Il Mondo: I viaggi di Luciana Castellina, parte 1

Internazionale Internazionale 8/14/23 - Episode Page - 12m - PDF Transcript

In Edicola c'è un numero speciale di internazionale. Viaggio. 164 pagine di reportage, racconti di viaggi e immagini dai quattro angoli del pianeta.

Dalla redazione di internazionale io sono Giulia Zoli.

Io sono Claudio Rossi Marcelli e questa è la serie estiva del mondo, il podcast quotidiano di internazionale.

Questa settimana Vanessa Roghi, storica e autrice di programmi per RAI3, intervista Luciana Castellina.

È lunedì 14 agosto 2023.

Scusitore

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Luciana Castellina è una giornalista, scrittrice e politica eletta più volte nel Parlamento italiano in quello europeo.

Nata nel 1929 è stata tra le fondatrici del quotidiano il manifesto.

Nell'episodio di oggi parla di una partita tennis di Parigi e dei libri di Emilio Salgari.

Luciana Castellina, intellettuale, militante, comunista.

Nella sua biografia la storia del 900 e anche del nostro presente che continua ad attraversare come se fosse un viaggio.

Ha viaggiato per tutta la sua vita e di questo parlerà con noi oggi raccontandoci la storia di un secolo

che non è stato così breve a sentire i suoi racconti, ma che anzi ancora oggi continua a portare nel nostro presente

le conseguenze di questo essere un secolo molto lungo.

Filia di un milanese, di una triestina nella sua biografia, c'è già il viaggio iscritto nel DNA.

Vorrei chiedere come prima cosa di partire dalla storia familiare, infanzia passata

tra città diverse in quest'Italia che era ancora dentro il fascismo.

Comincio a dire che quando ero piccolo e mi chiedevano cosa vuoi fare da grande, io dicevo il facchino alla stazione

perché la stazione era al posto del viaggio e quindi mi affascinava e quindi che cosa potevo pensare.

Quindi il facchino alla stazione.

E poi effettivamente alla stazione ci sono stata molto, ci sto ancora tutto ora moltissimo.

La tua famiglia?

La mia famiglia era una famiglia di viaggiatore, soprattutto il nonno, perché il nonno scappò da Trieste,

scappò insieme con Oberton, erano compagni di scuola, poi hanno messo su proprio questo,

il movimento dell'identismo, sono scappati a Roma.

Poi dopo il nonno si è innamorato della mia nonna, che però invece era una famiglia cattolica,

arquini, al proprietario terrieri, terribile, e noi l'hanno fatto sposare perché era ebreo.

Allora lui per la disperazione è andato in Argentina e otto anni dopo la nonna che si era rifiutata

di sposarsi con chiunque altro durante questo periodo incontra un amico e dicea dove sta,

dove lo sai dire, eccetera.

E lui diceva, guarda, sta a Buenos Aires e ti pensa sempre.

Allora lei ha scritto, lui ha risposto con un telegramma, vieni e la pazza.

Ma i fratelli più grandi che l'hanno aiutato a pagare il viaggio si è embarcato al Geno,

è partita per l'Argentina, dove poteva trovare più nessuno, insomma.

E invece trovate il nonno e sono stati dieci anni in Argentina, poi sono tornati,

poi le avventure sono state continuate molto perché il giorno il nonno era uno che viaggiava molto.

La metafora del viaggio è stata usata appunto dal primo libro importante di ricostruzione storica

della generazione che ha appunto attraversato il fascismo.

Penso al lungo viaggio attraverso il fascismo di Zangrandi.

Tu possiamo dire che invece hai fatto un lungo viaggio fuori dal fascismo,

a partire da quel 25 luglio del 43, quando appunto il fascismo cadeva

e tu stavi giocando a Tennis con la figlia di Mussolini Anna Maria.

Ci racconti di questo tuo viaggio e dove ti ha portato?

Questo sembra una cosa curiosa.

Quando lo dico, tutti mi guardano e dico, ma va, giocavi a Tennis con Anna Maria Mussolini.

Infatti Anna Maria Mussolini è stata mia compagna di scuola elementaria a scuola media.

Era anche simpatica, io dico sempre che lei mi ha spiegato la politica

perché era la prima volta che ho capito sulle stesse cose,

si potevano avere dei concezioni diverse.

Siccome a scuola c'era la radio scolastica durante la guerra,

quindi prima della caduta del fascismo e dovevamo ascoltarla,

quando arrivavano le notizie, parlavano del re, Anna Maria diceva,

vabbè dice sempre che era un cretino.

Per esempio il povero Polisorgiani, l'uomo più timido e dolce di la vita,

ma che era obbliato a portare un distintivo su cui c'era scritto,

Dio stra male dica gli inglesi, tremava dalla paura e così avanti.

Questa storia del re, Anna Maria, gliene rimasta impresa,

perché anche dopo la guerra l'ho incontrato una volta

e che mi ha raccontato un po' e lei mi ha ripetuto ancora una volta.

Paolo diceva sempre che il re era un cretino,

ecco quindi questo concetto.

Beh, 25 lughe l'uscine del fascismo è stata soprattutto l'uscine dalla gabbia,

perché il resto del mondo non sapevamo neanche come era fatto,

non lo conoscevamo e la curiosità era immensa.

