Il Mondo: In Russia nessuno può criticare Putin. Cosa significa per l’India diventare il paese più popoloso del mondo.
Internazionale 4/24/23 - Episode Page - 26m - PDF Transcript
Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli e questo
è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo della repressione del dissenso in Russia e dell'India che è diventata il
paese più popoloso del mondo e poi di una notizia di scienza e di un libro italiano.
È lunedì 24 aprile 2023.
Il 17 aprile, al termine di un processo a porte chiuse, il giornalista e attivista politico
russo Vladimir Karamurza è stato condannato a 25 anni di carcere, la pena più grave
mai inflitta un dissidente in Russia.
Nell'intervista del 2017 a una divusta tunitense che avete ascoltato, paragona l'ascesa di Putin
all'inizio degli anni 2000 a quella di Mussolini negli anni 20.
Karamurza, 41 anni, è stato condannato per la sua opposizione alla guerra in Ucraina,
in particolare per i discorsi che aveva pronunciato all'estero, in cui aveva denunciato i crimini
commessi dall'esercito russo.
È l'ultimo di una lunga lista di oppositori finiti in carcere o costretti all'esilio
da quando il Kremlin ha intensificato la repressione del dissenso, che ha colpito anche i mezzi
di informazione e i semplici cittadini.
Ne parliamo con Andrea Gullotta, docente di lingua e letteratura russa all'Università
di Palermo e presidente di Memorial Italia, la sezione italiana della più antica e importante
organizzazione per i diritti umani della Russia, la cui sede di Mosca è stata chiusa
dall'autorità a dicembre 2021.
E' Bradini Cara Morosa è una delle figure più importanti della disidenza e della posizione
russa.
Ha una lunga formazione da giornalista che l'ha portato a recupero in carichi molto importanti
insieme a Russia sia all'estero, ma soprattutto la sua attività politica lo ha reso particolarmente
visibile agli occhi del governo perché si tratta di un attivista di opposizione che è
stato coinvolto in una serie di operazioni molto importanti, ad esempio è stato un
braccio destro di Boris Nemtsov, il leader dell'opposizione che si è deciso nel 2015,
ha partecipato all'organizzazione delle protesse del 2011, quelle famose rimaste nella
storia con il nome della Balotnaya, e soprattutto ha partecipato alla redazione del Magnitsi
Act che è quella legge promulgata dagli Stati Uniti che ha colpito potentemente gli oligarchi.
Infatti si suppone che si è stato avvelenato due volte nel 2015, nel 2017, ha avuto severi
danni agli organi, per un periodo non è riuscito a camminare, è stato andando in domani della
guerra, con una pressione di posizione molto in vista, si è esposto contro la guerra, è stato
sottoposto a un processo nel 17 aprile, è stato condannato a 25 anni che è la condanna più alta
fino ad esso per il crimine di discredito delle forze al Materus. Dopo la condanna di Karamurza,
anzi esattamente il giorno dopo, è stata confermata la condanna di un altro oppositore di Putin,
Ilayashin. Purtroppo in questo momento fondamentalmente l'opposizione russa si trova o in
carcere o all'estero. Ilayashin è anche un oppositore politico, aveva un ruolo venuto dei
distretti interni. Alla città di Mosca anche lui ha denunciato la guerra, in particolare si è
esposto contro quello che è successo a Bouchin, ha dichiarato che di fatto erano primini di guerra
commessi dall'esercito russo e per questo è stato uno delle primissime condanne, otto anni e mezzo,
ma insomma è un destino che ormai colpisce tutti, grazie ai nomi dell'opposizione russa sono o all'estero
come Katarkoski o in carcere come ad esempio Navalni e peraltro sono in carcere in condizioni
assolutamente grave, i Navalni continuano ad essere in isolamento, ad avere grossi problemi di salute,
non sembra che ci sia alcuna attenzione verso questo, avete detto sicuramente il caso di Ravikare,
che è stato avvelenata, insomma sono condizioni che dichiarano di fatto una guerra totale,
qualsiasi tipo di opposizione. Per quanto riguarda l'informazione invece,
che cosa è cambiato, quali conseguenze ci sono state per i mezzi di informazioni
