Il Mondo: In Svezia la vita degli immigrati è sempre più difficile. Perché ora i film durano così tanto.

Internazionale Internazionale 10/27/23 - Episode Page - 27m - PDF Transcript

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Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e questo è il mondo e podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo di migrazioni Svezia e di perché i film sono sempre più lunghi e poi della popolazione di Gaza e di un disco.

Il verner di 27 ottobre 2023.

IL MEMORI SOPI

a chi non ha fatto nulla sulle sue lanze, in realtà, l'8 avvence.

Dal 1 novembre, in Svezia, intre in vigore una legge che raddoppie il raddito minimo

richiesto agli stranieri per poter ottenere un permesso di lavoro.

Secondo la ministra dell'immigrazione, che nell'audio che avete ascoltato

presenti risultati ottenuti nel suo primo anno in carica,

la misura servirà a ridurre l'immigrazione di alcune migliaia di persone.

La Svezia ha una lunga tradizione di accoglienza, ha dato rifugio a richiedenti asilo

e perseguitati politici di ogni parte del mondo e ha accolto decine di migliaia di migranti.

Ma il Paese si è progressivamente chiuso negli ultimi anni.

E dal 2022 ha un governo di minoranza con il sostegno dell'Ultradestra,

che ha promesso di inasprire le politiche sull'immigrazione e aumentare la sicurezza.

Ne parliamo con Julia Lindblom, giornalista freelance che colabora con il giornale Arbetaren

e altre state svedesi.

Questa nuova legge entra in vigore il primo novembre e tanti migranti lavoratori

che provengono dai Paesi fuori dal Unione Europea, persone che per anni hanno lavorato

in Svezia nei servizi, nel settore delle polizie, nei ristoranti e nei magazzini,

il nuovo governo le vuole semplicemente espellere, se non riescono a guadagnare abbastanza.

E ora queste persone devono guadagnare circa 2.400 euro al mese,

e se no vengono espulsi anche con le loro famiglie.

La nuova legge ha soprattutto un effetto sulle donne, anche donne con bambini,

perché queste donne lavorano in questi settori che impegnano in grande parte le donne.

Vi faccio un esempio.

La scorsa settimana ho intervistato una donna del Bangladesh che lavora nell'ambito delle polizie.

Ha due figli, 8 e 5 anni, e lei è venuta 7 anni fa in Svezia.

I suoi figli parlano soltanto svedese ed inglese,

e per loro sarebbe molto difficile tornare in un Paese lontano che non conoscono.

E lei è laureata in sociologia, ma in Svezia la sua laurea non vale,

perché lei ha questo permesso di soggiorno di lavoro.

Invece lei ha lavorato nel settore delle polizie insieme a tanti altri lavoratori migranti.

Lei guadagna circa 2.000 euro al mese secondo il contratto collettivo.

E ora devi guadagnare circa 400 euro in più,

perché prima potevi anche venire in Svezia per un lavoro part-time.

Ma poi ovviamente ci sono anche tanti problemi in questi settori.

Per esempio, due anni fa si è scoperto che il primo ministro in Svezia,

che dall'epoca anche era del Partito Social Democratico,

aveva una donna delle polizie di El Salvador che lavorava in nero.

Lei lavorava anche per un'impresa di polizie che in teoria aveva un contratto collettivo,

ma veniva pagata in nero.

E ora ci sarà anche un processo in tribunale, se questo caso,

ed è la prima volta che un lavoratore emigrante senza documenti in Svezia fa causa in tribunale per un caso di questo tipo.

Alcuni sostengono però che questa legge potrebbe in qualche modo migliorare le condizioni dei lavoratori immigrati,

spingendo i datori di lavoro ad aumentare gli stipendio, a regolarizzarli.

Sì, infatti vediamo che al nord uno sindacato confederale ha anche richiesto di alzare il stipendio per tutti i lavoratori.

Ma finora non è stato fatto niente in questo senso.

Invece vediamo uno sviluppo in Svezia dove il lavoro del migrante sia un po' come una merce tra le altre.

