Il Mondo: Non è vero che c’è un numero record di sbarchi di migranti. Perché Rahul Gandhi è stato espulso dal parlamento indiano.
Internazionale 3/28/23 - Episode Page - 23m - PDF Transcript
Dalla redazione di internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli
e questo è il mondo, il podcast quotidiano di internazionale.
Oggi vi parleremo di cose cambiato sulla rotta turmisina dei migranti e del leader del
congresso nazionale indiano Raul Gandhi e poi di oggetti smarriti in Giappone e di
una biografia.
E' martedì 28 marzo 2023.
In questi giorni in Italia si è tornato a parlare molto degli arrivi dei migranti
via mare e di nuovi neofraggi.
I mezzi di informazione e il governo parlano di un numero record di sbarchi, ma altri due
dati importanti sono la minore presenza di mezzi di soccorso nel Mediterraneo e la criminalizzazione
delle organizzazioni non governative.
Nell'audio che avete appena sentito, una moto vedetta libica è stata filmata mentre
apre il fuoco contro l'imbarcazione Ocean Viking della ONG SOS Mediterranee.
Parliamo degli eventi degli ultimi giorni con Annalisa Camilli, giornalista di internazionale
e esperta di migrazioni.
In Italia dall'inizio di gennaio 2023 sono arrivate 26.927 persone fino al 27 marzo
secondo i dati del Viminale, una cifra in aumento che riporta ai livelli del 2016-2017
che sono stati gli anni di maggior arrivo in Italia di migranti.
La specificità questa volta è che è preponderante la rotta tunisina su quella libica, queste
persone stanno arrivando soprattutto attraverso la rotta tunisina.
Non si tratta di numeri eccezionali barribadito, sono in linea rispetto agli arrivi degli ultimi
anni.
Basta pensare che l'anno scorso abbiamo accolto in tre mesi 120.000 ucraini in fuga
dalla guerra senza nessun allarmismo.
Quello che è cambiato, quello che sta cambiando è che negli ultimi anni è stato smantellato
l'intero sistema di soccorso e d'accoglienza anche proprio il sistema di accoglienza agli
sbarchi che in anni passati funzionava come un meccanismo aurologgeria quasi perfetto
e che invece via via nel corso del tempo è stato smantellato, questo quindi provoca
un'emergenza di fatto operativa.
Partiamo proprio dall'accoglienza che effettivamente quest'anno è cambiata, cosa sta succedendo
in questo momento all'ampedusa?
Dall'ampedusa ci arrivano testimonianze davvero drammatiche di operatori, volontari in particolare
di Mediterranean Hop che ci racconta di migranti abbandonati per ore sul molo Favarolo all'ampedusa
anche durante la notte senza accesso a nessun tipo di cura, nessun tipo di assistenza, senza
accesso all'acqua e al cibo e soltanto acuditi dai volontari, quindi da una rete di volontari.
Questo è incredibile se si pensa appunto a quello che era il sistema italiano degli
sbarchi che era un sistema molto rodato in cui moltissime organizzazioni sia governative,
sia non governative, tipo la Croce Rossa, l'Organizzazione Internazionale per le Emigrazioni,
lo NHCR, varie altre organizzazioni non governative partecipavano agli sbarchi.
Non è più così perché, come dicevo, appunto i soccorsi avvengono acciamata, quindi escono
spesso le motovedette della Guardia Costiera, lì dove viene appunto rilevata un'imbarcazione
in pericolo, ma non è più automatica questa ricerca e soccorso delle persone in difficoltà,
quindi con navi di soccorso più grandi che avevano la capacità a un tempo di portare
queste persone direttamente su altri porti nella terraferma.
Quindi questo crea una situazione di sovraccarico per la piccola isola di Lampedusa con il
suo hotspot che potrebbe ospitare solo pochi centinaia di persone, invece è arrivata a
ospitarne anche 3.000 in poche ore.
