Il Mondo: I siriani in piazza contro il regime. Nonostante quattro incriminazioni, Donald Trump resta il repubblicano più popolare.
Internazionale 9/5/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript
Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e questo
è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo della Siria e di Donald Trump e poi di scuola e di film premiati a
Venezia.
E' martedì 5 settembre 2023.
I siriani sono tornati in piazza, da alcune settimane in molte città del Paese ci sono
cortei che chiedono la rimozione del presidente Bashar al Assad.
Le manifestazioni sono state provocate dalla grave crisi economica e dall'inflazione
galoppante, ma quasi subito si sono trasformate in proteste contro il regime.
Nel 2011 il governo siriano ha reagito alle proteste pacifiche con una dura repressione
militare, trasformando le manifestazioni in una guerra civile che dura ancora oggi.
Resta da vedere se questa nuova ondata di malcontento popolare riuscirà ad avere conseguenze
su regime di Assad.
Ne parliamo con Francesca Agnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale.
Le proteste sono cominciate a metà agosto, nella provincia di Al-Suaida, soprattutto
nella città umonima che si trova nel subito del Paese ed è sotto il controllo del regime.
Quindi sono settimane che vanno avanti.
L'ultima importante manifestazione finora è stata venerdì scorso, il 1 settembre, quando
circa 2000 persone sono scese di nuovo per le strade della città.
Dei video pubblicati sul sito di attivisti Suaida 24 mostrano uomini e donne riuniti
nella piazza principale della città che scandiscono slogan contro il governo, riprendendo anche
alcuni di quelli cantati ai tempi della rivoluzione del 2011, come Bashar Battene, referito al
presidente Bashar al-Assad, che continua a governare il Paese con il pugno di ferro.
Nelle settimane scorze c'erano state manifestazioni anche in altre zone della Siria, in particolare
nella provincia vicina di Idara, che è una cosa particolarmente significativa perché
questo è stato il luogo da cui è partita la rivoluzione del 2011, e poi anche ad Aleppo,
nel nord del Paese, a Idlib, nel nord-ovest, a Derezor, Rakh, e al-Asaka, nel nord-est.
In altre città importanti, come Damasco, Latakia, Tartus, che sono le rocca forti del governo,
il distancio è stato espresso in modo meno esplicito. Per esempio, alcune persone hanno
scritto dei messaggi di sostegno alle proteste su dei pezzi di carta, le hanno fotografati
e poi le hanno pubblicati sui social network. Perché queste persone stanno scendendo in
piazza, rischiando tra l'altro una reazione molto violenta da parte dei regime? Inizialmente
le proteste hanno avuto delle motivazioni economiche, ma poi il focus, diciamo, si è
spostato invece su questioni politiche legate quindi proprio a critiche verso le regime.
L'economia siriana è in costante peggioramento dal 2019. Secondo le Nazioni Unite, ora il
90% dei siriani vive in povertà, più del 60% della popolazione che vive nelle zone sotto
il controllo del governo non riesce a soddisfare le proprie esigenze alimentari quotidiane.
La popolazione scesa in strada dopo che la lira siriana ha raggiunto un record negativo
rispetto al dollaro sul mercato nero, il dato peggiore dal 2011, e nello stesso momento
il governo ha deciso di eliminare le sua benzioni sul carburante. Sperava in realtà di compensare
questa mossa raddoppiando i salari e le pensioni dei funzionari pubblici. Questo invece ha
provocado un'accelerazione dell'inflazione e un ulteriore indebolimento della lira
siriana spengendo le persone in strada. I manifestanti esattamente chi sono e a questo
punto cosa vogliono ottenere? Questa settimana abbiamo pubblicato sul
giornale un articolo del sito Panarab di New Arab in cui si descrive questo nuovo movimento
di opposizione che è stato chiamato Movimento 10 agosto e alcune caratteristiche in comune
con la grande mobilitazione contrastante del 2011. Altrespetti invece sono diversi, in
qualche modo può essere considerato come un'evoluzione, una conseguenza di quella contestazione.
New Arab intervista un portavoce del movimento che parla sotto pseudonimo e racconta che
il gruppo è molto attivo, soprattutto nelle regioni controllate dal governo, è descentralizzato
online e punta sulla resistenza pacifica e sul superamento delle differenze etniche e
confezionali che invece sono state usate dal regime per dividere l'opposizione, per
indebolirla e per frammentare la popolazione in modo da renderla più soggiogata.
