Il Mondo: L’esercito birmano bombarda i civili. In Italia fare figli è anche una questione di soldi.

Internazionale Internazionale 4/13/23 - Episode Page - 24m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli.

Io sono Claudio Rossi Marcelli e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo della guerra civile in Birmania e del calo delle nascite in Italia,

e poi della nuova copertina di Internazionale e di un libro.

È giovedì 13 aprile 2023.

L'unice aprile, l'aggiunta militare che dal 2021 governa la Birmania e che chiama il Paese Myanmar,

ha bombardato un villaggio in una regione del nord, uccidendo almeno 100 persone,

tra cui molti civili, inclusi dei bambini.

Quella che avete sentito è la condanna da parte di Aung Nyo Min,

il ministro per i diritti umani del governo ombra birmano attualmente in esilio.

L'attacco aereo è stato compiuto nella regione di Saghain,

mentre si stava svolgendo la festa di inaugurazione di un ufficio amministrativo

di una delle forze di difesa del popolo, l'insieme di gruppi armati chiamate anche PDF,

che combatte contro l'aggiunta militare.

Ma questa strage è solo l'episodio più recente di una guerra civile che lascia il Paese del sud-est asiatico

da oltre due anni e che non sembra destinata a finire in tempi brevi.

Ne parliamo con Emanuele Giordana, giornalista di lettera 22 e direttore di atlanteguerre.it

Sono tornato qualche giorno fa dal confine tra la Tailandia e il Myanmar. Mi ero recatto nella provincia di Teck,

ma è sotto perché si erano riversati in territorio tainandese circa 10.000 sfollati che erano scappati della città di Fueco

che proprio sul confine profughi birmani che scappavano dalla guerra.

Ed è questa purtroppo una delle tante situazioni in questo Paese dove un'aggiunta militare ha preso il potere

nel febbraio del 20-21 facendo saltare il governo civile di Aung San Suu Kyi.

La prova che questo non è un conflitto secondarimo alla guerra d'alta intensità

è arrivata con una notizia dal centro del Paese, dalla Sagaing, dove un bombardamento aereo ha fatto

all'incirca 100 morti di cui molti popolazione civile.

Chi sono esattamente le parti in causa di questa guerra civile?

Le parti in causa in questo conflitto sarebbero sostanzialmente due.

L'esercito birmano Tatumadó, come viene chiamato, che ha preso il potere nel febbraio di due anni fa

è la popolazione del Myanmar, ma le cose sono molto più complicate.

A una parte c'è adesso un governo clandestino che si rifà il governo civile di Aung San Suu Kyi

che è stato spodestato due anni fa.

Ma ci sono anni che questo si deve alla storia del Myanmar anche una serie di piccoli eserciti regionali,

diciamo nella periferia del Paese.

Alcuni di questi eserciti regionali si sono alleati con le forze di resistenza popolare

che è la piccola nuova armata del governo di unità nazionale che è il governo ombra che si ha creato.

Non tutti però questi eserciti regionali si sono alleati con le PDF, come vengono chiamate.

Alcuni stanno con i generali, alcuni stanno appunto con il governo ombra,

altri invece stanno a guardare per vedere da che parte schierarsi.

In questi due anni di conflitto che cosa è successo e c'è uno degli schieramenti che sta prevalendo?

La guerra è ormai in tutto il Paese, inizialmente c'è stato un movimento di protesta civile e pacifico

che però è stato represso nel sangue con quelli che sono dei veri e propri crimini di guerra

e crimini contro l'umanità commessi dalla junta militare che continua a farne.

Sta usando l'arma aerea sempre di più, radaieri gettano bombe

e questo significa che hanno una difficoltà seria sul terreno

perché praticamente ci sono qualcosa come un terzo dei comuni birmani contesi,

un terzo in mano alla junta e un terzo in mano alle forze popolari oppure a questi eserciti regionali.

Chi sta vincendo, difficile dirlo, sembra una guerra di lunga durata

in cui le sorti saranno decise molto facilmente a seconda degli schieramenti di questi eserciti regionali

che se passassero tutti dalla parte di Aung San Suu Kyi vincerebbero la guerra.

Nel frattempo il resto della popolazione come se la passa?

Tu giustamente hai ricordato che dopo il golpe del 2012 abbiamo assistito a proteste e shopperi generali

ma oggi come è la situazione nelle città e nei luoghi in cui non si combatte?

Oggi le proteste di piazza pacifiche non si possono fare più, vengono immediatamente represse nel sangue,

ci sono magari dei flash mob oppure ci sono delle esecuzioni mirati di collaborazioni

oppure di singoli soldati o poliziotti.

Prima del golpe il partito al potere era quello guidato dal premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi

che ne è adesso di lei e del suo partito?

L'aggiunta militare ha escluso dalle future elezioni

che poi non si sa quando mai si terranno anche se avrebbero dovuto essere in questi mesi

ha escluso una quarantina di partiti dalla corse elettorale

tra cui quello di Aung San Suu Kyi la lega per la democrazia.

Gli altri partiti sono tutte delle coppie del partito dei militari

ma il partito di Aung San Suu Kyi che aveva una maggioranza schiacciante in Parlamento

che aveva stravinto le elezioni nel 2020, motivo per cui è stato fatto il colpo di Stato

è quello che di fatto guida la resistenza, soprattutto la resistenza popolare.

Il problema è quello di un'alleanza tra il partito di Aung San Suu Kyi

e i vari partiti delle autonomie regionali che hanno appunto i loro piccoli eserciti.

Ci sono potenze straniere che sono coinvolte indirettamente in questa guerra

e come sta reagendo la comunità internazionale?

Aung San Suu Kyi è in prigione, deve scontare una pena che equivale a un argastro

ma come dire il suo partito guida la resistenza

ed è appoggiato in un certo senso da molti paesi occidentali

anche il nostro che però ancora non lo hanno riconosciuto ufficialmente.

Quindi c'è una sorta di melina diplomatica, una specie di limbo

in cui questo partito viene sostenuto ma non appoggiato di fatto.

Ci sono invece due paesi importanti che sostengono l'aggiunta anche in modo diverso

che sono la Cine e la Russia.

La Cina anche se avrebbe preferito il governo civile di Aung San Suu Kyi

con cui faceva ottimi affari, diciamo che alla fine avalla la presenza dei militari al potere.

Per la Russia invece è una buona carta perché a Putin ha bisogno di alleati

e l'aggiunta militare ha bisogno di armi

e la Russia sta vendendo armi e l'aggiunta militare,

armi con cui si combatte contro la resistenza armata in onde che c'è in Niamar.

E l'Italia in particolare come si pone nei confronti di questo conflitto in Birmania?

Per cui che riguarda l'Italia c'è una novità interessante,

ossia il nostro governo aveva predisposto circa un milione di euro

di aiuti allo sviluppo per il Niamar quando c'era il governo civile di Aung San Suu Kyi.

Questi fondi sono stati bloccati dopo i golpi del 2021.

Ma adesso la farnesina sta pensando di trasformarli in aiuti umanitali,

cioè non più in aiuto allo sviluppo e quindi di scongelarli

in modo tale che possano essere affidati all'organizzazione italiane

di aiuto umanitario presenti in luogo e in questo modo sostenere e aiutare la popolazione civile.

Grazie Emanuele Giordana.

Grazie a voi.

Maisa Moroni, photo editor di Internazionale racconta la copertina del nuovo numero.

Per quasi un anno i giornalisti di 18 testate europee hanno indagato

su un vasto gruppo di sostanze chimiche tossiche,

con nomi così complessi che sono sostituiti da una sigla,

FAS-P-F-A-S.

Usate dall'industria per le loro proprietà indistruttibili e antiaderenti,

queste sostanze sono ormai ovunque, nell'aria, nell'acqua e nel suolo.

Sono impiegate nella fabbricazione di moltissimi oggetti, come i tappeti, le corde da chitarra,

le batterie dei veicoli elettrici, le vernici, i trattamenti per lacne,

gli involucri perché babbe patatine fritte, le protesi per l'anca e perfino il filo interdentale.