indipendenti rimasti nel paese? Ne sono rimasti veramente di fatto pochissime
anzi praticamente nessuno, le leggi hanno fatto sì che anche il solo parlare, adottando il linguaggio
voluto dallo Stato, cosa che aveva fatto ad esempio all'inizio della nuova Egasieta,
al quotidiano di Van Napolitkowska è dimorato il Premio Nobel per la Pace 2021 anche dopo una fase
iniziale in cui gli era stato permesso di parlare di guerra nei termini voluti dal potere, quindi
non parlando di guerra, parlando di operazione speciale, poi questo di fatto non è stato più
possibile, per cui le grandi voci del giornalismo d'opposizione russa non operano più in Russia,
ma sono comunque molto letti in Russia perché grazie al sistema del VPN le loro notizie comunque
arrivano in Russia, le grosse predazioni si sono trasferite in alcune città, prevalentemente in
Europa e continuano ad arrivare in Russia, ma certo non possono più raggiungere un pubblico
molto ampio, ma dal tron che ha detto che per quella che era la situazione de media anche prima
dell'inizio della guerra la penetrazione all'interno del pubblico dei mezzi di informazione di
opposizione non è mai stata particolarmente elevata, quindi da questo punto di vista
fondamentalmente chi prima già leggeva i media d'opposizione o guardava le tv d'opposizione
e continuò a farlo utilizzando i mezzi della tecnologia e chi come prima non veniva raggiunto
non viene raggiunto al dottor. Questa repressione ha colpito non solo i giornalisti russi ma anche
quelli stranieri, il 18 aprile un tribunale di mosca ha confermato l'accuso di Akato Elare per
il giornalista statunitense Evangerskovich che era stato arrestato alla fine di marzo con l'accuso
di spionaggio. Come dobbiamo leggere questo episodio in questo contesto? In parte si lega al
clima generale di repressione che in questo momento vive in Russia soprattutto all'indomani
della guerra e soprattutto devo dire all'indomani del peggioramento delle condizioni su campo in
Ucraina e il peggioramento quindi conseguente delle repressioni all'interno della Russia. C'è un
caso molto recente cioè l'arresto dell'acistista statunitense Bretney Greiner che è stato accusato
di aver cannabis connannato al 9 anni che può utilizzata per uno scambio di prigionieri con
un fabbricante d'armi russo Victor Butte per cui non escudo questo tipo di arresti ma forse anche
quello di Karamurza possono essere usati un domani in questa ottica ma chiaramente sono
tante cose che dovremmo vedere perché può succedere di tutto. Davanti ai giudici Karamurza ha
paragonato il suo processo a quelli dell'epoca staliniana un modo per denunciare che la repressione
è diventata sistema un sistema di cui fanno parte anche alcuni russi che denunciano il loro
con cittadini a così. Purtroppo il richiamo di Karamurza allo stalinismo non è casuale ed è una
cosa che di fatto il moto e il conservatore ma anche noi insomma studiosi di queste pratiche
stiamo notando. Nel Regine Pottiniano negli ultimi anni si sta sempre più incanalando verso un certo
tipo di totalitarismo che fra le sue caratteristiche a quello di richiedere la complicità dei
cittadini che era un tratto distintivo dello stalinismo in generale dell'Unione sovietica.
Lo stato sovietico necessitava della collaborazione dei cittadini, chiedeva ai mariti di denunciare
le moglie, i figli di denunciare i padri, il vicino di denunciare il vicino e quant'altro.
Noi questo lo continuiamo a vedere, abbiamo qualcosa che sta succedendo sempre di più,
chiaramente le notizie che arrivano non sono particolarmente dettagliate quindi non abbiamo
sottomano numeri, non abbiamo sottomano una quantità particolarmente alta di casi però arrivano
continuamente segnalazioni ad esempio nei bollettini che noi riceviamo dalla Russia che
pubblichiamo regolarmente ci sono casi delle azioni, parlando proprio l'altro ieri con un
collega russo che vive a Mosca e dice che lui non guarda più il telefonino sulla metropa perché
ha paura che qualcuno guardi cosa sta guardando e faccia delle azioni cosa già successa.
