovane impiegata di un salone di bellezza di dakar
frequentato da usman son co si sta poco nulla di lei e anche della vicenda in sé ci sono molti
voci di corridoio ma pochi fatti e pochi testimoni oculari che hanno raccontato la vicenda si parla
di minacce di morte si parla anche di una pistola in mano osman son co e sicuramente agisare in qualche
modo è anche lei una vittima di questa strumentalizzazione di questa politicizzazione di una questione
che sembrava essere nata diversamente osman son co ha sempre rigettato ogni tipo di accusa dicendo
che la denuncia in sera stata architettata agisar l'impiegata del salone di bellezza che ha
sport denuncia contro di lui è stata attaccata duramente continua essere attaccata duramente
sui social network quindi su internet ma anche fisicamente a dakar da sostenitori di usman son
co che l'accusano di essere una pedina e in qualche modo anche un annello sacrificale di una campagna
violenta e repressiva da parte del presidente in carica macchisal da sottolineare c'è anche che
la condanna sopragiunta giovedì scorso a due anni di prigione osman son co è arrivata per il
reato di corruzione della gioventù quindi l'accusa era di stupro ma è stato effettuato un cambio di
capo d'accusa che fa pensare che la volontà del governo attuale sia quello di addolciere la pena
e la gravità di tale reato e anche mettere l'accento su la corruzione morale in una società
a maggioranza musulmana proprio di giovani che sono la base politica di usman son co grazie andrea
de giordo grazie a voi carlo ciurlo editor di italia d'internazionale racconta un reportage
uscito sull'ultimo numero il racconto comincia in un paesaggio da far west celo azzurro campi di
grano e una piccola stazione abbandonata siamo in puglia nelle campagne vicino a san marco in
lamis e il nove agosto 2007 a terra ci sono quattro corpi due sono dei fratelli aurelio e luigi
luciani gli altri due appartengono a boss della quarta mafia una mafia più feroce delle altre che
spara in faccia le vittime e che domine il gargano e la provincia di folgio un'organizzazione
criminale nata alla fine degli anni 70 con la complicità di raffele cutolo il boss della camorra
che ha sfruttato il fatto che molti camorristi all'epoca venivano rinchiusi nelle carcere
pugliesi e così ha potuto stringere alleanze con le famiglie locali in questo reportage di le
mond che abbiamo pubblicato sull'ultimo numero di internazionale parlano i familiari delle
vittime chi ha deciso di opporsi e magistrati cifre impressionanti 13.000 processi 6.000
indagini e 40.000 reati compiute ogni anno
Posi
in questo appello pubblico il presidente Serbo Aleksandar Vucic ha chiesto alla comunità
internazionale di attivarsi per far tornare la ragione il presidente del Kosovo Albin
Kurti prima che sia troppo tardi. Nelle scorse settimane l'attenzione tra Serbia e Kosovo è
salita di nuovo. Il motivo è stato l'elezione di sindaci di etnia albanese in alcuni comuni a
maggioranza serba nel nord del Kosovo. Questo ha provocado manifestazioni e violenti scontri
in cui il 29 maggio sono rimasti feriti anche alcuni dei soldati della NATO distanza nella regione.
Il Kosovo ha dichiarato l'indipendenza dalla Serbia 15 anni fa, ma Belgrado non l'ha
mai ufficialmente riconosciuta. E nonostante la tensione al confine tra i due paesi torni
regolarmente alta, questa volta si teme che possa sfociare in un conflitto più ampio.
Ne parliamo con Francesco Martino, corrispondente dell'Osservatorio Balcani
Caucaso, che vive a Sofia dove l'abbiamo raggiunto.
Qual è stato il motivo preciso dello scoppio di questi scontri in queste settimane?
La causa diretta è la volontà del governo Kosovaro e del premier Kosovaro al Biencurti
di imporre sindaci che stanno stati votati nelle ultime amministrative da una percentuale molto
bassa di votanti e che non vengono accettati dalla maggioranza serba, che vive in quelle
municipalità che ha deciso di bocottare in massa quelle lezioni e che quindi non considera
i sindaci in qualche modo appoggiati da Pristina come i propri rappresentanti legittimi.
Negli scontri di cui abbiamo parlato sono rimasti ferite anche dei soldati dell'anato.
Ci ricordi perché l'anato è presente in Kosovo?
L'anato è in Kosovo alla guida di una missione di più skipping internazionale, la Kosovo
Forza OK Forra, che dal 1999, secondo la risoluzione 12.44 dell'ONU, è incaricata di mantenere
l'ordine e la sicurezza su tutto il territorio Kosovaro, è una missione in cui il nucleo
dei militari vengono da paesinato però ci sono anche paesi non nato che ne fanno parte.
A questo punto c'è qualcuno tra Serbio e Kosovo che ha interesse ad alimentare questo conflitto
a farlo diventare perfino una guerra?
Naturalmente se ti arrivati a uno scontro ci sono forze politiche, non politiche che
possono e vogliono cercare di trovare dei vantaggi appunto dallo scontro stesso, io direi
che da una parte c'è la volontà del governo Kosovaro di approfittare di una situazione
di instabilità generale a livello politico europeo per provare a imporsi in quella parte
del proprio territorio che fino a oggi è stata ribelle perché è popolata soprattutto
da Serbi, però anche da parte Serba e soprattutto del governo guidato dal presidente Serbo
Alexander Vusic ci può essere interesse a distrarre l'opinione pubblica perché in
Serbia il governo oggi sottoposto ha fortissime critiche, ci sono migliaia di persone in
piazza che in qualche modo contestano il carattere autocratico del governo Vusic.
