Il Mondo: Fuga dall’Afghanistan dei taliban. Come la cultura sudcoreana ha conquistato il mondo.

Internazionale Internazionale 5/8/23 - Episode Page - 26m - PDF Transcript

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Dalla redazione di Internazionale, io sono Claudio Rossi Marcelli.

Io sono Giulia Zoli e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo di una calciatrice afgana e del successo globale della cultura pop-south

coreana e poi di gatti e di un saggio sulla storia europea.

È lunedì 8 maggio 2023.

Il 26 aprile, i Taliban hanno ucciso il leader dell'ISIS Corasan che aveva organizzato

l'attentato all'aeroporto di Kabul del 26 agosto 2021, in cui morirono almeno 180 persone civili

militari.

L'attentato avvenne pochi giorni dopo la caduta di Kabul, quando i Taliban ripreso

del potere in Afghanistan in seguito al ritiro delle truppe statunitenze dal Paese.

Da quel giorno il potere dei Taliban si è rafforzato, ma l'ISIS Corasan è ancora presente

nel Paese e ci sono stati altri attentati.

Isolato sul piano internazionale, l'Afghanistan attraversa una crisi economica ed umanitaria

senza precedenti.

Ne parliamo con Stefano Liberti, giornalista, scrittore e autore di Zainab, un podcast in

zai puntate, l'ultima delle quali è appena uscita, prodotto da internazionale con la

direzione creativa di Jonathan Zenti e la collaborazione di Mario Poeta.

I giorni dell'agosto 2012 all'aeroporto di Kabul sono un momento centrale nella storia

di Zainab.

Nell'agosto del 2021 si consuma una separazione all'aeroporto di Kabul, erano i giorni

concitati in cui i Taliban hanno preso il potere in Afghanistan in modo molto veloce

e anche abbastanza inaspettato migliaia di persone si hanno andato a calcare all'aeroporto

per cercare di fuggire dal paese, salire su tutti i voli commerciali e pochi voli militari

che i vari paesi, gli Stati Uniti, l'Italia, la Germania, avevano messo in piedi per evacuare

il loro personale e le persone che avevano collaborato con i loro militari.

All'aeroporto c'erano anche alcune calciatrici della squadra di Iraq, il bastan, che aveva

giocato contro le nostre soldatesse, che aveva un rapporto con l'Italia e che erano state

inserite nelle liste di evacuazione degli italiani e fra loro c'erano due sorelle,

Mariam e Zainab, rispettivamente la Terzina e la Portiera della squadra, che giocavano

insieme, erano sempre insieme e che volevano fuggire dall'Afghanistan finito nel manuale

d'Aleban.

E quindi erano andate a Kabul Deirat e insieme ad altre compagni cercavano di salire su questi

voli.

Quello che succederà subito dopo è che il 25 agosto Mariam riuscirà ad entrare all'aeroporto

e salire sul volo, mentre la sorella Zainab dovrà tornare indietro, perché poco prima

di salire, poco prima di entrare nell'aeroporto aveva ricevuto la chiamata di suo marito, che

nel frattempo era diventato un estremista e aveva aderito al movimento italebani che

le ha intimato di tornare a casa insieme alla filioletta di quattro mesi che le aveva portato

via, altrimenti avrebbe ucciso i suoi fratelli che aveva preso intanto in ostaggio.

Zainab torna Deirat, Mariam prende il volo, parte per l'Italia, arriva a Roma e quando

arriva a Roma scopre che negli ultimi momenti in cui lei era già dentro l'aeroporto di

Kabul, il giorno dopo che era entrata, prima che partisse, si era consumato un enorme

attentato.

Un attentatore suicidio si è fatto esplodere proprio di fronte al gate dove tutti loro

erano stati ammassati per due giorni prima di entrare, aveva provocato 182 morti, quindi

aveva posto fine tutte le operazioni di evacuazione.

Quello è un momento cruciale della storia dell'Afghanistan, in cui si chiude la pagina

delle evacuazioni via aerea e anche della nostra storia, perché le due ragazze che sempre

avevano vissuto insieme, che giocavano insieme, che passavano loro giurate sempre insieme,

per la prima volta si trovano separate, una in Italia, l'altra in Afghanistan, uno al

sicuro a Firenze, l'altra insieme a un marito che la picchia e che è sempre più violento

e che cerca in qualche modo di fuggire di nuovo.

