Il Mondo: Perché i miliardari non pagano le tasse. La crociata contro i libri negli Stati Uniti.

Internazionale Internazionale 10/30/23 - Episode Page - 26m - PDF Transcript

Dalla redazione di internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Giacopo Zanchini e

questa settimana sarò l'altro conduttore del mondo, il podcast quotidiano di

internazionale. Oggi vi parleremo di come tassare miliardari e di libri

censurati negli Stati Uniti e poi della sincronizzazione dei cervelli e di un

film. E' lunedì 30 ottobre 2023.

Lo che vediamo è che i nostri bambini pubblici e i nostri bambini pubblici

rimuovono i bambini perché qualcuno in la comunità non piace le idee o i

topi dei bambini, che è assolutamente contrario a l'Irlande Ie, e

tutti hanno la right di scegliere cosa vogliono leggere nei libri.

Che è più, sembra essere una campagna organizzata da gruppi di avvocati conservativi

che vogliono limitare la nostra abilità di pensare a alcuni problemi particolari.

Deborah Coldwell Stone è la direttrice dell'ufficio per la libertà

intellettuale dell'American Library Association, l'organizzazione che

riunisce böyle che riunisce blendisce le biblioteche degli Stati Uniti.

In questa intervista denuncia i ripetuti tentativi di togliere dagli scaffali

delle biblioteche pubbliche e scolastiche del suo paese un numero sempre più alto di libra.

Una pratica che definisceReally con il primo emendamento della costituzione e con il

diritto di ogni persona di scegliere cosa vuole leggere.

Secondo un rapporto di PEN America, l'Associazione USA,

c'è la libertà della libertà di espressione. Nell'ultimo anno le richieste di censura sono

aumentate di un terzo, arrivando a 3362 libri.

Ne parliamo con Alessio Marchionna, editor di Stati Uniti di Internazionale e Anna Frankin, editor di scuola.

L'ultimo è stato spietato con i libri usati nelle scuole o disponibili nelle biblioteche pubbliche.

Le richieste di censura sono aumentate un terzo rispetto all'anno scolastico precedente.

Hanno colpito 1.557 titoli e oltre 1.400 trautori, illustratori e traduttori, che spesso sono donne,

sono persone non bianche o appartenenti alla comunità LGBT.

PEN America pubblica con una certa regolarità rapporti su questa crociata contro i libri e lo stesso fa l'American Library Association.

Alessio PEN America monitora costantemente l'andamento di queste richieste di censura,

proprio perché non sono un fenomeno nuovo negli Stati Uniti.

Negli ultimi tempi, però, se ne discute moltissimo, cosa c'è dietro questo aumento delle richieste di censura?

In effetti tentativi di censurare i libri negli Stati Uniti non sono una novità.

Ci sono state varie ondate repressive nel corso della storia americana, per esempio negli anni 80,

quando c'era l'amministrazione di Ronald Reagan e quindi il Movimento Conservatore era in ascesa e ci furono campagne simili a quelle che vediamo oggi.

In generale non bisogna dimenticare che nei distretti scolastici e nelle biblioteche si è sempre discusso di quali libri adottare,

di quali potessero essere i libri meno adatti per i ragazzi.

Ciò che rende diversa la situazione di oggi è, per prima cosa, aumentata la varietà dei contenuti che gli editori sono disposti a pubblicare

e che gli insegnanti e bibliotecari sono disposti ad adottare per i ragazzi.

Quindi oggi ci sono più cose che potenzialmente possono dare fastidio.

Questo è successo anche perché gruppi in tempo marginali come Nehry, la comunità, le GBT, altre minoranze hanno tenuto più diritti,

hanno avuto accesso allo spazio pubblico, il fatto che le loro storie siano più raccontate nei libri

ha infastitito molto gli elettori e i politici e republicani,

quelli che temono una svolta in senso progressista del Paese.

Un altro elemento riguarda i social network. Un tempo non c'erano, oggi ci sono e questo cambia tantissimo le cose,

perché sono uno strumento organizzativo nelle mani di chi vuole censurare i libri,

proprio per creare le campagne e sono un megafono importante per diffonderle.

