Il Mondo: Haiti abbandonata da tutti. Maria Antonietta da regina più odiata a icona pop.
Internazionale 6/30/23 - Episode Page - 27m - PDF Transcript
Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli.
Io sono Giulia Zoli e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo di Haiti e di Marie-Antonietta di Francia e poi di oggetti in prestito e
di un film.
È venerdì 30 giugno 2023.
Il importante parte di questo è per ricordare il mondo che Haiti è ancora qui.
Haiti ha bisogno di nostra aiuto.
Io credo che la comunità del mondo ha scelto la strada e l'ho scelto un po' di Haiti.
Quindi il mio lavoro, per ripetere di Haiti, è per ricordare il mondo che Haiti è ancora qui.
È ancora bisogno di nostra aiuto, è ancora bisogno di comida, è ancora bisogno di sicurità
e ha bisogno di poter prospere in un modo in cui non perdono la generazione dei giovani.
E che possiamo, non solo alimentare i giovani, ma fare attenzione che si può alimentare
in un modo sostenibile e resiliente.
Il World Food Program, l'Agenzia delle Nazioni Unite per la Sicurezza Alimentare, di ritorno
da Haiti, ha denunciato la gravissima crisi che sta colpendo la popolazione e l'inerzia
della comunità internazionale, accusandola di aver dimenticato il paese.
Haiti ha bisogno di aiuto, di cibo, di sicurezza, ha detto.
Alla sua voce si aggiunta pochi giorni dopo quella del direttore del World Food Program
per Haiti, Jean-Marthe Tambaouet, che ha ricordato i quasi 5 milioni di Haitiani che
lottano ogni giorno per mangiare e la difficoltà di portare aiuti in un paese dove la violenza
delle bande criminali è fuori controllo, al punto che le persone hanno paura uscire
di casa.
Ne parliamo con Lucia Capuzzi, giornalista di esteri del quotidiano a Venire, che d'anni
si occupa di Haiti.
Haiti è un frammento di mondo dimenticato, il paese con 11 milioni di abitanti occupa
un terzo dell'isola di Spaniola nei Caraibi, isola che condivide con la Repubblica Dominicana
ed è da sempre Haiti il paese più povero d'America e dell'Occidente, i suoi tassi di
povertà sono paragonabili ai paesi più poveri dell'Africa sub-Sariana, per questo si dice
che Haiti è un pezzo d'Africa nei Caraibi.
Il 7 luglio saranno passati due anni dall'assassinio del presidente Jovenel Moïse, avvenuto in
un periodo già di grandi violenze e scontri nel paese.
Oggi Haiti ha un primo ministro ad Interim, non ci sono più state lezioni, chi governa?
Questo paese è un paese privo di governo, un altro dei soprannomi che si è conquistata
Haiti negli ultimi tempi è di Somalia americana, se la povertà di Haiti è cronica e storica
si è aggiunto in modo esponenziale negli ultimi anni diciamo in un arco di 5 anni una
violenza senza precedenti da parte delle bandie armate.
Basta pensare che le bandie armate controllano oltre il 70% della capitale.
Chi governa da Haiti sono appunto le bandie armate, il primo ministro nonché presidente
ad Interim o facente funzione a Rielerri non riesce neanche ad accedere allo proprio ufficio
che è situato al centro di Porto Pransi perché quella zona è sotto il controllo delle bandie.
Quindi la sua autorità è semplicemente formale.
Chi comanda sono le bandie armate che sono un fenomeno storico a Haiti risalgono ai tempi
della dittatura di Duvalier, nel tempo però si sono evolute, nell'istabilità che ha
caratterizzato la Haiti post regime le bandie sono state allo strumento con cui i politici
coptavano il consenso.
Durante il mandato di Jovenel Moïse che appunto il presidente è assassinato, le bandie sono
riuscite a rendersi indipendente dai vecchi sponsor perché il presidente, Jovenel Moïse
e i sueleati hanno fatto un uso spragiudicato delle bandie armate in un uso molto più
intenso rispetto alle ministrazioni precedenti.
Questo ha permesso alle bandie di arricchirsi e ragion per cui non hanno più necessità
dello sponsor politico e sono ormai autonome, autonome e fuori controllo perché hanno
risorse, hanno soldi, la principale fonte di finanziamento sono le estorsioni e i sequestri
di persona che ormai sono diventati neanche quotidiani, sequestri si parla di 5, 10,
le sequestri al giorno a seconda di chi fa il conteggio e le estorsioni.
