Il Mondo: Perché le bombe a grappolo sono un’arma peggiore delle altre. Cos’è la vittimizzazione secondaria.

Internazionale Internazionale 7/11/23 - Episode Page - 22m - PDF Transcript

Dalla redazione di internazionale io sono Giulia Zoli e questo è il mondo, il podcast quotidiano di internazionale.

Oggi vi parleremo di bombe a grappolo e di vittimizzazione secondaria, e poi di password e della musica dei Righeira.

È martedì 11 luglio 2023.

Siamo lavorando con l'Ukraine per minimare i rischi associati con la decisione.

Il governo ucraniano ha offerato assurancese in scrittura sull'uso responsabile di DPI-CM,

inclusivamente che non usano le ronde in ronde di sviluppo urbano e che raccordano dove usano queste ronde,

che semplificheranno gli effetti di diminuzione.

L'Ukraine ha anche cominciato a post-conflicti di diminuzione per mitigare alcun potenziale per i civili.

L'Università ha già investito più di 95 milioni di dollari in le attività di diminuzione in Ukraine

e noi proveremo più supporto per aiutare l'Ukraine a mitigare gli impegni di sviluppo urbano

da ogni parte in questo conflitto.

La decisione del Presidente Joe Biden ha preso alla sprovvista gli alleati europei,

molti dei quali hanno aderito una convenzione per bandire le bombe a grappolo da qualunque conflitto.

Ne parliamo con Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della rete italiana Pace di Sarmo

e vincitore del premio nazionale in un violenza 2020.

In questi giorni l'Amministrazione Biden ha annunciato la possibilità dell'invio di munizione cluster all'Ukraine.

Il motivo di questa decisione pare che sia un po' lo stallo della avanzata degli Ukraini sul terreno

e anche la mancanza di altri tipi di munizionamento.

Il problema è che si tratta di munizioni proibite dalla maggior parte dei paesi al mondo

e soprattutto con una grande problematicità.

Non sono precise, rischiano di non scoppiare e rischiano quindi di rimanere sul terreno

un po' come l'emine antipersona per troppo tempo.

Da qui la preoccupazione espressa non solo da molti parte della società civile internazionale che si occupa di disarmo

ma anche da paesi compresi anche nell'anato.

Cosa sono esattamente le bombe a grappolo e come funzionano?

Fondamentalmente le bombe a grappolo sono delle bombe che a un certo punto prima di arrivare sul bersaglio

si aprono e rilasciano nell'aria da decine fino a centinaia di quelle che vengono chiamate submunizioni

che possono quindi saturare un'area che può arrivare a essere diversi campi da calcio tanto per avere un'idea

quindi colpire un'area molto più grande di una singola bomba.

Il problema è che quasi tutte queste submunizioni esplodono ma non tutte le submunizioni esplodono.

Quindi possono avere un doppio problema da un lato non colpire direttamente quello che è l'obiettivo

ma soprattutto rimanere sul terreno anche dopo il momento in cui da punto di vista militare si era deciso di colpire l'obiettivo

in quel punto, in quel luogo.

E quindi è per questo che sono equiparate alle mine anti-worm e ad altri armi messi al bando dalla comunità internazionale?

C'è un motivo tecnico da un lato proprio perché le submunizioni delle cluster una volta arrivate nel terreno

sono davvero tecnicamente equiparabili a mine antipersona

anche se magari ovviamente non sono disposte in maniera sotto terreno o più nascosto

perché ovviamente non si tratta di una collocazione precisa fatta appositamente

ma del fatto che sono arrivate dal cielo e che quindi non sono esplose.

L'altro aspetto è più complessivo generale riguarda l'inumanità di queste armi

e soprattutto il fatto che non siano collegate al diritto in vell'un, cioè al diritto di guerra

perché non sono in grado di discriminare tra civili militari

che è una condizione fondamentale per poter fare la guerra in maniera tra virgolette e legale

e soprattutto non hanno un obiettivo di uccisione delle persone

ma soprattutto di mutilazione delle stesse persone

e di conseguenza l'impatto sui civili è talmente grande

che si è pensato di metterli al bando subito dopo aver messo al bando le mine antipersona.

In passato in quali guerre sono state usate le bombe a grappolo?

Ci fai qualche esempio?