Quindi secondo te il rischio di una escalation militare è effettivo?
Naturalmente è difficile dirlo, io direi che stando alla situazione attuale la possibilità
di un vero scontro militare in Kosovo è piuttosto remoto, quello che però non ci può escludere
è che questa situazione di stabilità e di tensione possa provocare problemi seri il
fatto che siano state attaccate forse della Keifer, della NATO che in questi anni sono
comunque state viste da tutte le parti in campo come un fattore di sicurezza e stabilità
fa pensare ad uno scarto, ad un nuovo livello di tensione che non è da prendere sotto canva.
È poi impossibile non parlare della guerra in Ucraina che in qualche maniera ormai condiziona
un po' tutti gli avvenimenti in Europa.
Sicuramente c'è un'influenza se non dirette e indiretta, quando è scoppia dalla guerra
in Ucraina con l'invasione russa si è parlato a lungo della possibilità che un secondo fronte
potesse essere aperto dai russi nei Balkani proprio perché la russa nei Balkani ha una
sua tradizionale sfera di influenza soprattutto in Serbia, se gli eventi di queste settimane
in Kosovo siano direttamente legati a questo tentativo è naturalmente difficile dirlo,
io direi che probabilmente sono più evidenti e forti le motivazioni interne, certo rimane
il fatto che in una situazione di instabilità generalizzata anche le faglie di scontro
locali possono più facilmente approfondirsi e diventare più perigurose.
Perché la Serbia ha una relazione particolare con la Russia?
Uno dei motivi principali al di là dei legami storici, religiosi, culturali è proprio il Kosovo
perché la Russia è il principale sponsor a livello dell'ONU della posizione della Serbia,
cioè del non riconoscimento dell'indipendenza nei confronti della Serbia che il Kosovo ha
dichiarato nel 2008 e che la Serbia continua a non accettare, quindi la questione risolta del
Kosovo in qualche modo ha fatto della Russia il patrono politico della Serbia appunto a livello
internazionale. Dall'altra parte invece abbiamo l'Unione Europea, secondo te l'Unione Europea
è in grado di esercitare pressione sulle due parti per far abbassare la pressione.
Designate ne presente che l'Unione Europea negli ultimi 15 anni ha guidato il processo di
normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo, il tentativo di superare lo scontro
diplomatico, c'è da dire che la leva principale che lui poteva utilizzare è la prospettiva di una
futura integrazione, cioè per il Kosovo che per la Serbia dopo anni di titubanze oggi è piuttosto
indebolita. L'Unione Europea però naturalmente ha chiesto di abbassare l'attenzione e tra
l'altro è interessante che per la prima volta ha preso una posizione esplicitamente contro il
governo di Pristina chiedendo al premier Kurti di ritirare i sindaci che vuole imporre e di
organizzare nuove elezioni nelle municipalità del nord del Kosovo. È immaginabile a questo
punto una soluzione a breve termine di questa crisi secondo te? Tenendo presente che la crisi
Kosovara si trascina da decenni e anche il fatto che appunto viviamo una situazione di alta
instabilità al livello europeo mi pare difficile immaginarci una soluzione a breve termine.
Naturalmente bisogna anche capire che cosa intendiamo per soluzione. Al momento quello a cui si può
puntare è sicuramente una bassarci del livello di tensione, un ritorno al tavolo dei negoziati. Se
quando ci sarà la possibilità di risolvere in modo definitivo e stabile la crisi Kosovara è la
domanda che chiunque segue i balkani e abbia seguito i balkani negli ultimi decenni si chiede
e continua a chiedersi. È molto difficile dare una risposta perché è un conflitto incancrenito
e sicuramente molto complicato. Grazie a Francesco Martino. Grazie a voi.
Un libro consigliato da Giunco Terrao, editor di Asia d'Internazionale.
È il quarto paese più popoloso del mondo dopo Cina-India e Stati Uniti e quello con la
comunità musulmana più numerosa. La sua economia è la prima del sud estasiatico e le sue 13.466
isole si estendono in modo strategico tra Cina-India eppure di rado fuori dal l'Asia si sente paddare
di Indonesia. Anche per questo in pochi ricordano che è stato il primo paese finita la seconda
guerra mondiale a proclamare l'indipendenza dalle potenze coloniali, aprendo la strada a tanti
movimenti simili nel mondo. La storia epica della Revolusi, così è chiamata la Lotte di
Liberazione dopo 350 anni di dominio l'andese e tre anni e mezzo di occupazione giapponese,
la racconta David Van Raebroek in Revolusi, uscito da poco in Italia per i Feltrinelli.
Ha usato la ricerca d'archivio, il lavoro sul campo e l'intervisa ai superstiti per situare un
racconto corale di una pagina di storia misconosciuta, ma, dice l'autore, fondamentale per la nascita
del mondo moderno. Revolusi di David Van Raebroek, Feltrinelli.
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Almeno 16 persone sono morte negli scontri tra la polizia e i manifestanti dopo la condanna a due anni di carcere del leader dell’opposizione Ousmane Sonko. Nelle ultime settimane è risalita la tensione al confine tra Serbia e Kosovo, con manifestazioni e scontri che hanno coinvolto anche le truppe della Nato.
Andrea de Georgio, giornalista
Francesco Martino, giornalista a Sofia
Video Senegal: https://www.youtube.com/watch?v=SJ72OZtN5es
Video Kosovo: https://video.sky.it/news/mondo/video/kosovo-vucic-necessario-riportare-kurti-alla-ragione-840016
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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
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