Il Mondo: Tre miliardi di dollari allo Sri Lanka per uscire dalla crisi. È tempo di Ramadan, e di serie tv.

Internazionale Internazionale 3/22/23 - Episode Page - 24m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli e questo è il mondo il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo di un prestito da 3 miliardi di dollari allo Sri Lanka e di serie tv nel mondo islamico e poi di un quartiere di Marsiglia e di una mostra.

È mercoledì 22 marzo 2023.

La fase più dura è quasi passata ma ci sono ancora severe riforme da portare avanti, dice il ministro degli esseri dello Sri Lanka, Ali Sabri, in questa intervista alla BBC.

Il 20 marzo il Fondo Monetario Internazionale ha concesso un prestito da quasi 3 miliardi di dollari allo Sri Lanka.

Il paese attraverso una gravissima crisi economica dall'inizio del 2022 quando ha dovuto sospendere temporaneamente i pagamenti del debito estero.

A marzo, con le riserve di valuta estera e i minimi storici, il governo aveva chiesto aiuto al Fondo Monetario che ora ha dato il via libera a un prestito di salvataggio che sarà erogato nel largo di 4 anni.

Il piano prevede che il paese possa ricevere sostegno anche da altre istituzioni finanziarie.

In cambio, lo Sri Lanka dovrà attuare una serie di riforme strutturali e fiscali e combattere la corruzione, come ha ricordato la direttrice del Fondo Monetario Internazionale Cristalina Giorgiva.

Ne parliamo con Marina Forti, giornalista e scrittrice che collabora con Internazionale.

Il Fondo Monetario Internazionale ha provato lunedì questo prestito di quasi 3 miliardi di dollari allo Sri Lanka che ne aveva fatto richiesta per far fronte a una crisi finanziaria che però vuol dire anche economica e sociale e umanitaria ormai profondissima per tutto il paese.

Quindi l'aver ottenuto questo prestito per lo Sri Lanka significa moltissimo, in bene e in male naturalmente.

Questo paese di 22 milioni di abitanti unisora, tra l'altro bellissima nell'Oceano indiano, appena a largo dell'India meridionale, nota probabilmente più come destinazione turistica.

Ebbene, si trova in realtà in una crisi profondissima.

L'accordo con il Fondo Monetario Internazionale infatti è disegnato per permettere allo Sri Lanka di ristrutturare il suo debito con i vari creditori.

E chi sono questi creditori?

Il principale governo creditore è la Cina, poi anche l'India, ma la Cina in primo luogo.

Il Fondo Monetario aveva già provato in prima stanza questo suo prestito allo Sri Lanka nel settembre scorso, ma mancava ancora un dettaglio,

cioè l'accordo della Cina a ristrutturare il suo credito con il governo di Colombo.

E in cosa consiste l'accordo che adesso finalmente è arrivato?

Questi quasi 3 miliardi, 2,9 miliardi di dollari verranno date, come si usa in questi casi in tranche.

La prima tranche arriverà presumibilmente nei prossimi due mesi, ogni tranche 333 milioni di dollari,

e ogni tranche successiva è poi condizionata alle verifiche che il Paese abbia ottemperato al programma di riforme che è stato concordato con il FMI.

Questo programma di riforme vuol dire una serie di riforme fiscali, una serie di riforme della governance economica,

di solito anche finalizzata a privatizzare alcuni degli asset di Stato,

e una riforma fiscale anche perché lo Stato deve ampliare la sua base fiscale,

diciamo far pagare detasse a molti di coloro che oggi non li pagano, e poi una serie di riforme anticorruzione che sono state appunto misse tra le condizioni per questo prestito.

Con il credito annunciato ora, lo Sri Lanka entra in una fase di, come dire, in un certo senso,

amministrazione controllata della sua economia, come succede a tutti i Paesi debitori,

che nell'immediato sblocca una serie di cose, però da quando nell'aprile del 2022,

cioè quasi un anno fa il Paese aveva dichiarato default, erano stati bloccati anche per esempio tutti gli aiuti internazionali,

che quindi ora possono ricominciare ad arrivare.

Ecco, ma come si era arrivati a quel punto, a quella dichiarazione di default,

cioè al fatto che il governo non era più in grado di ripagare il proprio debito?

Quando un Paese dichiara il default è l'equivalente, diciamo, del dichiarare la banca rotta,

c'è stato un crollo, non poteva più pagare le importazioni di benzina, di farmaci, di derrate alimentari.

