Il Mondo: I viaggi di Vinicio Capossela, parte 1

Internazionale Internazionale 8/7/23 - Episode Page - 13m - PDF Transcript

Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale, è un modo concreto per

sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un'informazione di qualità.

Vai su www.internazionale.it slash podcast.

Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli

e questa è la serie estiva del mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Questa settimana Giovanni Anzaldo, giornalista di Internazionale, interviste al cantatore

Vinicio Capossela sul tema del viaggio.

È lunedì 7 agosto 2023.

Vinicio Capossela è un cantatore, musicista e scrittore italiano.

A 57 anni, il suo ultimo album è 13 canzoni urgenti.

Nell'episodio di oggi parla della notte di New York e di Musca.

Vinicio, la tua musica si nutre di viaggi reali e immaginari e molte delle tue canzoni

sono ambientate di notte.

Alcune mi fanno pensare un po' a fuori orario di Martin Scorsese, perché raccontano notti

in cui sai dove cominci ma non sai dove finisci.

E quindi volevo partire da Notte New Yorkese.

Un pezzo pubblicato nell'album Modic, uscito nel 1991, è farti una domanda che secondo

me a un musicista va sempre fatta.

Qual è il tuo rapporto con New York?

Il tuo show è New York, è una battuta bellissima che c'è in un meraviglioso film, per me

il più bel film sul mondo dello spettacolo, che è Broadway Denny Rose di VD Allen, è

meraviglioso.

Un certo punto c'è il suo artista che è questo Italo americano, che si chiama Luca

Nova, che canta una canzone meravigliosa che si chiama Agita.

Agita mai compa in te panso, va a questo show dove si provava insomma a organizzare

la sua rientra e per insomma rimetterlo in carriera e questo show non so, un po' come

il David Letterman, non so quel che il show fosse e lui va lì e dice il tuo show è New

York.

È come un'entità che credo che tutti quanti noi abbiamo interiorizzato, pur senza vivere

la di prima mano, per cui uno poi se la va a prendere a spizzi che bocconi come è successo

me, in giovanissima età di andare insieme a un amico che voleva rivedere una ragazza

e per non andarci da solo va pagato anche a me un volo della Yacht, Yugoslavian Air

Float, perché molto prima delle low cost esisteva la Yugoslavian Air Float che consentiva

il viaggio a New York però con un pernotamento a Belgrado che devo dire ricordo come la notte

più wild di tutto il viaggio a Belgrado nel 1986 era veramente una città nottevole

e mi è sempre piaciuto questa dimensione un po' specchiata di Italia e America, quindi

questo mondo che solo l'America poi ha dato, perché io per esempio sono nato in Germania

ma non esiste la cultura dell'Italo germanico che che film ha prodotto, che musica, è vero

ce l'entano, Rocco Granata, Salvatore Adamo che sono stati un po' i cantori di tutto

quel mondo però non è rimasta così, invece no questo trapianto in America ha generato

scorsese e il suo meraviglioso fuori orario, cioè questa dimensione in cui da un lato

ti riconosce che non ti mantiene veramente fuori dalla porta ed è la dimensione in cui

io mi sono accomodato più volentieri, infatti la canzone Not New York è in realtà un'occasione

per fare un po' di giochi di paroli con lo slang tra l'Italo americano, io mi sono sentito

più vicino a quella cultura che veniva da quel mondo e quindi sia in campo di cinema

che di musica, quindi Not New York è così uno sketch scritto così su un giro di basso

un walking bass con il mente più Lucanova che non Liza Minelli.

Vorrei andare adesso da tutt'altra parte e arrivare a un pezzo di ovunque proteggi che

si chiama Mosca Valza dove tu invece racconti una tua incursione a Mosca con tutt'altra

sonorità tra l'altro perché c'è molta più elettronica per esempio, che cosa è stata

Mosca per te che approccio hai avuto con Mosca, una città completamente diversa?

