Il Mondo: L’importanza della Nakba per i palestinesi. A Hong Kong l’informazione libera sta sparendo.
Internazionale 5/17/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript
Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e questo
è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo di una ricorrenza importante per i palestinesi e di giornalisti a Hong Kong
e poi del futuro dell'industria musicale e di un libro ambientato a Londra.
E' mercoledì 17 maggio 2023.
Oggi, l'Università Generali dell'Università Marcelli, 75 anni,
per i 28 anni commandando recyclede� con più di 700 mila palestinesi,
dispiagliano alle decennate del 1948.
In moralsi interi, i mamy vomiti Impacti,
i娘 ed amici con altre civili,
era velocever awardato su sal Tele.
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per molti di loro, era l'inizio di un periodo molto, molto lungo di aspettare e di uncertainità.
Il 15 maggio è il giorno in cui il popolo palestinese ricorda la Nakba,
ovvero l'esodo forzato di 700.000 arabi palestinesi dai territori occupati da Israele nel 1948.
Quest'anno, per il 75. anniversario di questa ricorrenza,
le Nazioni Unite hanno organizzato per la prima volta una commemorazione.
L'audio che avete sentito è il discorso con cui Philippe Lazarinis,
che presiede l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione
dei rifugiati palestinesi nel vicino Oriente, ha annunciato questa iniziativa.
Parliamo della Nakba e della sua importanza per i palestinesi
con Francesca Agnetti, editor di Medio Oriente e Catherine Cornet,
giornalista arabista che collabora con Internazionale.
È stata la prima volta che le Nazioni Unite hanno commemorato la Nakba nella loro sede di New York,
grazie a una risoluzione che era stata votata nell'Assemblea Generale del 30 novembre 2022
e che prevedeva proprio di ricordare ufficialmente questa data,
con eventi per diffondere la consapevolezza e la memoria.
90 Stati avevano votato a favore di questa risoluzione, 30 contro, 47 si erano astenuti.
Tra i contrari c'erano la maggior parte dei componenti dell'Unione Europea,
compresa l'Italia, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada.
Alla commemorazione di New York era presente anche il presidente palestinesi Abou Masen,
che durante il centravento ha esortato le Nazioni Unite a sospendere Israele dall'Organizzazione Internazionale,
a meno che non ponga fine alle aggressioni contro i palestinesi
e non attui le risoluzioni dell'ONU che chiedono la creazione di due Stati separati
e il ritorno dei rifugiati palestinesi.
Sono più di mille le risoluzioni adottate dall'ONU riguardanti i palestinesi che non sono mai state attuate.
Israele ha reagito con grande sdegno, ovviamente.
In realtà già prima di questa riunione era cominciata una pressione diplomatica per boicottare la commemorazione.
Il rappresentante di Israele all'ONU aveva definito l'evento spregevole
e aveva scritto una lettera ai suoi colleghi spingendoli a non partecipare all'iniziativa.
Questa pressione ha avuto degli effetti perché, secondo il ministero degli esseri israeliano,
i rappresentanti di 32 paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Ukraine e dieci paesi dell'ONU,
tra cui anche l'Italia, non ci sono presentati.
Facciamo un passo indietro e parliamo della divenzione storica di questo evento che è stato commemorato.
Che cos'è esattamente la NACBA?
NACBA in Arabo vuol dire catastrofe ed è il termine con cui si fa riferimento
agli eventi che portarono i palestinesi a perdere le loro case e a diventare i profugi.
Il 14 maggio 1948 Israele dichiarò l'indipendenza e nella guerra, che cominciò il giorno seguente
e durò fino al gennaio del 1949, cerca 700.000 palestinesi furono cacciati dalle loro terre
e ai loro discendenti non fu mai permesso di tornarci.
Tra 400 e 500 città e villaggi palestinesi furono spopolati, distrutti oppure occupati,
i loro nomi furono cambiati, alcuni furono lasciati in rovina, altri invece furono ripopolati.
