Il Mondo: Se la Svizzera non è più neutrale. Non scordiamoci del Po.
Internazionale 3/15/23 - Episode Page - 23m - PDF Transcript
Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e questo
è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo di come sta cambiando la neutralità della Svizzera e del Po e poi
gli spazzolini da denti e di un film nelle sale in questi giorni.
È mercoledì 15 marzo 2023.
Sfortunatamente la Svizzera sta diventando
un Paese come tutti gli altri.
Questo è il commento del Consigliere Nazionale Svizzero Manfred Bühler quando gli è stato
chiesto in un dibattito televisivo cosa pensaste della neutralità del suo Paese.
In effetti l'invasione in Ucraina ha messo in crisi la storica posizione di Berna che
in questi mesi si è spesso allineata le sanzioni dell'Unione Europea contro la Russia e che
nelle scorse settimane ha affrontato un accesso di battito sulla possibilità di autorizzare
la Germania a inviare in Ucraina materiale bellico prodotto in Svizzera.
In questi giorni il Ministro della difesta Svizzero ha anche fatto sapere che smantelerà
alcune sue batterie anteri di produzione britannica considerate antiquate, non acconsentendo la
richiesta di Londra che aveva chiesto di averla indietro con l'obiettivo di farla arrivare
in Ucraina.
E mentre il Presidente della Confederazione ribadisce
Ne parliamo con Thomas Miglierina, giornalista della radio-televisione Svizzera di questo
è stato corrispondente da Bruxelles per vent'anni.
Thomas, per quanto riguarda le sanzioni che l'Unione Europea, gli Stati Uniti, ha avuto l'esistenza
della Svizzera.
Per quanto riguarda invece i patrimoni degli oligarchi russi presenti nella Banca Svizzera
è stato fatto qualcosa?
Per quanto riguarda le sanzioni e i rapporti con i paesi terzi in guerra, la Svizzera è stata
unizioni che il governo tedesco acquistati in Svizzera e vorrebbe dare all'Ukraine fino
ad ora Berna ha detto di no e questo ha suscitato anche dei mali aperti, malumori in Germania
dove si è detto dobbiamo trovare a questo punto degli altri fornitori, dobbiamo comprarle
altrove. Un problema simile si è posto anche con l'Estonia, qui torniamo appunto a quelli
che sono i limiti del ripensamento Svizzero. La Svizzera non vuole che la neutralità
venga interpretata come egoismo o come rinuncia al contribuire all'importanza delle regole
internazionali. Tra l'altro da quest'anno la Svizzera è anche membro non permanente
del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Quindi vuole fare la sua parte nel mantenimento
della pace e della legalità internazionale ma vuole rimanere al di fuori di questa logica
di blocchi a cui francamente Vladimir Putin ha dato una grossa mano perché abbiamo visto
paesi come la Svezia e la Finlandia fino al 2014 l'80% non voleva entrare nella NATO
dopo la crimea hanno cominciato a pensarci ed ora Turchia e Ungheria permettendo entreranno
nell'allianza, una cosa che anni fa sarebbe stata impensabile.
Ecco, parlando proprio della NATO, anche se gli Svizzeri ancora non stanno dando prova
di voler entrare attivamente nell'allianza, è cambiato in qualche modo il rapporto tra
la Svizzera e la NATO? Si, sta cambiando, tra l'altro è imminente una visita non la
prima della ministra della difesa elvetica al quartier generale della NATO, i due estremi
della questione sono questi, da una parte non si vuole entrare nella NATO, dall'altra
non si vuole apparire come dei passeggeri clandestini del sistema di sicurezza euroatlantico,
un'accusa che ogni tanto viene formulata alla Svizzera e dunque si sta aprendo all'ipotesi
per esempio di esercitazioni congiunte anche su suolo Svizzero o di una maggiore collaborazione
non soltanto tecnica con la NATO in tutta una serie di settori come la cyber sicurezza
e altri proprio per evitare di essere considerati persone che beneficiano e non pagano questo
sistema di sicurezza, un'accusa che tra l'altro viene formulata anche ad altri paesi
neutrali come l'Austria. Qui di sì si tratta di una svolta e di
un cambio di atteggiamento veramente importante, ma secondo te basta questo a dire che la
neutralità Svizzera così come l'abbiamo conosciuta finora diventerà una cosa del
passato?
