Il Mondo: Il declino dei contanti. Pinar Selek, la scrittrice turca che vive sotto processo.

Internazionale Internazionale 4/14/23 - Episode Page - 23m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo del declino dei contanti e della scrittrice e attivista tour Capinarselek, e poi di un articolo del sito di Internazionale e di un podcast.

È venerdì 14 aprile 2023.

In questo video divulgativo, la Banca Centrale Europea racconta che negli 11 centri dove si stampano gli euro si producono ogni anno tra 5 e 6 miliardi di banconote.

È una quantità enorme che però sembra destinata a diminuire nei prossimi anni. Tra i segnali che confermano la minore circolazione di contanti c'è una notizia diffusa in questi giorni dalla Della Rue che produce un terzo di tutte le banconote che circolano nel mondo.

L'azienda britannica ha annunciato di essere entrata in crisi perché la domanda di contanti ha raggiunto il picco minimo degli ultimi 20 anni. E se da un lato la minore circolazione di moneta fisica può essere spiegata con il costanto aumento dei pagamenti digitali, questo è anche la conseguenza delle difficoltà economiche che stanno attraversando molti mercati in questo periodo.

Ne parliamo con Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale.

La Della Rue è un'azienda britannica probabilmente poco nota al grande pubblico ma molto importante perché da più di 200 anni è specializzata nella stampa delle banconote, principalmente per il Regno Unito, quindi per le sterline, ma in realtà la sua clientela comprende anche molti altri paesi nel resto del mondo.

La notizia particolare è che la Della Rue ha ridotto i suoi utili in crisi e potrebbe anche andare incontro a una piccola ristrutturazione aziendale. Gli utili sono diminuiti perché i suoi clienti, cioè le banche centrali, le chiedono di stampare meno monete e meno banconote rispetto al passato.

Quindi anche in questo particolare mercato, quello della stampa delle banconote, ci sono segnali di crisi. Le azioni dell'azienda in borsa hanno perso addirittura il 20%.

I manager spiegano che la minore domanda è dovuta sicuramente al fatto che durante la pandemia sono esplosi i vagamenti digitali, molte persone restando in casa hanno cominciato a usare di più la carta di credito e altre applicazioni per pagare online e esploso il commercio online.

Ma la minore richiesta di banconote è anche un segno che sta per arrivare una recessione che forse è già arrivata, le aziende prendono meno soldi in prestito per investire, le persone magari hanno meno soldi da spendere per comprare beni o servizi.

Ecco, partiamo dal primo argomento che hai citato. C'è stato un aumento sicuramente dei pagamenti online e digitali. È possibile quantificare di quanto sono aumentati?

Una stima di questo tipo di operazioni non è semplice, soprattutto a livello globale. Secondo alcuni studi in tutto il mondo, i pagamenti digitali sono aumentati nettamente.

Oggi si stima che, a livello globale, gli acquisti fatti nei punti vendi dagli prodotti e servizi per il 16% sono fatti in contanti. Nel 2018 la percentuaria del 27%. Secondo le previsioni, nel 2026 si potrebbe arrivare intorno al 10%.

Quindi sicuramente c'è un'ampia diffusione del pagamento digitale. Ovviamente sono delle medie che comprendono tanti paesi con situazioni completamente diverse, quindi molti versi non sono molto indicative.

Chi sa dare dei dati per darci un esempio di alcuni paesi dove il pagamento digitale ha preso più piede?

Potremmo, per esempio, concentrarci sull'Europa. Sicuramente in Europa il paese più progredito da questo punto di vista è la Svezia. Un'indagine della Banca Centrale Svedese ha stabilito che, su un campione di popolazione, meno del 10% ha dichiarato che il suo ultimo acquisto è stato fatto in contanti.

Questo vuol dire che gran parte degli Svedesi anche per gli acquisti di scarsa entità comunque usano, preferiscono il pagamento digitale attraverso un app o la carta di credito o altri strumenti.

In altri paesi europei non è così. Il panorama è piuttosto variegato perché dipende dalle condizioni economiche, dalle condizioni del sistema finanziario, dalla cultura finanziaria e generale.

