Indagini: Mare Mediterraneo, giugno-luglio 1988 - Seconda parte
Il Post 9/1/23 - Episode Page - 51m - PDF Transcript
Succede spesso. Due persone, molto legati tra loro, complici, pronti a sostenersi l'una
con l'altra, una volta sotto accusa in stato di arresto, con la prospettiva di una condanna,
si accusa una vicenda. C'è una storia che è emblematica. È una storia vecchia, risale
al gennaio del 1964. L'omicidio di Faruk el-Kurbagi, un imprenditore tessile egiziano
di 27 anni, proprietario di un'azienda con la sede in via Veneto, a Roma. El-Kurbagi era
un protagonista di quella che allora veniva definita e viene definita ancora, la dolce vita.
Il periodo tra la fine degli anni 50 e la prima metà dei 60, in cui Roma era frequentata
da 3 cattori miliardari Playboy, i giornali di allora lo chiamavano il Jet Set, perché
i protagonisti di quel mondo viaggiavano su ai riprivati, spostandosi da una località
all'altra, a bordo appunto, di Jet. Erano gli anni del boom economico. I locali dei
nomi allora famosissimi, come l'Aresbare e Club 84, iniziarono a stare aperti fino
all'alba, Roma divenne una specie di capitale mondiale della mondanità, e tutto gravitava
appunto attorno a via Veneto. El-Kurbagi venne trovato morto nel suo ufficio una mattina
del 20 gennaio. Gli avevano sparato con una pistola 7.65, poi era stato sfregiato
con l'acido. Venne accusato una coppia di Cognigi di origine egiziana, che viveva anche
in Saroma. Gabriel e Yusef Bebaoui, lei si faceva chiamare Claire, aveva una relazione
con la vittima. Un testimone disse di aver visto il Cognigi Bebaoui quella mattina in
via Veneto, sotto l'ufficio di El-Kurbagi. I Bebaoui vennero arrestati in Grecia ed estradati.
Si accusarono riciprocamente, si diedero la colpa all'un l'altro. Yusef Bebaoui disse
che aveva accompagnato la moglie da El-Kurbagi perché lei voleva rompere la relazione. Poi
l'aveva vista uscire dal portone sconvolta. Li disse che aveva sparato, che l'aveva ucciso.
La donna sostenne altro. Ammise di essere salita nell'ufficio di El-Kurbagi, ma fermò che,
mentre era andata in bagno, il marito era entrato nell'ufficio, sparando e uccidendo l'uomo.
Il processo fu lunghissimo, 142 audience. Dividersi in tifoserie di cronacaniera colpevolisti
innocentisti, non è una mania di oggi. Allora, nell'aula del tribunale, ci fu il Tifo,
un vero Tifo, con fischi applausi ai due imputati. I giornali si occuparanno del caso per mesi.
Forse quella di accusarsi a vicenda fu una strategia. Se lo fu, fu vincente. I giudici
non riuscirono a orientarsi tra quelle due versioni. I due cognugi furono assolti secondo
la vecchia formula per insufficienza di prove. È una formula che non esiste più nel nuovo
codice di procedura penale, in vigore dal 1988, che è eliminato la distinzione tra
soluzione piena e assoluzione dubitativa. I presupposti di una soluzione sono oggi
contenuti in due commidi, un unico articolo del codice di procedura penale, il 530. La
soluzione, se il fatto non sussiste, se l'imputato non lo ha commesso, se il fatto non costituisce
reato o non è previsto dalla legge come reato, ovvero se il reato è stato commesso da persona
non imputabile o non punibile per un'altra ragione. E la soluzione quando manca è insufficcente
e è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l'imputato lo ha commesso,
che il fatto costituisce reato o che il reato è stato commesso da persona imputabile.
Nel processo d'appello, Giuseppe e Gabriel Bebaui vennero condannati rispettivamente
a 22-20 anni di carcere, ma avevano già lasciato l'Italia, ognuno per la propria strada,
lontani l'uno dall'altra. Non hanno mai scontato la pena.
25 anni dopo quel delitto, lo schema difensivo, adottato da Diana Bayer e Filippo del Cristoforo,
è completamente diverso. Lei si assume tutte le colpe. Lui dice di essere rimasto sconvolto
da ciò che era accaduto a bordo, ma di essere scappato per proteggere la ragazza di cui
giura è innamoratissimo. Sarebbe stato quindi secondo la loro versione un delitto
passionale. Diana Bayer sarebbe stata gelosissima di Anna Rita Curina, approfittando del fatto
che del Cristofaro fosse al timone, Diana Bayer aveva colpito con un coltello la donna
che stava riposando. L'autopsia ha però confermato che Anna Rita Curina è morta
allo stesso giorno della partenza da Pesaro. Quindi quello che viene definito da di Cristofaro
uno scopio di gelosia sarebbe avvenuto subito, poche ore dopo che la barca era salpata dal
porto. È vero simile come sarebbe nata questa gelosia in così poche ore? E poi c'è il
particolare della boccetta di Valium, chi l'ha portata a bordo e a che cosa è servita.
