Il Mondo: Gli attori scioperano e Hollywood si ferma. Anche l’economia soffre il caldo.

Internazionale Internazionale 7/17/23 - Episode Page - 28m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli

e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo dello sciopero degli attori di Hollywood e degli effetti del caldo su

l'economia, e poi del silenzio e di un podcast.

È lunedì 17 luglio 2023.

Grazie.

come scegliere la poverina, che stanno perdendo la città,

quando rendono 100 milioni di dollari a loro CEO.

È disgustante.

Scusate.

Il 14 luglio è cominciato lo sciopero degli attori e degli attrici di Hollywood.

La SAG-AFTRA, il sindacato che li rappresenta, ha annunciato che circa 160.000 persone si asterranno dal lavoro.

Chiedono migliori condizioni di lavoro, stipendi più alti e garanzie sull'uso dell'intelligenza artificiale.

La voce che avete sentito è dell'attrice Fran Drescher,

presidente del sindacato e conosciuta in Italia per il ruolo di Francesca Cacace che interpreta nella sitcom La Tata.

In questo discorso, fatto dopo il fallimento dell'ultimo tentativo di negoziato per il rinnovo del contratto collettivo,

Drescher ha definito disgustosi gli studios di Hollywood,

che, a detto, sostengono di essere imperdita mentre danno centinaia di milioni di dollari a loro amministratori delegati.

Lo sciopero degli attori di Hollywood si aggiunge a quello degli sceneggiatori, cominciato il 2 maggio.

Era dal 1960 che queste due categorie di lavoratori e lavoratrici del cinema non protestavano insieme.

Ne parliamo con Lucia Maggi, giornalista che vive a Los Angeles.

Si è cominciato uno sciopero che in realtà era nell'area da parecchie settimane gli attori di Hollywood, di cinema e televisione e radio sono in sciopero.

Si vanno ad affiancare i loro colleghi, gli sceneggiatori, che già dal 2 maggio presidiano le entrate dei quarti generali di Netflix, Amazon

e dei maggiori studios televisivi e cinematografici della città e incrociano le braccia.

Dopo che la trattativa, la contrattazione con i produttori e le piattaforme di streaming è saltata,

quindi non hanno più un contratto e non è servito a nulla anche l'allungamento della contrattazione,

perché il loro contratto triennale scadeva in realtà il 30 di giugno insieme.

Le due parti hanno scelto di avere altri 12 giorni e quindi tutti si pensava che stessero proprio limando i dettagli, le clausole del nuovo contratto, invece no.

Tutto è saltato allo scadere della mezzanotte del 12 luglio e da venerdì gli attori e gli sceneggiatori sono insieme.

Davanti, appunto nelle manifestazioni nei presidi in giro per la città e anche a New York, ovviamente.

Un evento che non si verificava da molto tempo?

Sì, è un evento davvero storico, perché dobbiamo pensare che a Hollywood non c'erano sciopero da 15 anni,

cioè l'ultimo sciopero è stato quello a cavallo tra il 2007 e il 2008, era durato 100 giorni e erano solo gli sceneggiatori all'ora in sciopero.

Non scioperavano insieme due sindacati più importanti dei lavoratori dello spettacolo, attori e sceneggiatori dal 1960.

Allora, per altro, piccola nota di colore, il presidente del sindacato degli attori era Reagan.

Davvero tanto tempo.

Quali sono i motivi di questa protesta?

Ma essenzialmente diciamo che le proteste degli sceneggiatori e degli attori sono molto simili e i motivi sono, forse potremmo, dire, tre, principalmente.

Ovviamente prima cosa, un aumento salariale che stia al passo con l'inflazione davvero alle stelle dopo la pandemia.

Queste categorie di lavoratori sono stati fermi per un anno e mezzo per la pandemia e, nel frattempo, i prezzi in città come Los Angeles e New York,

in cui questi lavoratori sono costretti ad abitare, sono davvero andati alle stelle,

sia per quanto riguarda gli affitti, ma anche proprio al supermercato, insomma per l'acquisto dei generi più semplici e elementari.

Quindi gli aumenti che chiedono sui salari minimi sono davvero notevoli, gli studio s'hanno concesso qualcosa, ma non tutto.

L'altra grande questione che è però quella più complicata e spinosa è quella dei residuals, cioè i diritti di autore per chi scrive le opere che poi noi guardiamo,

e oppure gli diritti di immagine, diciamo, per gli attori, per chi mette la faccia e il suo corpo nelle cose che poi noi guardiamo.

