Il Mondo: L’eredità di Murdoch peserà sulla politica e sull’informazione. Un anniversario amaro per l’indipendenza della Nigeria.

Internazionale Internazionale 9/29/23 - Episode Page - 29m - PDF Transcript

Sali sulle spalle dei giganti, fino al 9 ottobre, meno 20% sui grandi classici del Molino

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Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli

Io sono Claudio Rossi Marcelli e questo è il mondo del podcast quotidiano di Internazionale

Oggi vi parleremo di Rupert Mardock e della Nigeria

e poi del Festival di Internazionale a Ferrara e di un libro

è venerdì, 29 settembre 2023

Il 21 settembre Rupert Mardock, 92 anni, imprenditore editore e produttore televisivo australiano naturalizzato

statunitense, ha annunciato che lascerà la presidenza della Fox Corporation

e del gruppo editoriale News Corp, a cui fanno capo decine di giornali, tv e radio

Le voci sugli intrighi di famiglia, legati alla sua successione, circolavano da anni

e hanno ispirato la popolarissima serie tv succession, di cui avete ascoltato un passaggio all'inizio

Mardock, uno degli uomini più ricchi del mondo, che con il suo impero mediatico ha influenzato l'informazione e la politica

da un lato all'altro dell'Atlantico, ha affidato la guida delle aziende al figlio Lachlan

che in un comunicato si è congratulato con il padre per la sua carriera lunga 70 anni

Ne parliamo con Leonardo Bianchi, giornalista che colabora con Valigia Blue e autore di Complotti, pubblicato da MinimumFax

Allora, il 21 settembre del 2023, il mondo dei media è stato scosto dalla notizia clamorosa

Rupert Mardock ha infatti annunciato che non sarà più presidente di Fox e News Corp

A prendere le redini dell'impero mediatico sarà infatti il figlio maggiore Lachlan, che ha 52 anni

ed è da sempre ritenuto il figlio preferito da Mardock

Infatti, Lachlan ha ringrazato il genitore e ha anche eloggiato l'eredità del padre

Che però è un'eredità molto controversa, estremamente controversa

Mardock infatti è stato definito un avvelenatore di Pozzi e, tra le varie cose, un Dr. Frankenstein

che ha creato molti mostri, il principale dei quali è ovviamente Donald Trump

Dopo la notizia delle dimissioni, l'ex premiera australiano Michael Tarbull ha definito Mardock

un imprenditore che ha fatto danni enormi al mondo democratico

E in effetti praticamente fin dall'inizio della sua carriera Mardock è stato un attore politico

oltre che un imprenditore ha sempre giocato sulla contiguità tra informazione e politica

in particolare con il mondo conservatore

Quali sono stati i momenti più importanti di questo percorso?

Dunque questo percorso è molto lungo e nasce più di 70 anni fa

Quando nel 1953 Mardock è reddita dal padre un piccolissimo quotidiano locale

che si chiama The News di Adelaide in Australia

Mardock che all'epoca aveva solo 22 anni lo trasforma in un tabloid

e la scelta evidentemente paga perché nell'arco di pochi anni si espande in tutti gli stati australiani

La sua influenza solo politica è evidentissima già all'epoca

perché i suoi giornali di fatto creano e distruggono Gag Vitlam

che è il premier laburista costretto di missioni in 1975

All'incirca dello stesso periodo sbarca nel Regno Unito

e le sue prime acquisizioni sono i tabloid Sun e News of the World

con i quali, sempre al proposito della contiguità tra politica e informazione

tira la volata elettorale a Margaret Thatcher

La premia è conservatrice, una volta elettari cambia subito il favore

lasciando a comprare a Mardock altri giornali in praticamente totale spregio alla legislazione antitrust

Passando poi agli anni 90, a riprova sempre della sua spregiudicatezza politica

Mardock appoggi laburista Tony Blair che a sua volta lo lascia pure lui libero di fare bellamente i suoi affari

specialmente in campo televisivo

Nel 2011 però il gruppo viene colpito dallo scandolo delle intercettazioni illegali