I primi esempi di munizioni che potevano essere paragonate le cluster

addirittura sono durante la seconda guerra mondiale

ma l'utilizzo veramente estensivo sia negli anni 60-70

in Cambodia, Laos, Vietnam da parte degli Stati Uniti

ancora adesso la stima è che in Laos, ad esempio, ci siano milioni di submunizioni in esplose.

Da quel momento in poi tantissimi sono stati teatri in cui le munizioni cluster sono state utilizzate

le forze sovietiche, ad esempio, durante la loro invasione in Afghanistan

abbiamo poi la Siria, l'Ivano, il Chad, abbiamo Iraq, Kuwait e l'Arabia Saudita

durante la prima guerra del golfo fatta dagli Stati Uniti e dai propri alleati

anche più di 60.000 munizioni cluster

poi veniamo a altri tipi di guerre Nagorno-Karabakh, Bosnia, Tajikistan

ma anche in Sierra Leone, Colombia ed Ethiopia

Più recentemente gli Stati Uniti hanno utilizzato queste bombe cluster

all'inizio dell'intervento in Afghanistan e nel secondo intervento in Iraq

tra il 2003 e il 2006.

Ancora una volta Libia, Cambodia, Sud Sudan

sono state altri esempi recenti insieme all'Oyemen e ovviamente l'Ukraine.

Come si è arrivati alla convenzione che vieta l'uso delle bombe a grappolo

e quali sono i paesi che non vi hanno aderito?

Si è arrivati alla messa al bando delle munizioni a grappolo delle cluster munitions

sulla scia della messa al bando delle minenti persona.

Le minenti persona che negli anni 60-70 venivano considerate degli eserciti

il soldato perfetto, non bevono, non dormono, non mangiano, fanno sempre la guardia.

E quando nel 1997 si è arrivati al trattato di Ottavo

alla messa al bando delle minenti persona, le società civili internazionali

e anche gli Stati hanno capito che il lavoro non era completato

perché, come abbiamo spiegato prima, cluster munition e minenti persona sono molto molto simili.

Nonostante il percorso si fosse incaliato, nel 2007 la Norvegia e altri paesi hanno lanciato invece

l'Oslo Process, cioè il processo di Oslo per arrivare a una convenzione,

quindi ha un negoziato che non fosse all'interno delle usuali strutture delle Nazioni Unite

ma che raccogliesse i paesi che avevano voglia e che avevano intenzione di mettere al bando queste ordigni.

Si è arrivati quindi nel 2008 a avere una forma di trattato, una forma di documento

che al momento è stato sottoscritto da 123 Stati.

110 sono stati parti, cioè hanno sia firmato che ratificato,

13 sono paesi che hanno firmato ma non ancora ratificato.

Purtroppo tra chi non ha nemmeno firmato e nemmeno ratificato,

ci sono paesi molto importanti, gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, l'India,

l'Arabia Saudita, il Brasile, ma per esempio in Europa, anche la Polonia,

oltre che la Bielorussia, oltre che la Finlandia, oltre che l'Ucraina.

Quindi sicuramente tanto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare anche per mettere al bando

questo tipo di armi inumane e indiscriminate.

Il Pentagon ha detto di aver ricevuto rassicurazioni scritte dal governo ucraino

su un uso responsabile delle bombe a grappolo, per esempio sul fatto che non userà questi armi

in zone densamente abitate da civili oppure che saranno registrate le aree in cui saranno usate

per facilitare le operazioni di sminamento dopo la guerra.

Queste rassicurazioni potrebbero rendere meno devastanti le conseguenze dell'uso delle bombe a grappolo?

Purtroppo no, certo può magari attutire, però cosa vuol dire non usate in zone densamente popolate dei civili?

Cosa è una zona densamente popolata?

Sì o no? Oltretutto sappiamo bene che in guerra tutto quello che viene scritto su un pezzo di carta

spesso davvero resta come foglia di fico e non viene applicato nella realtà.

Il problema vero è che se queste munizioni verranno utilizzate nell'area contesa

che in parte anche che lo sappiamo territorio ucraino sarà difficile può sminarle

anche perché non sappiamo quello che succederà nei prossimi mesi.

Vi ricorderete la distruzione della Diga che ha comportato lo spostamento di mine per centinaia di chilometri

quindi è impossibile dire che davvero si potranno registrare le aree di utilizzo anche delle cluster

per poter fare un'azione di sminamento successiva.

