Il Mondo: Le conseguenze ambientali del crollo della diga in Ucraina. Il governo di Giorgia Meloni è contro le donne.

Internazionale Internazionale 6/9/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript

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Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli.

Io sono Claudio Rossi Marcelli, questo è il mondo, il podcast utiliano di Internazionale.

Oggi vi parleremo delle conseguenze del crollo della diga in Ucraina e del disegno di legge

italiano sulla violenza contro le donne, e poi di Leoni in Marocco e di un film.

È venerdì 9 giugno 2023.

Il capitolo dell'esercito ucraino Andri Piedlisny racconta che diversi soldati russi che si

trovavano sulla sponda est del fiume di Niepr sono stati travolti dall'acqua dopo

il crollo della diga della centrale idroelettrica di Kakovka, nel sud dell'Ucraina.

La diga ha acceduto nella notte del 6 giugno per motivi ancora non completamente chiari.

Tutta l'area circostante è stata inondata e migliaia di persone sono state evacuate.

E mentre Ucraina e Russia si accusano a Vicenda per l'accaduto, si teme che l'allagamento

della regione possa provocare un disastro ambientale.

Ne parliamo con Gabriele Crescente, editor di Ambiente l'Internazionale.

Nella notte del 6 giugno, il porno alle 3 del mattino, si è aperta una grossa falla

nella diga di Nova Kakovka, una struttura di epoca sovietica che sbarrava il fiume

Niepr, il principale fiume del paese, e che aveva alle spalle un invaso artificiale di

circa 2.000 km² di superficie che contieneva 18 km³ di acqua, quindi un lago molto grande

che alimentava una centraleitoelettrica, appunto sempre a Nova Kakovka.

La falla si è allargata rapidamente, migliaia di metri cubi di acqua hanno cominciato a

uscire dall'invaso e a riversarsi nella valle sottostante dove si trova la città

di Kerson allagandola.

Fin da subito, Ucraini e Russi si sono accusati a Vicenda per quello che è successo.

A questo punto, a distanza di qualche giorno, quali sono le ipotesi più probabili delle

cause di questo crollo?

Sì, secondo il governo Ucraino, sono stati Russi che controllavano l'impianto dall'inizio

del conflitto e che lo avrebbero minato subito dopo a far saltare la struttura per allagare

la valle del Niepra, che divide le aree controllate dai russi, da quelle riconquistate dagli

Ucraini a novembre dell'anno scorso, per impedire o per rendere più difficile un'avanzata

delle truppe Ucraine, dato che comunque la valle si è trasformata in un enorme spazio

coperto di fango e acqua che è impraticabile per tutti i veicoli.

Secondo il governo, i russi sarebbero andati nel panico per chi credevano che sarebbe

stato eminente l'inizio dell'offensiva annunciata da mesi dal governo Ucraino e che sembra essere

sul punto di cominciare.

Questa ipotesi è condivisa dalla maggior parte degli esperti occidentali e in realtà

non è una grossa sorpresa perché da mesi si diceva che i russi avrebbero potuto far

saltare la diga se fossero stati minacciati di un attacco contro la crimea.

I russi ribattono che invece sono stati gli Ucraini a far saltare la diga colpendo la

collartiglieria per allagare le posizioni difensive russe sulla sponda sinistra del

neppro e per togliere acqua la crimea che si alimentava attraverso un canale che partiva

dal lago di Cacolca.

Esiste anche una remota possibilità che la diga sia crollata spontaneamente perché

non era sottoposta a manutenzione dall'inizio del conflitto, si trattava di un impianto

molto vecchio e l'acqua era arrivata ai livelli massimi da 30 anni, aveva cominciato a tracimare

soprattutto la struttura perché i russi avevano smesso di gestire il flusso dell'acqua.

In ogni caso l'uso di un attacco simile come arma di guerra non è una novità, ci sono

stati altri episodi simili, il più famoso è quello dell'attacco dell'oviazione britannica

che distrusse nel 1943 le dighe della Vale della Rurri in Germania distruggendo una

grossa parte della produzione bellica di Desca e uccidendo 1.600 persone.

Quali sono state le conseguenze immediate del crollo della diga?