I giornali britannici non ovviamente posseduti da Mardock scoprono infatti che i giornalisti del News of the World

spiavano celebrità politici e dipendenti della famiglia reale

Mardock è costretto a umiliarsi pubblicamente e chiedere scusa e soprattutto a chiudere il giornale

Però la sua carriera è andata avanti, oggi lo conosciamo soprattutto per le sue attività negli Stati Uniti

per Fox News, per i suoi rapporti con Donald Trump

Esatto, perché se ne era in Unito le cose a quel punto della sua carriera non andavano per niente bene

negli Stati Uniti era proprio tutta un'altra storia grazie appunto la televisione

E qui bisogna tornare al 1986 quando Mardock lancia Fox che diventa in breve il quarto grande network nazionale

Mardock però non si accontenta e vuole di più, in particolare vuole proprio una CNN di destra

La Fox News appunto nasce come risposta di destra alla CNN però con una particolarità

Cioè non segue minimamente le regole giornalistiche di imparzialità, di obitività che caratterizzavano i network dell'epoca

Infatti Fox News praticamente sin della sua fondazione diventa una vera e propria macchina da guerra propagandistica

che rilancia bufale e teoria del comprato tutto spiano, radicalizza l'intero dibattito pubblico Stato Unitense

e cavalca i umori profondi della base republicana

A proposito degli umori della base republicana in che rapporti era Fox News con Donald Trump?

Allora il rapporto è più complicato di quello che possa apparire a prima vista

Perché ovviamente il prodotto di punta di Fox News è Trump, qui non ci piove

Per anni infatti è stato ospite e fisso delle trasmissioni più popolari di tutta la rete

Tuttavia la sua candidatura presidenziale non è mai stata vista bene né da Mardock né da Ailes

che sostanzialmente lo ritenevano una persona poco serie e un bufone

Addirittura Mardock secondo quanto rivelato dal giornalista Michael Wolf lo definiva privatamente un fotutto coglione

e sperava di vederlo morto, quindi siamo a questo livello qua

E quindi appunto in un primo momento Fox News non sostiene affatto Trump

E però le cose cambiano radicalmente quando è ormai evidente che Trump avrebbe vinto le primarie

e quindi sarebbe diventato il candidato presidenziale per i repubblicani

A quel punto Fox News si accoda totalmente a Trump e i conduttori antitramp, tra virgolette, vengono praticamente relegati i margini

e salgono la ribalta, diventano delle vereove pestelle i conduttori che sono smaccatamente pro Trump

Una volta la Casa Bianca Fox News e Trump praticamente si fondono e diventano una cosa sola

E Fox si trasforma a tutti gli effetti nell'organo principale di propaganda di Trump fino, qui arriviamo alle elezioni del 2020, alle estreme conseguenze

Perché appunto dopo le presidenziale del 2020 il canale promuove tutte le falsità di Trump sulle presunte elezioni rubate, i brogli e le inesistenti irregularità

che avrebbero commesso i democratici, avrebbero tolto la vittoria a Trump

E queste falsità Fox News le paga a un prezzo carissimo, più precisamente 787 milioni di dollari

che è la cifra accordata a titolo di risarcimento alla Dominion, che è un'azienda che si occupa di software per il voto elettronico

che era stata falsamente indicata come la principale responsabile dei brogli sia da Trump che da vari conduttori di Fox News

Cosa possiamo aspettarci adesso dalla Klan Marduk? Secondo te come userà tutto il potere mediatico che era editato

ora che la campagna elettorale per le presidenziale del 2024 entra nel vivo

Però come prima cosa va detto che l'Akran è il figlio maggiore di Marduk

ed è anche quello più in linea con la visione faristica e politica del padre

Ma qui forse c'è la novità, per alcuni osservatori ha addirittura più a destra del padre, è molto più ideologico e molto più radicale