Anche l'ha coperta usata per avvolgere il corpo di Anna Rita Curina, secondo i testimoni,
è stata portata in barca da di Cristofaro. Ma soprattutto c'è la profonda ferita al
viso della vittima. Chi ha dato quel colpo, o meglio quei colpi, visto che l'autopsia ha
stabilito che i colpi sono stati due, dati nello stesso punto? Immagisati inquirenti hanno
parecchi dubbi, anzi a quella versione non credono proprio. Però fino a quel momento le
sore dei due imputati coincidono. Quanto a Peter Groeningdek, gli inquirenti sembrano crederli,
non sapeva nulla dell'omicidio. È fuggito con i due amici e racconta perché si è fatto prendere
dal panico. Però questo è solo l'inizio di una storia molto lunga, che continuerà per molto
tempo, anche dopo la conclusione dei processi. Io mi chiamo Stefano Nazzi, faccio giornalista da
tanti anni e nel corso della mia carriera mi sono occupato di tante storie come questa, quelle che
nel tempo vi sono diventate familiari e altre che potreste non avere mai sentito nominare.
Storia di Kronach, di Kronach a nera, di Kronach a giudiziaria. Il podcast che state ascoltando
si intitola Indagini ed è prodotto dal post. Vi racconterò ogni mese, una volta al mese, una
di queste storie. Tentando di mostrare non tanto il fatto di Kronach in sé, il delitto in sé.
Ben sì tutto quello che è successo dopo, il modo in cui si è cercato di ricostruire la verità.
Le indagini giudiziari e i processi con le loro iniziative, le loro intuizioni e
loro errori, il modo in cui le indagini hanno influenziato la reazione dei media e della società,
e il modo in cui media e la società hanno influenziato le indagini.
Il racconto che fece di Cristofano e che ripete anni dopo a Franca Leosini che l'intervistone
programma Storia e Maledette è questo. La prima cosa che succede dopo la partenza è che uno dei
due timoni non risponde alle manovre perché è sporco, incrostato di arghe. Io mi sono messa la
guida e Anna Rita si è calata in acqua per pulire il timone e renderlo più maneggevole alle
manovre. Ciò che accadde dopo ha influito sul comportamento di Diana in seguito. Anna Rita
si è immersa, continua del Cristofano, e una volta venuta fuori era ovviamente bagnata.
Questo è un argomento che può creare molto imbarazzo anche verso la famiglia di Anna Rita
perché è molto delicato e ha creato notevoli di sapore in passato con la famiglia della Corina.
Non so nemmeno io come poter attenuare l'accaduto e però innegabile continua a dire del Cristofano
che la Corina si tosse la maglietta perché era fradicia. Ecco come continuò il suo racconto in
questo audio tratto dalla trasmissione. La Corina aveva impartito un paio di disposizione di Anna
dal punto di vista lavorativo di raccimulare alcune elenze, di raccimulare le cime perché erano
disordinate a popa e quindi li dava del lavoro. La ragazza mi disse in un'andese che li sembrava
che questa la voleva allontanare, io non ne vedevo il motivo sinceramente, però era una
sifrazione in effetti che la faceva abbastanza a soffrire anche perché non potendo parlare la
lingua, cioè era molto difficile il dialogo fra di loro e quindi l'incompressione è quella che
secondo me causa tantissimi disguidi. Diana si era fatta chissà quali, diciamo così, quali
idea su questa situazione, mentre io li dicevo sì, ma aspetta un attimo, cioè chiaro che bisogna
lavorare per questo passaggio, cioè fai quello che ti dice, io sono più raguile, infatti lei poi
si rimisi anche alla maglietta, cioè l'analidazione che è rimase così ineterna, però fu una
sifrazione che diane, insomma, non è che andò giù molto.
Secondo De Cristofaro, Diana Beyer era estremamente gelosa, lo era sempre stata,
disse che c'erano testimonianze di ragazze che erano state minacciate, era secondo lui una
gelosia morbosa, vedere Anna Rita Curina senza la maglietta le aveva provocato insomma una crisi
di rabbia. Così continua il racconto di De Cristofaro, ho cercato di far capire a Diana che
quando Diana Rita ci parlavamo non c'era nulla di strano, però il fatto di non capire la lingua
per lei era estremamente doloroso. Dopo pranzo, continua De Cristofaro, decidiamo i turni
tra me e la Curina, perché dovesse stare al timone. Si stabilì che lei avrebbe preso la
guida nei pomeri giotardi e che ne fra tempo sarebbe andata a riposare. Aveva messo la sveglia
per le tre o le quattro, perché a quell'ora c'era il bollettino meteorologico. Che cosa accadde?
Diana Beyer e Filippo De Cristofaro lo raccontarono allo stesso modo. Diana offreva un caffè ai due
compagni di viaggio. In quello di Curina aveva messo una consistente dose di valio,
una benzo di azzepina usata contro l'ansia e l'insonnia. Io questo non lo sapevo di
Sede Cristofaro. Sempre secondo il suo racconto lui vede Anna Rita Beyer un sorso di caffè poi
gettallo in mare, quindi lei li salutò andò a sdraiarsi. Ecco le parole pronunciate da De Cristofaro.
Praticamente Diana era endarfalata con ancora un paio di cose. Diciamo da un'estremità all'altra
perché nel Camp Tamarano essendoci due scafi c'erano diciamo determinate superlettivi e cose
necessarie estivate in uno scafo e altre in un altro scafo. Quindi non è che prestavo molto
attenzione a suo via vai. E io ero abbastanza concentrato sulla navigazione perché ero in un
tratto che diciamo non c'erano dei vinti costanti quindi bisognava sempre un po' stare attenti.
So solo che dopo un po' di tempo l'allo scafo di destra dove dormiva la colina è risalita e uscita
fuori Diana con questo coltello insanguinato. Lei dove era un pattimone? In un pattimone.