E' stata perfino coinvolta una bambina?
Questo sistema che appuntava la Russia è un'altra questione di cui si parla poco,
cioè della repressione in Bielorussia e dei contatti tra Russia e Bielorussia,
dal punto di vista della repressione, è stato 10 anni e finito in un orfono troppo perché
la mamma ha abbandonato la famiglia sin da quando la bimba va tre anni e in questo momento non
sappiamo cosa succederà di lei. È un caso ecratante perché fa vedere quali sono poi
dei conseguenze delle delle azioni e in fondo anche la crudeltà di questo potere che non si
ferma davvero davanti a niente. Questo sistema che appunta a scoraggiare il dissenso, a spaventare
le persone in definitiva, come ha agito sull'opinione pubblica? Cosa sappiamo di quello che pensano
della guerra ai cittadini comuni? Chiaramente c'è un forte sostegno, questo è innegabile ed è
anche naturale in un paese in cui il sistema di informazione, il sistema politico, in generale
la società è fortemente condizionata dal governo, in un consistema come lo abbiamo descritto, di
repressione, di totale blocco di voci di opposizione. Detto questo i dati vanno visti anche così, in
maniera un po' più approfondita. Ad esempio si cita spesso il sondaggio in cui 75% di russi hanno
detto il loro sostegno alla guerra, si dimentica che è un sondaggio fatto da un'azienda statale che
quindi le persone che hanno ricevuto questa chiamata sapevano di parlare con un'agenzia
statale, con una persona che aveva il loro numero, che sapeva il loro nome e che molte persone
probabilmente hanno risposto non necessariamente in base a quello che pensano. Se è vero che 75%
ho detto di sì, c'è un 25% di persone che hanno detto di no o che hanno detto comunque di non
avere un'opinione e questo di là di per sé è un atto abbastanza importante. Come dicevo noi
riceviamo bollettine delle proteste, leggiamo davvero continuamente di proteste in tutta la
russia. Non è vero che i russi non stanno protestando, anzi ci sono continui resti perché ci
sono continui proteste anche in una situazione repressiva come adesso, con persone condannate
a 25 anni, 8 anni e mezzo, a 15 anni, 22 anni e mezzo, ad esempio il giornale Stefano Sapronov,
la gente continua a andare in piazza, continua a schierarsi contro la guerra e ci sono anche le
proteste silenziosi, non dimentichiamo tutte le proteste ad esempio venute nei casi delle
mobilitazioni, ma anche se perrestiamo nell'ambito dei sondaggi, basta pensare ai
sondaggi che sono soddifatti in novembre di sei mesi dopo l'inizio della guerra in cui
la quantità di russi che dicevano che l'operazione militare stesse andando bene era
crollato fino a 60%, questo vuol dire che comunque ci sono molte persone che non sono d'accordo e
non dimentichiamo che ci sono molte russi che stanno lasciando la russa in questo momento come
evidente segno di dissidenze, di disaccordo nei confronti della guerra, quindi è vero che c'è
un sostegno, ma non è vero che i russi stanno zitti, tutti quanti sostengono il potere, secondo
me è utile ricordare queste persone, quelle che protestano, che si espongono, che vanno in
carcere volontariamente per difendere valori che da noi sono considerati scontati. Grazie
Andrea Gullotta. Grazie a voi. La notizia di scienza della settimana raccontata da Elena
Boille, vice-direttrice di Internazionale. Questa settimana in realtà vorrei segnalare non uno,
ma due articoli dell'ultimo numero di internazionale, perché entrambi ci danno qualche consiglio su come
vivere meglio. Il primo ripreso da New Scientist riguarda la procrastinazione, quella tendenza che
molti di noi hanno a rimandare le cose importanti o difficili da fare, come studiare per un esame,
sostituendole con altre poco rilevanti o più piacevoli. È un comportamento irrazionale e di
solito controproducente ci ritroveremo ad avere meno tempo per svolgere il nostro compito,
rischiando di farlo peggio, e questo non fa che alimentare la nostra ansia. Entriamo così in
un circolo vizioso di autosabotaggio. Come possiamo uscirne, l'articolo consiglia di
sperimentare due strategie, l'autocompassione e la cosiddetta indulgenza strategica. Il
secondo articolo ripreso dall'Atlantic riguarda la felicità. Da un lungo studio statunitense
cominciato nel 1938, che ha seguito migliaia di volontari, è emerso che le persone mediamente
più insalute e felici sono quelle che hanno rapporti umani solidi, relazione di qualità.