Le bandie armate sono l'unica autorità, se ne contano circa 200 nella sola capitale
sono imperpetto a guerra fra loro, una guerra del tutti contro tutti, ragion per cui Aiti
rientra in quelle che Mary Caldor definiva le nuove guerre, quello che si vede andando
ad Aiti l'ultima volta sono stata qualche mese fa è assolutamente una città e un paese
senza governo dove può accadere di tutto perché non c'è il controllo e soprattutto
si nota il terrore della popolazione, a fare le spese di questa guerra del tutti contro
tutti è la popolazione civile perché l'unica cosa che le bandie armate vogliono è ampliare
il proprio territorio perché significa avere più popolazione da cui estrarre il risorse
sia da far arruonare forzatamente sia in termini di estorsione e ogni volta che occupano
un territorio a farne le spese sono i civili che vengono terrorizzati per essere costretti
a collaborare con massacri, violenze di ogni tipo, la stessa onua ha detto che la violenza
sessuale viene usata sistematicamente come arma di guerra quindi è una situazione di
violenza anarchica oltre ogni confine, è una perfetta nuova guerra che si consuma
nell'assoluta indifferenza della comunità internazionale.
La crisi umanitaria è in parte una conseguenza di questa insicurezza estrema purtroppo la
parola crisi associata ad Haiti da molti anni sicuramente dal terremoto del 2021 ma soprattutto
da quello catastrofico del 2010, dalla successive epidemia di colera anche ancora prima dal colpo
di stato del 2004. Tu sei stata ad Haiti appunto l'ultima volta poco tempo fa qual è la situazione
oggi? La situazione umanitaria è disastrosa anche
disastro una parola spesso associata ad Haiti perché è da sempre il paese più povero
d'America e perché è un paese che ha una situazione di stabilità conica però adesso la situazione
è oltre ogni umano il limite e questo lo dice chiunque sia chi risiede ad Haiti da anni e che
a modo di vederla sia chiunque ci capiti a modo di confrontare com'era prima. Haiti si è sempre
retta sull'economia informale in particolare il commercio informale. Ora il commercio informale
è impossibile perché le bande armate di fatto impediscono il libero movimento delle
persone e quindi la vendita questo significa da Haiti la fame più totale oltretutto si
somma il fenomeno sempre più vistoso ed evidente degli sfollati interni a tutti gli effetti
sfollati di guerra che sfuggono dai loro quartieri quando finiscono nelle mani della gang
rivale che compie massacri e feratezze di ogni tipo si spostano di quartiere in quartiere alla
ricerca di un posto dove vivere quindi anche tutti i sistemi che tenevano per lo meno a galla la
popolazione di aiuto comunitario di economia informale sono ormai saltati. La situazione
ad Haiti è la fame la fame più nera il PAM ha detto appena qualche giorno fa che è la seconda
crisi alimentare più grave del mondo. Haiti è un paese caraibico che teoricamente avrebbe
molte risorse da produrre in particolare dal punto di vista agricolo nel 700 era la polonia più
ricca della Francia. Ecco nonostante tutto questo adesso è Haiti è un paese dove il 70% della
popolazione e alla fame quando si parla di fame si parla di persone che non riescono a consumare
neanche un imopasto al giorno e ce n'è tantissimo. A Haiti intanto è cominciata la stagione degli
uragani all'inizio di giugno quando ci sono state anche due scosse di terremoto le piagge torrenziale
hanno causato inondazioni, frane e decine di morti. C'è anche una crisi ambientale a Haiti? C'è una
crisi ambientale molto forte e reza sempre più grave dal cambiamento climatico. La crisi ambientale
deriva dal fatto che durante la dittatura dei Duvaliers fu dato il permesso di tagliare il
legname per esportarlo all'estero e questo ha provocado di fatto la perdita del manto forestale
che ricopriva a Haiti. Se uno passa dall'alto vede la Repubblica Dominicana che è tutta verde
è a Haiti che è una landa desolata. Più delle catastrofi naturali però a Haiti le catastrofi
sono mani nel senso che i cicloni e terremoti che altrove avrebbero un impatto comunque contenuto
ad Haiti hanno conseguenze devastanti. Le ultime inondazioni non a caso hanno straziato
