Il Mondo: La guerra in Iraq, vent’anni dopo. L’Italia contro il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali in Europa.

Internazionale Internazionale 3/20/23 - Episode Page - 21m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, e questo è il mondo,

il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo del ventesimo anniversario dell'inizio della guerra in Iraq e di famiglie

omogenitoriali, e poi di scafisti nel Mediterraneo e di un libro di racconti.

È l'une di 20 marzo 2023.

Il 20 marzo del 2003, esattamente vent'anni fa, il Presidente degli Stati Uniti, George

W. Bush, annunciava l'inizio della guerra contro l'Iraq.

L'obiettivo principale era la rimozione di Saddam Hussein, e il conflitto fu presentato

agli Stati Unitensi come un'operazione preventiva per impedire a Regime Iraqeno di usare armi

di distruzione di massa e per fermare il suo presunto appoggio al terrorismo islamista.

La guerra è finita nel 2011, provocando centinaia di migliaia di morti tra i civili iraqeni

che ne hanno pagato il prezzo più alto, mentre le armi di distruzione di massa, come è noto,

non sono mai state trovate.

A due decenni dall'inizio della guerra, le sue conseguenze si fanno sentire ancora oggi

in Iraq e in tutta la regione, ma il conflitto ha lasciato tracce anche nella vita politica

Stati Unitense.

Ne parliamo con Alessio Marchionna, editor di Stati Uniti di Internazionale.

La guerra cominciò il 20 marzo 2003, quando in Iraq erano circa le 5 del mattino.

Il Paese fu invaso da quella che il Presidente Stato Unitense, George W. Bush, definì una

coalizione dei volenterosi, formata principalmente da Stati Uniti in Regno Unito e con contingenti

più piccoli di altri stati tra cui Australia, Polonia, Spagna e Italia.

L'intervento fu giustificato sulla base della dottrina della cosiddetta guerra preventiva.

Gli Stati Uniti sostenevano che Saddam Hussein, il dittatore iraqeno, aiutasse il gruppo

terroristico Al-Qaeda, che due anni prima aveva compiuto l'attentato alle torri gemelle,

e di avere armi di distruzione di massa e che quindi andasse fermato in modo preventivo.

Veniva anche invocato il principio dell'esportazione della democrazia, cioè Bush sosteneva che

per proteggere la libertà in America bisogna se proteggere la libertà dovunque, che

la democrazia avrebbe portato più libertà e la libertà avrebbe portato prosperità.

In sole tre settimane la coalizione guidata dagli Stati Uniti prese il potere, ma si capì

abbastanza presto che Washington aveva un basso in paese di cui non sapeva quasi nulla

e senza avere un piano per il dopo.

Le conseguenze di questi errori furono enormi per gli Stati Uniti il resto del mondo.

Parlando di conseguenze, partiamo proprio dall'Iraq e il Medio Oriente, lì quale sono

stati gli effetti principali di questa guerra?

Poco dopo la caduta del vecchio regime comincia un'altra guerra in cui le forze della coalizione

guidata dagli Stati Uniti si opponevano ai gruppi armati che non accettavano la presenza

di forze straniere nel paese.

Washington si dimostra del tutto impreparata per questo tipo di conflitto, quindi incapace

di controllare appieno il territorio iraqeno, i gruppi estromessi dal potere dopo la caduta

di Saddam Hussein in gran parte su Uniti si ribellarono al nuovo governo guidato dagli

Shiti e ne scaturì una guerra civile.

Nel frattempo la presenza di Al-Qaeda nel paese aumentava e la Lunga avrebbe portato

alla nascita del cosiddetto gruppo stato islamico, il gruppo terrorista responsabile di decine

di attentati in Medio Oriente e in Europa nell'ultimo decennio.

Secondo l'estime della società Epress, solo tra il 2003 e 2009, il caos in Irak ha causato

almeno 11.000 morti e milioni di persone sono state costrette ad andarsene dal posto

dove vivevano.