Non ho aperto neanche, non ho detto in qualche niente. Mi guardava con questi occhi un po'
vitri così. Io non è che ho focalizzato subito la situazione perché mi sembrava un pochettino
anche surreale cioè non riuscivo a inquadrare bene la situazione proprio perché ripeto non
essendo la mente di Diana non avevo visto nessun precedente che aveva potuto scaturire tutto
questo fatto. Visto che la ragazza proprio non reagiva, era due tempietrite allora ho lasciato
il timone, l'ho lasciato andare, infatti la barca poi ha sbandato e sono andato giù, sono
sesso giù nello scafo e sono andato dalla parte diciamo mi sono guardato intorno poi perché ero
solo due volte, sono andato poi dalla parte della colina dove dormiva e infatti ho vista Supina
che era distesa su questo letto. De Cristofaro scuote la ragazza, vede il sangue, la trascina
fino alla scaletta e la porta incoperta. In quel momento dice Diana era lì, pietrificata, immobile.
Poi dice sempre De Cristofaro, ho steso a Narita Curina vicino a me e ho ripreso il timone perché
la barca sbandava. Ecco come continua a raccontare. Io cosa ho fatto? Ho preso questo
coltello, lo ho buttato fuori, c'è proprio più la d'esperazione e il panico. Sono rimasto, penso,
qualche minuto così senza pensare perché non riuscivo quasi a connettarsi, non sapevo cosa
stava succedendo. Era una situazione del tutto impensabile ma anche catastrofica, mi si riproponeva
una realtà che non c'era mai prevista e anch'io sono rimasto un attimino lì per pressa,
non sapendo più che cosa fare. Alla fine diciamo così riprendendomi seppur in minima parte
perché posso sicurare che ancora oggi ho dei ricordi molto confusi di quelli avvenimenti
perché non riesco a ricordarmi esattamente tutto quello che è successo, in quale ordine,
perché sono attimi che veramente sconvolgono sia la situazione razionale di una persona
ma anche la vita perché non essendo degli avvenimenti che ci si propone di far o di vedere,
insomma sono veramente indescribibili. Quindi niente, in quel momento guardai di Ana, guardai
da Curina, cioè lì a un certo punto si trattava anche di una scelta perché chiaramente io in
quel momento avrei dovuto far rotto verso il primo porto, verso la spiaggia, avrei dovuto diciamo
così fare interviglio delle autorità. De Christophero prese la decisione, avevo questa ragazza
a cui volevo bene, si trattava o di consegnarlo o di continuare il viaggio. Il sentimento ha
avuto il sopravvento. Io non so se in quel momento fossi conscio di quello che stavo
facendo, decisi di proteggere Viana. Ma chi dia dei colpi di macete a Dan Maria Curina?
Eh beh questa reazione diciamo così, penso più che altro per rabbia verso di lei per quello che
era successo, non so esattamente, però ha fatto sta che, cioè vicino al post-guida c'era un
coltello da pesca che era per le lense, c'era questo macete che si usano per le cime che una
volta aggrovigliate o nel timone o nell'elica, occorre recidere immediatamente prima che si
spacchi qualche cosa. In quel momento la ragazza prese questo e incominciò l'idea di non so se
due colpi o uno, non mi ricordo ancora adesso. Infatti l'avvocato mi disse dell'autopsia che
erano due colpi, io mi ricordo uno solo, cioè questa è una cosa ancora che non riesco io stesso a
chiedermi. Secondo De Cristofaro, quando Anna Rita Curina venne colpita da Diana Bayer con
i macete, era già morta. Poi il corpo della donna venne a volte in una coperta e gettato in mare,
con l'ancora legata alla caviglia. È racconto di De Cristofaro, me anche almeno inizialmente
quello di Diana Bayer. Solo che la ragazza dice anche cose che fanno pensare a tutt'altro.
Parla del progetto di andare in polinesia a ogni costo, anche sottraendo la barca a qualcuno.
Dice che il Valium era stato travasato da lei e De Cristofaro in una boccetta senza contagoce per
poterlo versare meglio e perché lo avrebbero fatto. L'inquirenti ipotizzano che quel delitto
sia stato premeditato. Quanto a chi sia stato l'esecutore materiale ci sono forti dubbi che
quei colpi potenti col macete siano stati dati dalla ragazza. Diana Bayer ripete la sua versione
anche davanti al tribunale di Ancona dove compare come accusata di omicidio premeditato,
occultamento di cadavere e furto dell'imbarcazione. I difensori puntano sulla non maturità della
ragazza. L'imputabilità di un minore di 18 anni è giuridicamente diversa da quella di un adulto.
Dopo i 18 anni infatti si parte dalla presunzione che l'individuo sia sufficientemente maturo e
responsabile per autodeterminarsi e vivere senza commettere reati penali. Al contrario,
nel processo minorile, l'imputabilità non è presunta. Si può dire che si basa sul presupposto
opposto, ma ha dimostrato che il minore, pur che abbia compiuto 14 anni, sia imputabile. La perizia
a cui viene sottoposto il minore è psicologica e psicosociale. Quello che deve accertare il perito
e che li viene chiesta dal magistrato è di valutare la forza di carattere del minore,
la sua capacità di capire l'importanza di certi valori etici e l'attitudine a distinguere bene
e male, onesto di sonesto, lecito e illecito. E comunque l'intero processo penale al minore
che si svolge secondo presupposti diversi rispetto al processo ai maggiorenni. Lo spiega, la vocata
Chiara Penn. Dunque, nel processo maggiorenne sappiamo che, la pena una funzione rieducativa nel
processo penale al minore, è lo stesso processo ad avere una funzione educativa e in particolar
modo è finalizzato anche ad una struttura della personalità del soggetto a comprendere qual è la
personalità del soggetto che compie un atto di rilevanza penale e soprattutto capire in
che contesto il minore operi. Tant'è che la valutazione sia sulla imputabilità perché sappiamo
che un ragazzo che ha compiuto i 14 anni entra nel circuito penale minorile, mentre un ragazzo
che ha un'età inferiore ai 14 anni viene ritenuto incapace a prescindere, di intendere e volere.