si tesso lei. Si tesso lei è la più grande baracopoli di Haiti dove vivono circa 500 mila
persone a ridosso del mare e già si tesso lei da un anno e mezzo i canali di scolo erano
struiti perché la guerra fra bande impediva ai mezzi di passare per riuscire a liberare i canali
di scolo. Questo ha fatto sì che quando sono arrivati alle piogge si tesso lei sia completamente
allagata ma questo è l'ultimo allagamento è stata solo la manifestazione di un problema che c'è
e ragion per cui si tesso lei è stata proprio l'epicentro l'anno scorso dell'ultima epidemia di
colera da Haiti. Il World Food Program ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché
aiuta il Paese e Haiti è una storia lunga e non sempre felice anche con le missioni internazionali
che non hanno mai raggiunto gli obiettivi che si erano date. Oggi quali organizzazioni internazionali
sono attive nel Paese? A Haiti la storia di cooperazione internazionale è stata abbastanza
sfortunata perché troppo spesso parlo delle grandi organizzazioni governative in particolare
la commissione che doveva ricostruire Haiti dopo il terremoto del 2010 hanno agito nell'interesse
dei Paesi Donatori più che di Haiti. Adesso a Haiti un tempo la cosiddetta Repubblica delle ONG
è di fatto abbandonata e disertata anche da molte organizzazioni internazionali e
indipendenti. Rimangono alcune organizzazioni che sono quelle presenti storicamente da decenni
ad Haiti, da Apsi, a medici senza frontiere. Ci sono numerosi missionari che continuano a
stare nonostante i pericoli. La comunità internazionale è latita e non sa che decisione prendere
l'ONU più volte lo stesso Antonio Guterres ha fatto appelli perché si costituisse una missione
internazionale dei caschi blu si parlava per pacificare il Paese. Purtroppo nessuno dei Paesi
risponde perché nessuno vuole prendersi la responsabilità del bagno di sangue che probabilmente
accadrebbe avendo un interesse giopolitico considerato periferico. Viene lasciata agonizzare
nell'assoluta indifferenza internazionale. Tutti sanno che situazione c'è a Haiti. Nessuno però
vuole provare a trovare una soluzione. Grazie a Lucia Capuzzi. Grazie a voi.
Martina Recchiuti, capore di attrice di Internazionale Kids racconta un articolo del nuovo numero.
Nel nuovo numero di Internazionale Kids pubbliciamo un articolo che racconta bambine e bambini cos'è
l'economia della condivisione. È tradotto dal settimana di tedesco Dan Spiegel che è la versione
dello Spiegel per i piccoli e spiega che in realtà potremmo nolleggiare o prendere in affitto
molti degli oggetti che compriamo e che usiamo pochissimo. Per esempio il trapano, la pentola
per fare la fonduta, il costume da Spiderman e il Bob da Neve e decine di altre cose che
spesso accumuliamo in soffitta a prendere la polvere. L'articolo fa alcuni esempi di negozi
e associazioni in Germania dove è possibile prendere in prestito nolleggiare o imparare a
riparare le cose. Sono posti che funzionano come le biblioteche solo che il loro catalogo non è
formato dai libri ma da oggetti. Quello della condivisione è un modello economico molto amato
dagli adolescenti perché permette non solo di risparmiare ma anche di evitare gli sprecchi e
in generale di aiutare a prendersi cura al pianeta. Leggendo l'articolo scopriamo che anche in Italia
esistono delle biblioteche degli oggetti. Una si trova a Bologna, nel quartiere Bolognina,
si chiama Laila e il suo fondatore racconta che l'idea gli è venuta dieci anni fa,
leggendo proprio un articolo uscito su internazionale.
C'è una redécouverta completa perché in realtà l'abbiamo perduto completamente,
è l'endroile più intimo dell'appartementaire di Marie Antoinette,
è l'ultimo espace che ha puo' riconquerire in questa quetta e frenata di calma,
di tranquillità, di rifugia. È un po' museografiato,
è a dire che l'utilizzo per raccontare anche questa vita intima di Marie Antoinette,
il suo entourage, i miei primi fami di chiam,
le persone che aeggono, aeggono s'enturre,
che non forse non avevano corredito l'etica, la princesse de Chimé, la princesse polignaica,
tutto questo entourage.
Quest'anno la regge di Versailles festige i suoi 400 anni
e per l'occasione sono stati riaperti al pubblico gli appartamenti privati di Marie Antoinette.