A livello regionale, alla Lunga la guerra ha rafforzato i rivali degli Stati Uniti tra

cui l'Iran e i sulleati in Medio Oriente, ha contribuito a indebolire notevolmente la

posizione di Washington nella regione, una dinamica di cui ha approfittato prima la Russia

il cui sostegno ha permesso al Dittatore Siriano basciare all'assade di restare al potere più

di recente la Cina, come dimostra l'accordo appena segrato tra Irana e rabbia saudita

negoziato da Pechino.

E questa guerra secondo te come ha cambiato il modo in cui il resto del mondo vede gli

Stati Uniti, cioè la percezione della potenza statunitense?

L'errore della guerra in Irak pesa in vari modi e su vari fronti, lo vediamo sull'Ucraina.

Quando gli Stati Uniti denunciano l'invazione la parte della Russia e sottolineano l'importanza

della sottolineanità nazionale, dell'integrità territoriale e della carta delle nazioni

unite, è inevitabile che Cina, Russia e molti paesi del sud del mondo da sempre diffidenti

verso Washington tirino fuori l'Iraq e accusino gli Stati Uniti di usare due pesi e due misure.

Questo ovviamente contribuisce a spiegare perché tanti paesi hanno deciso di non condannare

l'aggressione russa e in alcuni casi a schierarsi dalla parte di Mosca.

Anche i rapporti tra Stati Uniti ed Europa non sono stati più quelli di un tempo a causa

della guerra in Irak. È aumentata la diffidenza reciproca soprattutto durante l'amministrazione

di Donald Trump e c'è stato un riavviscinamento solo di recente dopo l'invazione russa dell'Ucraina.

Invece a livello interno che effetto ha avuto questa guerra sulla società statunitense?

Ha avuto un effetto molto grande. Tanti commentatori sono convinti che l'invazione

dell'Iraq abbia creato per lo meno alimentato molte delle storture e dei problemi che vediamo

oggi nella politica e nella società americana.

L'amministrazione bus cerco di convincere l'opinione pubblica della necessità di invadere l'Iraq

sulla base di informazioni, sulle armi di distruzione di massa e sui rapporti tra Al-Qaeda e Saddam

Hussein che erano completamente false. Tutto questo ha fatto crescere la sfiducia dell'opinione

pubblica nei confronti delle istituzioni e anche dei mezzi di informazione alimentando

quello che negli ultimi anni abbiamo chiamato genericamente populismo. Dall'altro lato

ha reso più facile per i politici sostenere qualsiasi tipo di teoria falsa su qualsiasi

argomento come si è visto durante l'amministrazione di Donald Trump. Questo ha portato a alcuni

commentatori a tracciare una linea che va dall'invazione dell'Iraq a casi di violenza

politica come l'assalto al Congresso di Washington del 6 gennaio 2021.

Per concludere volevo chiederti, secondo te gli Stati Uniti hanno imparato qualcosa

da questa guerra oppure anche oggi con un rischio di ripetere gli stessi errori?

È una domanda che si fanno in molti in un momento molto delicato per le relazioni internazionali.

C'è chi teme che la necessità di sostenere l'Ukraine dall'invasione russa possa sfociare

in un atteggiamento pericoloso da parte degli Stati Uniti, cioè possa portare la società

e la politica americana a vedere di nuovo il mondo e le relazioni internazionali come

uno scontro tra buoni e cattivi, cioè quel tipo di visione che contribui all'invasione

e all'errore in Irak. Penso che esista questo pericolo ma non riguardi tanto il conflitto

ucraino su cui negli Stati Uniti ci sono posizioni divergenti. Non bisogna dimenticare

che importanti politici republicani e buona parte dell'elettorato di destra pensano

che non valga la pena aiutare Kiev. Il pericolo riguarda piuttosto lo scontro sempre più

acceso con la Cina. Negli ultimi anni, in particolare dopo le elezioni di Trump e la pandemia

di covid, i sentimenti antiscinesi nella società americana sono aumentati e oggi i politici

dei diversi schieramenti fanno a gara che è più duro nei confronti di Pekino. Alla

lunga questa aggressività, insieme all'atteggiamento sempre più minaccioso della Cina su Taiwan,

nel marcinese meridionale e su altre questioni di politica estera, alimenta i rischi di uno

scontro che sarebbe molto più grave di quello di vent'anni fa.

