Il Mondo: La corte suprema stravolge le regole di ammissione delle università statunitensi. Nei film e nelle serie rispuntano le sigarette.

Internazionale Internazionale 7/3/23 - Episode Page - 24m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e questo

è il mondo del podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo di discriminazione raziale nelle università statunitensi e di sigarette

e poi di sinestesia e di una serie T.V.

È l'une di 3 luglio 2023.

La Corte ha effettivamente finito l'affermative attenzione in università e missioni.

E io fortemente, fortemente disagreeo con la decisione della Corte.

Perché l'affermative attenzione è così misciata,

io voglio essere chiaro.

Faccio che tutti siano chiaro che l'職 ha stato

e che non ha stato, fino a oggi.

Molte persone non riuscivano a credere che l'affermative attenzione

permette ad unoqualificare i studenti per essere adimitati di studenti qualificati.

Il 29 giugno, la Corte Suprema degli Stati Uniti, ha dichiarato anticostituzionale

la pratica di includere l'etnia tra i criteri di selezione per la missione alle università.

Nell'audio che avete ascoltato, il presidente Joe Biden ha detto di essere in netto di saccordo

con la sentenza, perché lui, come molti americani, ritiene che la discriminazione positiva

sia un importante strumento per favorire l'integrazione accademica di minoranze

storicamente svantaggiate.

Dopo la sentenza che ha annullato il diritto all'aborto a livello federale,

quindi la Corte Suprema tocca un altro tema che spacca la società statunitense

e incide sulla vita quotidiana.

Per capire la portata di questa decisione, parliamo con Alessio Marchionna,

editor di Stati Uniti d'Internazionale.

La Corte Suprema a maggioranza conservatrice ha dichiarato incostituzionale

l'affermative action, una pratica sulle ammissioni negli atenei sia pubblici,

sia privati degli Stati Uniti, introdotta negli anni 60

delle amministrazioni di John Kennedy e Lyndon Johnson.

Si basava sul principio della discriminazione positiva.

In sostanza si pensava che, favorendo l'ammissione negli atenei degli studenti non bianchi,

si potessero contrastare le discriminazioni raciali del presente

e in qualche modo anche risarcire le comunità più colpite dal razzismo in passato,

che per colpa delle discriminazioni della segregazione avevano storicamente

perso opportunità e quindi ricchezza.

È importante notare che non si trattava di un sistema di quote,

cioè di un numero fisso di posti riservato a persone appartenenti alle minoranze.

L'affermative action stabiliva invece che l'appartenenza ettinga dovesse essere

uno dei fattori che gli atenei dovevano tenere in considerazione

quando valutavano le richieste di ammissione.

Mentre i benefici di questo principio sembrano evidenti,

per chi invece è contrario all'affermative action, quali sono i suoi effetti negativi?

Chi è contrario sostiene che gli Stati Uniti non abbiano più bisogno di questo strumento,

che anzi nella società attuale rischierebbe di creare situazioni paradossali

e introdurre addirittura nuove discriminazioni.

Il caso ipotetico che viene citato più spesso è quello di un ragazzo

che viene da una famiglia afroamericana, benestante,

che con l'affermative action potrebbe avere un vantaggio di partenza rispetto

a un ragazzo bianco che invece proviene da una famiglia meno abbiente.

Secondo questa linea bisognava eliminare l'affermative action in modo che

potrebbero essere, soprattutto, criteri legati al merito,

quindi per creare un sistema più giusto.

Chi la pensa diversamente fa notare, però, che il merito negli Stati Uniti

è strettamente legato a condizioni sociali, alla ricchezza,

all'accesso, per esempio, ai corsi privati che servono a preparare i test di ammissione

agli università e questo tende appunto a sfavorire i neri, i nativi e gli spanici.

Chi è contrario alla sentenza della Corte Suprema sostiene piuttosto che

negli Stati Uniti serve una riforma più ampia del sistema di iscrizione e di accesso.

In generale, sull'affermative action si scontrano da tempo due visioni opposte

degli Stati Uniti, sia del passato sia del presente.

È interessante da questo punto di vista riportare lo scambio che c'è stato

a margine della sentenza tra i due giudici afroamericani della Corte.

Claren Stomans, che è il più conservatore in assoluto, è la progressista che Tangi Brown Jackson.

I due giudici, di fatto, si sono scontrati sulle eredità del razzismo,

della discriminazione oggi e su come affrontarla al meglio.

Thomas ha accusato Brown Jackson di portare avanti una visione del paese in cui

tutti gli Stati Unitensi sono inessorabilmente intrappolati in una società fondamentalmente razzista,

basata sul peccato originale della schiavitù e sulla storica sottomissione dei neri,

che ancora oggi determinano le nostre vite.

