Il Mondo: Il governo italiano vuole impedire alle coppie omosessuali di avere figli. Cosa c’entra Beyoncé con Nefertiti.

Internazionale Internazionale 6/22/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli

e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo di famiglie omogenitoriali e del colore della pelle di Nefertiti e Cleopatra,

e poi della nuova copertina di Internazionale e di un libro.

È giovedì 22 giugno 2023.

Si temeva che la Procura di Padova facesse questo passo, molto meno scontato era che la

Procura andasse indietro addirittura di sei anni, che io sappia questo è veramente la

prima volta che succede, altra parte Padova è stato il primissimo comun italiano, già

il 2017, a dare ai bambini tutt'è la forte, che è quella di avere della nascita subito due

genitori, togliere a un bambino una bambina di sei anni un genitore significa che questo

genitore diventa per il diritto il nulla, che ha di nullimbo come la vicina di casa,

una perfetta sconosciuta che passa per strada, vuol dire che questo genitore da oggi e dal

domani non solo non avrà più diritti ma anche più doveri nei confronti di quel bambino.

Alexander Schuster, avvocato specializzato in questioni LGBT, commenta la decisione

della Procura di Padova di impugnare 33 atti di nascita di bambini e bambine con due mamme.

La Procura ha avvisato le famiglie in questione tramite raccomandata, informandole di aver chiesto

al tribunale di cancellare dagli atti di nascita il nome della madre non biologica.

Gli atti di nascita erano stati registrati dal sindaco di Padova dal 2017 oggi,

la bambina più grande tra quelle coinvolte ha già sei anni, e anche se ora si attende una

pioggia di ricorzi in sede civile, nel frattempo c'è chi non potrà più andare a

prendere i figli a scuola senza una delega, non potrà più parlare con il pediatra o dovrà

cambiare con i ome. Ne parliamo con Samuele Caffasso, giornalista che

colabora con Internazionale e ha scritto figlie dell'arco baleno pubblicato da Donzelli.

33 famiglie composte da due mamme si sono viste arrivare dalla Procura di Padova una richiesta

di annullamento della loro esplizione alla naga, però anzi per meglio dire la Procura chiede che una

delle due madre che sono registrate appunto come tali alla naga sia cancellata, si tratta

delle mamme non biologiche che hanno avuto il loro figlio attraverso una fecondazione eterologa e la

loro compagna o moglie che si voglia dipende dai casi ovviamente ha portato avanti la gravidanza.

Non è la prima volta che una cosa del genere succede in Italia, la novità che ha lasciato

tutti molto perplesse nel caso delle famiglie alco baleno fortemente ammareggiati è che qua

si è andato indietro di sei anni, vuol dire che la richiesta come dire di cancellare questa

seconda gamma di bambini che già hanno sette o otto anni e che avevano avuto il riconoscimento

sei anni prima. Si trattava di bambini nati all'estero e quindi i loro certificati di nascito

erano stati trascritti in Italia? No, si tratta di bambini e bambini nati in Italia da una

fecondazione eterologa che era stata fatta all'estero perché ricordiamo che una delle

discriminazioni che subiscono le coppie lesbiche in Italia è quella di non poter accedere alla

fecondazione eterologa. Queste famiglie quindi l'hanno andati in Spagna, in Danimac, in altri paesi

avranno fatto una fecondazione eterologa e poi tornati in Italia avevano chiesto al comune in

questo caso Padua di registrare anche la seconda madre attraverso non una trascrizione ma una

annotazione, ovvero sia i bambini raggià registrato in Italia con una mamma, il comune

avrà fatto una annotazione con cui riconosceva anche il secondo genitore sulla base del fatto

che il secondo genitore aveva partecipato al programma di fecondazione eterologa e aveva

condivisi gli obiettivi. Quindi questo tipo di annotazioni o nel caso di certificati di nascita

fatti all'estero trascrizioni possono essere trascritti o annotati dai comuni italiani,

cioè hanno questa facoltà i sindaci. Allora la verità è che è tutto molto complicato perché

in Italia manca una legge, i sindaci che per adesso l'hanno fatto, l'hanno fatto sulla base

dell'interesse superiore del minore, ovvero sia in assenza di una legge comunque riconosciuto alle

famiglie, in particolare ai minori la propria famiglia, proprio un diritto costituzionale che c'è

nella nostra carta fondamentale e quindi i sindaci sulla base di questo hanno fatto queste

annotazioni o trascrizioni. In alcuni casi non sono mai state impugnate, in altri casi sono

state impugnate ma poi il tribunale ha dato ragione alle famiglie e adesso c'è questo caso

appunto di 33 annotazioni impugnate, si andrà in tribunale per decidere chi ha ragione.