L'acqua che è riuscita dalla diga ha allagato tutta la valle dell'impianto, compresa la

città di Kerson, tutti i centri abitati vicini, sia nei territori controllati dalla Russia

che in quelli dell'Ukraine, per adesso sarebbero state allagate circa 600 chilometri quadrati.

Al momento dal tuo Ucraino sono state evacuate circa 17.000 persone, in totale ci sarebbero

8 morti accertati per il momento.

E invece sul lungo termine quale potrebbero essere i problemi per la popolazione?

Il problema immediato per la popolazione delle aree circostanti è un problema sanitario

perché come in tutte le alluvioni c'è un rischio di epidemia e c'è un rischio di contaminazione

delle falte aquifere che sono state contaminate, dalle sostanze inquinanti trasportate dall'acqua

e in totale ci potrebbero essere circa un milione di persone lasciate senza acqua potabile

finché i servizi essenziali non sanno ripristinati per molte settimane, se non mesi.

Poi ci sarà un grosso problema legato all'agricoltura, dato che l'invaso di noma Kakovka era al

centro di un sistema di irrigazione che occupava quasi tutta la parte centrale meridionale

del Paese e che irrigava circa 584.000 ettari di campi, produceva in totale prima della

guerra quattro milioni di tonnellate di grano, questo significa che l'Ukraine potrebbe perdere

circa il 14% delle sportazioni di cereali e questo sovolta potrebbe avere delle ripercussioni

sul prezzo dei generali alimentari visto quello che era successo all'inizio del conflitto

con il blocco dei porti.

Un'altra preoccupazione è quella che riguarda la centrale nucleare Zaporizia che è molto

a monte dell'impianto ma che rendeva acqua per il sistema raffreddamento sempre dall'invaso

di noma Kakovka.

Per il momento la IEA ha detto che non ci sono rischi immediati perché ci sono altri fonti

di approvisionamento ma le preoccupazioni restano.

E invece dal punto di vista ambientale quali potrebbero essere le conseguenze?

Il governo Ukraino ha dichiarato che questo è il peggior disastro ambientale in Europa

dopo la catastrofe di Cernobyl del 1986.

Sicuramente è il più grave dei disastri ecologici provocati dall'inizio della guerra

in Ukraina che già sono stati molti a cominciare dalla distruzione di interi abitati, della

contaminazione delle acque dei terreni da parte di esplosivi e sostanze dispersi dai bombardamenti.

Per il momento l'impatto esatto è molto difficile da calcolare e dipenderà anche se

la diga reggerà in parte o se crollerà del tutto.

Sicuramente l'impatto più immediato è quello sull'ecosistema del lago di Kakovka che

era un'ecosistema artificiale ma che esisteva ormai da 70 anni e porterà sicuramente la

morte di un numero elevatissimo di pesci, renfibi, duccelli aquatici e di piante.

Inoltre ci saranno conseguenze enormi per gli ecosistemi a valle della diga dato che

saranno allagati fino a 120.000 litri terreni in cui si trovano 48 aree protette, alcune

di grande valore come quella delle stuari del Dnieper dove vivevano alcune specie a rischio

di estensione che potrebbero perdere gran parte del loro abitat.

Inoltre lo sversamento degli inquinanti industriali del petrolio che è stato calcolato in circa

800 tonnellate già dei fertilizzanti industriali e dei rifiuti delle acque contaminate sarà

trascinato con ogni probabilità fino al mar nero e potrebbe avere conseguenze per tutta la

regione. Queste sono ovviamente conseguenze che si verificano in tutte le alluvioni di grande

portata ma che in questo caso sarà più difficile contenere perché in mezzo al fango e alle acque

trasportate dalla diga ci saranno migliaia di mine antiguom, anticarro e munizioni che si

trovavano nei depositi lungo le posizioni difensive di entrambe le parti. Questo significa che

i lavori di risanamento e di contenimento saranno impediti o comunque resi molto difficili dal rischio

immediato per gli operatori. Grazie Gabriele Crescente. Grazie a voi.

Francesca Sibani, editor di Africa d'Internazionale racconta un articolo uscito sul nuovo numero.