Ba sicuramente uno dei corollari importanti di questo conflitto sul quale forse rifletteremo
meglio solo in futuro è che di fronte a delle violazioni così chiare ed evidenti conclamate
della legalità internazionale non sono possibili altre posizioni, non sono possibili altri
occidenti, cioè in campo economico uno può non essere nell'Unione europea ed essere
comunque un paese prospero come la Norvegia, come la Svizzera, l'Islande ed altri, ma
è diventato molto più difficile assumere posizioni terze di fronte al mondo così come
lo conosciamo da un anno a questa parte. Questo tra l'altro è proprio il nocciolo
del dibattito politico interno Svizzero, la destra euro scettica, l'Unione democratica
di centro dice che il governo e gli altri partiti stanno svendendo la neutralità, ma gli altri
partiti, i liberali che speriamo nel ministro degli esteri e ancora di più i socialisti
e gli altri dicono un conto e la neutralità e un conto è l'inerzia di fronte a una chiara
violazione della legalità internazionale che è stata subito condannata. Sarebbe stato
impensabile per la Svizzera non seguire di fronte agli eventi e che sono accaduti, avrebbe
avuto oltre ad essere eticamente discutibile, avrebbe avuto sicuramente delle conseguenze
molto negative per l'interesse nazionale. Grazie a Thomas Miglierina.
Grazie a voi. Qual è lo spazionino da denti migliore per l'ambiente? Ce ne parla Martina
Ricchiuti Capo Redattrice di Internazionale Kids.
Questo mese su Internazionale Kids si parla di spazionini da denti nella rubrica consigli
per salvare il pianeta. Un gruppo di ricercatori del Regno Unito infatti ha provato a capire
qual è lo spazionino più sostenibile dal punto di vista ambientale, analizzando il
ciclo di vita dei vari tipi di spazzolino. Ne usiamo miliardi di bambù, di plastica,
intestini intercambiabili o elettrici. Gli spazzolini in bambù, che dopo aver tolto
le setole in plastica si possono buttare tra i fiuti organici, non sono automaticamente
la scelta più ecologica. Il solo necessario per far crescere il bambù, infatti, potrebbe
essere usato per altri scopi, per esempio per piantare nuovi foreste. A sorpresa, gli
spazzolini più sostenibili potrebbero essere quelli in plastica, ma ha una condizione. La
plastica deve rimanere nella catena del riciclo. Per riuscirci, gli scienziati consigliano di
usare un sistema per raccogliere gli spazzolini usati, come facciamo già con le pile scariche.
In tal 51, perché l'acqua era più torbida, era proprio smalta, e ogni vado, tutti i arbuli,
ogni vado di il pioppio, che gli era impressionanti per poco, gli fava dei ciocchi, che era impressionante,
per chi diciuta è malpola, è sempre un bel quel da guardare, la mattina qua in Catataglievi,
e alla sera, prima di andare in casa, di impizzare al cammin per scaldare. La voce che avete sentito
è tratta dal documentario di Andrea Segre e Gianantonio Stella intitolato PO, che racconta
i giorni dell'alluvione del Polesine del 1951. Uno dei testimoni di quella tragedia conclude,
eppure il PO è sempre bello da guardare, la mattina quando mi sveglio è la sera prima
di andare a casa e accendere il cammino. Oggi il principale fiume italiano è di nuovo
in secca. Come era già successo l'anno scorso, ma in estate, le scarze precipitazioni stanno
mettendo in difficoltà la produzione agricola e quella di energia elettrica, e creano danni
irreversibili all'ecosistema del fiume. In mantempo e la pioggia di fine febbraio hanno
fatto salire il livello del pod di appena un centimetro. A peggiorare la situazione
c'era costante diminuzione delle riserve di neve sulle alpi, in particolare in Piemonte
e Lombardia, dove alcuni comuni fanno arrivare l'acqua con le autobotti. Secondo gli esperti
per far tornare il po, la normalità dovrebbe più avere per almeno 50 giorni.
