Il Mondo: L’età giusta per cominciare a usare i social media. In Ecuador c’è un braccio di ferro tra il presidente e il parlamento.

Internazionale Internazionale 5/25/23 - Episode Page - 24m - PDF Transcript

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Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli e questo è il mondo,

il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo dell'effetto di social media sugli adolescenti e della crisi politica

in Ecuador e poi della copertina del nuovo numero di Internazionale e di un discopo.

È giovedì 25 maggio 2023.

E puoi jugare come parte e NCAA ai nostriители?

Che è l'unione deterra?

陪irkaccia appearing on social media.

L'unione è quando i tri fisti apprezzano plots

e nuove agg mi sono è maniacploysa che hanno avuto voceGLIA.

Daliaio è, perchuss repertoire di comunismi,

che probabilmente screaming on social media sia maniacosa Victory making mini-b Crunchy os.

i bambini sviluppano la loro identità, il loro senso di semmo.

È un momento in cui è molto importante per noi di essere pensati,

che è scuola e in solito distorsione l'environmento social di media,

in solito fa un servizio di alcuni dei loro bambini.

Ma l'altro considero che ho è che queste regole ad age

sono inconsistente implementate.

Vivek Murphy, che avete appena sentito parlare,

è il Surgeon General degli Stati Uniti,

cioè la massima autorità del sistema sanitario nazionale.

In questa intervista con la CNN,

Murphy commenta un rapporto che ha diffuso nei giorni scorsi,

in cui per la prima volta mette in guardia il governo e le famiglie

sui possibili rischi dei social media

sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti.

Storicamente gli avvertimenti pubblici del Surgeon General

sono rari e importanti

e a volte sono stati in un punto di svolta

nella presa di coscienza su alcune questioni sanitarie.

In passato, per esempio, sono stati diffuse avvertimenti sulle sigarette,

sull'IDS, sull'obbesità

o sui contenuti violenti di programmi tv o videogame.

Il rapporto sui possibili effetti negativi delle social media sui più giovani

chiede le famiglie di imporre limiti più stretti

e al governo di rafforzare la legislazione su questo tema,

citando prove sempre più convincenti e possibili soluzioni.

Ne parliamo con Viola Stefanello,

giornalista del post esperta di tecnologia

che colabora con Internazionale.

Murphy ha pubblicato 19 pagine di report

in cui spiega di aver deciso di allertare il pubblico sul tema,

anche se da un punto di vista scientifico

gli studi che sono stati fatti a riguardo

non sono conclusivi,

nel senso che ci sono stati moltissimi studi di questo tipo,

specificatamente sull'effetto dei social,

sugli adolescenti statunitensi negli ultimi anni,

ma alcuni creano un legame molto diretto tra i casi maggiori

di ansia, depressione, isolamento sociale tra i più giovani e i social

e altri invece dicono che questa correlazione non esiste.

Lui comunque ha deciso di pubblicare questo rapporto in ogni caso

perché ha detto che i nostri bambini e gli adolescenti

non possono permettersi il lusso di aspettare per anni

prima di conoscere l'intera portata del possibile impatto dei social media.

In particolare quali sono le principali preoccupazioni o rischi

che vengono sollevate in questo rapporto?

Da una parte c'è la questione dei contenuti

a cui si può essere esposti quando si sta online per piattaforme

che non sono pensate specificatamente per i più piccoli,

ovvero eventuali contenuti che istigiano al suicidio,

questioni di disturbi alimentari, istigazione all'anoressia

e altri comportamenti dannosi come pornografia in generale

che tendenzialmente non è fatta per i minori dei 18 anni.

E dall'altra parte c'è la questione del passare tante ore

di fronte a un dispositivo in qualsiasi caso.

Murphy è sotto linea che, secondo alcuni studi,

passare più di tre ore e mezza al giorno davanti a uno schermo online,

peggiore a condizione di ansia, depressione

e anche eventuali casi di disturbo dell'attenzione.

C'è poi una particolare preoccupazione specifica sull'età

a cui si dovrebbe accedere a queste piattaforme.

Cosa dice il Surgeon General a proposito?

Il Surgeon General parla del fatto

che la maggior parte dei social al momento

hanno come limite di età minima

per iscriversi alle loro piattaforme a 13 anni.