È ovvio che, in un sistema vecchio, come quello in cui noi andavamo al cinema, compravamo il biglietto e quel film lì veniva visto da un tot milla persone,

era facile calcolare i diritti di autori, erano una piccola percentuale sul prezzo del biglietto.

Ora, in cui non si va più tanto al cinema, ma si inizia a guardare una serie su Netflix, poi se ne passa un'altra, poi si condivide la password con un amico,

insomma, è veramente complicato calcolare il modo in cui le persone che a monte creano e lavorano, quell'opera che poi noi guardiamo,

vengono ricompensate, dopo che l'opera viene fruita, ovviamente, cioè al di là dello stipendio per farla, poi i diritti che ne derivano dai passaggi televisivi o cinematografici.

Ho parlato con persone, per esempio, una ragazza che ha lavorato all'ultima stagione di Greysanato Millei per una stagione intera di quella serie che tutti quanti abbiamo visto e amato,

ha preso 150 dollari, quindi di questo stiamo parlando. L'altra questione è quella dell'intelligenza artificiale, che sembra una cosa che arriva dal futuro,

ma in realtà è già in essero, ho appena letto un articolo in cui dicevano che gli studio si stanno attrezzando per sostituire i figuranti, le comparse con l'intelligenza artificiale.

Quindi molti ruoli si stanno cominciando ad aprire a questo tipo di programmazioni, di questo tipo di intelligenza artificiale, ovviamente attori e scrittori vogliono essere tutelati.

Chi rappresenta questo sindacato, quali attori partecipano a questa protesta?

Guarda, ti direi tutti, nel senso che per come funziona Hollywood, per come funziona questa che è l'industria dello spettacolo comunque più prolifica e ricca del mondo,

per lavorare in progetti, in film, serie, programmi, televisivi, radiofonici grossi, quindi che hanno dietro una produzione che è Amazon, Apple, Disney, NBC, Netflix, Paramount, Sony, Warner, queste grosse majeure,

devi per forza essere iscritto al sindacato, sindacato che contratta il contratto con la controparte, quindi davvero lavora come un sindacato, ma è anche un ordine,

perché rappresenta tutti quelli che lavorano in quel settore, quindi tutte le persone che in America fanno gli attori per il cinema, i figuranti fanno gli stunt per esempio,

quindi girano le scene complicate e pericolose, fanno gli attori del doppiaggio oppure presentano un programma televisivo, tutte queste persone, uomini, donne e bambini sono iscritti a questa sigla sindacale, sono 160.000 persone, quindi è davvero una rappresentanza molto forte.

Lo sciopero degli sceneggiatori che è cominciato a maggio ha già provocato la sospensione di molti programmi di serie TV negli Stati Uniti, ora che scioperano anche gli attori, che cosa dobbiamo aspettarci?

Temo dobbiamo aspettarci quello che comunque era già nell'aria, cioè che adesso si va tutti al mare, poi si torna in autunno, si vuol stare in casa sul divano a vedere le nostre serie TV preferite e queste serie non ci saranno, quindi grossissime perdite per gli studios, ma anche per noi che amiamo cinema e televisione, però questo è già così,

lo sciopero degli sceneggiatori ovviamente interrompe, chiude il rubinetto dell'industria a Monte perché loro scrivono cose nuove e intervengono anche un po' nei set, quindi i set sono già fermi a Los Angeles, c'è stata una nota dell'ufficio comunale che dai permessi per girare di qualche settimana fa che diceva le grosse produzioni sono tutte ferme a Los Angeles, non si gira nessuna produzione grossa.

Ovviamente c'è il sottobosco del cinema indipendente, ma insomma non è quello che poi arriva alle nostre televisioni in Italia e i nostri cinema, quindi è già tutto bloccato, l'aggiunta degli attori rende ancora più veloce questo processo, perché anche i pochi set che c'erano in giro per l'America non ci saranno più, le attività di promozione.

Pensiamo anche per esempio a Lemmy che è programmato per settembre, che è, diciamo, l'Oscar della televisione, il premio che riconosce la migliore serie televisiva, la migliore interpretazione nelle serie televisive, insomma anche quella cerimonia probabilmente non ci sarà perché è scritta da degli sceneggiatori e perché gli attori e gli sceneggiatori non possono partecipare in attività che promuovono il loro lavoro, perché i soldi, diciamo, della questa produzione e del loro lavoro vanno a finire nelle tasche degli studio,

perché in questo momento sono il nemico.

