Il Mondo: In Israele Netanyahu prende tempo e pensa alla prossima mossa. La Corea del Sud guadagna miliardi di dollari dall’invasione dell’Ucraina.

Internazionale Internazionale 3/29/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli e questo

è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo del rinvio della riforma della giustizia in Israele e della corsa

a riarmo in Asia e poi di intelligenza artificiale e di un documentario.

È mercoledì 29 marzo 2023.

Nella serata di brunedì 27 marzo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rinviato la riforma della giustizia che ha provocato protesti

senza precedenti nella storia del paese.

Il percorso legislativo della riforma sarà sospeso per evitare una guerra fratricida, ha detto Netanyahu nel discorso che avete ascoltato e per aprire una possibilità di dialogo.

La rabbia dei manifestanti aveva raggiunto lapice nelle ore precedenti quando Netanyahu aveva licenziato il ministro della difesa Joaf Gallant che si era detto contrario alla riforma.

Uno sciopero generale improvviso ha bloccato autostrade, università, centricommerciali, banche, ospedali e i trasporti, compreso l'aeroporto di Tel Aviv.

Dopo che Netanyahu ha sospeso la riforma, a Gerusalemme hanno protestato nei pressi del Parlamento sia gli oppositori sia i sostenitori del suo governo, il più a destra della storia di Israele.

Ne parliamo con Ariel David, giornalista di Arez che si trova a Tel Aviv.

Sabado c'è stata la manifestazione più grande finora con 300.000 persone a Tel Aviv secondo gli organizzatori e 600.000 in total in tutto il Paese.

Soprattutto la dichiarazione di Joaf Gallant, il ministro della difesa che si è staccato dalla maggioranza, è invitato a fermare l'iter legislativo di questa riforma controversa della giustizia

perché questa rappresenta un pericolo per la sicurezza per Israele a causa della protesta dei riservisti massiccia che hanno annunciato di non voler più servire, non voler più presentarsi, non fare servizio militare nella riserva,

qualora venisse approvata la riforma. Per tutta risposta Netanyahu, domenica il giorno dopo, licenzia con un breve comunicato il ministro della difesa, Joaf Gallant.

Questo ha scatenato una protesta spontanea, improvvisa, un'esplosione di rabbia, veramente la gente si è riversata per strada domenica a sera, non tanto perché Joaf Gallant sia particolarmente popolare dai manifestanti,

tra gli oppositori, che si è pensato come un uomo di Netanyahu, però più che altro perché senza precedenti l'idea che un ministro della difesa in Israele venga licenziato per aver semplicemente lasciato l'allarme

su un pericolo per la sicurezza nazionale, è stato visto come un segnale, diciamo, inequivocabile del fatto che Netanyahu abbia deciso di anteporre i propri interessi politici agli interessi alla sicurezza del Paese.

Questo ha un po' costetto Netanyahu fare marce indietro e ad annunciare l'une di sera che avrebbe sospeso il litere legislativo della sua controversa riforma per dare spazio al dialogo, cercare una riforma condivisa, un negoziato, e che quindi ha rimandato la provazione della riforma alla prossima sessione della Knesset dopo le vacanze di Pasqua.

Aggiungiamo che però prima di fare questa concessione lui ha dovuto fare diverse altre concessioni sulle atti che minacciavano di dimetersi di far cadere il governo.

Anetanyahu è la più importante e forse quella fatta Eta Mark Bangvir, il leader di un partitino dell'estrema destra che ha appoggi Netanyahu e che è ora anche ministro della sicurezza nazionale e Anetanyahu è un certo che verrà formata una guardia nazionale che sarà direttamente sotto il controllo di questo ministro Bangvir.

Durante le proteste aveva fortemente cercato di spingere dalla polizia ad essere più dura con i manifestanti e non c'era riuscito, quindi ora avrà praticamente una sua milizia personale quasi ai suoi ordini per fare quello che vuole.