Il segreto è saperle coltivare, dovremmo investire ogni giorno un po' delle nostre energie per
tenerci in forma non solo fisicamente ma anche socialmente. Pur un piccolo investimento come
una telefonata a un vecchio amico può avere effetti benefici a lungo termine.
India è l'unicella più popolistica del mondo. Dall'ultima editione del rapporto annuale
annuale di U.N., India è ora in casa con circa 143 crore persone. Cina, che, fino a recenti,
era la più popolistica del mondo, è solo per l'India con un po' di più di 142 crore.
Il rapporto di popolizzazione ha scoperto che 68% dell'India, compresa le persone
tra i 50 e i 64. Con questo servizio postato su TikTok, giornale indiano India Express riporta
una notizia che era annunciata da almeno un decennio. L'India ha superato la Cina ed è diventata
il paese più popoloso del mondo. Secondo un rapporto pubblicato dalle Nazioni Unite,
infatti, l'India ha 3 milioni di abitanti in più del suo grande vicino e, con una popolazione
di 1,428 milioni di persone, ospita un quinto di tutta la popolazione mondiale e a più abitanti
di tutta l'Europa o di tutta l'Africa o di entrambe le americhe.
In realtà il rapporto demografico dell'ONU si basa su delle proiezioni, quindi non c'è
modo di sapere esattamente se il sorpasso della Cina si è effettivamente già avvenuto
sia per succedere, ma di certo si sa che sarà avvenuto entro i prossimi due mesi.
Per capire se l'India è pronta ad approfittare di questo vantaggio demografico, parliamo
con Marina Forti, una giornalista che collabora con Internazionale e ha scritto il cuore di
tenebra dell'India, edito da Bruno Mondadori.
Molti in India sono preoccupati, ma parlo dell'opinione pubblica, un sondaggio fatto
dalle Nazioni Unite in diversi paesi tra i più popolosi al mondo, tra cui appunto
l'India mostra che molti in effetti pensano che siamo in troppi, che la popolazione cresce
troppo in fretta, quindi c'è un senso di allarme un po' diffuso, tanto che le stesse
Nazioni Unite poi hanno commentato questo sondaggio dicendo che i numeri non dovrebbero
preoccupare, creare l'arme, anzi vanno visti come segno di progresso, di sviluppo, di realizzazione
delle aspirazioni dei diritti individuali, ma certo aver superato la Cina e significativo.
Possiamo dire che non c'è stato del triunfalismo nel modo in cui è stata accolta la notizia
in India?
I numeri in effetti fanno impressione, ma poi quello che conta sono le traiettorie, non
stiamo assistendo a una esplosione.
In effetti sia la Cina che l'India hanno diminuito in modo drastico la propria crescita della
popolazione, la Cina molto più in fretta, certo, ma anche l'India.
Negli ultimi decenni il tasso di fertilità, cioè il numero di figli che mediamente ogni
donna mette al mondo nell'arco della sua vita, è sceso sia in Cina che in India, per motivi
diversi che attengono un po' le politiche della natalità, ma un po' anche alle scelte
individuali e alle trasformazioni sociali, economiche, eccetera.
L'anno scorso la Cina ha visto diminuire la sua popolazione per la prima volta da 60
anni.
Per l'India questo picco, cioè il momento di crescita massima in cui la popolazione diminuirà,
è fissato dalle proiezioni e ipotizzato intorno al 2060, 66, 70, eccetera.
Oggi il numero medio di figli per donna in India è 2 e 2 è sotto quello che si considera
normalmente il tasso di sostituzione di una popolazione.
Significa che comunque la crescita è rallentata.
Al di là però di come è avvenuta questa crescita e di che traiettoria possiamo dire
che essere diventato il paese più popoloso del mondo è una buona notizia per l'India?
Sì e no naturalmente.