Nelle case dei palestinesi ci andarono a vivere delle famiglie ebrei.
Uno dei simboli della NACBA sono proprio le chiavi di casa, che le famiglie palestinesi portarono via con loro
durante la fuga pensando che presto sarebbero tornati e invece non tornarono mai più.
E d'allora quelle chiavi sono diventati proprio il simbolo della determinazione della lotta
dei palestinesi per tornare nelle loro case e nelle loro terre.
Durante questa espulsione di massa furono compiuti diversi massacri,
secondo alcuni fonti palestinesi furono 70 con 15.000 vittime.
Secondo le Nazioni Unite oggi ci sono quasi 6 milioni di palestinesi registrati come rifugiati,
5,9 milioni per la precisione, che sono appunto i discendenti di questi palestinesi che bisserono la NACBA.
Oggi vivono soprattutto in Giordania, poi nella Strescia di Gaza, in Cis Giordania, in Siria, in Libano e a Jerusalem Est.
Circa un terzo di loro abitano ancora nei campi profughi.
Il diritto al ritorno è una delle principali rivendicazioni dei palestinesi,
che basano la loro richiesta su una di quelle risoluzioni adottate dall'Assemblea Gerale dell'ONU, questa nel 1948.
Israele da parte sua sostiene di non poter permettere il ritorno di milioni di palestinesi che metterebbero a rischio all'esistenza dello Stato Ebraico,
che ha una popolazione di meno di 10 milioni di persone.
Israele e Palestina avevano concordato di affrontare la questione dei rifugiati nelle ultime fasi dei negoziati di pace,
negoziati che però, come si sa, sono fermi e al momento non sembrano esserci segnali di una ripresa.
Catrin, oggi la commemorazione della NACBA che peso ha nella cultura palestinese.
E centrale e vitale direi, il 15 maggio non c'è una copertina di giornali arabi che non la ricordi.
Se sempre stata molto importante oggi è diventato esistenziale.
75 anni dopo, perché molti in Israele non la vogliono ricordare,
o ripiangono di non essere andati fino in fondo con le espulsioni.
L'anno scorso Besalel Smotrich, che ministro delle finanze del precedente governo Netanyahu,
ha detto a un membro arabo della Knesset, sei qui, perché Ben-Gurion non ha portato a termine il lavoro.
Ovviamente si riferiva all'opera di Ben-Gurion durante la NACBA.
Quindi nella cultura palestinese tradizionale, la NACBA è sempre stata ricordata come un preparadiso,
l'ulivo del giardino, la casa di pietra fresca e limone,
un paradiso perduto che si sogna di ritrovare l'esule ed è una fonte di nostalgia culturale e politica senza fine.
E materialmente, come viene mantenuto vivo il ricordo della cosiddetta catastrofe tra le nuove generazioni di palestinesi?
Nella cultura palestinesi tradizionale, anche impegnata, c'è sempre stata dei romanzi della poesia,
pensiamo a Mahmoud Darwish, l'immensso scrittore palestinese.
Quest'anno parlere del film Farah, che ha fatto molto clamore,
il ministero delle finanze israeliane Lieberman ha chiesto a Netflix di censurarlo.
Il fatto che la piattaforma americana lo ha tenuto è stato considerato come una piccola vittoria per i palestinesi,
perché, come lo scriveva il cotidano arabo El Cozzel Arabi,
recentemente è un delle rare rappresentazioni della NACBA su una piattaforma di divertimento occidentale.
Per una volta, anche noi da questa parte possiamo sentirne parlare.
Farah racconta la catastrofe da punto di vista di una bambina molto piccola,
all'arrivo degli ebrei, suo padre rilascia dentro un campionato, dicendoli che tornerà presto a riprenderla.
Lei vive per giorni nel buio, assista a cose insostenibili, ma non può fare nulla e prigioniera a casa.
E questo chiaramente è la metafora perfetta della NACBA per i palestinesi.
