Il Mondo: La Spagna ad aprile ha toccato i 40 gradi . Esce oggi in Italia “Caro stronzo”, il nuovo romanzo di Virginie Despentes.

Internazionale Internazionale 5/2/23 - Episode Page - 24m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale, io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli

e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo dell'ondata di calore in Spagna e del nuovo romanzo di Virginie de Pant

e poi di Elefanti Marini e di un festival sul riuso delle immagini.

È martedì 2 maggio 2023.

Oggi sarà il dia di abril, più caluroso,

da qualsiasi registri nel nostro paese,

si hanno battito record in 11 capitali di provincia, con temperature asfixiante.

Un orno ibérico in Córdoba ha registrato la temperatura più alta.

Si ha quedato a las portas de los 39, quasi 37 in Sevilla e Granada,

molto bocciorno anche in Badajoz e in Ciudad de Real,

La Spagna sta vivendo un eccezionale ondata di calore.

Questo servizio del canale televisivo La Sexta racconta che quello appena finito

è stato l'aprile più caldo mai registrato nella Penisola Iberica,

con temperature che hanno battuto i record in almeno 11 capitali di provincia.

E ad aggravare la situazione, c'è anche il fatto che la Spagna sta affrontando una lunga siccità

che sta mettendo seremente a rischio di rischio.

La Spagna sta vivendo un'eccezionale ondata di calore.

Il fatto che la Spagna sta affrontando una lunga siccità

che sta mettendo seremente a rischio le riserve d'acqua del Paese

e sta creando grandi difficoltà al settore agricolo.

Ne parliamo da Madrid con Mariangela Paone,

che lavora come inviata speciale per il giornale online e il diario.es.

In alcuni punti del Paese, come a Córdoba, i termometri hanno sfiorato i 40 gradi,

con temperature soprattutto nella metà sud che si registrano normalmente a luglio.

A Madrid, secondo i dati dell'Agenzia Statale di Meteorologia,

giovedì scorso le colonnine del Parque del Retiro,

che è uno dei polmoni verdi della città,

segnavano 30,7 gradi,

che è la temperatura più alta dal 1920, quando si sono iniziati a registrare i dati.

In alcuni punti del Paese, le temperature sono state tra i 10 e i 15 gradi più alte del normale.

In questi ultimi giorni i termometri sono scesi,

ma c'è da dire che le previsioni per i prossimi mesi indicano che l'estate sarà più calda e più secca del normale.

A proposito dell'estate secca, c'è da dire che la Spagna sta anche subendo una gravissima siccità in questo periodo.

Da quanto tempo dura?

Già dallo scorso di sembre si registrano livelli molto bassi nei bacini idrici,

soprattutto nella zona del Guadalquirir, nel sud del Paese e in Catalonia.

La situazione è peggiorata in questi ultimi mesi.

Da ottobre a aprile la quantità di pioggia accumulata è stata del 23% in meno rispetto alla media.

La situazione è particolarmente grave in Catalonia e nella regione di Mursia,

dove l'acqua accumulata non arriva al 50% del livello normale.

Quali sono quindi i problemi che sta causando questo doppio fenomeno?

In regioni come la Catalogna e l'Andalusia i bacini di acqua potabile sono a un quarto della loro capacità.

In Catalogna già inoltre 200 comuni si sono approvate delle restrizioni, per esempio all'uso dell'acqua per l'irrigazione,

la pulizia delle strade o il riempimento delle piscine.

In Andalusia in alcune zone l'acqua destinata per esempio all'agricoltura è stata ridotta del 90%.

L'agricoltura è appunto il settore certamente più colpito in questo momento e è anche quello che più acqua dolce consuma.

Secondo la COAG, che è una delle principali organizzazioni di agricoltori,

la mancanza d'acqua colpisce il 60% delle coltivazioni e la maggior parte del raccolto di grano e orzo di quest'anno,

nella metà sud della penissola iberica si dà già per perso, il che avrà evidentemente conseguenze sull'aumento dei prezzi degli alimenti.

In un'intervista che ha rilasciato al quotidiano Franceso Le Monde, Julio Barea, che è responsabile della crisi idrica di Greenpeace Spagna,

parla di enorme irresponsabilità. Perché?

Perché, come accennavo prima l'agricoltura è il settore che più acqua dolce consuma e la Spagna paga,

adesso il prezzo di essere diventato un po' l'orto d'Europa, la huerta d'Europa, come si chiama qui per esempio la Regione di Mursia,

una delle più agricole e una di quelle che ora più soffre di effetti della siccità e del caldo estremo.