Brown Jackson ha risposto dicendo che le famiglie nere hanno storicamente lottato

contro un sistema giuridico che mirava a impedirli di costruire ricchezza,

anche soprattutto attraverso le discriminazioni nel mondo dell'istruzione,

e aggiunto che anche se queste discriminazioni risalgono a tanto tempo fa,

ignorare la storia sarebbe sbagliato, perché le disuguaglianze sono indiscutibilmente state trasmesse attraverso le generazioni.

Dopo questa sentenza, come ci si aspetta che cambierà la vita per gli studenti non bianchi?

I funzionari universitari in molte zone del paese prevedono che la decisione della Corte Suprema farà scendere di molto

e subito il numero di studenti nere e spanishi in molte università.

In questo senso vengono citati i casi della California e del Michigan,

che tempo fa hanno eliminato le discriminazioni positive nelle università pubbliche.

Nell'autunno del 2022, gli studenti neri della Università della California, Berkley,

costituivano solo il 3,4% delle matricole, 25 anni dopo l'entrata in vigore di quel divieto.

D'altro canto bisogna anche considerare che molte delle 100 università che attualmente praticano l'affirmative action

si stanno preparando a questo momento da mesi, se non da anni, andranno verso una situazione

in cui proveranno a seguire alla lettera la legge e allo stesso tempo cercheranno un modo

per mantenere, salvaguardare le minoranze e cercare di garantire la diversità nei campus.

Lo stesso farà probabilmente l'amministrazione Biden, il ministro dell'istruzione Michel Cardona,

ha dichiarato che l'amministrazione fornirà una guida alle università con le istruzioni

su come mantenere legalmente la diversità etnica nei campus.

Commentando questa sentenza, il presidente Joe Biden si è lanciato in un commento abbastanza forte,

ha detto che questa non è una corte normale, cosa intendeva dire esattamente?

Biden esprime su questo il sentimento della maggior parte dell'elettorato democratico,

cioè la frustrazione per il fatto che da un po' di tempo il massimo organo della giustizia

statunitense è controllato in maniera netta dai conservatori.

Attualmente ci sono 6 giudici conservatori e 3 progressisti e questo dipende dal fatto che

Donald Trump durante il suo mandato è riuscito a nominare ben 3 giudici conservatori

e la questione di fondo è che in un momento in cui gli Stati Uniti sono molto polarizzati

e questa polarizzazione crea una sorta di stallo politico per cui è sempre più difficile

approvare leggi al Congresso sia da parte dei Democratici, sia da parte dei Repubblicani,

la Corte Suprema diventa una sorta di ago della bilancia e per certi versi un vero e proprio leggisellatore,

cioè prende una serie di decisioni su questioni che riguardano la vita degli statunitensi,

che riguardano tanti aspetti della società e quindi sposta da una parte, in questo caso sposta a destra,

la società statunitense. La prima questione che ci viene in mente

è senza dubbio quella che riguarda l'aborto. Lo scorso anno in questo periodo la Corte Suprema

ha cancellato il diritto all'aborto a livello nazionale e da quel momento molti stati governati

da Repubblicani hanno approvato leggi che limitano o addirittura cancellano il diritto ad abortire.

Un altro colpo all'Amministrazione Biden e i Democratici da parte della Corte Suprema

è arrivato proprio pochi giorni fa, il 30 giugno, quando i giudici hanno cancellato il piano

approvato dall'Amministrazione Biden nel 2022 per aiutare decine di milioni di statunitensi

a ripagare i debiti contratti per studiare l'università.

Ecco, parlando proprio di quella decisione sull'aborto, anche questa sentenza

è arrivata come uno shock per l'opinione pubblica e anche questa è una decisione

in un certo senso impopolare, cioè che non riflette il pensiero della maggioranza degli americani?

In realtà no, sono due casi molto diversi. Prima di tutto la decisione della Corte Suprema

sull'affirmative action era piuttosto attesa e prevista nel senso che ci si preparava da tempo

a questa decisione che era da anni un cavallo di battaglia della destra americana,

ma soprattutto la maggioranza della popolazione non è a favore dell'affirmative action.