Per esempio, l'Austria è un paese dove ancora l'uso del contante è molto diffuso. Lo scorso anno la Banca Centrale Ostriaca ha addirittura lanciato una campagna per difendere il contante con dei video, con degli annunci sui social network.

C'è tenuto a far sapere che il contante è sempre utile e necessario, anche perché il pagamento digitale dipende da infrastrutture che non possono essere controllati dalle persone. Un semplice breakout può impedire un pagamento digitale, quindi suggerisce

è sempre bene tenere a casa un ammontare un po' di bankonote e monete per colunque evenienza.

Oltre a l'aumento dei pagamenti digitali hai detto anche che questa minore richiesta di contanti potrebbe essere il segnale di difficoltà economiche che sta attraversando l'Europa e in generale il mondo in questo momento. In che senso?

Anche le aziende chiedono meno soldi per i prestiti o anche le persone per i propri consumi e quindi questa cosa può ripercuodersi sulla quantità di contante in circolazione. Per esempio nell'erozona, da anni il contante la quantità di bankonote e monete è in costante crescita.

Però da dicembre, negli ultimi mesi, c'è stato un leggero calo. Potrebbe questo essere un segno di un certo rallentamento dell'attività economica, anche se i fattori che incidono su questo aspetto sono vari.

Parlando proprio della quantità di contanti che circolano su internazionale, circa un anno e mezzo fa abbiamo pubblicato un articolo dell'economist in cui si parlava di un paradosso, cioè quello per cui i pagamenti elettronici sono in costante aumento mentre le bankonote stampate anche rimangono in crescita.

E ancora così, e perché succede questo?

Di solito questo paradosso delle bankonote è spiegato con il fatto che soprattutto dopo la crisi del 2008, la grande crisi finanziaria è diminuita la fiducia nelle banche e nella finanza, quindi molte persone si sentono più sicure tenendo i contanti o parte dei contanti a casa, anche perché il contante garantisce

di più la loro privacy, però c'è un altro grande motivo che spesso non viene propagandato e cioè il fatto che il contante usato per attivare l'attività economica

per l'attività non propriamente legale.

Garantendo l'anonimato, il contante permette di sfuggire magari al fisco in modo molto più efficace e soprattutto è usato per attività criminali per esempio, per passare i confini di paesi dove ci sono dei controlli.

Quindi c'è tutto una regrigia in cui questo mezzo diciamo tradizionale di pagamento è ancora richiestissimo.

In Italia quale è la situazione? Che rapporto c'è tra i pagamenti online digitali e quelli invece con le bankonote?

Anche in Italia i pagamenti digitali si stanno diffondendo.

Con la pandemia gli italiani hanno fatto maggior ricorso a carte di credito o a app e altre forme di pagamento digitale.

Il 58% dei pagamenti effettuati in Italia viene fatto in contanti però c'è sicuramente una diminuzione. Nel 2016 la quota era del 68%.

Un 32% dei pagamenti invece è fatto con la carta di credito e c'è poi un restante 10% con altri mezzi.

Sicuramente un po' come l'Austria l'Italia è ancora molto legata al contante. Spesso poi si sono polemiche su la soglia oltre la quale scatta l'obbligo di effettuare un pagamento elettronico.

Anche di recente ci sono state molte polemiche però comunque gli italiani lo considerano ancora, considerano le bankonote, le monete ancora molto importanti.

Grazie Alessandro Lubello. Grazie a voi.

Alicia Facchini racconta un articolo che ha scritto per il sito di Internazionale.

La mia ricerca è partita dalla constatazione che oggi nel mondo della scuola ci sia grande attenzione alla prestazione e al risultato.

Basti vedere che il nuovo governo Meloni ha cambiato il nome del ministero, il ministero dell'istruzione del merito e che da quest'anno il buono scultura viene dato solo a che ha preso il massimo alla maturità.

Poi ci sono continue prove per gli studenti, quindi le prove invalsi, le certificazioni linguistiche, eventuali attività facoltative e in più alcuni ricei hanno anche il test d'ingresso e valutano la media dei voti di terza media come se fossero dei corsi universitari.