Nell'intervista che abbiamo sentito, il direttore del Museo della Reggia,
Lorenza Lomé, racconta che si è trattato di molto più di un semplice restauro.
Le stanze private della reggina, infatti, sono state ricreate nel minimo dettaglio
dopo un lavoro decennale di ricostruzione basato sui pochi documenti e testimonianze
arrivate fino a noi. Con 7 milioni di visitatori l'anno,
il Palazzo di Versailles resta una delle attrazioni culturali più amate al mondo.
E in particolare la figura della reggina Marie Antoinette ancora esercita un fascino molto grande
sulla cultura popolare.
Ne parliamo con Daniele Cassandro, editor di cultura d'internazionale.
Parliamo in particolare degli appartamenti privati di Marie Antoinette che hanno
stati chiusi al pubblico per 10 anni. Si tratta di una serie di stanze nascoste
dietro una porta segreta che era nella stanza da letto ufficiale, diciamo, quella pubblica della
reggina. In questo piccolo appartamento in cui lei si ritirava con le sue dame di compagnia e
soprattutto con la sua famiglia, c'era un boudoir, ovvero un salottino, una biblioteca e una salada
biliardo. C'erano insomma le stanze proprio private per lo svago e il tempo libero di una
reggina che invece per l'etichetta di Versailles era sempre visibile all'interno della sua corte.
Il restauro, viene chiamato restauro questa rimessa appunto delle stanze private di Marie
Antoinette, ma non è quello che in noi italiani chiamiamo un restauro con la nostra idea di
restauro conservativo. È soprattutto una completa reinvenzione di quegli spazi. Una
reinvenzione però estremamente filologica. I capi restauro di Versailles hanno infatti
ricostruito attraverso documenti che quelli invece ci sono, sono tanti, il tipo di tessuti che
erano usati per le tappezzerie, il tipo di mobili che c'erano, il tipo di arredamento, il tipo di
finiture anche della stanza. Ricordiamo che la maggior parte dei mobili e delle opere d'arte
che erano a Versailles sono state messe all'asta già nel 1794, quindi un anno dopo la decapitazione
del re e della reggina. Quindi parliamo di un palazzo che era stato completamente spoliato,
di originale non è rimasto quasi nulla. Parliamo adesso della reggia di Versailles in generale che
quest'anno festeggia i suoi 400 anni. Qual è la sua storia e cosa lo rende uno dei siti
culturali più visitati al mondo? Quella che oggi chiamiamo Chateau de Versailles o Reggia
di Versailles era un padiglione di caccia che Luigi XIII e XVI hado cominciato a ingrandire. Era
quindi un luogo di divertimento, un luogo per il tempo libero del re e della corte fuori
Parigi. Solo il parco della reggia di Versailles occupa 815 ettari per far capire proprio quanta
è la grande perché c'era compresa anche la tenuta di caccia. Nel 1682 il suo successore,
che è Luigi XIV in re sole, trasferisce Alors trasferisce pilgrimage tutta la Corte
lì, dal Palazzo dell'Uvre. Questa cosa era una mossa politica decisamente importante perché in
quel modo teneva sotto controllo tutta l'aristocrazia francese. Tutti i nobili francesi erano invitati
caldamente a trasferirsi a Versailles e in quel modo la vita ruotava intorno a questo astro e evitavano
di fare sommosse o offronde. Come era proprio capitato nel 1648 quando Luigi XIV era ancora un bambino, il trono era retto da sua madre Anna d'Austria.
Il 16e per quanto piccolo aveva in mente che l'aristocrazia poteva essere per lui e per la sua corona molto molto pericolosa. Quindi ha inventato questa sorta di parco tematico in cui i nobili venivano intrattenuti privati in realtà di qualunque peso politico e influenza politica e messi nelle condizioni di litigare tra di loro per privileggi frivoli.
Praticamente Versailles serviva a svuotare completamente di influenza politica tutta la nobiltà francese. La reggia da Luigi XIV è stata decorata in modi stravaganti e costosissimi, però è questa una cosa interessante che fa abbastanza ridere anche oggi pensando ai vari sovranismi, doveva essere una vetrina del meglio dell'artigianato e dell'arte francese.
Quindi tutti i materiali, dall'argento, agli arazzi, ai tessuti, gli stucchi, i dipinti, dovevano rappresentare il meglio della produzione francese.