Infine bisogna ricordare sempre che queste dinamiche fanno parte di un processo più ampio di politicizzazione

di qualsiasi ambito della vita sociale negli Stati Uniti e quindi anche della cultura.

E questo processo è a sua volta il risultato dell'inasprimento dello scontro tra democratici e republicani.

In questo scenario i libri non sono più dei contenitori di informazione,

ma sono degli strumenti per colpire gli avversari politici.

Anna, di che libri stiamo parlando? Quali sono i titoli che si vorrebbero censurare?

Sono libri come dice Valessio che affrontano temi come razzismo, l'orientamento sessuale e l'identità di genere.

A volte parlano di violenza, di abusi, di salutamentale, di bullismo, anche di uso di sostanze

e in certi casi affrontano il tema del lutto e della morte.

Molti rientrano nel genere young ed adult, ma ci sono anche testi pensati per rettori più piccoli,

da agli 8 ai 12 anni ci sono anche albi illustrati.

Uno dei libri per gli infanzi è più osteggiati di sempre, ad esempio

It's Perfectly Normal, di Robbie Harris, che è un testo pubblicato 30 anni fa che parla di corpi, di sessualità ai bambini.

Più di recente ci si è accaniti per esempio contro l'occhio più azzurro e matissima di Toni Morrison

o venduta che la storia è raccontata dalla prospettiva di una 13enne vittima di sfruttamento sessuale.

Alessio Anna ha citato soprattutto temi e argomenti che non piacciono alla destra statunitense.

In questo clima polarizzato, nel campo progressista, invece, che succede?

Le richieste di censurare i libri dalle biblioteche scolastiche in passato sono arrivate anche dagli ambienti di sinistra.

Classici come Uomini e Topi, di John Steinbeck o il buio oltre la siepe, di Harper Leo,

addirittura le avventure di Huckleberry Finn, di Mark Twain, in passato sono stati contestati dai progressisti

perché affrontano il tema delle discriminazioni raziali con modi e termini secondo alcune persone inappropriati.

Ma i tentativi di censura in questo momento riguardano molto di più la destra che la sinistra.

I conservatori sono preoccupati soprattutto da quale versione della storia degli Stati Uniti viene raccontata ai ragazzi

e quindi viene in un certo senso tramandata.

Siamo in un momento in cui il Paese sta diventando meno bianco e ci sono delle spinte a tenere più in considerazione

il contributo degli immigrati, degli schiavi, delle minoranze alla costruzione della società.

Non è un caso se tra i libri che i repubblicani hanno provato a censurare ci sono saggi,

libri di storia come Storia del Popolo Americano, di Howard Zinn,

che racconta la storia degli Stati Uniti dal punto di vista degli sfruttati.

Un punto di svolta che ha contribuito di recente a radicalizzare l'approccio dei conservatori riguardo ai libri è stata la pandemia.

Nel momento in cui molti Stati, molti autorità nel 2020 hanno cominciato a imporre l'obbligo di mascherine, di lockdown

e altre restrizioni e venuta fuori una frustrazione molto forte da parte delle famiglie che hanno cominciato a rivendicare

nei confronti delle scuole e quindi delle autorità in generale il diritto a decidere loro per i loro figli.

I repubblicani hanno subito capito che potevano usare questa frustrazione delle famiglie e affini elettorali.

Anna, da dove arrivano le richieste di censura? Concretamente come funziona il processo che porta a queste richieste?

Allora innanzitutto bisogna fare una precisazione negli articoli che parlano di questa battaglia culturale,

che tornano continuamente due parole, una è ben divieto e l'altra è challenge, che possiamo tradurre con contestazione.

Challenge indica il tentativo di rimuovere un libro in un percorso scolastico disponibile nelle biblioteche,

di rimuoverlo o di limitarne l'accesso sulla base di obiezioni fatte da una persona o da un gruppo.

Bene, invece, è il risultato di questi sforzi, cioè indica la rimozione vera e propria di quel libro.

