Il Mondo: I cubani fuggono dalla crisi economica. Come convivere con gli orsi.

Internazionale Internazionale 4/21/23 - Episode Page - 26m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli

e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo del Presidente Cubano Miguel Díaz-Canel e di Orsi,

e poi di un articolo sui Senzatetto e di un libro di cucina.

È venerdì 21 aprile 2023.

MIGUEL DÍAZ-CANEL

Miguel Díaz-Canel fu relegito il miarcole per un secondo mandato come Presidente de Cuba.

Sin sorpresas, il 97,66% de los diputados del Parlamento votò al mandatario

para que esté 5 años más en el poder.

Il 19 aprile il Parlamento Cubano si ha riunito nella sua prima sessione

dopo le recenti elezioni e ha confermato per un secondo mandato il Presidente Miguel Díaz-Canel.

Nell'audio che avete sentito l'Agenzia FN dalla notizia.

Per Díaz-Canel hanno votato 459 parlamentari su 462 presenti, vale a dire il 97,7%.

E la sua riconferma era data per scontata, visto che era l'unico candidato.

Governerà Cuba quindi per altri 5 anni, in cui le prime sfide che dovrà affrontare

sono una grave recessione economica e un altissimo tasso di migrazione verso gli Stati Uniti.

Parliamo della sua reelezione con Camilla Desideri, editor di America Latina d'Internazionale.

Il 19 aprile l'Assemblea Nazionale di Cuba ha confermato Miguel Díaz-Canel per altri 5 anni

alla Presidenza del Paese e alla Guida del Partito Comunista Cubano, che è l'unico ammesso nell'isola.

L'elezione è stata senza sorprese, era assolutamente prevista anche perché di fatto

l'opposizione a Cuba non esiste. Miguel Díaz-Canel è un ingegnere elettronico di 63 anni,

che è stato eletto per la prima volta nel 2018, prendendo il posto di Raul Castro,

fratello di Fidel Storico Leader della Rivoluzione Cubana.

Non ci sono state sorprese neanche per le nomine dei vari ministri, sono stati riconfermati quasi tutti,

ne sono cambiate solo quattro, in particolare alla Guida del Ministero per il Comercio per l'Investimenti Stranieri,

che è un ministero molto importante, è stato richiamato uno storico leader della Rivoluzione,

Riccardo Cabrisas, nato nel 1937, quindi non un giovanissimo.

Tra gli anziani ha preseduto alla cerimonia anche Raul Castro, che a giugno compirà a 92 anni

e che da chiunque ha preso la parola è stato definito il leader insostituibile della Rivoluzione.

Il fatto che questa elezione di Díaz-Canel sia avvenuta senza sorprese

e anche il fatto che non ci sia stato dibattito su cosa ha fatto in questi cinque anni di governo,

secondo lo storico Rafael Rojas, che ha scritto sul País,

è proprio la testimonianza che a Cuba non esiste la democrazia.

Partiamo proprio da un bilancio di questi cinque anni appena passati.

Durante il primo mandato del governo di Díaz-Canel, dal punto di vista dei diritti civili, è cambiato qualcosa a Cuba?

C'è stato qualche passo avanti.

In particolare nel giugno del 2022 è stato approvato il nuovo codice della famiglia,

che legalizza l'unione tra coppie dello stesso sesso e anche l'adozione da parte di coppie dello stesso sesso

e la gestazione per altri senza fine di lucro.

Quindi un risultato molto importante per tutta la comunità LGBT a Cuba, che è stata storicamente discriminata.

Ricordiamo che negli anni 60, quindi all'inizio della Rivoluzione,

uomini e donne gay erano rinchiusi in campi di rieducazione forzata.

Accanto a questa importante vittoria per quanto riguarda i diritti civili,

nello stesso anno è stato approvato un nuovo codice penale che ha inasprito le pene per gli attivisti e gli oppositori.

Ancora prima il governo aveva pubblicato il decreto 349,

che è un meccanismo di censura e di repressione dell'arte indipendente.

Tra le varie norme infatti prevede che un'artista debba chiedere l'autorizzazione del governo per esporre la propria opera d'arte.

Nel julio del 2021 tutto il Paese era però stato attraversato da grandi protesti antigovernative.

Oggi chi è ne di quel movimento? Esiste ancora?