Parliamo di Marie Antonietta che è stata una delle principali protagonisti della reggia di Versailles. Che figura storica è stata e che impatto ha avuto nella cultura del suo tempo?
Marie Antonietta è stata una figura storica abbastanza ininfluente. È stata data in moglie a Luigi XVI a 14 anni per un accordo proprio puramente politico. La madre, Maria Teresa d'Austria, sperava in un'alleanza franco-austriaca in chiave anti-inglese e antiprossiana soprattutto.
L'alleanza non funzionò come gli austriaci speravano e Marie Antonietta è rimasta una reggina abbastanza odiata in qualta austriaca per tutta la sua vita, perché il sentimento anti-austriaco in Francia era rimasto molto molto forte.
Dal punto di vista del gusto però invece dei suoi interessi culturali, Marie Antonietta era una giovane abbastanza moderna e con le idee abbastanza chiari, soprattutto perché aveva avuto un'educazione di primordine in Austria.
Quando arriva a Versaio per esempio parlava all'italiano molto meglio del francese perché il suo maestro era stato il poeta e drammaturgo Pietro Metastasio.
In più il suo maestro di musica, quando era bambina, era stato Christoph Willibald Gluck, che è stato il grande riformatore del melodrama.
Con lui ha imparato a cantare, a suonare l'arpa, al cembalo e il flauto.
Quindi in qualche senso, per ragioni di moda o per ragioni di contiguità con questi grandi personaggi, Marie Antonietta ha avuto un suo piccolo ruolo culturale.
Lei stessa amava molto l'opera e fu lei che fece costruire a Versaio il piccolo teatro chiamato appunto il piccolo teatro della regina.
Forse l'aspetto più importante e diciamo quasi politico che lei ha avuto è quello di essersi ribellata in qualche modo alle regole della Corte di Versaio.
Lei è stata la prima regina che si occupata direttamente dei suoi figli, che gli ha lattati, che appunto si ritirava quanto più possibile a gestire la sua vita
in qualche modo scardinando le regole di una Corte che comunque era già vissuta penso alla sua epoca come un baraccone che non aveva più molto senso.
Nonostante i suoi gusti raffinati e quindi l'influenza sul costume del tempo, però da quello che racconti sembra che Marie Antonietta non abbia avuto un ruolo storico così rilevante.
Perché allora la sua figura ha resistito in tutti questi secoli?
Soprattutto con la sua morte che ha avvenuta nell'ottobre del 1793, solo otto mesi dopo la decapitazione del marito Luigi XVI,
Marie Antonietta è diventata propriamente una figura storica e diventava più il simbolo del tramonto definitivo dell'ancienne regime.
Ed è diventata allo stesso tempo un simbolo molto forte per i monarchici.
Una regina che non era mai stata particolarmente amata improvvisamente diventa oggetto di adorazione e idolatria da parte dei nobili francesi in esilio dalla Francia.
Al museo Carnavalet di Parigi sono conservati queste reliquie che i nobili si scambiavano e si portavano.
C'è una ciocca di capelli bianchi di Marie Antonietta, c'è una scarpina che pare fu appartenuta a lei,
ci sono dei pettini, proprio dei fetici, di una regina che non era mai stata veramente amata,
ma che quando diventa un simbolo della crudeltà della rivoluzione da una parte dell'ingiustizia che la sarà fatta verso i reali,
improvvisamente assurgeva da morta a un ruolo che politicamente non aveva mai avuto.
In genere però la sua figura è stata tramandata in modo molto negativo,
sia dalla stereografia che dalla cultura popolare.
Le sono state attribuite frasi come il popolo affame, allora Mangino Brioche,
che pare lei non abbia mai detto,
ed è stata comunque sempre dipinta come una giovane donna frivola e leggera,
con pochissimo contatto con la realtà.
Da qualche decennio a questa parte però la figura di Marie Antonietta ha subito un'altra evoluzione
ed è diventata perfino un icona pop.
Come è venuto questo passaggio?
Marie Antonietta dal punto di vista della sua popolarità e della sua notorietà a livello non storico,
è le rede di una serie di reggine sfortunate che hanno riempito la letteratura,
il cinema, il teatro, l'opera,
da Didone, Maria Stuarda,
Simiramide, Cleopatra.
