Il Mondo: Il veto della Russia blocca gli aiuti dell’Onu alla Siria. Quanto costa fare i turisti nello spazio.

Internazionale Internazionale 7/14/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli e questo

è il mondo il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo di aiuti umanitari in Siria e di turismo spaziale e poi di una strategia

contro la crisi climatica in Emilia Romagna e di un film.

A venerdì 14 luglio 2023.

Il 11 luglio al Consiglio di sicurezza dell'ONU, la Russia ha messo il veto sull'estensione di un accordo che permetteva di inviare aiuti umanitari nel Lord of the Stelecicle.

È un momento triste per il popolo siriano, ha commentato l'ambasciatrice

dell'Unità, l'Inda Thomas Greenfield che avete ascoltato all'inizio.

Quello a cui abbiamo appena assistito, quello a cui il mondo appena assistito è un atto di assoluta crudeltà.

Ne parliamo con Francesca Agnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale.

Il permesso per attavarizzare il valico di fronte da Babalawa, tra la Turchia e la Siria, è scaduto il 10 luglio.

Attraverso questo passaggio, dal 2014, sono trasportate aiuti umanitari come Cibo, Medicine, nel nord della Siria,

che è l'ultimo territorio ancora sotto il controllo di gruppi ribelli.

Qui abitano 4 milioni di persone, il bisogno di aiuti umanitari è aumentato consideravolmente in seguito al terremoto dello scorso febbraio,

che ha colpito proprio queste zone del nord della Siria oltre al sud della Turchia.

Da giorni, i 15 paesi che fanno parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

cercavano di mettersi d'accordo per trovare un compromesso per prolungare questo meccanismo che è gestito dall'ONU

e consente di consegnare gli aiuti senza il permesso del dittatore siriano Bashar al Assad.

In realtà, anzi, controlla sua volontà perché Assad vorrebbe controllare direttamente tutti gli aiuti

che arrivano nel Paese, ed è stato anche accusato di usare queste aiuti a favore del suo regime.

Proprio a causa delle devastanti conseguenze del terremoto di febbraio sulla popolazione del nord della Siria,

l'ONU, le agenzie umanitari e la maggioranza dei paesi che fanno parte del Consiglio di Sicurezza volevano

che il meccanismo fosse prolungato di almeno un anno per consentire di pianificare meglio la consegna dei aiuti e coprire tutto il periodo invernale.

Invece, la Russia, che è un alleato chiave del Regione Damasco, insisteva per un'essenzione di sei mesi.

Allora, la Svizzera e il Brasile, che sono i paesi incaricati di occuparsi di questa questione,

hanno proposto un compromesso di nove mesi e la risoluzione è stata votata l'11 luglio.

Ma la Russia ha messo il suo veto usando un potere che è garantito dal fatto che ha un membro permanente del Consiglio,

insieme a Cina, l'Unità, l'Unità e Francia.

Quindi, anche se gli altri 13 paesi hanno votato a favore e c'è stata un'essenzione che è quella della Cina, la risoluzione non è passata.

A quel punto, la Russia ha fatto votare la sua proposta di un'essenzione di sei mesi,

che però è stata approvata solo dalla stessa Russia e dalla Cina, mentre Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno votato contro e altri 10 paesi se sono astenuti.

Quindi non è passata neanche quella, perché per passare una risoluzione deve ricevere almeno 9 voti a favore,

nessun veto dei cinque membri permanenti.

Quindi alla fine non è passata nessuna risoluzione e il valico di frontera di Babalaua è stato temporanamente chiuso.

Perché la Russia si oppone all'estensione di questo accordo?

La Russia, come ho cenato prima, è la principale alleata del Regime Siriano dal 2015.

È proprio come il Regime considera la consigna degli aiuti come una violazione della sovranità siriana,

perché il flusso delle merce attraverso il valico di Babalaua non è controllato da Damasco.

E negli anni ha sempre usato questo momento del rinnovo del permesso come una leva, un ricatto per portare avanti i suoi interessi e quelli del Regime.

Quello che ha sempre cercato di fare è stato di limitare sempre di più l'arrivo dei aiuti nelle zone controllate dai ribelli,

quindi Nord-Ovesta-Siriano, soprattutto la regione di Idlib,

e con vogliare invece gli aiuti verso le zone sotto il controllo del governo siriano.