Tutto questo fa sì che il falimento venga vissuto non come un errore costruttivo, ma come una sconfitta personale.

E questo porta i bambini a inibire la propria curiosità e a non mettersi in situazioni difficili, per non vedere frustrate le aspettative, proprie e altrui.

La sconfitta della sconfitta

La sconfitta della sconfitta

Non potranno rubarmi il sorriso che ho e che ho sempre conservato, dice la sociologa

attivista e scrittrice turca Pinarselek in questa intervista a una tv francese.

Il tribunale penale di Istanbul ha da poco rinviato l'ennesimo processo contro di lei.

Arrestata nel 1998, mentre svolgeva una ricerca sulla guerra civile in Turquia e sul pick-up

a K, il partito dei lavoratori del Kurdistan, è accusata di aver commesso un attentato

in un bazar di Istanbul, Selek, che oggi a 51 anni sia sempre dichiarata innocente

ed è stata saltata quattro volte, ma dopo 25 anni rischia nuovamente di essere condannata

all'Ergastro.

A giugno dell'anno scorso, la Corte Suprematurga ha infatti annullato la sua quarta soluzione

con un mandato d'arrestio internazionale.

Da anni, intellettuali, accademici ed esponenti del mondo della cultura denunciano una persecuzione

politico e giudiziaria contro Selek, che ha fuggita dal suo paese nel 2009 e oggi ha

rifuggiata in Francia.

Ne parliamo con Tiziana Triana, direttrice editoriale di Fandango Libri.

Il 6 gennaio del 2023 a Pinarselek viene notificata l'ultimo annullamento della sua soluzione,

l'ultimo perché in realtà di assoluzioni le ne ha avute ben quattro e l'è stata

nonificata a questo annullamento e insieme il mandato di comparizione per l'udienza

fissata per il 31 marzo scorso a Istanbul, l'udienza che in teoria fa ripartire nuovamente

il processo contro Pinarselek che dura appunto da 25 anni a questa udienza, Pinar ovviamente

non ha partecipato quindi l'udienza è stata fatta in contumacia a rappresentare Pinarselek

durante l'udienza, c'era suo padre, 93enne, sua sorella che è diventata una delle avvocate

e degli avvocati di Pinar e un gruppo molto folto e sostanzioso di supporters e sostenitori

da tutta Europa, dalla Francia ovviamente che è il suo paese d'adduzione, dalla Germania,

dall'Inghilterra, dall'Italia, composto quindi non soltanto da attivisti, composto

soprattutto da accademici, scrittori e scrittrici da tutte le persone che in questi lunghissimi

25 anni hanno sostenuto il lavoro di Pinarselek.

C'è Iuti a ripercorrere le tappe della sua vicenda giudiziaria, tutto è cominciato

nel 1998?

Esatto, tutto è cominciato nel 1998 quindi è importante sottolineare che sono praticamente

25 anni, cioè la metà della vita di Pinarselek a 51 anni quindi esattamente la metà della

sua vita che lei è sottoposta a questa vera è proprio a persecuzione giudiziaria.

Nel 1998 Pinar era Istanbul che è la sua città e stava portando avanti il suo lavoro, Pinar

è una sociologa, quindi lei stava facendo ricerca sociologica, viene arrestata per le

sue ricerche sociologiche sulla comunità kurda, le stava facendo delle interviste semplicemente,

viene chiesto a Pinar di dare i nomi dei suoi interlocutori e delle sue interlocutrici

kurde, Pinar si rifiuta di dare questi nomi, ovviamente queste interviste erano anonime

e riguardavano il rapporto fra la comunità kurda e il PKK, lei si rifiuta di dare questi

nomi e quindi viene tenuta in prigione su questa accusa iniziale, mentre in prigione

sa e viene a sapere che la accusano anche di un attacco terroristico così appunto definito

dalla Polizia Turca, un attacco terroristico avvenuto in un bazar in un mercato di Istanbul