E poi, oltre alle conseguenze per l'industria, ci sono le conseguenze anche per Hollywood, proprio come luogo fisico, come è la situazione lì, si avverte effettivamente un clima di protesta?

Io ho seguito tantissime vertensi in dacale in Italia, metalmeccanici, il clima è veramente quello, cioè si sente un clima di mobilitazione, ora io capisco che quando si dice attori e sceneggiatori, diciamo, può essere che non ci sia una solidarietà immediata con queste persone,

perché noi ci immaginiamo persone ricchissime che fanno un lavoro bellissimo, facile e che vivono nel loro, ma non è così.

In una città che davvero vive di quell'industria, tutte le persone adesso sono appese a un filo, perché non solo l'indotto, ma anche chi proprio lavora sui set, chi fa l'elettricista, chi fa il truccatore, chi fa il costumista, chi ha un negozio che affitta i costumi, chi ha il negozio che affitta le scenografie, ecco, è tutto fermo.

Quindi il clima è da una parte di grande paralisi e preoccupazione, perché comincia la gente a non avere lo stipendio banalmente.

In America si viene pagati a settimana e già sono diverse settimane che molte persone non vengono pagate e assomiglia a quello che è successo con la pandemia nel 2020 quando tutto si è fermato.

Tre anni fa c'erano stati gli aiuti di Stato e Governo federale, adesso non c'è niente, quindi c'è preoccupazione.

Dall'altra parte però c'è un clima di mobilitazioni di fortissima solidarietà e questo è quello che più mi piace nel raccontare questo movimento sindacale, che davvero è fortissimo in queste settimane, in questi mesi, soprattutto a Los Angeles.

Perché tutti ti dicono, hanno ragione, hanno ragione, il sistema si è rotto, sono gli ultimi, gli unici che si stanno sollevando contro un sistema che è quello della gig economy,

di farti lavorare il triplo e di pagarti un quarto, di non darti diritti e di non darti una sicurezza per te e per la tua famiglia, e loro tutti insieme si stanno schierando, si stanno alzando per dire di no a questa cosa.

Ora io non so come finirà, però il clima è davvero quello di grande solidarietà quando si passa davanti ai presidi, davanti agli studi di Amazon, davanti a Netflix, io vivo davanti agli Universal Studio e lì dalle nove a l'una e poi dalle due alle cinque ci sono i picchetti,

programmati, arrivano tutti questi sceneggiatori e ora anche gli attori con i loro cartelli e protestano, fanno avanti indietro davanti all'ingresso e la cosa, diciamo, simpatica è che chi passa in macchina suona il Claxton.

Quindi in una città a punto in cui non si fanno cortei, non ci sono piazze per fare le manifestazioni, ma quello che si fa è fermarsi davanti al luogo della protesta, chi passa in macchina suona il Claxton,

in segno di solidarietà si portano le pizze, si portano i danot, si portano le ciambelle, insomma c'è una solidarietà molto forte da parte della città.

D'altra parte però c'è anche una grandissima preoccupazione perché tutti dicono che questo show però adesso che è addirittura raddoppiato, anzi più che raddoppiato con l'arrivo degli attori, andrà avanti oltre l'autunno probabilmente.

Grazie a Lucia Maggi.

Grazie a voi, grazie davvero.

La notizia di scienza della settimana raccontata da Elena Boille, vice-direttrice d'internazionale.

Che succede nel nostro cervello quando non sentiamo niente?

Quel niente, qualcosa che sentiamo, cioè la percezione del silenzio, dell'assenza di suoni, è simile a quella degli stimoli sonori?

Per capirlo, un gruppo di ricercatori dell'Università Statunitense, Johns Hopkins, ha modificato alcune note illusioni uditive, l'equivalente delle illusioni ottiche, e li ha fatta ascoltare a mille volontari.

Facciamolo anche noi.

Ora sentirete un tappeto di rumori di fondo, come se fosse in un ristorante affollato.

Regolate il volume in modo da avere l'impressione di esserci davvero.

Sentirete due sequenze di silenzio, una di seguito all'altra.

La prima sarà interrotta brevemente dal ritorno del suono, la seconda invece sarà continua.

Qual era la sequenza più lunga?

Le due sequenze in realtà hanno la stessa lunghezza, ma in molti avranno avuto l'impressione che la seconda fosse più lunga.

Era un'illusione uditiva.

Precedenti ricerche avevano dimostrato che un singolo suono lungo, come un beep,

può sembrare durare di più di due beep brevi, anche se in realtà nel complesso non ha la stessa durata.