Gli afroamericani sono a favore dell'affirmative action, lo sono in parte gli spanishi,

però sono contrari bianchi, gli asiatici e anche se si vanno a guardare le percentuali

in base alla appartenenza politica si vede che la contrarietà è piuttosto transversale,

i republicani sono molto contrarie alla discriminazione positive,

i democratici sono piuttosto contrari, quindi è difficile immaginare che i democratici cerchino

di usare questa sentenza della Corte Suprema per mobilitare l'opinione pubblica in vista

delle lezioni, non credo che cerchino di fare quello che hanno fatto lo scorso anno dopo

che la Corte Suprema ha cancellato il diritto all'aborto a livello nazionale.

Grazie dallezio Marchionna. Grazie a voi.

La notizia di scienza della settimana raccontata da Elena Boille, vice-direttrice di Internazionale.

Di che colore è la lettera A?

A, alla maggior parte delle persone questa domanda può sembrare senza senso,

visto che le lettere non hanno un colore di per sé.

Possiamo avere una lettera scritta con l'inchiostro verde o una dipinta in arancione, dipende,

ma per alcuni invece questa domanda è tutt'altro che strana.

Per chi sperimenta la sinestesia grafema colore, le lettere sono associate a colori ben precisi.

Queste persone vedono che una lettera è scritta per esempio in nero,

ma contemporaneamente percepiscono un ulteriore colore sinestetico.

Oltre che una figura retorica, infatti, la sinestesia è un fenomeno perceptivo,

in base al quale la stimolazione di una sfera sensoriale, per esempio quella auditiva,

sollecita un'altra sfera sensoriale come quella olfattiva.

Ed ecco quindi che il suono di una nota può far sentire un odore.

La sinestesia grafema colore è una delle forme più studiate

ed è stato il punto di partenza per una serie di ricerche recenti,

da cui è emerso, tra le altre cose, che per i sinesteti la lettera iniziale dell'alfabeto

a prescindere dalla lingua studiata a scuola è di colore rosso.

Ma soprattutto, come racconta l'articolo di New Scientist che pubblichiamo nell'ultimo numero di internazionale,

molti pensano che alcune forme di sinestesia siano strettamente legate ad alcuni processi di apprendimento

e possano rivelare ancora molto altro su come funziona il nostro cervello.

Mi ha capitato di fare un film in cui si fa pubblicitare una marchia di sigarette

e i latori del gista si spartiscono in soldi e uno fa o una sigaretta

e Manfredi, il più sfasciato di tutti, fa o una sigaretta?

C'è stato un tempo in cui fumare sigarette era considerato figo

e sul piccolo e sul grande schermo si fumava liberamente,

non solo per fare pubblicità a una marchia di sigarette, come nel caso citato d'Anani Moretti

in questa scena di ecce bombo, ma anche per definire un personaggio e il suo carattere.

Da Carey Braccio, di Sex and the City, a Rachel de Friends,

nelle interviste televisive o nei primi reality show,

una sigaretta in bocca o tra le dita era un accessorio come un altro.

Poi la consapevolezza dei rischi del fumo è aumentata,

sappiamo che fumatori hanno una probabilità da 15 a 30 volte superiore

di ammalarsi di cancro al polmone rispetto alle persone che non fumano

e anche le leggi sono diventate più severe.

Fumare è diventato antiquato, perfino volgare, almeno fino a poco tempo fa.

Da qualche anno invece, ha osservato di recente il Guardian,

le sigarette si stanno insinuando di nuovo nei film e nelle serie TV.

Ne parliamo con Deborah Serra, giornalista esperta di salute pubblica

che collabora con Internazionale.

Il fumo di sigaretta è veramente pervasivo sugli schermi.

Se io ti cito delle serie di largissimo successo,

quasi non ci puoi credere che le sigarette siano presenti in ogni singola scena.

Due prodotti come la Regina degli Scacchi o The Umbrella Academy sono così.

Si fuma in ogni scena e anche Stranger Things,

che è una delle serie forse di maggior successo degli ultimi anni,

e anche una di quelle in cui il fumo è più presente.

Ma in realtà non è neanche un fenomeno relativo alle sole serie.

Se pensiamo ai film che passano al cinema,

c'è un'indagine che ha analizzato i film candidati agli Oscar del 2023.

Quelli per la categoria Miglior Film, 9 su 10, contenevano scene in cui si fumava.

Tra tutti e 39 i film candidati, il fumo era presente in 28.

Un numero che forse può sembrare piccolo,

ma in realtà è il 70% del totale e anche 5 volte di più rispetto

a quello che succedeva l'anno scorso sempre tra i film candidati agli Oscar.

Un trend che sta andando decisamente nella direzione sbagliata.

Quando è cominciato questo ritorno delle sigarette sugli schermi?

Ti potrei dire che non è mai finito,

perché le sigarette è quasi come se migrassero da un medio all'altro.