Erano state delle proteste enormi che non si vedevano da più di 30 anni a Cuba,

perché decine di migliaia di persone sono scese in piazza, in più di 20 città dell'isola,

per protestare contro la politica del governo, in particolare contro la crisi economica,

contro la carenza di bene di prie necessità, la mancanza di generi alimentari,

anche contro la gestione della pandemia.

Il governo però ha risposto in maniera durissima, ha attaccato subito i manifestanti,

accusandoli di essere controrivoluzionari e pilotati dagli Stati Uniti e dalla diaspora cubana a Miami,

ha arrestato centinaia di persone, le ha processate in processi apporte chiuse e sommari

e ne ha condannate molte appene che vanno dai 5 ai 30 anni.

Le accuse sono varie, ma soprattutto sedizione, oltraggio alla bandiera e oltraggio alla patria.

Tra queste persone c'erano anche molti artisti, in particolare artisti neri,

che sono stati condannati a vari anni di carcere e molti altri invece hanno deciso volontariamente

o sono stati invitati a lasciare Cuba.

Nonostante la dura repressione delle proteste, quindi Cuba però continua

ad attraversare la crisi economica di cui abbiamo parlato,

che forse è la più grave della sua storia.

In questo momento come è la situazione nel Paese e come si è arrivati a questo punto?

La situazione oggi a Cuba è gravissima.

Si parla della peggiore crisi economica dagli anni 90, quindi dal cosiddetto periodo speciale

quando con il crollo dell'Unione Sovietica vennero meno gli aiuti economici all'isola.

I motivi sono molti, sicuramente c'è l'embargo statunitense che è in vigore dal 1962,

sono le pesanti sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti durante l'amministrazione di Donald Trump,

ma c'è anche una politica economica sbagliata da parte del governo cubano.

Mi riferisco in particolare alla riforma monetaria che ha messo fine alla circolazione della doppia moneta.

Prima a Cuba c'era sia il peso cubano che il peso convertibile che era usato soprattutto dai turisti

e dai cubani che lavoravano con gli stranieri.

Questa doppia circolazione è stata sospesa circa due anni fa.

Il potere d'acquisto è molto diminuito e allo stesso tempo l'inflazione è aumentata e il peso si è svalutato.

Quindi oggi la carenza di generi di prima necessità che già erano razionati è ancora più grave.

A tutto ciò si aggiunge ultimo, non in ordine di importanza le conseguenze della pandemia di Covid-19

che hanno colpito duramente un settore fondamentale per la Cuba e cioè l'industria del turismo.

Uno degli effetti di questa crisi economica e anche della repressione del governo di cui abbiamo parlato

è che sono sempre di più i cubani che emigrano e lasciano l'isola. Di quante persone parliamo esattamente?

Come è scritto il New York Times in un recente articolo, forse esagerando un po' l'isola si sta spopolando.

Si tratta della crisi migratoria più grande dall'inizio della rivoluzione nel 1959.

I dati che abbiamo sono statunitensi e dicono che solo nell'ultimo anno almeno 300.000 cubani sono arrivati negli Stati Uniti via terra o via mare.

È un esodo perfino più grande di quello del 1980 quando migliaia di cubani si imbarcarono dal porto di Marielle

diretti negli Stati Uniti e della crisi del Balseros nel 1994, quindi in pieno periodo speciale.

Ad andarsene sono soprattutto i giovani in età lavorativa che lasciano il Paese in cerca di opportunità economiche e anche di maggiore libertà.

Prima hai citato le pesante sanzioni economiche imposte da Trump. Con l'arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca, la politica degli Stati Uniti riconfronti di Cuba, è cambiata?

È cambiata molto meno di quanto qualcuno sperasse. Inizialmente c'era la speranza che Biden riprendesse un po' il disgelo cominciato da Barack Obama.

Trump aveva imposto più di 200 sanzioni economiche contro Cuba. In particolare aveva messo un limite alle rimesse che i cubani residenti all'estero potevano mandare ai parenti rimasti sull'isola.

Aveva chiuso gli uffici della Western Union a Cuba, aveva ridotto i collegamenti aeree navali diretti tra gli Stati Uniti e l'isola e in più aveva inserito Cuba tra i Paesi che sostengono il terrorismo.

Biden ha eliminato il limite alle rimesse ma ha lasciato la maggior parte delle sanzioni e non ha tolto Cuba dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo.