Tant'è vero che il primo viaggio che io ho fatto

dopo la caduta del fascismo, e quasi subito nel 47,

fu il primo viaggio che si fece a Parigi,

non solo per noi che facevamo ancora le scuole medie,

eravamo una cinquantina,

ma tutti i giovani pittori di Roma,

che non avevano mai visto Picasso, Cubismo,

tutto quello che era successo negli anni 30 nel mondo,

per loro era fondamentale andarlo a vedere,

si travestirono da studenti anche loro

e parteciparono nel nostro viaggio.

Si viaggiava solo ancora nel 47 con un passaporto collettivo

e per andare a Parigi ci mettiamo 48 ore.

Tant'è vero che nel treno i pittori organizzarono

la mostra di pittura che lungo il treno, vediamo tutti quanti.

E così questo è stato il mio primo viaggio,

è stato ancora il viaggio molto fortunato,

perché Giovanni Berlinguerche lo dirigeva,

ha dimenticato un dettaglio importante,

perché aveva calcolato 50 studenti francesi,

vengono in Italia e 50 italiani che vanno lì,

dove arrivavamo la mattina, la Gardelione,

i francesi per teorino alla sera,

ma non aveva deciso chi andava da chi.

Quindi lì mesi su un mureto continuava su uno per uno

e diceva chi vuole questo, come alla mostra dei cavali.

Io trova una ragazza pulita,

io stava andando a casa,

allora mi parve alla Climente Ossenziale,

che abitava all'estrema periferia,

e quindi la notte, come si fece lì,

invece le metruxili vanno mezzanotte,

quindi ero tagliata fuori dal meglio della vita,

e quindi ero disperata,

affinché trova uno dei nostri compagni di viaggio

e mi disse, ma guarda, io invece sono capitato in una casa,

secondo me nessuno si accorge,

neanche che ci viano a dormire,

tu appoggiatemi che vedrai che andrà benissimo.

Io consiglio fatta, ma quella casa,

la fortuna, Ruitour non 26,

era la succursale del Café de Flor,

tu puoi immaginare il 47 Café de Flor,

che cosa era, Gervannebre,

e lì incontrai i Sartre, Simone de Beauvoir, Vadim,

tutti quelli che si potevano incontrare al Café de Flor,

che poi è una amicizia che durata tutta la vita con loro,

ma allora fu straordinario,

perché era una sinistra che io non avevo mai visto,

la mia sinistra era la Federazione Romana del Partito Comunista,

molto militante, molto plebea,

non si chiamavamo la fanateria,

già quelli dell'Unitalia chiamavamo la Marina,

con disprezzo, naturalmente,

più gratitessimo de Beauvoir e Sartre,

però certo, è stato importante,

mi ha fatto capire una dimensione del mondo

che non avevo trovato a Primalalle.

Luciana, tu in qualche modo hai avuto una educazione al viaggio,

ancor prima di iniziare a viaggiare attraverso le letture,

tu in diversi occasioni hai detto quanto tu abbia amato Salgari,

che è stato fra i nostri scrittori,

quello che sicuramente ha viaggiato di meno,

ma che ci ha fatto sognare di più,

quando hai incontrato Salgari,

che cosa hai trovato nella sua scrittura,

e che cosa ti ha fatto sognare?

Per me Salgari è stato, come dire,

mi ha aperto la testa e io ho letto tutti i bri di Salgari,

c'era dentro anche di confezzo,

oltre che il viaggiare,

che io per me allora,

la battaglia non era quella femminista,

ma era quella che volevo sembrare un uomo,

perché essere donna mi sembrava una cosa,

era come accettare di essere un po' indecappati, inferiori,

e quindi, come le ragazze ingevano i bri di Rosa,

io leggevo Salgari per far vedere che era un uomo,

poi il femminismo è arrivato,

ma ha fatto capire che non era quello il problema,

ma era un'altra,

e quindi Salgari mi ha fatto sognare.

Ma dove l'hai trovato a scuola o a casa?

Un cugino c'era 36 giorni più di me,

si chiamava Luciano,

mi chiamo Luciano per questo,

il mio cugino veneziano appena finita le scuole,

io mi precipitavo a Venezia,

sono cresciuta soprattutto le vacanze con gli uomini,

che erano tutti i maschi,

e credo che anche loro non si siano accorti che erano una donna per molto tempo.

La letteratura maschile,

e l'ho trovata questa, quindi mi sono appassionata al calcio

e al Salgari, e Salgari è stato,

poi ho provato con i miei nipoti a dopo,

a proposito di Salgari appena hanno avuto l'età,

quindi sono spensato che bisognava fargli leggere Salgari,

un disastro,

perché gli altri posti del mondo non li interessa,

perché l'hanno visto con le immagini, la televisione e i social,

l'hanno visto talmente tanto, che non ha più quella fascina,

l'ho visto, capisci, della scoperta,

e quindi è stato una delle grandi delusioni della mia vita,

che questi libri di Salgari che avevo ritrovati

con un'edizione che non gliene fregato, niente.

Buon appetito!

Buon appetito!

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Una partita a tennis, Parigi, Emilio Salgari. Vanessa Roghi intervista Luciana Castellina.

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