Anche in zone aride e grazie ai 1200 bacini idrici del Paese, si sono promosse negli ultimi decenni coltivazioni intensive,

bisognose di grandi quantità d'acqua, mettendo sotto stress le risorse idriche e le falde a quifere.

In queste ultime settimane per esempio si sta discutendo molto sugli effetti che si stanno già registrando sul parco di Doniana,

che è una delle zone umide più importanti e più belle d'Europa, patrimonio dell'Unesco, e che oggi si trova in grande rischio.

Il 59% delle lagune temporane più grandi del parco non si inondano dal 2013 e questo ha già causato la scomparsa di alcune specie di fauna e di flora.

Per la Spagna però questa siccità e leondate di calore purtroppo stanno diventando sempre più frequenti,

quindi al di là della gestione e dell'emergenza di quest'anno, quale misure di medio e lungo termine sono state prese negli ultimi anni?

Per decenni si è sfruttata l'ampia disponibilità di Dige, si sono creati i sistemi di trasferimento dell'acqua da alcuni bacini ad altri,

penso al trasvaso di acqua e dal fiume Tago, altri corsi d'acqua come il Segura.

Però anche lì cominciano a esserci restrezioni, il governo a gennaio ha provato una stretta sul trasferimento d'acqua dal Tago,

perché alle condizioni attuali questo trasferimento di risorse idriche mette a rischio quel bacino.

Un grosso lavoro poi è stato fatto anche con gli impianti di desalinizzazione,

ma anche questo rischia di non essere più sufficiente nel lungo periodo per alimentare le necessità idriche delle regioni più soggetti al cambio climatico

e allo stesso tempo più dipendenti dalla agricoltura.

Il modello agricolo che finora ha permesso alla Spagna di diventare l'orto d'Europa dovrà a questo punto essere ripensato?

Si inizia a parlare della necessità di cambiare il modello, magari tornando a coltivazioni più tipiche delle aree secche,

però è un dibattito molto complesso anche perché negli ultimi decenni si è andati nella direzione opposta,

costruendo infrastrutture che permettessero di promuovere la crescita delle cosiddette culture irrigue anche in zone aride e aumentare i raccolti.

È una questione che comunque dovrà essere affrontata se si vogliono evitare probabili guerre per l'acqua nei prossimi anni

tra le regioni più dipendenti dall'acqua per l'agricoltura e le regioni dove c'è più disponibilità di risorse idriche

che si opporranno sempre di più al trasferimento di queste risorse da un territorio all'altro.

Grazie a Marie-Angela Paone.

Grazie a voi.

La notizia e riscienza della settimana raccontata Elena Boille, vice-direttrice di Internazionale.

Gli elefanti marini sono animali incredibili, sono mammiferi, ma possono trattenere il fiato per più di due ore

e immergersi fino a 1500 metri di profondità, sopportando pressioni che schiacerebbero una macchina.

Per cacciare fanno viaggi di migliaia di chilometri, notando anche per sette mesi di fila.

Da anni i ricercatori si chiedono come facciano essere così resistenti e soprattutto come facciano a dormire.

Ora si è scoperto che durante questi lunghi viaggi gli elefanti marini dormono in media solo un paio d'ora al giorno

e neanche di fila, ma suddivise in pisolini da cinque e dieci minuti.

Come spiega l'articolo dell'Atlantic che pubblichiamo su Internazionale lo fanno durante le immersioni,

mentre scendono cominciano a sonnecchiare.

Quando entrano nella fase REM perdono il tono muscolare ma non si fermano.

Raggiunto il fondale vi si posano continuando a dormire finché non si svegliano e rischizzano in superficie per respirare.

Un sonno quotidiano così breve sembra essere un record nel mondo animale e conferma che in natura ci sono tanti modi diversi di dormire.

Ci sono certi uccelli che volano in dormi e veglia e i delfini che riposano solo mezzo cervello alla volta.

Il sonno degli animali ci interessa particolarmente perché abbiamo ancora molto da imparare sulle funzioni del sonno.

Chissà che il riposo degli elefanti marini non ci possa aiutare a risolvere qualcuno dei nostri disturbi del sonno,

così diffusi nelle società industrializzate.

Ma mia mamma era femministra quando ero piccola e era femministra militante.

Il mio padre era militante in politica, quindi è una cosa che non posia problemi nella nostra famiglia.

Quindi ho avuto un'altra classica italiana, che si chiama Ducote dei Ptiti Fi.