Fino alla metà del 900 nelle foreste del nord Africa c'erano i Leoni. Questi felini,

chiamati Leoni Berberi o Leoni dell'Atlante dal nome della catena montuosa marocchina,

erano più imponenti, avevano la criniera più folta rispetto agli esemplari che vivono nel

resto dell'Africa perché dovevano resistere a temperature più rigide. L'ultima immagine di

uno di questi animali allo Stato Brado fu scattata nel 1925 da un fotografo francese che viaggiava

con il suo piccolo aereo da Casablanca da Car e vide in meso un rilievorocioso, un grande Leone

che nel suo incedere lasciava una scia d'impronte sulla sabbia. Oggi in natura questi felini sono

estinti ma ne restano pochi esemplari allo Zodiraba, la capitale marocchina. Questi Leoni però allo

stesso tempo hanno lasciato un ricordo indelebile nella cultura popolare di questa regione,

nella sua letteratura e nelle sue tradizioni. L'articolo del giornale online New Lines racconta

di un ambizioso progetto per riportare questi Leoni in natura, ma anche dei motivi per cui

finora questo progetto non ha funzionato, tanto che adesso questi Leoni rischiano di scomparire

definitivamente dal nostro pianeta.

Questo provvedimento avviene in giorni in cui sono accadute cose che hanno colpito l'opinione

pubblica, che hanno colpito tutti noi, che hanno commosso e sconvolto tutti noi gli ultimi

femminicidi. Il provvedimento però era in realtà incantiere già da tempo insieme al ministro

della giustizia Nordio e al ministro degli interni Piantedosi avevamo ritenuto fosse necessario,

nonostante abbiamo una buona legislazione contro la violenza sulle donne, abbiamo ritenuto

necessario intervenire su alcune criticità, soprattutto nell'applicazione delle norme

contro la violenza.

In questa conferenza stampa la ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità

Eugiane Roccella presenta il disegno di legge approvato il 7 giugno dal Consiglio dei Ministri,

che introduce una serie di misure per contrastare la violenza sulle donne e la violenza domestica.

Prima di entrare nel merito della proposta, Roccella fa riferimento al caso di Giulia

Tramontano, la donna di 29 anni in cinta di 7 mesi uccisa a Senago, vicino a Milano,

il 27 maggio, dall'uomo con il quale conviveva. Il 41esimo femminicidio compiuto in Italia

dall'inizio del 2023.

Parliamo del disegno di legge sulla violenza contro le donne con Barbara Ledacchenni, esperta

di politiche di genere della fondazione Giacomo Brodolini, coordinatrice di InGenere.it e

collaboratrice di Internazionale.

L'obiettivo del disegno di legge è quello di migliorare il modo in cui la giustizia

si occupa di femminicidi, velocizzare i tempi per l'applicazione delle misure cautelari,

quindi il PM dovrà decidere se richiederle intro 30 giorni a l'iscrizione della persona

accusata nel registro degli indagati, il giudice avrà altri 30 giorni per decidere

s'accogliere le richieste, dando priorità alla trattazione di processi in materia di

violenza di genere domestica, un altro degli aspetti previsti per migliorare il modo in

cui la giustizia si occupa di femminicidi e quello di specializzare i PM, cercando

di assegnare sempre alle stesse i fascicoli riguardanti la violenza sulle donne.

Si inserisceInds e anche un cosiddetto cartellino giallo, come è stato nominato in presentazione

per gli uomini, autori, e i reati che si considerano facciano parte di una escalation di violenza,

quindi la diffusione in materiale privato, le percosse, lo stalking si interviene però

e questo è importante sulla scia del codice rosso che venne emanato nel 2019 e quindi con

un'impostazione tesa a rendere più severe le pene e di andare ad agire sul sistema giudiziario.

Ricordiamo che si tratta di un disegno di legge che dovrà quindi essere approvato dalle

camere e che in questi passaggi potrà essere modificato, comunque Rocella ha fatto esplicitamente

riferimento al codice rosso dicendo che l'Italia ha già una buona legislazione in materia di

contrasto della violenza sulle donne, però il numero di femminicidi nel nostro paese si

ha fatto in questo modo, è un'impostazione, è un'impostazione, è un'impostazione, è

un'impostazione, è un'impostazione e il numero di femminicidi nel nostro paese sembra

smentirla, cosa non ha funzionato cosa non funziona in questa legislazione?