Ne parliamo con Tobias Jones, giornalista e scrittore britannico che vive a Parma,
che ha da poco pubblicato nel Regno Unito The Po Energy for Italy's longest river, un
libro sul po. Ma è spaventoso veramente perché in verno abbiamo visto pochissime
piogge, cosa più importante è che le precipitazioni in montagne e le nevicate sono mancate, quindi
già si prevede una crisi idrica ancora peggio dell'anno scorso. Quando ci vai anche in
questi mesi invernali, vedi le spiagge, le sabbie grigie del fiume e il gretto che si
vede già adesso è come vedere un vecchio con poca carne, sembra un essere allo stremo,
sembra non soltanto magra ma in dolore, troppo è così da un anno e mezzo ormai. Le fontane
spesso lungo il fiume o mancano l'acqua o è viettato prelevarla.
Questa siccità drammatica però non è dovuta solo alla mancanza di piogge ma alle spalle
è una storia lunga, nasce anche da una cattiva gestione delle risorse idriche e del territorio
o comunque in generale è dovuta anche all'intervento umano, una costante nella storia di questo
fiume che tu stesso hai raccontato e che poi ha conseguenze su tutto l'ecosistema del po.
Il modo in cui noi adesso concepiamo l'agricoltura senza altro rende più acuto il problema.
70% di tutte le acque che sono prelevate dai laghe i fiumi italiani sono usati dall'agricoltura
perché c'è una richiesta altissima per i cibi che hanno una domanda idrica assurda. Per produrre
un solo kilogrammo di manzo ci vogliono 15.000 litri di acqua, paragonato con più o meno 300
litri per un chilo di vettura e quindi questo vuol dire che, lo vedi quando cammini lungo il
fiume, vuol dire che dobbiamo coltivare il mais per fare da mangiare alle mucche, per darci questa
carne che ognuno pretende, secoli fa il manzo si mangiava se andava bene una volta all'anno,
due volte all'anno, ormai due o tre volte a settimane, quindi in parte l'agricoltura che
preglieve l'acqua, però anche in cui non è acqua perché se c'è meno acqua la concentrazione
di tutti l'inquinamento è ovviamente più alta. I fosfati, i fertilizzanti che si usa nella
produzione odierna dell'agricoltura finiscono nel fiume per forza e quindi c'è una crescita di
inquinamento ma anche di una mancanza di ossigeno dentro il fiume e si vede che il fiume quando
è statico sembra un campo da golf, cioè quel verde, giallino, le creste delle alghe è tutto
grazie a questi fertilizzanti. Parliamo del tuo libro che è un misto di viaggio, ricostruzione
storica, il ritratto dell'Italia di oggi, un viaggio che comincia alla force nel delta del po e
finisce
finisce alle sorgente quasi al confine con la Francia. Innanzitutto perché è deciso di scriverlo?
Per tanti motivi sembrava quasi un traforo nella società italiana, è il fiume più lungo del paese
però è solamente in Italia, se pensi a tanti fiumi importanti storici attraversano tante
nazioni diverse e invece il po ovviamente la sorgente è appena oltre il confine con la Francia e finisce
mi piaceva l'idea di capire un po' meglio il mio paese adottivo grazie al fiume, sembrava un'opportunità di
fare un reglievo del sangue del nord Italia e poi ci pensavo più capivo che ci sono tante città
e paesi affascinanti lungo il fiume. Città di cui si parla pochissimo a livello nazionale in Italia ma all'estero quasi
il fiume era l'autostrada del sol e c'è proprio se volevi andare a lombardia entravi a comacchio e facevi viaggio
è lombardia.