Ad esempio sotto la sua guida Sky News Australia è diventata una versione per certi versi pure più estrema di Fox News

specialmente se andiamo a vedere il tema del cambiamento climatico e dell'emergenza climatica

Secondo diverse ricostruzioni giornalistiche inoltre l'Akran sarebbe il vero responsabile delle dimissioni del Premier Michael Turnbull

contro il quale aveva appunto scatenato una ferocissima campagna di stampa che è risultata nella rivolta interna del partito liberale

da cui poi appunto Turnbull si è dovuto dimettere

Tuttavia, e qui arriviamo al cuore della questione, anche l'Akran non sopporta Trump

anzi, secondo un aneddoto riportato sempre da Michael Wolff, l'Akran avrebbe addirittura messo della carta igienica con la faccia di Trump nella Savilla in California

in più appunto il rapporto tra i Marduk e Trump è ai minimi termi dopo risarcimento dato Dominion

e però al tempo stesso Trump è ancora una volta il principale candidato republicano che ha più di 40 punti percentuali di stacco dal secondo

e salvo imprevisti clamorosi, dovrebbe essere di nuovo il candidato presidenziale per i republicani

quindi Fox News dovrà per forza di cose sostenerlo anche per un semplice calcolo statistico diciamo

nel senso che quando Trump non compare nelle trasmissioni di Fox News gli ascolti vanno letteramente a picco

insomma, messe insieme tutte queste cose si capisceavesse, insomma si può intuire come la gestione della campagna elettorale del 2024 sarà estremamente complicata

per la Clam Marduk e dunque il suo primo vero banco di prova politico e mediatico

in tutto il mondo i giornali tradizionali sono in crisi, anche la tv non se la passa benissimo, l'impero Marduk come sta?

Sebbene Rupert Marduk ha detto che le sue aziende sono in ottima salute, in realtà manegalo sono tantissimo

il problema principale è che l'impero mediatico di Marduk si bada sostanzialmente sui giornali di carta e sulle televisioni

che sono appunto dei settori in fortissima perdita. Tra l'altro sul versante digitale in Marduk scontano un fortissimo ritardo

che difficilmente verrà colmato in breve tempo. Oltre a ciò c'era partito della successione che rimane ancora del tutto aperta

perché se è vero che Rupert ha disignato Lachlan come sui red, la morte del fondatore potrebbe fa scoppiare una vera e propria guerra

tra fratelli e sorelle che hanno tutti quanti gli stessi voti nel trasfamiliare che controlla le aziende

e a questo proposito tra il figlio minore e James e quello maggiore Lachlan ci sono da tempo fortissimi di sapori

su tanti aspetti dalla politica e la gestione delle aziende. Quindi per concludere l'impero potrebbe aver imboccato la via del declino

e però resta comunque un impero e soprattutto restano tutti i danni irreversibili fatti al giornalismo e alle democrazie liberali.

Grazie a Leonardo Bianchi. Grazie a voi.

Anna Delayini che colabora l'Organizzazione del Festival d'Internazionale presenta gli eventi in programma Ferrara da oggi al 1 ottobre.

Inizia il Festival di Ferrara questando il giornale che esegge sui 30 anni e si discuterà del mondo di oggi e di domani.

Oggi al cinema pollo il giornalista bielorusso Evgeny Morozov parlerà con la traduzione instantanea in Lis

della falsa illusione che l'intelligenza artificiale possa risolvere i problemi della democrazia.

Domani poi al Teatro Comunale il direttore Giovanni De Mauro intervisterà il giornalista statunitense Ben Smith,

fondatore di Semaphore, attesistimo un sperimento di giornalismo post-social.

Cecilia Sale invece sarà ridotto del Teatro per presentare il suo libro Incendio, uno specchio delle situazioni infocate in Afghanistan, Iran e Ucraina,

delle quali la giornalista è stata testimone. Contemporanemente la giornalista rinchiesta Eli Zefarias parlerà all'apollo

delle popolazioni indigeni in Brasile e della difesa della foresta mazzonica.