Sì perché comunque essere un paese popoloso vuol dire essere un paese giovane.
Oggi il 40 per cento degli indiani ha meno di 25 anni e l'età mediana è 28, significa
che metà della popolazione ha meno di 28 anni e l'altra metà ne è di più.
Questo significa che un paese giovane che quindi ha una base di popolazione attiva,
larga, quindi è un paese dinamico per raccogliere questo che alcuni chiamano il dividendo demografico,
il vantaggio di una demografia giovane per cogliere questo però bisogna che sia una
popolazione istruita, che ci sia accesso generalizzato a servizi, alla sanità,
e poi che ci sia un'economia in grado di dare lavoro ai milioni di giovani che ogni
anno escono dal sistema scolastico.
Negli scorsi decenni la Cina ha contrastato la crescita demografica esponenziale in molti
modi prima di tutto con la politica del figlio unico.
L'India ha attuato politiche di continuamento delle nascite in questi decenni?
Sì assolutamente sì, fin dagli anni cinquanti i dirigenti indiani hanno avuto presente questo
problema e hanno cercato di lanciare delle politiche di controllo della popolazione.
L'accento allora era molto su controllo.
Al punto che negli anni 70 l'allora premier Indira Gandhi lanciò una campagna di sterilizzazioni
praticamente forzate, diciamo una campagna molto aggressiva di sterilizzazione maschile,
per lo più poi erano dirette agli estratui più poveri della popolazione e questo ha
creato poi enormi proteste.
A quel punto diciamo il controllo delle nascite si è concentrato piuttosto sulla popolazione
femminile, ma anche qui spesso com'è creato una campagna di sterilizzazione,
ma anche qui spesso con molte forzature, con legature delle tube fatte d'ufficio dopo
la nascita del primo figlio o cose simili e poi comunque senza grande informazione.
Queste politiche sono state criticate in modo profondo intanto per la carica di scarso rispetto
dei diritti, mettiamola così, ma anche perché poi in realtà sono state assolutamente inefficaci.
Tanto che a un certo punto un famoso saggio del Nobel Amartya Sena nei primissimi anni 90
aveva citato il caso del Kerala, stato dell'India meridionale, per dire che dove le donne hanno
più accesso all'istruzione anche superiore, quindi per esempio all'università dove lavorano,
dove hanno più diritto di scelta, dove hanno più accesso ai servizi sanitari e tutto il resto.
Le nascite poi cominciano a scendere perché la scelta delle persone è fare magari due figlie,
non cinque.
Questo ha un po' cambiato la prospettiva. C'è da dire che dai primi anni 90, quando i dirigenti indiani
hanno cominciato quindi a mettere meno l'accento sul controllo della popolazione, la pianificazione
delle nascite eccetera, hanno cominciato invece molto a parlare del dividendo demografico,
che è quello di cui parlavamo prima, solo che qui c'è una sfida.
Il dividendo demografico è un vantaggio se il Paese sa metterlo a frutto in qualche modo,
cioè da servizi accesso ai servizi all'istruzione, quindi è in qualche modo pronto a sviluppare
le potenzialità della sua popolazione.
Una delle cose che abbiamo visto nei commenti qua e là in questo momento è questo,
aver sorpassato la Cina, permetterà all'India per esempio di reclamare un seggio permanente
al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che peraltro è una vecchia richiesta dell'India,
far valere anche sugli equilibri mondiali, politici, proprio essere più popoloso,
e forse anche questo va sotto la definizione di dividendo demografico,
anche se penso che sarà poi il meno importante.
Questa è la enorme popolazione indiana, geograficamente come è distribuita?
Ci sono differenze tra le aria urbane e quelle rurali,
oppure anche tra i diversi stati in diverse parti del Paese?
In effetti sì, oggi parliamo di India, ma non è un blocco unico, il tasso di fertilità,
quindi la dinamica della popolazione cambia moltissimo, sia trastati,
proprio per il motivo che dicevamo prima, a proposito del Kerala,
oggi cresce la popolazione molto più in fretta negli Stati del Nord e in generale negli Stati
con indicatori meno buoni per quanto riguarda il reddito,
ma anche l'istruzione, l'accesso alla sanità, etc.