Quello della Procura di Padova può essere considerato un atto politico? Allora qui c'è un

punto molto importante, uno dei primi atti di questo governo attraverso il ministro dell'interno

Piantedosi, è stato quello di produrre una circolare in cui appunto diffidava i sindaci di

riconoscere i figli delle coppie omogenitoriali e in particolare di farlo per i figli di due

padri. Quindi è un dato di fatto che la decisione della Procura di Padova arriva dopo questa circolare

ed altrimenti il sindaco di Padova avrà chiarito che ogni volta che faceva una trascrizione lui

comunque notificava la cosa alla Procura, quindi la Procura in realtà se voleva intervenire potrebbe

intervenire già sei anni fa, cinque anni fa, quattro anni fa, tre anni fa. I tempi con cui invece

ha deciso di farlo adesso proprio dopo l'atto del governo in particolare la circolare del

ministro Piantedosi ci dicono che si è una scelta che chiaramente ha un sapore a una connotazione

politica. Se diventa impossibile registrare due persone dello stesso sesso come genitori alla

nagrafe, quale altra strada rimane per le coppie gay e lesbiche per essere riconosciute come genitori?

Rimane l'adduzione in casi particolari che talvolta viene definito un po' scurettamente

strepchild adoption, cioè l'adduzione del figlio Tell Partner. È una procedura che ha richiamato

la ministra Roccella in un intervisto per superiore della sera considerandola e definendola una

pratica molto semplice che dura pochi mesi. In realtà non è così, noi sappiamo che le

procedure possono essere anche molto lunghe, ne abbiamo parlato in un articolo uscito su

internazionale, possono passare mesi e mesi e comunque teniamo conto che è anche psicologicamente

una procedura difficile e dolorosa per le famiglie nel senso che ci sono giudici assistenti

sociali che vanno da un bambino abbastanza piccolo per avere tre anni, quattro anni gli chiedono

questa mamma è veramente la tua mamma, questo papà è veramente il tuo papà e allo stesso modo

vengono fatte delle domande ai genitori che possono essere talvolta, non dico scioccanti ma

comunque creare dei problemi, dei disagi, noi abbiamo raccontato ad esempio su internazionale il

caso di una coppia di vadi lesbiche, cui sono state fatte molte domande sulla loro scoperta

dell'homosexualità, un argomento che chiaramente ha poco a che fare con la loro possibilità e la

loro capacità di essere genitori. C'è poi un altro aspetto dell'homogenitorialità contro cui si

batte in modo particolare il governo ed è la gestazione per altri, cioè quando una donna

porta avanti una gravidanza per conto di un'altra coppia, però le associazioni LGBT accusano

il governo di fare un uso strumentalizzato e distorto di questo dibattito, è davvero così?

A me pare che sia così, ci sono tutti i segnali che sia effettivamente così, ora possiamo come dire

andare sul folklore e raccontare che la Presidente del Consiglio ha ricevuto pochi giorni fa a Roma

Elon Musk, per esempio, è un genitore grazie alla gestazione per altri, oppure nessuno li ha

chiesto conto di questo. La gestazione per altri è una pratica che viene usata sia dalle coppie

heterossessuali che dalle coppie homossessuali, in questo caso però quello che si dice e che sono

le coppie homossessuali che vogliono cancellare la mamma, una fase che appunto indica la volontà di

strumentalizzare questo discorso, questo dibattito che c'è intorno alla gestazione per altri per

negare il fatto che possano esserci famiglie con due padri. Fina quando si è formato il governo