In questo caso, oltre a voler quindi tenere limitato il periodo del rinnovo, cioè sei mesi invece che dodici,

per avere maggiori possibilità di intervenire di nuovo presto,

Mosca voleva anche imporre delle condizioni che avrebbero spianato la strada a una rimessa in discussione delle sanzioni contro il Regime di Assad.

Cioè aveva chiesto all'ONU di realizzare un rapporto sull'impatto delle sanzioni unilaterali degli Stati Uniti e dell'Unione Europea.

Cosa però che i tre paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, cioè sempre Stati Uniti, Regno Unito e Francia, considerano inacettabile.

Alcune diplomatiche hanno anche sottolineato l'interferenza a favore della Siria di alcuni paesi che non fanno parte del Consiglio di Sicurezza,

ma che però hanno margine di azione piuttosto ampio e una certa influenza.

Prima e tra tutti i Emirati a Bioniti, che sono stati il primo paese del Golfo riprendere le relazioni con la Siria dopo la rivoluzione del 2011,

degenerata poi nella sanguinosa guerra civile, e che sono stati i tre promotori del re integro della Siria nella legara,

avvenuto il 19 maggio. Probabilmente anche questo fatto, cioè il ritorno della Siria sulla scena internazionale, ha avuto un sopeso.

Ormai Damasco non è più isolata diplomaticamente, soprattutto a livello regionale.

Questo probabilmente ha cambiato e continuerà a cambiare gli equilibri anche sul terreno.

Prima e accennato a un rinnovo che avveniva regolarmente di questo accordo.

Ma come funziona il meccanismo di aiuti dell'ONU?

Il Consiglio di Sicurezza ha autorizzato per la prima volta la consenia dei aiuti nelle aree della Siria,

fuori dal controllo del governo, senza l'autorizzazione del governo nel 2014.

Inizialmente erano previsti quattro punti di passaggio, oltre Babalawa c'era un altro valico,

sempre tra la Turchia e la Siria, e poi un altro con l'Irak e un altro con la Giordania.

Nel dicembre del 2017, per la prima volta, il meccanismo è stato rinnovato con un voto non unanime.

E da allora le ascensioni della Russia e della Cina hanno reso i rinnovi sempre più difficili.

Nel 2020 il veto di questi due paesi ha portato alla chiusura degli altri tre valichi,

lasciando Babalawa come unico passaggio per raggiungere il nord-west della Siria.

Dall'ora l'uso di questo passaggio è autorizzato ogni sei o dodici mesi,

sempre con maggiore difficoltà con la Russia e le potenze occidentali che riuscivano a raggiungere dei compromessi solo all'ultimo minuto.

E in seguito al terremoto del 6 febbraio, il governo siriano ha provato l'apertura di altri due punti di passaggio della Turchia

al nord-west della Siria, che sono Babal Salam e al Rai.

Inizialmente vero un periodo di tre mesi a partire dal 13 febbraio e poi sono state autorizzati per altri tre mesi.

Ora non si sa se Assad deciderà di rinnovare ancora il permesso.

Questo vuol dire che comunque fino al 13 agosto l'ONU e le altre agenzie umanitarie potranno continuare a consegnare gli aiuti in questa zona.

Però dopo, se non cambieranno le cose, non potrebbero più arrivare aiuti attraverso valichi via terra.

A New York comunque negoziati proseguono per garantire l'apertura del valico di Babalawa, ma non si sa come andranno.

Oggi, a 5 mesi dal terremoto che ha colpito la regione, qual'è la situazione nel nord-west della Siria?

Il nord-west della Siria in particolare la regione di Idlib è l'ultima rocca farte dei ribelli in Siria e controllata da gruppi islamisti siriani sostenuti dalla Turchia.

Ci vivono circa 4,5 milioni di persone e metà di queste sono sfollate da altre zone del Paese a causa del conflitto.

Molte vivevano già in condizioni precarie, in campi profughi, in edifici abbandonati già prima del terremoto, del 6 febbraio.

Dall'ora ovviamente le condizioni non hanno fatto altro che peggiorare.

Prie di 2,5 milioni di persone dipendono dai aiuti che ogni mese arrivano nella zona con centenaia di camion che passano dal valico di Babalawa.

L'85% degli aiuti arrivano proprio attraverso questo valico.