Dovrebbe fluire liberamente e arrivare giusto in tempo quando le aziende ne hanno bisogno,

ma le persone con il loro sogno del futuro dovrebbero essere tenute fuori.

E questo è anche un po' il sogno della migrazione circolare, dei lavoratori che lavorano ma non restano,

che non si stabiliscono da nessuna parte, la visione di lavoratori che sono solo lavoratori,

che non sono cittadini che utilizzano le scuole, la sanità o i servizi pubblici.

Infatti ora vediamo anche che il governo fa proposte che i lavoratori emigranti non avranno lo stesso welfare come i cittadini svedesi.

E poi anche la macanza di documenti, anche una condizione creata politicamente,

perché una percentuale significativa di coloro che rimangono senza documenti dopo il rifiuto dell'assilo

lo fanno perché non possano tornare nei loro paesi di origini per vari motivi,

anche perché il processo di assilo ora in Svezia è tutto altro che legalmente sicuro

e assomiglia anche un po' ad una lotteria.

Sì, si può anche dire che ottenere assilo oggi è una cruna del lago che si restringe sempre di più.

Nello stato di assenza di documenti, le persone diventano ancora più srutabili.

Con questa legge tante persone forse non possono tornare, continueranno a lavorare in Svezia ma a Nero.

La nuova legge anche rischia al contrario di aumentare la criminalità lavorativa in Svezia

anche creare una società dove persone sono costrette a vivere senza documenti

e anche lavorare a Nero in condizioni pericolosi.

Oltre a innalzare i requisiti di reddito dei lavoratori immigrati,

quali altri provvedimenti ha preso o è un programma di prendere questo governo per contrastare l'immigrazione?

Qualche mese fa il primo ministro Svedese ha fatto un intervento in televisione

e ha parlato di carcere infantili, violenza militare contro i civili, sorveglianza,

con riconoscimento facciale, pene detentive,

cioè con donne da cui alcuni detenuti non escono mai e anche deportazione senza pena.

Il governo vuole anche introdurre una legge che richiede ai lavoratori sanitari,

professori e tutti i dipendenti statali di fare il report alla polizia se incontrano una persona

o un bambino senza documenti.

Ma contro questa ultima legge ci sono anche stati tante manifestazioni grandi in Svezia.

A Jötteborg, la città secondo più grande in Svezia, il presidente del comune,

ha affermato che questa nuova legge, se passa, non sarà valida a Jötteborg.

Poi altri provvedimenti che ha in programma il nuovo governo

include numero ridotto di corte di rifugiati.

Normalmente la Svezia accetta una corta di 5.000 rifugiati all'anno,

ma il governo ha deciso di ridurre il livello a 900 persone a partire da 2023.

Il governo vuole anche raccogliere i richiedenti assilo in centri speciali.

Ai richiedenti assilo non sarà più permesso di vivere nella città o nelle proprie case,

o dove hanno la loro famiglia o amici in Svezia,

ma saranno collocati in centri di accoglienza speciali, un po' come dei canceri.

Il nuovo governo ha anche fatto un drastico cambio di rotta nella politica degli aiuti,

colpendo duramente le organizzazioni umanitarie,

costringendole a licenziare il personale e anche a chiudere i progetti internazionali.

Si parla molto e ne abbiamo parlato anche in questo podcast

del problema della criminalità giovanile,

soprattutto nelle periferie delle città Svedesi,

dove negli ultimi anni si sono moltiplicati gli episodi di violenza.

Ed è contro questo fenomeno che i politici Svedesi adesso puntano il dito.

C'è davvero un collegamento con l'immigrazione?

Questa è l'immagine che il governo vorrebbe trasmettere,

che non vogliono parlare di aumento della disgualianza in Svezia,

e infatti la maggior parte delle persone coinvolti nelle sparatorie sono nati e cresciuti qui.

E questa è una narrativa molto diffusa in tanti paesi,

non soltanto in Svezia che è la migrazione a un collegamento con la criminalità.

