Il Mondo: Il caldo che c’è stato e quello che verrà. Quando la cronaca nera diventa intrattenimento

Internazionale Internazionale 7/7/23 - Episode Page - 20m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo del caldo passato di quello che verrà e di un omicidio nell'Aidao

e poi di lavoro nel settore dei beni culturali e di un film romano.

FNT 7 luglio 2023

Spagna e Portugal già soffre con l'impatto delle vage di calor.

Portugal sta in situazione secca e ha rischio di incendios.

Nella città di Spagnola di Seviglia, i termometri ultrapassarono o approximarono su 40°.

I suoi abitanti sono parentori, è come un forno a suo aperto.

Come un forno a ce l'ho aperto.

Così un giornalista portoghese descrive la situazione climatica in Spagna e Portogallo la settimana scorsa.

Già ad aprile un'ondata di caldo aveva colpito questi paesi, ma anche il Marocco e l'Algeria,

con temperature fino a 20° superiore alla media del periodo.

Fenomeni simili si sono verificati in altre parti del mondo negli ultimi mesi e sono ancora in corso.

In India, Laos, Tailandia e Cina, dove il governo ha invitato i cittadini a rimanere a casa e a evitare i lavori all'aperto.

In Israele, dove sono divampati grandi incendi, nel Regno Unito, nella regione de Caraibi, in Messico

e in queste settimane nel sud degli Stati Uniti, dove sono stati superati 49°.

Questa settimana è stata la più calda della storia, ma il record potrebbe essere presto battuto.

Ne parliamo con Federico Grazini, meteorologo e ricercatore che collabora con Internazionale.

La temperatura, diciamo, sul pianeta sta aumentando rapidamente il servizio tematico dell'Unione Europea Copernicus,

che si occupa appunto di monitorare lo stato del clima, appena annunciato che giugno è stato il mese più caldo di sempre,

con 0,5°C più rispetto alla media.

E stiamo vedendo, diciamo, a livello locale, appunto, un date di calore sempre più intense,

giusto per cittadini qualcuna recente e il governo dell'Iraq ha appena messo un warning per questo fine settimana,

quando le temperature nel paese potranno superare anche i 50°C, che ricordiamo è una soglia

oltre la quale si fa fatica proprio anche a fare qualsiasi cosa, a muoversi, a vivere sostanzialmente.

Quando si va vicino a queste temperature, pur loro essendo abituati, sospendono tutte le attività e la gente è inferi sostanzialmente.

Quindi stiamo sostanzialmente assistendo a una troppo rapida accelerazione dell'aumento di temperatura.

Al di là delle situazioni locali, appunto, il dato che preoccupa è quello della temperatura globale,

che negli ultimi mesi sta battendo tutti i precedenti record. Cosa significa?

Le grandi agenzie, appunto, che si occupano di monitorare, diciamo, lo stato del clima,

stanno osservando questa accelerazione,

una accelerazione che è partita sostanzialmente dal mese di aprile e sta proseguendo tutto oggi.

Il 3 luglio è stato battuto il record di temperatura massima, media globale,

a seconda di alcuni istituti ha sorpassato, diciamo, la soglia simbolica di 17 gradi

e il 4 luglio si è ripetuto questo, un altro record che ha battuto quello del giorno precedente.

Quindi questo dà un'idea di questa accelerazione di cui stavo parlando prima.

Queste stime, diciamo, variano da ente a ente,

ma sostanzialmente il messaggio è lo stesso, l'accelerazione è molto rapida.

Preoccupa perché normalmente quando facciamo una media della temperatura su tutto il globo,

questa media è relativamente stabile, non varia molto da giorno a giorno,

varia di qualche decimo o centesimo di grado.

Come si misura questa temperatura e cosa ci dicono le misurazioni sulle cause di questa accelerazione?

La temperatura si misura sostanzialmente facendo la media di tutte le osservazioni che vengono prese sulla terra,

osservazioni che comunque confluiscono in questi grossi sistemi di analisi

che servono poi anche per le previsioni meteorologiche,

quindi sono già inseriti dentro delle procedure di modelli matematici

che vengono usati per le previsioni meteorologiche

e quindi ci restituiscono un quadro aggiornato della temperatura diciamo globale.

Questo accelerazione sembra che, anzi, è dovuta al fatto che

la quantità di energia che viene trattenuta dal sistema terra è in aumento,

quindi c'è uno sbilancio che sta crescendo fra l'energia che arriva dal sole

e quella che la terra rimette nello spazio.

Questo sbilancio, che è una quantità molto importante,

che spiega appunto il continuamento della temperatura, è anch'esso in aumento.