Parliamo di questo grande movimento che ha bloccato il Paese e di fronte al quale sembra quasi che Netanyahu si sia dovuto arrendere.

Io più che una resa di Netanyahu parlerei di una retirata tattica, però sicuramente il movimento di protesta ha sorpeso tutti, imprime Sanetanyahu è un movimento transversale che raccoglie principalmente i rappresentanti dell'Israele laico, progressista, dagli imprenditori dell'ITEC ai giovani,

ma anche consensi tra l'elettorato di Netanyahu, tra l'elettorato di destra, tra coloro che sono delusi del fatto che Netanyahu si sia concentrato su questa riforma giudiziaria, tutto sommato che pochi volevano invece che sui veri problemi del Paese.

E' un movimento transversale che ha fatto vedere la forza quando Netanyahu ha licenziato in tonco Gallant, poi a livello più organizzato c'è stata la protesta del mondo del lavoro.

La Confederazione di Sindacati ha annunciato insieme ai rappresentanti dei dattori di lavoro, quindi immaginiamo in Italia sarebbe i Sindacati e la Confindustria che fanno una conferenza stampa congiunta e annunciano lo sciopero generale insieme, hanno bloccato il Paese,

bloccati i voli dall'aeroporto Ben-Gurion, chiusi centricommerciali, ristoranti, scuole, ospedali, finché Netanyahu non ha fatto la sua ritirata tattica, la chiamerei così più che una resa.

Dall'altra parte, Netanyahu ha dovuto fare appunto una concessione alla estrema destra religiosa, hai parlato di questa guardia nazionale e di questo accordo con Bekvir, che cosa ci dice questo accordo?

Netanyahu in modo da poter sospendere semplicemente l'iter legislativo ha dovuto pagare d'azio e fare delle concessioni all'estrema destra, soprattutto a Bekvir, ricordiamolo leader di questo partito,

Osmaeudit, potere ebraico, gruppo dell'estrema destra, estremamente razzista e antiarabbo, lo stesso Bekvir fu uno dei principali incitatori, vent'anni fa prima dell'omicidio di Zakrabin, più volte poi è stato indagato per diversi atti di violenza, soprattutto contro cittadini arabi, e ora si trova a guidare in ministra della sicurezza nazionale.

Lui appunto durante le manifestazioni ha cercato più volte di manipolare la polizia, perché usasse il pugno duro contro i manifestanti contro la riforma, non ci è riuscito e ora ha ottenuto questa concessione, questa promessa di Netanyahu di creare una guardia nazionale che risponderà direttamente al ministro per la sicurezza nazionale,

e questo fa parte della mobilitazione da parte di Netanyahu e dell'estrema destra delle proprie forze, perché Netanyahu ha chiamato all'estrema destra a manifestare, quindi c'è stata l'une di sera proprio mentre lui annunciava questa temporanea sospensione della provazione della riforma, c'è stata una manifestazione con migliaia di supporter della destra,

manifestazione pacifica, Giotto Salem è la prima manifestazione di massa a favore della riforma, ma c'è stata anche una mobilitazione sui social, del liquid e dei partiti di estrema destra di gruppi e organizzazioni più violente della destra e dell'estrema destra,

tra cui per esempio la famiglia che è un gruppo di ultras legati alla squadra di calcio del Betar Gerusalemme, molto violenti di estrema destra, razzisti antiarabbi, che negli ultimi anni hanno portato fuori la violenza dagli Stadi e sono diventati una specie di banda che aggredisce

manifestanti di sinistra, le manifestazioni, cittadini arabi e così bia loro sono stati chiamati sui social media ad intervenire ad aggredire i manifestanti contro la riforma e quante le riforma

e così è stato durante tutta questa notte, ci sono stati scontri appunto tra membri di questo gruppo e manifestanti contro la riforma, è stato gredito un tassista palestinese a Gerusalemme est, salvato poi dalla folla e dalla polizia, quindi diciamo un clima di grande tensione alimentato dallo stesso Netaniao,

da la stessa destra nel momento stesso in cui chiamano ad un dialogo. Perché questa riforma è così centrale per gli interessi di tutti i partiti di questo governo? Perché è in qualche modo l'elemento che tienne insieme questa coalizione?