Ma io penso che sia una narrativa pericolosa,

anche fa parte di una ondata di destra che vediamo in tutta Europa,

dell'ondata reazionaria internazionale che vediamo in tanti paesi,

e quando stiamo parlando della Svezia è la violenza.

Dobbiamo anche mettere a fuoco le disgualianze sociali

che sono aumentati tantissimo negli ultimi anni.

Per esempio la povertà tra i bambini aumenta sempre di più,

le scuole sono state privatizzate,

e ora anche tanti bambini svedesi non riescono a finire la scuola primaria,

perché ci sono stati tagli nel welfare della Svezia.

E la Svezia è anche uno dei paesi in cui la disgualianza economica è aumentata maggiormente

negli ultimi decenni più degli altri paesi.

Ci sono stati nuove mili addardi in Svezia, ma sono tassati poco.

E questo anche significa che le persone con un reddito basso

a volte pagano una percentuale di tasse più alta rispetto a chi ha un grande patrimonio.

Abbiamo anche una crisi abitativa dove gli affitti sono aumentati tanto

e ci sono varie problemi a livello sociale che anche è peggiorato con l'inflazione.

Infatti ora anche vediamo tante famiglie con bambini sratati in questo periodo.

Quindi quando si parla della criminalità, si deve anche parlare di queste disgualianze.

Insomma, la Svezia non è più un modello di società aperta progressista

con uno stato sociale generoso e sindacati forti?

Il cosiddetto modello svedese è un modello di negoziazione nel mercato del lavoro svedese,

ma è stato eroso a favore del datore di lavoro da quando nel 2019 è stato limitato il diritto di sciopero

e ora è anche più facile licenziare i dipendenti.

In Svezia, naturalmente, ci sono alcuni vantaggi sociali che non sono disponibili in Italia.

Per esempio per le donne è più facile lavorare a tempo pieno, anche dopo aver avuto dei figli.

Ci sono assi l'inido sovvenzionati per i bambini piccoli che non sono così costossi come in Italia.

Ci sono mense scolastiche gratuite per i bambini, etc.

Università è gratis, c'è il congedo parentale per circa un anno e mezzo

e l'assistenza domiciare per gli anziani.

Ma tutto è sotto pressione e il governo vuole che il welfare esistente sia condizionato

per i migranti che non avranno lo stesso diritto di ottenere.

E questo è uno sviluppo molto problematico e pericoloso

perché aumenta anche il rassismo nella società e porta ad una disegualianza ancora maggiore nella società svedese.

Grazie a Julia Lindblum.

Grazie a voi.

Francesca Agnetti, editor di Medio Oriente d'Internazionale, racconta un articolo uscito sul nuovo numero.

Amiraz è una giornalista israeliana del quotidiano progressista Haaretz

e colabora con l'internazionale da molti anni, Viverra Malla in Cisgiordania.

Ma in passato, tra 1993 e 1997, ha abitato nella Strescia di Gaza

e ha ancora molti amici conoscenti nel piccolo territorio palestinese

che dal 7 ottobre, il giorno dell'attacco terroristico di Amas in Israele,

è colpito dai bombardamenti incessanti dell'esercito israeliano.

L'articolo che pubblichiamo nella sezione delle opinioni del nuovo numero d'internazionale,

che Amiraz ha scritto per Haaretz, racconta proprio di loro.

Attraverso le storie terribili dei suoi amici e riportando i loro messaggi whatsapp pieni di angoscia,

richiamate in terrotte o peggio ancora i messaggi non consegnati, telefoni muti, staccati?

Amiraz descrive la disperazione e le condizioni impossibili in cui vivono

più di 2 milioni di abitanti della Strescia, che dal 7 ottobre sono sottoposti a un blocco totale,

senza acqua, Viveri, nell'ettricità e con l'aminaccia di un imminente invasione dell'esercito israeliano.

Tra i messaggi che riceve Amiraz, Ciochile dice di non avere più una casa o di avere perso dei familiari

e poi ci sono i casi in cui la risposta non arriva mai.

Son Chandler è uno dei tantissimi YouTuber che ultimamente si fanno questa domanda, perché i film stanno diventando sempre più lunghi?