L'è lì a 11 anni.

Mi sono davvero costruito nel femministro.

In questo video intervista girata nel Castello Estense durante l'edizione del Festival d'Internazionale a Ferrara del 2019,

che si può vedere sul sito, la scrittrice francese Virginie de Pant racconta di aver conosciuto il femminismo fin da Pambina.

Oggi è scena Italia per Fandango Libri il suo ultimo romanzo, Caro Stronzo, nella traduzione di Maurizia Balmelli.

Nata nel 1969, è nassi da una madre femministra e da un padre sindacalista.

Durante l'adolescenza, de Pant trascorre un periodo in un ospedale psichiatrico e subirci uno stupro di gruppo.

Frequenta la scena punk e, per un periodo, decide di veramente di prostituirsi.

Si definisce prende una narco femministra e dice di essere lesbica da quando a 35 anni.

Scrittrice e sceneggiatrice nel 1994 pubblica Scopami, che nel 2000 diventa un film.

Dopo King Countiori, un manifesto femministra uscito nel 2006, nel 2010 de Pant torna al romanzo con Apocalypse Baby.

Nel 2017 esce l'ultimo volume della trilogia della città di Parigi, che è un grande successo.

Da 30 anni la sua scrittura diretta e liberatoria e le sue prese di posizione pubbliche fanno discutere,

irritano, dividono elettrici, lettori e la critica.

Parliamo di Caro Stronzo, il nuovo libro di The Pant con Giuliano Milani,

che scrive su Internazionale la rubrica sui libri non fiction,

e insegna storia all'Università Gustave Fel di Parigi, dove l'abbiamo raggiunto.

In Francia il libro è uscito nel settembre scorso.

In occasione, diciamo, del più importante momento dell'anno, l'arron 3 Liter Air, è avuto grandissimo successo.

Si è parlato molto della sua autrice, che ha avuto le copertine periodici più importanti.

Si dice che nelle prime due settimane ne sono state vendute 70.000 copie,

poi è diventato uno di quei titoli che di Bray mettono vicino alle casse,

dove direi che si trova ancora a parecchi mesi di distanza.

Allora, come è fatto questo romanzo? Come è costruito?

È un romanzo epistolare, quindi è fatto solo di mail scritte da due personaggi

e ogni tanto dai post scritti da un terzo personaggio.

Questi due personaggi sono Oscar, che è uno scrittore quasi cinquantenne,

che ha fatto alcuni romanzi e che si trova a vivere un momento un po' difficile della sua vita.

L'altro personaggio è Rebekah, un'attrice ultra cinquantenne,

che è stata un mito e che non ha rinunciato mai, neanche adesso,

alla provocazione e alla propria affermazione di libertà.

Molti hanno pensato che questo personaggio di Rebekah si è ispirato a Beatrice Dahl,

l'attrice che divenne famosa a metà degli anni 80,

con un film che in Italia aveva il titolo di Betty Blue,

e che poi è diventato un personaggio molto controverso,

nonché una amica e una collaboratrice di Virginie de Ponte.

Il terzo personaggio è una ragazza più giovane, Zoe Katana,

che tiene un blog femminista e che un tempo lavorava come ufficio stampa

della case d'iltrice di Oscar.

La storia comincia quando Oscar scrive su un social network

un post contro Rebekah, dicendo che è la vista per strade che si è ridotta malissimo,

lei risponde con una mail assassina minacciandolo,

ma questo scambio invece di finire lì inaspettatamente continua.

Qual è il terreno su cui si incontrano tutti questi personaggi?

Quali sono quindi i tempi di questo romanzo?

Un tema è senza altro quello delle dipendenze.

Quando, nel 2019, Virginie de Ponte al Festival di Ferrara,

di Internazionale, venne a presentare l'edizione italiana di Vernon Subtex,

gli fu chiesto quali erano i suoi progetti per il futuro

e le disse un saggio sulle dipendenze.

Quel saggio è diventato un pezzo di questo romanzo,

perché di dipendenze parla moltissimo,

dipendenze dalle droghe leggere, dall'alcol, dalle droghe pesanti,

come ci si entra, come se ne può uscire.

Un altro tema molto importante è quello delle reazioni di genere,

cambiamento che le sta attraversando da qualche anno,

la presa di parola delle donne, le vittime,

il modo in cui queste cose impattano sul mondo della cultura.

In entrambi i casi non si tratta di trattamenti banali ovviamente,

ma senza giudizi, senza moralismi, in modo molto originale li tratta.