Meloni si è temuto che, avendo le mani legate su molte questioni economiche di politica estera,

si sarebbe concentrato sui temi identitari e quindi sulle battaglie sociali tra cui quella contro

i diritti civili. Secondo te, con l'omo genitorialità sta succedendo esattamente questo? Quando me

sta succedendo questo, c'erano tutti i segnali. Diversi governi di destra popolista in Europa

avevano fatto quello che adesso sta facendo il governo Meloni, mi viene in mente ad esempio

Orban in Ungheria, è ancora prima, la stessa cosa era fatta Putin in Russia. In un'intervista sul

corriere della sera, ieri la ministra Occella parla di ecologia umana, cioè dice non riconoscere

le famiglie con due padri, due mari, una questione appunto quasi di rispetto della natura umana,

come se le persone gay e le persone lesbiche siano sterili, cosa che non è. Quello che sta

succedendo è quello che invece ha dichiarato un esponente dei radicali Riccardo Maggi dove

dice che si sta tentando di sterilizzare le coppie LGBT, cioè le persone gay e le persone lesbiche

sono in grado di diventare genitori, sono genitori in Italia da tantissimi anni. Quello che si sta

facendo è attraverso decreti, attraverso circolari, attraverso interpretazioni restrittive della

legge di porre una barriera di norme di burocrazia al fatto che le famiglie omogenitoriali esistono.

Questa barriera di burocrazia ovviamente non cancellerà, non può cancellare le famiglie

omogenitoriali, però può far sì che in Italia si metta un piccolo semi di uno stato etico,

cioè uno stato che riconosce le famiglie a seconda del fatto che siano o meno corrispondente alla

propria idea di che cosa dovrebbe essere una famiglia. Anche se non la si condivide la destra

sta comunque proponendo un'idea di società molto precisa, perché la sinistra negli ultimi

anni non è riuscito a farlo con altrettanta forza e chiarezza e rendere quindi i diritti civili una

sua battaglia identitaria in modo netto. Per rispondere a questa domanda dobbiamo andare un pochino

indietro nel tempo ed esattamente al 2016, quando l'Italia in ritardo su tutto il resto

d'Europa prova la legge sulle unioni civili. Nel 2016 ricordiamo era in vigore il matrimonio

equalitario in gran parte dell'Europa occidentale. Il centro sinistra invece in quegli anni si

spacca, decide che l'Italia non è pronta ad avere una legge su un matrimonio equalitario,

approva una legge sulle unioni civili. Durante la discussione si creano altre spaccature

all'interno del centro sinistra. Si palesa l'opposizione del movimento Cinque Stelle e si

decide appunto di togliere la parte sulla genitorialità dalla legge. La legge viene

approvata così senza che venga in nessun modo tutelata l'omogenitorialità. E li iniziano

tutti i problemi di cui abbiamo parlato fino ad adesso. Il centro sinistra per tenere dentro

una parte della sua coalizione che di volta in volta si è definito centrista, di volta

in volta si è definito d'ispirazione cattolica ha deciso di rinunciare a questa battaglia.

E questo runus ha permesso oggi al centro destra di portare avanti questa battaglia senza

dover cancellare nessuna legge. La ministra Roccella ha il gioco facile nel dire la procura

sta solamente applicando la legge italiana. Quello che la ministra Roccella non dice è

che in realtà questo si può fare perché l'Italia non tutela l'omogenitorialità e non la tutela da

sempre, ma in particolare dal 2016 quando si poteva fare una legge per tutelare l'omogenitorialità

invece non è stata fatta. Grazie a Samole Caffasso. Grazie a voi.

Maisa Moroni, fatto editor di Internazionale, racconta la copertina del nuovo numero.

A cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale, lo scrittore francese Anatol Franz disse

«crediamo di morire per la patria ma moriamo per gli industriali». Dopo decenni in quel calo

delle spese militari ha permesso agli stati di destinare enormi sommi ad altri scopi, la guerra

in Ucraina ha inaugurato una nuova fase di riarmo globale. Ma oggi quasi nessuno osa più mettere in

discussione i profitti dell'industria militare, come fece Anatol Franz nel 1922. L'illustratore

statunitense Doug Chaika, che ha realizzato diverse copertine per noi, ha lavorato spesso sul tema

delle armi. Abbiamo quindi deciso di commissionare a lui questa copertina. Ci ha mandato diversi

bozzetti, alcuni erano variazioni sul tema armi e soldi, come per esempio una bomba mano fatta

di mazzetti di banconote. Ma le abbiamo scartate perché ci sembravano idee che in qualche modo

avevamo già usato. Quello che invece ci ha convinto era una colomba bianca di profilo con al

posto del becco la tessata di un misile indossata come una maschera. C'è sembrata l'immagine più

forte per raccontare il paradosso per cui, come sostengono alcuni, per avere la pace si debba

fare la guerra. Con un articolo dal settimanale britannico di Economist e un altro firmato da

Marco Deramo uscito sul bimestrale britannico The New Left Review, la nuova corsa al riarmo è

il titolo di copertina di questa settimana.

Tina Turner è una delle grandiasi in musica che si spieglie al corso egipto. Nina Simone,

la stelle americana che sangue in stelle blues, jazz e sol, si trova come un re-inclinazione

dell'Egipte con la naufotiti. Se li si potrebbe fotografare con il cuore e l'esercito

dell'Egipte, anche Rita Franklin, la naufotiti di Queen of Soul, compre un forte bambino con la naufotiti.

La voce che avete sentito è tratta dall'audioguida di una mostra in corso al museo

nazionale delle antichità di Leida nei paesi passi che punta a mettere in luce l'importanza

dell'antico egitto nel lavoro di musicisti e musicisti neri che hanno rivendicato la loro

cultura africana, da Miles Davis a San Rha, da Rianna a Beyoncé. L'obiettivo della mostra è

riparare a secoli di oblio e cancellazione della cultura africana, ma se l'idea che

l'Egitto faccia parte del continente africano può sembrare incontrovertibile guardando una

cartina geografica, per gli egiziani questa affermazione suona quasi come un oltraggio ed è

per questo che la mostra è finita al centro di un piccolo caso diplomatico tra Egitto e Paesi passi.

Ne parliamo con Francesca Agnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale.

Questa è una vicenda di cui si è parato molto sui mezzi di informazione egiziani e arabi in

generale e anche soprattutto sui social network dove sono nati molte dibattiti,

giutanti si sono divisi, hanno lanciato accuse e recriminazioni. La polémica è scoppiata a

maggio, dopo che il museo nazionale delle antichità di Leida nei paesi passi aveva aperto una mostra

chiamata Chemette che è un termine dell'egiziano antico con cui si fa riferimento alla terra

nera e fertile che rimaneva dopo le inondazioni del nilo. Questa mostra ha l'obiettivo di esplorare

l'influenza dell'Antico Egitto sui mosiscisti neri ed espone fotografie e video in cui alcune

celebrità tra quelle famosissime cantanti rianna e bionze sono ritratte nelle vesti di

antiche reggine egiziane come nefertiti. Nella presentazione della mostra sul sito del museo

c'è scritto proprio che l'Egitto fa parte dell'Africa e che l'Antico Egitto è la regione

storica della Nubia sono stati un innegabile fonte d'espirazione per musiscisti di discendenza

africana per oltre 70 anni. Le autorità egiziane hanno reagito con grande sdegno accusando il

museo e i curatori della mostra di falsificare la storia e addirittura il governo egiziano ha

vietato agli archeologi del museo di svolgere gli scavi nell'importante necropoli di Saccara

vicino al Cairo dove lavoravano da quasi 50 anni. Perché questa associazione con il resto del

continente è così sbagliata quasi offensiva per gli egiziani. Il fatto è che molti egiziani non

si identificano come africani ma si sentono più vicini ai paesi arabi e musulmani del

Medio Oriente del Nord Africa e anzi guardano anche un po' dall'alto in basso loro con

nazionali con la pelle più scura o le persone provenienti dall'Africa subsariana. In realtà

gli egiziani moderni come tanti popoli sono il risultato dell'Unione dei miscugli di tante

popolazioni. In i secoli l'Egitto fu conquistato dai greci, dai romani, dagli arabi, dai turchi,

dagli albanesi, i circassi, un gruppo etnico proveniente dal caucaso arrivarono come schiavi.

