Indagini: Novi Ligure, 21 febbraio 2001 - Seconda parte

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Erika Denardo è nell'Istituto Penale per Minoreny Beccaria di Milano. Mauro Favaro,

chiamato da tutti Omar e al Ferrante a Porti di Torino. A tutti e due è stato detto che sono

stati registrati all'interno della caserma di Novi Ligure. Ci sono i video che gli hanno

ripresi mentre mimano gli omicidi e ci sono gli audio. Tra loro si sono chiamati effettuosamente

assassina e assassino. Interrogati raccontano storie molto diverse l'una dall'altro,

ma sono storie in vero simili, incongroe. Lei dice ha fatto tutto lui e Mauro Favaro,

invece io non c'ero neanche. Il ragazzo ha raccontato che quella sera verso le 20 e 30 ha

ricevuto sul suo cellulare una chiamata di Erika Denardo che li ha chiesto di raggiungerla

subito in via Don Beniamino da Catra 12. L'ho trovata lì fuori, dice Favaro. Mi ha raccontato

tutto di come aveva ucciso la madre e il fratello. A Milano, interrogata nell'Istituto Penale

Minorile Beccaria, Erika Denardo racconta tutta un'altra storia. Dice alla Pubblico Ministero

Olivia Locci che l'interroga. È stato Mauro, lo giuro, è stato lui a uccidere mia mamma

e poi Gianluca. Dopo mi ha chiesto di aiutarlo a far sparire le prove. Mauro ha colpito mia

madre, poi mi ha chiuso nel bagno ed è salito al piano di sopra per uccidere mio fratello

che ha tentato di scappare. Mauro mi diceva, dobbiamo vivere la nostra vita, i tuoi ci

fanno solo menate, ci devono lasciare liberi. Poi, dicere Erika Denardo, quando ha finito,

mi ha liberato e mi ha chiesto di coprirlo. Ma come ribate la PM? Perché tu lo avresti

fatto? Perché coprirlo? Perché non volevo perderlo? E per questo che anche in Chaserma

quando ci avete registrato li dicevo di non preoccuparsi che non lo avrai tradito. Detremo,

dice la pubblico ministero, chiudendo il verbale.

Novi Ligure intanto è diventata il centro d'Italia. La storia di una famiglia e la

storia di un paese, di una società, dell'idea stessa di nucleo familiare. Dai titoli sui

giornali che dicevano, caccia le belve di Novi Ligure se è passati a titoli come Erika

e affetta da una malattia nuova. I giornali seguiranno poi, mesi dopo, il nuovo presunto

fidanzamento di Erika Denardo in carcere. Nel 2006, una canzone di Fabri Fibra, che parla

di 97 coltellate per uccidere tua madre, susciterà l'indignazione generale. Ma ciò che accade

Novi Ligure finì anche in canzoni dei Subsonica, del Club Doggo, di Marrakesh. Erika Denardo

compare anche nel numero 392 del 2002 del fumetto Alan Ford. Nel fumetto Erika faceva

la Showgirl e veniva annunciata come la super Erika che canterà una canzone dedicata alla

mamma. La ragazza era disegnata con un coltello in mano. Molti lettori non gradierono e protestarono.

Tornò però nel numero 404 del 2003, ma stavolta con un nuovo nome si intitolava Enrica colpisce

ancora, Enrica con la K. Da poco in carcere Erika Denardo e Omar Favaro, forse ancora

non del tutto consapevoli di cosa li aspetta, si divincolano dalle loro responsabilità

nell'unico modo che conoscono, dando la colpa all'altro. Però non è così facile, anzi

non è possibile, perché le indagini scientifiche ricostruiscono esattamente quello che è successo.

Poi entrerà in scena la giustizia minorile, che a principi metodi e conclusioni diverse

che andranno spiegate. Quando arrivarono le condanne, in molti, nelle trasmissioni televisive

nei commenti suggiornali, fecerò la domanda, ma come? Solo?