Con lo storico britannico Timo Tigarto Nash si farà un volo d'angelo sul concetto di patria nell'Europa posbellica,

mentre la giornalista Miraz parlerà dell'impresa coloniale israeliana nei territori sottrati e palestinesi.

E poi ci saranno importanti nomi italiani come l'architetto Stefano Boeris e Luciana Castelline, zero calcare.

Il programma è online, vi aspettiamo a Ferrara.

Sottotitoli a cura di qualsiasi sviluppo

La sicurezza e l'economia di recuperazione di sviluppare i sviluppi di sviluppo

per non scegliare l'empliazione e scegliare l'empliazione.

Le polizie monetarie devono essere cambiate,

le sostanze devono essere decisioni.

Sicurezza, sviluppo economico, politica monetaria e sovvenzioni.

Erano queste le priorità che il presidente digeriano Bola Tinubu indicava

durante un'intervista rilasciata alla BBC qualche mese fa durante la sua campagna elettorale.

Il 1 ottobre la Nigeria festeggerà il 63° anniversario della sua indipendenza,

ma lo stato del Paese alla vigilia di questa ricorrenza è tutt'altro che buono.

Le riforme che Tinubu ha introdotto durante i suoi primi mesi di presidenza

non sono riuscite a portare i risultati di cui la Nigeria ha disperatamente bisogno

e mentre la popolazione scende in piazza per protestare controlamento dei prezzi

la situazione della sicurezza resta molto difficile

e i cittadini più giovani continuano a migrare all'estero, privando il Paese di un importante capitale umano.

Ne parliamo con Francesca Sibani, editor di Africa d'Internazionale.

Il prossimo 1 ottobre per la Nigeria ci saranno solo dei festeggiamenti in forma ridotta

in vista dei 63 anni della sua indipendenza.

Sarà un Un Happy Birthday, scrive il sito statunitense foreign policy,

un compleanno infelice.

Il governo federale di Abbuja infatti ha fatto sapere che non saranno invitati

né li dei stranieri, né ci saranno eventi di rilievo.

Questo in riconoscimento del fatto che i Nigeriani stanno attraversando

un momento particolarmente difficile dal punto di vista economico

e che la situazione non ha fatto altro che peggiorale

da quando a fine maggio si è insedeato il nuovo presidente, Bola Tinubu.

Segno del malcontento di questi giorni i due maggiori sindacati del Paese

minacciano uno sciopero nazionale a Oltranza a partire dal 3 ottobre

perché finora il governo non ha provveduto a quegli ammortitatori sociali

che dovrebbero limitare i danni causati dalla prima importante decisione di Tinubu

che è stata quella di abolire i sussidi pubblici sui carburanti.

I due sindacati rappresentano molte categorie di lavoratori di Nigeriani

che vanno dagli infermieri, ai bancari, agli insegnanti

e secondo alcuni giornali Nigeriani questa mobilitazione

potrebbe essere scongiurata solo se nel suo discorso del 1 ottobre

il presidente annuncerà delle misure convincenti

per venire incontro alle difficoltà dei Nigeriani.

Perché l'abolizione di queste subvenzioni ai carburanti

ha generato una tale mobilitazione generale?

Il giorno in cui si è insediato come presidente il 29 maggio scorso

Tinubu ha fatto un'annuncia sorpresa

abolendo i sussidi statali che servivano a mantenere bassi i prezzi dei carburanti nel paese.

La Nigeria è un importante produttore di petrolio

ma non ha le capacità per trasformare il greggio che strae.

Le tre raffinerie statali sono praticamente inattive

e quindi il paese deve importare benzina, gasolio e cherosene con costi necessariamente più elevati.

Si calcola che nel 2022 il governo abbia speso 23 miliardi di dollari

per le importazioni di carburante più di quanto abbia stanziato per l'istruzione e la sanità.

In passato c'era chi aveva già cercato di eliminare queste subvenzioni

ma nessuno dei predecessori di Tinubu ci era riuscito.