Grazie D'Alessio Marchionna. Grazie a voi.

Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale racconta un articolo che è scritto per il

sito.

Questo governo andrà a cercare gli scafisti su tutto il globo terraco, ha detto la Presidente

del Consiglio Giorgia Meloni, parlando in una conferenza stampa acutro il 9 marzo.

Se era appena concluso il Consiglio dei Ministri convocato nella cittadina Calabrese, dove

il 26 febbraio sono morte almeno 86 persone in un naufraggio avvenuto a 50 metri dalla

spiaggia. In quell'occasione il governo ha provato anche un nuovo decreto sull'immigrazione

che prevede pene molto severe fino a 30 anni per chi conduce un'imbarcazione di migranti

e introduce addirittura un nuovo reato. Ma la strategia della criminalizzazione e del

traffico dei asseri umani non è una novità, è almeno dal 2015 che l'Europa sia concentrata

su questo aspetto.

In questo articolo ho raccolto alcune testimonianze dei presunti scafisti, ma anche di avvocati

e di organizzazioni che si sono occupate di studiare questo fenomeno negli ultimi anni.

Emerge che in 10 anni in Italia sono stati arrestati almeno 2500 presunti scafisti, nel

2022 più di 260. Ma molti di loro, dopo anni di processi e di carcere, sono stati assolti

perché è stato dimostrato che erano stati costretti a prendere il timone dai traficanti

di uomini. Spesso gli scafisti sono migranti tra i migranti e arrestarli non ha nessun effetto

sul traffico.

Quando parlo di autonomia la applico anche a livello europeo, quindi non può essere Bruxelles

a imporre il concetto di famiglia ai singoli paesi, gli svedesi decideranno per la Svezia

e i greci per la Grecia, gli italiani per l'Italia, per quello che mi riguarda l'amore

è libero, è bello, è sacro, è fondamentale per tutti, il bimbo ha bisogno di una mamma

e di un papà.

La settimana scorsa, in Italia, la Commissione del Senato che si occupa di politiche europee

ha dato parere negativo al progetto di un certificato di filiazione europea. La decisione

è linea con il governo, come emerge dalle parole del leader della lega Matteo Salvini.

Il certificato di filiazione europea servirebbe a uniformare il riconoscimento di figli in

tutta l'Unione, compresi quelli delle coppie homosexuali. Quindi due donne o due uomini

riconosciuti come genitori in un paese membro lo sarebbero automaticamente anche in tutti

gli altri, compresi quelli come l'Italia, dove l'accesso alla genitorialità per le

coppie gay e lesbiche è molto limitato o inesistente.

Per capire il significato di questa bocciatura al Senato e quale effetto avrà sull'homogenitorialità

in Europa parliamo con Giulia Siviero, una giornalista del post che si occupa di femminismi

e questioni di genere.

Gli stati che fanno parte dell'Unione europea hanno delle legislazioni diverse in materia

di riconoscimento dei figli e questo ovviamente crea degli ostacoli giuridici o crea anche

delle situazioni in cui alcuni diritti che derivano dall'affigliazione vengono persi

se ci si sposta da un paese all'altro. E tra i diritti che si perdono ci sono ad esempio

quelli relativi alla successione ma anche il diritto di un genitore di agire in qualità

di rappresentante legale di un minore o di una minore a scuola ad esempio oppure per

ragioni di salute.

Il nome dell'interesse superiore del minore e quindi il regolamento propone che l'affigliazione

accertata in un stato membro venga riconosciuta anche in tutti gli altri stati e questo inautomatico,

cioè senza avviare dei procedimenti amministrativi o anche giudiziari in alcuni casi che sono

molto lunghi, molto costosi e che non sempre danno dei risultati certi.

Quindi verrebbe creato questo certificato europeo di figliazione che permette a coloro che hanno

avuto dei figli in qualsiasi stato europeo diverso dal proprio di essere automaticamente

riconosciuti come genitori anche nel proprio paese.