L'ONU ha già detto che comunque, usando gli altri due passaggi disponibili, non riuscirà a consegnare gli aiuti che sono arrivati fino ad adesso attraverso Babalawa.

Tra l'altro questo territorio continua a essere bersaglio delle offensive del regime siriano e del suo alleato russo.

A fine giugno è stato compiuto quello che è stato definito l'attacco più grave dell'ultimo anno.

Almeno 13 persone, tra quei alcuni bambini, sono morte nei bombardamenti russi secondo l'osservatorio siriano per i diritti umani.

Nel marzo del 2020 la russe e la turchia hanno raggiunto un accordo per mettere fine all'escalation militare nella regione e per fermare l'avanzata del regime per riconquistare idlib.

Però i bombardamenti sull'area non si sono mai fermati.

Dall'inizio dell'anno, il gruppo di volontari dei caschi bianchi ha registrato quasi 240 attacchi con artilleria e missili o bombardamenti russi, che hanno deciso almeno 18 persone.

Asad non rinuncia il suo obiettivo di raffermare la sua sovranità sul nord-dove siriano e una delle armi che ha a disposizione per sopraffare la popolazione è proprio quella degli aiuti umanitari.

In quest'ottica a fermare l'arrivo degli aiuti attraverso il valico di Babalawa è un modo per affamare la popolazione per piegarla, al suo volere e sopprimerla come assalda fatto in tutti questi anni nelle zone che erano state conquistate dai ribelli e che poi sono tornate sotto il suo controllo.

Grazie Francesca Agnetti.

Grazie a voi.

Federico Grazini, meteorologo e ricercatore che colabora con Internazionale racconta un articolo che ha scritto per il sito.

Prima una lunghissima seccita, poi le devastanti alluvioni in Emilia-Romagna e adesso il caldo torrido che fa volare la temperatura sopra i 40 gradi.

Questa successione di eventi estremi ci mette di fronte ad una preoccupante accelerazione della crisi climatica e alla incapacità del governo di pensare oltre all'emergenza.

L'Italia infatti è uno dei pochi paesi che non ancora un piano di adattamento a cambiamenti climatici.

Con quali criteri ricostruremo per difenderci dai venti analoghi o peggiore in futuro?

Ne parlo nell'articolo che ho scritto per il sito di Internazionale dove ripercorro in una sorta di diario la rincorsa nell'emergenza degli ultimi mesi.

La rincorsa in Emilia-Romagna

La rincorsa in Emilia-Romagna

La rincorsa in Emilia-Romagna

Benvenuti, benvenuti, benvenuti a tutti.

Grazie per la nostra invitazione per un'altra spazio incredibile.

Questa spazio è un speciale.

Non è solo che la stessa spazio commerciale della Galactic,

il nostro senso di servizio commerciale,

ci vorrà portare un team di speciali missioni e paliati da l'Italia,

l'Aerofors di spazio, da Spaceport America.

La rincorsa di Virgin Galactic e la rincorsa di Sierra-County, New Mexico.

Siamo riusciti a tagliarvi con noi e a provarvi con la scoperta di oggi.

Il 29 giugno, tre italiani hanno partecipato al primo volo spaziale commerciale della Virgin Galactic.

L'audio che avete sentito era la diretta del lancio trasmessa in streaming dall'azienda.

Quello dei viaggi spaziali è un settore in grande crescita

e sono sempre di più i privati cittadini pronti a pagare cifre altissime per essere mandati in orbita.

L'incidente del sottomarino Titan però ha riacceso l'attenzione sui rischi dei viaggi estremi,

sollevando un dibattito sulla necessità di introdurre regole più rigide.

Ne parliamo con Pier Francesco Romano, capo redattore di Internazionale.

Il 29 giugno, una navicella della Virgin Galactic,

che è un'azienda privata di proprietà di Richard Branson,

ha completato con successo un viaggio suborbitale,

cioè a circa 15 mila metri d'altezza, con a bordo tre persone che erano quasi dei turisti,

nel senso che il viaggio era a pagamento perché gestito da un privato.

Il Marchio Virgin, per cavissi, è lo stesso delle palestre o della casa discografica.

Quindi il viaggio era privato, ma i tre passageri per italiani erano in realtà per lavoro,

perché erano due ufficiali dell'aeronautica militare e un ricercatore del CNR

che hanno fatto degli esperimenti durante il volo.