La storia dello spettacolo e della letteratura è piena di reggine sfortunate
che diventano simboli di qualcosa.
Marie Antonietta semplicemente ha raccolto questa eredità in qualche modo
ed è stata raccontata in maniera, diciamo, altennativamente molto negativamente
o in maniera molto romantica.
Sono stati fatti film di ogni tipo.
Mi venimente la Marsè Jesu, Jean Renoir del 38,
in cui l'Is de la Mar, le ruolo di Marie Antonietta,
era stata talmente convincente,
pur essendo il film sulla rivoluzione,
non tanto su di lei,
che nella sua vita ha sempre fatto ruoli di reggine, ruoli in costume.
E soprattutto, però, nel tempo,
Marie Antonietta ha avuto una sorta, diciamo,
di riabilitazione pop,
tra biografie particolarmente benevole,
nel suo riguardi,
che ne ricostruivano in qualche modo il lato umano,
come per esempio quella di Antonia Fraser
per il pubblico anglofono
e di Simone Bertière per il pubblico francese,
erano tutti i libri che la raccontavano
all'inizio degli anni 2000,
più come donna,
che come vittima della storia,
da una parte, o come frivola,
sciocca, reggina odiata da tutti.
Poi, ovviamente, negli anni 80,
per il pubblico c'è stata Lady Oscar,
ovvero Bersaia Unobara,
la rosa di Bersaia,
che era un manga di Ryo Koikeda,
che è diventato un popolarissimo anime,
che intrecciava le storie
di questa donna soldato, Lady Oscar,
con le vicende di una giovane Maria Antonietta,
rappresentata in modo assolutamente
a politico da una parte
e romantico e scapigliato
per tutto il resto della storia.
Poi c'è stato ovviamente
proprio un filo che ha fatto
continuare a vivere in chiave pop
Maria Antonietta, che ci porta
al film di sua piacopola del 2006
con Kirsten Dunst.
Lì, addirittura, Maria Antonietta viene
rappresentata come una adolescente
ribelle romantica
con una geniale uso, devo dire,
dei costumi in cui lei
abbigliata i nabbi di settecenteschi
con dettagli moderni,
come per esempio le scarpe conversrosa,
circondata di dolci dolcetti,
tipo macaronne e cose.
Ecco, credo che la moda dei macarons
si è avvenuta proprio dal film di Sofia Coppola.
La riapertura degli appartamenti privati
di Maria Antonietta a Bersaia
possono essere l'occasione
per ripensare a questa figura
così controversa
e rappresentata in modi così
falsati in un buon senso e in un altro
e può essere l'occasione
per immaginare quali fossero veramente
i suoi spazi privati
e come questa donna vivesse.
Grazie a Daniele Cassandro. Grazie a voi.
Il film della settimana ha consigliato
Rapiero Zardo, editor di Cultura d'Internazionale.
Il ragazzo cresce, si guadagna
la possibilità di andare a college,
ma su di loro aleggia sempre lo spettro
dei servizi sociali del sistema.
La regista Evie Rock
quella è cresciuta nel Queens,
Teyana Taylor ad Harlem.
Quindi sono perfette per raccontare
la comunità nera di New York, che mostrare
l'evoluzione della città, la gentrificazione
di Harlem, scandita molto bene
nel film dagli scorsi del sindaco
Rodolf Giuliani che si sentono attraverso
la radio a TV.
Non è asciutto, non ci sono scene mali,
non ci sono scene strappalacrime,
ma coinvolge lo spettatore
ci pensa a Teyana Taylor
con una grandissima interpretazione.
It's a thousand and one
nei cinema.
Buon appetito.
Buon appetito.
Buon appetito.
Buon appetito.
Buon appetito.
Buon appetito.
Buon appetito.
Buon appetito.
Buon appetito.
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Quasi cinque milioni di haitiani lottano ogni giorno per mangiare e in un paese dove la violenza delle bande criminali è fuori controllo, abbandonati dalla comunità internazionale. Il palazzo di Versailles festeggia i suoi 400 anni e per l’occasione sono stati riaperti al pubblico gli appartamenti privati di Maria Antonietta.
Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire
Daniele Cassandro, editor di cultura di Internazionale
Video Haiti: https://www.cbsnews.com/news/cindy-mccain-face-the-nation-transcript-06-25-2023/
Video Maria Antonietta:https://www.youtube.com/watch?v=XKBLfvJa9yk
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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.