Quindi il primo obiettivo che si propone a questo nuovo movimento è di unire tutti
siriani, di creare un terreno comune. Poi quello che vogliono gli attivisti è creare
un dibattito nella società, ma chiedono anche cose più pratiche come condizioni di
vita dignitose, la liberazione dei prigioni aeropolitici, chiarezza sulla sorte delle più
di 100.000 persone scomparse nelle mani del regime. Per ora la strategia è anche quella
di cercare di ottenere un sostegno maggiore prima di uscire ancora di più allo scoperto.
Cioè gli attivisti si stanno muovendo con grande cautela, anche perché hanno imparato
dal passato, hanno visto cosa è successo nel 2011, sono ancora segnati dalla terribile
brutale repressione attuata del regime di Assad, non vogliono che si ripeta. Però il
loro obiettivo finale è ancora quello, rovesciare la dittatura di Assad.
Ecco, parlando proprio della repressione del regime, finora c'è stata una risposta a
livello governativo a queste proteste? Finora il regime non ha reagito pubblicamente,
non ha riconosciuto l'esistenza di alcun movimento, delle proteste, sui mezzi di informazioni
siriani non si è parlato delle manifestazioni di niente. E non c'è neanche stata una reazione
violenta di repressione delle proteste. Però i servizi di sicurezza sono nervosi,
diciamo, ci sono stati degli arresti, alcune forze sono state dispiegate per garantire
la sicurezza in alcune zone focali, come per esempio Damasco.
Sicuramente la reazione finora morbida del governo dipende anche dal fatto che al centro
della protesta c'è al Suaida la zona dove vive la minoranza drusa della popolazione
siriana e per questo è anche rimasta in maggior parte neutrale durante la rivoluzione
del 2011. C'è stata anche poco toccata dalle sue conseguenze, quindi anche dalla feroce
repressione. Inoltre negli anni Assad si è sempre presentato come un difensore di dritti
delle minoranze religiose che ha usato anche come una difesa contro le forze estremiste
e cihadiste. Quindi per ora probabilmente sta evitando di reagire in modo duro per
non mandare infrantumia un po' questa immagine e rischiare così anche di mettersi contro
le minoranze che si è fidelizzato. Ecco perché in tutto questo qual'è il contesto
sia siriano che internazionale in cui avvengono queste proteste?
La siria continua a essere devastata dalle conseguenze di 12 anni di repressione di
guerra, con centinaia di migliaia di morti, metà della popolazione sfollata dentro e
fuori dal Paese, infrastrutture ancora in gran parte distrutte. Per di più ora il
Nord-Ovest del Paese deve fare anche conti con le conseguenze del terremoto che a Fembraio
ha colpito la Turchia e in Siria si è abattuto nelle zone di Nord-Ovest che sono quelle controllate
dai ribelli. Quindi c'è anche stata una strumentalizzazione di Assad che ha usato i aiuti come arma
per riaffermare il suo dominio. Il cambiamento più importante in questo ultime
tempi è stato a livello regionale. Con il reintevero della Siria nella Lega Araba
avvenuto a maggio e la normalizzazione quindi con i Paesi della regione. Però come ha sottolineato
l'intellectuale dissidente siriano Yassin al-Ajh Saleh che tra l'altro sarà presente
al Festival d'Internazione alla Ferrara? La fragilità militare e ideologica di Damasco
è reale però il regime è protetto dai suoi alleati, Russia e Iran che ne garantiscono
la sopravvivenza. Ma la fragilità della suposizione in Siria è dimostrata anche da
gli scontri violenti che sono in corso in questi giorni in varie zone del Paese. Aest
soprattutto nella provincia di Derezor, vanno avanti da più di una settimana dei combattimenti
tra militia maggioranza kurda e combattenti arabi locali che hanno provocato decine di
morti. Sono frutto di rivalità storiche ma anche di interessi, di relazioni delicate
in una zona dove si intrecciano molte questioni legate anche alla lotta contro il gruppo stato
islamico. Poi ci sono stati scontri anche nel nord-est della Siria dove due giorni fa
ci sono stati 23 morti nei combattimenti tra esercito siriano e fazioni sostenute della
Turchia. La situazione è tranquilla. Nel 2011 le proteste che hanno poi dato il via
alla guerra civile sono state represse nel peggiore dei modi. Oggi hanno più speranza
di successo? È presto per dirlo, però ci terai anche qui a Sinalaj Saleh che su Twitter
ha scritto che la garanzia del successo di questa nuova ondata di proteste sono la diffusione
della sollevazione e l'affermazione di leader in grado di guidarla. Quindi ci vorrà del
tempo per capire cosa può avvenire da questo movimento. Però bisogna sottolineare una cosa,
cioè l'eccezionalità di quello che sta succedendo. Il fatto che dopo 12 anni di
repressione sanguinosa di terrore, perché i siriani vivono nel terrore, sono regolarmente
arrestati per posto, commenti su social network, sono arrulati con la forza,
menacciati, sono traumatizzati da tutto quello che hanno vissuto. Quindi è davvero eccezionale che
nonostante questo i siriani hanno ancora la forza e il coraggio di scendere in piazza o di
chiedere la caduta del regime, di fare azioni online, rischiando tutto. Già questo mi pare un
successo incredibile. Grazie Francesca Agnetti. Grazie a voi.