Possono essere nocivi per la salute delle persone e danneggiano l'ambiente.

Ma come presentare in copertina qualcosa di invisibile e potenzialmente velenoso?

Abbiamo pensato al fumo, cercando immagini di fumi colorati che rendessero l'idea di tossicità.

Il veleno è spesso associato al colore verde, abbiamo quindi scelto un'immagine di un fumo verde

che si staglia su uno sfondo giallo.

Per rafforzare l'idea dell'onnipresenza dei fass e della loro permanenza,

abbiamo chiesto al fotoillustratore britannico Justin Metz di avvolgere il nostro titolo in quel fumo.

Inquinanti eterni è il titolo di copertina d'internazionale di questa settimana.

Oh, tutto bene?

Vi ami?

Sencinta?

Sì.

Ma non ti sia strepitoso?

Sì sicuro che stiamo perudendo.

Non è stupendo Sara.

Però è un macello, è un macello.

Ma per niente, anche un gesto eroico è.

In questo paese a cresci da zero dove nessuno fa più figli.

E ci sarà un mosello?

E noi diamo un segnale fortissimo, lo voglio vuoi strillare?

No.

Noi facciamo un altro figlio, eh?

E cazzo!

Ok!

Erano le voci di Paola Cortellesi e Valerio Massandrea in una scena di figli,

il film del 2020 diretto da Giuseppe Bonito e sceneggiato da Mattia Torre.

In Italia i figli si fanno sempre di meno.

La notizia ha catturato l'attenzione anche di Elon Musk,

il proprietario presidente di Twitter,

che commentando i dati dell'Estat sulla natalità nel nostro paese ha twittato.

L'Italia sta scomparendo.

Gli indicatori demografici dell'Istituto Nazionale di Statistica Relativi al 2022

indicano che la natalità è al minimo storico e la mortalità è ancora elevata.

È il risultato di quella che i ricercatori definiscono una dinamica demografica sfavorevole.

C'è un eccesso di decessi rispetto alle nascite che, aggiungono,

non è compensato dai movimenti migratori con l'estero.

Ne parliamo con Roberta Carlini, ricercatrice dell'Europa Universiti Institut di Firenze

e giornalista che colabora con l'Istituto Nazionale.

I dati per il 2022 ci dicono che abbiamo toccato un nuovo record negativo,

cioè il minimo storico delle nascite in Italia.

Va detto che, poiché ogni anno tocciamo un record negativo, siamo portati ad abituarci a questa situazione.

Nell'anno appena trascorso abbiamo avuto 393.000 nascite e 713.000 decessi.

Questo ci fa capire che quello che si chiama il saldo naturale della popolazione è ampiamente negativo.

Ma soprattutto che le 393.000 nascite, 393.000 neonati del 2022, sono molti meno rispetto all'anno precedente

e rispetto all'anno ancora precedente.

Insomma, questa tendenza declinante va avanti da molto tempo.

Ma soprattutto siamo scesi sotto quota 400.000.

Questo è molto importante e fa impressione in numeri assoluti.

Ma bisogna guardare anche il numero dei figli per donna,

perché la riduzione dei nati può essere dovuta o al fatto che ci sono meno donne in età fertile,

o al fatto che ci sono altrettante donne in età fertile, ma fanno meno figli rispetto a prima.

Ecco, in Italia abbiamo il concorso di tutte e due le cause.

Quindi abbiamo rispetto al passato sempre meno donne, perché la popolazione va riducendosi.

Ma le donne che ci sono fanno meno figli delle loro tra virgolette colleghe di 20, 30, 40 anni fa.

Quindi abbiamo un numero medio di figli per donna che è di 1,24 figli per donna,

che è un numero molto basso anche nei confronti europei,

e che soprattutto è un numero che è in declino dal 2008.

Al di là dei tweet talarmistici di Elon Musk, perché questo calo delle nascite è un problema.

È un problema perché è tutto il nostro sistema sociale, economico,

anche persino istituzionale, è pensato su una struttura della popolazione che vede un certo equilibrio tra giovani e vecchi.