Nella musica c'è una lunghissima tradizione di county, anche folkloristici i palestinesi che la ricordano,
non questa NACBA, dei titoli che consiglierei di più,
e la musica hip-hop del gruppo palestinesi d'Am che canta Anna Melchorea,
io non sono libero, e che racconta chiaramente la perdida di senso che ha quando si perde la propria casa
e successivamente si ritrova a prigionere in casa propria.
Ma quest'anno, credo, nei giornali abbiamo visto una creatività veramente spinta,
hanno anche utilizzato l'intelligenza artificiale per raccontare la NACBA.
E in che modo hanno utilizzato l'intelligenza artificiale?
Allora c'è un'ongra di Al-Jazeera che ha ricreato un villaggio,
il villaggio di Beit Nabala, interamente con l'intelligenza artificiale.
Il fatto che molti dei villaggi sono stati razzi al suolo dopo la NACBA,
ha fatto che hanno ricostruito tramite i ricordi dei sopravvissuti, la scuola, la piazza del villaggio,
una ricostruzione digitale di una realtà sparita per sempre.
Francesco, oggi la NACBA la possiamo considerare un capito lo storico chiuso e appartenente al passato,
o c'è il rischio che possa ancora ripetersi?
Nel suo discorso all'Innazione Unite a Bumasen ha detto che la NACBA non è cominciata nel 1948
e non si è fermata dopo quella data.
Ha ricordato che Israele continua la sua occupazione, le sue aggressioni contro la popolazione palestinese,
e continua a negare la NACBA.
Molti palestinesi anche esperti e giornalisti osservatori parlano di ongoing NACBA in inglese,
cioè NACBA in corso continua, facendo riferimento alle politiche di annessione di Israele,
alle violenze compiute su base quotidiana dalle forze di sicurezza israeliane,
dai coloni che vivono in più di 250 insediamenti avevano posti legali in Cisjordania e a Jerusalem East.
In un articolo uscito ad aprile su Jewish Currents,
trimestrale legato alla sinistra ebraica laica e progressista degli Stati Uniti,
il giornalista Peter Bynard si chiede proprio se Israele potrebbe compiere un'altra NACBA
e la sua risposta è sì, potrebbe succedere di nuovo,
perché il sentimento, l'idea dell'espulsione di massa è molto comune,
è diffusa nella società e nella politica israeliana.
Il concetto di espulsione è profondamente radicato nella storia di Israele
e negli ultimi 75 anni è sempre stato presente con alti e bassi,
ma adesso la combinazione di un governo di estrema destra
con un'agenda proprio improntata all'espanzionismo
e un aumento notevole delle violenze in Cisjordania
potrebbe aumentare la probabilità di una nuova NACBA
e ignorare i segnali che questo potrebbe succedere è un grave errore, imperdonabile.
Grazie a Francesca Agnetti.
Grazie.
E grazie a Catrin Cornet.
Grazie a voi.
Alberto Notar Bartolo, vice-direttore di Internazionale, racconta un articolo uscito sull'ultimo numero.
Issa Niverson, batterista di un piccolo gruppo jazz,
ripercorre il suo settimanale The Nation,
le molte ascese cadute nell'industria della musica riprodotta in poco più di un secolo.
Si cominci a iniziare il 900, prima ci sono i dischi a 78 gili,
che sono rumorosi, durano 3-4 minuti per lato,
ma sono già una macchina da soldi.
Poi arriva l'LP, il disco in vinile, che si sente meglio,
dura una mezz'oretta per lato.
Poi arriva il digitale con i CD,
che permette a l'industria di fare altri miliardi vendendo cose nuove
e le restampe di quelle vecchie.
Poi ancora comincia la diffusione online dei file digitali,
prima illegale, con Napster e poi legale.
Adesso è il turno nello streaming.
In tutto questo, i musicisti che non erano grandi star
hanno spesso visto pochissimi dei molti soldi che circolavano.
Adesso è tornato di moda l'LP.