Martina Recchiuti, Capo Redattrice d'Internazionale Kids racconta un articolo del nuovo numero.
Mancano pochi giorni all'inizio della scuola e in redazione abbiamo deciso di occuparci di
questo argomento mescolando tre elementi diversi tra loro. Un articolo, un fometto e un poster.
L'articolo comincia con una domanda che i molti bambini fanno prima o poi a un adulto,
ma perché dobbiamo andare a scuola? Risponde a Uanni Negussi, una professoressa che si occupa
d'educazione per l'infanzia e dalle sue parole si capisce tapee che il motivo per cui andiamo a
scuola, dalla materna alle superiori, non è solo legato allo studio, ma c'è dell'altro qualcosa che ha
che fare con l'importanza di imparare a stare insieme, a conoscersi e a comunicare. L'articolo viene
dagli Stati Uniti ed è uscito sul sito d'informazione dei Conversation. Il fometto, invece,
parla di figuracce in classe, di puzze per l'esattezza, e arriva da Biscoteau, un giornale
francese a fometti che pubblichiamo spesso, molto acuto e irreverente.
Infine c'è il poster, disegnato da Teresa Stralewicz, una designer che vive a Bruxelles. L'abbiamo chiesto
manifesto da prendere al muro per avere sempre sottocchio il calendario delle elezioni.
Elena ha disegnato uno con un bel rifuso, poi cancellato e sistemato, un postorto imperfetto,
esattamente come piace a noi.
L'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avrebbe dovuto comparire davanti a un giudice domani, ma non sarà così.
La settimana scorsa, infatti, si è dichiarato non colpevole di aver tentato di soffertire
l'esito del voto presidenziale in Georgia nel 2020, un'accusa approvata a metà agosto
dal gran giurì della Contea di Falton, in Georgia appunto, e ha deciso di non comparire
in tribunale, una possibilità prevista da una legge dello Stato.
Sono quattro ad oggi i processi contro l'ex presidente statunitense, e questo è il secondo
che ha a che fare con i suoi tentativi di ribaltare le elezioni presidenziali del 2020.
Ne parliamo con Alessio Marchionna, editor di Stati Uniti di Internazionale.
L'incriminazione del 14 agosto in Georgia in realtà non riguarda solo Trump, ma buona
parte dei suoi collaboratori durante le elezioni del 2020.
Secondo la procuratrice distretuale che ha voluto l'incriminazione, che si chiama Fanny
Willis, Trump era alla testa di una vasta organizzazione criminale che avrebbe cercato
attraverso una serie di strategie di sovvertire l'essito del voto nello Stato e di conseguenza
ribaltare le elezioni a livello nazionale.
Tra i reati nello specifico c'è il tentativo di ostacolare il processo elettorale, ci
sono dichiarazioni false, cospirazione contro lo Stato, il tentativo di influenzare i testimoni
e una serie di false testimonianze.
Non è un caso che l'incriminazione sia arrivata dalla Georgia, cioè uno degli Stati più
importanti nel 2020 per la segnazione delle elezioni presidenziali insieme all'Arizona
la pensi il Venia e in quegli Stati che Trump e i suoi sostenitori si impegnarono di più
per contestare l'essito del voto e in Georgia forse si spinsero molto oltre, come dimostra
la telefonata nota da tempo in cui Trump chiedeva al secretario di Stato della Georgia di trovare
quegli 11.000 voti che gli servivano per vincere le elezioni nello Stato.
Prima è parlato di organizzazione criminale.
Tra i capi di imputazione c'è anche quello di aver violato la legge anti-racket statunitense.
Di cosa si tratta?
Si tratta di una legge conosciuta come RICO, stata pensata e approvata negli anni 70 prima
a livello federale e poi nella maggior parte degli Stati e comporta una penamassima di
carcere di vent'anni.
L'obiettivo del provvedimento era contrastare i capi della mafia che raramente erano direttamente
implicati, miriati commessi dai loro sottoposti, ma erano comunque a capo dell'organizzazione
criminale e quindi erano responsabili.