Nel podcast raccontiamo questo tentativo che poi riesce della fuga di Zainab che pro richiede

diversi mesi e diverse vicissitudini.

Come è nata questa amicizia con le calciatrici di Erat e come è cresciuta poi?

È nata nel 2016, quando io lo incontrei per caso, mentre stavo facendo una serie di reportage

per internazionale insieme a un ONG di Firenze che è il Cospe, giravamo per il Paese ed

Erat abbiamo intrecciato la storia di queste squadre di calcio, di ragazze molto allegre

che si ritrovano all'alba più o meno senza mezzi nello Stato di Erat, si allenavano

alle 5 e mezza del mattino per stare insieme, per dimenticare un po' quello che era il

quotidiano dell'Afghanistan ed è una storia che a me è sembrata talmente bella che l'anno

dopo, nel 2017, sono poi tornato insieme a Mario Poeta a girare un film su di loro, quindi

abbiamo trascorso alcune settimane con alcune ragazze della squadra fra cui Mario e Zainab

e poi abbiamo fatto questo film che si chiama Erat Football Club che racconta le difficoltà

ma anche le bellezze di quell'esperienza, di una squadra che era nata in modo amatoriale

con un allenatore maschio che pure rischiava la vita per il suo desiderio di allenare queste

ragazze e che era cresciuta nel corso del tempo, io l'avevo conosciuta che non aveva neanche

gli scarpini per allenarsi, l'anno dopo già erano molto più strutturate e partecipavano

al campionato afghano, nel 2019 lo hanno vinto al campionato afghano, quindi avevano una

crescita incredibile che poi sia interrotta drammaticamente e repentinamente nel 2021

con la presa del potere d'Arabani che ovviamente hanno impedito vietato categoricamente alle

donne di giocare a calcio, di praticare qualsiasi sport oltre che di studiare, lavorare e fare

qualsiasi altra cosa.

Intanto cos'è successo a Zainab che ha rimasto in Afghanistan?

Zainab rimane con il marito e cerca un'occasione per fuggire che si presenta nel mese di settembre

perché il marito parte e prende tutti i suoi familiari, tutti i fratelli, la madre e vanno

a Kabul dove si rifugiano in una casa segreta di cui nessuno conosce l'indirizzo grazie

all'intercessione di un NG di Milano, Pangea, e li rimangono in attesa di ottenere un visto

per il Pakistan, rimarranno lì diversi mesi, questo visto tarda ad arrivare è molto complicato

aver visto in quel momento in Afghanistan, quindi Zainab non esce mai di casa, quindi

inizia insomma ad accusare un'esistenza abbastanza forzata, chiusa in una casa segreta, col

terrore che il marito da momento all'altro si presenti, perché comunque il marito va

anche a Kabul a cercarla ma non la trova, finché nel mese di aprile del 2022 arriva

il visto e quindi decidono di partire per il Pakistan e anche noi, Mario poete, io decidiamo

di andare in Afghanistan per accompagnarle in questo viaggio, per viaggiare con loro

da Kabul fino a Islamabad, cominciamo questo viaggio su due macchine che viaggiano parallellamente

di notte partendo alle 3 del mattino da Kabul, perché era un viaggio da fare di nascosto,

anche loro partivano sì con un visto ma per delle ragioni mediche e nessuno doveva sapere

qual era la vera identità di Zainab e soprattutto qual era la sua intenzione che era quella di

andare in Pakistan per poi prendere un volo per l'Italia.

A quel punto è successo qualcosa di imprevedibile perché Zainab è riuscita a passare a entrare

in Pakistan e voi invece no, siete arrestati da Taliban, come è stato questo incontro?