L'uscita in questi giorni del nuovo film di Martin Scorsese Killers of the Flower Moon, che dura 3 ore e 26 minuti,

ha riacceso un dibattito che va avanti da tempo sulla durata crescente dei film al cinema.

Quella che prima era considerata un'eccezione riservata a pochi Colossal, come Via Colvento, Titanic, oggi è sempre più spesso la norma.

Ma cosa ha provocato questo cambiamento e che impatto ha sul pubblico e sul mercato cinematografico?

Ne parliamo con Piero Zardo, editor di Cultura d'Internazionale.

Un paio di settimane fa, sul numero 1534 d'Internazionale avevamo ripreso un commento di Lewis Chilton, pubblicato sul quotidiano britannico Independent,

sul fatto che il pubblico si lamenta dei film troppo lunghi.

Con l'uniperbole un po' fantoziana Chilton parlava di folle, inferocite, le porte di Hollywood con i forconi, che chiedono i buoni vecchi film di un'ora e mezza.

Ma l'articolo di Chilton, alla fine, era una difesa di ufficio di autorico per Martin Scorcese, con il suo Killer of the Flower Monk, due o tre ore e mezza,

ma anche di Christopher Nolan, che con Oppenheimer, che sono tre ore secche, ha quasi sferato il miliardo di toalli di incasso e probabilmente ci arriverà.

Chilton scrive che un film è bello ed è anche lungo, tanto meglio.

Negli stessi giorni, però, è uscito un articolo dell'economist che, numeri a mano, ci mostra che in effetti i film si sono allungati.

L'analisi dell'economist parte dagli anni 30, cioè l'inizio dell'età dell'ora di Hollywood, arriva ai giorni nostri,

e anche per mezzo di un grafico molto bello, interattivo, che vi consiglio di andare a vedere sul loro sito,

mostra che in media la durata dei film è salita da un'ora e venti, un'ora e cinquanta.

Questo dato aumenta se si prendono in considerazione solo i film di dei tipi popolari, come incassi o comunque come gradimento del pubblico.

Perché i film stanno diventando più lunghi e da quando è cominciata questa tendenza?

È una tendenza realtà antica, che probabilmente ha a che fare con il controllo che registriano sui loro film.

Guardando sempre il grafico dell'economist, si vede che fino a metà degli anni 60 la curva della durata dei film è in salita, in esorabbia.

Segno che gli autori prenderanno sempre maggior potere sui produttori, piano piano.

Il primo picco arriva intorno a metà degli anni 60, quando l'industria era in pieno boom, il cinema ha bisogno di distinguersi nettamente dalla televisione.

Da film di Lorenz Tarabbia, ma anche strani film con media come questo pazzo pazzo pazzo mondo dura 210 minuti.

Poi piano piano il livello rimane stabile fino agli anni 2000.

Tornagli anni 2010 in poi si vede che la durata cominci a risalire.

Ha avuto un ruolo enorme in diffondersi delle saghe e di certi modelli produttivi, inaugurati da Peter Jackson, con tutta l'azione degli anelli e poi l'Obit, che hanno film che difficilmente durano meno di 3 ore.

E poi ovviamente è ripreso dalla Marvel.

Questo risponde a un'esigenza di portare al cinema e al pubblico per offrire qualcosa che sia diverso da qualunque altra cosa, solo un'esperienza unica.

Quindi 3 ore di Avengers sicuramente non possono essere replicate né a casa, né in tv.

Ci vuole un cinema, ci vuole un cinema con uno schermo grande, con il massimo della tecnologia disponibile per le sali cinematografiche.

Questo è sicuramente un elemento che ha allungato la durata dei film.

Un altro motivo di questa tendenza da allungarsi è il potere ormai più o meno incontrastato di alcuni autori.

Nessuno si permette di andare dal signor Cristopher Nolan, degli italiani 10 milioni di film, perché così posso fare il rispettacolo invece di due.

È ovvio che un produttore un film più corto costa tendenzialmente di meno di un film lungo, anche perché poi la differenza a volte può essere anche di un'ora, un'ora e 10.

