Il Mondo: In Germania è in corso un’imponente esercitazione aerea della Nato. I soldi sauditi nello sport globale.
Internazionale 6/15/23 - Episode Page - 26m - PDF Transcript
Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e
questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo delle esercitazioni della NATO e degli investimenti della rabia saudita
nello sport globale e poi della nuova copertina di Internazionale e di un disco.
È giovedì 15 giugno 2023.
L'obiettivo è un signale, un signale a noi. Un signale a noi, a la NATO e anche a
la nostra popolazione, che siamo in un momento in cui sono veloce di reagire.
Abbiamo successo in mezzo di giorni di 250 avanti di servizio, che siamo in un momento in
der Lage, vero, il 12 giugno è cominciato nei cieli della Germania la più grande esercitazione
aerea della NATO, un'operazione senza precedenti che coinvolge 25 paesi e 10.000 persone.
Nell'audio che avete sentito, Ingo Gerhard, che è il capo di stato maggiore dell'aeronautica
tedesca, dice che l'esercitazione serve a mostrare ai cittadini dei paesi che fanno
parte della NATO che l'alleanza è in grado di reagire molto rapidamente e rendere operativi
250 aeree in pochi giorni. Ma è evidente che questa dimostrazione di
forza è anche un segnale per la Russia per confermare l'unità e l'efficienza dell'alleanza
atlantica. Ne parliamo con Gabriele Crescente, editor
d'Europa di Internazionale. Si tratta di una esercitazione senza precedenti,
almeno per quanto riguarda quelle che coinvolgono le forze aeree, il suo obiettivo principale
come tutte le esercitazioni della NATO è garantire la cosiddetta interoperabilità
tra le forze ermate dei vari paesi che usano sistemi molto diversi e che appunto devono
essere in grado di cooperare senza problemi. L'obiettivo di questa esercitazione è la
difesa aerea, in particolare dagli attacchi commissili e droni, cosa che suona particolarmente
significativa nel contesto della guerra in Ukraine dove bombardamenti russi contro obiettivi
civili e militari in tutto il Paese sono stati uno degli elementi più ricorrenti. Il messaggio
che si vuole mandare alla Russia è anche che un attacco ai paesi della NATO sarebbe
molto diverso rispetto a quello dell'Ukraine che non disponeva di una viazione moderna
e quindi ha permesso alle forze aeree russi di operare con una certa libertà. Un altro
messaggio è quello che appunto gli aerei della NATO possono raggiungere le aree di
crisi in pochissimo tempo, infatti missione prevede anche diversi voli di esercitazione
in Estonia e in Romania che sono due paesi molto vicini, se non confinanti con la Russia
ribadire il controllo su aree, la persona sta del centro delle tensioni recentemente
come il barbaltico dove negli ultimi giorni gli aerei della NATO hanno intercettato per 15 volte
dei jet russi che probabilmente erano stati mandati a assaggiare le difesi aerei e dei paesi
della regione. Un altro obiettivo è migliorare il coordinamento nelle operazioni di evacuazione
dei dettagli di guerra che è stato aggiunto dopo il caos del ritiro dall'Afghanistan nel 2021.
Queste esercitazioni sembrano essere un messaggio molto chiaro indirizzato alla Russia, giusto?
Il messaggio rivolto alla Russia è evidente anche se queste esercitazioni erano state
programmate ben prima dell'invasione dell'Ukraine, il 2018, ma sempre nel quadro delle tensioni tra
Russia e Ucraina che poimente erano cominciate nel 2014. Un altro messaggio è quello rivolto alla
Cina dato che tra i paesi che parteci quando c'è anche il Giappone che non fa parte della NATO
ma è stata invitata come osservatore che è un modo per ribadire che in Giappone è un alleato
organico del blocco occidentale anche se non è parte della NATO valgono le stesse garanzie che
valgono per i paesi dell'alleanza. Ecco, parlando proprio dei paesi che fanno parte della NATO,
ci ricordi qual è lo scopo dell'alleanza atlantica e chi ne fa parte?