Come è nato il settore di viaggi spaziali privati?

I viaggi di persone diverse dagli astronauti sono cominciati in realtà già negli anni 70-80.

Si trattava per lo più di specialisti, tecnici, ingegneri,

persone che dovevano supervisionare delle installazioni o degli esperimenti fatti in orbita

e che partivano accanto astronauti veri e propri, quindi mai da soli.

I viaggi erano della NASA, ma alcuni dei viaggiatori erano più o meno esterni all'agenzia.

Siccome però il sistema statunitense tende a favorire sempre l'iniziativa privata,

anche quando è estremamente rischiosa, aveva già incoraggiato anche formalmente

l'intervento dei privati nel settore, prima per la fornitura di equipaggiamenti,

servizi e accessori, poi direttamente invitando a costruire a parecchie sistemi

per portare prima di tutto cose, come i sateliti commerciali e poi anche le persone.

Anche la NASA aveva pensato a dei viaggi per persone comuni da affiancare agli astronauti.

Si doveva cominciare con il programma insegnanti nello spazio, che poi fu cancellato,

e l'inizio dei viaggi turistici si fa risalire quindi all'inizio degli anni 2000,

e oggi dopo il viaggio riuscito della Virginia di cui parliamo prima sono tornati da attualità.

Chi è stato il primo privato ad andare nello spazio?

Doveva essere un cittadino o qualunque degli Stati Uniti, in particolare un insegnante.

Purtroppo la prima missione del programma insegnanti nello spazio ebbe un incidente

disastroso, era il 1986, lo shuttle Challenger esplose in volo a 14.000 metri d'altezza,

uccidendo le 7 persone a bordo tra cui c'era appunto l'insegnante Christa McAuliffe.

Il programma fu quindi cancellato e i viaggi di civili nello spazio rimandati.

Prima di McAuliffe c'erano stati alcuni ospiti civili sugli shuttle,

ma erano stati un paio di politici statunitensi e un príncipe saudita che era anche un pilota.

Di turismo spaziale poi si è tornato a parlare nel 2001 e il primo turista è considerato Dennis Tito,

un ingegnere e uomo d'affari che aveva comunque già lavorato per la NASA.

Tito aveva comprato un biglietto da 20 milioni di dollari per visitare la Stazione Spaziale

Poi il viaggio fu cancellato perché la stazione fu mandata fuori dalla sua orbita dispersa nello spazio,

quindi fu cambiata la destinazione del viaggio di Tito che si ritrova sulla Stazione Spaziale Internazionale.

La cosa interessante è che comunque tutti i viaggiatori che poi sono andati a curiosare

sulla Stazione Spaziale Internazionale per 10 anni partivano con un'agenzia di viaggi statunitense,

la Space Adventures, ma su una navetta russa, la Soyuz, dell'agenzia spaziale Roscosmos.

Il fatto è che il programma ha stato unitense Space Shuttle,

all'inizio degli anni 2000 si stava già avviando alla conclusione,

nel 2003 c'era stato un altro incidente, quello del Columbia,

e questo aveva accelerato la fine del programma.

Il governo americano ha deciso che gli shuttle sarebbero stati usati solo per completare la realizzazione della stazione spaziale.

Quindi i primi turisti spaziali dovevano chiedere un passaggio ai russi.

Quando poi il programma shuttle è finito nel 2011,

le navicelle russe hanno dovuto dare un passaggio agli astronauti statunitensi

e quindi non avevano più spazio per i turisti.

I viaggi sono stati sospesi quelli turistici e sono ricominciati nel 2020 quando è entrato in campo Elon Musk,

il miliardario sudafricano, il proprietario della Tesla che oggi è proprietario anche di Twitter,

che ha fondato la SpaceX e che subito dopo la fondazione ha cominciato a ottenere i contratti milionari

con la NASA per portare materiale sulla stazione spaziale internazionale e poi per portare gli astronauti.

A quel punto sulla suyuz si sono liberati di nuovo i posti per i turisti e si è ricominciato a viaggiare.

E quanto valgono per andare nello spazio?

L'ultimo turista di cui si è parlato molto è stato nel 2021 un miliardario giapponese Yusaku Mizawa,

che insieme a sua assistente, che lo riprendeva con una videocamera, è andato sulla stazione spaziale dove ha passato 12 giorni.