Questo probabilmente per non inimicarsi l'elettorato americano cubano della Florida.

Grazie Camilla Desideri.

Grazie a voi.

Giuseppe Rizzo, giornalista d'Internazionale, racconta un articolo che ha scritto per il sito.

In Italia vivono quasi 100.000 persone senza dimora, dice Listat.

Per capire l'ordine di grandezza di cui stiamo parlando potremmo fare un esempio.

Se tutti volessero darsi appuntamento nello Stadio di Calcio più grande del Paese e il Miazza di Milano, circa 20.000 resterebbero fuori.

L'indagine del Listat però non dice niente su come queste persone hanno perso tutto, né in che condizione si trovano.

Per tracciare un quadro più completo è cominciato a Roma il primo censimento nazionale dei Senzatetto.

La sera del 31 a marzo ho seguito un gruppo di volontari e operatori impegnati in queste indagine e l'ho raccontato sul sito di Internazionale.

Alla stazione Termini abbiamo incontrato Francesco, 48 anni siciliano, che avendo perso il reddito di cittadinanza e non trovando lavoro,

ora è ospitato in una struttura della Croce Rossa.

Giovanna, un'Ukraine di 67 anni, aveva un bisogno urgente di medicina per il cuore.

Sergio, un ragazzo di lecce, non riesce a liberarsi da una forte dipendenza dall'alcol.

Conoscere queste storie aiuta a dare risposte migliori a un problema che ormai ha contorni molto ampi e preoccupanti.

Voi sentite più sicuri ora che è stata catturata l'ORSA?

Per niente, ma proprio zero. È un essere vivente e come siamo al mondo noi, ha diritto anche l'ORSA, anche il lupo, tutto quanto.

Come ha ucciso un ragazzo di 26 anni con una vita davanti, è giusto di uccidere anche lei.

Nella notte 3, 18 e 19 aprile è stata catturata J.J.4, l'ORSA che il 5 aprile ha ucciso Andrea Papi,

un ragazzo di 26 anni che era andato a correre nei boschi vicino a Caldez, in provincia di Trento.

L'ORSA è stata catturata con due dei suoi tre cuccioli, che sono stati liberati.

Ora si trova nel centro di recupero della fauna alpina di Casteller, vicino a Trento,

in attesa che il tempo è giusto.

L'abbattimento è quindi stato sospeso fino all'11 maggio.

È la prima volta che una persona muore in Italia per l'aggressione di un orso,

e il caso ha suscitato un acceso di battito.

Ne parliamo con Ferdinando Cotugno, giornalista che si occupa di clime e ambiente

e collabora regolarmente con l'autonomia di Trento.

La città è stata catturata con un ragazzo di 26 anni,

un ragazzo di 26 anni che era andato a correre nei boschi vicino a Trento.

Ferdinando Cotugno, giornalista che si occupa di clime e ambiente

e collabora regolarmente con il quotidiano domani.

Cotugno è autore con Luigi Dorreggiani di un podcast sui boschi che si chiama Ecotoni.

L'oromai famosa GG4 è un orsa che vive nella parte occidentale della provincia di Trento,

dove in questo momento c'è una popolazione di orsi bruni

che è stimata fra esemplari adulti ed esemplari giovani

in un centenario abbondante di esemplari.

Quindi dobbiamo fare un passo indietro, negli anni 90 i orsi in Trentino erano funzionalmente istinti,

erano rimasti i tre, erano tutti maschi, quindi la popolazione sarebbe scomparsa.

Oggi ne abbiamo un centinaio perché c'è stato un progetto europeo di ripopolamento,

si chiama Life, un progetto Life, cioè progetti europei legati alla biodiversità, Ursus.

Quindi Life Ursus è consistito nell'importare degli orsi dalla Slovenia

per fare un esperimento di ripopolamento e vedere come andava.

Da un punto di vista biologico è andata quasi fin troppo bene,

nel senso che non si aspettavano che la popolazione attecchisse si trovasse così bene,

quindi abbiamo più orsi di quelli che ci saremmo aspettati negli anni 90,

ma li abbiamo in un territorio più ristretto.

Se noi guardiamo come era stato immaginato il programma Life Ursus negli anni 90,

l'area vitale degli orsi sarebbe dovuto essere molto più ampia di quella che invece oggi fattualmente è,

ne avrebbe dovuto toccare più provincia e addirittura più regioni.