Poi intorno a queste due grandi temici,

sono moltissimi altri che la struttura epistolare permette,

perché si possono fare tantissime parentesi, tantissime digressioni,

spesso i personaggi scrivendosi dicono

ah, poi mi è venuta in mente un'altra cosa e non c'entra niente,

magari cominciamo a parlare di Selin o del gangsta rap,

della magrezza, dei figli adorescenti o dell'homo sessualità.

A proposito di questo atteggiamento non giudicante,

si è parlato molto, soprattutto dopo l'uscita della tecnologia

della città di Parigi, della capacità di deponti,

di immediasimarsi con i suoi personaggi,

anche quando sono molto diversi di questa sua forte empatia.

È un talento che si vede anche in questo romanzo?

Sì, senza dubbio.

Anche se qui le cose sono un po' diverse rispetto a Vernon Subtex,

lì c'erano tantissimi personaggi e Virginie Deponti

imitava una ragazzina che si radicalizzava negli Islam,

un giovane fascista, un uomo che picchiava le donne, un barbone.

Qua, di fatto, i personaggi sono tre.

Questi personaggi hanno un rapporto un po' più stretto

con la loro creatrice, perché Virginie Deponti

è innanzitutto una scrittrice, come Oscar,

come lui pensa al pubblico, al suo editore,

a sua espirazione, ma anche come Rebecca,

è una punk che non ha mai smesso di parlare di sé,

senza freni, raccontando il suo rapporto con la droga,

sua sessualità.

E infine, come Zoe Katana, Deponti è una militante femminista,

una che interviene qui in Francia,

e le cui parole sono ascoltate.

Quando nel marzo del 2020 Adèle Nel

si alzò durante la cerimonia dei premi César

per protestare contro il fatto che quella sede

si celebrava Roman Polanski, accusato di stupro,

Virginie Deponti scherzi un editoriale in cui diceva che

Adèle Nel aveva spiegato come bisognava fare in questi casi,

bisognava alzarsi e andarsene, on se leve e on se casse.

Questo on se leve e on se casse è diventato uno slogan

che si legge sui muri delle città o nei punk art

delle manifestazioni.

Poi c'è un altro personaggio in caro stronzo,

anche se non è una persona, che è il Covid,

che a un certo punto entra nella storia e la cambia.

A metà al libro arriva il Covid, il lockdown,

come se fosse un Deus ex macchina,

perché costringe tutti i personaggi a ripensarsi,

a riaggiustarsi.

Il libro è stato critto evidentemente in quel clima

e racconta il modo in cui lo hanno vissuto

gli abitanti di Parigi, della Francia,

chi se ne è andato, chi è rimasto,

gli odori che cambiano,

i rumori che si fanno più dolci

e soprattutto le reazioni delle persone,

lo stupore che spinge qualcuno verso la paranoia,

qualcun altro verso una tranquillità che non si immaginava.

E poi in questo veramente è un documento che oggi,

anche a pochi anni da quegli eventi fa effetto,

quel clima di paura, di incertezza,

che nonostante di differenza prende un po' a tutti.

Questo libro si intitola caro stronzo

con due parole che sono in contrasto tra loro.

È il racconto di uno scontro, questo romanzo.

Beh sì, nel libro ci ne sono tanti miscontri.

Quello tra i uomini e le donne,

forse il più importante.

In generale si trova una profonda attenzione

a non abbassare mai troppo il livello dello scontro.

Appena qualcuno scrive una cosa un po' gentile,

un po' consensuale,

l'altro gli risponde con abattutaccia,

dicendo non ti c'è abituare

o cerca di attaccarlo da un altro lato.

E così le ragioni del conflitto, diciamo,

si moltiplicano a ogni pagina.

Però il libro non rinuncia

nemmeno a dare qualche idea di soluzione,

forse ancora meglio di pacificazione.

Una cosa di cui si parla molto

nel libro sono le riunioni dei narcotici anonimi.

Cioè quel metodo che consiste

nell'accoglieri chiunque ha un problema di dipendenza,

dargli uno spazio, un gruppo di pari,

fargli esprire una sua fragilità

e attraverso questo,

permettegli di ricostruirsi.

Questo metodo per i protagonisti del libro

diventa qualcosa di più grande

che un modo per uscire dalla droga,

quasi un sistema universale di progresso.

Per forse anche per questo

un critico francese che ha presentato

il libro ha detto che nelle due parole

del titolo a cui ti riferivi

Caro Stronzo,

l'accento è sulla prima, sul caro,

non sull'altra.

