Il Mondo: In Uganda alle persone lgbt+ è vietato dichiarasi gay. La ricetta della felicità.
Internazionale 3/27/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript
Dalla redazione di Internazionale, io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli
e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo della legge contro le persone LGBT in Uganda e di come si misura la felicità
e poi delle cellule umane e di un libro di grafica.
È l'1 di 27 marzo 2023.
La homosexualità è una terraria di maligno, è una terraria di HIV-AIDS, è una terraria di terrorismo,
l'unico in cui stai combattendo a lì e a lì, perché è una terraria di terrorismo.
Alex Onzima è il Ministro Ugandese per il Governo Locale e la sua posizione sull'homosexualità è molto netta.
È una forma di terrorismo occidentale che stiamo cercando di combattere in ogni modo, perché altrimenti spazzerà via l'umanità.
Il 21 marzo il Parlamento di Uganda ha passato una legge che, se sarà ratificata dal Presidente,
diventerà una delle più severe al mondo contro l'homosexualità e la transexualità.
La norma prevede la pena di morte per i casi ritenuti più gravi ed è la prima in tutta l'Africa
a punire qualcuno semplicemente perché si identifica come persona LGBT.
Molte associazioni e governi occidentali, tra cui il Presidente Statunitense Joe Biden,
hanno chiesto a Uganda a rifermare questa legge perché non rispetta i diritti umani,
ma il sostegno della popolazione gandese è molto alto.
Ne parliamo con Yuri Guayana, attivista per i diritti LGBT, che fa parte del direttivo di ILGA World,
un'associazione che raccoglie 1.900 organizzazioni per i diritti civili di tutto il mondo.
La legge ha provato il 21 di marzo, è una legge che intanto conferma quello che già c'era in Uganda,
cioè una punizione con l'ergastolo di relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso.
Ma va bene al di là di questo perché arriva a unire con vari anni di carcere,
varie fatti specie, tra cui la stessa autodefinizione, cioè identificazione come persona LGBT,
quindi viene a volersi cancellare la stessa presenza e identità delle persone LGBT nel paese,
viene criminalizzata anche tutta l'attività a favore dei diritti LGBT,
anche questi vengono considerati come propaganda LGBT,
e vengono anche criminalizzate le associazioni che in quanto tali vengono considerate come agenti di questa propaganda
e quindi messe fuorileggie.
Queste fatti specie che non sono necessariamente le più gravi, perché adesso vi dirò la più grave,
ma sono degli indicatori della modernità di questa legge rispetto a quelle precedenti in cui ci si limitava
a criminalizzare solo gli atti concreti, cioè le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso,
ma rimanendo sul tema degli atti concreti, purtroppo poi questa legge prevede anche la cosiddetta,
come la definiscono loro, omosessualità aggravata,
e questa che nella proposta di legge originaria prevedeva anche qui una pena carceraria,
purtroppo nel dibatito parlamentare è passato un emendamento che introduce addirittura la pena di morte.
Che cosa vuol dire omosessualità aggravata secondo il testo della legge?
Vuol dire che vengono uniti con la pena capitale,
con loro che fanno sesso con minori di 18 anni, essendossi ero positivi oppure condisabili.
Yuri, perché un paese come Luganda, che sicuramente ha tante questioni urgenti da affrontare,
perché quella contro l' omosessualità e la transessualità è proprio una sua priorità politica?
E' chiaramente un tentativo di distrarre l'attenzione del pubblico e della popolazione
da i problemi più gravi che Luganda ha, perché naturalmente questo è un tema che purtroppo
in un contesto come quel Lugandese è sostenuto dalla popolazione
e quindi si solletica gli sintiomofobi della popolazione per distrarli da altre questioni.
Però bisogna anche ricordare che questa situazione in cui si trova Luganda
non è originale nel contesto africano, perché noi abbiamo riscontrato,
negli ultimi mesi, uno sforzo chiaramente coordinato in vari paesi
che ha prodotto moltissime azioni di aggressione istituzionale e sociale
nei confronti delle persone dello stesso sesso.
E peraltro Luganda non è nemmeno il primo paese ad aver introdotto una legge così moderna,
come dicevo prima. Prima dell'Uganda c'è stato il Ghana, che proprio in questo contesto
aveva già introdotto l'anno scorso una legge molto simile, che però va addirittura oltre
in alcuni aspetti di modernità, e che però Luganda ha superato in rapidità,
perché ha accelerato in questi ultimi giorni.
Ci aiuti a fare una panoramica su quale è la situazione del non rispetto dei diritti LGBT
in tutto il continente, immagino che ci sia una situazione abbastanza variegata, o sbaglio?