Secondo almeno quanto crede Murphy,

13 anni sarebbero troppo pochi.

Ovviamente la questione è che anche alzandolo

al momento le piattaforme non fanno moltissimo

per assicurarsi che una persona che si scrive

abbia effettivamente l'età che dichiara di avere.

Come si fa a capire se i figli

hanno un rapporto problematico con i social media?

Esattamente, nello stesso modo,

in cui si pensa a rapporti problematici

con altri tipi di comportamenti,

come per esempio l'abuso di videogiochi.

La questione comincia a porsi,

nel momento in cui il comportamento

comincia a essere troppo preponderante

all'interno della vita della persona.

Quindi nel caso di internet,

se stare tutto il tempo sui social network

comincia a disturbare il sonno,

comincia a portare il ragazzo,

a studiare molto meno,

ad avere problemi a scuola,

a non fare praticamente nulla offline.

E di conseguenza,

benché molti di noi passino molte ore online,

la linea va tracciata

nel momento in cui questo comportamento

rovina il resto della vita.

E cosa possono fare le famiglie

per prevenire questo tipo di comportamento?

Abbiamo degli strumenti che possiamo usare?

Allora, Murphy stesso dà dei consigli,

soprattutto per i genitori di figli

abbastanza piccoli

che comincerò per le prime volte

a interfacciarsi con i dispositivi.

Per esempio, dà il consiglio

di non usare nemmeno tra genitori il telefono

durante le ore dei pasti in famiglia,

oppure mentre si svolgono delle attività

per promuovere la conversazione

e la costruzione di legami sociali

all'interno della famiglia,

oppure anche quello di costruire

un cosiddetto piano mediatico familiare,

ovvero di stabilire chiaramente

quali sono le aspettative

rispetto all'uso di internet

da parte di tutta la famiglia

e anche di spiegare ai bambini

il concetto di privacy online.

Quindi cosa ha senso

e cosa non bisogna assolutamente

condividere di se stessi online?

Invece a livello governativo

e anche delle aziende tech,

quali sono le misure che sono state adottate

per limitare questo rischio

e cos'altro è realistico immaginare di fare?

Allora, questo è un tema

che viene discusso tantissimo

sia a livello politico che a livello sociale

da anni, un po' perché c'è effettivamente

stato un peggioramento sistemico

della salute mentale tra i più giovani

ed è facile spiegarselo con

il fatto che passano tanto tempo online.

Dall'altra parte c'è un po' un panico morale

soprattutto negli Stati Uniti

nei confronti di tecnologie

che molto spesso i legislatori non conoscono

e di cui non fanno un uso

simile a quello che fanno i più giovani.

E poi tutto questo è aiutato

sicuramente dal fatto che c'è stata una forte erusione

della fiducia nei confronti delle piattaforme

negli ultimi anni portato dal fatto

che le piattaforme per molto tempo

hanno fatto il minimo indispensabile

per modellare i contenuti

sia che vedono i più piccoli sia che vedono tutti.

Sono usciti molti report sul fatto

che tendenzialmente i social network

e le persone che li gestiscono

non hanno a cuore il benessere dei propri utenti

ma piuttosto la possibilità di mantenerli

all'interno delle piattaforme il più lungo possibile.

All'interno di questo contesto

negli ultimi anni le piattaforme

spinte da questo genre di pressione

hanno fatto molte promesse

e hanno implementato alcune misure

soprattutto per permettere ai genitori

di preimpostare delle funzioni

per farsi che se i loro figli usano per esempio TikTok

lo facciano con maggiori controlli

rispetto al genere dei contenuti

che potrebbero essere loro mostrati.

Detto questo, da un punto di vista legislativo

ci sono veramente tanti stati

che stanno cercando di regolamentare

specificatamente l'uso delle piattaforme

da parte dei minori

ma ci sono vari problemi

su cui non si è ancora trovata una quadra.

Uno è sicuramente quello della criptografia end-to-end

perché quasi tutte queste leggi chiedono alle piattaforme

di permettere ai legislatori

o a varie autorità di accedere

su richiesta alle comunicazioni

che vengono scambiate nelle piattaforme

e questo crea dei grossi problemi di privacy per tutti.