Sì, io personalmente qualche dubbio sul fatto che veramente il governo fosse in pericolo semplicemente per il fatto che tutti i sondaggi in questo momento danno la destra estremamente perdente in un elezione, quindi mi chiedo se fosse veramente intenzionati ad andare alle lezioni a far cadere il governo, comunque questo è un punto interrogativo.

Detto questo perché la riforma è così importante? Perché la destra, questo è il primo governo esclusivamente di destra e di estrema destra della storia d'Israele, il più a destra che c'è stato e ha un'agenda legislativa fittissima che però comprende dei provvedimenti autoritari e liberticidi che molto probabilmente verrebbero bloccati dalla Corte Suprema.

Quindi l'obiettivo di questi partiti è di passare la riforma giudiziaria che darebbe al governo e al Parlamento il controllo sulla selezione dei giudici della Corte Suprema e anche di ogni altro grado e soprattutto darebbe al Parlamento la possibilità di superare le eccezioni di costituzionalità della Corte Suprema e quindi essenzialmente darebbe mano libera al governo e alla maggioranza di passare qualunque tipo di provvedimento volessero far approvare

senza poter essere bloccati dalla Corte Suprema.

La caduta del governo però adatta a parte avrebbe messo a rischio la stessa sopravvivenza politica di Netanyahu?

Sì, certamente anche Netanyahu ha bisogno di questa riforma perché è sotto processo, ha sotto vari processi per corruzione e quindi vuole far approvare diversi provvedimenti come una legge che gli dia limunità in quanto primo ministro.

Quindi lui ha bisogno di questa riforma, ha bisogno di questo governo e dei suoi alleati di estrema destra che lo appoggino per sopravvivere politicamente magari anche per non finire in carcere.

Prima ha parlato di una ritirata tattica di Netanyahu. Netanyahu non ha fatto quello che gli oppositori della riforma chiedono, si è limitato a rinviare il problema.

Da quello che ci ha raccontato Netanyahu sembra sempre più ostaggio di questa estrema destra.

Sì, ho parlato di una ritirata tattica perché lui ha promesso ai suoi partiti comunque di approvare la riforma nella prossima sessione della Knesset, quindi dopo le vacanze di Pasqua fino all'estate.

Quindi non c'è tantissimo tempo e sicuramente prima o poi dovrà portare a casa il risultato se vorrà sopravvivere.

Come potrebbe fare a portare a casa il risultato? Cosa farà?

Una possibilità è quella di un dialogo, però questo dialogo è molto difficile perché arrivare a una soluzione condivisa, una riforma condivisa dal centro, dalla sinistra e dall'estrema destra, soprattutto dopo che ci sono state così tante divisioni, così tante spattature, è un po' difficile.

Dietro alle quinte ci sono stati negoziati durante tutti questi mesi in realtà, guidati soprattutto dal presidente Herzog che ha chiamato al dialogo fin dal primo momento, però non sono mai arrivati al risultato, quindi sembra difficile capire come si possa arrivare adesso a una soluzione condivisa.

L'altra soluzione per Netanyahu è quella di fare un blitz legislativo. Lui ha bloccato la riforma proprio all'ultimo momento, quando era pronta, era stata approvata la commissione giustizia, è stata approvata in prima lettura la Knesset e mancava un ultimo voto definitivo della Knesset.

Quindi lui potrebbe fare teoricamente un blitz legislativo, potrebbe aspettare un po' di tempo, lasciare che la protesta si calmi, lo supero general è stato cancellato, è finito, magari la protesta si calmi alla prossima settimana e poi potrebbe fare un blitz legislativo all'improvviso nel giro di 24 ore e fare approvare la riforma così come adesso.