Lui invece ha voluto mostrare di poter andare fino in fondo

e mettere in atto le riforme necessarie ad attirare nel suo paese gli investitori stranieri.

Tuttavia questa fine dei sussidi farà si risparmiare prezioso denario pubblico

da investire in altri progetti come grandi infrastrutture

ma anche da dare quindi alla scuola e alla sanità.

Ma per il momento almeno per come è stata gestita questa riforma ha messo gravemente in crisi comuni cittadini

che hanno dovuto fare i conti con dei pressi della benzina

che nell'arco di una notte sono triplicati o con un rincaro generalizzato di tutti i beni di consumo.

Sempre a fine maggio era stata inaugurata un'enorme raffineria di petrolio

del miliardario nigeriano Alicodangote

che si dice un giorno potrà colmare l'intero fabbisogno del paese.

Tuttavia oggi siamo ancora lontani da quel sogno.

Quindi negli ultimi tempi i cittadini nigeriani cosa hanno fatto?

Hanno semplicemente dovuto rinunciare, rinunciare a spostarsi per andare al lavoro,

mangiare di meno, fare sacrifici.

C'è chi ha scherzato su questa cosa dicendo che Tinubu era riuscito finalmente

a risolvere un annoso problema che affliggeva la città di Lagos,

che è il cuore pulsante dell'economia nigeriana,

cioè gli epocali ingorgi di traffico.

Da un giorno all'altro erano sparite i gran parti dei quei minibus che portavano le persone

in centro della città per lavorare,

perché molti lavoratori restavano a dormire in ufficio la notte.

Quando parli di aumenti dei prezzi di quanto parliamo,

cioè quanto è diventato più costoso vivere in Nigeria?

L'inflazione ha raggiunto il 25,8 per cento, è stato calcolato ultimamente.

Questo significa maggiori difficoltà per i nigeriani,

soprattutto per procurarsi da mangiare.

A salire, infatti, sono stati principalmente i prezzi dei generi alimentari,

come pane cereali, formaggi uova.

Il rischio è quello di creare dei nuovi poveri.

Ci sono già 133 milioni di nigeriani,

cioè il 63 per cento della popolazione,

che non riesce ad arrivare fino al giornata,

almeno secondo le stime riportate dal quotidiano locale The Punch.

A questi potrebbero aggiungersi entro la fine dell'anno

altri 7 milioni di nigeriani.

Ma i problemi non finiscono qui.

Per effetto di altre decisioni di politica monetaria,

la valuta nazionale, la Naira, ha perso valore

e ha sfondato la soglia psicologica delle mille Naira

contro un dollaro negli scambi sul mercato nero.

Inoltre, a settembre, per due volte,

l'elettrica nazionale, che è vecchia e inefficente,

è collassata, lasciando al buio la nazione.

Ricordiamo che in Nigeria, il 50 per cento degli abitanti

non può contare su una fornitura elettrica affidabile

e che i generatori di elettricità sono onni presenti

nelle case dei nigeriani.

Un'altra delle priorità di cui parlava Tinubbo

l'intervista che abbiamo sentito era la sicurezza,

che, notariamente, in Nigeria è un argomento molto delicato

e difficile.

Come sta andando, soprattutto da quando c'è Tinubbo al potere?

L'insicurezza è sicuramente un altro tasto dolente

per l'amministrazione Tinubbo.

L'insurrezione del gruppo giadista Boko Ramm

delle sue propagini non è finita nel Nord-Este del Paese,

mentre nel Nord-Ovest sono ancora frequenti le incursioni

delle bande criminali che si dedicano ai rapimenti

a scopo di riscatto.

Il 22 settembre una ventina di studenti sono stati rapiti

in un'università dello Stato di Zamfara.

Pochi giorni dopo due alti funzionari pubblici sono stati

rapiti da uomini armati in due incidenti separati.

La Nigeria è diventata tristemente famosa per i sequestri

da quando nel 2004 ci fu il caso delle studenti

della scuola di Cibok che scatenò una campagna internazionale

chiamata Bring Back Our Girls.