Qui stiamo andando a una piramide della popolazione con una base,

cioè giovani piccola piccola e una vertice enorme,

e quindi è un corpo che non si regge da un punto di vista naturalmente economico.

Quello che si cita sempre è il sistema pensionistico.

Sono i contributi dei lavoratori attivi che finanziariamente pagano le pensioni di quelli che non lo sono più,

ma è un problema anche in generale, abbiamo un sistema sanitario che non è pensato per necessità di cure,

che naturalmente le cure ai non autosufficenti che sono sempre di più vanno date dagli autosufficenti,

ma se questi a loro volta sono sempre di meno.

È un problema a un livello nazionale anche se la popolazione nel mondo è in aumento

e quindi che in un paese declini potrebbe non essere nell'equilibrio complessivo questo gran problema.

Quindi in poche parole abbiamo bisogno di più giovani per ristabilire questo equilibrio.

Potremmo quasi dire per pagare le pensioni delle versioni anziani.

Questa è una parte della verità con cui non si può non concordare, però alla quale un pochino io mi ribello

e penso che in tante e tanti ci ribelliamo, nel senso che secondo me il primo problema di questi numeri

è dovuto al fatto che ci sono persone che non sono liberi di scegliere il proprio futuro.

Voglio dire che se noi sapessimo che c'è un calo delle nascite,

dovuto al fatto che i giovani e soprattutto in questo caso parliamo delle giovani donne

hanno deciso così, io penso che vada rispettata questa libertà.

Così è stato quando è cominciato il calo delle nascite dall'Italia del baby boom all'Italia successiva

quando si sono diffusi metodi anticoncezionali, quando le donne hanno affermato il controllo sul proprio corpo.

Quella era una scelta di libertà.

In questo caso invece la scelta di non avere figli può ancora essere una scelta di libertà

molti indicatorici dicono che è un'imposizione che è dovuta al rinvio dell'inizio dell'età adulta,

dell'inizio dell'età autonoma, dell'inizio della progettazione del proprio futuro.

Non è che noi abbiamo ragazzi e ragazzi che non vogliono figli,

ma ragazzi e ragazzi che stanno rinviando questo momento perché non hanno il lavoro,

perché non hanno un lavoro certo, perché non hanno i servizi sociali,

perché non hanno il nido, perché non hanno una sicurezza di avere la scuola a tempo pieno

e soprattutto perché non hanno la possibilità di permettersi una casa adeguata.

Ed è questo elemento soprattutto nelle grandi città della autonomia abitativa dei giovani,

è un elemento gigantesco a cui quando parliamo dell'UFR non pensiamo mai,

abbiamo completamente abbandonato le politiche abitative.

Quindi è un problema perché è un'imposizione delle condizioni strutturali dell'economia

e del mercato del lavoro su una cosa che invece dovrebbe essere nel regno della libertà,

cioè decidere del proprio futuro e guardare al futuro e la scelta della genitorialità,

è una scelta per il proprio futuro.

Se tutte le persone giovani potessero liberamente fare tutti i figli che vogliono, diciamo,

quindi avremmo risolto il problema della denatalità,

cioè questo squilibrio nel sistema di cui parlavi?

No, bisogna dire che tutte le politiche che ci possono avvicinare a ridare questa libertà di scelta

andrebbero per migliorare il benessere delle persone,

ma certo non risolverebbero questo problema di squilibrio di cui parlavo prima,

perché strutturalmente ormai così c'è una denatalità

dopo tal fatto che già c'era stata una denatalità prima,

quindi che abbiamo meno donne in età fertile.

Anche se le donne presenti in Italia, tra cui le tante straniere facessero 3 o 4 fidici a scuna,

non ritorneremo a quell'equilibrio.

Per avere una tendenza demografica più equilibrata,

bisognerebbe depurare di ogni ideologia e paura il discorso sull'immigrazione

e capire anche che dall'immigrazione solo può venire la nostra salvezza in questo campo.

Abbiamo parlato di bambini che non nascono, ma in questi giorni si sta parlando molto invece di un bambino che è nato,

il neonato che domenica scorsa è stato lasciato nella culla per la vita della clinica Mangiacalli di Milano.