La proposta di regolamento riguarda tutte le famiglie ma anche quelle composte da un

solo genitore, le famiglie omogenitoriali e le coppie che hanno avuto dei figli tramite

la gestazione per altri, quindi la tecnica di procreazione assistita con cui la gestazione

viene portata avanti da una persona esterna alla coppia.

In Italia sia la procreazione assistita per persone delle sue sossesse che la gestazione

per altri sono vietate, chi vuole avere figli in questo modo è costretto ad avere dei figli

in questo modo, in questo modo che le altre strade sono negate deve andare all'estero.

Dopodiché il genitore non biologico deve chiedere il riconoscimento in Italia ma di nuovo anche

qui le cose non sono molto semplici, i percorsi sono lunghi, costosi, incerti e di fatto fino

alla conclusione del percorso il genitore non biologico per lo stato italiano formalmente

è un estraneo rispetto al bambino o alla bambina e quindi concretamente gli saranno

una delega per poter andare a scuola a prendere il proprio figlio, che era quindi di fatto

negato il reciproco rapporto giuridico all'interno di un rapporto che però di fatto già esiste.

Ecco, quindi come hai detto in Italia non c'è un diritto di aduzione vero e propria,

siete solo quello della staccial adoption, giusto?

Sì, la legge italiana non prevede che le persone single o che le coppie musessali possono

diventare dei genitori, le coppie composte da due donne o le donne single non possono

accedere alla fecondazione eterologa, quindi vanno all'estero, spesso in Spagna o in

Da Di Marca, per quanto riguarda gli uomini in coppia o single, devono andare nei paesi

che permettono anche alle coppie musessuali la gestazione che per altri, che però ricordiamola

è una pratica di cui usufriscono in grandissima parte le coppie heterossessuali.

I problemi poi continuano dopo la nascita, perché il riconoscimento del legame tra

il bambino e il genitore e il bubbiologico non viene riconosciuto, quindi una volta

tornate e tornati dall'estero, l'unico genitore riconosciuto è quello biologico mentre l'altro

è un estraneo ed esistono sostanzialmente a oggi due strade per il riconoscimento del

genitore non biologico. La prima è l'adduzione del proprio figlio, della

propria figlia, che è prevista dall'attuale legge sulle adozioni degli anni 80, nella

parte in cui si occupa di adozioni speciali, è appunto la step-child adoption di cui si

ha parlato tantissimo durante l'IDL Cirinna e che di fatto l'IDL avrebbe solo legittimato

rendendo quel percorso lì meno complesso e meno tortuoso, perché a questa forma di adozione

ci si arriva dopo una sentenza di un giundice ed è tra l'altro una forma di adozione molto

limitata, cioè riconosce il legame solo con il genitore ma non con il resto della famiglia

e poi appunto l'esito è molto incerto. La seconda strada invece è chiedere il riconoscimento

direttamente all'ufficiale di Stato Civile per avere in mano un certificato di Nashta che

riporta i nomi di entrambe le madri o di entrambe i padri come i genitori, c'è stato

un momento intorno al 2018 in Italia che molte sinde, c'è molte sinde che avevano proprio

concesso questa possibilità ma appunto si trattava di una possibilità a discrezione

delle varie amministrazioni locali e anche qui con un poche difficoltà.

Perché il Senato italiano quindi ha detto no al certificato di filazione europea e questo

resto cosa significa per questa proposta sia a livello europeo che italiano?

Ha detto che il proposta di regolamento europeo rappresenterebbe un'invasione delle situazioni

europee nella politica nazionale che implicitamente porterebbe al riconoscimento di quelle forme

di procreazione assistita che sono vietate in Italia e poi come ha detto con la sfalita

classe Claudio Borghi, senatore della Lega questo regolamento sdoganerebbe in Italia

la compravendita di bambini. Ora una risoluzione è un documento con cui

le commissioni o l'aula del Senato esprimono al governo la loro posizione su un determinato

tema e quindi di fatto danno un indirizzo da seguire e questo sarà l'indirizzo dell'Italia

quando la proposta della commissione dovrà poi essere votata dal consiglio che rappresenta

i governi dei paesi che stanno dentro lui. In base però al trattato sul funzionamento

dell'Unione europea tutti i regolamenti le norme che hanno a che fare con il diritto

di famiglia e che hanno delle implicazioni transnazionali proprio come questo regolamento

devono essere stabilite da un voto unanime. Quindi il governo italiano seguendo appunto

l'indirizzo dato dalla commissione del Senato avrà la possibilità di bloccare di fatto

il percorso legislativo della proposta di regolamento.