Erano i primi turisti sulla stazione spaziale dopo 10 anni e il viaggio entirea dove essere la preparazione a un altro viaggio intorno alla Luna

con la SpaceX di Elon Musk che provò dei problemi, quindi quel viaggio di orbita intorno alla Luna è stato per ora rimandato.

La SpaceX è comunque riuscita poi a portare 4 turisti sulla stazione spaziale internazionale nel 2022

con la prima missione completamente civile della storia, cioè a bordo c'erano solo i turisti e non c'erano astronauti.

E anche la Cina ha portato un civile sulla sua stazione spaziale quest'anno, sulla stazione Tiangong con una navicella cinese.

E poi c'è il turismo più a bassa quota, diciamo delle stazioni spaziali orbitali.

Sulla stazione spaziale internazionale ci sono stati più o meno una 15 di turisti, un po' meno forse.

Al confine dell'atmosfera invece sono già arrivate una cinquantina di persone.

Per andare su l'ISS sulla stazione spaziale internazionale si pagano begli atti milionari,

come abbiamo visto il primo era costato 20 milioni, gli ultimi sono costati più di 50 milioni a testa.

Per partire con la Virgin invece, come hanno fatto i tre italiani a giugno,

si pagavano all'inizio 250 mila dollari quando si era nella fase della prenotazione dei viaggi.

Adesso che i viaggi sono cominciati il prezzo è saluto a 450 mila dollari che dovrebbe essere il prezzo pagato

dall'aeronautica militare italiana, 450 mila dollari a testa.

Nonostante, i prezzi pare che le prenotazioni siano moltissime.

Hai citato quindi la Virgin e Mask e altre diverse agenzie internazionali,

ma chi sono esattamente gli operatori privati che oggi offrono questa possibilità di viaggio?

Oltre alla Virgin e alla SpaceX, quindi l'azienda di Richard Benson e all'azienda di Elon Musk,

c'è la Blue Origin che è l'azienda di Jeff Bezos, il proprietario di Amazon e quella di cui si parla di più.

Solo che l'anno scorso ha dovuto rivedere i programmi per degli incidenti di percorso,

quindi la data della sua prima gita per turisti e dello spazio non è stata ancora fissata.

Poi ci sono altre aziende più piccole, anche queste per lo più statunitanzi,

che stanno preparando dei viaggi con una sorta di pallonia aerostatici.

Qualcuno si ricorderebbe che nel 2014, sponsorizzato da una famosa bibita energetica,

ci fu un ex ingegnere della Google che si fece portare su un pallone di questo tipo a più di 40 km d'altezza

e si lanciò nel vuoto riprendendo il lancio con una tutta d'astronauta e chiaramente con un paragadute.

Ci sono aziende che stanno cominciando a preparare viaggi simili per i turisti ovviamente senza lancio,

ma con delle capsule spaziali confortevoli.

Poche settimane fa c'è stato un incidente di un somergibile, il Titan,

che stava scendendo in profondità per esplorare i resti del Titanic

e si è parlato molto dei rischi, torna a questo tipo di viaggi estremi, in questo caso nelle profondità marine.

Quest'incidente ha avuto qualche influenza anche sul dibattito sui viaggi spaziali?

Sì, anche perché c'è qualcosa in comune tra i viaggi nelle profondità dell'oceno e i viaggi nello spazio,

cioè che non sono regolamentati.

Per l'esplorazione spaziale esistono dei trattati internazionali,

che però si preoccupano più che altro di stabilire che lo spazio di tutti e che nessuno si può appropriare di un corpo celeste.

Poi ci sono i trattati sulle telecomunicazioni, che riguardano i satellite

e anche questi si preoccupano più che altro di stabilire regole per l'equa concorrenza.

E c'è una commissione delle Nazioni Unite sull'uso pacifico dello spazio,

ma sulla sicurezza pare che ci siano gravi lacune, almeno da un punto di vista diciamo così europeo.

Gli Stati Uniti infatti hanno sabitato che mettere delle regole sulle esplorazioni estreme,

nello spazio come negli abissi, sarebbe solo un fastidio per gli innovatori coraggiosi.

Cioè c'è proprio una moratoria votata dal Congresso Stato Unitense per impedire alla regolamentazione.

