Il Mondo: La Francia rimborsa chi ripara i vestiti invece di buttarli. Milan Kundera raccontato da Sandro Ferri di e/o.
Internazionale 7/19/23 - Episode Page - 26m - PDF Transcript
Dalla reedazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi riparleremo di riciclo di vestiti in Francia e di Milancundera, e poi dei workshop del Festival di Internazionale e di Bruce Lee.
È mercoledì 19 luglio 2023.
Su questa velweisоновazione, un'ぜel就會 un po' rimposito e unga.
Ecuadorio e bottigli di eyeshadow.
Sperche seינeremo nella
la secretaria d'Etat, alla Transizione Ecologica, Berangère Couillard,
viene ad annunzare la creazione di un bonus Reparazione Textile.
Il dovrebbe essere lanciato all'automne 2023, in 500 boutiche,
Cordonnerie e Retoucherie, labellizzate per l'Etat.
Il bonus sarà finanzato per le entreprise dell'industria textile
via l'abondimento di un fondo Reparazione, dotato un po' di 150 milioni d'euro
per la periode 2023-2028.
Per lottare contro lo spreco tessile, il governo francese ha annunciato
l'introduzione di un bonus Reparazione per Abilamento e Calzature.
Quella che avete sentito era l'Enaïk Monnier,
una spica delle mettente radio Europe Un,
che spiegava agli ascoltatori il contenuto della nuova legge.
A partire dall'autunno, i cittadini quindi potranno richiedere un rimburso statale
quando porteranno a rambendare i loro indumenti.
Una misura che però non è stata accolta da tutti con lo stesso entusiasmo.
Ne parliamo con Marina Forti, giornalista che colabbra con Internazionale.
La nuova norma entra in vigore da ottobre.
E secondo quanto è stato annunciato,
ogni cittadino potrà chiedere un bonus per avere un rimburso parziale
delle spese per far riparare abiti o scarpe.
Quindi a rambendare e ricucire.
In pratica, ogni cittadino porta un abito da riparare
a un atelier di riparazione o a un calzolaio
che deve avere aderito a una rete di negozi affigliati.
Deve naturalmente tenere lo scontrino e poi, insomma, avrà diritto a chiedere
un rimburso fino a 6 euro per la riparazione di un abito
e fino a 25 euro per la riparazione di scarpe.
Tutto questo passa per un'associazione che si chiama Refashion,
suona un po' come dire una rimoda
che è stata formata allo scolpo e un consorzio di aziende produttrici di abiti.
Questa cosa è stata annunciata dal governo anche con una certa solennità.
Qualche giorno fa, lo scopo dichiarato è spingere i cittadini a non buttare via
da abiti o scarpe che magari hanno bisogno solo di una riparazione,
ma a riusare, rambendare e riusare.
L'altro scopo, ovviamente, è quello di dare un sostegno
agli atelier, ai negozi e calzolaio che fanno queste riparazioni
e invogliare quindi anche le sartorie ai produttori
a offrire un servizio di riparazioni.
Quindi incoraggiare una cultura del riuso.
Questa legge, quindi, mira a ridurre gli sprechi,
ma possiamo parlare addirittura di una forma di inquinamento tessile.
Oh, sì, assolutamente.
Pensiamo che in Francia, abbiamo preso in questa occasione,
vengono buttati via ogni anno circa 700.000 tonnellate di prodotti tessili,
abbigliamento e prodotti tessili.
In Italia, sanno su un volume all'incirca pari.
Nel 2020, l'hanno state contate oltre 800.000 tonnellate
in un anno di prodotti tessili che vanno buttati via.
Ora, buttati via può voler dire diverse cose che ora poi vediamo.
Ma è chiaro che questa massa di cose sono una fonte di inquinamento
per due motivi.
Uno, perché buona parte di questa roba finisce trig.
Invece di finire riusato, ricicrato.
E poi, perché una parte consistente almeno consistente
di tutto il materiale tessile usato e buttato
è materiale sintetico o misto di qualità
che non ammette riciclo, è una massa di cose
che aumenta la parte di plastica e sintetica
che è molto difficile smaltire.
Tutti si occupa per internazionale di come vengono smaltiti
o rutilizzati rifiuti tessili.
E' detto che giustamente ci sono vari tipi di procedimenti.
Partiamo dal riciclo vero dei tessuti.
Come funziona?
Intanto riuso e riciclo sono due cose diversissime.
Riuso è quando un abito viene rambendato, modificato,
rimesso apposto e riutilizzato.
Il riciclo è quando si riusce a riutilizzare la fibra tessile
di cui un oggetto è fatto.