Invece gli orsi si sono trovati bene in uno spazio relativamente ristretto e quindi non si sono mai spostati.

E ora abbiamo obiettivamente una discreta densità di orsi in uno spazio non troppo grande

e questo ovviamente aumenta le possibilità di interazioni fra esseri umani e orsi.

Quindi l'obiettivo del progetto era ripopolamento ed è stato diciamo un successo,

è stato una vittoria ambientale, ma una persona è morta, si parla adesso di emergenza orsi,

qualcosa è andato storto, che cosa non è stato fatto?

La morte di Andre Papi è una gigantesca tragedia umana ed è anche una tragedia ambientale.

Io non parlerei di emergenza orsi perché non c'è un emergenza orsi, c'è il bisogno di organizzare

una convivenza complessa ma possibile.

È possibile che non abbia funzionato bene la parte più importante di qualsiasi progetto di conservazione

in un ambiente antropizzato che è il coinvolgimento delle comunità locali.

Questo vale per qualunque era del mondo, se non si coinvolgono le comunità locali

non si può fare nessuna protezione degli animali, non si può fare nessun ripopolamento degli animali

e nessuna convivenza è possibile.

E quindi è mancata la parte legata alla formazione.

In Trentino non c'era una memoria storica di come si convive con gli orsi,

i genitori non lo hanno insegnato ai figli perché al tempo dei genitori e dei nonni i orsi erano spariti

quindi era una conoscenza da ricreare sostanzialmente da zero preparando un territorio

le persone e anche tutte le attività economiche, soprattutto quelle più esposte,

penso all'allevamento, penso all'agricoltura, penso al turismo,

alla presenza di una popolazione di orsi.

Tutto questo si fa a vari livelli, quindi si formano le persone, si mettono degli avvisi, si mettono dei cartelli,

si deve evitare che l'orso diventi confidente perché ora non abbiamo a che fare con un orsa problematica

e quello è l'inizio del problema, cioè quando l'orso smette di avere paura dell'abitato e delle persone

e inizia a considerarle una fonte facile di cibo.

Infatti uno dei principali strumenti di convivenza con gli orsi

è evitare di lasciare cibo troppo facile alla loro portata, perché l'orso è un animale opportunista.

Noi diciamo opportunista con non in senso dispreggiativo come lo diremmo di un nostro amico

è opportunista nel senso che dove trova il cibo, nel modo più facile, quella diventa la sua fonte di cibo.

E quindi uno dei principali problemi della convivenza fra i umani orsi sono i cassonetti.

Se noi mettiamo in sicurezza i cassonetti, cosa che in gran parte non è stata fatta in quella zona,

abbiamo già in cominciato a risolvere il problema.

Si parla anche degli spray anti-orso che oggi non si possono usare,

ma dei quali anche il VVF ha chiesto di dotarne gli excursionisti, le guide,

e tutte le persone che vanno per sentieri.

E poi sarebbe la formazione, spiegare alle persone come ci si comporta quell'orso,

deve essere un patrimonio di qualunque persona vada nei boschi dalla provincia di Trento.

Quindi ci ritroviamo in una situazione per cui abbiamo incoraggiato il ripopolamento degli orsi

per cercare di riportare i boschi in una situazione originaria, naturale,

ma in realtà dobbiamo essere sempre noi a governarli.

Stiamo noi che dobbiamo governare questi boschi e che li dobbiamo gestire naturale in Italia.

La parola sulla quale dobbiamo un attimo capirci perché rischia di essere un concetto furviante

e addirittura spesso ho visto in queste settimane di furibbondo di battito

che si parla molto di wilderness, che si parla molto di spazi selvatici incontaminati.

Tutto questo non è l'Italia.

L'Italia non è questa cosa qui.

Non esistono foreste vergini o primari e dei tempi dell'impero romano.

Tutto l'ecosistema è un'ecosistema in cui l'umano e il selvatico sono profondamente intercciati.

Questi del Trentino hanno quella forma lì, quelle stensione lì e quei alberi lì

perché è una forma che gli hanno dato gli esseri umani attraverso i secoli.

L'orso non può amministrare una convivenza con l'umano.