Io mi chiamo Stefano Nanzi, faccio giornalista da tanti anni e nel corso della mia cariera

mi sono occupato di tante storie come questa, quelle che nel tempo vi sono diventate familiari

e altre che potreste non avere mai sentito nominare. Storia di Cronac, di Cronac a Nela,

di Cronac a Giudiziaria. Il podcast che state ascoltando, sentitola in indagini ed è prodotto

dal post. Vi racconterò ogni mese, una volta al mese, una di queste storie, tentando di

mostrare non tanto il fatto di Cronac in sé, il delitto in sé, ben sì tutto quello che

è successo dopo, il modo in cui si è cercato di ricostruire la verità. Le indagini giudiziari

e i processi con le loro iniziative, le loro intuizioni e il loro errore, in modo in cui

le indagini hanno influenziato la reazione dei media e della società, e in modo in cui

media e la società hanno influenziato le indagini.

Il primo a cambiare versione, anche se non del tutto, è Mauro Favaro, Omar. Lentamente

inizia a fare alcune omissioni. Continua però ad attribuire la responsabilità

ai Riccadenardo. Dice che lei si voleva sentire libera. Queste parole, libera, liberi, libertà,

torneranno spesso nelle dichiarazioni dei due ragazzi. Favaro dice che nella settimana

precedente all'omicidio, Riccadenardo richiedeva, ammazzeressime i genitori per me, dice che

gli proponeva un patto di sangue, che poi si sarebbero sposati, che avrebbero fatto

un figlio.

Nelle trasmissioni televisive e sui giornali, molti commentatori paragonano, come ha ricordato

il sociologo Gianfranco Bettin, ciò che ha appena accaduto a Novi Ligore, con ciò

che è successo a Montecchia di Crosara, in provincia di Verona, il 17 aprile 1991,

quando Pietro Maso, 19 anni, ha aiutato da tre amici, due diciotteni a 17 anni, uccise

i propri genitori. Dice Gianfranco Bettin, autore del libro Eredi.

Ci sono delle analogie ma anche delle differenze e per certi diversi delle opposizioni. Da

un lato c'è una figlia, in questo caso, con un complice, che uccide la madre e il fratello,

due appartenenti dello stesso nucleo familiare, dall'altro c'è, ovviamente, un'incisione

da parte di Maso e dei suoi tre complici, dei due genitori. La differenza sta, se vogliamo

semplificarla, ma con una certa congluità, diciamo, Maso uccide per avere la roba, l'Eredità.

Erika, col suo complice, Omar, uccide per essere. Lei dice, io voglio essere libera,

voglio eliminare l'ostacolo che sono i miei genitori, che è mio fratello, il preferito

della madre, secondo lei. Maso vede nei genitori l'ostacolo ad avere subito la roba, l'Eredità.

Cosa ne volevano fare di questa cosa? L'Eredità, uno è la libertà dal controllo familiare,

l'altra con gli altri. La stessa meschina mediocre, per certi versi, miserabile dita

che facevano prima. L'uno, senza lavorare, avendo ereditato i beni, e quindi la discoteca,

il bar del paese, le chiacchiere, lo sbruffone, la macchina, e lei, tolti di mezzo gli ostacoli,

stare nella casetta di Novi Nibure, che era con la famiglia, senza il controllo dei genitori.

Per certi versi, il delitto di Erika e Omare è, tra dirgolette, più essenziale, più

puro, diciamo così, più ancestrale, se vogliamo. Quello di Maso è più arcaico, più

legato all'appropriazione di beni primitivi, la roba, appunto. Certo convergono nel fatto

che gli manca l'idea di una vita diversa. Erika Denardo continua nella sua versione.

Scrive una amica di Novi Nibure, e ripete ancora, io non c'entro a niente.

L'atto novembre io a Marci siamo messi insieme e si è innamorato da Matti. Anche io ero

innamorata, ma poi lui è diventato geloso e ogni volta che salutavo un altro ragazzo

mi picchiava. Io lo perdonavo perché ero innamorata. Poi, mercoledì 21 febbraio voleva ammazzare

i miei genitori perché non lo accettavano. È stato bruttissimo, io non ci credevo a

quello che vedevo, ma non voglio farti soffrire, volevo solo dirti che sono innocente e che

uscirò e che staremo di nuovo insieme, per sempre, e nessuno potrà mai dividerci.