40 anni fa era una roba da spazzatura,
e adesso è un oggetto bello, prestigioso e si sente benissimo.
Con lo streaming che musicisti guadagnano sempre poco,
ma incompensano una circolazione praticamente illimitata nel mondo.
In poco più di un secolo abbiamo visto tante novità, tanti fallimenti,
però la musica dei musicisti sono sempre lì.
Vedremo cosa succede.
Un centinaio di giornalisti e editori,
tra i quali la direttrice del Guardian Katrin Weiner
e la giornalista filipina vincitrice del premio Nobel Maria Ressa,
hanno firmato una lettera aperta per chiedere l'immediato rilascio di Jimmy Lai,
l'editore e attivista di Hong Kong,
in carcere per aver violato la legge sulla sicurezza nazionale.
Lai, 75 anni che nell'intervista dell'agosto 2020
che avete ascoltato critica pertamente Pekino
per i suoi metodi intimidatori e la repressione della libertà di espressione,
è il fondatore e l'editore dell'Apple Daily,
il principale quotidiano di opposizione di Hong Kong,
che a giugno del 2021 è stato costretto a chiudere.
Abbiamo chiesto a Ilaria Maria Sala,
giornalista che vive a Hong Kong e colabora con Internazionale
e che l'anno scorso ha pubblicato per additore
le clissi di Hong Kong di aiutarci a ricostruire la vicenda giudiziaria di Lai.
Allora, la vicenda giudiziaria di Lai è complessa
perché con il passare del tempo vengono aggiunte altri capi d'accusa.
Lui al momento sta scontando una pena di più di 5 anni per frode
e questa condanna gli è stata data per il modo in cui lui aveva utilizzato
l'edificio in cui veniva scritto e stampato
il suo quotidiano da lui fondato Apple Daily,
che è stato fatto chiudere nel 2021.
È stata dichiarata una frode rispetto al suo contratto di affitto di questo edificio
dal momento che all'interno dell'edificio
una stanza era anche adipita a suo ufficio personale
che faceva gli affari di una sua consulenza
che non è direttamente legata all'Apple Daily.
Questo è stato dichiarato come un utilizzo improprio dell'edificio
e conannato con la massima pena di 5 anni.
Dall'ora ci sono stati altri capi d'accusa.
Jimmy Ray è stata la prima persona di spicco, diciamo,
ad essere indagato per aver infranto la legge sulla sicurezza nazionale
per le sue dichiarazioni fatte con personalità straniere
rispetto a quello che stava succedendo a Hong Kong,
ma anche per i suoi tweet in cui appunto denunciava il modo in cui
le libertà a Hong Kong stavano secondo lui venendo meno.
Ci sarà un processo più avanti.
Le cose però si stanno ritardando per una serie di difficoltà
legate all'avvocato che Jimmy Ray avrebbe scelto
e che invece non è stato approvato dalle autorità a Hong Kong.
Ci racconti chi è Jimmy Ray e che giornale era l'Apple Daily?
Jimmy Ray è una delle figure più particolari di Hong Kong
dal momento che si tratta dell'unico uomo d'affari di Hong Kong
che fin dall'inizio ha dato un sostegno totale e costante
al movimento pro democrazia e ai suoi maggiori rappresentanti.
Jimmy Ray è un rifugiato dalla Cina continentale,
arrivò a nuoto a Hong Kong quando era ancora un bambino
scappando appunto dalle campagne politiche mauiste dell'epoca.
Divende un industriale all'inizio soprattutto nel tessile,
poi invece cominciò ad essere attivo nel mondo dei media
e fondò questo giornale a Apple Daily che ebbe un grandissimo successo di pubblico.