Negli ultimi tempi questo tipo di attacchi si era un po' diradato,

ma come vediamo resta un grave problema per il governo.

Un altro aspetto legato alla lotta al terrorismo e al banditismo

è così che viene chiamato il fenomeno dei rapimenti in Nigeria,

è la risposta spropositata delle forze armate nigeriane

che sono accusate di agire con estrema violenza,

una violenza inaudita, senza discriminare tra civili

e criminali e terroristi.

Ne hanno parlato diverse inchieste giornalistiche

e ultimamente ha ripreso queste accuse,

un sito locale che si chiama Hugh Mangle,

che sostiene che la lotta contro Boccarama

abbia avuto come effetto collaterale

l'asparizione di 25.000 civili in vittime di arresti arbitrari

o di esecuzioni extrajudiziali.

Nel frattempo in questi mesi l'africa occidentale

è attraversata da un periodo di forte instabilità.

Dal punto di vista della politica estera quale è il bilancio di Tinubu finora?

Secondo alcuni osservatori della politica nigeriana,

Tinubu sta puntando molto sulla politica estera

per ottenere prestigio e ottenere dei risultati in patria, anche economici.

Stato fatto notare che è dal 1999

che la Nigeria non aveva un presidente

che aveva già fatto così tanti viaggi all'estero,

non ultimo quello all'Assemblea Generale dell'ONU a settembre.

Tinubu si è fatto notare anche come presidente di turno

della comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale,

che è conosciuta anche come SDO,

o ECOVASA, seconda dell'acronimo in francese o in inglese,

un incarico che ha assunto all'inizio di luglio.

Da poco ha preso questo incarico.

La sua leadership è stata messa alla prova

dalla Golpe niger del 26 luglio.

Sappiamo che nella regione, negli ultimi tre anni,

ci sono stati circa otto colpi di Stato,

secondo a di come si vuole contare,

e quello niger è stato un po' considerato come la goccia

che ha fatto traboccare il vaso.

Così l'organizzazione, guidata da Tinubu, ricordiamo,

oltre da provare le consulte sanzioni economiche,

ha deciso di fare la voce un po' più grossa

e di minacciare un intervento militare,

arrivando perfino a mobilitare

una forza di intervento speciale che ha disposizione.

Questo però è successo all'inizio di agosto,

ed allora la situazione non è cambiata sul terreno.

In niger i golpisti sono ancora al potere,

e, io dico per fortuna,

non sia scatenata una guerra nell'Africa Centrale.

In questo caso, comunque Tinubu ha fatto...

Si, la voce grossa, ma probabilmente non aveva i mezzi

per portare fino in fondo le sue minacce.

Quando abbiamo parlato di queste lezioni lo scorso febbraio,

abbiamo indicato questa tornata elettorale nigeriana

come una delle possibili elezioni più importanti dell'Africa

e per il mondo, addirittura, di quest'anno.

Con il senno di poi, oggi, a qualche mese di stanza,

è stato davvero così?

In quelle elezioni, una parte importante dell'elettorato,

quindi i giovani urbani delle città,

i figli che plasmeranno la nigeria del futuro,

contavano in realtà su un altro candidato piterobi,

quello laburista che era considerato un outsider,

quindi un politico che non aveva partecipato

alla politica tradizionale,

che finora si era rivelata così inefficace in nigeria.

Tinubu non era quindi il loro candidato

ed è visto oggi come un personaggio della vecchia guardia,

quindi dell'espressione delle vecchie logiche di potere

che hanno sempre caratterizzato il Paese.

Penso che i giovani si aspettino molto poco,

o da lui probabilmente staranno a vedere

come saranno gestite, come andranno avanti

queste importanti riforme economiche

che sono state intraprese.

Nel frattempo la situazione non gli è favorevole

e quindi possiamo aspettarci che si continua ad alimentare

un fenomeno molto importante

che si va ad aggiungere agli altri problemi di cui abbiamo parlato,

che è quella della fuga dei cervelli.