Perché c'è comunque un aumento di arrivi dalla Tunisia, soprattutto in questo periodo?
La rotta Tunisina si è riattivata in maniera importante dal 2019, ma è da ottobre novembre
che appunto vediamo dei flussi importanti di migranti subsariani, oggi è la prima
nazionalità dei migranti arrivati in Italia, è la costa d'avorio seguita dalla Guinea
e queste due nazionalità, migranti appunto di questi due paesi, arriva in Italia attraverso
la rotta Tunisina.
Questo ci dice soprattutto di una situazione fortemente deteriorata sia dal punto di vista
economico, sia dal punto di vista politico in Tunisia, ma anche di un ondata di razzismo
verso i migranti subsariani che appunto è cominciata sicuramente almeno un anno fa,
quindi con violenze, discriminazioni, aggressioni contro tutti i neri che erano residenti nel
paese.
Ricordiamo che la Tunisia, come la Libia, era un paese di destinazione oltre che di tranzito
per i migranti diretti in Europa.
E ora ci troviamo di fronte alla situazione in cui anche chi era residente in Tunisia sta
decidendo di lasciare il paese perché non sopporta più questa condizione di costante
pericolo.
Ci ha raccontato il portavoce dell'Oimini in Italia Flavio Di Giacomo di testimonianze
di persone che sono state più volte rapinate e addirittura che hanno perso dei parenti
in queste rapine e in questi omicidi che tra l'altro godono di impunità nel paese.
Senti, e quindi sul lato tunisino del Mediterraneo, anche quello libico, che cosa sta succedendo?
Si è parlato anche di naufraggi su quel lato del Mediterraneo.
Secondo l'Organizzazione Internazionale delle Emigrazioni nell'ultima settimana sono
morte almeno 100 persone sulla rotta tunisina, parliamo di almeno quattro naufraggi.
Due sono stati denunciati dalla stessa Guardia Costiera Tunisina all'argo dimadia, di imbarcazioni
che erano partite da Sfax, sono stati recuperati almeno 29 corpi, ma i disperzi sono molti
di più.
E alcune persone che sono arrivate all'Ampedusa, in particolare i quattro donni, hanno raccontata
e volontari di Mediterranean Hope di essere state su un'imbarcazione naufraggata il 24
marzo su cui viaggiavano 48 persone.
Di quel naufraggio sono stati recuperati soltanto 8 corpi che poi sono stati portati
all'Ampedusa.
E' una novità anche questa, l'aumento dei naufraggi sulla rotta tunisina.
La rotta tunisina era considerata una rotta più sicura, perché la terra, appunto l'isola
di l'Ampedusa è molto più vicina alle cose tunisine di quanto non sia la Libia.
E invece stiamo vedendo un aumento dei morti, un po' perché chi parte e chi si mette su
quella rotta è meno strutturato, per esempio non ha telefoni satellitari con sé per fare
delle chiamate di soccorso, ma soprattutto perché mancano quelle operazioni di ricerca
e soccorso strutturate, coordinate, come avveniva un tempo.
Ricordiamo che in mare appunto si muore molto velocemente, quindi è necessario che i soccorsi
siano rapidi, siano veloci, siano soprattutto professionali fatti da professionisti che
siano coordinati quindi dalle autorità italiane, questo è decisamente carente rispetto al
passato.
In questo c'entra qualcosa anche il modo diverso in cui operano le navi delle ONG,
a questo punto anzi ti chiedo sono ancora operative, fanno quello che hanno fatto negli
anni scorso e ho cambiato qualcosa anche lì.
