Il Mondo: I viaggi di Paolo Giordano, parte 2

Internazionale Internazionale 8/22/23 - Episode Page - 9m - PDF Transcript

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Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli.

Io sono Claudio Rossi Marcelli e questa è la serie stiva del mondo, il podcast quotidiano

di Internazionale.

Questa settimana analisa Camilli, giornalista di Internazionale, interviste allo scrittore

Paolo Giordano.

È martedì 22 agosto 2023.

Paolo Giordano è uno scrittore italiano.

Ha 40 anni e un dottorato in fisica.

Il suo ultimo romanzo è Tasmania, pubblicato dai Naudy nel 2022.

Nell'episodio di oggi parla di neutrini del deserto di Atacama e di esotismo.

L'anno scorso a un certo punto si è andato nei laboratori sotterrani del Gran Sasso per

scrivere un reportage.

Si tratta dei laboratori spaziali più grandi del mondo e si trovano sotto alla dorsale

appenninica.

In questo laboratorio si studiano i neutrini e la materia oscura.

I neutrini anzi si accchiappano per capire cosa succede al centro del sole.

Come è la terra e il nostro pianeta, vista dai sotterranei del Gran Sasso e come è guardare

al mondo ogni tanto con gli occhi di un fisico teorico?

Per me i laboratori del Gran Sasso sono stati a lungo un luogo un po' mitico, di cui studiavo,

di cui conoscevo gli esperimenti, ma senza averli mai visti.

Sono un luogo estremo e avveniristi, con luogo che quando è stato concepito aveva nasceva

da una visione davvero lungimirante e sono nel cuore del nostro territorio.

I neutrini a loro volta hanno questa particolarità, sono le particelle più elusive tra tutte

quelle che noi conosciamo.

All'università ti viene insegnata questa cosa, che noi siamo continuamente attraversati

da raggi cosmici che piovano sulla terra e se tu apri il palmo della mano verso l'alto

si dice che viene attraversato da un hertz al secondo, cioè ogni secondo c'è una

particella che ti attraverse e spesso sono neutrini questi, solo che noi non ci ne accorgiamo,

questi neutrini viaggiano per l'universo e non interagiscono, quindi non interagendo è

molto difficile a chiapparli, pur essendo così tanti sono come dei fantasmi e per riuscire

a vederne anche solo una manciata bisogna costruire dei rivelatori estremamente fantasiosi,

quindi riempiti di materiali studiati a dog freddissimi, ci sono tra i luoghi più freddi

dell'universo, sono la sotto, gli appennini costruiti artificialmente e bisogna andare

in un punto, il Gran Sasso è stato scelto a posta per questo, per la conformazione geologica

della montagna in cui tutto il resto della radiazione viene assorbito prima, quindi come

se fosse una specie di bunker naturale in cui possiamo pensare di avere dei segnali

puri e questa ricerca spasmodica della purezza che c'è nella fisica moderna in realtà è quello

che mi aveva affascinato, probabilmente mi aveva portato a scegliere la fisica, spesso si trascura un

po' quanto un certo tipo di ricerca di spiritualità e anche di purezza spinga gli scienziati a

diventare tali. Per studiare il Cosmo si guarda attraverso le lenti dei telescopi, si lanciano

satelli, ti oppure sonde nello spazio aperto che non torneranno mai più indietro e che portano

messaggi di pace e molte lingue per le comunità extraterrestri che magari incontreranno. Ma per

studiare il Cosmo e questo è decisamente meno ovvio bisogna anche scendere sotto terra, andare

nel deserto o al pollo sud alla ricerca di una certa purezza, questo lo hai scritto tu appunto

nel tuo reportage. Qual è il viaggio più insolito che hai fatto per inseguire la tua

passione per la fisica? Alcuni anni fa ero in Cile per un festival letterario, ma la vera

ragione per cui volevo andare lì era visitare l'esperimento alma che è un esperimento di

astronomia che si trova sulle ande nel deserto di Atacama, uno dei luoghi più secchi di altitudine

maggiore, uno degli esperimenti più in alto che esistono sulla terra, forse il più alto,

ancora oltre 5.000 metri, sono una serie di enormi radar, osservatori messi su questa

piana dove spesso c'è del ghiaccio nel deserto di Atacama che ha oggi uno dei posti più suggestivi

che abbia visto in tutta la mia vita e io volevo vedere questo esperimento, volevo vedere la

grandezza di questo esperimento e anche immaginare come fossero stati portati su tutti quei

materiali, ci sono delle condizioni lavorative anche per gli scienziati molto complesse quelli

lassù perché ovviamente è una zona con bassi livelli di ossigeno quindi anche per salire

devi farlo acclimatando, ti lentamenti, mi ricordo che sono arrivato all'esperimento e mi è scoppiato

un tipico mal di testa da alta quota e tuttavia con quel mal di testa sono rimasto due ore ad

ascoltare le spiegazioni su perché l'osservatorio fosse disposto in un modo e non in un altro,

mi sembra che ci sia un esotico nella scienza, meglio che il vero esotico di oggi riguardi

la scienza, noi abbiamo una tradizione letteraria bellissima di viaggio, di reportage di viaggio,

che forse ha avuto senso fin nel dopoguerra quando dei luoghi erano veramente irraggiungibili ai più

e dovevano essere raccontati nella loro eccezionalità. In un certo senso in poco tempo l'esotismo ci è

stato sottratto, oggi è molto difficile pensare di raccontare l'India o il Nepal risultando

esotici e interessanti e quindi dove si è spostato l'esotico? Beh io credo che in larga parte si sia

spostato proprio nella ricerca scientifica perché la ricerca scientifica porta a dischiudere dei

panorami reali o comunque immaginari che sono radicalmente nuovi, radicalmente sconosciuti

per i più. Uno dei cruci di chi si occupa di fisica delle particelle è di non riuscire mai a

spiegare cosa fa, cosa studia, cosa cerca, se non per analoggini soddisfacienti è scritto e questo

è il motivo per cui a un certo punto hai abbandonato la fisica per la letteratura. Mi capita ancora

oggi a volte che mi chiedano magari nell'intervista ma qual è stato il tuo argomento di tesi di

dottorato io cerco sempre di non rispondere poi se mi mettono alle strette dico il titolo con voce

monocorde che era decadimenti semileptonici del mesone B che è una dicitura che evidentemente

non trasmette nulla se non ha chi è molto dentro quel campo specifico questo è uno delle

frustrazioni che incontra chi fa soprattutto un certo tipo di scienza e di ricerca oggi.

Siamo a un livello di estrema specializzazione delle scienze in tutti i campi in parte come

la fisica poi non ne parliamo la fisica delle particelle quindi si arriva a dei punti in cui

non si è nemmeno capaci di trasmettere veramente quello che si fa al vicino distanza che sta

lavorando su un'altra branca hiper specialistica nello stesso campo e questa super specializzazione

a un certo punto molto presto in realtà durante il dottorato ha cominciato a spaventarmi l'idea di

diventare esperto hi per esperto in qualcosa che tuttavia non avrei potuto comunicare largamente

che non sarebbe stato un mezzo di comunicazione con gli altri esseri umani ha cominciato a

spaventarmi e credo di aver cominciato a bilanciare questo con la scrittura che mi sembrava invece il

modo di comunicare più diretto più anche emotivo con altri esseri umani cosa nella quale ho sempre

avuto le mie personali carenze quindi un canale dovevo pure tenerlo aperto. Dalla redazione di

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Neutrini, deserto di Atacama, esotismo. Annalisa Camilli intervista lo scrittore Paolo Giordano.

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Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
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