10 giorni prima e dove sono morte circa dalle sette alle 8 persone, non si è mai capito

bene il numero, ovviamente si diga era immediatamente innocente, nonostante non ci siano prove a

favore della sua colpevolezza viene tenuta in prigione per due anni e mezzo, viene torturata,

malmenata e quindi costretta all'isolamento all'interno delle prigioni turche fino a

che dopo due anni e mezzo proprio per mancanza di prove e per quello che è successo diciamo

durante l'investigazione verrà rilasciata, non solo si è scoperto che le cosiddette

bombe o comunque quanto meno l'esplosivo che doveva essere quello che aveva fatto

esplodere questa bomba nel mercato e ritrovato nello studio di lavoro di Pinar, in realtà

poi si è scoperto che è stato messo lì dalla Polizia Turca, non solo questo ma poi più

avanti è stato proprio dichiarato e è stato provato che quell'esplosione è stata assolutamente

accidentale, probabilmente una bombola di gas ha fatto quella strage, quindi poi lei

è stata rilasciata, ha dovuto abbandonare la Turchia nel 2009 per questa persecuzione

giudiziaria che non è mai finita e ha affrontato quattro processi e quattro assoluzioni.

Parliamo del suo lavoro di ricerca, perché è così osteggiata dall'autorità turche?

Pinar ogni volta che parla della sua persecuzione giudiziaria ovviamente le parla di persecuzione

politica e dice che il crimine per il quale è accusata è un crimine sociologico, cioè

lei proprio viene perseguitata per il suo lavoro di scienziata, di ricercatrice, lei

si è sempre occupata di comunità ai margini della società, quindi ovviamente della comunità

curda, della comunità armena e del rimosso del genocidio armeno all'interno della cultura

turca, si è occupata di donne, si è occupata della comunità leggibt e si è occupata anche

di bambini di strada che è stato ed è tuttora uno dei problemi della società turca, quindi

la persecuzione giudiziaria e politica nei confronti di Pinar è sicuramente una volontà

di silenziare tutte le voci dissidenti all'interno del regime di Erdogan, anche se la sua persecuzione

politica è iniziata prima.

Selec non è solo una sociologa militante ma anche una scrittrice, ci parli un po' della

sua produzione letteraria del suo lato creativo, Fandango ha pubblicato diversi dei suoi libri.

Pinar ama dire che la sua arma è la poesia, lei è un attivista per un attivista della

parola e quindi usa la scrittura come possibilità di rendere il mondo migliore e di rivoluzionare

il mondo.

La sua produzione letteraria spazia fra la saggistica, la narrativa e anche le favole

per bambini e bambine.

Noi abbiamo pubblicato, abbiamo iniziato a pubblicare Pinar Selec proprio da un libro

dedicato al rimosso del genocidi armeno alla maschera della verità.

Abbiamo proseguito raccontando il suo esilio, lontano da casa, che è un piccolissimo panflè

meravigliosamente scritto sulla difficoltà dell'essere straniata dalla propria terra.

Poi abbiamo pubblicato il suo romanzo più importante, quello che è la resa sicuramente

famosa in tutta Europa, che è la casa sul Bosporo, che racconta una bellissima storia

d'amore e di rivoluzione, e poi il suo ultimo romanzo, che racconta l'innamoramento di un'altra

città.

Lei è sicuramente innamorata di Istanbul, è la città dove è nata, è la città dove

prima vorrebbe tornare, ma si è innamorata di una seconda città che è diventata la

sua città d'aduzione, che è Nizza, dove vive oggi.

Le formiche festanti è il titolo di questo ultimo romanzo di Pinar ed è un romanzo che

racconta invece la costruzione di un mondo diverso, anche attraverso il lavoro di queste

persone che le chiamano formiche, perché sono le persone che scavano dei tunnel sotterranei

invisibili, ma che riescono però a cambiare le cose.

Da Turchia intanto in piena campagna elettorale, per le elezioni presidenziali e parlamentari

che si svolgeranno il 14 maggio, in un clima piuttosto teso, come si inserisce

in questo quadro la reapertura e poi il rinvio del processo a Pinar-Selek?

Ecco, le tempistiche sugli annullamenti delle assoluzioni e le richieste di mandato al resto internazionale

per Pinar sono sempre molto interessanti.