Era infatti il secondo giornale di Hong Kong per distribuzione
e tra l'altro viene anche aperta una versione a Taiwan
e era un giornale molto misto
per cui da una parte c'era questa costante linea pro democrazia
in sostegno dei vari movimenti pro democrazia sia Hong Kong che in Cina
da quell'altra però era anche mezzo tabloid
per cui con molto gossip, con molti scandali che riguardavano
la vita anche molto intima delle celebrità di Hong Kong e quelle cinesi
per cui una sorta di giornale un po' scuro
infatti prima di quello che è avvenuto con la legge sulla sicurezza nazionale
i guai giudiziari che aveva avuto l'Apple Daily
erano stati più per paparazzi eccessivamente aggressivi
o per aver pubblicato foto un po' troppo rivelatrici
dell'intimità di alcune star locali.
L'Apple Daily è stato chiuso meno di un anno dopo l'approvazione
della legge sulla sicurezza nazionale.
Ci ricordi brevemente cos'è questa legge
e perché ha segnato una svolta nella storia di Hong Kong?
I due motivi principali sono che da una parte
la legge è stata scritta ed approvata interamente a Pekino
senza nemmeno passare al vaglio del Parlamento di Hong Kong
per cui è stata imposta dall'alto nel modo più letterale possibile.
L'altra cosa è che la legge sulla sicurezza nazionale
introduce dei crimini a Hong Kong molto vaghi
un po' spezzando, se vogliamo, la tradizione di Hong Kong
in cui i crimini sono specificati in modo estremamente preciso.
Ci sono quattro crimini particolari
di cui si occupa la legge sulla sicurezza nazionale
e sono i crimini di sovversione, terrorismo, secessione
e soprattutto collusione con organizzazioni straniere.
Inoltre tutto quello che può essere visto come
un discorso pubblico, una promozione anche solo verbale
o anche un post sui social media
che in qualche modo faccia riferimento in maniera positiva
all'indipendenza di Hong Kong
è considerato anche questo come un crimino.
Infatti ci sono persone che sono state indagate
per avere appunto magari scritto semplicemente
su Facebook cose che appunto implicavano anche
la possibilità dell'indipendenza di Hong Kong
nei loro desideri e questo era sufficiente
ad essere considerato pericoloso per la sicurezza nazionale.
Dopo la chiusura dell'Apple Daily
qual'è la situazione dell'informazione a Hong Kong?
Tu che vivi lì da molto tempo
cosa c'è nelle dicole, cosa trasmette la TV?
La situazione è profondamente modificata.
Stiamo assistendo a una progressiva omologazione
della libertà di stampa a Hong Kong
a quello che c'è invece nella Cina continentale.
Non siamo ancora lì però ci sono state 10 testate
che sono state fatte chiudere
la maggior parte di queste sono testate online
però appunto anche come l'Apple Daily invece testate su carta.
La principale radio-televisione pubblica
che era stata fondata in epoca britannica
con la BBC come modello e che aveva una partnership
con la BBC fino all'arriva appunto
della legge sulla sicurezza nazionale
è oggi invece controllata in maniera molto più stretta.
Il suo direttore non è più un giornalista
ma un burocrate senza esperienza giornalistica
e quella che era prima la sua partnership stretta
con la BBC è stata sospesa
in favore invece di una partnership
con l'agenzia di stampa cinese Simhua
omologando la molto di più
con quelli che sono i servizi pubblici cinesi.
Vediamo poi anche all'interno delle testate che rimangono
ci sono i giornali più o meno indipendenti
che si trovano oggi a fare le spese
di questo nuovo clima di censura
con per esempio il Min Pao,
ora il più importante quotidiano
ancora relativamente pro democrazia
dopo la chiusura di Apple Daily
che ha dovuto licenziare il suo vignettista Zunz
dopo che il governo aveva criticato
alcune delle sue ultime vignette
e a questo è corrisposto anche una purga
dalle biblioteche pubbliche di Hong Kong
di tutti i libri di Zunz.
Abbiamo già visto tra l'altro
delle purge di libri scritti da famosi dissidenti
oppure da persone che appartengono al campo pro democrazia
anche libri invece che parlano di fatti
sui quali pecchino non ha molto piacere
che ci sia una memoria storica
dai libri su Tiananmena,
i libri invece su episodi sia in Cina,
sia soprattutto a Hong Kong,
che parlano di quello che è stato
il movimento pro democrazia.