Il motivo immediato è che nelle casse dello Stato non c'erano più abbastanza riserve di valuta straniera,

cioè di dollari in generale, per ripagare appunto debito importazione eccetera,

cioè per onorare i suoi contratti.

In un Paese che in realtà negli ultimi decenni era sembrato più solido un Paese emergente.

Gli anni della pandemia sono stati certamente un colpo.

L'industria del turismo è una delle industrie importanti dell'Oscilanca e ovviamente con la pandemia.

Si è bloccato tutto per un paio d'anni, ma questo è stato solo l'ultimo colpo.

Prima c'era stata una serie di fattori, grandi investimenti, ad esempio porti, grandi infrastrutture.

L'Oscilanca aveva cercato di lanciarsi come il grande hub portuale,

quindi grande hub del commercio sulla rotta tra l'estremo oriente e l'Europa.

Questi grandi investimenti sono stati soprattutto investimenti cinesi,

qui c'è naturalmente anche una sorta di gioco geopolitico.

L'Oscilanca è però molto vicino all'India, vicino geograficamente e anche storicamente.

C'era anche una competizione tra Cine e India su chi costruiva porti dove.

Comunque questa competizione era stata vinta dalla Cina con importanti investimenti naturalmente a credito.

Per cui per fare questi investimenti l'Oscilanca si è indebitato pesantemente,

ma soprattutto si è indebitato in un modo evidentemente sproporzionato.

Le condizioni finanziarie erano sicuramente poco vantaggiosi per le finanze pubbliche dello Stato.

Ci sono stati poi una serie di decisioni di politica economica stravaganti,

a volte come quello in certo punto qualche anno fa di vietare da un giorno all'alto

la commercializzazione di fertilizzanti, cosa che ha fatto in realtà crollare la produzione agricola.

Tutto aggravato però da un regime di cleptocrazia da parte del potere,

per cui alcuni si sono arricchiti enormemente,

ad anno però di esportazione di capitali e di svuotare le casse dello Stato.

Parliamo allora delle responsabilità politiche.

Chi ha governato l'Oscilanca in questi anni?

Beh, il default dell'Oscilanca è l'esito di un quindicegno abbondante di governo

di una sorta di dinastia politica, quella dei fratelli Rajapaksa,

un caso di occupazione familiare del potere.

Questi fratelli sono stati alternativamente ministro della difesa,

primo ministro, presidente, un terzo fratello, ministro delle finanze.

A partire dai primi anni 2000 diciamo hanno dominato il governo

e bisogna sapere che Gotabaya Rajapaksa, il presidente che nel luglio scorso

è stato costretto alla fuga da un'ondata di proteste fortissime,

e quello che nel 2008 allora era ministro della difesa,

aveva lanciato la guerra totale contro la minoranza tamilla del Paese,

che è una cosa che ha segnato l'Oscilanca per decenni,

anzi fin dall'epoca della colonia, poi della decolonizzazione,

il conflitto interno tra la minoranza tamilla

e uno Stato che era, fin dagli anni 50, dominato,

fatto per la maggioranza etnica singalesa.

Questo conflitto è precipitato in una guerra civile e nel 2008

Rajapaksa aveva promesso di mettere fine alla guerra civile,

ma mettere fine non nel senso di negoziare un accomodamento condiviso

per la maggioranza e la minoranza,

una convivenza all'interno di uno Stato che garantisse i diritti a tutti,

no, ha dato mano libera all'esercito a fare letteralmente uno sterminio

sia del movimento armato sia anche di tutta la popolazione civile tamilla.

Questo è la cosa che in realtà ha dato un enorme consenso interno,

naturalmente presso la maggioranza singalesa,

e così hanno inaugurato un 15g di stabilità

che all'inizio aveva funzionato, i grandi investimenti, il porto, il turismo, etc.

Le voci critiche c'erano naturalmente, ma sono state zittite,

costretti all'esilio o ammazzati perché avevano sollevato critiche.

E poi cosa è cambiato?

È crollato tutto quando in certo punto le casse dello Stato si sono rivelate,

vuote, quindi questo potere, questa promessa di benessere,

si è rivelata per quello che era, cioè l'arricchimento di pochi.

Ed è lì che con la dichiarazione di default,

una situazione che era già notevolmente dura

dal punto di vista dell'economia, della vita quotidiana,

dei cittadini dello Sulanca,

è lì che la situazione è precipitata.