Quando finalmente ho avuto occasione di andare a Mosca che era una cosa che desideravo da

moltissimo tempo fare, erano l'inizio degli anni 2000 quindi una città, una mega polissista

intacolare dove però questo gigantismo è completamente opposto a quello americano,

un gigantismo che evoca sempre il potere, l'oscurità, queste cripte discotecniche,

quindi l'elettronica per forza aveva una amica trice che era non a Mosca ma a Sofia

e andava a ballare la notte in un posto che si chiamava Spartak, mi sembrava un dei mutanti

quelli che, quindi niente, sono stato sia Mosca per una 15 di giorni insieme a un meraviglioso

personaggio che si chiama un vero dendi l'ultimo che ho incontrato, questa a Venezia da molti

anni, Gleb Smirnov e lui mi ha condotto un po' in tutto questo mondo d'inizio anni 2000 di una

Mosca vivissima che purtroppo è andata completamente perduta, quindi 15 giorni siccome il conto

Smirnov non si alzava mai prima delle quattro di pomeriggio io avevo tutto il tempo di cercare di

mettere strofa per strofa quello che avevo appreso la sera prima e quindi ne è venuta una specie di

storia di Mosca in sei minuti, ci sono un sacco di termini di quegli anni Rimont che era la

ricostruzione cioè il convertimento di quello che prima era sovietico in queste nuove forme di

pivotor sulla caravella, c'era veramente una caravella che era stata donata per l'anno messa a

bo così in stranezza, ecco. Poi c'è questa cosa di paieccali, cosa è quello, è un brindisi?

Paieccali, allora innanzitutto per fortuna quando sono dato io a me che amo il freddo era in verno

quindi c'è uno che appisce che la vodka non è come il vino, la vodka è una necessità e per chi

sta il freddo dopo che ti sei ghiacciato, ti butti giù, poi è bello perché la vodka si beve a

grammi non a litri, cioè 200 grammi, si vende a grammi e si consuma a grammi e quando uno si

mette in corpo qualche grammo di vodka sente che può pronunciare il brindisi più straordinario

che ho mai sentito, ecco, nella mia carriera di bevitori, cioè paieccali, paieccali,

è detto che significa, è quello che ha detto Gagari nel momento del decollo, cioè partiamo,

andiamo, paieccali, ci ti riedeva o dimmi, paieccali. Saltando tutta altra parte volevo invece parlare

di Bardamu, che è la canzone che apre canzoni a manovella e che si riferisce tape a un libro che ha

viaggio nel titolo, cioè viaggio al termine della notte di Selina. Cosa è stato per te viaggio al

termine della notte e che tipo di ispirazione è stato per questa canzone e in generale insomma per

quel disco e un po' in generale anche per la tua musica. Selina lo mette proprio nell'esergo che

apre il libro, cioè parla del viaggio, dice l'unica cosa che conta è viaggiare ed è semplice, è dall'altra

parte della vita. Una volta conosciuto un grande viaggiatore, si chiama Giorgio Bettinelli, morto

purtroppo poco dopo questo incontro, lui aveva scelto di viaggiare proprio per mestiere in Vespa,

quindi ha fatto dei resoconti di questi viaggi pubblicati da Feltrinelli, tutta la Cina,

tutta l'Africa, una volta fatto dalla Lasca, la terra del Fuoco insomma, però a lui piaceva anche

scrivere le canzoni e mi diceva, mi sarebbe piaciuto fermarmi e scrivere le canzoni e detto,

io non ci riesco se non sto fermo e al me sarebbe invece piaciuto vedere tutto quello che

aveva visto. Dunque era dall'altra parte della vita sia il suo viaggio che il mio. Ognuno stabilisce tape

il viaggio che nel caso di Selin, il viaggio è un libro che fa male e uno si affeziona subito a

quel tipo di male perché c'è una tale da un lato pietà umana per la e allo stesso tempo una tale

non si barra su nulla e quindi sei proprio di fronte alla miseria anche umana in una maniera appunto

che ti ci affezioni anche subito e la riconosci. Quindi niente, è una sorta di malattia leggerse

Selin, soprattutto da giovani e soprattutto un libro come il viaggio al termine della notte,

però è una di quelle belle malattie che proprio quando sei sopravvissuto ti guardi dietro e dici

cosa ho passato, allora febbra 42 stava e pure ho visto tutto questo e quindi Bardamot che è la

canzone che prende ha prestito il titolo del protagonista di questo libro, in realtà è una

canzone che parla invece della fase finale di Selin, Selin in esilio sul Baltico dopo che il suo viaggio

l'ha portato così a questa fuga e poi l'arresto e poi tutto quello che ne è venuto, la trilogia del

Norde alla fine in questa capanna di Corsor, d'animarca davanti al Baltico, Bardamot è cercare di

mettere qualcosa di quel concetto dall'altra parte della vita che ben si sintetizza in una

delle sue sparate, quando dice l'emozione è tutto nella vita e quando siete morti è finita,

emozionate di perdio. In quel disco c'è un altro pezzo che a me piace tantissimo che è solo mia,

dove a un certo punto tu proprio ti abbandoni al canto, cioè non canti neanche più delle

parole, ma canti solo a... ma è vero che l'hai scritta al tavolo di un ristorante su un foglietto

trovato lì? Che belle le storie sulle canzoni, uno ne ritrova... no, no, non l'ho scritta fatto

perché non è mia questa canzone, solo mia, ma solo mia non sei, così dice la canzone è così,

nel senso che è una canzone che io ho appreso sulla strada proprio perché mi ero messo in testa,

siccome amavo molto la musica balkanica soprattutto per fanfare, ho cercato la

collaborazione di questa banda forminabile di Cocciani che è un paese vicino a... in Macedonia,

vicino alla Bulgaria che all'epoca si chiamava Cocciani Orchestra ed era una famiglia, sono

rom loro, quindi facciamo questi concerti insieme, loro facciano i pezzi e loro e questo canzone che

in serbo croato si chiama Bilo Cia era una delle canzoni che facevano ed erano canzoni corali

per cui questo lo cantava tutto il pubblico, loro anche se non la conoscevano, chiamavano il

pubblico a cantare, erano dinamite questi, erano un'esperienza veramente, stare in mezzo a questo

era un 8, era un modo molto molto diverso del quello a cui ero abituato e questa canzone

l'ho sentita da loro così come altre meravigliose canzoni perché credo che a estra veramente c'è

una parola che si chiama Sevda, la Sevda che sarebbe la Bile Nera e quindi tutte queste

canzoni che si chiamano Sevda Link che hanno questa Bile Nera, questa melanconia questa,

non so come altro, meglio di così non si può dire, ecco ecce le hanno, ecce le hanno

e le ribalter in una maniera però che si soffre tutti insieme diventano qualcosa anche di meravigliosamente

gioioso e però che non ha paura della sofferenza perché la si affronta avviso aperto e magari

anche tutti insieme unendo le voci, ecco, Biloci è una di quelle canzoni poi una volta ho trovato

un Damir, era di bel grado lui di origine, stava in Italia e me l'ha tradotta e allora quando

saputo, ho visto che poteva funzionare anche in italiano, Bilocia, Bilocia, solo mia, solo mia,

solo mia, non sei, quindi è una canzone nomade, è bello che le canzoni possono anche cambiare

la pelle della lingua ma però la sostanza può rimanere la stessa anche facendo, andando oltre

frontiere. Dalla redazione di internazionale per oggi è tutto, scriveteci a podcastchiocio

lainternazionale.it o mandate un messaggio vocale a numero che trovate nella descrizione

del podcast e dell'episodio. E per ricevere una notifica quando esce un nuovo episodio,

iscrivetevi al podcast. L'appuntamento con la serie stiva del mondo è domattina alle 6.30.

Sottotitoli a cura di QTSS

Machine-generated transcript that may contain inaccuracies.

La notte, New York, Mosca. Giovanni Ansaldo intervista il cantautore Vinicio Capossela.

Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un’informazione di qualità. Vai su internazionale.it/podcast

Scrivi a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050
Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.