Chi ha compiuto invece 14 anni viene valutato non solo in termini di imputabilità ma anche da un punto
di vista di responsabilizzazione, cioè bisogna capire il grado di responsabilizzazione del soggetto
stesso e l'indagine viene fatta sul soggetto anche nel contesto socioambientale nella famiglia,
non solo il processo penale minorile naturalmente ha lo scopo di evitare in tutti i modi che il
ragazzo venga ristretto, tant'è che la carcerazione ha una funzione residuale e chiaro che per
delitti efferati è prevista anche la carcerazione ma non è ammissibile ad esempio l'ergastolo,
le pene sono ridotte, così come è possibile la messa alla prova anche per i delitti cosiddetti
appunto efferati o di grande allarme sociale, perché la valutazione viene fatta non solo sul
fatto in sé se a rilevanza penale o meno ma anche sul grado di allarme sociale, tant'è che ci sono
reati per i quali la pena non è elevata, quindi quando non supera i due anni, per i quali il
giudice può discrezionalmente dopo una valutazione sul minore anche procedere con il perdono giudiziale
ad esempio, quindi il concetto è questo, il processo penale al maggiorene valuta il fatto
chiaramente reato esser il soggetto lo ha commesso, nel processo penale al minorene si cerca di
rieducare il minore con lo stesso procedimento stesso e quindi per esempio non viene celebrato
ma a porte aperte, si mantiene anche discrezione rispetto al minore stesso perché è vietato divulgare
immagini o qualsiasi tipo di riferimento al minore stesso, tranne nel caso in cui il soggetto
abbia compiuto 16 anni e dia il proprio consenso, quindi è un accertamento anche sulla capacità del
minore di interpretare l'azione stessa che ha posto in essere. Nel caso di Diana Beyer,
qualcuno parlò di plagio di De Cristofaro nei confronti della ragazza, solo che il reato di
plagio anche nel 1988 non esisteva più da tempo, era all'articolo 603 del codice penale,
diceva, chiunque sottopone una persona proprio potere in modo da ridurla in totale stato di
soggezione e punito con la reclusione da 5 a 15 anni. Il 9 aprile del 1981 opera la Corte
Costituzionale con la sentenza numero 96 aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale
di quell'articolo, aveva scritto la Corte. Il legislatore, prevedendo una sanzione penale
per chiunque sottoponga una persona proprio potere in modo da ridurla in totale stato di
soggezione, avrebbe in realtà affidato all'arbitraria determinazione del giudice,
l'individuazione in concreto degli elementi costitutivi di un reato addolo generico,
a condotta libera e a evento non determinato. Il pericolo di arbitrio, sotto il profilo della
eccessiva dilatazione della fattispecie penale, sarebbe tanto più evidente considerando come
riferimento al totale stato di soggezione. Può condurre a un'applicazione della norma situazioni
di subordinazione psicologica del tutto lecite e spesso riconosciuta e protette dall'ordinamento
giuridico, quali proselitismo religioso, politico sindacale. Da tra parte non conferirebbe in
maggior chiarezza la determinazione concreta della fattispecie, l'osservazione che la
soggezione psichica deve essere totale. Un caso del genere potrebbe infatti ricorrere
nel campo della patologia mentale, ove per altro l'articolo 603 del codice penale non opera,
in quanto suppone come soggetto passivo, non un incapace, ma una persona normale.
Il reato di Pagio quindi non esiste più. L'inquirenti però che stanno esaminando la
situazione di De Cristofaro, mentre Diana Bayer affidata la giustizia minorile, sono certi che
l'uomo abbia convinto alla ragazza ad addossarsi la colpa proprio perché minorenne. La pena per
lei sarebbe stata quindi molto minore di quella invece che sarebbe stata decisa per lui,
si è riconosciuto colpevole dell'omicidio. Poi però cambia tutto. Diana Bayer incontra i
suoi genitori. Ecco cosa dice la psicologa clinica, Chiara Magliori.
Io penso che sia scaturita una dinamica di questo tipo, cioè lei aveva questo vissuto,
probabilmente in cui sentiva molto il bisogno di accudimento, di essere accudita da delle
figure adulte, nel momento in cui i genitori rientrano in gioco, diciamo, lei si affida a
loro, riesce a postare la sensazione di accudimento, di affidamento totale che aveva posato, diciamo,
su De Cristofaro, la sposta nuovamente sul nucleo familiare di origine, tanto che lui in alcuni
passaggi dice che questa cosa era venuta anche più volte, cioè che lei poi si ritornasse bei
genitori per poi andare di nuovo verso di lui. In una situazione come quella che si viene a
creare in questo vissuto molto drammatico, probabilmente lei ritrova un appoggio da
parte dei genitori e si affida nuovamente a loro, che probabilmente hanno anche una
apertura diversa rispetto al passato, probabilmente le si avvicinano in una maniera
differente perché sinceramente preoccupati per la dinamica che si era creata e quindi
lei sente, immagino, di potersi affidare a loro e non più al De Cristofaro, cioè fondamentalmente
cerca un accudimento, prima gli veniva dato dal De Cristofaro, a un certo punto quando la
famiglia torna in maniera imponente, immagino, perché insomma quello che era successo era
drammatico, lei riesce allora a capire che le conviene affidarsi a queste figure genitoriali
che realmente trovano un sentimento di aspetto nei cioè confronti.