La mancanza di cibo ha prodotto rivolta,

una rivolta, un movimento a quel punto molto ampio

in cui hanno preso parte tutti diverse forze politiche,

movimenti popolari, comitati di cittadini, eccetera,

che ha costretto prima il Primo Ministro a dimettersi,

quindi il suo vice che era Vicre Massinghe,

l'attuale Presidente è stato nominato Primo Ministro,

poi alla fine di fronte alla pressione popolare

è fuggito anche il Presidente,

Gotabaya Rajapaks, l'autore dello sterminio

dei tamile, l'architetto di questo ultimo,

quindi cegno di kleptocrazia interna,

ecco, è fuggito, il loro ex alleato,

Vicre Massinghe, è diventato Presidente

e ha detto ai suoi concitadini

adesso dobbiamo chiedere aiuto al Fondo Monetario Internazionale

e applicare una politica di austerità

e dobbiamo rimboccarci le maniche e ricostruire l'economia del Paese.

Il soccorso dell'FMA aiuterà il Paese a uscire dalla crisi forse,

ma certo non sarà un passaggio in dolore per gli strilanchesi.

L'arrivo del prestito del Fondo Monetario

permetterà di rimettere in moto una macchina dello Stato

che a questo punto era ferma,

ma certamente verrà pagata poi nei prossimi tempi

con una politica di austerità notevole.

Grazie a Marina Forti.

Grazie a voi.

Il regista Fabio Lucchini racconta il video su Marsiglia

che si può vedere sul sito d'internazionale.

Marsiglia 1943 racconta un evento tragico

della Seconda Guerra Mondiale,

la cui memoria si è inspiegabilmente persa.

La notte del 24 gennaio 1943,

la Polizia Francesa di Vichy, in collaborazione

con le Assesse naziste,

ha rastrellato 20.000 abitanti del quartiere più antico di Marsiglia,

in maggioranza immigrati d'origine italiana che lavoravano al porto.

Nei giorni successivi, i tedeschi hanno raso al suolo 1.500 edifici,

e il centrossarico di Marsiglia è scomparso così, per sempre.

Il film ricostruisce

gli eventi del 24 gennaio e ne svella le responsabilità.

Il quartiere ha stato distrutto su ordine diretto di Hitler e Himmler.

Quest'ultimo aveva scritto, in una nota, i generati tedeschi in Francia,

che Marsiglia era il cancro d'Europa,

e che se l'Europa doveva essere purificata,

è da Marsiglia che si doveva cominciare.

Il film si svolge seguendo la lotta di alcuni dei sopravvissuti

di Pascal Duongo, avvocato e nipoti di una delle vittime,

per far riconoscere la distruzione del quartiere

come crimine contro l'umanità.

Questa è una scena tratta da Elbath Anola, in cerca di Ola,

una serie tv egiziana che in queste settimane stavendo molto successo,

soprattutto nei paesi arabi.

Qui di giorno si osserva il digiuno,

e di sera ci si riunisce

e in cui centinaia di milioni di musulmani,

approfittando del periodo di festività,

divurano serie televisive.

A ridosso del ramadan, quindi, escono un gran numero di nuove produzioni

che negli ultimi anni sono diventate sempre più ricche e sofisticate,

e che raccontano un mondo musulmano molto più dinamico e variegato

rispetto all'immagine che ne abbiamo in occidente.

Parliamo del fenomeno delle serie tv del ramadan insieme a Catherine Cornet,

giornalista e arabista francese, che collabora con internazionale.

Per dare un'idea dell'importanza delle serie, anche sul giro da fare,

l'anno scorso, durante i primi giorni del mese di ramadan,

sono state registrate oltre 80 milioni di visualizzazioni

per le tv tunisine che hanno i canali YouTube.

Le entrate pubblicitarie durante il mese sono in generale

quintiplicate per tutte le televisione della regione.

Se l'Egitto è stato il primo paese da esportare sul cinema

tutto il mondo arabo, è stato ora superato da Siria,

paesi del Golf e Turchia.

Pensate che la Turchia oggi è raggiunto un successo globale

e esporta anche in America Latina, che è chiaramente la mecca

delle terrenovelas.

Dal 2018 la Turchia ha addirittura superato gli Stati Uniti

ed è oggi il primo esportatore mondiale di serie tv.