Abbiamo visto che dagli anni 2000, diciamo questo,

lo sbilancio energetico che scalda la terra è triplicato,

quindi siamo passati da circa mezzo watt sul metro quadro.

All'inizio degli anni 2000 ha quasi 1,5 watt sul metro quadro,

l'ultima stima disponibile.

Questo indicatore è molto importante perché è veramente quello che controlla

la temperatura made out del globo.

Tanto è vero che gli scenari climatici, quelli che vengono discussi

quando ci sono i grandi meeting, diciamo mondiali, dell'IPCC

e quando si cerca appunto di trovare un accordo per limitare l'amaito di temperatura,

appunto vengono discussi vari scenari che dipendono da quanto vale

questo valore dello sbilancio energetico.

E noi siamo già su valori molto alti,

che estrapolati a fine secolo ci portano agli scenari sostanzialmente più pessimistici,

non ai più ottimistici, quelli che ci permettrebbero di rimanere sotto il grado e mezzo,

ma agli scenari quelli veramente che non vorremmo mai vedere.

Il 2023 è l'anno del ritorno del nigno, che molti hanno citato per spiegare

il caldo estremo di questi giorni.

Cosa è questo fenomeno e in che misura contribuisce a far salire le temperature?

Il nigno è un'oscillazione, diciamo, della temperatura delle acque superficiali

del pacifico centro meridionale e orientale, la zona di mare molto estesa

a largo delle coste del sudamerica.

Diciamo un'oscillazione che è accoppiata fra oceano e atmosfera.

Un'oscillazione che vede alternarsi e risalita di acqua calda

e nella fase calda si chiama il nigno, nella fase fredda si chiama la nigna.

Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da una nigna molto persistente,

quindi una persistenza di zone fredde sul pacifico meridionale.

Quest'anno invece è cambiata, diciamo, la situazione.

Si va verso un nigno molto forte e questo contribuisce ulteriormente

ad alzare le temperature globali, perché parliamo di una zona di mare molto estesa

che influenza appunto non solo la temperatura del mare,

ma poi anche tutto il resto della circolazione.

Gran parte di questo segnale che stiamo osservando sulle temperature medie globale

viene proprio dal mare, quindi viene dalla zona del nigno,

ma anche altrettanto e forse in maniera anche più ampia dall'Atlantico,

che, diciamo, abbastanza inspiegabilmente è molto più caldo della media,

e anche gli scenari modellistici, in questo senso intendo, a qualche mese,

mostrano una persistenza di questa nomalia molto forte.

In alcuni punti dell'Atlantico stiamo parlando di record assoluti.

Cosa dobbiamo aspettarci quindi in generale e in particolare qui nell'area del Mediterraneo?

Mediterraneo fino a questo momento è stato, come abbiamo visto purtroppo,

anche interessato da un inizio estate molto perturbato e con piogge, violente, alluvioni.

Le temperature, però, si sono mantenute non più basse nella norma, sostanzialmente.

È chiaro che in combe sul Mediterraneo questa massa d'aria molto calda

che al momento sta stazionando sul nord africa, dove, tra l'altro, ha già determinato temperature altissima in Algeria e in Marocco.

Nella prossima settimana questa zona di alte pressioni, con temperature molto più alta della media,

si espanderà verso il Mediterraneo e farà salire temperature in Italia,

soprattutto al centro e al sud, su valori prossimi ai 40 gradi.

Quindi di nuovo passiamo facilmente da estremi di molta pioggia a condizioni di bel tempo

e temperature assolutamente fuori dalla norma.

La prospettiva è per la prossima settimana, ma anche forse per le prossime due settimane sono di caldo molto, molto intenso.

Grazie a Federico Grazini.

Grazie a voi e a risentirci.

Francesco Urbani, giornalista ed esperto di patrimonio culturale, racconta un articolo che ha scritto per il sito di Internazionale.

Nella vicenda drammatica del precariato del lavoro povero c'è un capitolo a sé che riguarda il fenomeno nel settore dei beni culturali.

Ho appena realizzato per il sito di Internazionale un'inchiesta che mette però in risalto quanto questo mondo,

che era invisibile fino a qualche tempo fa, ora è invisibile un po' meno,

perché sempre più spesso da Pompeii a Firenze, lavoratori e lavoratrici con contratti indecenti

oppure senza nessun contratto, dipendenti spesso da cooperative o da dette alle quali sono appaltati servizi essenziali,

organizzano manifestazioni o indicono scioperi e così dimostrano che senza di loro,

senza questo esercito di archeologi storici dell'arte, bibliotecari, archivisti,

i nostri musei, i nostri siti archeologici o non funzionano oppure in essi la tutela e assai carente.