Inasprire le pene non ha mai funzionato come deterrente per i reati e quindi è un'impianto

molto caro alla destra ma sulla cui efficacia si possono esprimere molti dubbi. Sicuramente

è una risposta immediata a un bisogno di giustizia che viene dalle persone, ma è una

l'odole. In primo luogo perché non ci sono risorse allocate e di fatto si chiede a una

giustizia che ha dei tempi di gestione dei procedimenti veramente lentissima di accelerarli,

ma senza spiegare come. Il secondo punto è che anche se il tema della cultura è stato

sollevato sia da Rocella che da Nordio, non c'è nessun intervento che agisca in questa

direzione, si agisce Pepsi sui procedimenti giudiziari, ma se poi le persone che lavorano

in questi apparati non sono preparate e non hanno la sensibilità per capire quando, come

se metterle in atto, per cui le donne che denunciano violenza spesso si confrontano con

forze dell'ordine che prendono le parti dei violenti, con giudici che mettono in discussione

le loro accuse con un sistema insomma culturalmente fortemente patriarcale e non c'è nessuna

misura di formazione né delle forze dell'ordine né del personale giudiziario né degli avvocati

cioè un po' difficile che poi riescano davvero a funzionare anche nel migliore dei mondi

possibili quindi diciamo che il grande vulnus di questa proposta è oltre a quella di non

avere dei finanziamenti anche quella di non prevedere un cambiamento culturale tra chi

dovrebbe applicarla dove dovremmo cominciare per avviare questo cambiamento culturale ma

intanto andrebbe potenziato il ruolo dei centranti violenza che sono gestiti d'associazioni

femministe perché sono dei luoghi non soltanto di accoglienza di ascolto e di accompagnamento

nei percorsi fuoriuscita ma sono dei luoghi di trasformazione culturale fanno progetti di

formazione intervengono nelle scuole sono dei luoghi propulsori di una cultura anti-violenza

quindi diciamo se fosse io il decisore la prima cosa è farei proprio quella di rafforzare i

centri anti-violenza e la loro capacità di fare presidio alle organizzazioni femministe e

alle associazioni di donne è riconosciuto un ruolo importante anche da un altro strumento di

contrasto alla violenza sulle donne uno strumento internazionale però che alla

convenzione di istambul recentemente se ne è parlato in occasione di un voto del parlamento

europeo la convenzione per la prevenzione il contrasto alla violenza contro le donne e la

violenza domestica che diciamo convenzione di istambul è stata ratificata da 34 stati l'italia

la ratificata nel 2013 ma non dall'unione europea come blocco all'inizio di maggio il Parlamento

europeo ha votato per chiedere all'unione di aderire alla convenzione ma lega e fratelli di

italia si sono in maggioranza astenuti e due deputate della lega hanno votato contro questo

è stato un voto che l'italia ha fatto insieme a lungheria e alla polonia due paesi con un

agenda estremamente conservatrice e patriarcale quello che non piace la convenzione di istambule

è proprio il ruolo che riconosce alle organizzazioni di donne alla società civile e anche alla

prevenzione e all'educazione per cui si parla esplicitamente di educazione come strumento di

prevenzione della violenza che è un capitolo che sappiamo che alla destra fa molto paura

ed è il fatto che si possa parlare di educazione all'affettività alla sessualità al rispetto

nelle scuole torniamo in italia in tema di diritti delle donne cos'altro ha fatto o è un programma

di fare il governo lo possiamo immaginare ma questo governo è stato letto senza una grande

agenda politica che riguardasse il genere sappiamo però che ogni volta che governa la

destra ci sono una serie di diritti che vengono messi a rischio in particolare quelli di salute

sessuale riproduttiva lo vediamo anche nelle regioni governate dalla destra dove viene resa

inaccessibile la ru 486 dove nei consultori troviamo il movimento per la vita dove si

parla di diritto a non abortire e questa è la leva con cui vengono fatte entrare una serie di

associazioni oltra cattoliche nei consultori però lo abbiamo visto anche a livello nazionale con

l'aifa e il cda di aifa quindi l'organo politico dell'agenzia del farmaco che blocca

la decisione del comitato per i prezzi con comitato invece tecnico che proponeva la gratuità della

pillola contracettiva quindi diciamo una decisione politica che blocca una decisione tecnica lo

vediamo nella proposta di legge della gpa come quindi è la gestazione per altri come reato