Ma perché la serie tv è un prodotto che si conio così bene

proprio con il ramadan?

Questo mese è certamente un mese di riflessione, di spiritualità,

ma anche di festa.

I bambini non vanno a scuola, gli uffici vanno molto al ralento,

se si fa il digiugno dall'alba al tramonto,

si fa anche molto binge watching di serie,

perché si deve dare a cesare quello che è di cesare.

Si potrebbe dire che i musulmani, credo, hanno inventato il binge watching

e questo molto prima di Netflix.

Da decenni le famiglie si ritrovano davanti alla tv

per guardare serie storiche, al fondo religioso

e spesso anche volontiere, fino all'alba,

si vive molto di notte durante il ramadan

anche per inganare la fame e la sete.

Queste serie di Cosa Parla non ci racconti qualche tramo,

gli argomenti per capire quanto sono simili o diverse

da quelle che vediamo noi in Italia.

In Egitto sta succedendo un fenomeno veramente molto interessante

di protagoniste quasi tutte e donne.

E avete sentito all'inizio questo strato del Basel,

l'Aula, che è una donna ormai mitica per tutte l'Igiziano

e tutto il mondo arabo, divorziata,

e che, grazie al divorzio, riprende la sua vita, la sua autonomia

e trova la felicità.

Ma non sono anche donne strapotenti,

c'è la superstarigiziana Nelicarim che fa adesso

un ruolo di una donna nella tradizionale al tuo Egitto,

veramente molto arretrato,

e che lotta per la sua eredità.

Non so se sapete, le donne ancora nell'Islam ricevono

la metà di realità degli uomini.

Mentre l'atrice Rubi, che è l'atrice del momento,

incarna una professoressa che vuole diventare sindaca.

Insomma, nelle serie si vedono dei cambiamenti di società

che spesso non si vedono a livello istituzionale o politico.

Senti, per il ramadan di quest'anno,

c'è qualcuno che sta andando per la maggiora di cui si parla

o che tutti vogliono vedere?

Allora, da sempre, quello che vanno di più sono le serie storiche.

Ramadan è il periodo di rivistazione storiche più incredibile,

in particolare del Medievo, che ricordiamolo

e l'età d'oro, in realtà, del mondo arabo-islamico,

sva dalla scelta di biopic sull'imam di Baghdad

o, per esempio, la storia di Arun Errashid,

che in occidente conoscono tutti,

perché è l'importantissimo califo delle milione notte.

Per i bambini possono guardare dei cartoni animati

su Salaheddin, Saladino, l'eroe.

Quest'anno, la polemica, e ci sono anche molto polemiche

intorno alle serie ogni anno,

si è focalizzata intorno a una superproduzione saudita

intitolata Muawiyah, che costava oltre 100 milioni di dollari.

Muawiyah era il fondatore della Neastia degli Omeyadi,

che è quindi la prima dinastia sunnita del mondo islamico.

Era una potentissima famiglia, ricca dinastia,

perché qui hanno costruito queste bellissime mosche e palazze

ad Amasco, si è allargato fino alla Spagna.

Il problema è che il califo Muawiyah

è anche considerato come responsabile

dell'uccisione di Ali, quarto califo dell'islam,

e particolarmente reverito da Rishiti.

Per farla molto breve sarebbe responsabile

della divisione tra Sunniti e Shiti.

Quindi, per il mondo Shiti, questo è una provocazione.

A direttura, il leader irakeno, potentissimo,

Shita, moctada al Sadr, ha twittato la sua condana

di questa serie e è venuta ormai e censurata in Irak,

non potrà essere vista.

Poi, una molto aspettata, si chiama Stand Up Ya Arab,

alzatevi Stand Up, alzatevi Ili Arabi,

è una comedy show con 60 comici di tutta la regione.

Allora, lì è veramente interessante vedere accanto

a egiziani, libanesi, giordani, che abbiamo l'abitudine

di vedere fare commedia, comici e soprattutto

tante comiche dell'Arabia Saudida o del Kuwait.

Prima ti ho parlato di Turchia ed Egitto.

Quali sono altri paesi in cui si producono

molte serie TV, quindi?

Dimmi, chi produci serie?

E ti dirò le equilibrie geopolitiche

di tutta la regione.

I grandi produttori di serie sono stati egiziani

per decenni, negli anni 2000 poi sono

arrivate alla concorrenza siriana e durante

la guerra non si è anche fermata la produzione.

E molto interessanti, i siriani in Esilio

hanno ripreso il loro lavoro in Turchia e in Libano

e producono serie di alta qualità e di grande successo.

Per esempio, quest'anno la serie che va di più

è El General, che è una dura critica

del regime di Assad e che hanno potuto fare

perché è stato girato altrove e che

registri e attori sono in Esilio.

Per noi si è molto interessante vedere i rapporti

tra i diversi paesi e come passano anche

per le diverse serie TV.

Volevo chiederti questo, esiste anche un effetto

soft power in questo senso, cioè paesi che producono

più serie rispetto ad altri, finiscono per avere

un'influenza sugli altri a livello culturale,

un po' come succede a livello globale

con la Cora del Sud per esempio.

Certamente, è un soft power fortissimo

Cora delle serie del Ramadan.

Tutto il mondo arabo condivide in stessa lingua

di base, ma poi ci sono tantissimi dialetti

quindi a volte è difficile di capirsi.

Per esempio, il Maghreb ha problemi a capire

il mascre che il Medio Oriente.

Grazie agli serie TV egiziane che sono state

diffuse per vent'anni nel mondo arabo,

per esempio, una casalinga marocchina o algerina

parlava perfettamente egiziano grazie a queste serie TV.

Poi c'è una questione di accenti e ormai

i Paesi del Golfo che rientrano in tutte

le cose culturale che appartenevano prima

al Medio Oriente.

Ormai producono tantissimi serie TV

e gli accenti del Golfo sono diventati

anche molto più familiari di prima.

E poi c'è una cosa fondamentale,

che il rapporto delle Diaspore.

Il mondo arabo produce tantissimi migrazioni

e c'è grandissimi Diaspore ovunque nel mondo,

in particolare in Europa, se ci pensiamo.

E per gli Diaspore a guardare le serie TV del Ramadan

è anche un modo di ricolicarsi ai loro Paesi di origine

e di ritrovare anche la loro cotidianità

attraverso le serie.

Grazie a Catrin Cornet.

Grazie a voi e Ramadan Karim,

ma tutti i musulmani che stanno per festeggiare.

Giappoli Menin Bastoni,

che collabora con internazionale

all'organizzazione dei festival,

racconta una mostra allestita ai magazzini

del sale di Venezia.

Climate Miss Match è una mostra

dell'artista italiano Paolo Ciro,

che rappresenta una sorta di tribunale

climatico utopico in cui cittadine e cittadini

possono fare causa alle compagnie petrolifere,

di carbone e di gas.

Gli accusati sono presentati

con una vera e propria lista di colpevoli

che presentano i nomi di varie compagnie,

tra cui tante che suonano sconosciute.

Solitamente, infatti, si sentono accusare

solo le principali.

Scienziati attivisti climatici

intervengono in qualità di testimoni,

mentre chi visita la mostra

può partecipare come membro della giuria

che valuta le prove,

oppure si identifica come partelesa.

Le opere esposte presentano

le prove legali e storiche

di diversi crimini ambientali,

denunciati da ecosistemi e specie

oltre che da persone,

un punto di vista insolito ma molto efficace.

Questa serie di dati tecnici

sono resi in maniera chiara

attraverso apere d'arte di vario formato,

restituendo queste informazioni

con un linguaggio più semplice e da assimilare.

Per esempio, tra le installazioni

ci sono delle bandiere sulle quali

sono stati stampati i loghi

delle maggiori compagnie che producono gas-serra,

responsabili di oltre la metà

delle missioni globali totali.

La mostra Climate Newsmatch

ha inaugurato la scorsa settimana

e sarà visitabile fino al 18 giugno

nello spazio di Salidox a Venezia.

Buon appetito!

Buon appetito!

Buon appetito!

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Il Fondo monetario internazionale ha approvato la richiesta di salvataggio dello Sri Lanka, che riceverà un prestito di quasi tre miliardi di dollari. Ogni anno milioni di musulmani approfittano delle festività del Ramadan per guardare più serie tv.

Marina Forti, giornalista e scrittrice.
Catherine Cornet, giornalista e arabista.

Sri Lanka: https://www.internazionale.it/video/2023/03/16/marsiglia-1943-quartiere-saint-jean-nazisti

Una versione più lunga del documentario si può vedere qui:
https://vimeo.com/ondemand/marsiglia1943

Ramadan: https://www.netflix.com/watch/81270547?trackId=14170286

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.