Il Mondo: I viaggi di Vinicio Capossela, parte 5

Internazionale Internazionale 8/11/23 - Episode Page - 13m - PDF Transcript

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Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli

e questa è la serie stiva del mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Questa settimana Giovanni Anzaldo, giornalista di Internazionale, interviste al cantautore

Vinicio Capossela sul tema del viaggio, è venerti 11 agosto 2023.

Vinicio Capossela è un cantautore, musicista e scrittore italiano, a 57 anni, il suo ultimo

album è 13 canzoni urgenti, nell'episodio di oggi parla di libri, regali e preghiere.

Vinicio, ad aprile ci siamo incontrati su Zoom, come si fa spesso oggi per fare l'interviste,

e abbiamo parlato del tuo ultimo disco che si intitola 13 canzoni urgenti, e mi hai

parlato di questo libro, di Patrick League Firmor, che si chiama Tempo di Regali, mi

hai consigliato di leggerlo e nel frattempo io l'ho letto.

Tra l'altro quel libro ha espirato anche un brano di 13 canzoni urgenti che si chiama

proprio Il Tempo dei Regali.

Il libro racconta la prima parte di un viaggio a piedi che si è svolto negli anni 30 da

Londra con Stantinopoli, che è quella che oggi noi chiamo Istanbul.

Cosa ti ha colpito così tanto di quel libro?

Firmor è uno scrittore di viaggio, ed è un po' il padre spirituale di Chetwin, che

mi pare che si ha sepolto proprio in questo villaggio a Cardamili, dove Firmor che pure

era inglesissimo, però ha passato la sua vita e ha costruito la sua casa insieme alla

moglie proprio in questo luogo, a cui è dedicato anche un libro che si chiama Mani, poi c'è

anche un altro libro sempre sulla Grecia che si chiama Rumelia, racconti della Grecia

del Nord.

Il libro Tempo dei Regali ha un titolo meraviglioso che tra l'altro viene preso da un esergo

che c'è qui all'inizio, dice For now the time of gift is gone, per adesso il tempo dei

regali è andato.

Leggere Firmor significa leggere qualcuno che apre questo sentimento di gratitudine, di

meraviglia e di curiosità che il vivere e l'incontro soprattutto nel viaggio ci regala,

infatti si dice ci regala.

Quindi anche questa leggerezza, questa apertura d'animo, è la cosa bellissima, questa lietezza

quasi, anche se attraverso per esempio la Germania del 33 in questo libro ed è uno che

poi ha servito rapata in guerra, eppure non è minimamente corrotto, diciamo dei cattivi

sentimenti.

Rimane il lato umano e il senso proprio della gratitudine all'esperienza, dell'incontro

e del vivere.

Detto questo, credo che tutti noi abbiamo avuto la sensazione che For now the time of gift

is gone quando siamo stati rinchiusi per questi due anni, dove tutto quello che avevi, io

parlo almeno di una della mia generazione, ti è già passato davanti, noi non sai se

ne verrà un altro, come sarà, e in generale è così, la vita ti ha dato cose e non sappiamo

se altri verrà ne non sappiamo ne come e ne cosa saranno, quindi c'è però questo

sguardo che abbraccia un po' tutto il cammino percorso e questo senso anche di meraviglia

che viene secondo me anche proprio dal concepire la vita come un viaggio, diciamo che in questo

spirito di questo scrittore sono un po' traccimati, un spirito che però poi si inizia

con le parole degli altri e si finisce möte per usare quelle proprie e quindi

con queste canzoni urgenti che nascono da una sensazione di limitatezza, di pericolo, dove bisogna

scegliere qual è il proprio bene rifugio, di cosa siamo fatti e fare con le cose che si hanno

con i tasti che abbiamo, non dimenticare che il tempo dei regali sia la cosa più soversiva,

perché il regalo, se pensate bene, è proprio disinnesca tutto francesco d'assisi, non voglio possedere nulla,

altrimenti dovrei combattere per difendere quello che ho, quindi tutto quello che è legato alla propietà

delle cose, è qualcosa che ci obbliga il regalo, il dono è un concetto rivoluzionario.

E a questo proposito c'è una bellissima frase di un poeta, Milo De Angelis che dice se mi chiedessero indietro tutto quello che non è mio, non mi ribarrebbe più niente.

A un certo punto del libro, ferma or va a Bingen in Germania, entra in una locanda si ferma a dormire e festegge al natale con una famiglia del posto

e la figlia piccola dell'hoste gli regala un mandarino e un pacchetto di sigarette avvolto nella carta argentata.

È molto bella questa cosa che lui incontra persone e riceve i regali e attraverso appunto come dicevi tu prima,

cioè un'Europa dove sta montando una cosa terribile come il nazismo dove si sta andando verso una guerra mondiale

e però il suo modo di viaggiare così un po' da vagabondo a piedi diventa una specie di antidoto alla violenza che lo circonda

e quindi mi è piaciuta molto questa idea del viaggio come incontro, scambio e quasi pacificazione tra le persone.

Penso proprio che il titolo ci dà proprio questa idea del viaggio come tempo di regali.

È tanto più rimarchevole proprio considerando gli anni in cui si svolge questo viaggio

però la forza intatta di questo autore che dunque si apra anche a caso è uno stato d'animo

che quindi va al di là del momento in questo stato scritto e quindi ti metti in una disposizione che io trovo più corretto

verso il mondo verso l'incontro.

La cosa che amo di più di questo libro è il fatto che si unisce prende.

La consapevolezza del libro tratta di un viaggio che è avvenuto a 17 anni, 17 o 18 anni

però viene pubblicato nel 77, quindi quando una vita è passata.

Ci sono tutte le informazioni che soltanto l'esperienza della vita, la conoscenza, l'erudizione,

però non viene scalfita quello che il cromosoma della gioventù, cioè comunque gli occhi

dei 17 anni che fa quel viaggio e il suo senso di meraviglia nel ricevere un mandarino e un pacchetto di sigarette sono intatti.

Tu non provi mai frustrazione nel guardarti intorno, io pensando anche al tuo ultimo disco,

adesso non voglio dire politico, però è un disco che contiene dei messaggi che sono una risposta in un certo senso alla contemporaneità.

Non provi frustrazione a volte nel cantare delle cose e nel vedere che non tutta la realtà che ti sta intorno,

ma una parte consistente della realtà che ti sta intorno va in una direzione opposta e contraria.

Il problema non è certamente riferito alle mie canzoni che sono veramente una cosa minima.

Come partecipi a questo grande carrozzone in cui siamo tutti...

Chi era l'Ori Anderson che diceva una cosa molto bella?

Siamo tutti in questa stessa barca alla cui guida c'è il comandante che è pazzo.

E comunque non c'è ne un'altra.

Quindi il fatto di non potersi ammutinare, c'è tentativo dell'ammutinamento,

però comunque sia la nave va...

Siamo tutti un po' a bordo di una cosa che abbiamo un'illusoria,

partecipazione, nutrita continuamente da questa infodemia, da questo sovraccarico anche di informazioni,

di sollecitazioni per cui ci si sente quasi parte continuamente in tempo diretto della storia,

però in realtà è una partecipazione del tutto mediata

che spesso non ci impedisce IPA di avere come dicevamo prima.

La ballena si capisce recording quando si immerge che era una ballena.

Quindi cosa sta succedendo veramente?

Spesso non lo stai nemmeno realmente comprendendo.

Le cose boh forse si capiranno.

Dopo forse.

Quindi parliamo ma a chi stiamo parlando,

con chi possiamo veramente relazionare un ascolto.

Questo si può valere naturalmente per le canzoni e il loro linguaggio che hanno...

però in generale penso che si possa anche a un certo punto dire che questo mondo non è esattamente che

mi interessa la direzione in cui sta andando e allora mi venimente Moby Dick Starbuck che è

l'ufficiale in seconda una volta che si rende conto che comunque il capitano, chi ha il potere,

chi ha il comando, sta comunque portando la rovina assicura, ha il fucile, lo prende,

sente la testa di ACAP dall'altra parte del legno e sa benissimo dove mirare e sarebbe, dice potrei

sparare ora e torneremo tutti a casa e non sparare. Si attiene a quel destino che è stato,

come dice ACAP, deciso due milioni d'anni fa. Tu a volte concludi tuoi concerti ovunque proteggi,

che è una sorta di preghiera laica, possiamo chiamarla, che è una canzone che in un certo

senso cita anche alcune parti dell'eclesiaste, corregimi se sbaglio, c'è questa ripetizione,

il tempo per partire, il tempo di restare, il tempo di lasciare, il tempo di abbracciare a proposito

di viaggi e incontri. Che rapporto hai con questa canzone? E' una canzone che nasce da un giro di

accordi così misteriosi, semplici, così emozionanti che per molti anni non sono riusciti a mettere

nessuna parola su questo giro di accordi. Già i tempi del disco il ballo di San Vito avevo quasi

pensato di realizzare una versione solo strumentale e mentre eravamo in sala in quel disco era con noi

Evan Luri, che è uno dei fondatori di Lounge Lizard, persona veramente di gran qualità,

io ho chiesto una musica del genere secondo te di cosa potrebbe parlare e lui mi disse

I'm sorry for my sin, mi dispiace di quello che ho peccato, cos'è poi il peccato? Io non penso

che avesse un riferimento religioso, però il peccato è qualcosa di sbagliato per i miei

errori, per quello che non sono riuscito a fare bene, per quello a cui ho mancato e quindi ho

provato a fare un pezzo che avesse un po' di autosolidarietà, cioè non siamo perfetti, ci

promettiamo cose più grandi di noi che non siamo in grado di mantenere, è vero c'è un riferimento

all'eclesiaste, ma soprattutto c'è un riferimento alla formula della promessa delle nozze, in ricchezza,

in fortuna, in pena, in povertà, nella gioia, nel dolore, nell'usso, nel clamore, una formula

che avevo anche pronunciato e dunque è che poi non sono stato in grado in realtà di tenere fede e

quindi c'è in noi l'ambizione ad andare oltre noi stessi e ad avere qualcosa che seriamente ci

cambia e cambia l'altra e poi dopo in realtà accorgersi che non sappiamo andare oltre i nostri

limiti e che alla fine quello che conta è il tempo che fa un po' di noi quello che vuole, c'è

un tempo per questo, c'è un tempo per quest'altro e noi a volte ne siamo i protagonisti ma

spesso siamo quelli che ci adattiamo al tempo e questo abbraccio si può essere che sia per

l'altro ma è anche un abbraccio con cui in qualche modo ci confrontiamo con la nostra incapacità,

con i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre ambizioni più grandi di noi e quindi è per questo

che bisogna cercare di proteggere ovunque in qualsiasi tipo di di prove, di situazione comunque

quella capacità anche di essere solidali anche solo con noi stessi per poter essere solidali

anche con gli altri, per poter accogliere anche l'errore, la limitatezza e cercare di farne

comunque un legame o qualcosa che in qualche modo ci salva. Dalla redazione di internazionale però

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alle 6.30 con Luciana Castellina, intervistata da Vanessa Rugghi.

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Un viaggio a piedi, regali, accogliere gli errori. Giovanni Ansaldo intervista il cantautore Vinicio Capossela.

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.