Lui ha diverse carte appunto ancora da giocare, l'invio della provazione della riforma funziona anche un po' da divide e timperano da parte di Netanyahu, perché lui adesso ha chiamato al dialogo che ci sono elementi dell'opposizione, come Benny Gantz, che guida il partito moderato di centro-destra, che ha subito detto si siamo per il dialogo, mentre partiti come quello di Yair Lapid e il partito laburista sono più resti al dialogo.

Quindi già per esempio una spaccatura nell'opposizione di cui Netanyahu potrebbe approfittare, negoziare con una parte, trovare un accordo con una parte dell'opposizione e quindi far approvare la riforma da un settore più ampio del Parlamento.

E io credo che questa non sia alla fine della crisi, sia soltanto una pausa, le proteste probabilmente continueranno, probabilmente continuerà la tensione e la spaccatura nel paese.

Grazie Ariel David.

Grazie a voi.

Pier Francesco Romano, caporetatore di Internazionale, raccontano articolo del numero in edicola.

I software che imitano un'abilità tipicamente umana, come la capacità di conversare, hanno riacceso le discussioni sull'intelligenza artificiale.

In particolare si discute di quanto ci sia di davvero intelligente in questi software. Nell'articolo l'idiozia dei chatbot di Slavoj Gizek, pubblicato sull'ultimo numero di Internazionale, la questione è invece ribaltata.

Il problema non essere un software scrive proprio come un essere umano, ma è il contrario. Il problema è che gli esseri umani rischiano di scrivere e parlare come un software.

Mescolando le battute di un barista ai discorsi di Stalin e accitazioni dalla Cane Dostoyevski, il filosofo sloveno crea un'argumentazione insolita ma efficace per affermare che un chatbot è inevitabilmente stupido.

S'ammettere insieme parole e frasi, ma non sa fare altro e non sa altro. Per esempio non conosce l'ironia e non saprebbe distinguerla o rispondere a tono.

In un certo senso non è abbastanza stupido per fare lo stupido. Se ci faremo condizionare con Clude Gizek dall'illusione dell'esattezza che tendiamo ad associare alla tecnologia, finiremo anche noi per scrivere, parlare e pensare come chatbot, per luoghi comuni senza nessun valore.

La corale del Sud punta diventare il quarto più grande esportatore di armi del mondo, come spiega in questa intervista della scorsa estate il generale dell'esercito sud-toreano Chun In-Boom.

In effetti nel 2022 l'esportazione di armi di Seul sono cresciute del 140% e hanno raggiunto un volume record di 17 miliardi di dollari.

La Corea però non è l'unico paese dell'Asia che sta aumentando vertiginosamente il suo bilancio per la difesa. L'atteggiamento più aggressivo della Cina, i test nucleari nord-coreani e l'invasione russa dell'Ucraina hanno fatto sentire minacciati molti governi del continente e anche del Pacifico e hanno innescato quella che il New York Times definisce

l'Asia.

Nelle notizie che si rincorrono negli ultimi mesi la Corea del Nord con i suoi lanci di Missili sempre più frequenti, non ultimo il lancio da un sottomarino prima volta nella storia.

L'accordo tra Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia per dotare l'Australia di sottomorini a propulsione nucleare gli usa sempre più presenti nell'area usando o costruendo o firmando accordi per poter usare basi navali dei paesi dell'area.

Esercitazioni congiunte di India con Giappone, Giappone con il Vietnam, Stati Uniti e Corea del Sud, Stati Uniti e Filippine.

Insomma, l'area è calda.

All'inizio di marzo, il giornale online di Eurasian Times ha scritto che la Corea del Sud è già la grande vincitrice della guerra tra Russia e Ucraina. Perché?