Sì, la NATO è stata creata nel 1949 con il Trattato dell'Atlantico del Nord da cui prende
il nome che è stato firmato regionalemente da 12 paesi dell'Europa occidentale e dell'America
settenzionale. Il suo obiettivo principale, il tempo, era la difesa collettiva contro la minaccia
di un attacco da parte del blocco sovietico e questo era esemplificato dal famoso articolo 5 che
prevede che un attacco contro un paese dell'alleanza sia considerato come un attacco contro tutti i
paesi dell'alleanza e quindi debba trovare la risposta di tutti i paesi del blocco.
Nel corso della guerra fredda la NATO non ha mai svolto nessun intervento diretto ma è stata un
pezzo chiave dell'architettura della deterrenza reciproca tra i due blocchi. Dopo la caduta
del blocco sovietico la NATO si è allargata, includendo i paesi appunto dell'expatto di
Versavia e arrivando a comprendere 30 paesi complessivamente. La fine del suo avversario
storico ha anche gettato l'alleanza in una crisi di identità, cui ha cercato di reagire
allargando i suoi criteri di intervento e facendo le sue prime missioni militari veri e
proprie con l'intervento nei Balcani e quello in Afghanistan e in Iraq. Ma questa nuova dottrina
non ha messo fine alle poleniche e solo opportunità di mantenere impievi l'alleanza in un mondo ormai
considerato unipolare e non ha messo fine alle tensioni tra gli alleati che anzi si sono fatte
sempre più forti come quella tra Stati Uniti e Paesi Europei che Washington accusa di non fare
abbastanza dal punto di vista finanziario e quelle con la Turchia negli ultimi anni che è
entrata in contrasto in modo clamoroso con gli Stati Uniti sull'intervento in Siria e sulla
suo rapporto con la Russia di Putin. Ecco e poi è arrivata l'invasione russa dell'Ucraina. Che
effetto ha avuto questo sulla NATO dal punto di vista strategico e militare?
Chiaramente l'effetto delle pensioni in Ucraina prima con l'invasione del Donbass e poi con
l'invasione russa del 2022 è stato quello di rinvigorire e risvegliare l'alleanza dando
gli una nuova radondessere soprattutto convincendo gli europei che esistevano nuova minaccia e che
non potevano fare affidamento su una pace perpetua. Questo ha portato per esempio alla prima
adesione alla NATO nel corso di molti anni che è stata quella della Finlandia, un paese che fino
allora era stato assolutamente neutrale e la richiesta da parte della Svezia che però è stata
bloccata dal vero della Turchia. In tutto questo il fatto che l'esercitazione sia ospitata dalla
Germania che è significato a? Si chiaramente il fatto che la Germania sia il paese ospitante
abbia il comando delle operazioni ha anche l'obiettivo di ribadire e chiarire la posizione della
Germania nel centro dell'alleanza atlantica dopo le polemiche che l'hanno interessata negli ultimi
anni soprattutto la luce dei suoi rapporti economici con la Russia e delle sue esitazioni
sul contrasto all'intervento in Ukraine. Questo è stato uno degli obiettivi principali della
ministra degli esteri verde Anna Lena Baerbock che ha sempre cercato di mostrarsi come una degli
artefici più in vista della risposta occidentale all'invasione dell'Ukraine nonostante venga da
un partito che ha tradizionalmente profonde radici pacifiste sia opposto ad altri interventi in
passato. Abbiamo parlato degli effetti che l'invasione russa dell'Ukraine ha avuto su
l'alleanza in termini militari ma invece dal punto di vista dell'opinione pubblica europea
anche lì c'è stato un cambiamento di percezione. Si chiaramente l'emergere di una nuova minaccia
concreta allo shock della guerra pochi passi dall'Europa occidentale ha cambiato la percezione
dell'opinione pubblica e non solo anche quella di molte forze politiche finora erano state
scettiche nei confronti dell'impegno nell'ANATO e delle spese militari. Punto dicevamo del richiesta
di adesione da parte di Svezia a Finlandia che è stata presentata in entrambi casi da
governi social democratici che avevano sempre fatto della neutralità una bandiera. In generale la
protesta contro l'ANATO che si erano viste in Europa occidentale, il tempo degli interventi in
corso non ci sono state. Anche se una larga parte dell'opinione pubblica europea è contraria all'invio
di armi in Ukraina diverso è la percezione dell'ANATO che è tornata a essere percepita come una
garanzia di sicurezza. Grazie a Gabriele Crescente. Grazie a voi.
