Il Mondo: Il Cile nazionalizza il litio per sottrarlo alle grandi potenze. I guai della Juventus mostrano tutto quello che non va nel calcio globale.

Internazionale Internazionale 4/28/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e questo

è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo della nazionalizzazione delle riserve di lito in Cile e della Juventus

e poi di un articolo di Internazionale e di una serie TV belga.

È venerdì 28 aprile 2023.

Elementi fondamentali della strategia nazional del litio che ci permetterà di

alcanzare questi e altri obiettivi.

Il Stato parteciperà in tutto il ciclo produttivo di este mineralo, creando per

ello una empresa nazional del litio.

Con questo discorso trasmesso in TV il 20 aprile, il Presidente del Cile, Gabriel

Boric, ha annunciato la sua proposta di nazionalizzare le riserve di litio del Paese.

Si tratta di un metallo cruciare per la transizione ecologica, visto che è utilizzato

per le batterie delle autoelettriche e per alcuni tipi di impianti che producono energia

rinnovabile.

La proposta di Boric ora dovrà essere confermata dal Parlamento, il cui sostegno non è scontato,

ma è comunque un forte segnale verso le potenze straniere che sfruttano i giacimenti minerali

in Cile e in tutto il Sud America e che di sicuro avrà effetti sul piano internazionale.

Ne parliamo con Camilla Desideri, editor di America Latina e Alessandro Lubello, editor

di Economia di Internazionale.

I 20 aprile il Presidente del Cile, Gabriel Boric, ha annunciato in un discorso trasmesso

a retino unificato in tv e per radio di voler riportare le risorse nazionali di litio sotto

il controllo dello Stato, come aveva promesso durante la campagna elettorale del 2021.

Il piano di Boric prevede di lasciare spazio all'investimenti privati, infatti nel suo

discorso il Presidente Cileno ha parlato in modo esplicito di una collaborazione virtuosa

tra pubblico e privato.

Inoltre, un altro punto importante è quello del coinvolgimento delle comunità locali,

in particolare quelle che vivono nella regione di Antofagasta, dove si trova il più grande

giacimento del Paese, il Salar di Atacama.

Boric ha detto che avvierà una serie di consultazioni con gli abitanti di questa regione, ma anche

con i rappresentanti della società civile, con gli imprenditori, con gli scienziati e

con gli esperti del settore.

Lo Stato parteciperà a tutto il processo produttivo, perché uno degli obiettivi che si propone

il Cile è anche quello di ridurre al minimo l'impatto ambientale sui giacimenti salini

del Paese.

Questo progetto, se sarà approvato dal Parlamento, riguarderà i contratti che entranno in vigore

in futuro, perché Boric ha ribadito che rispetterà per ora tutte le concessioni e

contratti in vigore esistenti con le aziende nazionali e straniere che hanno concessioni

per l'estrazione del litio nel Paese.

Alessandro, perché il litio è così importante e come è strutturata l'industria estrattiva?

Il litio è diventato estremamente importante negli ultimi anni, perché è un metallo che

viene usato nella costruzione delle batterie, indispensabile per le aziende che producono

strumenti elettronici e soprattutto per uno settore che è nuovo ed è in forte crescita,

cioè quello delle auto con motore elettrico.

In quali Paesi ci sono i maggiori giacimenti di litio?

I maggiori giacimenti di litio conosciuti e sfruttati si trovano innasitutto in America

Latina.

Il cile è il Paese con i giacimenti più ricchi, ma nella stessa regione troviamo anche

l'Argentina, la Bolivia, più a Nord poi c'è anche il Messico.

Un altro grande produttore è l'Australia che come estrazione dell'idio supera lo stesso

cile.

L'estrazione del litio però è particolarmente complessa, perché il litio in natura non è

stratto da solo, singolarmente ma è sempre in lega con altri minerali, con altri componenti.

Quindi c'è innasitutto un lungo processo spesso costoso e in alcuni casi anche dannoso

per l'ambiente di separazione dell'idio dal resto del materiale.

Poi il litio viene lavorato e quindi fornito alle aziende che producono batterie.

In tutto questo processo che viene in cile, in Australia o in Bolivia c'è un protagonista

assoluto che è la Cina.

La Cina ha dei giacimenti di litio ma corrispondono solo al 13% della fornitura globale.