Quindi ad esempio per la lana c'è ormai una tradizione secolare
e molto importante, ad esempio intorno a Prato.
Tutta l'industria pratese si è fondata proprio
sul riuso e il riciclo della lana.
Si possono riciclare con tecniche più o meno simili anche
il cotone, il lino, moltissime alte fibre,
anche fibre sintetiche dalla viscosa,
fibre sintetiche vere e proprie.
Ma in questo caso c'è una difficoltà ed è che le fibre vanno
riciclate separatamente.
È molto difficile invece riciclare fibre miste,
parte sintetiche, parte no eccetera.
Quindi uno dei problemi del possibile riciclo di fibre tessili
è poter fare alla fonte una separazione.
Per quanto riguarda invece il riutilizzo dell'abbigliamento
usato, in questo caso come funziona?
Teniamo conto che nell'anno 2020 per prendere un anno al
completo sono finite nella spazzatura 663.000 tonnellate
di materiale tessile e abbigliamento e tessile,
mentre solo 143.000 sono state riusate o riciclate.
Già questo dà l'idea del problema dell'inquinamento,
una piccola parte di ciò che scartiamo viene in qualche modo
o riusato o riciclato.
Per quanto riguarda il riutilizzo,
la figliera è abbastanza consolidata.
Si parte dalla raccolta differenziata,
cioè quello che noi buttiamo, per esempio,
nei cassonetti gialli, oppure della raccolta di raccolte per beneficenza.
E questa massa di cose che viene raccolta,
gli abiti, gli scarpe, gli oggetti,
viene poi selezionata, scelta la parte di qualità buona,
di qualità rutilizzabile,
quello che finirà invece al riciclaggio come fibra tessile,
e poi tutte queste cose finiranno nei negozetti dell'usato,
oppure finiranno esportate in paesi terzi, diciamo,
quello che viene considerato di qualità un po' minore.
E poi c'è una parte di cose che invece non è buona per l'irruso,
neppure per il ricinplo e finisce Certainly.
Ecco, questa massa di cose che non è neppure riutilizzabile come fibra tessile,
è ciò che costituisce sacrificio un problema ambientale enorme,
perché gran parte di queste fibre sono di qualità troppo bassa,
sono in pratica come plastica, finisca in una discarica,
e perché spesso alimentano delle figliere di smaltimento illegale,
parimenti ad altri rifiuti del resto, cosa di cui si è occupata anche la magistratura,
di cui si è occupata anche una commissione di inchiesta parlamentare,
quindi c'è una ricaduta che, oltre all'inquinamento, è una ricaduta di attività illegale.
In quest'ottica la legge introdutta in Francia, secondo te, è la soluzione giusta
e come è stata accolta dall'associazione ambientaliste?
Beh, è stata accolta con un certo scetticismo.
Teniamo conto, intanto che tutti i governi europei sono impegnati e introdurano
serie di meccanismi che vengono chiamati la responsabilità estesa del produttore
e che devono obbligare le imprese produttrici di tessili a consorziarsi
e poi a rincamerare, smaltire o riutilizzare ciò che producono.
Pensiamo a questa iniziativa del governo, sembra anche un po' demagogica.
Il governo francese ha stanziato 154 milioni di euro in 5 anni,
che significa 31 milioni di euro l'anno.
Per 65 milioni di cittadini francesi significa esattamente 48 centesimi l'anno.
Una famiglia tipo di 4 persone farebbe poco meno di 2 euro, 1,92 centesimi l'anno.
Ecco, sembra un po' demagogico che il governo si mette a parlare di bottoni e di rammendi,
mentre a un governo aspetta piuttosto di dare il quadro normativo
per cui le imprese si facciano carico dello smaltimento di fibre tessili,
di design più ecco-compatibile e tutte queste cose che peraltro
sono già previste dalle normative europee.
Grazie a Marina Forti.
Grazie a voi.
I workshop di Internazionale a Ferrara, raccontati da Anna De Laini,
che collabora all'Organizzazione del Festival.
Il 29 e 30 settembre, il 1 ottobre, si terrà Ferrara al Festival di Internazionale.
Oltre agli incontri gratuiti con giornalisti e scrittici da tutto il mondo
e con la redazione di Internazionale, ci saranno una serie di workshop a pagamento.
La sceneggiatrice Francesca Manieri, autrice dell'incredibile Storia dell'Isola delle Rose
terrà un corso su come si crea una serie televisiva e perché l'episodio pilota è importante.
Per chi vuole creare un podcast indipendente, c'è il workshop di Eleonora Sacco e Angelo Zin,
autore di cemento podcast.