I arabi dell'Evante, una regione che comprende una parte dell'attuale Medio Oriente e anche gli europei

arrivarono per fare affari e commerci. Nel sul del paese vivono i nubiani che sono discendenti

di un'antica civiltà africana. Oggi però dominano la lingua araba, la cultura islamica che uniscono

in effetti l'Egitto, più ai paesi arabi e musulmani a Oriente, piuttosto che al resto del

continente a Sud, che peraltro poi anche molto diversificato al suo interno. Tra l'altro molti

studiosi tendono anche a considerare in appropriata l'idea di applicare a un contesto come quello

dell'Antico Egitto termini raziali ampiamente binari usati oggi, perché nell'antichità le

persone non erano classificate nello stesso modo con le stesse categorie. Però c'è anche una

questione di appropriazione culturale, cioè gli egiziani avvertono che la loro cultura è usata

in modo improprio dalla cultura occidentale, una sorta di colonialismo. Sì, è un sentimento

diffuso, come dimostra questo caso, che però non è l'unico. Ed è proprio l'idea che la

storia, la cultura millenaria dell'Egitto siano cancellate di storte dalle potenze occidentali,

che sono impegnate in un'opera di correzione, di riparazione del razzismo storico. Qui entra in

gioco il concetto di Afrocentirismo, che si diffuse negli Stati Uniti intorno agli anni 80 del

900, per indicare la convenzione che gli africani ebbero un ruolo fondamentale nelle

origini delle civiltà storiche, innanzitutto l'Egitto dei faraoni. E che però questo ruolo fu

cancellato dalla narrazione razzista ed eurocentrica dell'Occidente. In base a questo

movimento culturale e politico, i neghi dovrebbero essere orgogliosi di affondare le loro radici in

un regno, quello dell'Antico Egitto, che costruì alcune dalle più grandi meraviglie del mondo.

Questo movimento all'epoca serviva a contrastare le idee razziste e colonialiste di una presunta

inferiorità delle civiltà africane rispetto a quell'Europa. Per molte eggeziane però questa

concezione è un innesimo tentativo da parte dell'Occidente di rigirare e rivisitare e

riscrivere quindi controllare la loro storia e anche un modo per alienarli dal loro glorioso

patrimonio culturale. Come dicevi questo non è l'unico caso, una polemica simile era scoppiata

qualche settimana fa quando su Netflix è uscita una nuova stagione della serie documentaria

Regine dell'Africa dedicata a Cleopatra. Che cosa era successo? Sì anche questo caso ha

tenuto banco per settimane sui mezzi di informazioni arabi. Una polemica che ha scoppiata il 12

aprile quando Netflix ha pubblicato il trailer della nuova stagione di questa serie e a

interpretare la regina egizia Cleopatra è l'attrice britannica nera Adele James. L'attrice

è statunitense Giada Pinkett Smith che è produttrice esecutiva e narratrice della serie

ha insistito molto sull'importanza di vedere e di sentire storie sulle reggine nere. Questa

interpretazione però ha scatenato l'indegnazione di molte eggeziani appunto e addirittura ha

spinto un avvocato eggeziano a fare causa per bloccare la trasmissione della serie in Egitto.

Anche qui c'entra l'afrecentrismo perché l'affermazione che i sovrani dell'antico

Egitto fossero neri è considerato come un modo per negare i legami con gli eggeziani moderni.

La figura dell'ultima sovrana della dinassiatore Maica a regnare in Egitto dal 52 a.C. fino

alla sua morte, 22 anni dopo, è effettivamente avvolta nel mistero. La sua serie e la sua

figura, le rappresentazioni poi che ne sono state fatte anche di donna fatale, che sedusse

Gillo Cesare e Marc Antonio hanno alimentato miti e miscificazioni intorno al suo personaggio,

ma al di là delle ricostruzioni storiche, come hanno osservato alcuni giornalisti,

queste vicende, quella di Cleopatra come quella anche della mostra nei Paesi Bassi, in realtà ci

dicono molto degli eggeziani di oggi, del modo in cui hanno elaborato o non hanno elaborato il

trauma della loro colonizzazione, di come si pongono nei confronti della loro storia, della loro

identità e anche del mondo di oggi. Questo richiamo al glorioso passato dei faraoni e anche

funzionale all'immagine che Legitto vuole dare di sé oggi. Sì esatto, in Egitto il dibattito

assume proprio delle sfumature nazionalistiche, considerato anche il modo in cui il presidente