L'umano ha la responsabilità, livello politico, sociale, economico, di gestire la convivenza con gli orsi.

E a me preme dire che questa è una convivenza possibile.

E comunque per quanto sia una tragedia, è la prima volta che succede nella storia republicana italiana,

degli ultimi 80 anni, che un orso uccida una persona.

È una tragedia in cui c'è un'enorme anche componente di sfortuna e questo dobbiamo dirlo.

Per una tragedia che dobbiamo prendere sul serio per evitare che risuccede.

In Italia ci sono esempi di convivenza felice tra umani e orsi.

In Italia ci sono due popolazioni fondamentalmente di orsi.

Quelle di cui stiamo parlando è una popolazione leggermente diversa che l'orso marzicano da Bruzzo.

È una storia un po' diversa da quello del Trentino perché mentre in Trentino l'orso era di fatto scomparso

che noi ce lo abbiamo riportato.

In Abruzzo non se ne è mai andata una popolazione autoctona chiusa in una spazio relativamente piccolo.

Anzi il problema di quella popolazione è allargare il proprio areale

perché altrimenti non riesce a diventare stabile.

È una popolazione più piccola.

Parliamo di 50, 60 esemplari.

Sono anche animali dal comportamento leggermente diverso.

Si dice che l'orso marzicano sia leggermente più mansueto

e meno aggressivo tendenzialmente dell'orso bruno che troviamo in Trentino.

In Abruzzo hanno fatto un ottimo lavoro secondo me sulla preparazione delle comunità.

In Abruzzo avevano un grosso problema per esempio di allevatori frustrati che uccidevano i orsi

non per cacciarli, gli uccidevano per liberarsene.

L'ultimo caso è stato nel 2014, a Pettorano sul Gizio

e da allora non è più successo, non c'è più stato questo problema

perché si sono formati gli allevatori, perché si è spiegato come fare, come comportarsi,

per tenere gli orsi lontani, per proteggere il proprio patrimonio, la propria attività

e quindi la convivenza da quel lato ha funzionato.

In Abruzzo hanno un altro grosso problema, che sono tante strade non protette.

Infatti gli orsi purtroppo diventano un pericolo per se stessi

e per gli altri in Abruzzo con gli attraversamenti stradali.

È una collisione di un'auto, magari di notte,

con un orso una cosa estremamente pericolosa sia per chi guida che per l'orso.

Convivenza e fedici in assoluto, non c'è nessuno,

ma perché la convivenza è sempre una dose, una componente di conflitto.

L'opinione pubblica è molto divisa sul destino dell'orsa JJ4

e in questo dibattito da un lato quest'orsa viene trattata come un essere

che appartiene completamente al dominio della natura.

Dall'altra viene umanizzata, si è detto di lei che è una mamma,

che è una mamma orsa che è stata arrestata, che è in prigione,

che ha dei cuccioli che l'aspettano nel bosco, che c'è un processo

e stiamo aspettando una sentenza. Cosa ci dice questo di noi?

Ci dice che non siamo preparati culturalmente a avere un discorso basato

sulla conoscenza scientifica.

Noi da un lato purtroppo in Trentino abbiamo un'enorme strumentalizzazione politica

che ha una parte politica precisa che fa questa strumentalizzazione,

che è la Lega, che è al potere nella provincia autonoma di Trento,

che usa sull'orso una retorica che noi vediamo,

purtroppo è stata con i migranti e lo stesso, diciamo, manualetto retorico.

Quindi abbiamo l'orso venuto dall'est che viene a rovinare la pace

delle nostre comunità e noi dobbiamo liberarci.

Quindi è un approccio che usa proprio l'axenofobia.

E ovviamente è un approccio che, oltre che è politicamente deprecabile,

è anche dimenziale da un punto di vista scientifico.

Il problema è che noi dobbiamo offrire un'alternativa ambientalista

che non passi dall'umanizzazione.

Perché dobbiamo riconoscere l'alterità dell'animale

e l'alterità del suo funzionamento.

Quindi proiettare le nostre dinamiche, le nostre nervosi mamma orsa

che protegge i cuccioli, il discorso sulla libertà,

il discorso sulla identità.

Non fanno altro che inquinare il discorso.

Non fanno altro che togliere complessità al discorso.

Noi dobbiamo avere una lettura secondo me ambientalista

da offrire alle persone coinvolte.