Hanno iniziato ad essere negli schermi al cinema

quando è stata limitata la loro presenza in televisione.

Questo si è visto negli Stati Uniti, ma si è visto anche in Cina.

Ci sono vari studi che stanno analizzando i propri dati, il fenomeno.

Uno condotto tra il 2010 e il 2016 tra i film di Maggiore in Casso negli Stati Uniti

ha mostrato che nonostante il numero assoluto dei film in cui viene mostrato il fumo diminuisca,

aumenta però il numero delle volte in cui il fumo è presente.

E questo aumento è enorme, stiamo parlando del 72% in 6 anni.

Un altro studio che invece allarga l'intervallo di tempo considerato

prende il periodo dal 2002 a 2019 e analizza i film considerati per bambini e ragazzi,

ha visto che quelli Smoke Free, ovvero in cui non è presente il fumo, aumentano.

Vanno dal 35% nel 2002 al 65% nel 2019,

però il numero delle scene in cui è presente il fumo aumenta,

aumenta anche quello del 63%.

Come se ne fa vedere di meno nei film, ma dove c'è molto di più.

Non è neanche un fenomeno solo degli Stati Uniti, di Hollywood o delle grandi case di produzione.

Un'indagine su vari paesi europei, tra cui anche l'Italia,

e due paesi dell'America Latina ha mostrato più o meno gli stessi dati, con anche delle eccezioni.

Ad esempio, il 9 film su 10, usciti in Islanda e in Argentina, contenevano scene sul fumo.

Sono numeri veramente altissimi.

Ci dicevi che in generale le sigarette sono più presenti nei film destinati a un pubblico giovane,

e di adolescenti, ma siamo sicuri che le ragazze e i ragazzi siano così influenzabili?

Allora, i meccanismi con cui il fumo, visto nei film, nelle serie, in televisione,

diciamo, influenza agli adolescenti, hanno delle solide basi teoriche.

Quasi tutti gli studi epidemiologici hanno evidenziato, tra l'altro, una relazione dose risposta.

Questo vuol dire che più i ragazzi e le ragazze vedono immagini in cui si fuma,

più è probabile che inizino loro stessi a fumare.

E numerosi studi hanno dimostrato che i giovani considerati a basso rischio di iniziare a fumare,

perché i loro genitori non fumano, vanno bene a scuola, sono meno inclini ad assumere rischi,

non hanno problemi economici, sono proprio loro, quelli su cui l'esposizione al fumo è più pericolosa,

perché hanno un rischio superiore del loro coitanei considerati invece a rischio più elevato

per, diciamo, le condizioni di partenza.

Ad esempio questo si è visto sia in studi condotti tra i ragazzi tedeschi che tra i ragazzi statunitensi,

i ragazzi in cui i genitori non fumavano sono stati più fortemente influenzati a fumare dal fumo visto nei film.

Questi risultati portano a suggerire che il fumo nei media si comporti come la pubblicità politica,

tendono a influenzare quelli e le ragazze che sono incerti sull'adozione di un comportamento,

piuttosto quelli che sono fortemente resistenti o fortemente inclini.

Veniamo all'Italia, cosa sappiamo dei fumatori italiani?

In Italia i dati ci dicono che il numero totale dei fumatori sta diminuendo,

ma al contrario aumenta il numero delle sigarette fumate.

Ad oggi i dati pubblicati a maggio 2023 dall'Istituto Superiore di Sanità

ci dicono che fuma il 20,5% della popolazione italiana, sopra i 15 anni.

Stiamo parlando di circa 10 milioni di persone, soprattutto uomini.

Queste persone fumano una media di 12 sigarette al giorno, ma un quarto di loro supera le 20,

e un quarto sono 2,5 milioni di persone, quindi numeri anche abbastanza alti.

Le sigarette più fumate sono quelle confezionate,

vengono fumate dall'80% della popolazione,

l'11% fuma il sigarette fate a mano, il 14% sigarette a tabacco riscaldato

e il 5% le sigarette elettroniche.

Se vogliamo guardare i dati tra gli adolescenti,

più del 35% dei ragazzi nella fascia 14-17 anni fuma e quasi il 10% degli 11-13 anni.

Loro fumano almeno un prodotto che sia sigarette tradizionale,

sigarette elettroniche o a tabacco riscaldato.

E, contrariamente agli adulti,

tre giovani il consumo è superiore tra le ragazze.

Inoltre, più di un terzo è policonsumatore,

cioè fumano più di un prodotto tra sigarette tradizionali e elettroniche a tabacco riscaldato.

Ci spichi le differenze tra i vari prodotti, fra i vari tipi di sigarette disponibili sul mercato?