Tra l'altro quello che il pentagono e anche alcuni alleati da stessa ucraina continuano a ripetere

è che il tasso di fallimento di queste munizioni cluster dovrebbe essere secondo loro sotto il 3%.

Quando invece tutte le analisi sul terreno dimostrano che si arriva al 10, 12, 14%

di munizioni che non esplodono quando e dove dovrebbero.

Quindi capite che il rischio è molto più alto di quello che viene da loro ipotizzato

e quindi non c'è possibilità di un vero utilizzo responsabile.

L'unico utilizzo responsabile e che è quello che chiedono le nostre campagne

e compresa l'Italia ne pace di sarmo è non utilizzare le munizioni cluster.

Grazie a Francesco Vignarca. Grazie a voi.

Alberto Emiletti, editor di Internazionale Kids racconta un fumetto uscito sull'ultimo numero.

Oggi siamo abituati a usare le password per qualunque cosa facciamo online

per leggere la poste elettronica, per accedere ai nostri profili sui social network

ma quando sono nate le prime password legate all'uso dei computer?

Che è stato l'informatico che per primo le è inventata negli anni 60

e soprattutto perché l'ha fatto visto che all'epoca internet ancora non esisteva?

Sono queste alcune delle scoperte che elettriche e lettori potranno fare

leggendo un fumetto pubblicato sull'ultimo numero di Internazionale Kids

che si trova ora in edicola.

È un fumetto che abbiamo selezionato e tradotto dalla Regista Topo.

È un trimestrale francese di articoli e reportage fatti solo a fumetti

per ragazze e ragazzi con meno di 20 anni.

Il fumetto racconta anche perché oggi è così importante avere delle password efficaci,

come funziona un attacco informatico chiamato di forza bruta

e svela anche alcuni trucchi per creare delle password che siano effettivamente efficaci.

Il titolo del fumetto è Asterisco Asterisco Asterisco è criptato anche quello

e lo trovate sul numero 46 di Internazionale Kids in edicola.

Perché ci si permette di fare un processo alla ragazza?

E questa è una prassi costante.

Il processo alla donna.

La vera imputata è la donna.

E scusatemi la franchezza.

Se si fa così è solidarietà maschilista.

Perché solo se la donna viene trasformata in un'imputata

solo così si ottiene che non si facciano denunce per violenza carnale.

Era un brano tratto da processo per stupro, il documentario trasmesso dalla RAI nel 1979

che seguì un processo avvenuto alla Tina un anno prima in seguito alla denuncia di Fiorella,

una ragazza di 18 anni.

Nella sua ringa l'avvocata Tina Lagostena Bassi descriveva quella che oggi chiamiamo

vittimizazione secondaria, quando cioè si colpevolizzano le donne che hanno subito

violenze sessuali costringendole di fatto a subire una seconda violenza.

Se ne discute di nuovo in questi giorni, dopo che il Presidente del Senato Iniazio La Russa

è stato accusato di colpevolizzare la donna di 22 anni che il 7 luglio ha denunciato

per stupro suo figlio, Leonardo Abash La Russa.

Ne parliamo con Claudia Torrisi, giornalista esperta di femminismi e questioni di genere

che colabora con Internazionale.

Iniazio La Russa per difendere suo figlio ha detto che lascia molti dubbi una denuncia

per violenza sessuale arrivata a ben 40 giorni dopo il fatto,

poi ha parlato anche dell'uso di cocaína che avrebbe fatto questa ragazza dicendo

che il figlio insomma non ne fa uso eccetera, però ha insistito su questi due punti principalmente.

Si tratta effettivamente di un caso di vittimizazione secondaria?

Certamente sì, diciamo che la difesa che La Russa ha fatto del figlio presenta

sicuramente almeno questi due elementi da manuale per quanto riguarda la vittimizazione secondaria,

che come diceva la parola stessa è sostanzialmente il far diventare una vittima,

vittima una seconda volta. C'è una definizione di vittimizazione secondaria

che troviamo nella raccomandazione del Consiglio d'Europa,

che la difesce come la vittimizazione che non si verifica come diretta conseguenza

dell'atto criminale, ma attraverso la risposta che le danno alla vittima, istituzioni e individui.

Sostanzialmente cosa significa? Significa far rivivere alla persona che ha subito violenza.