Assolutamente sì, si va dall'estremo dell'Uganda, che appunto sta cercando di reintrodure
la pena di morte a quello del Sudafrica, dove addirittura c'è il matrimonio
egalitario in costituzione, la protezione costituzionale delle persone LGBT.
Il dato di fatto che è molto preoccupante è che, come dicevo, dalla fine dell'anno scorso
si è registrato uno sforzo coordinato di continue aggressioni,
aumento dei discorsi d'odio nei confronti delle persone LGBT in vari paesi dell'Africa,
sia orientale sia occidentale, appunto con la proposta di legge del Ghana,
che tra l'altro proprio il 24 marzo è stata presentata dalla Commissione in Parlamento,
quindi accelerando anche in Ghana dopo la provazione del Parlamento gandese il 21 marzo.
E poi ci sono tutta una serie di aggressioni, come dicevo, per esempio in Burundi,
dove degli studenti sono stati arrestati, in Tanzania, dove c'è una costante aggressività
e discorsi d'odio da parte dei leader politici, in Kenya, dove la Corte Costituzionale
ha approvato la registrazione di una associazione LGBT e questo ha scatenato
una reazione del governo che addirittura dice di volere revaricare la Corte Costituzionale
e non consentire la registrazione proprio perché sempre questa cosa porterebbe
ad una promozione della propaganda omosessuale.
E questo termine è interessante perché noi riscontriamo in Africa le stesse parole,
la stessa narrazione che poi purtroppo abbiamo visto anche in Russia e anche negli Stati Uniti.
E quindi è evidente che c'è uno sforzo coordinato internazionale,
altro che essere i valori africani ed essere difesi.
Qui ci sono degli agenti internazionali che molto probabilmente sono anche legati
a quelli che noi conosciamo del Congresso Mondiale delle Famiglie
che stanno facendo un'azione molto precisa in questo momento in Africa.
Quindi secondo te in questo momento in Africa c'è effettivamente una tendenza
di rigidire queste leggi, non stanno andando verso un ammorbidimento, giusto?
In questo momento c'è questa tendenza che è ultimamente riemerda.
Poi se si amplia lo spettro di osservazione agli anni passati
è evidente che c'è una tendenza generale nel mondo a decriminalizzare.
Però negli ultimi mesi in Africa c'è invece la tendenza opposta,
chiaramente motivata politicamente.
Nelle parole dei leader africani spesso si sente parlare di omosessualità,
transessualità come valori o comunque come questioni strane al continente
che sono arrivate dall'Occidente e che sono arrivate dall'Europa.
Però è anche vero invece che molti questi paesi hanno ereditato
proprio dai britannici e portoghesi, da loro imperi coloniali,
le prime leggi contro l'omosessualità.
Secondo te esiste una responsabilità del colonialismo
nella diffusione dell'homofobia in Africa?
Certamente esiste una responsabilità del colonialismo,
ma esiste soprattutto una responsabilità dei leader attuali africani
che con un'operazione veramente cinica mentono,
dicendo di mentire, dicendo che l'homosessualità sarebbe un'importazione occidentale
quando invece l'homosessualità come idea non esiste,
esistono le persone omosessuali che sono presenti in Africa da sempre
e tra l'altro prima dei regimi coloniali erano anche accettate pacificamente.
Quello che è stato importato come giustamente detto tu
è stata la criminalizzazione dell'homosessualità,
anche se non è sempre così in tutti i paesi africani,
perché alcuni paesi africani hanno anche introdotto
la criminalizzazione a prescindere dal regime coloniale,
ma la responsabilità sta nel fatto che adesso
il codice penale che criminalizza l'homosessualità
non viene cancellato come tante altre cose,
giustamente di tradizione coloniale sono state cancellate,
ma viene invece rinforzato e addirittura dipinto
come una misura a protezione dei valori tradizionali africani
che invece sono esattamente il contrario,
c'è valori di tolleranza e di rispetto anche per quanto riguarda le persone all'AGBT.
Sempre parlando dell'influenza dell'Occidente,
secondo te le chiese evangeliche che sono molto diffuse in tutta l'Africa
che ruolo stanno avendo in tutta questa questione?
Di recente il Papa si è espresso a favore della decriminalizzazione
dell'homosessualità, però purtroppo ancora
nelle gerarchie cattoliche non evangeliche
c'è una certa resistenza a seguire le indicazioni del Papa.