A parte le sigarette tradizionali che conosciamo tutti, ce ne sono altri due,

sono le sigarette elettroniche e le sigarette a tabacco riscaldato.

La sigarette elettronica è un dispositivo che permette di inalare vapore,

generalmente aromatizzato, in cui è presente una quantità variabile di nicotina,

molto variabile, si va dai 6 e 20 mg.

Questa nicotina si trova in una miscela composta da acqua,

glicole propilenico, glicerolo e altre sostanze, tra cui appunto gli aromatizzanti.

I prodotti a tabacco riscaldato, così definiti dall'OMS,

hanno un contenuto di nicotina molto simile a quello delle sigarette comuni,

mentre il livello delle sostanze tossiche può essere o inferiore o superiore, dipende dei casi.

Sono dispositivi che contengono foglie di tabacco

e il prodotto viene inserito in un apposito bruciatore elettrico,

in cui viene scaldato ad alta temperatura.

Si tratta di 350 gradi, inferiori però ai 900 della sigarette classica,

quindi non brucia direttamente.

Tuttavia, dato che il contenuto di nicotina è uguale a quello delle sigarette

e della nicotina, la sostanza che crea dipendenza,

non vi sono benefici provati in termini di disassuefazione.

Per questo motivo deviene fortemente sconsigliato l'uso.

Tra l'altro non esistono studi sugli aromatizzanti che vengono usati,

né studi su questi aromatizzanti presi da soli, né in combinazione.

Quindi non si sa il rischio a cui ci si espone utilizzando questi prodotti.

Quello che si sa è che comunque sono dannose almeno quanto le sigarette classiche.

Quindi questi nuovi prodotti non risolvono il problema della dipendenza.

In teoria, quando sono uscite nel mercato le sigarette elettroniche

venivano pubblicizzate, raccontate come prodotti che avrebbero aiutato a smettere di fumare,

ma nella pratica sono prodotti che utilizzano la stessa gestualità,

gli stessi movimenti legati alle sigarette.

Anche se è la nicotina, la sostanza chiamata neuropsicotropa che crea dipendenza,

in realtà anche la sola gestualità è un rito, crea dipendenza.

E quindi per quanto si si ha cercato all'inizio di avere dei prodotti che aiutassero a smettere,

in realtà questo non è successo.

Perché in effetti la gestualità legata al fumo è quella che è rimasta

ed è anche quella che prodotti come film e serie tv cercano di vendere agli spettatori.

Grazie a Deborah Serra.

Grazie a voi.

La serie tv della settimana è consigliata da Valentina Pigmei,

giornalista e consulente editoriale che colabora con Internazionale.

The Good Mothers è una produzione angolo-italiana,

un film diretto da Julian Gerald e Elisa Moruso.

Parla delle donne dell'Andranchetta e detratto dall'umonimo libro di Alex Perry,

ispirato a storie vere e non ancora tradotto in Italia.

Il film è ben fatto, molto tradizionale con una sceneggiatura solida,

senza trovate superfacenti,

ma è da vedere per la incredibile storia di queste donne coraggose.

Nelle sei puntate dello show emerge drammaticamente quanto siano solo le madri,

una solitudine che rasenta l'isolamento nel caso delle testimone di giustizia,

o anche formi di semi-schiavismo per quelle che non riescono a ribellarsi.

Impressionante ed è il tutto realistico, il legame morboso tra genitori e figli adulte,

all'interno del clan mafiosi.

Insomma si capisce prende bene quello che viene chiamato familismo amorale da questo film.

Vedendolo si soffre insieme alle protagoniste

e viene il sospetto che il più grosso problema della mafia stia nella famiglia,

una sorta di trappola mortale e mostruosa.

Quelle che ne escono vive, però, non solo salvano se stesse,

ma in qualche modo salvano anche noi.

La notifica quando esce un nuovo episodio scrivetevi al podcast.

L'appuntamento con il mondo è domattina alle 6.30.

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Il 29 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato anticostituzionale la pratica di includere l’etnia tra i criteri di selezione per l’ammissione alle università. Fino a qualche anno fa fumare sigarette era considerato antiquato, perfino volgare, ma oggi soprattutto nei prodotti destinati a un pubblico giovane il fumo è sempre più presente.

Alessio Marchionna, editor di Stati Uniti di Internazionale

Debora Serra, giornalista esperta di salute pubblica

Video Stati Uniti: https://www.youtube.com/watch?v=8icIwJBee-k

Video sigarette: https://www.youtube.com/watch?v=N_aYivlY_IY

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.