E poi si potrà imparare a disegnare grafic novel per bambini,
a usare l'intelligenza artificiale per scrivere e tradurre,
a trovare la grafica giusta per lanciare una campagna e a comunicare bene i dati.
Altri workshops saranno tornati dalla giornalista Giulia Siviero,
dallo scrittore Domenico Sarnone, dal fotografo Paolo Pellegrin.
La lista completa è su Internazionale.it slash workshop.
Aspett
determine, parle, parle condizioni storiche.
Ho sempre pensato di aver scritto un romanzo d'amore ma purtroppo soprattutto
all'estero questo libro è considerato un romanzo politico.
In questa intervista una TV francese Milan Kundera si riferisce Sachs
allo scherzo che uscì in Francia nel 1968 per l'editore Gallimar e che lo rese
famoso. Milan Kundera è morto lundici luglio a Parigi, nato nel 1929 a
a Burno, in quella che all'epoca era la Cecoslovacchia e oggi la Repubblica Ceca si era trasferito
in Francia nel 1975 per contrasti con il partito comunista Cecoslovaco, da cui era stato espulso
dopo la primavera di Praga e l'invasione sovietica.
In seguito gli fu tolta la cittadinanza e ottenne quella francese.
Autore di poesie, saggi, racconti e di una decina di romanzi, alcuni dei quali scritti
in francese raggiunse la fame internazionale con l'inzostenibile leggerezza dell'essere
del 1984, da cui è stato tratto anche un film.
Da molti anni aveva smesso di rilasciare interviste e conduceva una vita riservata.
Ne parliamo con Sandro Ferri, cofondatore con Sandra Ozzola della casa di Triceo,
con la quale Cundra collaborò negli anni 80.
Noi abbiamo smesso di frequentare Cundra che avevamo frequentato per alcuni anni,
all'inizio di anni 80, quando lui è diventato molto famoso.
Ci spiace perché era una persona di grande simpatia, con lui siamo stati molto bene,
ci siamo molto divertiti, oltre all'aspetto ovviamente culturale di grande interesse di
collaborare con lui, però anche proprio come persona, quando andavamo a trovarlo a Parigi,
più volte siamo stati a casa sua, abitavamo a Montparnasse e poi purtroppo abbiamo perso
il contatto.
Abbiamo sentito all'inizio la voce di Cundra intervistato poco dopo l'uscita in Francia
dello scherzo nel 1968.
Lo scherzo era uscito con una prefazione di Lui Aragone, uno dei fondatori del surrealismo
che aveva aderito al comunismo e che definì lo scherzo in romanzo ideologico per eccellenza,
una cosa che per Cundra era falsa e forse addirittura deplorevole, perché?
Cundra era una delle sue caratteristiche, in particolare in quegli anni, era molto diffidente
delle semplificazioni, delle mode, delle ideologie, cioè lui temeva di essere etichettato come
l'escrittore politico e dissidente, soprattutto perché sapeva che quella lettura delle sue
operi, in quel senso, come aveva fatto Aragone sempre con lo scherzo, avrebbe impedito di
cogliere le qualità propri della sua narrativa, che invece erano, al contrario, la concretezza,
l'ironia, l'antidiologismo.
Quindi Cundra è sempre stato molto diffidente, non solo nei confronti dei media diciamo,
in genere, che lui chiamava come una grande forza di rimbecellimento, usava un'espressione
così molto dura anche, però più in generale, oltre quello, era un timore per la capacità
che hanno, diciamo, le ideologie di strumentalizzare, di eliminare il concreto, la diversità
l'umano, lo scherzo, quello che era il contenuto delle sue opere e quello che a lui piaceva.
Lo scherzo, in effetti, anche se non è un romanzo ideologico, come disse Aragone, contiene
però una descrizione del totalitarismo secondo Cundra, a causa di una battuta, di uno scherzo,
un uomo cade in disgrazia, finisce tape a lavorare in miniera, in carcere.
La censura non ha il senso dell'ironia e in un attimo uno scherzo diventa orrore.
Che ruola ha questa ironia, questo scherzo nella poetica, nella filosofia di Cundra?
Fundamentale.
Per Cundra, lo ha detto diverse volte, l'ironia fraghese.
Cioè era una caratteristica che lui legava molto alla propria cultura, alla cultura
fraghese e dava delle motivazioni anche storico-culturali.
Lui diceva sempre che l'ironia fraghese era questa capacità, non solo da una parte di
mescolare l'alto e il basso, il tragico, il filosofico con il comico, con il triviale
pure, ma era anche questa capacità di irridere la storia, di irridere il potere.