La cosa importante da capire è che una contestazione non è semplicemente una persona che esprime un punto di vista,

è un'azione formale, cioè una denuncia scritta che avvia una procedura durante la quale il libro resta in una sorta di limbo.

Fatta questa distinzione, ci sono, come diceva Lestio, le leggi che contribuiscono a creare un clima poco sereno nelle scuole,

allargano gli spazi di intervento per genitori funzionari e semplici cittadini e accanto a questa azione statale,

ci sono poi gruppi come Mums for Liberty, che è nato in Florida nel 2021 o Citizens Defending Freedom,

che formano una rete in grado di raggiungere tutti gli angoli del Paese.

Questi gruppi condividono online suggerimenti, istruzioni su come contestare un libro nel modo più efficace e soprattutto reclutano genitori,

in modo che intervengano ai consigli scolastici.

Il consiglio scolastico è l'organo che rappresenta la comunità e prende le decisioni sulle scuole di un distretto.

L'intervento dei singoli ha un ruolo molto importante.

Ci può fare un esempio?

Si, il Washington Post ha analizzato migliaia di reclami presentati in tutti gli Stati Uniti tra il 2021 e il 2022

e ha scoperto che più della metà, cioè per la precisione il 60%, era opera di 11 adulti soltanto,

vuol dire che ognuno di loro aveva contestato decine o addirittura centinaia di volumi.

Tra questi contestatori seriali c'è Jennifer Peterson, che è una mamma di 48 anni della Virginia,

e la sua vicenda riprecorre un po' quello che raccontava prima Alessio,

cioè fino a due anni fa Peterson non si preoccupava minimamente di cosa si leggesse nelle scuole che frequentavano i suoi figli.

Aveva cominciato a partecipare alle riunioni del consiglio scolastico nel 2020

per protestare prima contro le chiusure per la pandemia e poi contro l'obbligo delle mascherine.

Nel 2021, a una di quelle riunioni, sente dei genitori che non conosceva l'amentarsi di due libri in dotazione nelle biblioteche,

uno che racconta le vicende di alcuni ragazzi senza fissa di mora, tra cui un atostico dipendente che si prostituisce,

e l'altro che è un libro incentrato su un amore gay.

E lei è andata nel panico quando ha sentito di questi libri,

perché era convinta che aspettasse alle famiglie autorizzare certi tipi di letture e che i libri con sciene di sesso non avrebbero dovuto essere disponibili a scuola.

E quindi, se è messa in dagare, ha usato per giudicare i testi un unico criterio,

cioè quel libro ha contenuti che per la legge della Virginia possono essere considerati sessualmente espliciti, pornografici, diciamo,

e ha cominciato a leggere.

In dieci mesi Peter se ha letto più di 24.000 pagine prese da 73 libri adottate nelle scuole pubbliche della sua contea

e ne ha trovate discutibili 1.335.

All'inizio il suo piano era partecipare alle riunioni del Consiglio Scolastico e leggere ad alta voce i passaggi più imbarazzanti di quei libri

per costringere gli adulti ad ammettere che bisognava sbarazzarsene.

Invece i genitori, gli studenti e gli insegnanti sono intervenuti per difendere i testi, nessuno ha fatto un reclamo e quindi ci ha pensato lei.

Dal maggio del 2022 al settembre 2023 ha contestato 71 libri, 5 al mese, consegnando 434 pagine di note.

Questi reclami non sono andati bene, ma lei non si è data per vinta, ha fatto ricorso e alla fine in una decina di casi i libri sono stati effettivamente tolti dalle biblioteche.

Alessio, torniamo allo scontro culturale in corso negli Stati Uniti.

Quanto spazio occupa il tema della censura dei libri nel dibattito pubblico? Nessuno si ribella?

In realtà i giornali danno spesso notizia di proteste da parte degli studenti e dei ragazzi contro i tentativi di censurare i libri

e i sondaggi mostrano che almeno due terzi dell'opinione pubblica è contro i tentativi dei repubblicani di censurare i libri.

Per capire come riesca una minoranza a condizionare in questo modo il dibattito pubblico e politico possiamo pensare al tema delle armi negli Stati Uniti.