Per quanto riguarda le chiese evangeliche
invece c'è sicuramente un ruolo molto forte
che viene trasferito anche da associazioni internazionali
come Congresso Mondiale delle famiglie che operano in questo settore
e il fatto che queste leggi introducano la criminalizzazione delle identità
ma quella del Ghana addirittura rientruce le terapie riparative come un dovere
introduce l'obbligo delle operazioni chirurgiche subambini intersex
questo livello di modernità anche nel linguaggio della legge
è evidentemente connesso ad un dibattito che è globale
che è in realtà molto radicato sia negli Stati Uniti sia in Russia
perché non sono solo le chiese evangeliche come dicevo prima
c'è tutto il problema della chiesa cattolica
e c'è l'influenza russa che in Africa è crescente in questo momento
che giocano un ruolo evidente proprio nella narrazione nuova e innovativa
che viene utilizzata in questi ultimi mesi
Grazie a Yuri Guaiana
Grazie a voi
La notizia di scienze della settimana è raccontata da Elena Boille
vice-direttrice di Internazionale
Si sa che la nostra capacità di pensare, muoverci
percepire il mondo dipende in gran parte dai segnali elettrici
che i neuroni, le cellule del nostro sistema nervoso, si scambiano
meno noto è che in realtà tutte le nostre cellule scoppiettano di segnali elettrici
per esempio sono questi segnali a guidare lo sviluppo dell'organismo
è grazie a loro che le cellule di un embryone sanno dove collocare le dita
o la bocca nel posto giusto
infatti in anni di studi genetici non è mai stato trovato un gene
che indichi quanti devono essere gli occhi
un gene che dica due bulbi oculari da mettere nella parte anteriore della testa
e lo stesso vale per le gambe, le braccia e le orecchie
ma non basta, i segnali elettrici intervengono in mille altri modi
nel funzionamento del nostro corpo
come racconta l'articolo di New Scientist
che pubblichiamo nell'ultimo numero di internazionale
Se ci feriamo, è un campo elettrico a guidare le cellule che riparano i tessuti
e questo campo è più forte quando la ferita è fresca
e diminuisce quando è in via di guarigione
ci sono persone che hanno una corrente più forte che le fa guarire più velocemente
il segnale diminuisce con l'età, a 65 anni e la metà che ha 25
insomma, se riuscissimo a imparare a controllare il codice bioelettrico del nostro corpo
probabilmente potremmo usarlo per combattere alcune malattie, come il cancro
e chissà, perfino per far ricrescere un braccio o una gamba
come fanno certi animali
E' contento a lei oggi i principi?
Io no
Perché? Perché ognuno ha la sua croce
Anche io avrò qualche croce
E' un gentime croce che tengo, nascosto che la gente non sa
Ma tutti le abbiamo
Certamente, ma qualche volta lei potrà anche non essere triste, no?
No, la felicità non esiste
La felicità non esiste, in nessun modo
E' assoluto, ne sono già dite per insieme, sono assoluto
Nessuno è felicitissimo
Per il Principe Antonio de Curtis, in arte totò, la felicità non esiste
Invece, secondo l'ultima indagine dell'Ipsus, che ha analizzato la situazione in 32 paesi
la felicità globale è aumentata per il secondo anno consecutivo
è di 6 punti superiore a quella di un anno fa
e di 10 punti superiore a quella di agosto del 2020
diversi mesi dopo l'inizio della pandemia
Anche il World Happiness Report, il rapporto mondiale sulla felicità
condotto ogni anno in 137 paesi da un'organizzazione non profit
creata dalle Nazioni Unite, ha rilevato livelli di felicità
significativamente più alti rispetto a prima della pandemia
in tutte le regioni del mondo
I ricercatori hanno scoperto anche che le persone hanno fatto
più attività di volontariato e più beneficenza
Ma in un mondo reduce dalla pandemia, nel piano della crisi climatica
con una guerra in Europa, l'inflazione, la crisi energetica
davvero le persone sono più felici, e perché?