Come spiega la notizia che pubblichiamo sull'ultimo numero di internazionale,

questo esperimento dimostra che l'illusione uditiva che di solito si fa con i beep funziona anche con i silenzi.

Secondo i ricercatori questo vuol dire che il silenzio è qualcosa che possiamo davvero sentire.

La secretaria di gestione integrale di rischio e protezione civile attivò l'alerta amarilla.

Devido il pronostico di alte temperature, o una volta più, a partir di oggi, nella città di Mexico,

le alcaldie a cui più va ad affettare questa nuova ola di calor sono

Ascapotzalco, Benito Juarez, Cuautemoc, Gustavo Amadero, Ista Palapa, Ista Calco, Miguel Hidalgo e Benostiano Carranza.

Si estima che le salte a temperatura persistono da oggi e anche il domingo,

quindi, per favore, vai a tomare le precauzioni.

Ieri a città del Messico, la protezione civile ha innalzato il livello di allerta per le altissime temperature che sono attese in questi giorni.

Per il Messico si tratta della quinta ondata di calor quest'anno,

che riguarda soprattutto il nord del Paese e gli Stati americani del Texas e dell'Arizona.

Ma temperature molto al di sopra della media sono state registrate nelle scorse settimane, anche in Europa, in India e in Cina.

E oltre alle gravi conseguenze sulle persone e sull'ambiente, il caldo pesa anche sull'economia.

Ne parliamo con Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale.

Le temperature elevate stanno mettendo in difficoltà interi Paesi e di conseguenza anche le loro attività produttive,

perché mandano in tilt le reti elettriche, messe in crisi dall'enorme ricorso all'elettricità e riducono pericolosamente anche le riserve idriche.

Sta succedendo un po' dappertutto nel mondo.

In Europa, per esempio, la Francia e Lungheria hanno dovuto bloccare le loro centrali nucleari.

In Lungheria in particolare il problema è dovuto all'elevata temperatura delle acque del Danubio,

che di solito sono usate per refrigerare gli impianti.

Ci sono problemi anche in Asia, in particolare in Cina e anche in Nord America.

Qui in particolare tra il sud degli Stati Uniti e il nord del Messico,

le temperature sono stabilmente intorno ai 38 gradi e cominciano a farsi sentire gli effetti del maggiore ricorso all'energia elettrica.

In Arizona le autorità hanno raccomandato ai cittadini di stare in casa, possibilmente con il conforto dell'area condizionata.

Già a giugno l'ondata di caldo ha messo sotto pressione la rete elettrica tra il Texas e il Messico provocando frequenti blackout.

Proprio per quanto riguarda il Texas, qualche giorno fa il Washington Post ha parlato del ruolo fondamentale che sta novendo lì le fonti di energie rinnovabili.

Negli ultimi anni il Texas ha incrementato rapidamente la sua capacità di produrre elettricità attraverso il sole,

installando una potenza di 16.800 MW che è 6 volte quella disponibile nel 2019.

Questo risultato, unito a maggior ricorso all'energia eolica, allo sviluppo di strutture per l'immagazzinamento dell'energia,

ha permesso quest'anno i Texani di affrontare meglio il caldo e allo stesso tempo, cosa non indifferente,

di avere bollette più ragionevoli e quindi di risparmiare miliardi di dollari.

Oggi in Texas le rinnovabili assicurano dal 35 al 40% della produzione di energia elettrica.

Un anno fa la quota era del 30% e in questo modo lo Stato ha permesso di compensare lo stop imposto

negli ultimi settimane alle centrali alimentate dal carbone, dal gas naturale e agli impianti nucleari,

che sono in difficoltà a causa delle temperature estreme.

Un altro problema di cui parlavi prima è quello delle riserve d'acqua.

Che impatto ha questa scarzità sull'economia?

Ovviamente il caldo torrido provoca anche la riduzione delle riserve idriche disponibili per i consumi privati,

ma anche per le attività produttive, quindi per i cittadini e per le aziende.

Ne sono interessati ormai zone del pianeta che, al contrario per esempio delle regioni al confine tra Stati Uniti e Messico,

tradizionalmente non soffrono per le temperature elevate né per le scarse precipitazioni.

Un caso clamoroso è quello della Germania, che da alcuni anni registra una drastica riduzione delle riserve d'acqua.