Le navi delle ONG faticosamente provano a continuare il loro mandato che è quello di
soccorrere vite in mare, ma come sappiamo appunto non solo non sono più coordinate
dalla guardia costiera, dalle guardie costiere e in particolare dalla guardia costiera italiana
come avveniva fino alla fine del 2016 in inizio del 2017, ma in questo momento è criminalizzata
la loro attività, sono successe nell'ultima settimana almeno due episodi molto gravi
che riguardano le organizzazioni non governative, a largo della Libia la cosiddetta guardia
costiera libica, una motovedetta donata dall'Italia alla Libia nel 2017 ha aperto il fuoco
contro la ocean biking, una nave di soccorso delle veste mediterranie che provava a soccorrere
un'imbarcazione in pericolo a dimigranti.
Ricordiamo che queste motovedette non dovrebbero essere armate, quindi violano anche una serie
di condizioni legate al fatto di essere stati donate appunto dall'Italia, i guardia coste
libici hanno aperto il fuoco non è la prima volta per allontanare gli umanitari che quindi
si sono dovuti ritirare e non hanno potuto operare il soccorso, poi le persone sono
state quindi intercettate dai libici e arrestate riportate indietro nel paese.
L'altro episodio è quello della Louise Michel, la nave umanitaria finanziata che porta il
nome di un'anarchica e che è finanziata anche da Banksy che è stata fermata dalle autorità
italiane il 26 marzo perché avrebbe violato il cosiddetto decreto piante dosi o decreto
anti ONG, quel decreto approvato tra Natale e Capodanno del 2022 che impone alle navi
umanitarie di fatto di svolgere un solo soccorso per volta e poi di tornare indietro al porto
che gli è stato indicato dalle autorità italiane, la nave Louise Michel invece mentre
tornava in porto avrebbe compiuto più di un soccorso e per questo è stata fermata
e bloccata nel porto di Lampedusa.
Grazie d'analisa Camilli.
Grazie a voi.
Martina Ricchiuti, Capo Redattrice di Internazionale Kids racconta un articolo del numero appena
uscito.
Se abiti in Giappone e per sbaglio perde il portafoglio, il telefono, l'ombrello o
qualcos'altro hai ottime probabilità di ritrovarli e ora un articolo di Le Monde che
abbiamo pubblicato sull'ultimo numero di Internazionale Kids racconta che la polizia
sta ulteriormente migliorando la banca dati che gestisce
gestisce
e recupera degli oggetti smarriti.
Nel 2020 era addirittura circolata la notizia di un bambino che aveva trovato una moneta del valore
exista, per表示 al
Ristata durante una manifestazione a sostegno di Gandhi, lo definisce
Un pericolo per chi governa e per chi è all'opposizione.
L'espulsione è una conseguenza della condanna a due anni di carcere che Gandhi ha ricevuto il 23 marzo
per aver diffamato il primo ministro Narendra Modi, che guida un governo nazionalista,
intransigente e induista dal 2014.
Gandhi ha pagato una cauzione che gli ha permesso di sospendere la pena per 30 giorni,
durante il quale ricorrerà in appello.
Il suo allontanamento dal Parlamento ha cresce i timori per l'atteggiamento
sempre più autoritario di Narendra Modi,
in quella che è considerata la più grande democrazia del mondo.
Ne parliamo con Filippo Menci, editor di Asia di Internazionale.
L'espulsione di Raul Gandhi dalla camera bassa del Parlamento indiano
è stata decisa dallo stesso Parlamento il giorno dopo la sua condanna
per diffamazione nei confronti del primo ministro Narendra Modi
e messa dalla Corte di Surat nel Gujarat.
Ora è sempre importante sottolineare che non è un luogo a caso,
ma questa condanna è venuta dalla Roccaforte del primo ministro Modi.
Perché è stato condannato? Qual è l'accusa?
La condanna è arrivata in una settimana tesa per il Parlamento indiano,
ma soprattutto per il leader dell'opposizione Raul Gandhi,
che è leader del Partito del Congresso.