La ragazza, chiede di essere ascoltata dall'inquirempio, fornisce una nuova versione, dice che non c'è
stata nessuna crisi di gelosia, che quella del delito passionale è un'invenzione che è stato
De Cristofaro a cominci alla colpiera a Narita Curina con il cortello e soprattutto dice che era
tutto programmato, tutto già deciso prima della partenza per impossessarsi della barca e andare
in Polinesia per realizzare quello che li chiama il loro sogno. De Cristofaro le avrebbe detto,
uccidila tu, fallo per il nostro amore. Dopo aver tirato la coltellata, Diana dice però di essersi
paralizzata, di essere stata incapace di pensare di agire. A quel punto sarebbe stato De Cristofaro
a prendere immacete e a colpiera la donna con forza e rabbia. L'inquirenti le credono.
Quando riferiscono a De Cristofaro la nuova versione di Diana Beyer, lui risponde, se lo dice Diana,
vuol dire che è andata così. Diana Beyer viene sentita un'altra volta dall'inquirenti,
spiega meglio. Dice che De Cristofaro le aveva proposto di colpiera a Narita Curina con un oggetto
pesante. Lei non se la sentiva. Così era nata l'idea del valio, uccidila con una potente dose di
benzo di azzepina. De Cristofaro diranno poi giudici, sapeva bene che il valio non sarebbe
stato sufficiente a uccidere, però non lo disse a Diana. Quando Curina andò a sraiarsi,
probabilmente solo un po' intontita, l'uomo consegnò alla ragazza un coltello da cucina.
Le disse, fallo, ti ammerò per tutta la vita. Queste sono le tessuali parole che riporta Beyer.
Poi l'avrebbe accompagnata fino alla porta della cabina dove Diana entrò da sola.
Dopo il colpo di coltello, la ragazza scappò, terrorizzata, mentre a Narita Curina un lave si
contorceva. A quel punto De Cristofaro avrebbe usato il macete.
Pochi giorni dopo De Cristofaro chiedere di parlare con l'inquarente, dice di aver detto
quella frase, se lo dice Diana vuol dire che è andata così, ancora una volta per amore. Ma le
cose sostiene sono andate come le addette lui nella prima versione. È stata Diana, solo lei,
e lo ha fatto per gelosia. Per dare consistenza alla sua versione dice che una prova che le cose
sono andate come dice lui, è anche ne fatto che il corpo di Anna Rita Curina venne gettato in una
zona dove lui sapeva benissimo che operavano i peschereci. Sapeva che lì la profondità era
solo di ventimetri. Ancora da storie maledette.
Il signor Stato anche lì parecchi tempi nel luogo, sapevamo benissimo che facevano addirittura
lo pesca allo strascico, eravamo vicinissimi alla riva, quindi non sarebbe stato oggi né domani
ma l'avrebbero ritrovato senz'altro, ma in brevissimo tempo, eppure in quel momento non
essendo diciamo così concili di quello che si faceva, abbiamo pensato che prima lo si occultava
e meglio era, cioè volevamo solamente tagliere probabilmente anche questo segno di quanto era
caduto dalla barca. Inoltre, aggiunge a De Christofano, mi sono ritrovato praticamente da solo
governare la barca. È evidente che non avevo programmato nulla. No, no infatti io in quel
momento non avevo nulla di chiaro in mente perché sapevo che fuggire con Diana era impossibile.
Lei ha un problema ottico, cioè la notte non distingue bene le distanze e già mi era costata
tempo dietro la chiglia della mia prima barca. Il processo a Diana Beyer si svolge alla fine
del 1988. Il tribunale per i minori di Ancona la riconosce colpevole di omicidio premeditato
e rapina gravata. Per i giudici Diana non era immatura, o almeno non lo era totalmente. La
pena è di sei anni e sei mesi. Ai sei anni e tre mesi di pena per l'omicidio vengono aggiunti
tre mesi per il furto della barca. Ecco cosa dice la vocata chiara penna.