E dall'altra parte

un'altra cosa che viene chiesta molto spesso

dai legislatori è quella di verificare

obbligatoriamente l'età delle persone

che si scrivono i social, per esempio

collegando una carta d'identità

e questo chiaramente mette in grossa difficoltà

uno dei capi saldi della rete

almeno come la conosciamo fino ad adesso

vero la possibilità di anonymato

che ha anche molti vantaggi

soprattutto per persone

per esempio penso ai ragazzini di queer

che potrebbero non voler collegare

la propria carta d'identità a un profilo

in cui magari parlano della propria sessualità

di cui non hanno ancora parlato con il resto della famiglia

e questo sicuramente li metterebbe

il pericolo rispetto ad ora.

Di fronte a questo rapporto comunque è molto difficile

non preoccuparsi.

Secondo te c'è il rischio di un allarmismo eccessivo

o stiamo davvero sottovalutando rischi gravissimi

per la salute mentale dei più giovani?

Secondo me è difficile dire che la stiamo sottovalutando

perché appunto è un tema

di cui si sta parlando tantissimo

anche a scapito di altri temi

secondo me altrettanto importanti.

Per esempio gli Stati Uniti non ha legge

sulla privacy online comparabile a GDPR e europeo

però passano molto più tempo a parlare

di cosa fanno i ragazzini online

rispetto a come proteggere la privacy di tutti per esempio.

Da un punto di vista specifico

secondo me parte della questione è anche che

parlare dell'esposizione dei bambini

alla violenza ha contenuti dannosi

e via dicendo online.

A livello politico è molto più semplice

che parlare di effettivi e conclamati

problemi e pericoli a cui vengono esposti

i ragazzini nella vita reale

sia in termini di eventuali abusi

sia in termini di situazioni

in cui vengono lasciati da loro stessi

di erosione del tempo libero

di disinvestimento nella scuola

e via dicendo che sono cose che in termini di alimentare

la depressione e l'isolamento

fanno altrettanto male se non di più.

Grazie a Viola Stefanello.

Grazie a voi.

Maissa Moroni, foto editor di Internazionale,

racconta la copertina del nuovo numero.

Questa settimana la copertina di Internazionale

ci porta in luoghi a noi molto vicini.

L'Emilia Romagna è la prima regione per costruzioni

nelle piana luvionali e tra quelle più cementificate.

Una regione a cui il clima purtroppo ha presentato il conto

e dove moltissime persone hanno perso tutto,

come raccontano gli articoli del New York Times,

Le Monde e Del Guardian che pubblichiamo in questo numero.

Silvia Camporesi è un'artista e fotografa

che da diversi anni lavora sul paesaggio italiano.

Quando l'alluvione ha colpito la Romagna,

si trovava nella sua città, Forlì,

inondata come altre da acqua e fango

e ha cominciato a fotografare i quartieri allagati,

ma anche i giovanissimi volontari accorsi in aiuto.

Dal suo lavoro abbiamo scelto la foto di copertina,

un gruppo di ragazzi in azione armato di pala guanti,

estivali di gomma, in primo piano uno di loro ricoperto di fango.

Su sua account Instagram commenta così la foto che pubblichiamo.

Giorno quattro, oggi le persone al lavoro non si contavano,

un via vai costante, un'organizzazione incredibile,

una solidarietà conmovente.

Io mi sono commossa, ode a tutti loro.

Emilia Romagna, maggio 2023, è il titolo di copertina di questa settimana.

Per dare una salida constituzionale all'equador,

è decidito applicare l'articolo 148

della Costituzione della Repubblica,

che mi ottorga la presenza di la Repubblica.

La presenza di la Repubblica è la presenza di la Repubblica.

La presenza di la Repubblica è la presenza di la Repubblica.

È la costituzione della Repubblica che mi ottorga la faccultà

di disolvere l'Assemblea Nazionale

per grave crisi politica e conmozione interna.

In equador è in corso una crisi politica molto delicata,

quella che avete sentito alla voce del presidente Guillermo Lasso,

che ha sciolto il Parlamento, per evitare di essere destituito,

rischiando così di portare il Paese verso una grave crisi istituzionale.

E anche se per ora il sistema democratico e quadoriano sembra reggere,

sullo sfondo c'è un Paese che negli ultimi anni è caduto in preda

a una violenza quasi incontrollata.

Ne parliamo con Camilla Desideri, editor di America Latina di Internazionale.