malinconia, come se oltre a perdere l'acqua stia perdendo anche un ecosistema umano,
se possiamo chiamarlo così? La perdita non è soltanto del fiume, ma di
tutte le culture che c'erano intorno. Un ciclo fa c'erano quasi trecento mulini sul fiume,
tutti i lavandai erano lì, c'era una cultivazione di seta, di canapa, di queste tradizioni,
c'è rimasto quasi niente, quindi io volevo in parte fare un viaggio storico in queste zone per
capire come erano, quando il fiume era importante. Secondo te c'è un futuro per il po? Io sono
troppo mesimista, dobbiamo fare delle scelte drastiche, troppo non ci sono soluzioni godute,
però per esempio mangiare talmente tanto carne ha un effetto sulla crisidrica innegabile,
secondo me dobbiamo adattare la percezione del fiume, che potrebbe diventare un luogo ludico,
come era negli anni 30-40, era la spiaggia dell'Emilia, era come il mare ci andava la
gente per andare al mare. Invece la cultura del po è persa per sempre? No, spero di no,
io ci ho messo tanto ad apprezzare veramente la bassa, perché mi piacciono le colline, le montagne,
le panorame, una terra piatta con la nebbia inquinata, con gente bislacca, ci ho messo un
po' ad apprezzarla, però devo dire mi trovo molto bene lì, perché c'è un contro tendenza lì,
una creatività, un numerismo, una eccentricità che è unica secondo me, è una terra fertile,
sempre creativa, che produce sempre registi, artisti, scrittori, scrittrici, quindi la cultura in un
modo o un altro spero si salverà. Grazie Tobias Jones. Un caccia a voi.
Il film della settimana è consigliato da Anna Frankin, copy editor di Internazionale.
William and The King, il diritto di Scheller di Sarapolly, è al cinema in questi giorni,
ha vinto uno Oscar l'altra sera come migliore sceneggiatura non originale, è tratto infatti da
un libro di Miriam Thieves, uscito nel 2018, parla di donne di una comunità religiosa isolata
chiamata la Colonia, che per anni praticamente per tutta la loro vita sono state drogate e poi
violentate nel sonno. Si svegliano sanguinanti, piene di dolori, ma è sempre stato detto che era
tutto frutto della loro immaginazione o che la colpa era del diavolo. I realtà è responsabile di
quella violenza erano gli uomini della comunità, i mariti, i parenti, i vicini. Mentre alcuni di
loro sono finiti in carcere e gli altri li hanno seguiti per pagare la cauzione, tutte le donne della
Colonia si riuniscono nel fenile per decidere cosa fare, niente, restare nella Colonia e combattere
oppure andarsene. Il film segue questo confronto in modo molto sensibile e si sofferma sulle
domande, per forza complesse, che è un dialogo del genere fanascere. Cosa vuol dire colpa? Cosa
è il perdono? Quanta responsabilità hanno le circostanze? E come si legano l'individuo,
i suoi bisogni, il suo vissuto, alla collettività? Ha una scelta da fare per il bene di tutte.
In sostanza come si chiude un mondo e se ne crea uno nuovo?
We ment all kindi sarapole al cinema. Dalla redazione d'internazionale per oggi è tutto.
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Se da un lato si unisce alle sanzioni contro la Russia, dall’altro la Svizzera non autorizza l’invio di materiale bellico di produzione elvetica verso l’Ucraina. Il principale fiume italiano è di nuovo in secca, per farlo tornare alla normalità dovrebbe piovere per almeno cinquanta giorni.
Tomas Miglierina, giornalista della Radio televisione svizzera
Tobias Jones, giornalista e scrittore britannico
Link:
Video Svizzera: https://www.rts.ch/play/tv/infrarouge/video/quel-role-pour-la-suisse-neutre-dans-un-monde-en-crise-?urn=urn:rts:video:13733098
Documentario di Segre e Stella, Po: https://www.youtube.com/watch?v=FT4tyi9H7g8
Il libro di Tobias Jones, The Po, an elegy for Italy's longest river: https://www.ibs.it/po-elegy-for-italy-s-libro-inglese-tobias-jones/e/9781786697394
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