È chiaro che ogni fatto reato ha una pena che viene combinata perché il codice naturalmente
è sempre lo stesso. È sempre il codice penale come riferimento. Il codice di procedura
penale è il riferimento della legge che introduce il processo penale minorile nel 1988,
quindi ricalca quelle fasi. Però naturalmente come si è già espresso con degli accorgimenti e con
degli giustamenti e con degli istituti che non esistono nel processo penale al maggiorene. Però
anche ad esempio per l'omicidio è possibile la messa alla prova, quindi la sospensione del
processo per un periodo di tempo massimo di tre anni. Il minore viene affidato ai servizi sociali,
segue un percorso che volto a recuperare il minore, a fargli comprendere la gravità
dell'azione e anche a in qualche modo mettere in atto una condotta riparativa nei confronti
della della vittima del reato o delle vittime del reato e all'esito della messa alla prova il
soggetto viene completamente riabilitato e questo è possibile anche con reati molto gravi quindi
anche con l'omicidio. Nel caso in questione ad esempio viene valutata la capacità della ragazza
che aveva compiuto 17 anni quindi quando si tratta anche di soggetti prossimi al raggiungimento
della maggiorità si valuta anche in che modo alcuni elementi sono stati in grado di influire
nei processi volitivi e decisionali del soggetto e nel caso in questione si mise in evidenza che la
ragazza era certamente in una relazione amorosa totalizzante e condizionante però non di un grado
tale da incidere sulla sua capacità di rappresentazione e volizione dell'evento tant'e che il suo
apporto causale all'evento stesso fu determinante diciamo che il grado di maturità della ragazza
era un grado di immaturità normale e naturale rispetto all'età che aveva quindi era pure in
presenza di un rapporto di questo genere sicuramente condizionante da parte di un adulto che aveva
ideato sostanzialmente l'omicidio però il suo apporto è stato determinante e comunque non ha
influito sulla sua capacità di comprendere quello che stava facendo ad esempio per i giudici che
mettono la sentenza nel caso di Diana Bayer le attenuanti prevalgono sulle aggravanti queste
ultime sono la premeditazione e l'uso di quello che viene definito un mezzo insidioso per rendere
più facile l'omicidio le attenuanti riconosciute sono di tre tipi innanzitutto c'è la minorità
di Diana Bayer per questo viene applicato il massimo sconto consentito dalla legge e lo sconto
di un terzo rispetto ai 21 anni previsti per l'omicidio poi viene dato risalto al fatto
che la ragazza è stata indotta il delitto da un adulto di cristofaro infine vengono applicate
le attenuanti comuni queste ultime sono quelle previste dall articolo 62 del codice penale sono
l'espressione del potere discrezionale del giudice le attenuanti comuni possono essere
fatto che l'imputato sia incensurato che abbia confessato e se si ha dimostrato pentito che
l'imputato dimosse scarsa pericolosità sociale o abbia tenuto comportamenti considerati positivi
durante il processo si tratta di circostanze appunto tecnicamente definite comuni ma che
hanno un contenuto indefinito spiegha il sito di consulenze legali broccardi non è però da
considerarsi quali benevola concessione piuttosto come il riconoscimento di elementi e dati inerenti
arreato al suo autore meritevoli di considerazione positiva nel rispetto dei criteri desumibili
dall'ordinamento le attenuanti possono essere ritenute dal giudice prevalenti sulle aggravanti
così come può venere contrarie se attenuanti e aggravanti vengono considerati equivalenti si
applica la pena come sarebbe stata inflitta se non fossero considerati appunto le aggravanti
e le attenuanti in sostanza aggraventi attenuanti in quel caso si annullano tra loro di anabeyer
viene assolta dall'imputazione di soppressione di cadavere e viene creduta quando afferma che
dopo l'omicidio era in totale stato di shock anche nei giorni successivi la ragazza sarebbe
sempre rimasta scombolta con continue crisi di pianto litigando anche con decristofaro
accusandolo di essere indifferente lui avrebbe risposto secondo il racconto della ragazza è
il passato dobbiamo andare avanti sia la procura sia il difensore della ragazza rinunciano alla
richiesta di processo d'appello di anabeyer resta 15 mesi in carcere a firenze viene
considerata una detenuta modella ottiene da tribunalia di ancona due anni di condono
della pena nel marzo del 1990 lascia il carcere in libertà vigilata due anni dopo torna nei
paesi bassi peter groening dec viene condannato a tre anni per il furto del catamaran torna anche
lui nei paesi bassi il processo a filipo decristofaro si tiene ad ancona nel 1990 è accusato di
omicidio pluri aggravato rapina aggravata e soppressione di cadavere lui prende la parola
in aula conferma la sua versione è stata di anabeyer a uccider anarita corina non c'è
stata alcuna premeditazione dice che diana non è per niente immatura ha sempre dimostrato
una ferrea a volontà e un equilibrio psichico avanzato rispetto alle coltane una volta avrebbe
anche mentito dicendoli di essere incinta per esercitare nei suoi confronti quella che lui
definisce За maggiore pressione poi decristofaro spiega il perché di quella frase se dian dice che
è andata così allora è andata così spiega ancora una volta che l'ha fatto per amore per
preservare la ragazza da quella che definisceestra una pressione insupportabile ed è difficili situazioni
psicologiche decristofaro viene condannato a 30 anni di reclusione per l'omicidio vengono riconosciute
le principali aggravanti a 36 anni vengono combinati per la rapina gravata del catamarano e due anni per la
sopressione del cadavere la corte però escrude la gravante di aver spento di anabeyer a commettere
l'omicidio per i giudici anarita corina venne uccisa per volontà sia di filippo de cristofono sia
di di anabeyer alcuni elementi farebbero propendere per la premeditazione del delitto