Quindi, grandi differenze, sia trastati, sia anche tra blocchi sociali,
da sempre la popolazione urbana cresce meno, tende a crescere meno di quella rurale,
anche se qui vediamo che le differenze si sono molto appianate,
cioè non è più vero come una volta, la differenza c'è ancora, ma non è più così grande.
C'è una differenza anche tra appartenenze religiose,
tra comunità insensoculturale e religioso,
la popolazione musulmana, ad esempio, cresce un po' più in fretta di quelle in due,
ma anche qui la differenza di crescita è molto minore.
Una notizia buona è che lo squilibrio tra i nati maschi e femmine,
che in India è sempre stato molto alto, tende a diminuire,
nascono più maschietti che femminucce, non perché naturalmente sia così, naturalmente sarebbe il contrario,
ma perché è una scelta deliberata, grazie al pregiudizio in favore del figlio maschio
e grazie al fatto che con l'ecografia e con la diagnostica
è possibile conoscere il sesso del nascituro in anticipo.
A partire dagli anni 80 si è visto un grandissimo fenomeno di aborti selettivi,
vengono abortite le femminucce, dove sono finite tutte le donne che non nascono in India.
Ecco, questo squilibrio resta, ma è molto diminuito e questa è certe una buona notizia.
Prima tu hai detto giustamente che questo vantaggio demografico
può essere veramente un vantaggio se il Paese è pronto ad approfittarne
alla struttura economica e sociale per farlo,
ma secondo te l'India è pronta ad approfittarne.
In effetti questa è la vera sfida per l'India.
Non a caso un commento un po' cattivello di un portavoce della Cina a questa notizia ha detto
sì va bene i numeri però più che la quantità conta la qualità
tendendo una popolazione più istruita, più preparata, eccetera.
In effetti in India abbiamo visto crescere negli ultimi anni moltissimo le diseguaglianze interne,
abbiamo visto tantissimi problemi sociali e quindi approfittare e mettere a frutto
questo vantaggio demografico questo è il vero problema.
Grazie Marina Forti.
Grazie a voi.
Il libro della settimana è consigliato da Fabrizio Crasso della redazione di Tabula Rasa,
la trasmissione sui libri di Radio Honda Rossa.
La bella confusione di Francesco Piccolo è un libro che va a letto,
va a letto perché è un libro che racconta il dualismo di Visconti e Fellini attraverso le due opere principali
di questi due grandissimi regisi del cinema italiano NON che sono 8 e mezzo e il Gatto Pardo,
un libro che raccoglie tantissime altre storie,
dal romanzo appunto di Tomati di Lampedusa,
il ruolo di Claudio Cardinale che si divise tra questi due sette a Marcello Mastroianni,
una serie di aneddoti infinite che vi faranno innamorare di diversi personaggi che attraversano questo libro,
fino al racconto dello scontro ideologio che c'era all'interno della prooscione culturale di questo Paese,
attraversi i loro intellettuali, regissi, scrittori e scrittrici,
una negemonia culturale che veniva combattuta tra il blocco democristiano e il blocco comunista,
rappresentarità DC e il PC dell'epoca.
La bella confusione di Francesco Piccolo che essendo stato sia autore letterario
che essendo sceneggiatore per il cinema, di cinema, ne sa, uscito per inauditore.
E per ricevere una notifica quando esce un nuovo episodio iscrivetevi al podcast.
L'appuntamento con il mondo è mercoledì 26 aprile alle 6.30.
Sottotitoli e revisione a cura di QTSS.
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Il 17 aprile il giornalista e attivista russo Vladimir Kara-Murza è stato condannato a 25 anni di carcere, la pena più grave mai inflitta a un dissidente in Russia. La sua popolazione ha superato quella della Cina, ma l’India è pronta ad approfittare del vantaggio demografico?
Andrea Gullotta, docente all’università di Palermo e presidente di Memorial Italia
Marina Forti, giornalista
Video India: https://www.youtube.com/watch?v=6hIFu4WuAA0
Intervista Vladimir Kara-Murza: https://www.youtube.com/watch?v=yIibXQU_dgo
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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.