Lo abbiamo chiesto a Barbara Leda Kenney, esperta di politiche di genere
della fondazione Giacomo Brodolini, coordinatrice di InGenere.it
e collaboratrice di Internazionale
In Italia non siamo proprio felicissimi
e tutte le nostre teorie sul sole e il buon umore forse sono un luogo comune
se insieme alla Grecia siamo in fonda la classifica europea
ai primi posti troviamo invece la Finlandia, l'Austria, l'Olanda, la Spezia
Questa infelicità tra gli europei
la riscontriamo anche se guardiamo il sistema mondo
nella classifica globale della felicità
infatti mentre gli altri avanzano noi retrocediamo
e l'Italia ha perso cinque posizioni
Uno dei dati che mi ha colpita sulla felicità in Italia
è che siamo un paese dove non solo siamo meno felici
ma è aumentato il divario di felicità
cioè una parte della popolazione che è molto infelice
In generale, pensandoci nel sistema mondo
quella che è aumentata è la soddisfazione
e l'importanza che le persone danno alle relazioni
un'interpretazione che potremmo dare di questo dato
è che la pandemia ci ha insegnato quanto abbiamo bisogno degli altri e delle altre
quindi è come se quando c'è la guerra, quando c'è la pandemia
quando c'è una crisi economica riscopriamo
che la cosa più importante per noi sono gli affetti, sono le relazioni
è un po' come l'oro
l'oro quando tutte le monete si svalutano
e quando ci sono crisi monetarie
aumenta il suo valore e si chiama bene il rifugio
cioè un bene il cui valore tendenzialmente tende a non crollare
e le relazioni sono in questo momento così difficile il nostro bene il rifugio
come si fa a calcolare un concetto così sfuggente come la felicità?
In effetti è un'operazione molto interessante cercare di capire
come misurare qualcosa che tutte e tutti quanti noi consideriamo
estremamente soggettivo come la felicità
e che è molto legato alla percezione
come fanno gli olandesi a pensarsi felici
se la cosa migliore che si mangiano sono le patate fritte
ma se usciamo dall'idea della percezione e dalla soggettività
e cerchiamo dei parametri
rispondere alla domanda cosa ti rende felice
è qualcosa che cambia quando cambia la società
per esempio con covid
il rapporto del world happiness sulla felicità
è stato modificato per introdurre nuove domande
che rispondessero un po' al momento
quindi cosa significa essere felici quando fuori c'è una pandemia
non possiamo fare finta che non stia succedendo
e che non cambia e non impatti sul modo in cui ci percepiamo
e percepiamo il nostro benessere
quindi è stato introdotto un nuovo indicatore
che è quella della fiducia intesa
come quanto le persone ripongono fiducia nell'operato del governo
fiducia nell'operato della società
e nella benevolenza degli altri
insomma come diceva Blanche in un tram chiamato desiderio
abbiamo bisogno di confidare nella gentilezza degli sconosciuti
per cui siamo più felici nei luoghi in cui si pensa che gli altri agiscono
nell'interesse collettivo
questa benevolenza ed un po' alla novità di quest'anno
ce lo dico nei dati appena usciti
è rimasta anche nel dopo Covid
anzi i commentatori parlano di un picco di benevolenza
quindi questa benevolenza è cresciuta
il World Cup in this report chiede alle persone se sono felici
perché questa è una delle caratteristiche di tutte le ricerche sulla felicità
il fatto di essere basate su questionari
quindi su domande dirette e interviste
ma in aggiunta attribuiscono un punteggio per alcuni fattori
che sono quelli che si considerano di benessere
quindi il reddito, la corruzione, la spettativa di vita
le pari opportunità intese come libertà di scelta
e il sostegno sociale
per rispondere in sintesi alla tua domanda
come si fa a misurare la felicità, ci sono degli indicatori
ma il modo in cui si ottiene questa informazione chiedendo alle persone
sei felice
questi rapporti escono regolarmente una volta all'anno, ormai da molti anni
chi interessano, per esempio, i governi ne tengono conto?
non so sinceramente quanto i governi ne tengano conto
gli autori del rapporto però parlano di un'agenda politica della felicità
cioè, sapere come stanno le persone, quali sono le aree di malessere
potrebbe incentivare un'azione di governo mirato a dare risposte concrete
certo, se la felicità delle persone fosse una priorità di qualche governo
veniamo ai risultati di queste indagini
ci sono differenze tra uomini e donne
allora negli studi sulla felicità ce n'è uno americano che va avanti dal 1938
è lo studio più lungo che abbiamo sulla felicità
e uno delle cose che ci dice questo studio è che con l'arrivo del femminismo
le donne sono diventate infelici
come si spiega questa cosa, no?