Dall'anni 70 è diventato uno strumento molto importante per contrastare i gruppi mafiosi
in particolare a New York ed è paradossale che in quel periodo tra i procuratori che
fecero maggiore ricorso e spesso anche in modo spericolato a quella legge ci fosse Rudy
Giuliani che all'epoca era procuratore di Manhattan e nel 2020 era avvocato personale
di Donald Trump e tra le persone ora incriminate in Georgia perché secondo la procura facevano
parte di questa organizzazione criminale.
La procuratrice Willis ha usato quella legge per perseguire Trump e i suoi collaboratori
perché in questo modo ha potuto espandere il proprio raggio d'azione nell'inchiesta
sia a livello di prove che può richiedere sia a livello di testimonianze e anche per
avere un caso più facile da dimostrare in tribunale perché in base al rico lei non
dovrà provare che siano stati commessi determinati reati ma provare piuttosto che Trump e gli
altri imputati facessero parte di un'organizzazione criminale che aveva l'obiettivo di sovvertire
il risultato delle lezioni.
E qual è la linea di difesa di Trump e gli altri imputati come stanno rispondendo?
La difesa di Trump in questo caso è stata simile a quella adottata in altre situazioni
durante la sua presidenza e anche dopo le incriminazioni che ci sono state negli ultimi
mesi cioè lui sostiene che le sue dichiarazioni, le sue azioni in quel periodo per quanto
false o per quanto discutibili fossero comunque parte del suo ruolo politico che è garantito
dal primo ammendamento della Costituzione, cioè quello che sancisce memoria il Direitto
alla libertà di espressione.
Questo tipo di argomentazione potrebbe essere valido nel caso dei procedimenti federali a cui è sottoposto
Trump ma rischia di essere meno efficace nel caso della Georgia perché essendo un procedimento
statale e sottoposto alle leggi statali e le leggi della Georgia sono diversi da quelle federali.
In particolare stabiliscono che sia un reato fare dichiarazioni falsi o fraudolente che riguardano la giurisdizione
di qualsiasi dipartimento o agenzia dello Stato e questo spiega perché nel documento di incriminazione
di Trump e dei suoi collaboratori ci fossero anche dei tweet pubblici.
Quanto agli altri indagati, come Trump si sono dichiarati non colpevoli, alcuni come l'ex-capo
dello staff Mark Meadows hanno chiesto di spostare il processo in un tribunale federale perché pensano
che le leggi della Georgia siano più severe e le probabilità di una condanna siano maggiori.
Secondo la procuratrice Willis Meadows è stata una figura centrale nel presunto schema criminale
perché avrebbe organizzato una serie di iniziative per capire come condizionare il risultato delle lezioni
sulla base delle tesi false di Trump. Le richieste di varie imputati e lungo processo di selezione
della giuria insieme al fatto che Trump ha in piedi ben quattro cause rendono complicato
capire quando comincerà il processo in Georgia. La procura inizialmente aveva chiesto un processo
per marzo del 2024 ma al momento è ancora difficile a capire quando comincerà.
Il 23 agosto a Milwaukee, Wisconsin, c'è stato il primo dibattito televisivo tra i candidati
alle primarie del Partito Repubblicano a cui Trump non ha partecipato. Questa nuova incriminazione
come è stata accolta dall'elettorato Repubblicano? Come potrebbe influenzare le primarie per le
presidenziali del 2024? Il dibattito ha dato un'idea di quale sia il clima nell'elettorato
Repubblicano e anche nel partito. Trump non c'era e nonostante questo o proprio per questo ha
dominato il dibattito. Si è parlato più di lui che di altre questioni che interessano gli
lettori Repubblicani e in più la maggior parte dei candidati ha detto che sosterrà Trump alle
elezioni presidenziali nel caso dovesse vincere le primarie anche se dovesse essere
condannato. Trump, da parte sua, è convinto di guadagnare consenze a ogni nuova incriminazione,
infatti sta cercando in tutti i modi anche attraverso la foto segnaletica che è stata diffusa
dopo l'incriminazione in Georgia di cavalcare, diciamo, l'indignazione degli lettori Repubblicani
e, secondo i sondaggi, non credono alle accuse contro l'ex presidente o credono che le accuse
siano politicamente motivate. Intanto, però, si moltiplicano le voci di chi chiede che Trump
si è escluso dalle elezioni. C'è davvero la possibilità che succeda? Negli ultimi mesi ha
cominciato a emergere un parere tra alcuni costituzionalisti statunitanzi secondo cui Trump
potrebbe essere escluso dalla corse elettorale in base a un emendamento della Costituzione,
nel 14esimo. Questo articolo fu approvato dopo la guerra civile per impedire agli ex confederati
di candidarsi e stabilisce faut stabilisci che non può ricoprire in carichi pubblici chi ha
preso parte a un'insurrezione o una ribellione contro il governo degli Stati Uniti. Chi sostiene
questa tesi è convinto che non serva una condanna in tribunale per escludere Trump perché l'articolo
della costituzione non parla appunto di questa necessità. Dicono anche che non ci sono dubbi su
la base delle prove pubbliche e che il comportamento di Trump sia assimilabile a una ribellione contro
lo Stato. La questione però è complessa perché chiama in causa le interpretazioni della Costituzione
che variano molto in base ai giuristi e alle loro area ideologica e perché gli aspetti
giuridici si fondono con valutazioni politiche. Alcuni studiosi sono più couti per esempio,
che fanno notare che dall'Otto Cento è stato usato questo articolo solo due volte e che Trump potrebbe
approfittarsi per fomentare ulteriormente l'elettorato. Inoltre se alcuni Stati dovessero invocare
l'elementamento si aprirebbe una battaglia legale che sarebbe lunga e con conseguenze difficili
da immaginare.
