Il Mondo: I viaggi di Paolo Giordano, parte 1
Internazionale 8/21/23 - Episode Page - 10m - PDF Transcript
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Dalla redazione di internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli
e questa è la serie stiva del mondo, il podcast quotidiano di internazionale.
Questa settimana Annalisa Camilli, giornalista di internazionale, intervista lo scrittore
Paolo Giordano.
È lunedì 21 agosto 2023.
Paolo Giordano è uno scrittore italiano, a 40 anni e un dottorato in fisica.
Il suo ultimo romanzo è Tasmania, pubblicato dai Naudy nel 2022.
Nell'episodio di oggi parla di Apocalisse, alberghi e amici lontani.
Tasmania è un'isola nell'oceano pacifico, ricoperta quasi interamente da parchi naturali,
ma anche il luogo ideale in cui cercare salvezza nel caso di una catastrofe.
Secondo uno dei personaggi del tuo libro Novelli.
Comincerà il nostro viaggio proprio da quella domanda che il protagonista del libro
rivolge a Novelli in caso di Apocalisse.
Dove cercheresti salvezza?
In realtà mentre ragionavo, mentre guardavo su quali erano i posti dove salvarsi nel mondo,
secondo queste analisi scientifiche, pseudocentifiche che si trovano in rete.
Io stavo comprando il mio piccolo posto di salvezza in uno dei luoghi climaticamente più
compromessi che esistano nel nostro paese, che è il tacco estremo della Puglia,
vicina Santa Maria di Leuca, in un borgo molto bello, ma di quelli veramente molto spopolati,
anche in cui adesso hanno introdotto delle subvenzioni addirittura per andare a ripopolare
luoghi dove tutto invendita e dove probabilmente se crediamo a gli scenari dei cambiamenti climatici,
io sono un credente in questo senso, probabilmente fra 30 anni ci saranno delle condizioni di
siccità, di temperature proibitive quasi che renderanno difficile la sopravvivenza,
l'acqua soprattutto in quelle zone è un problema già attuale.
Pur sapendo questo ho deciso di rimettere a posto un luogo disabitato là.
Mi sembra che viviamo tutti in questa contraddizione, sappiamo delle cose riguardo al futuro,
abbiamo delle visioni del futuro che spesso sono, se non proprio apocalittiche comunque è di
complicazione delle possibilità delle condizioni di vita e spesso aggiamo in un modo che è
contrario a questa consapevolezza e forse questo è proprio un principio di speranza.
Il tuo libro è attraversato da uno stato di regrettezza, un sentimento che a momenti è anche
rabbioso e sul punto di esplodere, ma che non scoppia mai. Tutto si tiene anche se tutto
sul punto di crollare e la maniera per tenere tutto insieme sembra proprio essere quella di
spostarsi di continuo, di non definirsi. Qual è il motore di questo movimento e che
rapporto c'è tra il viaggio e le crisi, le tante crisi che racconti nel tuo libro?
Sì c'è un momento nel romanzo in cui il protagonista raggiunge l'appice della sua crisi
coniugale e soprattutto si rende conto che il sogno di avere un figlio con la sua compagna,
con sua moglie, non si realizzerà ed è un piccolo lutto senza perdita,
qualcosa che va elaborato ma più calto un'ideale. Da quel momento lui va in orbita,
comincia a girare per alberghi, più che per città straniera e per alberghi,
in quella situazione di non luogo, di sospensione, di impersonalità che a volte gli alberghi
garantiscono. Io ho passato tantissime notti della mia vita negli alberghi negli ultimi 15 anni,
stranamente quando ho cominciato a essere uno scrittore nella realtà mi sono accorto che un
mestiere che ti spinge molto a vivere in quella condizione è molto facile. L'ho praticata e una
condizione che ha due estremi in sé. Da una parte ti fa sentire estremamente libero perché in una
stanza d'albergo da solo puoi regredire degli stati quasi primitivi di te stesso, puoi indulgere
come dire al minibar a tutto quello che vuoi e dall'altra parte una condizione miserabile,
miserevole perché è lontana da qualunca affetto e da qualunca appartenenza ed è vero che nei momenti
in cui le cose si mettono in crisi la mia fantasia è sempre quella di entrare in quell'orbita degli
alberghi tanto che a un certo punto li fotografavo. Per anni ho fotografato le stanzi degli alberghi
dove entravo, le postavo su Instagram con l'hashtag camere separate e poi una persona mi ha detto
ti prego smettila di fare questa cosa perché è così depressiva da vedere e allora ho smesso di
farlo cancellato tutto quell'archivio di camere solitarie e camere separate. Ma la mia idea di
fuga e forse di espiazione di limbo se le cose dovessero mettersi veramente male sarebbe quella
di cominciare a vagare per alberghi non troppo lussuosi, alberghi di media categoria che non
ti mettono in discussione in nessun modo senza mai neanche vedere le città. La tua casa sull'albero
di Italo Calvino. Di alberghi in alberghi oppure le piscine del nuotatore, quella idea di passare
da un luogo all'altro che non ti appartenga. Tasmania è anche un viaggio nel maschile,
il protagonista del tuo romanzo, lo scrittore PG, si confronta con molti modelli di maschile e ne
osserva soprattutto le fragilità, le nervosi ossessive e controllanti del padre, la rigidità
dell'amico Giulio e il narcisismo seducente e poi ingenuamente sessista di novelli professore
che a un certo punto diventerà anche autodistruttivo oppure di non ammettere la sua posizione di
privilegio e suoi limiti. Perché ti interessava raccontare questi personaggi?
In realtà anche l'aspetto di amicizia maschile è molto legato al viaggio perché ho cominciato a
pensare a questo libro da un'evoluzione di un amicizia con un amico che si chiama Jordan,
che è un Italo americano, lui vive a San Francisco e lo ha conosciuto per la prima volta durante un
viaggio, un trekking in Bhutan e da quel momento, visto che viviamo da parti opposte del mondo,
abbiamo cominciato a vederci solo ogni anno e mezzo, ogni due anni pianificando dei viaggi che
di solito devono che fare con il camminare. L'ultimo che abbiamo fatto appena prima del
inizio della pandemia è stato un trekking alle Canarie. In quell'occasione proprio quando ci
siamo incontrati all'aeroporto prima del viaggio lui mi ha detto che si sarebbe sposato e che la
sua compagna era incinta e io ho capito in quel momento che sarebbe finita questa nostra routine
di trovarci e ritrovarci in varie parti del mondo e di fatto è stato un disallineamento che
ero contento per lui, ma mi è dispiaciuto per noi. Ho cominciato a riflettere su quanto anche
certe amicizie adulte siano così condannate la discontinuità, a volte perdi delle persone e
le ritrovi dopo anni cambiate e mi sono reso conto che molti rapporti erano così. Con lui abbiamo
mantenuto questo strano legame per cui ci scambiamo la posizione, ognuno localizza l'altro su Google
Maps e quindi in un certo senso è l'unica persona che so sempre dove si trovo, uno strano legame
contemporaneo. Nel mettere insieme questo catalogo di amicizie maschili adulte mi sono reso conto di
quanto in realtà siano complesse. Ci sembra sempre che le amicizie dei maschi soprattutto siano
facili e invece le amicizie dei maschi almeno per quanto mi riguarda sono complesse soprattutto
da grandi, sono venate di un sacco di cose che non c'entrano, di confronti impliciti,
di invidi e di aspetti lavorativi, di frustrazioni, sono difficili da mantenere e nell'esplorare
queste amicizie mi sono trovato credo a esplorare anche un po' che cosi sono i maschi di 40 anni
qualunque cosa voglia dire oggi. Si parla spesso, no? Deconstruzione del maschio è una cosa che
forse non vuol dire niente però quando poi ci pensi ti sembra che voglia dire qualcosa,
soprattutto vuol dire che è qualcosa a cui abbiamo pensato molto poco rispetto invece a
quanto il femminile ha indagato se stesso, ha indagato le proprie amicizie e le proprie
relazioni e con noi maschi mi sembra che siamo sempre rimasti un po' fermi a un'idealizzazione.
Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
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Tasmania, alberghi, amici lontani. Annalisa Camilli intervista lo scrittore Paolo Giordano.
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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.