La scorsa settimana durante un evento pubblico
a Washington, Sebastian Lai, il figlio di Jimmy Lai
ha criticato il Regno Unito
accusandolo di ipocrisia
che condanna la repressione del dissenso a Hong Kong.
Quelli sono oggi i rapporti tra l'Ondra e l'excolonia?
I rapporti sono un po' complicati.
Nel 1997, quando ci fu il passaggio di sovranità
dalla Gran Bretagna alla Repubblica Popolare Cinese,
era stato previsto che per circa 50 anni
non ci fosse nessun cambiamento significativo
nel modo in cui era governata a Hong Kong
e l'Ondra aveva dichiarato
con l'approvazione di Pechino
di monitorare quello che sarebbe successo a Hong Kong
per i primi 50 anni.
Poi invece Pechino ha cominciato a trovare
molto fastidioso questo monitoraggio
per cui ha ripetutamente criticato
i rapporti che sono biannuali,
che l'Ondra stila
su quello che sta avvenendo a Hong Kong
e che sono rapporti che sono diventati
viaggia molto più critici
dal 2019-2020 in poi.
Allo stesso tempo però naturalmente
fa sì che l'Ondra non voglia inincarsi la Cina
e interrompere le relazioni commerciali
soprattutto con Pechino
per cui molti dissidenti
si sono ritrovati un po' delusi
da quello che l'Ondra è stata capace
o ha voluto fare per difendere
sia loro che il movimento pro-democrazia
più in generale.
Dopo la legge sulla sicurezza nazionale
l'Ondra aveva reso più facile
per un numero importante di cittadini di Hong Kong
ottenere la cittadinanza britannica
però ci sono invece molti dissidenti
che non hanno i requisiti necessari
ma che si erano rifugiati a Londra
che si trovano oggi un po' alla stregua
di tutti gli altri rifugiati in Inghilterra
per cui con questo Governo Tori
così antiimmigrazione
fanno anche loro le spese
per la chiusura più generale
che troviamo oggi nel Regno Unito.
Grazie e l'area Maria Sala.
Grazie a voi.
Daniele Cassandro, editor di cultura di internazionale
consiglia un libro di racconti.
Uno shock dello scrittore irlandese Keith Ridgway
è per avermi dei romanzi più belli usci di quest'anno.
Sono nuove storie che si intrecciano
per entrare in via rigentrificazione.
Il lettore è messo nella posizione apparentemente
confortevole ma in realtà molto precaria
di chi spia dal buco della serratura.
Proprio come fa l'ansiana signora del primo racconto
che osserve e ascolta dalla fessura della parete
la festa della giovane coppia gay
che ha appena comprato un appartamento accanto al suo.
Keith Ridgway ha un talento eccezionale per i dialoghi
e il dipanarsi di queste storie londinesi
all'andamento di un sofisticato thriller psicologico
in cui, se deve esserci un assassino
può essere solo il lettore guardone.
Keith Ridgway, uno shock, edizioni sur.
Buon appetito!
Buon appetito!
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Il 15 maggio il popolo palestinese ricorda la Nakba, l’esodo forzato di 700mila arabi palestinesi dai territori occupati da Israele nel 1948. Più di cento giornalisti hanno firmato una lettera aperta per chiedere il rilascio di Jimmy Lai, attivista e fondatore del quotidiano Apple Daily a Hong Kong.
Ilaria Maria Sala, giornalista che vive a Hong Kong
Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale
Catherine Cornet, giornalista e arabista
Video Nakba: https://www.unrwa.org/newsroom/videos/un-event-mark-75-years-nakba-message-unrwa-commissioner-general-philippe-lazzarini
Jimmy Lai alla CBC, agosto 2020: https://www.youtube.com/watch?v=m8goj5uGKtc
Scrivi a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050
Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.