In realtà la maggior parte degli elettori negli Stati Uniti è convinta che servono delle misure per ridurre la diffusione delle armi,

però c'è una minoranza molto agguerrita di possessori di armi che tiene in ostaggio il dibattito pubblico e di fatto riesce a bloccare ogni azione legislativa.

Sui libri succede qualcosa di simile come dimostra il caso della signora Peterson che da sola riesce a condizionare il dibattito pubblico sull'educazione in uno Stato.

Grazie Alessio Marchionna. Grazie a voi.

Grazie Anna Frankin. Grazie a voi.

La notizia di scienza della settimana raccontata da Elena Boille, vice-direttrice di Internazionale.

Quando diciamo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda con qualcuno per dire che andiamo d'accordo, che abbiamo pensieri, sentimenti o interessi comuni, che siamo in sintonia insomma,

probabilmente non immaginiamo che sia davvero così, cioè che davvero i nostri cervelli si sincronizzano.

Che succede quando due persone sono immersi in una stessa attività come guardare un film non è strano?

In fondo siamo fatti della stessa pasta e i nostri cervelli tendono a reagire allo stesso modo.

Ma questa sincronizzazione è presente anche quando siamo impegnati in un'interazione sociale.

Per esempio, quando bagliamo insieme ad altri, i nostri cervelli tendono in gradi diversi a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d'onda.

Se però ci tocchiamo anche e ci guardiamo negli occhi, la sincronia aumenta.

Il livello di sincronia è influenzato anche dal rapporto che abbiamo con le persone, più estretto e duraturo, come in una coppia o madre figlio,

più la sincronizzazione delle onde cerebrali è precisa, con oscille azioni che si sovrappongono con differenze di pochi mili secondi.

Ma viene da chiedersi, questa sincronia ha un ruolo attivo o è solo un effetto collaterale delle nostre interazioni?

Secondo gli studi più recenti, come spiega l'articolo di Mediapark che pubblichiamo in questo numero, sembra proprio avere un ruolo attivo.

La sincronizzazione, per esempio, favorisceney favore la prendimento.

Gli studenti più insinconi, più in sincronia tra loro e con i professori imparano meglio.

Queste scoperte ci fanno guardare con occhi nuovi, non solo a cosa sia la socialità, ma anche a l'idea stessa di coscienza,

è davvero un fenomeno esclusivamente individuale?

C'è l'evasion fiscale internazionale.

L'evasion fiscale internazionale a été au sommet de la Jardin Politico au cours des 10, 15 dernières années.

C'ietrolled l'helmare t plans' genetics et la arrive d'un cálpsiones droptare can bien avoir en tête.

In questi giorni è stato presentato il rapporto globale dell'Osservatorio Fiscale dell'Unione

Europea, da cui emerge una realtà mondiale di rompente.

In tutto il mondo, i miliardari pagano pochissime tasse e le grandi multinazionali continuano

a eludere il fisco, nonostante i progressi tecnologici e quelli nelle comunicazioni tra

le banche.

Nell'audio abbiamo sentito l'economista francese Gabriel Zuckmann, direttore dell'Osservatorio,

a la radio France & Thea, di quanto è difficile contrastare l'evasione fiscale internazionale

e far pagare le tasse ai miliardari e alle grandi imprese.

Questa ingiustizia fiscale crea ovviamente problemi alle finanze degli Stati, ai diritti

dei cittadini e alla credibilità dei sistemi democratici.

Ne parliamo con Alessandro Lubello, editor di economia di internazionale.

L'Osservatorio fiscale europeo è nato nel 2021 e si avvale della collaborazione di

circa 100 studiosi di tutto il mondo, è guidato dall'economista francese Zuckmann e proprio

in questi giorni ha pubblicato il suo primo studio.

La tempistica non è casuale perché lo studio è fatto per valutare l'effetto sui regimi

fiscali e di due importanti innovità, quella del 2017 quando gli governi hanno cominciato

a scambiarsi i dati bancari sui contribuenti.

L'altra novità è l'imposta minima globale sui redidi delle multinazionali voluta dal

LOX nel 2021 che progressivamente sta entrando in vigore in tutto il mondo.