Continua ad ascoltare la nostra canzone, Let me be the one, di Sasha, e non dimenticarti

mai di me. Trampò staremo di nuovo insieme.

L'analisi della scena del crimine è stata affidata, come avviene per tutti i delitti

su cui indagano i carabinieri, a Arrissa di Parma, il reparto in investigazioni scientifiche

competente per il nord d'Italia. Vengono rilevate tracce, schizzi, orme. Come scrisse

nel suo libro Delitti Imperfetti, l'allora comandante dell'Arrissa, Luciano Garofano,

al Piano Inferiori c'era sangue dappertutto. Secondo la ricostruzione Susi Cassini entrò

in casa attorno alle 8 di sera. Gianluca corse di sopra e, come gli aveva detto di

fare la madre, apri l'acqua per riempire la vasca da bagno. Susi Cassini, fece in

tempo a toglierse il cappotto e venne colpita di sorpresa, una prima volta, nel disimpegno

che metteva in cucina. Ieri si ipotizzarono che fosse stato Mauro Favaro a farlo. La

vittima a quel punto si spostò in cucina e si difese. Intanto Gianluca Denardo aveva

sentito la madre gridare ed era sceso. La ricostruzione fatta da Arrissa, accurata,

racconta tutto istante e dopo istante. Non la riportiamo qui, sarebbe inutile, è dura

e crudele. L'indizzi, che poi divennero prove, contro i due ragazzi erano molti e inelutibili.

I tecnici di Arrissa trovarono sulle scale anche della polvere celeste. Dalle analisi

risultò a essere Racumin, un topicida. Venne ricostruito che probabilmente i due ragazzi

non avevano il coraggio di usare coltello anche contro il fratello di Erika e avevano

così pensato di utilizzare un veleno. Era stato versato in un bicchiere ma la sostanza

non è solo bil in acqua. Probabilmente correndo sulle scale, o Erika Denardo o Mauro Favaro

avevano in mani bicchiere e facendo un movimento brusco l'avevano rovesciato. Il Racumin,

rimase sulle scale, dice la cronista Alessandra Gavazzi. Saranno iris a mettere in chiaro che

le responsabilità sono per le tetiche. Cioè in quel disastro completo, in quello scempio che è la

scena del delitto, che è la villetta nella quale abitavano Denardo, iris troveranno tali

tante prove che le coltellate e le azioni ucidiarie sono state messe in atto alla pari

dei due ragazzi e che quindi le responsabilità sono alla pari.

Nel secondo interrogatorio Mauro Favaro ammette di essere entrato in casa dei Denardo dopo che

il padre era uscito. Erika dice Mauro Favaro nell'interrogatorio, li parlò di una prova

d'amore e li impose di uccidere sua madre. Li diede dei guanti di gomma, di quelli per lavare

i piatti e un coltello. Lui però, sempre secondo il suo racconto, si era rifiutato. A quel punto

la ragazza lo aveva fatto nascondere in bagno. Quando Susi Cassini era arrivata a casa, la

figlia e la madre avevano iniziato a litigare. Poi Erika aveva colpito con il coltello.

Quindi aveva fatto uscire Mauro dal bagno, minacciandolo e insultandolo. Chi aveva detto,

colpiscila anche tu. E lui lo aveva fatto, ma, disse, lo colpita una volta sola.

Poi era sceso Gianluca Denardo, il fratello di Erika. Lei lo aveva accompagnato di sopra,

poi era nuovamente scesa, aveva messo il topicida nel bicchiere, ma salendo le scale,

lo aveva rovesciato. Quello che successe dopo, come già detto, è inutile descriverlo.

Mauro Favaro racconta che Erika avrebbe voluto aspettare il padre per ucciderlo,

ma lui si era rifiutato. No, questa volta me ne vado, aveva detto. Erika li

diede un sacchetto di plastica con dentro uno dei due coltelli usati, guanti di gomma e la

confezione di topicida, dicendoli, nascondilo. Lui lo aveva gettato in un campo, disse i

carabinieri dove trovarlo. Ecco, questo era il raccolto di Mauro Favaro.