universale quindi vediamo un fronte di attacco ai diritti sessuali e riproduttivi che fanno parte

storicamente dell'agenda della destra e che tendenzialmente tendono anche a delineare più

che delimitare una società patriarcale con una fortissima divisione di ruoli binali per cui

diciamo una società e definiamo tradizionali la gestazione per altri ci porta a un altro

importante tema identitario della destra che è quello della famiglia il sostegno alla natalità e

alla famiglia considerata un elemento fondante della società è stato uno dei primi punti del

programma elettorale di fratelli d'italia sì la domanda qui è quale famiglia nel senso che

mentre vediamo nella nostra società cambiare il modo in cui facciamo famiglia e trasformarsi e

moltiplicarsi anche i modelli di fare famiglia il progetto politico della destra è quello di

riconoscere un unico modello e di restringere gli spazi di agibilità e di legittimità degli

altri modelli di famiglia e questo lo abbiamo visto sia nella chiusura delle anagrafi che

riconoscevano i figli di coppia omogenitoriali lo abbiamo visto nella battaglia contro la gpa ma

appunto come dicevo prima lo vediamo anche nell'impostazione di tutta una serie di servizi di

welfare che riguardano la salute sessuale e riproduttiva nella negazione o nello svuotamento

di altri diritti come per esempio quello all'aborto ma lo vediamo anche in alcune leggi

regionali come per esempio quella della regione piemonte che si chiama allontanamenti zero in cui

si dice che nessun bambino può essere allontanato dalla sua famiglia biologica nonostante qualunque

condizione viva in questa famiglia ed è una legge che passata nonostante diciamo le proteste di

tutte le persone che lavorano e si occupano di minori in regione piemonte lo vediamo con i tentativi

di pillon di rivedere il diritto di famiglia sulla spinta dei padri separati e per il riconoscimento

della sindrome d'alienazione parentale quindi che attribuisce alle donne la responsabilità se i

bambini non vogliono vedere il padre abusanto e violento insomma vediamo questa cultura giuridica

che agiscia diversi livelli e che però tende a ribadire che esiste un unico tipo di famiglia che

è quella patriarcale e che esiste una legge superiore che è quella del padre grazie a

barbarale da kenny grazie a voi il film della settimana è consigliato da anna franckin copie di

torti internazionali siamo a Kiev alla fine del 2013 e una ginasta olga si sta allenando con la

nazionale ukraine in vista dell europei olga a 15 anni ed è la più forte della squadra ma quando

la madre che è una giornalista politica comincia a ricevere minacce molto pesanti lei viene

mandata in svizzera che è il paese del padre e appena arrivata lì sta cercando di ambientarsi di

capire anche solo la lingua delle compagne che in ukraine intanto scoppiano le proteste fiesta

maidan il film del regista franco svizzero e li grapp combina questi due piani da un lato la

lotta personale di un adolescente che è anche un atleta al culmine della carriera e dall'altro la

lotta collettiva di un popolo questo intreccio è molto realistico non solo perché per raccontare

la rivolta in ukraina sono usati solo video girati dai manifestanti ma anche perché lo sport è

descritto attraverso gli allenamenti c'è osservando i gesti respiro il corpo in tensione gli errori

delle ginaste anche il film ogni tanto a delle piccole esitazioni ma è sicuramente un lavoro

che colpisce chi lo guarda soprattutto oggi olga di eligrap e al cinema dalla redazione di

internazionale per oggi è tutto scriveteci a podcastchioccioallinternazionale.it ho mandato

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Mentre Russia e Ucraina si accusano a vicenda, si teme che l’allagamento dovuto al crollo della diga di Nova Kachovka possa provocare un disastro ambientale. Il disegno di legge sulla violenza contro le donne rende più severe misure vecchie e segue l’impostazione del Codice rosso approvato nel 2019.

Gabriele Crescente, editor di ambiente di Internazionale
Barbara Leda Kenny, esperta di politiche di genere della fondazione Giacomo Brodolini

Video Karkhovka: https://edition.cnn.com/2023/06/07/europe/ukraine-nova-kakhovka-dam-environment-damage-intl-hnk/index.html

Video conferenza stampa: https://www.youtube.com/watch?v=wV0i9UIMHJw

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.