se invece il nostro essere femministe è proprio quello di
entrare in un meccanismo di liberazione che mi era
a una società più giusta e quindi anche più felice
io me lo spiego un po' perché il cambiamento sociale più rilevante dell'ultimo secolo
è stato proprio quello che hanno fatto le donne
cambiando totalmente il modo in cui vivono
ed entrando nella sfera pubblica, nelle professioni, nella politica
fatto sta però che mentre le donne hanno fatto questa fatica
hanno abbattuto tante barriere per conquistare lo spazio sociale
gli uomini di pari passo non sono diventati degli angeli del focolare
quindi le cose si sono mosse a velocità diversa per gli uomini e per le donne
le donne come se fossero andate avanti molto velocemente
invece gli uomini non fossero cambiati alla stessa velocità
e il triplo carico, quindi il carico sociale, il carico lavorativo
il carico della cura e del lavoro domestico rendono le donne infelici
a questo possiamo aggiungere l'infelicità legata alla consapevolezza
le donne ora lo sanno che vengono pagate di meno
che sono vittime di violenza, che non accedono al potere
e che comunque vanno le cose, devono pulire
le donne sono consapevoli delle ingiustizie che subiscono
e questo potrebbe anche spiegare perché nei paesi dove invece
più parità e la parità avanza sono anche i paesi più felici
non solo perché in queste società le donne hanno più diritti
guadagnano di più, comandano di più, diminuisce la violenza contro le donne
ma anche perché c'è un cambiamento più profondo
che non riguarda solo il modo in cui si comportano le donne
ma anche quello in cui si comportano gli uomini
sono paesi dove non si dà solo più fiducia alle donne quando si parla di governo
ma anche gli uomini quando si parla di capacità di prendersi cura
per esempio dei bambini
c'è un dato che ci dice che le persone in Italia sono convinte
che gli uomini non siano in grado di prendersi cura dei figli
e in Danimarca invece questa cosa non la pensa nessuno
In base a tutto quello che questi studi hanno rilevato
quale potrebbe essere la ricetta della felicità?
Io a tutte le cose che abbiamo detto ne vorrei aggiungere un'altra
che mi sembra interessante ed è che se più felici dove si lavora meno
c'è una relazione tra tutte le cose che abbiamo nominato
la parità, il tempo, il lavoro
dove c'è più parità, c'è più felicità sul luogo di lavoro
e dato molto interessante si lavora anche di meno
i paesi europei in cui si lavorano meno giorni a settimana
sono infatti anche quelli più paritari
e sono quelli in cui le persone si dichiarano più felici
dobbiamo sottolineare che sono anche quei paesi
in cui alla riduzione dell'orario lavorativo
non ha corrisposto una riduzione del reddito
che cosa cambia quindi in definitiva e fa la felicità
la gestione del tempo
se per vivere bene ci basta lavorare meno
e tutti e tutti abbiamo più spazio, più tempo
per stare a casa, prenderci cura e le persone cari del nostro spazio
ma anche per poter avere tempo libero per noi, tempo per riposare
tempo per partecipare alla vita politica e pubblica
quindi anche il tempo che passiamo lavorando
è un tempo meno stressato, meno affaticato
anche da dinamiche di controllo, da gerarchie che subiamo come ingiuste
e che non pertangono al lavoro
Grazie a Barbara Ledacchenni
Grazie a voi
Il libro della settimana è consigliato da Pasquale Cavorzi
Grafico di Internazionale
Ossinata bellezza di Luca Pitoni
raccontare vicende personali e professionali di Anita Cleans
una delle prime donne in Italia diventare art director
Cleans comincia la sua carriera di grafica a Milano
dove si era trasferita nel dopoguerra
negli anni sessanta le viene chiesto di formare
l'ufficio artistico della Mondadori
dove cura ogni aspetto dei libri, copertine, pubblicità e impaginazione
e quando viene fondata la casa di trice e saggiatore
ne progetta l'intera immagine coordinata
I diari personali e le lettere raccontano di una donna corta
consapevole del suo ruolo di direttrice artistica
lo pensato soprattutto osservando le tante tavole contenute nel libro
fotografie, illustrazioni e caratteri tipografici
trasmettono molto bene la sensibilità progettuale diretta
e senza fronzo di Anita Cleans
infatti le stesse diceva di sé
non facevo l'artista, facevo un mestiere
uno dei più divertenti, vari e imprevedibili
insomma è davvero un bel libro che consiglio a tutti quelli
che hanno voglia di rivedere la grafica dittoriali di quegli anni
ostinata bellezza di Luca Pitoni
fondazione a Ronaldo e Alberto Mondadori
dalla redazione di internazionale
per oggi è tutto
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l'appuntamento con il mondo è do mattina alle 6.30
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Il 21 marzo il parlamento ugandese ha approvato una delle leggi contro le persone lgbt+ più severe al mondo, che in alcuni casi prevede la pena di morte. Secondo due indagini recenti la felicità globale è aumentata rispetto a prima della pandemia.
Yuri Guaiana, attivista per i diritti lgbt+ e membro del consiglio direttivo di Ilga World
Barbara Leda Kenny, esperta di politiche di genere della Fondazione Giacomo Brodolini
Video Uganda: https://www.youtube.com/watch?v=zcBhOJY1Cb8
Totò: https://www.youtube.com/watch?v=mBeOCIYWSFc
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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.