In realtà il Pese Asiatico domina la lavorazione del litio, le sue aziende lavorano più della

metà del litio estratto in tutto il mondo, quindi pare un secondo alcun estime intorno

al 58%.

E soprattutto poi la Cina insieme ad altri Pese Asiatici domina il settore della produzione

delle batterie, che poi è il prodotto in cui finiscecoverà il litio e soprattutto il prodotto

che garantisce widget i maggiori quadrani a più alto valore aggiunto.

In questo settore dominano la Cina, la Correa del Sud e il Giappone.

Camilla in questo contesto che ha descritto Alessandro cosa significa questa nazionalizzazione

del litio in Cile?

Innanzitutto dobbiamo ricordare che l'attività minerale è sempre stata importante per l'economia

a Cilena, generato nella storia recente negli ultimi due secoli, enormi profiti. Lo spiega

bene un articolo del quotidiano messicano La Cornada che pubblichiamo su Internazionale

questa settimana. Tuttavia, nonostante questa attività minerale a così diffusa, non si

è arrivati a un'industrializzazione del Paese né a uno sviluppo sostenibile. Nel 800, per

esempio, c'era il San Nitro e nel 900 il Rame di cui ancora oggi il Cile è il primo

produttore mondiale. Nel suo discorso della 20 aprile Boris ha citato le politiche del

presidente socialista Salvador Allende che nel 1971, quindi due anni prima di essere

deposto un golpe guidato dal generale Pinochet, nazionalizzò l'industria e le miniere del

rame del Paese. Con l'appoggio un anime del Parlamento, anche i partiti filo governativi

fossero minoranza. Però rispetto al passato, come spiega Piraschi in un articolo che si

può leggere sul sito di Internazionale, ci sono delle differenze importanti. Perché

questa volta Boris ha scelto una politica più prudente nel senso che ha lasciato una

porta aperta agli investimenti privati, garantendo a tutte le aziende che hanno già contratti

in vigore il rispetto della scadenza naturale di questi contratti. Inoltre è cambiato anche

il peso degli attori internazionali perché se negli anni 70 del 900 l'obiettivo delle

nazionalizzazioni era soprattutto contrastare gli interessi statunitensi in secondo piano

europei, oggi l'obiettivo principale è contenere gli interessi della Cina che controlla gran

parte dei giacimenti di litio.

Alessandro ha citato altri paesi dell'America Latina dove ci sono ricchi giacimenti di litio,

in quei casi come ci si è regolati nella gestione dell'attività estrattiva?

In effetti rispetto allo sfruttamento dell'itio si parla proprio del triangolo dell'itio riferendosi

a Argentina, Chile e Bolivia. Il primo paese latino americano ad aver nazionalizzato l'itio

è stata la Bolivia nel 2008 quando c'era il presidente socialista Evo Morales che sperava

di distribuire meglio la ricchezza generata dalla vendita di questo metallo e di costruire

un'industria delle batterie elettriche autosufficente entro il 2015. Però questa strategia è in

gran parte fallita soprattutto per l'assenza di risorse umane e delle tecnologie necessarie

alla produzione di questo metallo. Oggi il presidente Luis Arce, dello stesso partito

di Evo Morales ha aperto anche ad aziende private in modo che possano contribuire con

tecnologie e risorse allo sviluppo dell'industria legata all'itio. Più di recente lo scorso

febbraio c'è stato anche l'annuncio del presidente messicano Lopez Obrador, anche lui

di sinistra, che ha decretato la nazionalizzazione di tutti i giacimenti nazionali di litio

sottolineando che tutto il litio presente nel territorio messicano dovrà essere sfruttato

solo dal Messico e non dovranno metterci mani nella Russia, nella China, negli Stati

Uniti.

Alessandro Camilla c'è fatto l'esempio della Bolivia come un caso in cui la nazionalizzazione

non è stata un successo. Ci sono però degli altri casi a livello mondiale in cui la nazionalizzazione

dell'estrazione delle materie prime strategiche ha funzionato.