Però questo Caro Stronzo

è indubitabilmente un maschio?

Ah sì, non c'è dubbio.

E poi nel confronto tra Oscar e Rebecca,

chi le prende di più è il primo,

perché poi anche la storia

è soprattutto la storia di un uomo

che viene accusato di molestie

perché ci mette parecchie pagine

a rendersi conto di quello che ha fatto.

Anche perché si tratta poi di molestie,

non di violenze sessuali, non di stupro.

E quando se ne rende conto,

però il suo mondo un po' si allarga,

si incrina e poi si rompe un po' quella bolla

non tanto di macismo,

perché Oscar non è un mascio tradizionale,

ma di egocentrismo maschile,

quella specie di misto

tra primileggio e condanna

che una parte del pensiero femminista descrive bene.

Tu appartieni alla stessa generazione di The Punt

che sta per compiere 54 anni.

Questo romanzo mette in scena

e mette a confronto anche diverse generazioni,

sempre con l'empatia di cui parlavamo prima,

soprattutto verso la generazione

dei 50 anni di oggi, mi sembra.

Sì, io penso che sia anche un libro generazionale,

che dunque oltre ai teni di cui abbiamo già parlato,

sia anche un libro sul diventare 50 anni

di una generazione che almeno in Europa,

almeno nei gruppi punk di cui The Punt faceva parte,

nella sua adolescenza,

rivendicava poi esplicitamente

l'assenza di futuro.

Cosa significa diventare vecchi per in no future?

Il libro risponde un po' anche a questa domanda,

quando a scavare cosa c'era dietro quella rabbia.

Ci sono alcuni passaggi veramente rivelatori

che mettono quella rabbia in una prospettiva storica,

collegandola alle paure e i mali ereditati,

quelle delle generazioni precedenti.

A un certo punto Rebeccà dice

che mia madre aveva visto morire

nella Seconda Guerra Mondiale i propri genitori,

nella Guerra d'Algeria i propri fratelli,

nata in questa surdità

per forza che ricompensava a cazzo,

per forza che cercava di colmore un vuoto angoscioso

e per forza che io, a 13 anni,

ne lavo all'alco, all'eroine, a tutto il resto.

Credo che anche per considerazioni come questa,

questo libro sia un saggio brillante

oltre un romanzo che appassiona

e che nonostante sia così legato al suo tempo,

potrebbe restare attuale a lungo.

Grazie a Giuliano Milani.

Grazie a voi.

Carlo Surlo, editor d'Italia d'Internazionale,

consiglia un festival a Roma.

L'Anarchive Found Footage Fest

è un promettente festival di cinema

che debutta a Roma questa settimana,

con la sua prima edizione.

Come annuncia il nome,

si propone di disarchiviare materiale cinematografico,

attraverso la rielebrazione di artisti,

autori di cinema d'animazione,

performer, archivisti e curatori d'arte.

Il festival avrà un corso internazionale,

una rassegna italiana, performance dal vivo e altro.

Ci sarà anche una sezione chiamata Cinema Espansso,

in cui si potranno vedere due lavori di artista

del cinema contemporaneo.

Decay Dance di Bill Morrison,

che è una proiezione a ciclo contuino

di cortometraggi dell'autore statunitense

considerato un maestro del riuso,

e Mani Materia Memoria,

un'opera in realtà virtuale di Leonardo Carrano,

creatore di cinema d'animazione sperimentale,

con teste voce di Antonio Rezza

e improvvisazioni sonore di Massimo Carrano.

La direzione artistica del festival

è affidata a Marco Bertorzi e Alina Marazzi.

L'Anarchive Found Footage Fest

è a Roma dal 3 all'Ottomaggio.

Buon appetito!

Buon appetito!

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Quello che si è appena concluso è stato l’aprile più caldo mai registrato in Spagna. Nel suo ultimo libro la scrittrice francese Virginie Despentes parla di #MeToo e dipendenze.

Mariangela Paone, inviata speciale di ElDiario.es
Giuliano Milani, professore universitario

Video Spagna: https://twitter.com/Variety/status/1213999361341804544

Video Despentes: https://www.internazionale.it/video/2019/11/27/parigi-cupa-ribelle-virginie-despentes

Articolo di scienza: https://www.internazionale.it/magazine/katherine-j-wu/2023/04/27/il-sonno-subacqueo-degli-elefanti-marini

Le rubriche di Giuliano Milani: https://www.internazionale.it/search/giuliano%20milani


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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.