Dall'inizio del 2000, quindi negli ultimi vent'anni, le falde aquifere tedesche,

da cui il Paese ricava circa due terzi dell'acqua potabile, sono diminuite del 20%,

più o meno quanto il volume del lago di costanza.

I esperti prevedono che la situazione in futuro potrebbe addirittura peggiorare.

Un aspetto particolare è il fatto che si stanno abbassando i livelli dei fiumi.

In Germania, i grandi fiumi tedeschi, il reno, l'elba, il meno, sono ai minimi storici.

Il problema per l'economia è che queste vie fluviali sono molto usate per il trasporto delle merci,

in particolare per l'industria pesante, quindi materiali di rizio, petroglio, prodotti chimici,

e quindi numerose aziende sono in difficoltà.

In generale, un sondaggio condotto a giugno su un campione di 360 aziende idriche tedesche,

il 20% ha dichiarato di aver già avuto difficoltà nelle forniture ai privati e alle aziende.

Eppure il 2023 era iniziato abbastanza bene, i primi tre mesi dell'anno sono stati più piovosi degli ultimi venti due anni,

ma giugno è stato uno dei mesi più caldi e meno piovosi di sempre.

Alcuni lando, come l'Asia e la Bassa Sassoni, hanno introdotto misure studiate per ridurre consumitrici,

tra cui il divieto di indaffiare le areverdi e prendere acqua di fiumi,

e la popolazione è stata invitata a evitare l'uso delle piscine nelle abitazioni private.

Al di là di questi accorgimenti di emergenza, la Germania sta facendo qualcosa

per provare a risolvere questo problema della scarzità di risorse idriche?

Un caso particolare è quello delle acque fluviali, delle vie fluviali.

Sono state introdotte alcune innovazioni, in particolare sul fiume reno,

che soffre storicamente di un basso livello delle acque, che adesso è particolarmente in difficoltà,

è di fatto la via fluviale più traficata del mondo,

e una via quindi fondamentale per tante aziende tedesche, soprattutto i colossi dell'industria pesante.

Per questo, alcune aziende sostenute anche dallo stato hanno deciso di investire per trovare delle soluzioni.

In particolare, il colosso chimico Bust ha finanziato lo sviluppo di un nuovo tipo di chat per il trasporto delle merci.

Queste chat che sono state lanciate da poco sono più ampie rispetto a quelle tradizionali,

e soprattutto sono realizzate con materiali innovativi e superleggeri.

Questo permette la navigazione su livelli d'acqua molto più bassi,

e in alcuni casi anche con carichi doppi rispetto al passato.

Oggi, molte chatte sul fiume reno in alcuni punti non possono più navigare,

se non ridugo nel carico di almeno la metà.

Quindi questa è una speranza per il futuro, però è ancora l'inizio.

Bisogna tener conto che queste nuove chatte costano adesso ognuna 10 milioni di euro,

mentre sul fiume reno ogni giorno circolano circa 6.900 imbarcazioni.

Tra i paesi colpiti da fortissimi ondati di calore in queste settimane c'è anche la Cina.

Che effetto sta vendo sulla sua economia a questo fenomeno?

Gli effetti sull'economia anche in questo caso sono molto, molto gravi.

La Cina è uno dei cuori industriali e manufactureri dell'economia globalizzata,

per cui l'ondata di calore sta bloccando alcuni impianti nevralgici,

soprattutto nel sud e nell'est del paese, che sono le aree più industrializzate della Cina.

Il paese asiatico sta vivendo una delle ondate di calore più gravi degli ultimi anni,

a pequino le temperature sono intorno ai 40 gradi,

ma soprattutto la riduzione degli acqui e i fiumi ha portato a una riduzione della produzione di energia hidroelettrica.

E quindi ha un ulteriore stress per la rete dell'elettricità,

che è già sottoposta a un momento notevole della domanda, sia da parte dei privati che da parte delle aziende.

Anche in questo caso lo Stato sta cercando di intervenire sia per razionare i consumi privati e delle aziende,

sia per imporre misure di risparmio energetico.

L'obiettivo di Pekino è evitare quello che è successo un anno fa,

quando di fronte a un'altra grande ondata di caldo furono costrette la chiusura di impianti della Foxcon,

che il colosso taiwanese che produce e assembla tantissimi prodotti d'alta tecnologia,

per esempio quelli della Apple, in particolare l'iPhone,

e furono costrette alla chiusura anche le fabbriche della Toyota.

Dopo la pandemia di Covid e con la guerra in Ucraina,

le economie mondiali sono già in crisi,

e di solito quando c'è una crisi economica l'ambiente non è mai la priorità.