La Corea del Sud ha aumentato le sportazioni di armi del 140% nell'ultimo anno e lo stesso Presidente Jung ha dichiarato che vuole diventare il quarto paese esportatore di armi dopo Stati Uniti, Russia e Francia in cinque anni, attualmente all'ottavo posto.

Non è successo due cose. Allora, innanzitutto, ci dobbiamo sempre ricordare che mentre in Occidente, dopo la fine della guerra fredda, Stati Uniti e Europa avevano meno interesse specifico nella costruzione di un armamentario bellico, la Corea del Sud ha sempre avuto un ingombrante vicino che è quello della Corea del Nord e quindi si è sempre dovuta tutelare e quindi la sua industria bellica ha sempre funzionato.

Nel frattempo ricordiamoci che fino più o meno al 2017 il maggior fornitore di armi dell'area era la Russia. Nel 2017, con le prime sanzioni statunitensi, molti paesi sono smarcati e il colpo finale l'ha dato l'invasione nell'Ucraina e po' perché la Russia ha bisogno delle proprie armi, un po' perché i paesi ancora di più si sono dovuti schierare dalla parte degli Stati Uniti, alcuni si sono anche resi conto che l'armamentario russo era un po' datato.

A questo proposito è da ricordare che finora, però, Seoul non ha mai venduto armi direttamente all'Ucraina, anche se comunque fornendo in parte gli Stati Uniti d'America, in qualche modo le sue armi sono arrivate all'Ucraina e soprattutto grossa parte dei 17 miliardi di incremento nelle vendite di armi di quest'anno sono dovuti a un mega accordo fatto con la Polonia per una serie di carri armati aeri d'attacco leggero e lanciarazzi.

L'altra grande novità nella regione sembrebbe essere quella del Giappone che sta abbandonando il pacifismo postbellico. Tokyo si sta davvero rimando quindi?

Rispetto al Giappone conosciamo sì, diciamo che addirittura si sta cercando di reinterpretare la costituzione che di fatto dopo il periodo coloniale e la Seconda Guerra Mondiale che avevano visto i giapponesi mettere a ferra fuoco tutti i paesi vicini, grandi sconfitti della Seconda Guerra Mondiale, il Giappone aveva fatto voto di non avere proprio più un esercito.

Questo sta venendo meno, la spesa militare quest'anno si è attestata per la prima volta al 2% del prodotto interno l'ordo e poi vediamo appunto gli accordi che sta facendo con altri paesi soprattutto in questo caso con l'India con cui hanno raggiunto un accordo per utilizzare all'occorrenza l'uno le basi navali dell'altro.

Un altro tassello del riarmo giapponese ci riguarda direttamente perché sono in corso degli accordi tra Italia, Gran Bretagna e Giappone per sviluppare assieme dei jet da combattimento entro il 2035.

Tra i motivi di questo riarmo viene citata spesso la percezione che la Cina sta diventando più minacciosa e quindi proprio solo una percezione o effettivamente la Cina è diventata più aggressiva con i suoi vicini?

Sì sicuramente è vero quello che dici negli ultimi 10 anni a partire da tutte le vicende che si sono svolte nel marcinese meridionale.

La Cina si è fatta sempre più assertiva, abbiamo visto le esercitazioni militari intorno all'isola di Taiwan sempre più frequenti, le truppe con fini dell'India.

Insomma diciamo che è chiaro che i paesi intorno alla Cina anche conoscendo la storia imperiale cinese hanno pensato bene di mettersi sulla difensiva, nessuno vuole andare alla guerra ovviamente.

Però il rischio di esercitazioni e trasporti di armi eccetera è che prima o poi avvenga un incidente che scappi di mano viste le tensioni nell'area.

E poi c'è la questione di Taiwan visto che l'isola è ormai da molto tempo al centro di una forte tensione internazionale.

Sì, la questione taiwanese è come al solito complessa, diciamo che Pekino la considera tutte le affatti una provincia ribelle, significa che la considera parte del suo territorio.