aggravante che però non viene applicato la coperta portata a bordo dai due ospiti della barca il macete
anche soportato a bordo dai due perché disse del cristofaro avremmo potuto averne bisogno per liberare
l'imbarcazione tagliare le scotte qualora si fossero incagliate nel sangue di anarita corina poi è
stata rilevata la presenza di benzo di azzepine ad azione ansiolitica c'è poi un'altra circostanza
in nove giugno quindi prima di partire del cristofaro avrebbe già telefonato a granindec dicendo di aver
rubato una barca questo sarebbe avvenuto il giorno prima di salpare e un racconto che l'amico
l'andese fece alla polizia tunisina e poi c'era testimonianza di un uomo e gnomelani titolari di
un negozio di pesaro di articoli per la nautica disse di essere stato lui a vendere a de cristofaro
le lettere adesive con cui fu cambiato il nome della barca da arcs a fly 2 de cristofaro compro
anche una bussola un contano di elettronico c'è un dispositivo che indica la velocità della
barca è un piloto automatico questo avvenne a pesaro quindi prima della partenza del 10 giugno
perché comprare quelle lettere adesive se non ci fosse già stato il progetto di cambiare il nome
all arcs nel 1991 processo d'appello il procuratore generale che della condanna all ergastro secondo
lui deve essere riconosciuta la premeditazione la giuria dopo essersi riunita si pronuncia per
l'argastro disse il procuratore generale giovani angelo cuccaro di fronte alla sproporzione tra
il movente del delitto bisogna valutare l'elemento psicologico o si tratta di pazzia o della
presunzione di essere al di sopra delle persone medi dietro l'imputato c'è l'idea del delitto
perfetto che può essere compiuto solo da una persona intelligente il 5 giugno del 1991
l'accordo di cassazione confermo definitivamente la condanna all ergastro nel 1994 durante la
trasmissione storie maledette franca le usini chiese a decristofora quanto vale una vita umana
lui rispose molto più di un ergastro ma questa storia non finisceomba con la condanna non finisce près con
quell'intervista nel 2007 in carcere da 19 anni a filippo decristofora viene concesso un permesso premio
esce da carcere di opera e non far rientra nel giorno è allora stabilita e per me si premia possano
essere concesse ai detenuti che hanno tenuto in carcere una condotta regolare e non sono considerati
socialmente pericolosi il permesso non può durare più di 15 giorni e non possono essere concessi più
di 45 giorni di permessi in un anno viene concesso per coltivare interessi affettivi culturali di lavoro
lo concede il magistrato di survellianza sentito il direttore dell'istituto dove si troverà recluso
i permessi possono essere concessi anche condannati all'ergasto che abbiano scontato almeno 10
anni di pena decristofora viene arrestato un mese dopo a Utrecht nei paesi bassi era andato a cercare
diana bayer che però si era rifiutata di incontrarla lei di lui non ne vuole più sapere nulla a trovare
l'uomo e la polizia italiana con la collaborazione di quell'olandese ecco come funziona la ricerca
dei latitanti lo spiega il carabiniera incongedo alessandro pavan a livello internazionale la
ricerca di un latitante diciamo così avviene attraverso il coordinamento di due entità
sovranazionali che sono una l'interpol e l'altra sirene che è un macronimo che define
insomma un raggruppamento delle unità di ogni paese che si occupano di la ricerca
la di tanti noi in italia ovviamente abbiamo chiaro che l'attività di indagine a seconda la
pericoluzione di la di tante parte dai nuclei investigativi di compagnia per le cose un po'
più importanti arriva ai alle sezioni dei reparti investigativi del ex gruppo comando provinciale
fino ad arrivare alla direzione centrale di crimine insomma tutta un'altra serie o una
scala gerarchica ovviamente a seconda della pericoluzione dell'interesse per il latitante
quindi quando si inizia ad indagare ovviamente si utilizzano tutti gli strumenti oggi tecnologici
per il tracciamento delle attività elettroniche soprattutto si utilizza comunque anche una parte
dell'attività di human intelligence come si dice quindi la raccolta delle informazioni e diciamo
così cercando di fare un sunto fra tutte le informazioni che si hanno rispetto ai contatti
precedenti del soggetto di ricercare per cercare di stabilire un recinto entro il quale attivare una
serie di verifiche nel momento in cui si ha diciamo così la certezza il soggetto si trovi
all'estero si caricano questi dati tutte le attività di indagine su una di queste due o
meglio si delegano a una di queste due entità supernazionali che a loro volta li assegnano
a rispettire i reparti specializzati nell'ambito di ogni paese c'è ovviamente un coordinamento
molto stretto tra Interpol e Sirene che l'acronimo di Supplementary Information Request at the
National Entrance dice ancora Pavan noi abbiamo un gruppo integrato interforze per
l'arresto la ricerca della titanti che contiene insomma tutte le forze di polizia presenti sul
territorio per dare alcuni dati nel 2022 sono stati arrestati circa 700 latitanti italiani
questo è avvenuto in 40 paesi con la collaborazione di forze di polizia di tutto il mondo dopo
essere stato arrestato filippo del cristofaro viene trasferito nella casa di reclusione di
porto azzurro sull'isola delba nel 2014 a pasqua li viene concesso un nuovo permesso premio di 3
giorni e ancora una volta non rientra quando dovrebbe farla aveva trascorso la notte precedente
con una ragazza poi è riuscito dalla casa della donna aveva preso il traghetto quindi era andato
a milano aveva contattato le sorelle che per anno gli avevano fornito nessun aiuto alcune
telecamere lo ripresero mentre camminava in piazza d'uomo lo cercano nei paesi bassi a Utrecht si
sa che ha provato a contattare la figlia che però non ha voluto vederla viene inquadrato poi da una
telecamera marsiglia quindi più niente le polemiche in italia sono molte stefano torni in beni
avvocato della famiglia curina dice in un'intervista per immagisato di sorveglianza evidentemente