Il 17 maggio il presidente e conservatore Guillermo Lasso

ha invocato per la prima volta nella storia dell'equador

una misura prevista dalla Costituzione che si chiama Muerte Cruzada,

cioè morte incrociata.

In questo modo si sospendono contemporaneamente sia le funzioni del Parlamento

che quelle del presidente.

A questo punto sarà il Consiglio Elettorale Nazionale

che dovrà convocare nuove elezioni entro i prossimi 6 mesi.

La data non è ancora stata annunciata,

ma è probabile che lo scrutino si svolgerà entro agosto.

In questo periodo il Parlamento interrompe le sue funzioni

e il presidente può governare solo per decreto e solo in materia economica.

Quando ha sciolto il Parlamento, Lasso ha giustificato la sua decisione,

dicendo che il paese attraversa una grave crisi politiche

è un momento di forte commozione interna.

Accusato il Parlamento di voler destabilizzare non solo il suo governo,

ma la democrazia e lo Stato.

E ha sottolineato che era giusto dare ai cittadini

il potere di decidere il loro futuro alle prossime elezioni.

Quando Lasso parla di crisi politica, a cosa si riferisce tape?

E come è arrivato lui alla decisione drastica di sciogliere il Parlamento?

Per capire questa sua decisione dobbiamo fare un piccolo passo indietro.

Il giorno prima di sciogliere il Parlamento era cominciato proprio nell'Assemblea nazionale

un procedimento di messa è stato d'accusa contro il presidente.

Infatti il Parlamento controllato dall'opposizione lo accusava di peculato e corruzione

per aver tollerato delle irregularità in alcuni contratti pubblici.

Lasso si era difeso dicendo che il fatto non sussisteva che gli accusi erano del tutto

infondate anche perché l'episodio risaliva al 2018,

cioè quando ancora non era stato eletto presidente.

E ha anche detto che questo procedimento politico era una mossa politica dell'opposizione

per allontanarlo dal potere.

Nelle ore successive all'inizio di questo giudizio politico vari giornali hanno scritto

che Lasso ha cercato di assicurarsi l'appoggio di alcuni depotati per essere certo di superare

il voto di sfiducia, ma poi forse messo di fronte all'evidenza dei numeri ha deciso

di invocare la morte crusada e di sciogliere il Parlamento.

Ora potrà ricandidarsi anche se molti analisi sostengono che questa crisi possa aprire la

via a un'alternanza di potere e a ritorno della sinistra al governo.

Ci racconti meglio la figura di Lasso?

Lasso è un conservatore, diciamo, sia per quanto riguarda le politiche sociali sia in economia.

È un imprenditore e un ex-banchiere.

Nel 2021, quando ha vinto le elezioni, è stato più per demerito del suo avversario

di sinistra che per sue stessi meriti e punti di forza del programma politico.

Ed è stato il primo presidente di destra in quasi vent'anni.

All'inizio del suo mandato ha cominciato con il piede giusto, avviando una campagna

vaccinale di massa, perché il Paese stava ancora subendo gli strasci di la pandemia.

Forse ricorderete le terribili immagini dei cadaveri ammassati per strada in barri di

cartone o volti in busti di plastica ai bordi delle strade della città cosiera di Guayaquil.

Questa campagna di vaccinazione di massa, l'obiettivo era immunizzare 9 milioni di persone

in soli 100 giorni, ha funzionato.

Ma a poco a poco la popolarità del presidente è crollata, al punto che, poco prima che

sciogliesse il Parlamento, l'80% della popolazione disapprovava la sua gestione.

E quali sono le ragioni specifiche di questo malcontento così generale?

C'è sicuramente una crisi economica molto profonda, con un aumento dell'inflazione

e della disoccupazione.

Ma il problema più grave degli ultimi due, tre anni, che si è acquito durante il mandato

di lasso, è quello dell'insicurezza.

Fino a non molto tempo fa l'Equador era un Paese abbastanza tranquillo, soprattutto

se paragonato ai suoi vicini Perù e Colombia.

Invece la situazione è drasticamente peggiorata in quest'ultimo periodo, soprattutto a causa

dell'aumento della presenza di organizzazioni criminali e di gruppi legati e cartelli messicani

e colombiani che si contendono il potere sul territorio con rapine, estorsioni, omicidi

e attentati.