E questo ha dispetto di tutte le retoriche sull'eccellenza del nostro patrimonio culturale

e a dimostrazione invece che la ricchezza generata da un'eccezionale ripresa del turismo non genera buona occupazione.

In inchiesta poi abbiamo anche raccolto le storie esemplari di alcune lavoratrici e lavoratori

che, sebbene altamente qualificati, vengono pagati da 4 a 8 euro l'ora.

È stato un po' più di 6 mesi da qualsiasi università di studenti di Idaho che sono stati stati morti in una casa di campo.

All'inizio, le investigazioni di settembre sembrava non avere legge.

I autoritari avevano solo due pezzi di evidenza substanciale.

Perchè questo è quello che stanno parlando di noi.

Un gioco di scienzo che si è lasciato nella scena

e le foto di un caro bianco spiegando l'area dopo le murder.

Candice DeLong è un'agente dell'FBI in pensione

e questo è un estratto del suo podcast Killer Psyche in cui si occupa di un omicidio avvenuto all'università dell'Idow.

Questo DeLong è solo uno delle centinaia di podcast e pagine social dedicate alla vicenda di 4 studenti

accoltellati nella notte tra il 12 e il 13 novembre del 2022 nella cittadina di Mosco.

Il principale indiziato dell'omicidio, Brian Coburger, è tornato in tribunale la settimana scorsa per una nuova audienza del processo.

Ma la caccia all'assassino che si è scatenata nei mesi successivi all'omicidio,

tra detective da tastiera e complottisti, ha finito per confondere i confini tra finzione e realtà.

Parliamo di questo caso e delle sue conseguenze con Giuseppe Rizzo, giornalista d'internazionale.

Come ha scritto McKay Coppins sull'Atlantic in un articolo uscito qualche giorno fa,

il caso, pur nella sua brutalità, è abbastanza semplice.

Nella notte tra il 12 e il 13 novembre dell'anno scorso a Mosco,

una cittadina universitaria dell'Idow negli Stati Uniti,

qualcuno è entrato in una casa su tre piani e ha ucciso quattro studenti,

tre ragazze e un ragazzo, il fidanzato di una di loro.

Nella casa vivevano altre due studenti che incredibilmente però non sono state aggredite.

E non è l'unico mistero di questa storia.

Un altro dettaglio inquietante è che una delle ragazze, scampate alla tragedia,

ha detto di aver visto in corridoio l'aggressore,

un uomo mascherato con sopra ciglia folte e di essersi poi chiusa in camera sua.

Non è chiaro se l'assassino l'abbia vista.

Infine, come se non bastassero i misteri, c'è un altro aspetto che rende la storia incredibile.

Gli omicidi sarebbero avvenuti intorno alle quattro del mattino,

ma la prima telefonata alla polizia è arrivata a mezzogiorno.

In tutte quelle ore non si sa che cosa sia successo nella casa,

né che cosa abbiano fatto le due ragazze sopravvissute alla strage.

La polizia non ha detto chi ha chiamato e per me si in realtà ha difeso il silenzio intorno alle indagini,

fino a che a gennaio non c'è stata una svolta con l'arresto di Coburger.

Come è riuscita la polizia a risalire a lui?

Coburger è un ex studente di criminologia di un'università vicina.

Grazie alle analisi dei video di alcune telecamere di sorveglianza,

si è scoperto che è passato varie volte davanti alla casa,

con la sua auto, poco prima degli omicidi.

E alle quattro e venti sempre la sua auto,

in un altro video delle telecamere di sorveglianza,

è stata vista scappare velocemente dal quartiere in cui si trovava la casa,

dove sono stati uccise le persone.

Come se non bastasse i dati del telefono dell'ex studente di criminologia,

dicono che nei mesi precedenti il ragazzo è stato nei dintorni della casa decine di volte,

sempre di notte o nelle prime ore del mattino,

e apparentemente senza motivi per trovarsi lì.

Ora ricostruito così il caso non sarebbe altro che un terribile caso di cronacanera,

solo che nei mesi passati tra gli omicidi e l'arresto,

a Mosco e i confini tra realtà e pensione si sono confusi del tutto,

o addirittura potremmo dire che sono saltati completamente.

Perché? Che cosa ha provocato questa confusione tra finzione e realtà?

Come era prevedibile, poco dopo gli omicidi a Mosco sono arrivati decine di giornalisti,

produzioni da tutti gli Stati Uniti, le televisioni, le radio,

e questo non è sorprendente, i casi di cronaca di questo tipo attirano sempre i mezzi di informazione,

ma il fatto è che con loro sono arrivati in città anche decine di fan del genere true crime,

conduttori di podcast true crime, e anche titoker e altri influencer di altre piattaforme,

sempre appassionati di questo genere. Il true crime è un genere basato sulla cronacanera,

in cui a farla dal padrone sono ovviamente casi anche molto efferati,

omicidi, brutali e le indagini che ne conseguono.