l'ipotesi di una nuova fuga era una considerazione troppo complessa da elaborare lo arrestano due
anni dopo il 20 maggio 2016 a sindra in portogallo a 30 km dall'isbona si è fatto crescere baffi
e pizzetto fa piccoli lavoretti ha un passaporto falso a nome andrea Bertone di cristoffer viene
individuato dai poliziotti della questura di ancona grazie ad alcune mail inviate a conoscenti
l'account è costituito dalle lettere a n seguite dai numeri 0 7 poi le lettere b e e altri due
numeri 0 4 0 7 0 4 è la data di nascita dei decristofano vengono localizzati punti dove si
trovano i computer da cui sono state mandate le mail lo trovano così quando i poliziotti
italiani e portoghesi si avvicinano su un treno diretto all'isbona lui parla di un errore poi
ammette si sono io e dice non pensavo che i poliziotti di ancona mi perseguitassero così
arrestato in portogallo il latitante filippo antonio decristofaro autore dell'assassinio
di annarita curina 34 treni schipper pesarese ha venuto il 10 giugno del 1988 per appropriarsi
del suo catamarano la vittima fu stordita col valium accoltellata e finita con tre colpi
di macete per poi essere buttata in acqua a largo della costa di senigaglia dall'uomo e dalla sua
giovane amante la cittadina olandese diana bayer all'epoca 17enne la cattura di decristofaro
condannato nel 1991 in via definitiva la pena dell'ergastolo per omicidio occultamento di
cadavere è stata possibile grazie alla cooperazione tra i poliziotti della squadra mobile di ancona
quelli dello scodo e la polizia di stato i nuclei speciali della polizia portoghese e il
coordinamento di eurojust la latitanza di decristofaro è terminata a sindra un piccolo
villaggio a 30 chilometri dall'isbona gli agenti lo hanno fermato a bordo di un treno
diretto nella capitale portoghese decristofaro aveva un passaporto una carta di identità e una
patente nautica italiana e contraffatte e intestate a un nome di fantasia andrea bertone oltre a
5900 euro incontanti e quest'ora di ancona o reste capocasa dice durante la conferenza stampa
oggi è un giorno importante perché è stato catturato il più pericoloso latitante italiano
non di mafia il più pericoloso latitante comune il ministro angelino alfano dice un altro
latitante in meno questa operazione conferma ancora una volta che non si sfuggia la giustizia e
chi ha sbagliato deve pagare lui dopo essere stato arrestato chiede di poter parlare con la
figlia nei paesi bassi lei si rifiute a di ascoltarlo lui allora telefono al compagno
della figlia dice dile lo tu io stavolta attorno in galera per sempre quando le danno la notizia
dell'arresto di anna bayer scrive un sms a suo avvocato no davvero sono così felice
poi succede qualcosa un casino non c'è altro modo per definirlo un clamoroso errore in
portogallo di cristoffer è stato arrestato per possesso di documenti farsi nel frattempo
dall italia arriva la richiesta di estradizione ci voranno alcuni mesi non è così semplice però
in portogallo non è prevista la pena dell'ar gastro quindi il ministero della giustizia
portoghese envia una lettera in cui chiede chiarimenti a rassicurazioni la procura di
milano risponde immediatamente rassicurando i magistrati di lisbona si ricorda che l'ar gastro
in italia è previsto solo per reati particolarmente gravi e che è spesso tra per mesi e sconti per
buona condotta il carcere a vite attenuato poi più nessuna comunicazione nel febbraio del 2017 si
scopre che filippo de cristofaro è stato scarcerato già da alcuni mesi precisamente
ottobre 2016 per decorrenza dei termini di custodia cautelare in italia nessuno ne sapeva nulla
parlando con la stampa l'ex pubblico ministero ferdinando pomareci che è stato anche capo
dell'ufficio di esecuzione penale esterna in ambito di giustizia minorile dice la responsabilità
e delle autorità portoghese si parla tanto della giustizia italiana ma se l'avessimo fatta
noi una cosa del genere ci avrebbero massacrato con tutta la fatica che abbiamo fatto per prenderla
ora che lo dice ai familiari della vittima dall'ora dall'ottobre 2016 di filippo de cristofaro non
si sa più nulla oggi a 69 anni e da qualche parte lo stanno cercando
avete ascoltato la nuova storia di indagini sull'omicidio di anarita curina trovate la
prima parte e tutte le altre storie sull'app del post su tutte le principali piattaforme di
podcast e su youtube indagini è un podcast del post scritto e raccontato da stefano nazi
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Il 28 giugno 1988 il corpo di una donna rimase impigliato, al largo della costa marchigiana, nelle reti di un peschereccio. Si chiamava Annarita Curina, era una skipper: era stata uccisa e gettata in mare legata a un’ancora del peso di 17 chili. Era partita il 10 giugno da Pesaro a bordo della sua barca, un catamarano, l’Arx. Con lei a bordo c’erano due persone, Filippo De Cristofaro, 34 anni, e Adriana Diana Beyer, 17. Il progetto era quello di una traversata fino alle Baleari dove poi Annarita Curina si sarebbe fermata. Per non fare la traversata da sola aveva accettato a bordo le altre due persone che avrebbero dovuto aiutarla nei lavori sulla barca.
Dopo il ritrovamento del corpo iniziarono le ricerche nel mare Adriatico che poi si allargarono a tutto il Mediterraneo. L’Arx, che nel frattempo aveva cambiato nome in Fly2, era stato avvistato largo della Puglia e poi in Sicilia. Venne poi ritrovato ormeggiato nel porto tunisino di Ghar el Melh. De Cristofaro e Beyer però non c’erano. Assieme a una terza persona, che si era unita a loro dopo l’omicidio di Annarita Curina e che viaggiava assieme a un cane lupo, erano fuggiti a cavallo verso l’Algeria. Vennero arrestati il 19 luglio ed estradati in Italia. Inizialmente diedero la stessa versione dei fatti, poi ognuno raccontò una storia diversa. De Cristofaro e Beyer vennero processati per omicidio: l’uomo ricevette la pena più pesante, l’ergastolo.
Indagini è un podcast del Post, scritto e raccontato da Stefano Nazzi