E le persone coinvolte sono le comunità locali.

Forse l'orsa GG4 sarà uccisa,

non sappiamo cosa deciderà il tar,

ma non c'è un'alternativa.

Se umani e orsi non possono convivere,

non dovremmo rinunciare o agli orsi o ai boschi.

Secondo me dobbiamo impostare il discorso passando dall'orsa

GG4, agli orsi, alla specie.

Qui in questa conversazione

non c'è un obiettivo più alto e più importante

di mantenere la possibilità della convivenza

fra cento orsi e la comunità locale.

Qualunque altro obiettivo è dietro questo,

una convivenza che si assicura per entrambe le specie.

Il focalizzarci sul discorso su un unico individuo

è già un discorso antropizzato,

è già un discorso un po' disneyano,

se vogliamo, con la visione un po' disneyana della natura

che ha chi non vive quotidianamente negli ecosistemi.

E a noi interessa il destino di questa popolazione,

che è una grande storia di successa ambientale,

perché il fatto che oggi ci siano cento orsi in tratino

è una grandiosa notizia.

Che va protetta.

Dobbiamo permettere alle persone che ci saranno

fra trenta, cinquanta, cento anni in tratino

di vivere con gli orsi.

E no, noi non dobbiamo rinunciare gli orsi,

tanto meno dobbiamo rinunciare i boschi,

ovviamente in Italia abbiamo un terzo della superficie italiana

e bosco.

12 milioni di etteri sono una parte importantissima

di questo paese, ed è una parte che ci riguarda.

Mi chiedono mai, è positivo o negativo che il bosco

sia così aumentato in Italia?

E io rispondo, non è né positivo né negativo,

è come aver ereditato un patrimonio.

Se lo erediti diventa positivo se ne fai buonuso,

diventa negativo se lo abbandoni.

E in Italia abbiamo un grande problema,

questo andando oltre al Trentino,

di abbandono forestale, e quindi è

un spreco.

Dobbiamo rimanere nell'ottica che non dobbiamo rinunciare

a niente, né all'umano, né all'orso, né ai boschi.

Grazie a Ferdinando Cotugno.

Grazie a voi.

Il libro della settimana

è consigliato da Luisa Cifolilli,

che cura i festival di internazionale.

Raman, un libro di cucina fumetti

che è edito da quinto quarto,

è un libro di ricette, ma anche una graphic novel,

è scritta da lo chef Aga Mano

e illustrato da Sarah Beckham.

Fumetti colorati, appetitosi e facili da seguire,

che illustrano, né dettaglio,

i passaggi e gli ingredienti ne scelvano

l'esercito di Ferdinando Cotugno.

È arricchito da nedoti personali

da consigli e trucchi del messiere di Eminenti Chef.

Ad esempio, un grande esperto

di Raman, che è anche autore di

ramanadventures.com,

ci racconta cosa fare

in un ramellà,

un ristorante giapponese specializzato

in Raman.

La cosa principale

è darsi da fare,

mangiare il più velocemente possibile

il ramellà.

E' un libro che va bene sia che siate principianti

o cuochi esperti,

ma anche se avete semplicemente voglia

di scoprire qualcosa in più su uno dei piatti

più famosi del Giappone.

E se questo fumetto vi piacerà,

potrete le carri baffi leggendo

anche dumplings degli sessi autori

sui ravioli asiatici.

Anche in questo caso troverete tutti gli ingredienti,

gli utensili, le curiosità storiche,

ma soprattutto

i ravioli asiatici.

E' un libro che va bene sia che sia

delle curiosità storiche,

ma soprattutto le istruzioni su come

realizzarli, chiuderli, farcirli,

cuocerli, accompagnarli con

delle salze e persino congelarli.

Raman, un libro di cucina

Fumetti, edito da quinto quarto.

Il mondo è lunedì mattina,

alle 6.30.

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Miguel Díaz-Canel è stato riconfermato presidente di Cuba mentre il paese è nella morsa di una gravissima recessione. In attesa della sentenza del Tar, il caso dell’orsa Jj4 divide l’opinione pubblica.
Camilla Desideri, editor di America Latina di Internazionale
Ferdinando Cotugno, giornalista che si occupa di clima e ambiente
video cuba: https://www.youtube.com/watch?v=Ur4W8yh8-jo&t=66s

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.