Ho pensato subito alla Norvegia. La Norvegia è un grande produttore di gas e petrolio e

oggi ha assunto un ruolo ancora più importante, soprattutto in Europa, dopo che il continente

ha rinunciato alle forniture russe. La Norvegia è un paese che controlla con le sue aziende

di Stato tutti i progetti di estrazione di gas e petrolio, ha la maggioranza in tutte

le join venture con aziende straniere. L'obiettivo fondamentale di Oslo è quello di sfruttare

le risorse, ma usando le tecnologie più avanzate e questo avviene anche alleandosi con le

aziende private. Quindi la nazionalizzazione funziona nel momento in cui c'è uno Stato

che funziona, cioè uno Stato che fa l'imprenditore e riesce a farlo bene. La sfida del Chile

in questo caso, ma anche degli altri paesi sudamericani, è quella di sfruttare queste

risorse al meglio, entrando anche nei settori che vengono dopo l'estrazione del metallo,

quindi la sua lavorazione e poi anche la produzione di batterie. Ma per fare questo c'è bisogno

di grandi competenze, delle tecnologie necessarie e spesso molto avanzate e quindi è necessario

un po' di tempo per acquisirle ed è indispensabile continuare a collaborare con gli aziende che

sono in questo settore già danni. Ci si aspetta che il settore del litio diventi sempre più

strategico per l'industria negli anni a venire. In che modo questo influirà sulle relazioni

internazionali secondo te? Influirà tantissimo perché i vari paesi europei soprattutto e

quelli nordamericani cercheranno di rompere il dominio della Cina. Ma per fare questo ci vorranno

anni l'Europa e il continente probabilmente più svantaggiato, perché nei prossimi anni

in Europa si diffonderanno le autoelettriche. Secondo alcuni estime il continente avrà bisogno

dopo il 2035 di 550 mila tonnellate all'anno di litio, ma potrà produrne molte meno da sola,

bene che vada a 200 mila. Per ridurre questa distanza saranno necessari anni ed investimenti e

sarà una sorta di corsa contro il tempo a cui partecipano gli stati, i governi ma anche le

aziende private e soprattutto i gruppi otomobilistici europei che sono i più minacciati dalla carenza

di litio. Grazie Alessandro Rubello, grazie a voi e grazie Camilla Desideri. Grazie a voi.

Pier Francesco Romano capo redattore di internazionale racconta un articolo uscito sul nuovo numero.

Nel 2021, negli Stati Uniti più di 100 mila persone sono morte per overdose da oppioidi e due

tersi di queste morti sono state causate dal fentanyl, un oppioide sintetico 100 volte più

potente della morfina e 50 volte più dell'eroina. Teoricamente dovrebbe essere un farmaco destinato

ai malati oncologici, ma oggi è un ingrediente di molte droghe spacciate per strada ed è il

centro di un traffico gestito da organizzazioni criminali cinesi e messicane. La strage da

fentanyl, un articolo scritto da James Smith e Oliver Redder per Financial Times,

e tradotto su un nuovo numero di internazionale, racconta che negli Stati Uniti l'aumento delle

morti per overdose da oppioidi è una vera emergenza sanitaria ed è uno dei motivi anche se non

l'unico per cui la spettativa di vita degli Stati Unitensi è oggi di poco superiore a 76 anni,

la più bassa degli ultimi 25 anni. La situazione è talmente preoccupante che,

nonostante gli sforzi del governo alcuni attivissi della lotta contro le dipendenze,

vorrebbero che il fentanyl fosse considerato un'arma di distruzione di massa.

Sento tanti parlare, questo mi fa sorridere perché la gente non sa veramente niente,

parla per sentito dire ma di cosa in particolare? In generale della Juventus è una situazione

surreale è stata e il ragazzo è stato meravigliosi, ora però bisogna fare l'ultimo sforzo perché

abbiamo 59 punti e bisogna cercare di raggiungere il secondo posto perché ne abbiamo la possibilità.

Punita dalla Federcalcio con una penalizzazione di 15 punti poi revocata e con sanzioni a 11

dirigenti, indagata per trasferimenti di mercato sospetti e manovre lecite su gli stipendi dei

suoi giocatori, indivolita dalle dimissioni del Presidente Andrea Agnelli e di tutto il

Consiglio d'Amministrazione. La Juventus è convolta in una serie di vicende giudiziari che

potrebbero costare l'esclusione dalle coppe europee nella prossima stagione. Una

situazione surreale l'ha definita all'allenatore massimiliano Allegri nell'intervista che avete

sentito rilasciata al termine della partita di domenica scorsa contro il Napoli in cui la

squadra torinese ha perso in casa. Ma i guadi della Juventus sono il sintomo di un problema più grande

che riguarda il calcio mondiale? È la domanda a cui ha provato a rispondere Tobias Jones in un

lungo articolo sulla crisi della Juventus uscito sul Guardian che internazionale pubblicherà

nelle prossime settimane. Abbiamo chiesto a Jones, giornalista e scrittore britannico che vive a