In questo caso quelle condizioni di sofferenza che ha subito nel momento in cui appunto

è stata vittima del reato e quando si verifica di solito, si verifica per esempio

nel caso appunto di una persona di potere come può essere il Presidente del Senato

oppure appunto un'altra persona di potere, si verifica ad opera dei media,

si verifica ad opera della società, anche del pensiero del cosiddetto senso comune

e si verifica anche nei tribunali. La mancata denuncia o la denuncia tardiva o l'uso di sostanze

vengono spesso chiamati in causa per colpevolizzare le donne che hanno subito violenza.

Assolutamente sì, la mancata denuncia o la denuncia tardiva è uno degli elementi che vengono chiamati

in causa più spesso, nonostante ormai tra l'altro siano 12 mesi e comunque sono pochi,

a disposizione di chi ha subito una violenza sessuale per denunciarla,

però permane questa sorta di mito dello stupro, stupro che può essere considerato tale

soltanto se risponde ad alcune caratteristiche che sono assolutamente

tra l'altro non adderenti alla realtà e una di queste è che la vera vittima dello stupro

esattamente un minuto dopo aver subito lo stupro dovrebbe già essere in quest'ora

denunciare questo ovviamente non corrisponde alla realtà per una miriade di motivi

tra i quali per esempio anche semplicemente il fatto che molto spesso bisogna

semplicemente anche accettare e capire di aver subito violenza e elaborare quello che è successo,

parlarne con qualcun altro e anche magari avere il coraggio visto appunto il fatto che molte

stesse le donne che denunciano una violenza poi sono soggette a vittimizazione secondaria.

Dall'altro lato la questione degli stupefacenti ma così come la questione dell'alcol

è un altro elemento che viene chiamato molto spesso in causa come se questo insomma fosse

un aggravante per chi ha subito la violenza e non per chi ha agito la violenza e questo

ci dice diverse cose tra cui probabilmente la più importante è che il nostro peso

continua ad avere un problema abbastanza rilevante con quello che può essere il concetto di consenso

in un atto sessuale tra due persone a distinguere appunto a quello che poi aveva una violenza invece.

Nel caso che la vittima avesse fatto effettivamente uso di sostanze si tratterebbe eventualmente

di un aggravante, vorrebbe dire che se mai forse il consenso non poteva esserci.

Un consenso chiaro, ecco, quello che manca è probabilmente il fatto che per un rapporto

sessuale e consensuale tra due persone il consenso deve essere espresso chiaramente,

se ci sono già dei dubbi perché per esempio c'è stato alcol, droga, eccetera,

è chiaro che non ci può essere consenso.

In questa cultura che tende a colpevolizzare le vittime i mezzi di informazione dovrebbero essere

particolarmente vigili a un ruolo fondamentale, come si comportano?

Invece molto spesso vediamo colpevolizzazione della vittima e quindi vittimizazione secondaria

proprio ad opera dei mezzi di informazione.

Un caso piuttosto recente abbastanza eclatante è stato quello dello stupro,

appunto di cui ho accusato Alberto Genovese per esempio,

lì tutti i giornali si sono messi a giustificare la persona accusata di stupro

e invece a fare le pulci al comportamento della vittima.

E questo, tornando sempre al mito dello stupro, all'unico stupro possibile,

è quello che avviene in un vicolo, ad opera di sconosciuti,

e soprattutto la buona vittima, una vittima che si è difesa con tutte le sue forze,

ha fatto di tutto per evitare di subire quella violenza,

come se poi la responsabilità di subire o meno violenza appunto ricada sulla vittima sostanzialmente.

Abbiamo aperto, ascoltando un branno di processo per stupro

e una delle cose che colpiscono di quel documento

è l'atteggiamento degli avvocati della difesa nei confronti della vittima,

il modo in cui la interrogavano, chiedendo le dettagli sulla violenza e sulla sua vita privata.

Che cosa è cambiato da allora nei tribunali?

Non so se potrei dire che non è cambiato nulla, però sicuramente molte cose sono rimaste uguali

e questo non lo dico io, ma lo dice appunto alle prassi casi che si sono verificati,

ci sono diversi dati.

Il primo è che per esempio il rapporto grevio dell'esperte del Consiglio d'Europa

ma anche la relazione finale della Commissione sul Femminicidio delle Camere dicono

che effettivamente c'è un problema di vittimizzazione secondaria all'interno dei tribunali.