Cosa pensi del modo in cui è stata raccontata questa storia?

Io penso che il modo in cui questa storia è stata raccontata ci dice molto dell'istinto dell'ideologia,

quasi di ritorno o reazionaria che ci sta connotando rispetto al discorso sulla riproduzione e sulle nascite.

Sembra che le donne sbagliano sempre, sbagliano se vogliono fare figli non avendo un partner fisso

oppure avendo una partner del proprio stesso sesto, sbagliano se di fronte una gravidanza indesiderata,

sbagliano anche se partoriscono e ricorrono a quello che è un diritto riconosciuto dalla legge italiana,

cioè affidare il bambino alla cura della collettività.

Questa è l'adozione in Italia, trovare per questo bambino, questa bambina, una famiglia, qualcuno che se ne prende a cura.

Mi sembra che il discorso del bambino, della Mangiagalli, è stato in un modo crudele, strumentalizzato, impugnato da opinionisti,

quasi sempre maschi che si sono appellati a questa ragazza, a questa donna, non sappiamo la sua età,

come per rimediare a un grave errore, come per rimediare a un peccato.

Io vorrei dire che vedo in questo un po' un'ossessione a intervenire nella scelta delle donne,

un'ossessione a privilegiare in ogni caso il legame di sangue rispetto invece a quello che è il legame di affetto

e di condivisione che viene da una famiglia dottiva.

Tutto questo discorso mi sembra un vero pericolo per le donne, per le ragazze, ma anche per i giovani uomini che hanno tutto il diritto,

ma anche la loro stessa cultura è di avvicinarsi alle scelte sull'essere il genitore, sull'essere padre e sull'essere madre,

proprio degli anni 2020 e non degli anni 50.

Grazie a Roberta Carlini.

Grazie a voi.

Il libro della settimana è consigliato da Lulli Bertini, correttrice di Bozzi di Internazionale.

Vedo cosa è meravigliose o meglio.

Sì, è meraviglioso, è la risposta di Howard Carter a Lord Carnarvon quando quest'ultimo gli chiese.

Riesce a vedere qualche cosa mentre l'archeologo guardava attraverso un foro appena sufficiente per far passare la luce di una torcia

in un'apertura murata ricoperta di antichi sigilli al fondo di una rampa di scale.

Era il novembre del 1922 e una squadra di archeologi egiziani insieme a Carter, nella valle dei rei in Egitto,

aveva individuato una scala intagliata nella roccia che portava quattro piccole stanze stracolme di oggetti.

Si trattava della tomba quasi intatta del faraone della 18e dinastia Tutankhamon e, come scrive Carter,

la prima impressione ricordava il magazzino degli oggetti di scena di un teatro dell'opera.

Così scrive e lo racconta Cristina Riggs nel suo Vedo cose meravigliose.

Nel 2022 i musei di tutto il mondo hanno celebrato il centenario della scoperta della tomba

e questo libro racconta quello che è caduto nel frattempo e perché è importante.

Come la tomba è stata localizzata, svuotata e studiata, cos'è successo i reperti e i diari degli scavi

e perché Tut è stata una notizia da prima pagina per diverse generazioni.

Inoltre, nei primi anni sessanta, quando il luogo da cui anticamente proveniva l'oro dei faraoni

fu sacrificato all'energia elettrica, un revival di Tut aiutò l'unesco a salvare i templi della nubia

dalle acque intrappolate dalla diga di Aswan.

Cristina Riggs, Vedo cose meravigliose, bollati boringhieri.

Dalla redazione di internazionale per oggi è tutto.

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L'appuntamento con il mondo è Domachina 630.

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Un attacco aereo della giunta militare nel nord della Birmania ha causato oltre cento morti tra cui donne e bambini.
Secondo l’Istat la natalità nel nostro paese è al minimo storico.


Emanuele Giordana, giornalista di Lettera 22
Roberta Carlini, giornalista e ricercatrice dell'European University Institute di Firenze


Birmania: https://www.youtube.com/watch?v=_9ggmUZ5ls0
Figli: https://www.youtube.com/watch?v=GtaWN9zZA3Y


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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.