Lui per esempio usava, mi ricordo lo usiamo anche in certi materiali che all'epoca per
lanciare la collana fraghese in quegli anni, lui usava una frase del poeta Oland, un grande
poeta cieco, cioè sempre solo Cristo saprebbe dipingere la moglie di Ponziopilato, che cosa
intendeva, che diciamo l'unico modo per veramente descrivere il potere nella sua segreta
modo di essere esistenza, era il fatto di essere la vittima, di essere la vittima, di essere
l'uomo comune che schiacciato da queste grosse forze livilatrici della storia, l'unico modo
che aveva per reagire era l'ironia. In quel senso lui si collegava moltissimo al buon
soldato Sveic, il capolavoro di Aschek, il pilastro del Nizio IX, del cultura fraghese
di questo tipo di cultura. L'insostenibile leggerezza dell'essere,
pubblicato per la prima volta in Francia nell'84 e in Italia poi nel 1985, resta probabilmente
il suo libro più famoso e qui compare la definizione di quello che Kundra chiama un
ideale estetico, il kitsch e compare anche un altro tema centrale nella sopra che è
quello del caso che forse è un po' come l'ironia, anche un po' un antidodo del kitsch.
Sicuramente il caso è collegabile al tema dell'ironia mentre il kitsch per certi versi
è proprio il contrario. Il kitsch probabilmente è la manifestazione estetica in campo estetico
di questo che dicevo prima, di questo potere, di queste forze livilatrici della storia,
schiaccia sassi, cioè che è capace di istruggere tutto quello che è concreto, che è ironico,
che è personale e che è umano. In questo senso lui si, anche il kitsch ovviamente a
livello di estetica era una categoria contro cui lui ovviamente si rivolgeva.
Kundra è l'autore che ha fatto conoscere all'Occidente un pezzo di Europa che era ancora
misterioso e poco esplorato. L'ho fatto con i suoi libri ma l'ho fatto anche con i
libri degli altri perché all'inizio degli anni ottanta collaborò con la Casa di Triceo
come direttore della Collana Praghese. Come nacque quella collaborazione? E cosa portò?
Quali autori leggeva e quali voleva promuovere Kundra?
Avevamo letto i romanzi di Kundra che erano stati pubblicati in Italia da Mondadori,
da Bonpiani. Tra l'altro mia moglie è laureata in letterature slave quindi leva letto,
in cèco e in le originale. Parlo della vita al trovo e dello scherzo, degli amori ridicoli,
del vazzo degli Addi che secondo me sono i suoi libri veramente più belli proprio
perché hanno questa forza dell'ironia Praghese. Tutta questa capacità anche di ridere, sono
estremamente corrosivi. Avevamo letto degli articoli in cui Kundra prendeva in esame
vari temi delle culture dell'Europa centrale, molto interessanti. Uno intanto che Pragha
ed è stato uno dei primi a dirlo in modo così chiaro. Pragha è stata una delle città cosmopolite,
delle prime città cosmopolite, cioè perché riuniva minoranze importanti, tedesca, cieca,
ebraica di espressione cieca e anche di espressione tedesca. In questo melting pot antelittere
è un proprio detto, una forza alla letteratura Praghese che magari mancava in altre parti
del mondo. Non so, mi viene da pensare a Trieste c'era un posto simile dove c'era
una cultura di quel genere. Quindi quando leggiamo questi articoli, gli proponiamo di
fare una collana Praghese. Lui proprio accettò con molto entusiasmo proprio su questa linea
di programma, cioè pubblicheremo ogni anno un libro di un autore cieco, un libro di un
autore tedesco, un libro di cultura ebraica. E questo all'epoca era molto innovativo, anche
una cadetrice diciamo pionieristica come era la Delphi di quegli anni che pubblicava i
libri della Mitte dell'Europa, dell'Europa centrale, però pubblicava quasi solo salvo
la recensione, i libri di espressione tedesca. Quindi qui l'impegno di Kundera fu proprio
questo di portare alla ribalta anche per esempio tutta la parte cieca. Ma c'era un'altra
idea molto importante con la Praghese, un'altra idea importante era ed era anche una
sessione per Kundera, aveva ragione, vedeva come in quegli anni, parliamo degli anni
1980, sia a destra che a sinistra, in occidente, non si riconosceva a certi paesi dell'Europa
centrale come la Cicò Slovakia, Lungheria, la Polonia, la natura, lo status di paesi
europei. Si pensava che fossero paesi dell'est, paesi del blocco sovietico. Non solo c'era
quindi questa volontà da parte sua di toglierli da questo dominio diciamo sovietico che era
assolutamente strano a queste culture, alla loro storia ma anche all'attualità, quello