Allo stesso tempo, in alcuni casi, quando si mette su un impianto produttivo di un certo livello, tanto vale andare per le lunghe.

Non è un caso che le sage sfruttano proprio questo elemento, cioè di ottimizzare e riutilizzare anche elementi usati per i film precedenti.

Abbiamo già citato il signore degli anelli Eddy Hobbit di Peter Jackson, ma anche per tutti i film degli Avengers, per i suoi spin-off e per i suoi prequel.

Ma dal punto di vista dei motivi di ordine artistico, c'è anche la questione che oggi si possono raccontare delle storie più lunghe, delle storie che prima invece venivano scartate, perché non potevano essere rappresentati in un'ora e mezza?

Diciamo di no. Sicuramente conta il fatto che molti autori importanti di quelli che spesso poi raccontano storie molto lunghe non amano la sintesi.

Abbiamo detto di Scorsese in Nolan, ma è anche di Peter Jackson, ma possiamo citare anche Spielberg o Ridley Scott.

È una tendenza che si sta già dai tempi del mutuo, pensiamo che nasci da un'azione che, se non sbaglio, del 1915, di Griffith dura 193 minuti, o che metropole si di Fritz Langan e dura 153.

Ora assistiamo alla trasformazione dell'esperienza in sala, in quella che invece è qualcosa di più simile a un giro sulle montagne rosse, quindi il film più lungo e meglio, il film più spettacolare e meglio,

via dicendo tant'è che i maggiori incassi degli ultimi anni sono tutti film molto lunghi, Avatar 162 minuti, Avenger Sand Game 143, Avatar 292 minuti.

Per trovare qualcosa di meno delle due ore, forse bisogna risalire addirittura agli anni 90.

Un buon esempio, secondo me, può essere Barbie, che è una commedia che probabilmente 10 o 15 anni fa sarebbe stata intorno ai 90 minuti, che invece dura 114.

Barbie ha offerto un'occasione che va al di là della semplice proiezione di un film, per cui le persone che magari hanno anche già visto, sono tornate vestiti di rosa,

accompagnate da amici vestiti di rosa e via dicendo, ma un altro esempio, in questo weekend, il film di Scorsese, che sono sempre 3 ore e mezza,

è stato battuto al box office dal film di Taylor Swift, che racconta il tour di Taylor Swift, che tra l'altro per inciso dura 169 minuti, quindi è anche poco.

Quindi vediamo come una commedia, come Barbie, un film che racconta un concerto, si avvicinano più a esperienze che non a semplice proiezioni cinematografica.

Ma secondo te c'è anche una qualche influenza dello streaming in questa tendenza da longare il film?

Sicuramente l'influenza delle piattaforme esiste, anche perché in molti casi piattaforme di streaming sono anche produttori.

Il binge watching è una pratica a cui siamo tutti ormai un pochino avvezzi, esistono però delle cose che al cinema non esistono, intanto la velocità doppia, che in alcuni casi ci salva la vita.

Ne commenti agli articoli che citiamo, soprattutto quelli dell'independent, molti utenti scrivono che vanno bene 3 ore al cinema, ma sarebbe utile avere un intervallo per poter andare in bagno.

Secondo me il binge watching e la visione in sala rimangono due cose abbastanza differenti, però esistono delle vie di mezzo che possono mettere d'accordo tutti.

Inminente l'arrivo dell'ultimo film di Ridley Scott, Napoleon con Joachim Phoenix.

La versione per le sale dovrebbe essere intorno a 158 minuti, quindi non poco, insomma, più di due e mezza.

Ma si parla già di una versione di quattro ore di cui potranno soffruire gli utenti di Apple TV Plus che è il produttore del film.

Come abbiamo sentito nell'audio in apertura, ci sono tantissimi youtuber, influencer, giornalisti che si lamentano della lunghezza dei film, però come detto tu è anche vero che invece questi film molto lunghi sono quelli più visti.

Quindi alla fine secondo te la risposta del pubblico è stata positiva o negativa all'allungamento dei film?