L'ultima richiesta di annullamento della soluzione è stata fatta nel 2017 per l'annullamento dell'ultimo

caracolo del 2014, proprio quando un anno dopo, diciamo così, di quel fallito golpe in Turchia.

Ci sono stati ben sei anni di silenzio da quella richiesta di annullamento.

Poi appunto a giugno, come ricordavi precedentemente, è arrivato la conferma di questo annullamento e arriva la notifica proprio all'inizio del 2023, cioè all'inizio di un anno fondamentale della Turchia, le elezioni presidenziali e parlamentari e il centenario della Repubblica Turca.

Ovviamente Pinar sottolinea sempre come le tempistiche influenzino tantissimo il modo in cui il suo processo e la sua vicenda vengono raccontate dai media, ovviamente Turchi.

Per Pinar, questa è una sentenza politica, per Pinar quello che Erdogan sta cercando di fare, è di distrarre l'attenzione da problemi molto più importanti che la Turchia sta affrontando

e anche appunto continuare la sua opera di persecuzione verso tutte quelle voci che in qualche modo mettono in discussione il suo potere assoluto, che è quello che Erdogan cerca.

E Pinar dice sempre che il più grande problema della Turchia è il nazionalismo, e il nazionalismo viene incarnato in personificato da Erdogan.

Grazie a Tiziana Triana.

Grazie a voi.

Il podcast della settimana è consigliato da Jonathan Zenti che scrive per la rubrica Suoni su Internazionale.

Se avete più di 40 anni forse ve lo ricorderete, ma a cavallo degli anni 2000 dall'Italia si andava in Svizzera in Ticino per comprare erba da fumare.

Alla fine degli anni novanta erano tornate di moda le droghe leggere e in Svizzera si era scoperto che c'era un vuoto legislativo per cui si poteva coltivare la canapa e si potevano vendere dei prodotti derivati come oli, balsami,

ma anche dei cuscini pieni di marihuana adatti a sconfiggere l'ansia ed insonnia o dei piccoli sacchetti di profumi per gli armadi che una volta aperti potevano facilmente diventare erba da fumare.

Nel giro di pochi anni in tutta Svizzera cresce il fenomeno dei canapai, ma quello che il Ticino aveva, che altri cantoni non avevano, era la vicinanza con l'Italia, un paese dove invece le leggi sull'assunzione di droghe leggere erano molto restrittive.

Olmo Cerri, che era un adolescente in quegli anni, racconta nel podcast quegli stupefacenti anni zero la scesa e il declino della giamaica delle Alpi, cioè di quel momento in cui in Ticino erano stati aperti più di 70 canapai di cui 40 nella sola Lugano.

Il mercato incontrollato della vendita dei prodotti derivati dalla canapa aveva però degli effetti collaterali che non sono stati presi in considerazione, mentre da un lato la politica era condiscendente con il fenomeno in un'ottica della riduzione del danno, dall'altro mancava un disegno per la gestione soprattutto del turismo di massa che arrivava dall'Italia.

Quegli stupefacenti anni zero di Olmo Cerri, disponibile sul sito della radiosvizzera italiana e sul Spotify.

Dalla redazione d'internazionale per oggi è tutto. Scriveteci al podcast, ghioccio all'internazionale.it, ho mandato un messaggio vocale al numero che trovate nella descrizione del podcast e dell'episodio.

E per ricevere una notifica quando esce un nuovo episodio iscrivetevi al podcast. L'appuntamento con il mondo è lunedì mattina alle 6.30.

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La De la Rue, un’azienda britannica che realizza un terzo delle banconote in circolazione nel mondo, ha annunciato di essere entrata in crisi per la bassa richiesta di contanti.

La scrittrice e militante turca, da anni in esilio in Francia per sfuggire alla repressione del regime turco, rischia di nuovo l’ergastolo.

Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale
Tiziana Triana, direttrice editoriale di Fandango Libri

https://www.youtube.com/watch?v=SKq1UnuVijA
https://france3-regions.francetvinfo.fr/provence-alpes-cote-d-azur/alpes-maritimes/nice/le-p[…]selek-a-istanbul-renvoye-au-29-septembre-2744646.html

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.