Ma l'Italia è stata anche condannata non solo una volta

dalla ceduta alla Corte Europea dei diritti dell'uomo proprio per, all'interno dei tribunali,

aver perpetuato vittimizzazione secondaria di donne che avevano denunciato una violenza sessuale.

Uno dei casi più eclatanti è stato nel 2021 e riguardava il caso dello stupro della fortezza da basso.

Nel 2008, quando una ragazza aveva denunciato uno stupro di gruppo Firenze fuori dalla fortezza da basso

e i giudici di Strasburgo hanno sottolineato come la sentenza d'appello della Corte d'appello di Firenze

che aveva assolto i cinque che erano stati imputati, era tutto un sottolineare le abitudini sessuali,

le abbisessualità, rapporti avuti precedentemente, lo stile di vita della ragazza.

E questo non è appunto che colpevolizzare la vittima possiamo definirlo quasi il manuale della vittimizzazione secondaria.

Esistono delle leggi specifiche sulla vittimizzazione secondaria?

La convenzione di Stambull dice specificatamente che gli stati aderenti alla convenzione

si impegnano a evitare che ci sia vittimizzazione secondaria, quindi diciamo che l'Italia dovrebbe farlo.

Una delle conseguenze della vittimizzazione è che le donne sono scoraggiate dal denunciare?

Sì, vedendo quello che succede a chi denuncia a livello mediatico, il fatto che la narrazione

stessa dello stupro quella fine viene quasi tolta a chi l'ha subito, diventa una razione di chi ha il potere di prendersela

è chiaro che l'effetto per una donna che ha subito violenza è ma io perché devo subire anche questo, tutto questo.

Ecco, in questo devo dire che negli anni c'è un lavoro che è stato fatto in movimenti femministi che sicuramente non può essere ignorato

è quello di credere alle donne, che non significa fare dei processi fuori dalle aule dei tribunali,

non significa dare valore alle parole appunto delle donne al racconto di una violenza,

la denuncia è una violenza che non è mai una passeggiata di salute,

non dare adito a questa storia di presunti e numeri incredibili di farse denunce per stupro.

Lo vediamo in Italia, ma lo vediamo anche a livello internazionale,

un caso che probabilmente è stato anche avuto una risonanza molto grossa anche nel nostro paese,

quello che è successo in Spagna, quando il processo del caso La Manada che era uno stupro di gruppo,

c'è stato quel hashtag io te creo, sorella io ti credo che ha avuto risonanza internazionale arrivato fino al nostro paese

e questo probabilmente è il cambiamento più forte che c'è stato in questi anni.

Grazie a Claudio Torrisi.

Grazie a voi.

Un saggio su un tormentone estivo consigliato da Patrizio Rubiglioni,

giornalista musicale che colabora con Internazionale.

È vero che quest'anno il tema delle canzoni dell'estate è un po' inflazionato,

visto che ci hanno provato un po' tutti a piazzare sul mercato il possibile singolo da spiaggia.

In un contesto del genere può sembrare assurdo anche solo pensare di scrivere la biografia di un tormentone.

Però non è sempre stato così, anzi, prime tormentoni erano meno e avevano un impatto culturale molto più forte.

Il giornalista Fabio De Luca di recente ha provato davvero a scrivere la biografia di uno dei pezzi per eccellenza dell'estate italiana.

Cioè, vamos a la Playa dei Righeira, anno di Grazia 1983.

L'ha fatti in un libro edito da notte tempo, intitolato proprio, oh oh, come il celebre ritornello del brano.

Dentro ci sono interviste grandi popstar di ieri di oggi e ad addetti ai lavori vari,

che spiegano come è che un brano che descrive la catastrofe nucleare

si è finito a spopolare in radio e al festival bar.

Soprattutto, però, De Luca ci porta in un'epoca lontana,

un'epoca in cui i tormentoni erano una cosa serissima,

che influenzava la realtà che avevano intorno e spesso la raccontavano meglio di tutti.

Oh oh oh, Fabio De Luca, notte tempo.

Sottotitoli e revisione a cura di QTSS

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Il governo degli Stati Uniti alla fine della settimana scorsa ha annunciato che fornirà munizioni a grappolo all’esercito ucraino. Il presidente del senato Ignazio La Russa è stato accusato di colpevolizzare la donna che accusa di stupro suo figlio.

Francesco Vignarca, coordinatore campagne della Rete italiana pace e disarmo
Claudia Torrisi, giornalista esperta di femminismi

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.