Una lettera che è arrivata in redazione dopo che abbiamo pubblicato l'articolo dell'independent suggerisceligia che comunque la durata di un film è qualcosa di molto relativo.

La percezione varia, a seconda del fatto che il film ci piaccia o no.

L'edizione del 2022 del Festival di Venezia tutti avevano l'impressione che i film fossero lunghissimi mentre a quest'anno tutti diciano che i film sono un po' più corti.

I film più o meno duravano lo stesso, ovviamente però c'era qualcosa che quest'anno li rendeva più facile da vedere e meno faticosi.

Il lettore che ci ha infiato questa lettera citava il dottor Zivago, 193 minuti, come esempio di film positivo che lui avrebbe visto e rivisto senza neanche mai battere le ciglia, mentre Oppenheimer era negativo un film che lui ha faticato e sbadigliato.

Ecco io potrò dire lo stato opposto, mi vedo Oppenheimer molto più volentieri del dottor Zivago.

In conclusione torniamo all'articolo di Lewis Chilton sull'independent, lui parla di lettori che non hanno nessun problema affrontare Tomi da 1100 pagine e altri lettori che invece di fronte a 150 pagine si arenano ogni 10 minuti.

Tutto molto relativo anche dall'abitudine che si ha a stare in sala, dalle sale, una sedia comoda può cambiare la percezione di un film.

Quindi nessuno dei due ha ragione, comunque anche se come dice l'economist effettivamente i film si sono allungati, la percezione della durata rimane qualcosa di soggettivo.

Grazie a Piero Zardo.

Grazie a voi.

Daniele Cassandro, editor di cultura di internazionale, consiglia un disco di musica trip-hop.

Quando nel 1995 uscì Maxine Quey dell'allora sconosciuto musicista, rapper e producer britannico Tricky, fu un successo tanto in atteso quanto per vasivo.

Era il momento del trip-hop di Bristo, le di gruppi come Massive Attack, con cui Tricky aveva collaborato, e Portised, e lui fu aggiunto a quel mucchio.

L'etichetta di padre fondatore del trip-hop gli ha sempre andata stretta.

Anzi, Tricky è arrivato a dire che l'eccessivo successo aveva fatto di Maxine Quey una specie di Coffee Table Record, un disco decorativo da tenere in bella vista in salotto.

Quando dunque la Universal ha proposto a Tricky, che oggi ha 55 anni, di far uscire una versione del lax del suo album di esordio, lui ha accettato ma un patto,

quello di risuonare tutto e di rileggerlo attraverso la sua sensibilità più matura di oggi.

Il risultato è il doppio album Maxine Quey Reincarnated, che contiene una versione remasterizzata del classico del 1995, qualche remix e 5 pezzi completamente deconstruiti e reinterpretati.

Se la tua vecchia musica non ti sembra datata, vuol dire che sei rimasto fermo lì, ha spiegato Tricky, che, con una serie di nuovi collaboratori e collaboratrici,

rimette le mani in modo anche un po' iconoclasta sui pezzi che lo hanno reso famoso negli anni 90. Tricky, Maxine Quey Reincarnated su etichetta Island Universal.

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Dal primo novembre in Svezia entra in vigore una legge che raddoppia il reddito minimo richiesto agli stranieri per poter ottenere un permesso di lavoro nel paese. Secondo un’analisi dell'Economist, dagli anni trenta a oggi la durata media dei film di successo è aumentata di un’ora.

CON
Julia Lindblom, giornalista freelance, da Stoccolma
Piero Zardo, editor di cultura di Internazionale

LINK
Video Svezia: https://www.facebook.com/mariamalmerstenergard/posts/pfbid02wnpWkFZwY1CyRB6SY16Ugxhe7msXdqv8AtX8GFw2RwdoVMLr1RLZ5qwnwLaWfHDTl?mibextid=YxdKMJ
Video film: https://www.youtube.com/watch?v=goxLX3Img6Y

Articolo dell'Economist: https://www.economist.com/culture/2023/10/14/why-films-have-become-so-ridiculously-long

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni e Vincenzo De Simone.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.