Non è certo anche perché conquistare un'isola è molto difficile soprattutto se si pensa anche a tutto l'aiuto che gli forniscono gli Stati Uniti d'America.

Non è certo quindi che si andrà alla guerra, a Pekino preferirebbe di gran lunga, tra virgoletto un accordo politico.

A parte la Cina, molti dei paesi di cui abbiamo parlato finora sono alleati degli Stati Uniti.

Secondo te c'è la sensazione che Washington non sia più disposta o forse perfino in grado di giocare un rollo primario nella difesa dell'equilibrio asiatico?

Un recente articolo del New York Times solleva proprio questa tesi e sicuramente c'è da dire che Washington è impegnata a difendere i propri interessi e l'attuale equilibrio geopolitico su vari fronti nel mondo, non solo in Asia.

È anche vero che al di là delle parole e delle intenzioni che esistono dall'inizio dell'Amministrazione Obama, il famoso pivotto Asia, cioè far tornare l'Asia come fulcro della politica estra americana, quelle parole non si sono mai realmente state trasformati infatti.

Obama in Asia è molto rimproverato perché all'epoca, cercando di costruire una relazione quasi paritaria con la Cina, aveva di fatto ignorato le stanze di molti paesi tradizionalmente alleati agli Stati Uniti,

Filippine, Giappone, Corea del Sud, etc., etc., la stessa Taiwan, tant'è che non mandò le armi a Taiwan, non incontrolde la lama, e tutto questo fece pensare a molti paesi asiatici che non sarebbe intervenuta in caso di attacco della Cina.

E per questo in molti si sono in quegli anni riavvicinati alla Cina. Da Trump in poi questo è completamente cambiato, anche soprattutto adesso con l'Amministrazione Biden, gli Stati Uniti tornano a essere molto presenti nell'area e cercano di dare garanzie e cercano di fare quella che la Cina chiama la politica di accerchiamento.

Tentano di contenere l'espansionismo cinese.

Grazie Cecilia Tanasio-Ghezzi.

Grazie a voi.

Il documentare della settimana è consigliato da Stefano Riberti, giornalista e scrittore che colabora con Internazionale.

Il tempo dei giganti, il documentario di Davide Berletti e Lorenzo Conte, tratto liberamente dal libro di Stefano Martella La morte dei giganti, racconta la vicenda dell'axilella fastidiosa in Salento a dieci anni esatti dalla sua prima comparsa nel 2013.

C'è quello che è il cortocircuito politico, mediatico e anche giudiziario che è di fatto portato al non-intervento e alla desertificazione di un intero territorio. Fa parlare i protagonisti, fa parlare degli esperti e apre anche una finestra su quello che è il futuro del Salento, un territorio che è distrutto e che deve immaginare quello che sarà, se sarà una nuova monocultura oppure se vuole invocare la strada di una agricoltura più sostenibile, più resiliente e più capace di assorbire gli shock della crisi climatica che colpisce in modo molto rilevante.

Il tempo dei giganti, un film documentario di Davide Berletti e Lorenzo Conte nelle sale italiane in questo periodo.

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Il primo ministro israeliano ha rinviato la riforma della giustizia dopo che il paese è stato paralizzato dalle proteste. Con la Russia impegnata in Ucraina, la Corea del sud le ha strappato una grossa fetta di mercato delle armi. L’atteggiamento più aggressivo della Cina sta spingendo tutti i paesi dell’Asia ad aumentare il bilancio destinato alla difesa.

Ariel David, giornalista di Haaretz, da Tel Aviv
Cecilia Attanasio Ghezzi, editor di Asia di Internazionale

L’annucio di Netanyahu https://www.news.com.au/world/israeli-pm-netanyahu-announces-delay-to-judicial-reforms/video/db6971d0247a33a7b73705601c9001d6
video Corea: https://edition.cnn.com/2022/11/25/asia/south-korea-defense-industry-weapons-intl-hnk-dst-ml/index.html

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.