Il principio su cui si fonda è che le aziende private non hanno interesse a uccidere nessuno,

perché sarebbe controproducente per gli affari,

quindi faranno di tutto per garantire la sicurezza di questi viaggi, secondo la moratoria.

In settori così avveniristici, sossiene il Parlamento Stato Unitense,

sarebbe troppo difficile stabilire dei criteri di riferimento, perché nessuno ne sa abbastanza,

quindi solo rischiando si può aumentare la conoscenza.

Per imbarcarsi sulle navicelle spaziali delle aziende Stato Unitense serve solamente il consenso informato del turista,

cioè i passeggeri quindi devono firmare una dichiarazione con cui accettano tutti i rischi del viaggio,

compreso il fatto che standard di sicurezza da rispettare in posti al costruttore non esistono.

La vicenda del Titan ma anche gli incidenti spaziali del passato dovrebbero insegnarci che forse non è un gran metodo.

E pensabili che questo tipo di viaggi diventino la norma in futuro o comunque molto più diffusi di adesso?

L'azienda Svizzera di i servizi finanziari UBS che fa previsioni su vari mercati ha fatto una previsione anche sul mercato del turismo spaziale.

E secondo l'UBS nel 2030 si dovrebbe arrivare un valore complessivo di 3 miliardi di dollari,

che è una quota in realtà molto piccola del valore dell'intera industria spaziale che sempre da ora al 2030

dovrebbe passare da 400 miliardi a 800 miliardi di dollari, quindi raddoppiare di valore.

Quello che probabilmente secondo l'UBS aumenterà più di tutto è il settore dei viaggi a lunga distanza,

cioè i viaggi aerei che oggi impiegano più di 10 ore dovrebbero in teoria essere sostituiti da viaggi suborbitali,

quindi ad altezze comunque molto più alte di quelle degli aerei di linee attuali,

e questo settore dovrebbe valere addirittura 20 miliardi di dollari, che pensaci ora è un'accelerazione incredibile.

Quindi, visto gli investimenti che si stanno facendo e le previsioni di mercato,

probabilmente i viaggi almeno quelli suborbitali così detti dovrebbero aumentare, diventeranno più diffusi,

ma solo comunque tra chi solo può permettere.

Grazie per Francesco Romano.

Grazie a voi.

Il film della settimana è consigliato Rapiero Zardo, editor di Cultura d'Internazionale.

C'è da scommettere che il 99% delle persone che andranno al cinema in questa fine settimana

andranno a vedere Mission Impossible con Tom Cruise che si getta a rotta di collo per le strade di Roma

a bordo di una 500 gialla come quella di Lupa in Terzo.

Per restare a Roma si può scegliere di vedere come peccano in mezzo ai lupi, di lì da Patitucci,

è un poliziesco in cui Isabella Ragonese interpreta Stefania,

un'agente che lavora sotto copertura sulle tracce di una banda di cattivissimi rapinatori slavi.

Parallellamente, seguendo la disavventura di due piccoli e sfortunatissimi criminali,

Gaetano, interpretato al genero Rodicolo Andrea e Bruno, interpretato da Andrea Arcangeli

che si candida rapidamente a essere una delle pecore del titolo.

Le strade di Stefania, Bruno e Gaetano ovviamente si incroceranno.

Lì da Patitucci è al suo primo lungometraggio ma ha un'allunghissima esperienza in altri film serie

come regista di seconda unità e autoreggista.

Il suo film è asciutto, c'era una tensione costante e i personaggi sono tutto sommato convincenti.

Fino a un certo punto ho pensato a un moderno poliziottesco,

i film polizieschi anni 70 come li chiamava il grande Fernando di Leo.

Forse non è così, ma la strada sembra quella giusta.

Come peccano in mezzo ai lupi, di lì da Patitucci nelle sale.

Dalla redazione di Internazionale per oggi è tutto.

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L'appuntamento con il mondo è lunedì mattina alle 6.30.

Sottotitoli e revisione a cura di QTSS.

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L’accordo che permetteva l’invio di cibo, acqua e medicine nel nordovest della Siria non è stato rinnovato a causa del veto russo al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il 29 giugno tre italiani hanno partecipato al primo volo spaziale commerciale della Virgin Galactic.

Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale
Pierfrancesco Romano, caporedattore di Internazionale

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni, con Vincenzo De Simone.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.