Ci sono stati quindi episodi di violenza molto gravi che hanno completamente cambiato la

vita quotidiana degli abitanti, soprattutto quelli delle città costiere che adesso per

paura di trovarsi in mezzo a una sparatoria, per esempio, passano molto più tempo chiusi

dentro casa.

Ci sono motivi particolari per cui la violenza è aumentata in modo così vertigginoso e

repentino?

Sicuramente la posizione dell'Equador sul Pacifico, c'è la sua lunga cossa sull'oceano,

ha attirato l'interesse delle organizzazioni criminali che si sono spostati in particolare

nella città di Guayaquil, che ospita 5 degli 8 porti del Paese e muove l'economia nazionale.

Negli ultimi 2-3 anni l'Equador è diventato il principale esportatore di cocaína in Europa

e il porto principale da cui parte tutta la cocaína a livello mondiale.

Questo è quindi sicuramente una ragione che ha provocado un aumento vertigginoso della

violenza in tutto il Paese.

Per tornare alla clisi politica, quindi a questo punto cosa potrebbe succedere secondo

te nelle prossime settimane?

Si temevano proteste sia da parte dei partiti di sinistra all'opposizione, sia da parte

della Confederazione nazionale delle popolazioni indigene che ha un forte peso in equador

e che negli anni passati ha dimostrato di avere la forza di paralizzare letteralmente

il Paese con le sue manifestazioni di protesta contro le politiche governative.

Queste manifestazioni però non ci sono state, forse perché sia la sinistra sia la Confederazione

delle popolazioni indigene aspettano di vedere cosa succederà in queste settimane o mesi

che ci separano dalle prossime lezioni legislative presidenziali e forse anche perché hanno

l'interesse di sfruttare la possibilità del voto per tornare al potere.

Grazie Camilla Resideri.

Grazie a voi.

Il disco della settimana consigliato da Giovanna da Scienzi, fotoeditor di Internazionale.

Nel 2012, Brian Cristinzio, vero nome di Busy Camp Light, ha avuto l'interesse di

tornare al Paese con le sue manifestazioni di protesta contro le politiche governative

delle popolazioni indigene che ha dimostrato di avere l'interesse di sfruttare le politiche

delle popolazioni indigene.

Nel 2012, Brian Cristinzio, vero nome di Busy Camp Light, vive in una chiesa abbandonata

di Filadelfia tormentato dagli insuccessi e dalla dipendenza d'alcol e droge.

Disperato scrive sulla bacchetta della sua pagina Facebook chiedendo se qualcuno può

ospitarla a Londra perché ha bisogno di scappare.

Gli risponde un amico giornalista che gli offre ospitalità Manchester e da quel momento

trova una nuova città da cui ripartire da zero.

Il vecchio Brian è morto e il nuovo, nel giro di cinque anni, pubblica tre album con

l'etichetta Bella Union e con cui trova finalmente una nicchia di successo nel indie pop.

Ora ha pubblicato il nuovo The Last Rotation of Orph, in cui lo ritroviamo sempre nella

veste di clown triste e vittima di una serie di sfortuna.

Cristinzio affronta questi drammi, piccoli o grandi che siano, tirandoci dentro il suo

monologo interiore, con umorismo e toni assurdi.

Il suo è un pop che nasce nella tradizione di grandi cantautori brillanti e straalunati,

come Harry Nilsson e Brian Wilson.

Ancora una volta, o forse più che in passato, in questo disco riesce a rielaborare le sofferenze,

le ansie e le paranoie con un'intensità drammatica resa leggera dall'autoironia ed architetture

compositive, ma i banali e suggestive.

The Last Rotation of Orph di B.C. Camp Light.

Dalla redazione d'internazionale per oggi è tutto.

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La massima autorità di salute pubblica negli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto sui rischi dell’uso dei social media da parte di bambini e adolescenti. Il presidente ecuadoriano Guillermo Lasso ha sciolto il parlamento per evitare di essere destituito, portando il paese sull’orlo della crisi istituzionale.

Viola Stefanello, giornalista del Post
Camilla Desideri, editor di America Latina di Internazionale

Video Usa: https://edition.cnn.com/2023/01/29/health/surgeon-general-social-media/index.html

Video Ecuador: https://www.youtube.com/watch?v=KSrADK2xrHo

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
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Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.