Maisa Moroni, foto editor di Internazionale racconta la copertina del nuovo numero.
Mr Berlusconi a Ipresium è il titolo della prima copertina che abbiamo dedicato a Silvio Berlusconi
datata a 26 novembre 1994, un anno dopo l'uscita del primo numero di internazionale.
Negli ultimi 30 anni Berlusconi è stato il politico e personaggio pubblico apparso più
spesso sulla nostra copertina circa 20 volte contando anche quella di questa settimana che
sarà forse l'ultima. Con un articolo firmato da Jason Horowitz e Rachel Donadio uscito su New York
Tour Times in cui si racconta come Berlusconi a diviso e impoverito l'Italia.
È stato particolarmente difficile trovare il giusto equilibrio tra foto e titolo e abbiamo
discusso a lungo per tenere insieme la critica anche dura al personaggio e il rispetto per una
persona appena morta. La fotografia è di Luca Santese del collettivo di fotografi Cesura,
un primo piano spietato del sorriso di Berlusconi in bianco e nero con la luce e il contrasto che lo
trasformano in un gigno e lo fanno assomigliare a una maschera. Sipario è la nuova copertina
d'internazionale.
Let's get to that shocking merger that has shaken up the world of golf. PGA Tour and the Saudi
backed live golf agreeing to merge, putting aside their bitter rivalry that had divided top
players, golf fans and corporate sponsors. Europe's DP World Tour will also join the new
entity. È l'ultimo di una serie di grandi accordi
nel settore dello sport internazionale che hanno al centro l'Arabia Saudita.
Il circuito di golf professionistico live, finanziato dal fondo soprano Saudita, si
fonderà con il circuito statunitense con quell'europeo, mettendo fine a una lunga rivalità e
spingendo il golf mondiale sotto il controllo dell'Arabia Saudita.
Da anni Riad è impegnata a rafforzare la sua presenza negli sport professionistici a livello
globale, dal calcio alla box e alla Formula 1, gettando le basi per grandi trasformazioni
negli anni a venire. Ne parliamo con Katrin Korné, giornalista
era vista che collabora con Internazionale e Francesca Agnetti, editor di Medio Oriente,
alla quale abbiamo chiesto di raccontarci gli ultimi sviluppi.
Il 6 giugno è stata annunciata la fusione di tre circuiti, fino ad allora in concorrenza
tra loro. Si tratta di quello statunitense PGA Tour con l'europeo DP Tour e il live golf,
che in realtà va letto come il numero romano 54, che corrisponde al totale delle buche presenti
nei campi del Torneo. Ed è finanziato dal Public Investment Fund,
il fondo sovrano dell'Arabia Saudita. Questa sorta di gigantesco circuito mondiale del
golf, che ancora non ha nome, sarà preseduto da Yaseer Aloyou Mayan, che è il capo del
Fondo di Investimenti Pubblico Saudita. E l'amministratore delegato sarà Jay Monan,
commissario di PGA, che fino ad ora si contendevano i principali giocatori di golf del
mondo. In base all'accordo, il Fondo Sovrano Saudita, che è gestito dal Principe Rititario
Mohamed Bin Salman, potrà immettere in questa nuova entità circa 3 miliardi di dollari.
Un altro grande sconvolgimento nel mondo dello sport riguarda invece il calcio. Il giorno
prima dell'annuncio che riguarda il golf, il 5 giugno, Riad aveva annunciato che, a
partire dall'ultimo trimestre del 2023, privatizzerà alcune tra le principali squadre di calcio
del Campionato Saudita. Questo vuol dire che, sempre il Fondo Sovrano, rileverà il 75%
di queste squadre che sono al Nasr, dove gioca il Campione Portoghese Cristiano Ronaldo,
Ali Tiyad, Ali Lal, tutte ai primi posti della classifica, e Al-Hali, che invece è in una
posizione più bassa. A differenza delle squadre europei che devono seguire le regole del
fair play finanziario, cioè ci deve essere una sostenibilità finanziaria per tenere
sotto controllo i costi. Invece il Fondo Saudita non ha limiti di spesa, anche per
i compensi che può offrire ai giocatori. Ed è proprio questa l'altra novità sportiva
che ha tenuto Banco in queste settimane in Arabia Saudita, cioè l'arrivo nel Campionato
del Regno di altri due grandi nomi nel firmamento del calcio maschile mondiale, che sono i calciatori
francesi Golo Canté e Karim Benzema, entrambi passati alla squadra saudita Al-Hitiyad. Benzema
l'8 giugno è stato accolto allo Stadio de Jedda con una cerimonia grandiosa, a cui
hanno partecipato 60 mila tifosi. Le cifre dei due trasferimenti non sono state resenote
ma senza altro sono molto sostanziose. Questa espansione nello sport globale però è cominciata
da un po' di tempo, Francesca non è una novità delle ultime settimane?
No, infatti nei ultimi anni Riyadh ha investito decine di milioni di dollari per portare tantissimi
eventi sportivi nel Paese, come hai detto anche tu all'inizio dalla box alla Formula
1. Nel 2021 ha acquistato la squadra di calcio inglese Newcastle United e vuole candidarsi
per ospitare i mondiali di calcio maschile del 2023. Addirittura nel 2029 l'Arabia Saudita
ospiterà i giochi asiatici invernali in pieno deserto. Lo sport è infatti uno dei 13
settori strategici, identificati dal fondo sovrano saudita, per raggiungere gli obiettivi
tracciati da Vision 2030. Il programma di sviluppo è lanciato dalla monarchia saudita nel 2016,
con l'obiettivo di realizzare riforme economiche e sociali per diversificare la propria economia,
rendendo la meno dipendente dal petrolio e rafforzando il settore privato. L'investimento
di grandi sommari di denaro proveniente da Paesi che non sono quelli europei o gli Stati Uniti
avrà grandi conseguenze nello sport ed è un fenomeno che in realtà non riguarda solo l'Arabia
Saudita per esempio, riguarda anche la Cina e l'India, però sicuramente il Medio Oriente è
il luogo in cui lo sport è considerato proprio come un mezzo, uno strumento fondamentale per
assicurarsi un futuro post carbone. Catrin, qual è l'obiettivo di questa strategia? Cosa vuole
dimostrare o cosa vuole comunicare l'Arabia Saudita? Allo all'esterno si tratta dei veramente
due grandi pilastri fondamentali della politica estera saudita, degli ultimi anni Soft Power e
Nation Branding, cioè la costruzione di una narrazione nazionale nuova. In poche parole si tratta
di cambiare la cattiva fama internazionale del Paese e far dimenticare un bilancio dei diritti
umani agghiacciante dal disastroso intervento dell'Oiemen al giornanista assassinato Jamal
Kashokshi. Questo però, a leggere il New York Times di ieri sta già funzionando. L'articolo
da paria a partner descrive quanto Biden ha cambiato la sua posizione verso Mohamed bin Salman.
Biden candidato lo considerava un paria. Da Presidente lo vuole partner oggi. Il Soft Power
serve proprio a questo. Ma soprattutto si tratta di cambiare definitivamente il rapporto con
l'aliato americano. Questo è cominciato nel 2019. Non so se vi ricordate, le strutture
petrolifere saudite sono state colpite da attacchi di drone missili presumibilmente lanciato
dall'Iran interrompendo temporanamente circa la metà della produzione del regno. Trump all'epoca
si rifiutò di intervenire a difesa dell'aliato. E lì, per tutti i Paese del Golfo, significa che
Washington non le proteggerà più. La cattiva reputazione dell'Areba Saudita diventa un problema
a livello globale. E lì rientra il bisogno di presentarsi meglio davanti a una comunità
internazionale. Bin Salman sta usando lo sport per mandare un messaggio anche ai suoi cittadini e alle
sue cittadine? Pani ciociensi. Si cerca innanzitutto di creare un forte legami tra la monarchia e il
popolo. Il principe ereditario offre il divertimento in scambio della cooptazione della popolazione,
un popolismo autoritario dietro il leader unico. La Arabia Saudita ha una popolazione giovanissima,
70% della popolazione a meno di 35 anni, adorano tutto il calcio e è importante veramente quanto in
Italia. MBS, Mohamed bin Salman, ha visto quanto la Copa del Mundo è servita a legare i cattari,
per esempio la loro monarchia, e lui ha bisogno di legitimità all'interno della famiglia reale e
in particolare nella sua lotta contro l'opposizione ultraconservatrice o abita. Un commentatore
politico Saudita diceva nel Shark Al-Ausat, il giornale Saudita di riferimento, che non
si tratta di un'operazione internazionale, ma ha tutto affecché fare con la costruzione da
un campionato per attirare i più giovani verso lo sport. E lì tocchiamo una cosa anche molto
importante di salute pubblica, perché la promozione dello sport è diventata prioritaria in un paese in
cui oltre il 50% della popolazione è in soprappeso e il 20% è obeso. L'Arabi Saudita ha il settimo
taso di diabete più alto al mondo, non c'è solo il calcio al quale si stanno interessando, per
esempio per coltivare il consenso e la salute pubblica, c'è anche molto investimento nel
cricket per parare al 30% della popolazione che venne dall'India del Bangladesh dell'Asia per
esempio. Infine ovviamente si tratta di diversificare i rendite. Come ne parlava Francesca, quindi il
regno spera di aumentare le entrati della Saudi League da 121 milioni di dollari nel 2022 a 480
milioni di dollari nel 2030. L'Arabia Saudita si aspetta inoltre che la sua strategia generi
opportunità di investimento nel settore privato. Su questo fronte si comporta molto come sono
comportati tutti i club europei, sono disceni che la Liga Europea svuota ai campionati africani
sudamericani con investimenti miliardari, sembra solo che sia cambiato regione.
A proposito di investimenti Francesca, tutta questa strategia di rafforzamento
dell'immagine con lo sport viene fatta con i soldi di questo fondo sovrano di cui parlavi prima.
Di che si tratta? Sì, il fondo sovrano è stato definito da alcuni analisti come uno
stato dentro lo Stato. È nato nel 1971 proprio con l'obiettivo di fare investimenti e oggi è
uno dei più grandi al mondo con un capitale di 650 miliardi di dollari. Dal 2015 è controllato
da Muhammad bin Salman, che è il figlio del re dell'Arabia Saudita Salman, detto MBS e nel
2017 è diventato anche principale ditario. Da quando è sotto la sua gestione il fondo sovrano
si è lanciato in investimenti molto più ambiziosi, anche rischiosi, immettendo decine
di miliardi di dollari nei mercati internazionali, stringendo accordi strategici con società,
aziende di tutto il mondo. Ma le attività principali sono state sul mercato interno anche
in questo caso, dove il fondo sovrano è diventato una forza onnipresente, fondamentale per guidare
l'economia fuori dall'era del petrolio. È responsabile praticamente di tutte le iniziative
prese da RIAD, dall'energia rinnovabile alla sicurezza alimentale fino agli investimenti
sportivi appunto. Come riassume un articolo uscito qualche giorno fa sul Financial Times,
il fondo sovrano ha creato 79 aziende che spazzano dalla produzione di caffè, al trasporto a
aero, al riciclo dei rifiuti fino alla difesa. E soprattutto il fondo ha il compito di sviluppare
i megaprogetti voluti da MBS, tra cui il più faraonico e anche discusso è criticato che è Neom,
una città intelligente e futuristica da 500 miliardi di dollari che è in costruzione
lungo la cossa del Mar Rosso, insieme anche a The Line, una città verticale di 170 km nel
mezzo del deserto che sarà il cuore di Neom. Ecco, ovviamente, la gestione del fondo sovrano
rispecchia la gestione del potere più in generale in Arabia Saudita, cioè completamente dall'alto
verso il basso, con una jerarchia assolutamente centralizzata che risponde direttamente a
Muhammad Bin Salman. Catrin, funzionerà tutta questa strategia?