Nel frattempo poi sempre questi giorni il comune di Milano è stato costretto a smettere

di trascrivere i certificati di nascita dei figli di coppie gay e lesbiche nati all'estero.

Milano come detto tu era una delle poche città rimaste che ancora riconoscevano questo tipo

di certificati e li trascrivevano senza il passaggio dal giudice ma lo stop è arrivato

direttamente dal ministro dell'interno. Secondo te questo è il segnale che il governo

Meloni non vuole cedere neanche di un passo sul tema dell'homogenitorialità?

Sì però non mi stupisce

stupisce

è stato il congresso mondiale della famiglia che si è tenuto a vero nel 2019 dove appunto erano presenti tra gli altri Matteo Salvini, Lorenzo Fontana e Giorgia Meloni. Questo legame ha portato le emozioni antiabortiste praticamente identiche provate dalle amministrazioni di destra ai tentativi di limitare l'accesso all'aborto farmacologico, al sostegno di natalità e maternità però attraverso le proposte di legge regionali che contenevano invece delle finalità antiabortisti.

Quindi il governo Meloni io penso che stia facendo quello che ci si aspettava che faccesse e continuerà a farlo secondo me infilandosi soprattutto nelle pieghe delle varie leggi dei vari regolamenti che in Italia riguardano i diritti civili e sociali svuotandole dall'interno di fatto pensiamo a quello che Meloni ha detto più volte sulla 194, la legge che consente l'aborto in Italia lei ha detto io non la voglio abolire, ne modificare ma la voglio applicare piramente.

E la voglio rafforzare nelle parti in cui la legge parla di tutela sociale della maternità e sono proprio quelle parti uno dei motivi per cui in Italia l'accesso all'aborto è molto difficoltoso.

Grazie a Giulia Siviero.

Grazie a voi.

Il libro della settimana è consigliato da Daniele Cassandro, editor di Cultura d'Internazionale.

Uccelli Vivi è una raccolta di venti racconti della scrittrice argentina Samantha Schwebelin.

Nell'introduzione l'autrice descrive il suo sguardo sulla realtà ci dando una frase del regista David Lynch che l'ha particolarmente colpita.

Tutto quello che deve dire l'arte è una sola cosa, il mondo è un posto strano.

E il mondo di Samantha Schwebelin è decisamente un posto strano.

È popolato da spose abbandonate che si trasformano in Menady e si danno appuntamento sull'autostrada.

Di bar e in luoghi dimenticati da Dio in cui si consumano oscuri drammi segreti e di adolescenti inquiete che si cibano di uccellini vivi.

Samantha Schwebelin è una virtuosa del racconto surreale e proietta con la lingua cristallina il realismo magico della letteratura sudamericana nel XXI secolo.

Samantha Schwebelin uccelli vivi surre.

Sottotitoli e revisione a cura di QTSS.

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A due decenni dall’inizio della guerra in Iraq le sue conseguenze si sentono ancora in tutto il Medio Oriente. Il senato italiano ha bocciato il certificato di filiazione europea, che uniformerebbe il riconoscimento dei figli delle coppie omosessuali in tutta l’Unione.
Alessio Marchionna, editor di Stati Uniti di Internazionale
Giulia Siviero, giornalista del Post esperta di femminismi e questioni di genere

Usa: https://www.youtube.com/watch?v=5BwxI_l84dc

Famiglie: https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/figli-coppie-gay-salvini-non-puo-essere-ue-imporre-concetto-famiglia/AE3jpx4C

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.