Infatti il BJP, il partito di Narendra Modi,
stava da giorni chiedendo le dimissioni di Gandhi
perché erano immerzi alcune dichiarazioni rilasciate a microfoni spenti,
credeva Gandhi, durante una visita in Inghilterra
in cui esprimeva la sua preoccupazione
per lo stato della democrazia in India
e per la tenuta delle istituzioni che sostengono
la cosiddetta democrazia più grande del mondo.
Ci sono state già altre azioni di questo tipo
contro politici o attivisti dell'opposizione?
Beh, l'ultimo caso che riguarda Gandhi è senza dubbio il più eclatante,
ma solo negli ultimi mesi sono almeno altri due esponenti dell'opposizione,
sono stati arrestati o incarcerati.
Il primo caso riguarda Manish Sisodia, vice-governatore di Nuova Delhi,
che è stato arrestato per delle accuse pretestuose
che riguardavano il rilascio di alcune licenze per vendere alcolici.
Mentre il secondo caso di arresto ha riguardato Pao Ankera,
il portavoce del partito del Congresso di Raul Gandhi,
accusato di aver offeso il premier indiano Narendra Modi,
è stato fermato mentre era diretto a Raipur per un incontro politico.
Durante una conferenza stampa che era aveva chiamato il capo del governo Narendra
Gautamandas Modi alludendo alla sua vicinanza
con il miliardario Gautam Adhani e allo scarzo impegno del governo
per far luce sulle responsabilità dell'imprenditore,
nel recente tracollo finanziario del suo gruppo industriale.
Come avete raccontato di recente, in una puntata insieme a Marina Forti,
Gautam Adhani era l'uomo più ricco dell'India, molto vicino a Modi,
però il suo gruppo è stato accusato da un fondo speculativo statunitense
di aver gonfiato i propri bilanci per far crescere il valore delle azioni.
Ci sta descrivendo un clima abbastanza pesante,
e Modi non può essere criticato, non si possono fare allusioni?
Sì, questo non riguarda solo gli oppositori politici,
ma anche i mezzi di informazione, basti pensare al caso della BBC,
che dopo aver diffuso un documentario nel quale raccontava il convolgimento di Modi
nelle violenze del Gujarat del 2002, è stata colpita a distanza di poche settimane
dalla diffusione del documentario nel Regno Unito, ricordiamo,
non in India, da un'indagine del fisco che ha perquisito i suoi uffici di nuova delle Mumbai,
tenendo bloccati alcuni dei dipendenti giornalisti per almeno 3 giorni
all'interno degli uffici senza poter uscire e perquisendo anche gli effetti personali,
quindi computer, telefoni, materiale molto delicato per un giornalista.
Questo documentario India The Modi Question raccontava il coinvolgimento di Modi
quando era capoministro, cioè governatore del Gujarat,
nella creazione di un clima di impunità che ha reso possibili i pogrom
da parte dei nazionalisti Hindu ai danni della comunità musulmana.
L'estime al ribasso parlano di almeno mille morti in 3 giorni di violenza,
in cui, come si vede nelle immagini del documentario, la polizia era presente,
ma osservava e non è mai intervenuta.
Torniamo a Raul Gandhi, ci può dire di più di questo leader che in Parlamento abbiamo detto da 2004?
C'è molto da dire con un simile nome in India.
Raul Gandhi è l'ultimo rete della dinastia Gandhi,
bisnipote del primo ministro dell'indian dipendente Jawaharlal Nehru,
nipote di Indira Gandhi e figlio di Rajiv Gandhi.
Tutti e tre sono stati primi ministri indiani.
Raul Gandhi ancora no, ha in Parlamento da 19 anni,
ma al contrario di i suoi predecessori non ha mai governato il Paese, anzi,
alle elezioni del 2014, quelle stravinte da Narendra Modi,
ha portato il Partito del Congresso,
il più importante e antico del Paese ai minimi storici.
Durante la campagna letturale gli avversari politici non lo nominavano nemmeno,
si riferivano a lui chiamandolo Bamboccione,
proprio per sottolineare che si trovava a guidare un partito grazie al suo cognome
e non per merito.