Pensi che la situazione di oggi sia così grave da forse invertire questa tendenza?

Le ondate di caldo registrate in questi giorni, in tutto il pianeta,

effettivamente si stanno combinando con un rallentamento dell'economia globale.

Come osservato in un articolo uscito di recente, il codidiano britannico Guardian,

è una situazione per molti versi inedita e anche per occupante,

perché storicamente la pressione sull'ambiente aumenta,

quando l'economia va molto forte nei periodi di crescita indensa.

Per questo che in passato i governi si concentravano sul futuro del pianeta

solo quando non avevano altro di cui preoccuparsi,

ma se c'è una recessione o anche solo una minaccia di recessione,

l'effetto potrebbe essere quello di far concentrare i politici sulle strategie a breve termine,

perché da un lato devono guardare alla ristrettezza delle finanze pubbliche,

dall'altro hanno bisogno di guadagnare consensi immediati

per restare in testa l'indice di gradimento.

Non è un caso che in questi mesi si sia facendo strada il timore che la transizione ecologica,

il passaggio quindi verso tecnologie sostenibili,

andare del tempo diventi troppo costoso per i bilanci quindi troppo difficili.

In realtà proprio in questo momento di rallentamento sarebbe necessario innovare

lo stesso caso del Texas che riesce ad affrontare la crisi legata alle ondate di caldo

grazie alle rinnovabili, oppure le aziende che lavorano vicino al fiume reno

che investono in nuove tecnologie per adattarsi a livello più basso delle acque.

Questi casi dimostrano che per affrontare questa situazione inedita,

quindi il rallentamento dell'economia e crisi climatica,

anche nel breve e medio periodo molto importante affidarsi all'innovazione,

alla scienza e alla tecnologia quindi adattarsi a un mondo in continuo cambiamento.

Grazie da Alessandro Lubello.

Grazie a voi.

Il podcast della settimana è consigliato da Jonathan Zenti, autore e produttore di podcast che colabora con internazionale.

Baranzata è il comune con il più ampio spettro di nazionalità e cittadinanza d'Italia.

E alle porte di Milano, poco collegato con la città,

ed è famoso perché un abitante su tre non è nato in Italia.

In Via Gorizia, dove si trovano persone che provengono da più di 50 paesi del mondo,

si trova l'Associazione Larotonda, che dopo aver fatto l'anno scorso un laboratorio audio

con il collettivo Vundertruppe, ha deciso di mettere a disposizione del gruppo di adolescenti

che frequentano l'Associazione l'attrezzatura per fare un podcast a tutto loro.

Sono nati così le 7 puntate della prima stagione di Comtu Baranza,

dove i ragazzi e le ragazze di Baranzate parlano degli argomenti che sono importanti per loro,

nel loro modo, con la loro lingua e la loro opinione,

senza la mediazione di adulti che pensano di sapere che cosa vogliono i giovani.

Si parte dal razzismo, vissuto in maniera diversa nelle diverse case,

anche a seconda della cultura di provenienza.

All'angoscia per il lavoro e per i soldi, si passa da una puntata quasi allucinogena

sulla percezione del tempo fino all'importanza della libertà e al rapporto con il Paese in cui abitano.

Mentre le case di produzione di podcast si affannano a raccontare gli stessi 4 omicidi

o a far parlare per delle mezz'ora e la celebrità decaduta di turno,

questa piccola gemme indipendente creata dagli adolescenti del collettivo Slimes

ci ricorda che il potere rivoluzionale dell'audio è sempre stato quello di arrivare

prima di chiunque altro a dare voce a chi non viene mai ascoltato,

nonostante abbia molto da dire e che quando si tratta di giovannissimi adulti

c'è sempre più da ascoltare che da insegnare.

Come tu Baranza, scritto come due di numero Baranza,

del collettivo Slimes su tutte le piattaforme.

Per ricevere una notifica quando esce un nuovo episodio, iscrivetevi al podcast

l'appuntamento con il mondo domattina alle 6.30.

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La Sag-Aftra, il sindacato che rappresenta gli attori e le attrici di Hollywood, ha annunciato che circa 160mila persone si asterranno dal lavoro. In queste settimane sono state registrate temperature molto al di sopra della media in diverse regioni del mondo e le ondate di caldo pesano anche sulle economie.

Lucia Magi, giornalista a Los Angeles
Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale

Scrivi a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050
Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni, con Vincenzo De Simone.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.