Lo studio quindi valuta gli effetti di queste decisioni.

Una prima conclusione che rispetto al passato proprio grazie allo scambio dei dati bancari

è più difficile nascondere le ricchezze al fisco.

L'Osservatorio ha stimato che nel 2022 la ricchezza globale offshore, quindi all'estero,

era pari a circa 12 mila miliardi di dollari.

Un quarto di questa ricchezza è stata nascosta al fisco.

Nel 2007 la proporzione era del 90%, quindi c'è un notevole miglioramento.

Il problema segnalato dall'Osservatorio è che le persone molto ricche e le grandi multinazionali

comunque continuano a nascondere la loro ricchezza, in particolare i miliardari sono

tassati molto poco perché soprattutto nei loro paesi d'origine hanno a disposizione

vari strumenti per convogliare le loro ricchezze altrove dove si pagano meno tassi o non se

ne pagano affatto, per esempio fondando società fittizie o attraverso altri stratagemmi.

Secondo Zuckmann, i grandi miliardari pagano attualmente tasse pari allo 0,5% del loro patrimonio.

E le grandi multinazionali invece quanto pagano?

Secondo L'Osservatorio nel 2022, le grandi multinazionali hanno realizzato all'estero

utili per 2.800 miliardi.

Di questi 2.800 miliardi, mille sono stati di fatto nascosti al fisco in vari modi convogliandoli

in paesi dove hanno grossi vantaggi fiscali.

Il problema in questo ambito è proprio la concorrenza tra amministrazione e tra paesi

perché alcuni offrono vantaggi enormi per attirare le multinazionali, quindi attirare

anche posti di lavoro ma soprattutto entrate i fiscali, ben sapendo che in questo modo

danneggiano i paesi d'origine da cui provengono le multinazionali.

L'Osservatorio ha stimato quanto perdono alcuni paesi a causa di questa concorrenza

fiscale, in caso particolare la Germania, che perderebbe quasi un quarto dell'entrate

a cui avrebbe in teoria diritto, l'Italia intorno al 12%.

Uno dei paesi che si avvantaggia di più di questa concorrenza fiscale nell'Unione Europea

è l'Irlanda, che non a caso quest'anno secondo l'estime del governo di Dublino chiuderà

il bilancio con un'eccedenza record di 10 miliardi di euro.

Il motivo di questo surplus record è il sistema fiscale irlandese che offre a liquide molto

basse alle aziende multinazionali, in particolare l'Irlanda sono arrivati colossi come la

Apple, Amazon, Google, le grandi case farmaceutiche.

Le tasse pagate da queste grandi aziende, il lavoro portato in Irlanda ha permesso

al governo di incassare tutti questi soldi, registrare questo record senza precedenti.

Un'eccedenza che non si registra in nessun altro paese dell'Unione Europea, dove anzi

i governi hanno problemi di deficit non di surplus.

In Irlanda si fondono problemi per esempio non sanno esattamente come usare questa eccedenza

enorme, se usarla per ridurre le tasse a tutti oppure se investire in servizi essenziali

come i trasporti o la sanità a piuttosto che l'istruzione, ma è probabilmente solo

l'Irlanda da avere problemi di questo tipo in questo periodo.

Proprio per evitare questa concorrenza tra paesi e tanto più tra paesi dell'Unione

Europea era stata proposta una imposta minima globale del 15 per cento sui profitti delle

multinazionali.

Era stata proposta nel quadro del LOX.

A che ne siamo con questa proposta?

L'imposta minima globale voluta dal LOX nel 2021, a cui ha aderito circa quasi 140 paesi,

nell'Unione Europea dovrebbe entrare in vigore nel 2024.

I principi su cui si basa l'imposta minima globale sono due, che le multinazionali paghino

le tasse nei paesi in cui vendono effettivamente i loro prodotti.

Il secondo pilastro è cosiddetto è che le multinazionali con un fatturato superiore

ai 750 milioni di dollari non paghino meno del 15 per cento sui gli utili effettivamente

registrati.