Tutti i fan del genere, arrivati a Mosco, hanno cominciato a produrre una serie di notizie falsa,

ipotesi, dicerie che hanno confuso completamente e rimescolato le carte in tavola,

coinvolgendo anche molte persone innocenti.

In una vera e propria calcia al sospetto, che ha avuto ricadute anche gravi su chi è stato coinvolto.

Per esempio c'è una professoressa di storia dell'Università dell'Aidao,

accusata da una tiktoker di essere l'amandante della strage.

Il piccolo particolare è che la tiktoker aveva accusato la professoressa basandosi su una lettura dei tarocchi,

solo che il video in cui accusa questa professoressa è stato visto due milioni di volte.

Come se non bastasse, anche un altro ragazzo è finito in quello che potremmo definire un vero e proprio carnaio.

Jeremy Reagan, uno studente di jurisprudenza, ha pagato le conseguenze delle dicerie e delle falsi accuse sulla propria pelle,

ricevendo decine di minacce, al punto da spingerlo a comprarsi una pistola e girare armato.

Dobbiamo pensare che su Facebook il gruppo nato per discutere degli omicidi di Mosco ha più di 230.000 autenti,

altri 100.000 sono sul Reddit, mentre su TikTok gli hashtag legati agli omicidi hanno in totale più di un miliardo di visualizzazioni.

Tutto questo ha creato un mix molto pericoloso di ossessione morbosa, notizie falsi e reinventione della realtà che ha scombolto Mosco,

tanto che gli abitanti, come ha scritto McKay Coppins sull'Atlantic, non riescono ancora a riprendersi.

Ma quindi, al di là del fatto di cronaca in sé, quali sono le conseguenze di questa vicenda?

Lo spiega bene Megan Garber sempre sull'Atlantic.

Garber dice che gli omicidi di Mosco sono un perfetto esempio di come dei real crime, cioè dei crimini reali,

si siano trasformati in true crime, cioè sostanzialmente un genere di intrattenimento.

Ora, il problema è che questo bisogno di intrattenimento, spiega Garber, non se limita solo ai fatti di cronaca,

ma sembra aver fago citato tutta la realtà, al punto che gli sforzi di Zuckerberg per creare il suo metaverso,

non è un ambiente virtuale che simula la nostra vita, sono del tutto inutili,

perché le piattaforme hanno trasformato la realtà stessa in un metaverso, dice Garber,

un metaverso basato sostanzialmente sull'intrattenimento.

Intrattenimento, tra l'altro, sempre più pervasivo, radicale e anche divisivo.

Ecco, dice Garber, se questo ci sembra avere poche conseguenze, in fondo è pur sempre intrattenimento, finzione,

per far attenzione al fatto che spesso le paranoie, le notizie false, le divisioni create in questa nuova realtà,

hanno il potere di scombolgere la vita democratica anche di un paese.

Il metaverso in cui viviamo è molto più perigoloso di quanto immaginiamo.

Se ci pensiamo una democrazia richiede cittadini, l'intrattenimento richiede solo un pubblico,

e al pubblico, in fondo, puoi far fare qualsiasi cosa.

Grazie a Giuseppe Rizzo.

Grazie a voi.

Il film della settimana è consigliato da Anna Frankin, giornalista d'internazionale.

Sono tutti i caratteri che si riflettono nell'ultimo film di regista romano Cristian Mungiu,

animali selvatici.

Siamo in un piccolo paese moltietnico della Transylvania, immerso nei boschi.

Tanti uomini sono andati a lavorare in Ovest, in Germania,

e altri sono arrivati da Los Rilanca per svolgere quei lavori che alla gente del posto non va di fare.

L'incontro con gli israelanchesi risveglia gli stinti peggiori,

degli abitanti che sono spettosi, pieni di pergiudizi.

La loro selvatichetta, diciamo, si esprime nel modo più violento in un'assemblea del villaggio.

Sono 15 minuti ripresi in un'unica inquadratura fissa che valgono da soli il film.

Animali selvatici di Cristian Mungiu e al cinema.

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L'appuntamento con il mondo è lunedì mattina alle 6 a 30.

Buon appetito!

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La scorsa settimana è stata la più calda della storia, ma il record potrebbe essere battuto presto. La vicenda di quattro studenti accoltellati in una città dell’Idaho nel novembre del 2022 ha scatenato detective da tastiera e complottisti.

Federico Grazzini, meteorologo e ricercatore
Giuseppe Rizzo, giornalista di Internazionale

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.