Parma nel 1999. Che cosa pensa della Juventus di oggi? Ma mi pare chiaro che per quanto riguarda

lo sport è messo maluccio. C'è una squadra che non fa un bel calcio, un calcio vincente. Allegri

al mio parere è un allenatore datato che fa un calcio ormai superato. Però è ancora più serio

a livello finanziario, economico è messo molto male. Cioè due volte negli ultimi quattro anni

ha dovuto chiedere a un finanziamento agli azionisti per 700 milioni di euro e riuscito a toccare

quasi 90% delle entrate sono spariti a pagare gli stipendi dei giocatori. Su due fronti è messo

maluccio direi. Quindi in Italia la vicenda giudiziaria è piuttosto seguita così come si

dibatte molto delle conseguenze sulla classifica con punti che vengono tolti, restituiti. In realtà

il tuo articolo falluce su un aspetto più di fondo che riguarda proprio il sistema calcio.

Secondo gli esperti della finanza il modello del calcio del dopo guerra è ormai superato da

parecchi anni. C'è l'idea del meccanate, del patron, dell'imprenditore locale che versava

i suoi soldi per sostenere una squadra per tanti motivi, per pubblicità, per generosità,

perché l'imprenditore stesso era un tifoso. Quel modello non esiste più. Ovviamente è un

imprenditore locale, non può competere con gli stati con miliardi di dollari grazie al

petrolio oppure i principi del Medio Oriente, gli oligarchi russi eccetera eccetera. Il modello

finanziario del dopo guerra è superato e secondo me il calcio internazionale non ha ancora saputo

imporre delle regole fisse per tutto il continente, per quello che abbiamo uno spo veramente poco

equilibrato. Io sono neutrale per quanto riguarda il calcio italiano, però mi sembrava una chiave

di lettura, un modo per capire un po' la situazione dell'economia del calcio. Se uno vuole parlare di

Manchester City, di Newcastle United, queste squadre che sono drogati da soldi, da stati strarichi,

anche quello da neggi il calcio, secondo me bisogna trovare un modo per creare uno sporco

che è molto più equilibrato. L'altro lato dell'estremo è l'America e lì hanno risolto la

questione finanziaria non avendo retrocessioni, avendo un salary cap, per gli stipendi è un altro

modo di concepire lo sporco, però per adesso c'è una confusione totale, è lì secondo me che viene

fuori questa polemica sugli stipendi, sulle plusvalenze eccetera eccetera. Hai citato le plusvalenze

che sono al centro di questo sistema che descrivi nel tuo articolo, ci spiechi cosa sono? La plusvalenza

è una cosa basilare del capitalismo, cioè uno fa un profitto sulla vendita di un bene,

compri una mattita per un euro e lo vendi per due a un plusvalenza di un euro, cioè è una cosa

normalissima. Il problema appare quando il valore dello scambio è volutamente gonfiato per risolvere

questioni di contabilità, è quando ci sono due squadre di calcio che decidono che un giocatore

invece di valere un milione di euro ne vale 100 milioni, te due guadagnano sulla carta una plusvalenza

irreale, surreale, anche bisogna di pagare quindi uno può alzare il valore di un giocatore in un modo

finto. La cosa è molto molto difficile provarlo perché se il mercato dice che mio figlio 12 ne vale

10 milioni di euro se quello il prezzo pagato lui vale quella cifra quindi è molto è come l'arte

moderna come fai a dire che quel quadro assurdo brutto non vale quello che ho pagato io perché l'ho

pagato allora vale così. Quindi su che base si determina il valore di un calciatore? Ovviamente

il valore di un calciatore dovrebbe dipendere delle sue prestazioni in campo, quella è la teoria però

ci sono tanti giudizi soggettivi ovviamente va in qualsiasi bar c'è un dibatito su la bravura o

le incompetenze di un giocatore o un altro c'è sempre l'elemento di soggettività. Ripeto il

mercato estivo del calcio io mi sono chiesto per anni perché c'è ogni estate queste squadre