All'Istituto Beccaria di Milano, Erika Denardo continua a raccontare la sua storia.

Dice ancora che Mauro l'ha chiusa in bagno e che poi ha ucciso sua madre e fratello.

Sarebbe poi stato lui a insistere per aspettare il ritorno del padre per ammazzare anche lui.

Nel luogo indicato da Favaro viene ritrovato il sacchetto con i guanti di gomma,

il topicida e un coltello con la lama di 15,3 cm. L'altro coltello, quello ritrovato in casa,

ha la lama di 19,7 cm. Analizzando i guanti di gomma fatte ritrovare da Favaro,

vengono scoperte tracce di sangue dello stesso Favaro e tracce riconducibili a Susi Cassini e

a Gianluca Denardo. È la prova, secondo il ris di Parma, che Mauro Favaro ha partecipato

a entrambi delitti. La partecipazione di Erika Denardo è provata dalle schizzi di

sangue della madre presenti nella parte superiore dei suoi jeans. Le impronte dei piedi sporchi

di sangue di Erika sono accanto al corpo di Gianluca Denardo. Le tracce che costitueranno poi

prove sono ovunque e sono molte. Le perizie non riusciranno però a risponderla alla domanda su

chi dei due abbia colpito di più, se la mano sinistra di Erika Denardo o quella destra di Mauro Favaro.

Luciano Garofano, comandante del RIS, dirà che dai risultati delle perizie scientifice,

probabilmente Favaro, aveva avuto un ruolo maggiore nell'omicidio di Susi Cassini,

mentre la responsabilità dell'assassinio del fratello era da attribuire in maniera paritaria

a entrambi. I minori di 18 anni per essere processati devono essere giudicati imputabili,

cioè considerati capaci di intendere di volere. La capacità di intendere di volere viene infatti

presunta dalla legge e solo con il compimento del 18. anno di età e viene solitamente individuata

nel concetto di maturità. Lo spiega la professoressa Isabella Merzagora, specializzata in psicologia clinica.

La dottrina e la letteratura scientifica e la jurisprudenza fanno riferimento al termine di

maturità, quindi non che ci sia una diagnosi, ma ci sia o non ci sia questa maturità. Termine per

la verità un po' vago, perché capisce

almeno quello che c'è, è che si dice che la maturità deve essere anche parametrata al fatto,

cioè a dire non so, mi viene un esempio un po' improbabile, ma può darsi che il ragazzino che

prende la macchina di papà e magari viola l'enorme della strada non sia così maturo da capire che questa è

appunto una violazione. Allora il problema viene per i cosiddetti infradiciotteni, cioè fra i 14 e 18,

e dice l'articolo 98 del codice penale, è imputabile, chi nel momento in cui ha commesso il fatto

aveva compiuto i 14 anni, ma non ancora i 18, se aveva capacità di intendere di volere, ma la pena è dimittata, quindi, mentre nel 88 e 89 per gli adulti, non è imputabile chi,

al momento in cui ha commesso il fatto era per infermità in tale stato di mente, qui non si parla di infermità,

in un certo senso c'è un po' un'inversione, perché negli adulti si dice imputabile chi tranne che abbia l'infermità,

nei minori si dice è imputabile se ha la capacità, quindi come se avessimo una presunzione di capacità per l'adulto e una quasi presunzione

di incapacità per l'infradiciottene, che è imputabile se ha la capacità di intendere di volere.

I minori di 14 anni non sono invece mai considerati imputabili.

Secondo una sentenza della corte di cassazione, il giudice, per analizzare la capacità di intendere e di volere del minore, non è tenuto a disporre

apposita perizia, potendo ricavare gli elementi necessari a giudizia sulla maturità del minore dagli atti del procedimento,

non chiede al suo comportamento processuale.

Nel caso di Novi Ligure, le difese dei due imputati sostenerò l'incapacità di intendere di volere.