Questa è la quarta incriminazione per Donald Trump. Ci ricordi rapidamente gli altri processi
in cui è convolto?
La prima incriminazione è arrivata a marzo del 2023. È il caso che riguarda il pagamento
fatto dall'avvocato di Trump a una porno star durante la campagna elettorale del 2016
e secondo la Procura Trump avrebbe violato le leggi sul finanziamento delle campagne elettorali.
Quello è il caso secondo gli esperti più debole ma anche il meno grave. Poi c'era
stata l'incriminazione in Florida contro Trump per aver conservato nella sua villa di Maralago
alcuni documenti governativi riservati che riguardavano il suo periodo da presidente
che contenivano informazioni molto delicate, comprese quelle sulle armi nucleari, sui piani
militari e sull'intelligenza.
L'ultima prima dell'incriminazione in Geoci era stata quella da parte di un tribunale
di Washington e riguarda un'indagine sui fatti che portarono all'assalto al Congresso
del 6 gennaio del 2021. In quel caso l'ex presidente ha accusato di aver cospirato contro gli Stati
Uniti e contro i diritti dei cittadini nell'intento di restare al potere anche se aveva perso
le elezioni.
In tutti questi casi è difficile ancora sapere quali saranno i tempi delle udienze del processo
ma è ipotizzabile che almeno alcuni di questi processi enterranno nel vivo nel 2024, cioè
durante le primarie del Partito Repubblicano oppure durante la campagna elettorale per le
elezioni presidenziali che si terranno a novembre.
Grazie Alessio Marchionna.
Grazie a voi.
Gaia Berruto, giornalista e esperta di social media che scrive la rubrica in rete su
internazionale, consiglia cosa guardare su YouTube.
Mentre in corso la ottantesima edizione della mostra internazionale d'arte cinematografica
a Venezia che termina sabato, potrebbe essere interessante rivedere alcuni dei film che
hanno vinto il Leone d'Oro nelle scorse edizioni.
Forse non tutti lo sanno ma anche senza abbonamenti a piattaforme di streaming è possibile recuperare
gran parte di questi film direttamente da YouTube.
Ed a No Madland ha la scelta di Anne, dal Joker alla forma dell'acqua, basta cercare
il titolo su YouTube e selezionare la modalità che si preferisce memorie.
I film a no legio costano intorno ai 4 euro, dal momento del quale si hanno 30 giorni per iniziare la visione
e 48 ore per finire di vederlo, oppure si può compare il film per averlo sempre a disposizione, in quel caso il prezzo
varia dai 9 agli 11 euro.
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Da alcune settimane in molte città della Siria ci sono manifestazioni che chiedono la rimozione del presidente Bashar al Assad. L’ex presidente si è dichiarato non colpevole di aver tentato di sovvertire l'esito del voto presidenziale in Georgia nel 2020 e non comparirà in tribunale.
Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale
Alessio Marchionna, editor di Stati Uniti di Internazionale
Video Siria:
https://www.youtube.com/watch?v=Vki1CpqKg3s&list=PLBZXNDN7py2ttbYtYp3J9ULB-9GBBiYat&index=19
Video Trump: https://www.nbcnews.com/politics/donald-trump/trump-not-guilty-plea-georgia-election-2020-rcna102762
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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni, con Vincenzo De Simone.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.