cambiano 20, 30, 40 giocatori e arriviamo in agosto settembre che io non riconosco un cognome di una

mia squadra o di un'altra squadra perché fa comodo alle società avere queste plusvalenze perché

ripeto fa bene la contabilità sulla carta. Tu hai scritto un libro sugli ultra che si intitola

ultra il volto nascosto delle tifoserie in italia pubblicato da Newton Compton. I tifosi cosa dicono

come stanno vivendo tutte queste vicende? Il problema come sai è che il tifoso è un'anima

calda se la squadra x viene accusata o processata per un illecito tutti i tifosi dicono è colpevole,

spagliato, vergogna e quando succede alla sua squadra dice no è impossibile noi siamo inocenti

quindi il problema qui è che i tifosi non sono mai impartiali, non sono mai oggettivi e questo

ovviamente impedisceこん pede di avere un dibattito saggio ragionevole aperto non c'è un terreno

che uno può parlare di questo perché purtroppo diventa anche un modo e questo lo sappiamo e qui

secondo me i tifosi di 20 anni ragione diventa un modo per punire una squadra e come fai a punire con

dei punti per l'idea che uno ha gonfiato il valore di un giocatore cioè come fai a provare

questo come fai a dare un numero di punti di penalizzazione per questo illecito diventa una

classifica falsificata alla fine tu vivi in italia ormai da tanti anni ci vai allo stadio si vado a

tantissimi stadi un po ovunque non soltanto inseriamo serie b serie c guardo tanto il calcio

minorile è lì che mi diverso molto di più e questo il punto clus secondo me è che il calcio

l'innocenza la gioia di vedere ragazzi e ragazze spensierati e fanno una cosa ludica è andata

persa io mi diverso molto di più al bordo campo con dei 12 anni che vedere una partita di champions

o di serie ormai grazie a tobias johns grazie a voi la serie tv della settimana è consigliata

da john paulo accardo direttore del sito d'informazione europeo vox europe che colabora con

internazionale 1985 è una miniserie belga dei regista fiammin govelem valen uscita nel 2022

ricostruisceGreat modo romanzato e attraverso le storie di tre personaggi fittizi un episodio poco

noto fuori dal belgio quello delle stragi compiute dai cosiddetti assassini del brabante una serie di

rapina manarmata compiuti in supermercati nel centro del belgio e nel nord della francia tra il 1982 e

il 1985 durante le quale rimase uccise 28 persone all'epoca io era adolescente viveva brussel per cui

un ricorda abbastanza vivido del clima che si era creato e dell'attenzione che regnava e anche per questo

mi sento di raccomandarla e consiglio tra lato la versione originale nella quale i personaggi

parlano si è in francese che infiammingo benché i colpeoli non siano mai stati identificati un filone

dell'inchiesta tuttore in corso punta sulle collusioni tra alcuni gendarmi gangster e militanti

di estrema destra per destabilizzare il paese e creare un clima di tensione che sarebbe stato

propizio a una stretta sulle libertà civili e a un rafforzamento del ruolo delle forze dell'ordine

1985 racconta insomma un paese per alcuni versi simile all'Italia degli anni di piombo con il suo

carico di misteri di collusioni tra politiche criminalità e di stragi impunite 1985 di velem valen

disponibile su audio la piattaforma di streaming della rtpf sia in fiammingo che in francese

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con il mondo è martedì 2 maggio alle 6 30

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Il 20 aprile il presidente cileno Gabriel Boric ha annunciato l’intenzione di nazionalizzare le riserve di litio del suo paese, che sono le più vaste del mondo. La Juventus è coinvolta in una serie di vicende giudiziarie che potrebbero costarle l'esclusione dalle coppe europee nella prossima stagione

Camilla Desideri, editor di America Latina di Internazionale
Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale

Tobias Jones, giornalista britannico

Video Cile: https://www.youtube.com/watch?v=OsYiTZxL2q4&t=16s

Articolo Cile: https://www.internazionale.it/opinione/pierre-haski/2023/04/26/cile-litio-stato

Articolo Fentanyl: https://www.internazionale.it/magazine/jamie-smyth/2023/04/27/strage-da-fentanyl

Articolo Tobias Jones: https://www.theguardian.com/football/2023/apr/25/inside-the-crisis-at-juventus-andrea-agnelli-fabio-paratici-plusvalenze

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
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Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
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