Questi principi sono stati ricepiti nell'Unione Europea, dovrebbero entrare in vigore nel

2024 con alcune eccezioni per alcuni settori, come quello del trasporto marittimo.

Quindi le previsioni sono che aumentino gli introiti di tutti i governi e che si riduca

la concorrenza spietata delle aliquote sui redditi societari.

Quindi secondo te c'è un'inversione di tendenza nelle autorità nazionali e internazionali

su questo tema e si stanno prendendo dei provvedimenti?

L'iniziativa del LOX nel 2021 non è casuale.

Ricordiamo che tutti i paesi del mondo, in particolare quelli sviluppati con la crisi

legata alla pandemia nel 2020, hanno speso molti soldi, si sono indebidati pesantemente

dagli Stati Uniti, ai Paesi europei.

In questo momento i governi hanno bisogno di risorse per tenere in piedi i loro bilanci

e i loro investimenti per finanziare i servizi pubblici essenziali.

Di conseguenza la pressione dei governi per l'introduzione dell'imposta minima globale

è stata elevata, in particolare quella degli Stati Uniti.

Quindi in futuro continuerà questa tendenza perché i problemi di bilancio dei grandi paesi

non passeranno nel breve termine.

E cambierà la situazione anche sui grandi patrimoni?

Potrebbe cambiare anche quello, tanto è vero che Zuckmann nel rapporto dell'Osservatorio

propone sulla falsarica dell'imposta minima globale sui redditi multinazionali un'imposta

minima globale sui grandi patrimoni.

Secondo Zuckmann dovrebbero essere tassati con un alicola del 2%, quelli più grandi dei

principali miliardari.

In questo modo i 3.000 grandi miliardari di tutto il mondo assicurerebbero al fisco

e alle amministrazioni dei diversi Paesi circa 250 miliardi di dollari all'anno.

Grazie ad Alessandro Lubello.

Grazie a voi.

Claudio Durastanti, curatrice della casa etitrice La Tartaruga e che scrive la rubrica

Canzoni su Internazionale, consiglia un film in streaming.

Quando morì Margaret Tatcher inizio a circolare un video di una signora scozzese che dichiarava

di non essere dispiaciuta per la morte della Tatcher ma che avrebbe voluto ficarle un palo

di legno nel cuore per vedere se poi tornava e quindi fa questa equazione Tatcher Vampira.

Vedendo al Conde mi sono chiesta se Pablo la Reinavesse in qualche modo tratto ispirazione

da questo video perché nel film appare Tatcher in queste vesti come compagna di avventure

di Pinochet che è un vampiro di 200 anni che si ritrova ad accogliere una famiglia

di eredi che in qualche modo non sono traumatizzati dagli eccidi di cui è stato perpetuatore

e complice ma sono interessati esclusivamente alle eredità economiche e diventa una sorta

di comedy of manners in cui Pinochet si innamora di una suora esorcista.

Il film ha vinto la migliore sceneggiatura a Venezia e in realtà la sua componente scritta

non è la più interessante perché in realtà ha tutta una leggerezza simbolica visiva caratterizzata

da un bellissimo bianche nero che forse fa la vera ricchezza del film e il Conde di Pablo

la Reina lo si trova su Netflix.

Sottotitoli a cura di Sottotitoli e a cura di Sottotitoli

Machine-generated transcript that may contain inaccuracies.

In tutto il mondo i miliardari e le grandi multinazionali continuano a eludere il fisco. Secondo un recente rapporto di Pen America, nell’ultimo anno le richieste di censura sono aumentate di un terzo, arrivando a 3.362 libri.

CON
Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale
Anna Franchin, editor di scuola di Internazionale
Alessio Marchionna, editor di Stati Uniti di Internazionale

LINK
Video miliardiari: https://www.youtube.com/watch?v=b4LZ3bnUuCo
Video Stati Uniti: https://www.youtube.com/watch?v=i2iiyU-z5E4&t=136s

Articolo dell'Economist: https://www.economist.com/culture/2023/10/14/why-films-have-become-so-ridiculously-long

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni e Vincenzo De Simone.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.