che gli autori continuavano a scrivere oppure i registi, pensiamo a registi come former o
come vaida, che continuavano a esprimere in quegli anni, li togliero da questa cosa del
blocco sovietico e ma non solo dal blocco sovietico e qui secondo me c'è una grandissima
attualità, lo vediamo con l'Ukraine adesso, ma anche dalla cosa della sfera del mondo
russo, cioè il mondo russo è un'altra cosa, sono letterature slave, alcune di queste
che ho citato prima, come quella russa, però sono mondi culturali totalmente diversi se
non addirittura versi per molti spetti. Cundere è stato anche un editore dei propri testi
perché a un certo punto a metà degli anni 80 si mise a rivedere tutte le traduzioni
in francese dei suoi libri, di fatto si mise a ritradurli e disse che solo i testi francesi
rivissi da lui avevano lo stesso valore dei libri scritti in ciego. Cosa ne pensi tu
che nel 2005 con Sandra Ozzola hai dato vita a un'altra casa di titrice Europe Editions
che ha come missione proprio quella di tradurre per far conoscere al pubblico anglofano altre
letterature e altre culture? È un altro aspetto molto interessante
dell'esperienza di Cundere, del suo lascizo diciamo, cioè anche questo volere lui proprio
concretamente, anche con noi nella colana preguese a parte dei suoi testi romansi, ma
anche nei testi che ci faceva pubblicare nella colana preguese di altri autori, lui voleva
rivedere i testi delle quarte e delle prefazioni se ce n'erano tutto quanto il dettaglio proprio
io credo che fosse per questa paura di essere tradito, estrumentalizzato dalle ideologie,
ecco non ci dimentichiamo che lui veniva da un'esperienza di un mondo super ideologizzato
come era il mondo del socialismo reale e per lui le ideologie avevano questa potenza
monstruosa di eliminare il concreto, la diversità l'umano, per lui era molto importante seguire
anche le traduzioni, noi nella nostra esperienza anche successiva forse qualcosa abbiamo preso
da questa lezione, nel senso che quando per esempio siamo andati e abbiamo costituito
una cadetrice nei Stati Uniti, in lingua inglese dove pubblichiamo libri di tutto il
mondo, noi siamo sempre molto attenti al frantendimento, alla manipolazione, cioè anche
nel lato di tradurre bisogna stare sempre molto attenti perché si rischia la banalizzazione
ed è molto importante l'attenzione al concreto proprio, al controllo dei testi pure.
Grazie a Sandro Ferri.
Grazie a voi.
Il libro della settimana è consigliato da Patrizio Ruviglioni, giornalista musicale
che collabora con Internazionale.
Il 20 luglio del 1973, 50 anni fa, moriva a Bruce Lee, è una morte ancora volta nel
mistero, mai del tutto chiarita e che comunque rappresenta l'ultimo capitolo di una vita
oggettivamente da Romanzo.
In occasione dell'anniversario, lo scrittore Michele Martino la ripercorre in una biografia
edited Sixty and Second e intitolata Bruce Lee, l'avventura del piccolo drago.
È la storia di un'artista marziale, o meglio dell'artista marziale per eccellenza, dell'attore
che per primo ha portato le arti marziali a Hollywood e in Occidente in generale, grazie
a film di culto come Dalla Cina con Furore o i tre dell'operazione drago.
Ma è bello da leggere soprattutto perché racconta la mentalità di un uomo completamente
fuori dalla propria epoca, cresciuto tra Cina e Stati Uniti nel II dopo guerra e capace
di unire tradizione e modernità, sacradità e luci della ribalta, senza per questo oltraggiare
nessuno, ma anzi cambiando per sempre sia il cinema e sia le arti marziali.
Bruce Lee, l'avventura del piccolo drago, Michele Martino, Sixty and Second.
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L'appuntamento con il mondo è do mattina alle 6.30.
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Per lottare contro lo spreco tessile, il governo francese ha annunciato l’introduzione di un bonus riparazione per abbigliamento e calzature. L’autore dell'Insostenibile leggerezza dell'essere è morto l’11 luglio a Parigi.
Marina Forti, giornalista
Sandro Ferri, direttore della casa editrice e/o
Francia: https://www.youtube.com/watch?v=sgQVAqwnwE8
Kundera: https://www.arte.tv/it/videos/102301-000-A/milan-kundera-l-insostenibile-leggerezza-della-storia/
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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni, con Vincenzo De Simone.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.