Ben ero nominati pereti, da parte del giudice per l'indagini preliminari e degli avvocati difensori.

Il giudice per l'indagini preliminari è quello che garantisce

la legalità delle indagini nella fase preliminare.

Controlla la durata delle indagini stesse e può accogliere o respingere la richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero.

Quello delle perizie psicologiche sono imputato di delitti e un lavoro difficile, sempre.

L'ho ancora di più quando si ha che fare con ragazzi di 16 e 17 anni, sospettati di un delitto gravissimo.

Di 100 nella pomilla, psicologa, clinica e forense.

L'età in cui è avvenuto il fatto, l'età che avevano Erika Eomer, quando è avvenuto il fatto,

è comunque già proprio per definizione un'età molto complessa,

che avvengono tanti cambiamenti sul piano psicofilisico, emotivo, cambiamenti che dovrebbero portare in qualche modo ad una crescita cronologica che corrisponde ad un allontanamento dall'infanzia che è un'età in cui si è ancora molto protetti,

di sensibilità e di empatia, che già di persenso ma sono complesse.

Quindi sì, direi che è più complicato con soggetti in giovani taini, ed è adolescenziale per come erano loro e in quelli che oggi si chiamano giovani adulti.

I due ragazzi furono sottoposte una serie di test. Il primo fu il test di Hiroshak, è il più famoso, visto in decine di film, e la cui attendibilità è stata messa in dubbio.

Si tratta di dieci tavole su cui sono riportate macchie di inchiostro, cinque monocromatiche, due bicolori e tre colorate su uno sfondo bianco. A seconda delle risposte date, cioè di quello che la persona sottoposta al test vede nelle immagini,

viene fatta una valutazione che riguarda la sfera dell'intelligenza, dell'affettività, dei rapporti sociali.

Un altro test a cui furono sottoposti è il TAT, Thematic Aperception Test, uno dei più utilizzati nella psicologia clinica.

È un test cosiddetto proiettivo, cioè come quello di Hiroshak è uno strumento di indagine della personalità effettuato attraverso stimoli visivi.

Il TAT è costituito da 31 tavole con figure di persone in bianco e nero che svolgono attività ambigue, cioè non così nette da definire.

Questo per dare la possibilità che è sottoposto al test di proiettare i propri stati emotivi.

Il terzo test, cui furono sottoposti due ragazzi è il VICE, Dexler Adult Intelligence Scale. Si tratta di un test d'intelligenza ideato da uno psicologo del Belview Psychiatric Hospital di New York,

che iniziò dagli anni 30 con questo test a valuta a recuazienti intellettivo, ma anche a ricavare informazioni sulla personalità e sulle modalità di ragionamento.

Il test è stato poi modificato e aggiornato negli anni.

Sono ovviamente descrizioni veloci di questi test, non certo esaurienti, ma servono a far capire con quali strumenti consulenti si fecero un'idea della situazione psicologica di Erika Denardo e Mauro Favaro.

Naturalmente poi ci furono i colloqui, tanti e approfonditi, parte essenziale delle perizie.

Il risultato fu che i consulenti sostegnero in sintesi che i due ragazzi fossero del tutto maturi.

Secondo il test di VICE, Erika Denardo aveva un cozzente intellettivo decisamente superiore a quello di Mauro Favaro.

Entrambi, riportarli nei consulenti, avevano mentito in maniera plateale. Lei aveva accusato il padre del ragazzo di essere uno spacciatore di droga e di fornire lui la cocaína allo stesso omar.

Lui invece aveva insinuato di aver raccotto voci su un rapporto morboso tra Erika e il padre.

Secondo i consulenti, queste menzogni non credibili facevano parte delle esigenze di difendersi dall'altro che ognuno dei due aveva attivato.

Inoltre, secondo i consulenti, da soli due non avrebbero mai ucciso.

Invece, dopo il loro incontro, iniziarono a chiudersi in un mondo progressivamente sempre più angusto.

Ciascuno dei due dava spazio e amplificava gli aspetti distruttivi dell'altro.