Le cose però sono cambiate negli ultimi mesi,
il 30 gennaio di quest'anno infatti in una data importantissima per l'India,
l'anniversario dell'omicidio di Matt Magandy,
a Srinagar la capitale del Kashmir Raul Gandhi ha concluso la sua marcia dell'unità,
quindi dal 30 gennaio era cominciata dalla punta meridionale del Paese il 7 settembre.
Gandhi ha percorso a piedi 4.000 km per unire l'opposizione
in modo tale da presentare un progetto politico alternativo all'India di Modi
per elezioni del 2024.
E questo è servito a risollevare il partito?
Forza ancora presto per parlare delle sorti del partito,
ma di sicuro ha avuto un effetto importantissimo sulla reputazione di Gandhi,
nessuno oggi lo chiamerebbe più Bamboccione come nel 2014.
La sua immagine che arriva a piedi scalsi con la barba lunga e incolta sotto la neve del Kashmir
a ringare le migliaia di persone arrivate a sostenerlo,
hanno di certo cambiato la sua percezione di un possibile leader di un'India diversa, laica, inclusiva,
quella, diciamo, voluta dai padri dell'indipendente.
Adesso Gandhi ha 30 giorni per ricorrere in appello.
Che cosa potrebbe succedere?
Beh, se la corte d'appello dovesse confermare la sentenza di primo grado
e quindi condannare Modi a una reclusione di due anni,
Gandhi di sicuro non potrebbe presentarsi né alle prossime lezioni del 2024,
dove al momento è l'unico leader indiano in grado di compattare l'opposizione,
ma con ogni probabilità nemmeno alle elezioni del 2029,
perché a partire da una condanna di due anni,
la legge indiana prevede un'interdizione di sei anni dai pubblici uffici.
Grazie al Filippo Menci. Grazie a voi.
Stefania Maschetti, responsabile del sito di Internazionale, consiglia una biografia.
Mia madre è sempre stata una persona scomoda.
Comincia così il libro di Vera Poletkowskaya,
e la madre in questione è ovviamente Anna Poletkowskaya.
La giornalista russa, uccisa Moska il 7 ottobre del 2006, aveva 48 anni.
Il libro è un volume prezioso,
ha uno sguardo unico e molto intimo sulla vita di Anna Poletkowskaya,
racconta all'inizio anche con delle foto molto belle e la giovinezza,
il matrimonio a vent'anni, anticonformista, allegra,
l'inizio del lavoro di reporter.
Poi arrivano le prime inchieste sulla guerra in Ciacenia,
sul nuovo presidente Putin,
all'inizio quasi vezzeggiato dall'Occidente,
e per il quale Anna Poletkowskaya ha parole durissime,
lo accuse di aver portato il paese nell'abbisso, denuncia i crimini di guerra.
E, come si vede anche dalle foto, anche lo sguardo cambia, si offusca,
cominciano a arrivare alle minacce.
Vera Poletkowskaya racconta come la madre dicesse a lei e al suo fratello dove nascondersi,
se la polizia fosse entrata in casa loro per arrestarla,
dove erano nascosti soldi, documenti,
poi racconta le emissioni della madre, tentativi di farla tacere,
i legami che stringeva con le persone che incontrava
e come continuasse a sostenerle.
Le parole di Vera Poletkowskaya sono state raccolte in una località segreta,
dopo che ha dovuto lasciare la Russia,
per le minacce che la figlia adolescente ha ricevuto per il suo dissenso
verso la cosiddetta operazione speciale di Putin in Ucraina.
Vera Poletkowskaya con Sara Giudice, una madre, edito da Rizzoli.
Dalla redazione di Internazionale, per oggi è tutto.
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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.
manifestazione per Rahul Gandhi: https://time.com/6265971/india-rahul-gandhi-disqualified-congress/