Ad andarsi dalla Nigeria sono spesso,

non solo giovani, pieni di energie di belle speranze,

ma anche professionisti qualificati

che vanno negli Stati Uniti o nel Regno Unito

in cerca di incarichi meglio remunerati, più stabili,

soprattutto nel settore sanitario.

Quindi parliamo di chirurghi, infermieri e dottori.

Questo fenomeno è talmente diffuso che ha perfino un nome

che viene chiamato JAPA, un termine nella lingua Yoruba

che significa fuga.

La Nigeria ha tutte le carte in regola

per diventare una potenza del futuro,

sia dal punto di vista democrafico che da quello economico.

E oggi è già la prima economia africana.

Esercita allo stesso tempo una grande influenza culturale,

basti pensare ai film di Nollywood o alla musica Afrobiz

che sta spopolando a livello internazionale.

Però a più di 60 anni dalla sua indipendenza

non è ancora riuscita a trovare il modo di trattenere

i suoi giovani, di valorizzarli e quei sogni

che erano i sogni dei loro padri, dei loro nonni

quando hanno ottenuto l'indipendenza

non si sono ancora realizzati.

Questo dovrebbe far molto pensare

la nuova amministrazione del Presidente Tinubu.

Grazie a Francesca Sibani.

Grazie a voi.

Il film della settimana è consigliato

Rapiero Zardo, editor di Cultura d'Internazionale.

Deborah Ross, critica del settimanale britannico Despectator, ha scritto

Ho capito che il problema dei film di Wes Anderson

è che sono film di Wes Anderson

e che la mia pazienza si è esaurita.

Con questo spirito ha affrontato Asteroid City

in nuovo film di registra texano.

Asteroid City è una minusco la cittadina

che sorge intorno a un cratere di un meteorite

nel deserto tra l'Arizona e il nuovo Messico.

E là si ritrova un bizzarro e variagato gruppo di personaggi

che sono arrivati per una specie di convegno.

Ma in realtà, come ci spiega un narratore all'inizio,

Asteroid City è anche il titolo di una commedia teatrale finta

inventata che è oggetto di un making-of televisivo

che è una specie di cornice, di scatola che racchiude tutto il film.

Spesso per definire lo stile di Anderson

si fa ricorso a termini come cartoline, bozzetti, di orami,

giochi da tavola, wonder camera e così via.

Asteroid City non fa eccezione anzi.

Richard Brody del New Yorker lo ha definito la quinta essenza

del cinema di Anderson.

Quindi non si scappa.

Ogni inquadratura è una composizione dettagliatissima.

L'ambientazione nel deserto questa volta

è anche più estenuante della Mitteleuropa di Gran Budapest Hotel.

Ma come in ogni film di Anderson,

tutti i dettagli, anche i minimi,

danno l'idea di contenere insieme una storia,

una memoria di qualcosa.

Perciò alla fine, una volta scartata la confezione,

aperta la scatola, spacchettate le figurine,

ci possiamo concentrare sul fatto che Anderson

non è un regista semplicemente schiavo

delle sue fissazioni e del suo stile,

ma un autore acuto e profondo.

Asteroid City nelle sale.

Dalla redazione di Internazionale per oggi è tutto.

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Buon appetito.

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L’imprenditore australiano naturalizzato statunitense ha annunciato che lascerà la presidenza della Fox Corporation e del gruppo editoriale News Corp al figlio Lachlan. Il 1 ottobre la Nigeria festeggerà il 63esimo anniversario della sua indipendenza, ma lo stato del paese alla vigilia di questa ricorrenza è tutt’altro che buono.

CON
Leonardo Bianchi, giornalista, esperto di teorie del complotto
Francesca Sibani, editor di Africa di Internazionale

LINK
Video Succession: https://www.youtube.com/watch?v=Rt_HZB6SeQI

Video: https://www.youtube.com/watch?v=Vw8xKpOY97I&t=50s

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni e Vincenzo De Simone.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.