Secondo gli esperti, i motivi che gli avevano spinti al delitto andavano ricercati in una dimensione visionaria,

nella quale loro si vedevano come una coppia assoluta, eterna.

Era un sogno, la famiglia con le sue regole era un ostacolo.

Di seri cadenardo, parlando con i consulenti del Jeep.

Parlavamo sempre di avere più libertà, avevamo anche pensato di scappare, ma Omar era rimasto colpito dalla storia di un amico che era scappato e gli era andata male.

A questo punto c'è venuto in mente di farli fuori per stare in casa.

Nel corso dell'ultimo colloquio con i consulenti psichiatrici, benedetto Erika, tutti pensano che odiasse tua mamma.

Le rispose odiare no, era indifferenza, perché dovevo odiare mia mamma.

Mia madre era bellissima, non era un mostro, appunto disse l'opsichiatra.

Ed Erika, ma io ho preso da lei, anche quando andava in giro ci scambiavano per sorelle e lei era felice come una pasqua.

Poi l'opsichiatra chiese, raccontaci un episodio per il quale avete litigato.

Per esempio la messa rispose Erika si offendeva, ma non litigavamo, veniva a svegliarmi al mattino, dicevo non vengo,

lei insisteva, dai vieni, poi io mi arrabbiavo e rispondevo male.

Litigavamo per la musica, perché tennevo il volume alto e lei arrivava e diceva, ma che musica ascolti?

E' la musica dei drogati.

I consulenti della difesa cercano di dimostrare la non punibilità dei due ragazzi.

Per Erika parlarono tra l'altro dell'usorietà e fallacia delle gamme con il primario oggetto d'amore,

e cioè la madre, ricordando una frase detta dalla stessa ragazza.

Tutto quello che ho imparato, l'ho imparato da mia madre, mentre il padre era emotivamente distante.

Scrisse il giudice nella sentenza, riassumendo uno dei passaggi delle tesi della difesa.

In Erika si sarebbe sviluppata una personalità scissa, vi sarebbe stata una Erika di facciata,

apparentemente adattata alla realtà familiare e sociale che la circondava, e una Erika vera,

gravemente patologica e animata da forti, dominanti pulsioni distruttive.

La giovane sarebbe stata costretta, trattandosi di pulsioni incontrollabili, ad agire così per essere finalmente autentica,

autenticità beninteso patologica, e per liberarsi della parte scissa, falsa e perbenistica.

Omar è, in questo quadro, la persona che ha tirato fuori da lei la sua autenticità purtroppo patologica,

nel contesto di una coppia criminale fusa simbioticamente e animata da una progettualità delirante.

Anche per favore, venne sostenuta dai consulenti della difesa l'immaturità,

e venne rilevato un disturbo di personalità dipendente, derivato dall'iper protettività della madre

e dalle rilevanza della figura paterna.

Il fatto che i consulenti nominati dal GIP, e poi dal tribunale, abbiano giudicato Erika Denardo e Mauro Favaro,

imputabili non significa che non soffrissero di disturbi.

La ragazza, secondo la perizia, aveva un disturbo narcisistico di personalità,

ben escritto nella sentenza, a un sé grandioso, molto egoistico,

assolutamente incapace di identificarsi con il dolore degli altri, in totale anestesia etica.

Lo stile relazionale di Erika è fondato, disse i consulenti,

sulla manipolazione della relazione in vista del perseguimento del suo fine,

sul quale lei, allungamente meditato.

Questo disturbo ha indubbiamente inciso sulla determinazione delettuosa,

ma non è inciso sulla capacità di intendere di volere dell'imputata.

Riasunse il giornalista meoponte.

In sostanza, Erika Denardo era una sedutrice e una manipolatrice.

Per quanto riguarda Mauro Favaro,

venne scritto che presentava i sintomi di un disturbo della personalità di tipo C,

un disturbo dipendente di personalità.

I disturbi della personalità sono dieci, raggruppabili in tre gruppi.

Quelli di tipo A sono i disturbi di personalità di tipo paranoide,

cioè diffidenza e sospettosità, schizzoide, cioè disinteresse negli altri,

e schizzo tipico, con idee e comportamenti eccentrici.

Nella categoria B ci sono quattro specifici disturbi della personalità,

che sono il disturbo antisociale, il disturbo istrionico

con ricerca di attenzioni ed emotività eccessiva,

quello borderline con vacuità interiore e relazioni instabili,

e infine il disturbo narcisistico.

La categoria C comprende il disturbo di personalità ossessivo-compossivo,

contraddistinto da perfezionismo e ostinazione,

il disturbo di personalità evitante,

contraddistinto dalla tendenza a evitare i rapporti interpersonali

per un senso di inadeguatezza,

e il disturbo di personalità dipendente,

contraddistinto dalla dipendenza nei confronti degli altri e dalla rindevolezza.

Il comportamento di Mauro Favaro era sottomesso e di dipendenza,

ma anche questo secondo i consulenti psichiatrici

non ha diminuito la capacità di intendere di volere al momento del fatto.

Il quadro psicologico, insomma, non ha influito in alcun modo

sulle possibilità di sottrarsi dal prendere parte al deletto.

Il 16 novembre 2001 si svolge nel Tribunale dei Minori di Torino,

l'udienza preliminare.

Viene accolta la richiesta dei difensori di procedere corrito a breviato,

rinunciando cioè al dibattimento,

accorciando notevolmente i tempi del processo,

che si svolge così in una o due audience,

e accedendo in caso di condanna a uno sconto di pena di un terzo.

Uno dei difensori di Mauro Favaro, Vittorio Gatti, disse

Erika Denardo era la regina, aveva bisogno dei suoi militari,

e uno dei militari si chiamava Omar.

La perizia definisce

Il processo si tiene davanti al gub, giudice per l'udienza preliminare,

e il giudice che decide, durante l'udienza preliminare,

sulla richiesta del Pubblico Ministero in merito al rinvio a giudizio dell'indegato,

e anche il giudice che in alcuni casi decide nel merito,

e il processo è corretto e abreviato.

Io sto posto con la coscienza, perché dico la verità, non voglio più mentire per te.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il processo è corretto.

Il giudice, dopo aver letto la sentenza, disse, oggi è così, questo è il conto per quanto avete fatto.

Ora sta a voi di mostrare che potete di nuovo inserirvi nella società, la vostra vita non finisce

finisce

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Il 21 febbraio 2001 una ragazza a piedi nudi, sporca di sangue, fermò un’auto che passava vicino a casa sua, nel quartiere Lodolino, a Novi Ligure. Disse che due persone, un giovane e uno più anziano, erano entrate in casa: avevano ucciso sua madre e suo fratello di 12 anni. Disse che erano stranieri, albanesi. Fece gli identikit, riconobbe anche una fotografia che i carabinieri le mostrarono: era quella di un ragazzo di origine albanese. I militari lo andarono a prendere ma lui aveva un alibi, venne rilasciato.
Il procuratore capo di Alessandria, che entrò nella casa, dove erano avvenuti i due omicidi, si sentì male. Disse che non aveva mai visto nulla di simile. Intervistato dal telegiornale di Raiuno disse: «C’è gente feroce».
Ci furono proteste e fiaccolate contro i migranti, molti politici soffiarono sul fuoco. I giornali nei titoli parlarono di una banda di slavi. Poi, dopo due giorni, si scoprì che la verità era molto più banale e la ferocia molto più vicina.
La ragazza che cercava aiuto sporca di sangue venne arrestata con l’accusa di aver ucciso la madre, Susy Cassini, e il fratello Gianluca. Con lei venne arrestato il suo fidanzato, Mauro Favaro, che tutti chiamavano Omar.
La storia di ciò che accadde, del processo che seguì a quelli avvenimenti, di come la giustizia minorile si trovò ad affrontare un delitto feroce, “da adulti” commesso però da due poco più che bambini, è una di quelle che più hanno segnato la storia d’Italia degli ultimi vent’anni.

Indagini è un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi.