Il Mondo: I viaggi di Luciana Castellina, parte 3

Internazionale Internazionale 8/16/23 - Episode Page - 15m - PDF Transcript

In Edicola c'è un numero speciale di internazionale. Viaggio. 164 pagine di reportage, racconti di viaggi e immagini dai quattro angoli del pianeta.

Dalla redazione di internazionale io sono Giulia Zoli.

Io sono Claudio Rossi Marcelli e questa è la serie stiva del mondo, il podcast quotidiano di internazionale.

Questa settimana Vanessa Roghi, storica e autrice di programmi per Rai3, intervista Luciana Cazzellina.

È mercoledì 16 agosto 2023.

L'internazionale di internazionale è la serie stiva del mondo, il podcast quotidiano di internazionale.

L'internazionale di internazionale è la serie stiva del mondo, il podcast quotidiano di internazionale.

Luciana Cazzellina è una giornalista, scrittrice e politica eletta più volte nel Parlamento italiano e in quello europeo.

Nata nel 1929 è stata tra le fondatrici del quotidiano il manifesto.

Nel episodio di oggi parla di pace, guerriglia e di un Jesuita San Salvador.

Hai parlato della scoperta dell'Europa attraverso appunto i tuoi viaggi e l'autostop e anche la scoperta di luoghi fino a quel momento mai immaginati.

Guccini diceva ai nostri miti morti ormai la scoperta di Hemingway come se scoprire l'America fosse proprio scoprire un'orizzonte nuovo.

Allora come li hai scoperti questi luoghi e quando?

Che ricordo che noi non conoscevamo neppure l'Europa, al massimo qualcuno era andato in vacanza in Austria o in Svizzera ma tutto qui o Parigi.

Ecco un'altra cosa che mi colpisci, noi non sapevamo che c'era l'America, sapevamo che c'era Parigi.

L'estero, il mondo era Parigi, tanto perché l'italiano sapevano un'altra lingua, sapevano fraccese e l'inglese.

L'America arrivata dopo, non so come spiegarti, ma la cultura, il moderno era Parigi.

E quindi quando noi abbiamo deciso di fare questo viaggio, come l'autostop, mi aveva fatto conoscere l'esistenza dell'autostop,

e dialogato all'autostop c'era l'Associazione alberghi della gioventù, che erano una rete di alberghi che l'Italia non c'era stata,

perché il fascismo era un'organizzazione dei paesi antifascisti, che è stata una bellissima cosa, c'è tuttora per la vita,

ma era questa rete per cui, in ogni città dove andava, poteva andare a dormire per pochissimi soldi,

e c'aveva un letto, una cucina dove cucinare, eccetera.

Eravamo in tre, due ragazze, un ragazzo decise a partire, a partire mi ricordo che venne a darci presidente della nuova Associazione alberghi della gioventù,

la tessera, perché eravamo i primi, questi sono osi.

Io, però, fu intero, lo savo, perché in frattempo mi arrestarono, andò in prigione per una settimana,

perché l'alto è via dell'attentato a togliatti, e quindi gli altri chiesi, per favore, aspettatevi, aspettatevi,

e gentilmente mi hanno aspettato che io ho fatto la settimana, mia prima settimana di prigione,

e poi sono riuscita, dovevo tornare a recuperare il passaporto, siamo partiti per questo viaggio.

C'è stato straordinario, perché non sapevo niente.

Sto Colba, che piscì, era così lontana da Roma o da qualsiasi altra città.

Quei boszoli era effettivamente un mondo completamente diverso, e quindi arrivati a Sto Colba,

mi ricordo, tra l'altro, che c'era da lui, c'era la disoccupazione,

lì c'era un ufficio che invece assumiva lavoratori precari e temporali,

perché non avevano manu d'opera, infatti noi c'è dovevo subito iscrivere,

e troviamo un lavoro che fu uno dei meglio pagati della mia vita, che era quello di lavare i piatti,

in un grande magazzino, anche quello non avevamo mai visto, i supermarketing,

il primo supermarketing conosciuto a Sto Colba, e il nostro lavoro consisteva nell'avare i piatti,

e derbisnava lavare moltissimi, perché siccome c'era il proibizionismo dell'alcol,

uno poteva bere un bicchiere di alcol solo se consumava un pasto,

e la gente veniva, consumava tre pasti, per cui venivano buttati via intonsi,

poi certo scopriamo anche il terzo mondo, perché la prima cosa che ci messero a fare,

ancora prima che lavare i piatti, fu di fare le comparse in un film messicano,

di contesto messicano fatto dagli Svedesi, perché eravamo scuri, quindi andavamo bene, eccetera,

perché loro stessi guardavano al resto del mondo, è come una cosa sconosciuta,

è tanto sconosciuta che una volta in albergo, in Norveggia, quando andiamo a pagare il conto,

mi ricordo un posto sperduto sul lago di Norveggia, di se lo non vogliamo che paghiate,

perché siete i primi italiani che vediamo nella nostra vita, e questo era la cosa,

adesso figuriamoci con il turismo, come dire, è stato un ponte per i viaggi fatti successivamente,

che sono stati anche importanti, il viaggio dopo, lo voglio ricordare,

perché è una cosa che in questi giorni appare importante, fu di nuovo a Parigi per 49,

la salt player, quando si fondarono i partigiali della pace,

Picasso perciò la famosa Colombo, perché poi fu il simbolo dei partigiali della pace,

e quindi una cosa molto importante, interessante, questo è tutto di vista di come era fatto

un partito comunista italiano, tutti quanti i vari paesi europeo lo fa,

è organizzato in gran parte dei comunisti, gli intellettuali,

il PC è bell'idea di mandarci le donne teleborgate,

e qui un'idea bellissima, cioè di dire la pace, sono solo gli intellettuali di se ne occorre,

e quindi io andò in quanto accompagnatrice delle interpreti

di una quindicina di donne, delle burgate romane,

che hanno fatto la raccolta delle firme contro i quattro grandi,

quindi ho visto quella roba con gli occhi delle burgate romane,

che per prima cosa ci avevano la fama, perché non c'era la bastasciutta,

erano alloggiate in un bellissimo albergo, con dei fantastici alimenti cibi e cene francesi,

ma l'assenza era la bastasciutta, era un trauma, capito?

Tu sei stata anche direttrice di una rivista che si chiamava pace e guerra,

che immagino sia una citazione di Brecht,

chi sta in alto dice pace e guerra sono di essenza diversa,

o se non lo è mi piace immaginarlo, che appunto il fatto che la pace, come dicevi poco fa,

si costruisce facendo qualcosa di sostanzialmente diverso rispetto alla guerra,

e parlavi appunto delle impegno delle donne, delle burgate,

e poi appunto c'è l'impegno nel terzo mondo,

in quello che appunto si chiamava terzo mondo,

ma che dopo il 55 la conferenza di Bandung si chiamerà, appunto, paese in via di sviluppo,

o qualcosa di completamente diverso.

Come arriva per te, per voi, la scoperta di questo terzo mondo, che terzo mondo non è più?

La scoperta del terzo mondo è stata traumatica per gli europei, diciamo,

quindi anche per gli italiani.

Come ci è arrivato il terzo mondo? C'è arrivato il terzo mondo con la guerra d'Algeria,

la prima grande battaglia che abbiamo fatto,

io ho stata tanti anni nella stanza del Giovanile Comunista,

ho diretto per 10 anni il loro settimanale,

e noi ci siamo copati enormemente dalla guerra d'Algeria,

creando anche una serie di contraste,

perché le posizioni del Partito Comunista francese sulla questione dell'Algeria

erano diverse anche quelle del PC,

e ancora più diverse da quelle nostre.

Ti dovevamo la linea, diciamo,

della disobbedienza, della diserzione dall'esercito francese,

per mettersi dalla parte dell'Algeria,

poi è arrivato al Piatdam,

cioè sono stati le due grandi cose che noi abbiamo fatto negli anni sessanti,

ci sono arrivati il terzo mondo in modo molto, come dire,

parte della battaglia quotidiana che abbiamo fatto,

siamo stati versi in queste due cose.

Dopo c'è arrivata l'Africa diciamo,

ma c'è arrivata soprattutto a un certo punto l'America Latina,

è Cuba, con tutto quello che in questa l'Algeria dà,

e poi dopo Cuba, anche di Caragua,

le guerrie dell'America Latina.

Io me le ricordo bene,

perché quel punto era già cresciuto e quindi era già deputata,

per esempio, di Caragua,

mi ricordo innanzitutto che quando viene liberata Managua,

i esuli dell'America Latina, che erano a Roma,

occupano l'ambasciata Nicaraguenza e chiudono l'ambasciatore del governo fascista,

che era stato debbellato nel Nicaragua,

lo chiudono nella sua stanza d'aletto,

e poi mi telefonano e dicono,

e adesso che ci facciamo?

Vieni, per favore, perché non sappiamo che fa.

Infatti, nel lì c'è un ambasciatore chiuso la cabra d'aletto,

mi sono informata che gli avevo lasciato almeno aperto il bagno,

e poi dopo che facciamo.

E allora telefonamo al Ministero degli Estri italiano

per dire, qui c'è un passato da un ambasciatore,

cosa fate?

Quindi che dopo un po' ci mi richiamo,

il responsabile dell'America Latina, del Ministero degli Estri,

dire abbiamo già riconosciuto il nuovo governo,

non mi ricordo che il governo c'era l'Italia,

insomma comunque fu una buona cota, era l'80.

Dopo che hai andato in Nicaragua,

e lì l'ha raccolto, perché l'ho vissuta in bordo molto diretta,

ci chiedono di andare nel San Salvador,

lo chiedono a me, lo chiedono a un prete che era stato missionario

nel, non mi ricordo più in quali dei Paesi dell'Africa,

che si era sprettato,

aveva fatto il prete operario e lavorava per la Cisla,

e poi un democristiano di sinistra che era lì,

di compiere una missione, andare nel San Salvador,

non prendere contatto con nessuna delle autorità,

la Pasiante Italiana, il Vesco, eccetera,

in modo da prendere contatto invece con la Guerrilla,

che era ancora stata opposizione,

ma non Guerrilla, e di annunciare che la Guerrilla,

Salvatorenia sarebbe iniziata a partire dal gennaio,

e questo è stato un viaggio molto curioso,

ma indicativo, andiamo a partire attraverso la Costa Rica

in modo che fanno deviare le nostre provenienze,

quando siamo nel Costa Rica il democristiano di sinistra,

Buonalumi si chiamava,

dice no, no, io non posso venire,

perché lì c'è il governo della democrazia di Cristiano,

è troppo scusate, io non posso venire,

per cui restavo io e il prete,

arriviamo naturalmente per passare, per turisti,

era difficile, comunque mi ricordo che compravva una marca,

e il nostro compito era andare all'hotel,

il più bel hotel royal, mi ricordo,

il Camino Royal di San Salvador,

e salarci lì, e che a un certo punto sarebbe arrivato qualcuno

a dirci come incontrarre i clandestini.

Andiamo io e il prete, naturalmente dobbiamo prendere

una stanza insieme, perché,

non so, sembrava, eravamo stati subito sospetti,

passo un giorno, passato due, passato tre,

andavamo a turno nella piscina,

perché uno doveva restare in attesa,

che arrivasse qualunque figliere,

io ho una bellissima ragazza, molto elegante,

che ci dà il primo appuntamento,

prendete un taxi, andate nel stall supermarket,

da una porta uscite dall'altra,

ripigliate un altro taxi, etc.

Fialmente, al secondo di questi appuntamenti,

ci dicono, stanno notte facciamo l'incontro,

e ci mettono in macchina,

ci mettono nel fazzoletto davanti,

e gli occhi per sicurezza vostra e nostra.

Andiamo a questo incontro,

e la cosa più bella di questo incontro

è che, quando stiamo lì,

ci raccontano che il collegio più importante,

l'università più importante di San Salvador,

quella dove tutta quant'è lì,

San Salvadorania, va a studiare,

il rattore è un Gesuità.

E a questo punto, il mio compagno di viaggio,

Gesuità, anche lui,

quando si sente di dirgli l'uomo,

si dice, ma come?

Siamo stati insieme in collaggio gallerate,

perché in gallerate c'è il collegio di Gesuità.

Siamo stati per tre anni lì,

poi io sono andato in Africa,

lui invece è spagnolo,

e viene, anzi, basco,

e cioè, lo voglio vedere assolutamente.

Allora, il nostro incarico era che dovevamo andare

alla riunione

sul centro di Mariannella e Grazia,

che poi fu ammazzata,

annunciare che ci sarebbe stata la guerriglia,

e poi, a quel punto,

da sera prima, soltanto,

avvisare l'ammacciatore italiano,

perché ci venisse a prendere e ci portasse immediatamente

all'aereoporto e ci embarcasse.

E però, prima, il mio Gesuità

diceva che voglio vedere il mio compagno di scola.

A questo punto mi si porti pure a me,

perché una scena di questo genere

non la voglio perdere.

Infatti, arrivavamo lì,

il Gesuità,

i presi, le retture di questa cosa,

mi ricordo che arrivo con una maglietta in jeans,

quindi mi fece molto effetto.

E poi assistete a questo incontro

fra loro due, che fu straordinario,

perché se lo contavano,

dici, te ricordi, quando facciamo la battaglia

a Gallarata, perché ci facevano

vedere la televisione, eccetera,

una dimensione di questo genere,

perché in quel posto

si incontrava

la guerriglia,

proprio nel collegio

di lì.

Tutto questo lo facciamo la mattina,

facciamo questa visita al rettorato,

poi andiamo ad avvertire l'ambassatore italiano

che spaventatissimo,

e che, il pomeriggio, annunciamo

cosa piena di giornalisti,

due fra un ammazzato e subito

dopo uscendo.

E noi invece con l'ambassatore

ci portò di corsa

a prendere un aereo, eccetera.

Dopodiché io ho girato moltissimo

in tutta l'America-Lotina

con tutte queste avventure,

però questa è la mia iniziazione

fatto nell'America centrale

con le guerriglie dell'America-Lotina

che sono molto importanti.

Buon appetito!

Buon appetito!

Buon appetito!

Buon appetito!

Buon appetito!

Buon appetito!

Buon appetito!

Buon appetito!

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Pace, guerriglia e un gesuita a San Salvador. Vanessa Roghi intervista Luciana Castellina.

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni, con Vincenzo De Simone.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.