Indagini: Seveso, 10 luglio 1976 - Trailer

Il Post Il Post 7/10/23 - Episode Page - 4m - PDF Transcript

C'è un parco, un'area naturale protetta a 25 km da Milano, andando verso Noro.

Qui, a metà degli anni 70 del secolo scorso, accadde qualcosa.

È questa la storia che racconta il bosco delle querce.

È la storia che si legge sui pannelli che si incontrano lungo quello che nel parco si chiama percorso della memoria.

C'è verde dappertutto, i bambini giocano, le famiglie passeggiano.

Ci sono due colline, una nel comune di Meda, l'altra nel comune di Sevesa.

Sopra le colline ci sono le querce.

Sotto c'è il mondo di sotto, è un mondo difficile da immaginare.

Qua sotto, sotto dove si cammina, ci sono i resti di 80.000 animali morti.

Insieme ci sono decine di migliaia di vestiti, di oggetti, ci sono mobili, interi edifici e ridotti incalcinacci.

C'è ciò che resta di uno stabilimento industriale.

Ci sono ruspe, scavatrici, mezzi di trasporto.

Ci sono tutte bianche, tante tutte bianche.

Se si potesse entrare dall'apertura da dove entrarono i camion, carichi di ciò che doveva essere sepolto, reso inoffensivo,

si scoprirebbero decine di migliaia di ricordi.

E soprattutto si scoprirebbe il ricordo, il ricordo collettivo di una storia,

quella che inizia un giorno di luglio del 1976, quando da queste parti faceva molto caldo,

che stanno iniziando una storia, che avrebbe cambiato questi luoghi l'Italia e l'Europa intera,

quel giorno non lo sapeva nessuno, non lo seppe nessuno, nemmeno per i giorni a seguire.

Poi i piccioni iniziarono a cadere morti dei tetti e morirono le galline nei pollai e le vacne campi.

Le persone sentivano un prurito sulla pelle, bruciare agli occhi alla gora.

Poi i bambini vennero segni sulla faccia, un'acne violenta.

Dovete rimparare il nome di quei segni, chloracne, e l'acne provocata ad alcune sostanze tossiche.

In quei giorni e nei primi giorni cerrano delle voci, qualche notizia non controllata,

ma sui giornali niente, proprio niente, silenze anche dalla autorità, per almeno cinque giorni,

finché le voci divennero notizie e le notizie divennero storia di persone, di famiglie e di comunità,

ma divennero anche per molto tempo, storie senza verifiche e senza riscontri.

Questa vicenda inizia da una sigla, un acronimo.

Indusse, chimiche e meda, società azionaria.

Ich Mesa.

Il 10 luglio 1976 è il giorno del disastro di Sevesa.

Non ci furono scopri, vetri infranti, sangue e urla, solo un simbio.

Erano le 12 e 37, poi il vento fece il resto.

La sostanza che non si vedeva si spossò nell'aria e si posò soprattutto qui, dove si cammina, dove la gente passa le giornate.

Io mi chiamo Stefano Nanzi e quella sul disastro di Seveso del 1976 è un'appuntata speciale di indagini,

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Tra il comune di Meda e quello di Seveso, nella provincia di Monza e Brianza, oggi c’è un grande parco, un’area protetta: si chiama Bosco delle Querce. Fu realizzato all’inizio degli anni Ottanta: prima, in quell’area, c’erano case e laboratori artigiani, strade, negozi, cortili. Poi tutto fu raso al suolo. Accadde dopo che, il 10 luglio 1976, una nube contenente una sostanza tossica fuoriuscì da uno dei reattori di una fabbrica di Meda, l’Icmesa: Industrie Chimiche Meda Società Azionaria. Quella nube conteneva TCDD, diossina, una sostanza di cui si sapeva allora molto poco e soprattutto di cui non si conoscevano gli effetti che avrebbe avuto su donne e uomini che erano stati esposti.
Il vento spinse la nube verso Seveso, la diossina si posò proprio nell’area in cui oggi c’è il Bosco delle Querce.
La storia di come a un’intera comunità per giorni venne nascosto che cosa era accaduto e di come decine di famiglie vennero poi, forse tardivamente, evacuate è raccontata nelle due puntate speciali di Indagini – Altre Indagini – disponibili dal 10 luglio per le abbonate e gli abbonati del Post. Altre Indagini racconta delle conseguenze immediate che ebbe quella nube tossica, di come i media ne parlarono e di come l’affrontarono le popolazioni di Meda e Seveso. E degli affetti che ebbe poi nel lungo periodo.
Racconta anche di come quell’evento cambiò l’Italia e l’Europa che furono costrette a stabilire nuove, rigide regole per le fabbriche che lavoravano sostanze pericolose. E racconta di come da ciò che accadde nacquero importanti discussioni e molte polemiche sull’interruzione di gravidanza, allora non permessa in Italia. Come andava affrontata la possibilità che nascessero bambini malformati dalle future madri che erano state esposte alla diossina?
Altre Indagini racconta anche di come venne poi smaltito tutto ciò che era stato contaminato, di come 41 fusti di materiale tossico partirono dall’Italia e poi sparirono, per riapparire tre anni dopo. E di come si decise alla fine di sotterrare tutto, a 50 metri di profondità in due enormi vasche, una da 200 mila e l'altra 80 mila metri cubi. Sono le due vasche che si trovano sotto il bosco delle querce. Sopra c’è il verde, gli alberi, un parco meraviglioso. Sotto ci sono i resti di case, mobili, vestiti, oggetti, ruspe, divise, mezzi di trasporto, ciò che rimane di migliaia di animali morti.

Indagini è un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi