Indagini: Sigonella, 7-12 ottobre 1985 - Trailer

Il Post Il Post 10/10/23 - Episode Page - 5m - PDF Transcript

Per seguire questa storia, bisognerebbe immaginare su una mappa una linea continua, che unisca posti diversi e lontani.

Porsaid del Cairo in Egitto, Genova, Napoli, Roma, Gothenburg in Svezia, Washington negli Stati Uniti,

e poi un ripetitore di Radio Monte Carlo, la casa di un radio amatore in Libano, Tartus in Siria.

Il mare aperto tra la costa italiana e quella nordafircana, Berggrado, in quella che allora era la Jugoslavia,

il curinale, Palazzo Chigi, la Casa Bianca, la Casa Circondariale di Syracusa, e la pista di un aeroporto in Sicilia.

Bisogna poi pensare e ricordare telefoni che suonano volte a vuoto tra l'Europa, l'America e il Nord Africa,

piloti di caccia militari italiani e americani che nei cieli sopra il mare Adriatico si scambiano pesanti insulti in inglese,

e bisogna immaginare, solo immaginare perché di questa vicenda non esistono fotografie o video, un gruppo di soldati italiani.

Hanno la divisa verde, quella da combattimento, e un basco azzurro della aeronautica militare.

Questa storia si svolge nel 1985, quei militari erano tutti giovannissimi, si trovarono a un certo punto del loro anno di servizio militare

al centro di una crisi politica e militare internazionale che non aveva precedente, si trovarono al centro della storia.

Questa vicenda ha un nome, la ricordiamo semplicemente come Sigonella.

Sigonella significa i giorni, le ore in cui per la prima volta, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale,

Stati Uniti e Italia si trovarono sull'ati contrapposti della storia.

Disse anni dopo in un'intervista Francesco Cossiga, che nel 1985 era Presidente della Repubblica Italiana,

mancò veramente poco, che ci sparassimo addosso, noi e gli americani.

E' a Sigonella che nella notte tra i 10 e l'11 ottobre 1985 succede qualcosa di impensabile.

Su una delle piste dell'aereoporto c'è un aereo di linea, e' egiziano, un Boeing 737 della Egyptair.

Le tendine degli obloso non abbassate, sembra che a bordo non ci sia nessuno.

Qualcuno c'è però, una quindicina di persone.

A torno ci sono quei soldati di leva, quelli del van.

Poco distanti da loro, in un altro cerchio, con le armi puntate,

ci sono militari americani della Delta Force, dell'esercito degli Stati Uniti.

C'è forze speciali. Soldati professionisti armati con pistole Colt 1911,

come arma d'assalto, hanno Mitra XM177.

Sulla pista di Sigonella i soldati italiani sono disposti in cerchio,

danno le spalle all'aereo. Poi ci sono i soldati americani,

e poco distanti altri protagonisti di questa storia, in un altro cerchio.

Sono decine di carabinieri, arrivati da Catania e da Syracusa.

Hanno, come cosiddette armi da fianco, pistole Beretta 92.

Embracciano pistole metraliatrici, Beretta M12.

Quindi tre cerchi concentrici, van, Delta Force e carabinieri.

Tutti i racconti hanno riportato l'immagine di questi tre cerchi,

uno contro l'altro, uno a guardia dell'altro.

Disse ancora Francesco Corsiga.

Se gli americani avessero provato a forzare il cordone dei nostri ragazzi dell'area onautica,

i carabinieri avrebbero sparato, e gli americani avrebbero risposto.

Alcuni esperti hanno detto che forse le cose non andarono esattamente così.

Tatticamente non avrebbe avuto alcun senso.

Disporre i carabinieri in un cerchio esterno avrebbe messo a rischio i VAM,

nel caso di una sparatoria, di essere colpiti da fuoco amico.

Non si sparò quella notte, ma il rischio ci fu davvero.

Io mi chiamo Stefano Nazzi, e quella sulla crisi di Sigonella del 1985

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Il 7 ottobre 1985, verso le12:30, una nave da crociera italiana, la Achille Lauro, venne dirottata da quattro terroristi palestinesi armati mentre navigava al largo delle coste egiziane. A bordo in quel momento c’erano 344 membri dell’equipaggio e 210 passeggeri mentre 544 persone erano sbarcate al Cairo e sarebbero tornate a bordo in serata, a Port Said. I passeggeri erano di molte nazionalità.
I terroristi dichiararono di essere membri del Fronte di Liberazione della Palestina, movimento palestinese dissidente in contrasto con la leadership di Yasser Arafat. Iniziarono così giorni di trattative, minacce da parte dei terroristi, pressioni statunitensi per un intervento armato.
Durante il sequestro venne assassinato un passeggero americano di 69 anni, disabile a causa di un ictus di qualche anno prima. Si chiamava Leon Klinghoffer.
La notizia che a bordo era stato commesso un omicidio venne data da un radioamatore libanese che intercettò una comunicazione tra i terroristi sulla nave e i mediatori palestinesi incaricati da Yasser Arafat, presidente dell’Olp (l’Organizzazione per la liberazione della Palestina), di trovare una soluzione diplomatica. Il comandante della nave, interpellato dalle autorità italiane, negò che a bordo fosse accaduto qualcosa di grave.
I quattro terroristi liberarono la nave a Port Said, in Egitto, dopo che l’Italia accettò di fornire loro un salvacondotto.
Iniziò a quel punto un’altra fase della vicenda. L’aereo egiziano con a bordo i quattro terroristi, partito in direzione di Tunisi, venne dirottato da caccia americani e fatto atterrare nella base dell’aeronautica militare italiana di Sigonella, in Sicilia. Gli Stati Uniti volevano prendere in custodia i dirottatori ma anche uno dei mediatori, Abu Abbas, considerato da loro l'ideatore del dirottamento e il capo del gruppo.
Militari americani della Delta Force e italiani si fronteggiarono armati, la tensione tra Stati Uniti e Italia fu altissima. Per la prima volta, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Usa e Italia si trovarono su fronti opposti. A essere dirottata era stata una nave italiana e i reati erano stati commessi su suolo italiano: gli americani non avevano quindi nessuna giurisdizione.
Alla fine i militari americani della Delta Force lasciarono la pista dell’aeroporto, i quattro terroristi vennero arrestati dalla polizia giudiziaria italiana mentre un aereo con a bordo Abu Abbas, ripartito da Sigonella, fu oggetto di un altro tentativo di intercettamento da parte di velivoli militari americani.
Abu Abbas trovò infine rifugio in Jugoslavia.
La crisi di Sigonella ebbe conseguenze politiche e diplomatiche importanti. Il governo italiano presieduto da Bettino Craxi fu accusato di doppiezza dalla stampa americana e da molti membri dell’amministrazione di Washington che imputarono agli italiani la responsabilità di aver fatto fuggire un terrorista, ispiratore dell’omicidio di un cittadino americano. In Italia le reazioni furono invece opposte. Bettino Craxi visse un periodo di grande popolarità, indicato dalla maggioranza della stampa e dell’opinione pubblica come colui che non si era piegato alla prepotenza degli Stati Uniti.

Indagini è un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi