Il Mondo: In Francia non si fermano le proteste contro la riforma delle pensioni. Cala la popolazione cinese: non succedeva da sessant’anni.

Internazionale Internazionale 3/23/23 - Episode Page - 22m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli e questo

è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo delle proteste contro la riforma delle pensioni in Francia e della crisi demografica

cinese e poi della copertina del nuovo numero di Internazionale e di un documentario.

A giovedì 23 marzo 2023.

Il 16 marzo, quando la prima ministra francese Elisabeth Born stava per prendere la parola

di fronte all'Assemblea Nazionale, i parlamentari dell'opposizione si sono alzati in piedi cantando

la marzillese per impedirle di parlare e hanno mostrato dei cartelli con scritto 64 anni

e no, un riferimento all'innazzamento dell'età minima previsto dalla riforma delle pensioni.

Il 20 marzo la legge è stata poi approvata e il governo ha superato due voti di sfiducia

presentati dall'opposizione.

Ora si attende l'esame del Consiglio Costituzionale.

Dalla fine di gennaio milioni di francesi sono scesi in piazza per protestare contro

questa riforma delle pensioni, che innalza l'età pensionabile da 62 a 64 anni.

Negli ultimi giorni, dopo il fallimento delle emozioni di sfiducia, le proteste si sono

intensificate in tutto il paese, con scioperi che hanno bloccato le scuole, le università,

i trasporti e le raffinerie, lasciando senza benzina molte stazioni di servizio.

Il 20 marzo a Parigi ci sono stati violenti scontri con la polizia e i sindacati hanno

nonciato una nuova giornata di mobilitazione generale per oggi.

Abbiamo chiesto che clima c'è a Parigi a Brunzeban, tradutrice dall'italiano al

francese che ha tradotto tra gli altri i libri di Zero Calcare.

C'è un clima abbastanza inedito, in realtà un po' entusiasmante, spiego, sono settimane

che c'è uno sciopero dei netturbini, quindi metà di Parigi, perché l'altra metà sono

privati che non scioperno, è in vasa da spazzature, ma stranamente con un sostegno

della popolazione, poi da qualche giorno ci sono questi manifestazioni che dicono spontane,

in realtà alcune sono non spontanei e comunque molto represse e poi altre sono completamente

spontanei, quindi gente in giro per la città che va, che brucia, che e poi composti del

potere in vasi, cioè di solito non succede, tipo davanti davanti al parelamento, così

così.

E poi questi messaggi che ti arrivano, appuntamento domani per bloccare il raccordo in un'area,

appuntamento domani per dare sostegno ai netturbini e bloccare i camion che escono, insomma

senti un'atmosfera completamente diversa dal solito.

E questo è Parigi, perché in altri posti a parte i raccordi o le autostrade bloccate

comunque gratis che ti passi gratis e dai 1 euro o 2 per assostegno allo sciopero, le

stazioni in vasi dalla gente, insomma questa è l'atmosfera diciamo in questi giorni.

Ci racconti come sei arrivati a questo punto gli eventi degli ultimi giorni che hanno portato

a questo scontro sempre più aperto?

Il primo sciopero è il 19 gennaio quindi in realtà è un bel po' che il movimento è

iniziato ed è anche questo inedito, in realtà il sostegno della popolazione al movimento

e l'opposizione della popolazione alla riforma, parliamo di cifre molto alto, cioè dal 50

ora siamo al 70% da gente che contro la riforma e di simpatia per il movimento uguale 65-66

sondaggi non fanno altro che aumentare come minuiscono invece i soldaggi di popolarità

del presidente, non è scontato, non è la prima legge ingiusta che fa, in tutto questo

c'è un governo che intanto dice bugge di continuo e questo la popolazione inizi a

sentirlo poi che non ha assolutamente ascoltato i sindacati che hanno provato invece a propure

altre soluzioni, poi una riforma che è superi in popolare perché lavora due anni in più

dopo tutto quello che è successo il covid, la crisi d'ospedali che non va, figurati.

È un governo che è la sondicesima fiducia, adesso so che in Italia c'è molto spesso

che si è mettere a fiducia, ma intanto qui non è così scontato e poi dopo tutto quello

che è successo è sembrato proprio la scintilla, già aveva utilizzato una procedura legislativa

strana che nessuno conosce che prometteva già praticamente di non fare il voto, ma in

più per essere sicuro di non fare nessun voto e non perdere la faccia messo pure la fiducia,

è stata un po' la goccia.

Chi sono le persone che partecipano alle protesse, che vanno nelle strade, che bruciano

la spazzatura?

È un movimento superlargo perché disoperanti, parte dei tribini che sono un po' gli eroi

di questa protesta, più ovviamente i lavoratori dell'energia e che stanno anche bloccando

dove si produce la benzina, il transporte che è un po' più classico, poi c'è i giovani

che manifestavano comunque per il clima che si sono aggiunti, l'8 marzo la manifestazione

delle donne era anche lì apparellato delle pensioni e si è un po' aggiunto tutto il

movimento, poi intanto il governo è molto detto che riprimeva solo le manifestazioni

illegali e questa cosa non è vera, è molto violento contro tutti e quindi la gente finisce

c'è in cazzo esce in cazzo.

Allora che era il pacto, etc.

fa sempre molto effetto quando tutti sono d'accordo, anche i sindacati che tradizionalmente

comunque non si opongono, provano a ottenere qualcosa o per loro o per la riforma in

corso. Questa volta è stato un no dal inizio che si ha tenuto tutto il tempo, cosa che

comunque non è scontante. Era anche perché è una riforma semplice da capire, è ingiusto.

Però devo dire che qualcosa è cambiato qualche giorno fa, cioè non hanno mai chiamato

uno sciopero che si chiama roconjuctibile o no, che non si ferma mai. Però è cambiato

qualcosa dopo questa fiducia che è stata diventata una scintilla. L'overwall è stato

importantissimo perché Macron non si poteva attaccare a niente, nessuno è d'accordo con

la sua riforma e mi sembra che sia i sondaggi che i soldi raccolte eccetera mostrano questo.

Il 7 marzo, per esempio, anche secondo le cifre della polizia, è il più grosso cortello da 40

anni. Le condizioni di lavoro si sono molto degravate in Francia negli ultimi anni, la

coscienza della gente del lavoro di essere così disprezzata da aver pagato un prezzo molto alto

dopo il Covid e adesso ancora questo mi è diretto un po' troppo.

Dopo che il governo ha superato il voto di sfiducia, Gianlu Mellancione, il leader della

Francia Insoumise, uno dei partiti di sinistra che hanno votato per la sfiducia, ha detto

adesso è ora di passare alla sfiducia popolare per invitare i francesi allo sciopero. Secondo

te, c'è il rischio di una crisi sociale simile a quella che ci fu nel 2018, quando i cosiddetti

Gile Giali bloccarono il Paese per diversi mesi? Da una parte direi che la crisi in realtà

c'è già. Il governo non è stato sfiduciato, ma per 9 voti è completamente inedito e anche

inedito che non si dimetto in realtà la prima ministra perché vuol dire che la parte della

destra che lo sosteneva non lo sostiene più. È molto significativo che ci siamo uno sciopero

dopo la sfiducia che quindi, nei sindagati, nessuno consigliere che è finita, anche perché

in realtà in Francia ci sono i precedenti, leggi che sono state ritirate dopo. Invece

il Paragone Collegi Gile Giali è veramente molto diverso. Da una parte qui c'è un movimento

un po' più tradizionale, non so come dire, sindagati, giovani, tutti uniti. I retragi

Gile Giali hanno vinciato almeno, hanno ottenuto delle cose e l'hanno ottenuto disobbedendo

e con anche una dimostrazione che erano disposti a qualsiasi cosa. Poi l'agente che ha fatto

Gile Giali non è scomparsa. Quest'agente di Gile Giali che era spoliticizzata, delle

piccole città, che comunque non aveva... C'è ancora... Hanno vissuto il disprezzo e

la violenza della polizia e ci sono ancora, quindi per me non so se è paragonabile, però

le cose si possono anche cumulare. Quindi la crisi per me c'è già. Poi loro contano

sullo scoraggiamento, sulla fatica, sullo scoraggiamento, sulla violenza, però l'ONU

ha già criticato la violenza. L'istanza ufficiale che rivelia le libertà civili, eccetera,

ha già allertato molto i sindacati della magistratura e degli avvocati hanno già allertato. Non

è detto che possa cavarsela così solo con la violenza, sperando che si torni a casa.

Il primo dei due voti sulla sfiducia di UND ha dimostrato comunque che il governo è debole,

che si è salvato appunto per solo 9 voti, come hai detto. Che cosa ti aspetti adesso?

L'interesse di Macron di Erie era più completamente assurda. Dopo tutto quello che succede, lui

va tranquillo, dice che non c'è nessun problema, che intanto però ha ritirato una regia che

doveva fare sull'immigrazione che faceva un po' per far piacere la destra, diciamo,

non vuole più discutere. Normalmente è una situazione in cui dovrebbe diventare, se

dovrebbe nero cadere il governo, si parla anche di rifare lezioni politiche. C'è da vedere molto

come andrà lo sciopero, il movimento oggi e cosa decidono anche i sindacati, ma la cosa

sembra che durerà, che non sia finita qui. Grazie a Brunse Bhan. Grazie a voi.

Maisa Moroni, foto editor di Internazionale, racconta la copertina del nuovo numero.

Negli ultimi anni abbiamo dedicato decine di copertine alla crisi climatica e questa

settimana, in occasione dell'uscita dell'ultimo rapporto dell'IPCC, che è il panel dell'ONU

sui cambiamenti climatici, abbiamo deciso di tornare su questo argomento fondamentale.

Visivamente il tema è vasto, digitando l'espressione climate change nel sito di una grande agenzia

fotografica, vengono fuori più di 400 mila immagini, ma gli articoli che pubblichiamo,

concentrati sulla possibilità o meno di limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5

gradi, ci hanno guidate nel lavoro. Una strada possibile era quella di mostrare gli effetti

concreti dell'aumento delle temperature, come un ghiacciaio che si scioglie o un alluvione,

ma non avrebbe restituito il carattere generale e globale degli articoli. Abbiamo quindi preferito

un approccio diciamo più concettuale, cercando la foto giusta e andando a riguardare le nostre

vecche copertine, abbiamo visto che non avevamo mai usato un'immagine classica con cui si

rappresenta il riscaldamento globale, e cioè quella di un globo terrestre in fiamme. Abbiamo

così pensato che la terra poteva diventare la testa di un fiammifero acceso che si sta

consumando, e abbiamo chiesto al foto illustratore britannico Justin Metz di farla per noi. Ora

o mai più è il titolo che accompagna la nostra terra fiammifero.

In questa conferenza del 2014 il demographer cinese Tsai Fan faceva una previsione che oggi si è

rivelata giusta. Nel 2022, per la prima volta in oltre 60 anni, la popolazione della Cina

è diminuita. Un fenomeno confermato dal rapporto pubblicato in questi giorni dall'autorità

di Pekino, secondo quello scorso anno gli abitanti della capitale cinese sono diminuiti

per la prima volta in vent'anni. Stanno le stime pubblicate a gennaio dall'ufficio

nazionale per le statistiche, oggi i cinesi sono 850.000 in meno rispetto a un anno fa.

È una cifra paragonabile agli abitanti di Torino, che quindi potrebbe sembrare rilevante

per un paese che comunque ha ancora un miliardo e quattrocento milioni di abitanti.

Eppure si tratta del primo segnale di una grave crisi demografica che è annunciata

da anni e che probabilmente cambierà l'assetto economico e sociale della Cina e avrà conseguenze

in tutto il resto del mondo. Ne parliamo con Cecilia Tanasio Gezzi, editor

di Asia d'Internazionale. Proprio in questi giorni la Megalopoli di

Pekino ha rilasciato i dati sulla propria popolazione e quest'anno per la prima volta

le morti sono più delle nascite. Come abbiamo scoperto inizio anno l'intera popolazione

cinese è in calo. L'ufficio centrale di statistica cinese ha quantificato in 850.000 individui

in meno rispetto all'anno precedente. Ed è questa la prima volta in 60 anni.

Questa notizia del calo demografico cinese è stata riportata da tutti i giornali del

mondo. Come mai viene ritenuto un dato così importante? Quali sono gli effetti che potrà

avere questo calo sull'economia e la società cinese? Semplicemente si può dire che la

popolazione invecchia significa che c'è meno forza a lavoro e più persone in pensione.

Quindi per lo che ha stato dello Stato è comunque un onere in più. In più ci dobbiamo

ricordare che negli ultimi 30 ormai si può dire anche 40 anni la Cina è stata la cosiddetta

fabbrica del mondo. Questo significava avere un imponente bacino di manodopera a basso

costo. La manodopera a basso costo esiste quando c'è una grande disponibilità di popolazioni

giovani che puoi pagare poco. Questo sta cambiando. Perché è stato riportato da tutti

i media e anche perché entro quest'anno avverrà il sorpasso dell'India. Noi siamo abituati

a pensare che la Cina è stato più popoloso del mondo. Da quest'anno lo sarà l'India.

Ed è interessante vedere anche come cambia proprio la struttura della popolazione. In

India abbiamo quasi la metà della popolazione il 47% che ha meno di 25 anni. Un abitante

della terra ogni cinque che ha meno di 25 anni è indiano. Mentre in Cina non è così.

In Cina già la popolazione sotto i 25 anni è meno di un terzo.

Noi sappiamo che storicamente quando i Paesi diventano benestanti la natalità crolla. In

questo senso la decrescita della popolazione cinese non può essere solo il segno che la

Cina sia entrata in una fase di sviluppo avanzato un po' come quello che conosciamo

in Occidente. Sicuramente questo è vero ed è vero soprattutto per le fasce più abienti

e la popolazione urbana. Il discorso della Cina è sempre molto complesso anche perché

ricordiamoci che la Cina dal 1980 a qualche anno fa ha varato quella che poi è diventata

famosa come la politica del figlio unico. Quindi per oltre 35 anni permetteva ad ogni

coppia di avere un solo bambino e non più di uno.

Ecco parliamo proprio della politica del figlio unico come è stata, cioè da quando è stata

imposta, quanto è durata per capirla meglio in prospettiva.

La politica del figlio unico nasce nel 1980 e viene portata avanti in interrottamente

fino al 2013 quando viene diciamo allentata perché si permette alle coppie di figli unici

di avere due figli. Questo perché già si temeva il caldo demografico e si pensava che le persone

cominciassero a fare figli su figli. Questo non è avvenuto tant'è che poi nel 2016

si è permesso a tutti di avere due figli e adesso nel 2021 si permette anzi si incoraggia

alla popolazione ad avere tre figli. Comunque per fare una breve sintesi di questi 35 anni

di politica del figlio unico, proprio numerica possiamo dire che le nascite sono state quantificate

come 400 milioni di nascite in meno rispetto a quelli che sarebbero nati senza questa politica

e nello stesso tempo però questo ha permesso a 600 milioni di persone di uscire dalla povertà.

Ma è stata una politica imposta a tutta la popolazione o c'erano differenze tra popolazione

urbana e rurale o più ricchi o più poveri? Da questa politica sono sempre state esclusa

le minoranze etniche che erano libere di figliare appiacimento. Sicuramente c'era anche un

discorso di senso perché sulla carta si poteva in teoria pagare una multa per il secondo

e il terzo genito. Questo però per complessità cinesi molto spesso non è stato permesso.

Il vero scandalo della politica del figlio unico sono tutte le persone nonnate. Queste

sono specialmente donne. La politica del figlio unico ha fatto sì che ci sono stati femminici

di inculla, ha fatto sì che ci sono stati tantissime donne costrette ad abortire o a

cui sono state legate le tube contro la loro volontà e c'è anche un terzo punto ci sono

diversi milioni di cinesi che sono nati fuori dalla politica del figlio unico e che non hanno

mai ricevuto dei documenti di identità. A questo punto invece qual è la politica

ufficiale delle autorità cinesi per quanto riguarda la natalità? Adesso si spinge a

fare figli. Vediamo che uno dopo l'altro le grandi città stanno anche cercando di regolamentare

quello che prima era considerato impossibile cioè che le donne single anche possano registrare

i propri figli e stanno funzionando queste misure. È troppo presto per dirlo perché

si tratta veramente di provvedimenti che si rincorrono negli ultimi mesi possiamo

dire che negli ultimi anni qualsiasi tentativo che c'è stato di permettere alle coppie di

fare più figli non ha dato i frutti voluti questo perché come dicevite prima nel frattempo

la popolazione è più benestante e il costo della vita è cresciuto ricordiamoci che

questa generazione di figli unici non solo deve combattere per garantire un'istruzione

che costa ai propri figli e tutta una serie di spese per i figli ma anche sulle sue spalle

quattro genitori da mantenere che sono invecchiati. In questo senso Pechino in esempio come

succede qua spesso la metropoli è l'avamposto e segna un po' la direzione in cui sta andando

alla società. Grazie a Cecilia Tannasio-Ghezzi. Grazie a voi. Un nuovo documentario italiano

consigliato Rapiero Zardo editor di Cultura d'Internazionale.

Esce in sala il documentario di Stefano Savona, Lemura di Bergamo che è stato presentato

al Festival di Berlino dove ha avuto un ottimo successo di critica e di pubblico. Nel

marzo del 2020 Savona è partito per Bergamo insieme a un gruppo di suoi ex studenti del

centro esperimentale di cinematografia di Palermo per provare a documentare la situazione

in uno degli epicentri della pandemia. Il suo documentario ha due elementi di interesse.

Il primo è che ci ricorda in maniera anche molto potente in una mezz'ora iniziale veramente

che lascia senza fiato quello che è stata la vera emergenza del Covid in Italia e che

forse per tutti i dibattiti sul vaccino, sul Green Pass, per questa reatorica del ricominciare

e uscire eccetera in qualche modo abbiamo anche comprensibilmente rimosso.

Il secondo motivo di interesse è come una comunità colpita duramente da un episodio

eccezionale alla necessità di elaborare il lutto e ha bisogno di tempo e di riflessione

per questo. Dalla redazione di internazionale per oggi

è tutto. Scriveteci a podcastchiocciolainternazionale.it o mandate un messaggio vocale al numero

che trovate nella descrizione del podcast e dell'episodio.

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Dopo l’approvazione della riforma voluta dal presidente Macron, i sindacati francesi hanno annunciato uno sciopero generale per oggi. Pechino corre ai ripari contro il calo demografico.

Brune Seban, traduttrice, da Parigi
Cecilia Attanasio Ghezzi, editor di Asia di Internazionale

Assemblea nazionale: https://www.youtube.com/watch?v=3KNYauwTo3w

Video Cina: https://www.youtube.com/watch?v=qv5Yks0xl3k&t=8s

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.