Abdel Fatal si sfrutta lo spelendore dell'antichità per legittimare il suo regime, per rilanciare

l'immagine del Paese nel mondo. Un esempio di tutti è la famosa parata dei faraoni,

una spettacolare isfilata di 22 carri organizzata nel aprile del 2021 che trasportavano le

mummie dei faraoni dell'Antico Egitto per le vie del Cairo fino al nuovo museo nazionale della

cibiltà Egizia dove erano accolti da Alzizi. Ed è stato un evento proprio costruito ad arte a cui

hanno partecipato le più importanti star del cinema e della musica egiziana ed è stata una

dimostrazione proprio della forza del regime di Alzizi, un modo per eclissare agli occhi del

mondo, una realtà fatta invece di crisi economica, di violazione dei diritti umani con 60 mila

prigionieri politici chiusi in carcere. Peraltro c'è una lunga tradizione di leader egiziani che

hanno sfruttato la storia e la gloria dell'epoca dei faraoni in un momento di crisi di legittimità.

Il dizzatore Osnei Mubarak, rovesciato dalla rivoluzione del 2011 e prima di lui il presidente

Gamma Abdel Nasser avevano usato il faraonismo, un'etologia che ammirava il passato pre-islamico

dell'Egitto, come uno degli strumenti culturali chiave a sostegno del loro potere laico, militare

e autoritario. E ovviamente non è un caso che oggi, al cento di Piazza Tahrir, che è stato il

luogo della rivoluzione del 2011, svetta un obbelisco del faraone Ramse II risalente al XIII

secolo a.C. e circondato da quattro spingi portate da Luxor. Questo è l'esempio perfetto del tentativo

del regime di Alzizi di riagganciarsi a un passato remoto per cancellare la memoria di tutto quello

che è successo nei ultimi anni e soprattutto rimuovere qualsiasi traccia della rivoluzione del 2011.

Grazie a Francesca Agnetti.

Grazie a voi.

Giuseppe Rizzo, giornalista di Internazionale, consiglia il libro di un autore più montese.

In queste settimane è entrato nella classifica delle novità più lette in Italia, un libro

che in realtà non è una novità, ma un romazzo di 800 pagine dell'anno scorso. E non è l'unica

stranezza che riguarda questo titolo. Ferrovie del Messico, di Gianmarco Gariffi, è uscito nel

2022 in 182 copie per il piccolissimo editore Laurana e un anno dopo ne aveva vendute quasi

20.000. Nel tempo ha accumulato 40 pagine di rassegna stampa entusiasta, i elogi tra gli altri

di Giovanotti e dello storico Alessandro Barbero che lo ha candidato al Premio Sterega di quest'anno.

Ambientato ad Asti durante la Repubblica sociale di Salò, la storia comincia con un

incarico delicatissimo affidato al soldato Francesco Magetti. Cesco, come chiamato,

deve disegnare una mappa delle ferrovie del Messico e non può rifiutarsi perché l'ordine arriva

direttamente da Hitler. Il motivo è riservato, ma decisivo per le sorti della seconda guerra

mondiale. Da questa premessa surreale prende le mosse un libro che unisce tapee unisce la

sperimentazione letteraria a una trama implacabile che non smette mai di sorprendere.

Ferrovie del Messico, Gianmarco Gariffi, Laurana Editore

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La procura di Padova ha impugnato 33 atti di nascita di bambini con due mamme e ha chiesto al tribunale di cancellare il nome della madre non biologica. Una mostra sull’importanza dell’antico Egitto nel lavoro di musiciste e musicisti neri che rivendicano la loro cultura africana è al centro di un piccolo caso diplomatico tra Egitto e Paesi Bassi.

Samuele Cafasso, giornalista
Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale

Video Famiglie arcobaleno: https://tg.la7.it/cronaca/figli-con-due-mamme-per-la-procura-di-padova-gli-atti-di-nascita-sono-illegittimi-19-06-2023-187043

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.