Allora, gli due altri paesi che hanno applicato questa strategia di comprare il star del calcio
sono la Cina e l'America. Per ora non ha dotto grandi risultati. In Arabia Saudita,
il calcio invece è chiaramente il più popolare e il campionato saudita è già molto competitivo,
quindi se giocatori comprati sono del livello di canthe o benzema, cioè che è Pallone d'Oro
quest'anno, sono credo in grado di far partire un vero campionato. E c'è anche una cultura
calcistica a locali. Ricordiamo che la squadra nazionale Saudita ha battuta l'Argentina
Dimessi all'ultima copa del mondo. Grazie a Catrin Cornet.
Grazie. E grazie a Francesca Agnetti. Grazie a voi.
Il disco della settimana è consigliato da Daniele Cassandro, editor di Cultura d'Internazionale.
Jeanelle Monet, la cantante e attrice e rapper che aveva cominciato la sua carriera nel 2006
con gli Outcast, è arrivata al suo quarto album che si intitola The Age of Pleasure,
l'era del piacere. I suoi lavori precedenti erano ambiziosi e ricchi
di riferimenti musicali ed estetici alla storia e la cultura afroamericane. A volte
erano dischi talmente concettuali da rischiare di far scivolare in secondo piano il piacere
puro della musica. The Age of Pleasure è un album finalmente breve
e asciutto e rivendica con forza quel piacere. Jeanelle Monet sembra finalmente divertirsi
davvero e The Age of Pleasure è l'album estivo perfetto, forse il disco che avrebbe
potuto fare Rihanna se non fosse rimasta ferma musicalmente per 7 anni.
In poco più di 30 minuti di durata Jeanelle Monet mescora hip hop, R&B, dub, afrobeat e
reggae, con disinvoltura e leggerezza. Una leggerezza che non significa però superficialità.
Il tema del piacere fisico, della gioia del corpo, cui è anche politico, identitario
e ricco di sottili intelligenti dichiami al femminismo e al pensiero poscoloniale. Tra
gli ospiti di questo album, che anche il merito oggi raro di non essere troppo affollato
di celebrità, spiccano Grace Jones e Shion Kuti, il figlio più giovane del pioniere
dell'afrobeat Faela Kuti.
Buon appetito!
Machine-generated transcript that may contain inaccuracies.
L'operazione, che coinvolge 250 aerei e diecimila uomini, è un chiaro messaggio alla Russia. Il 6 giugno è stato raggiunto l’ultimo di una serie di accordi che rafforzano la presenza dell’Arabia Saudita negli sport professionistici a livello internazionale.
Gabriele Crescente, editor di Europa di Internazionale
Catherine Cornet, giornalista e arabista che collabora con Internazionale
Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale
Video Nato: https://it.euronews.com/2023/06/12/mega-esercitazione-nato-sui-cieli-della-germania
Video Arabia Saudita: https://www.cnbc.com/2023/06/07/golfs-pga-liv-merger-seen-as-major-win-for-the-saudis-americans-are-slamming-it.html
Scrivi a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050
Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.