Noi abbiamo avuto una convienza forzata con un gruppo di Taliban subito dopo essere

rientrati in Afghanistan che ci hanno fermato, ci hanno condotto in una caserme e poi abbiamo

trascorso una giornata con loro in attesa di poter parlare con il loro capo che ci

voleva incontrare e li abbiamo visto dei giovani molto più simili a noi di quanto pensassimo,

che facevano un uso di tecnologie digitali, che parlavano un linguaggio simile a quello

nostro direi e abbiamo anche un po' capito che i Taliban nel corso dei vent'anni in cui

non sono stati al potere, sono stati sulle montagne a combattere e comunque sono evoluti

come tutto il mondo e quindi quelle misure oscurantiste dei primi Taliban al 96 al 2001

quando appendevano le musica settene sui alberi, quando vietavano le televisioni eccetera,

ovviamente erano totalmente necronisti e questi erano dei ragazzi vent'anni nativi digitali

che smanettavano su whatsapp, che guardavano dinascosto le serie su Netflix, insomma erano

dei Taliban 2.0 e abbiamo anche capito che c'era una forte frattura all'interno del

movimento tra la vecchia guardia che era quella che rivendicava poi la gestione del potere

e questi giovani che ovviamente avevano un approccio diverso anche alla vita, una frattura

che poi in qualche modo ha accompagnato tutta l'esistenza del movimento dall'epoca fino

ad adesso, poi probabilmente ha visto la vittoria della vecchia guardia perché tutte le imposizioni

che esistevano dal 96 al 2000 non sono state riproposti soprattutto nei confronti delle donne

che non possono lavorare, non possono studiare, non possono praticare sport, non possono addirittura

entrare nei parchi da sole senza un accompagnamento di un maschio e quindi tali i Taliban hanno

cercato di ristabilire quello che era l'emirato delle origini, il problema è che l'Afghanistan

è molto cambiato, in vent'anni di occupazione della NATO e di governo di transizione è

un paese in cui le donne sono state istruite, hanno raggiunto un certo grado di emancipazione,

hanno lavorato, hanno studiato e quindi è difficile riportare indietro le alcette della

storia e questo è anche alla base di enormi tensioni che ci sono al momento.

Perché quelle donne che hanno vissuto così per vent'anni, quelli che non sono riusciti a

fuggire, evidentemente rivendicano un ruolo della società e i Taliban invece impediscono

loro di averlo questo ruolo e questo è un elemento di grandissima tensione all'interno del Paese.

Siamo partiti dall'uccisione del leader dell'Isis Khorasan, responsabile dell'attentato,

che cosa sappiamo di questa organizzazione? Oggi a distanza dei due anni questa

organizzazione è una minaccia per l'Afghanistan?

Ma è una minaccia per l'Afghanistan, è una minaccia per il governo dei Taliban, devo dire l'Isis

Kha e i Taliban durante il governo di Ashrafghani e il governo durante l'occupazione nato,

il governo sostenuto agli occidentali, conducevano operazioni di guerriglia,

barra, terrorismo, in competizione tra loro. Nel momento in cui i Taliban diventano governo,

l'Isis Kha diventa il movimento ribelle radicale che vuole scalzare il governo e che

quindi fa sostanzialmente delle operazioni di attentati suicidi, di disabilizzazione ed è

combattuto dai Taliban. Un ulteriore elemento di instabilità in un Paese che è profondamente

instabile adesso, perché è un Paese che ha pure un'economia al collasso, ha una classe

dirigente che ha difficoltà a farlo gestire, va anche detto che tutti i beni della Banca

Nazionale Afghana sono congelati al momento negli Stati Uniti, perché il Presidente prima

di fuggire a Ashrafghani li ha trasferiti in America e gli americani le congelano,

quindi è un Paese che è tecnicamente senza soldi, gestito da una classe dirigente che

ha poca dimestichezza con la gestione di un'amministrazione e in cui ci sono anche

movimenti terroristici che compiono attentati spot colpendo la popolazione civile.

Per sapere come è andata a finire la storia di Zainab si può ascoltare l'ultima puntata

del podcast che è appena uscita al 21 aprile e che si può trovare su tutte le piattaforme

di podcast sul sito di internazionale. Tu Stefano quando hai cominciato a scrivere e a registrare

il podcast non sapevi come sarebbe andata a finire? Cosa ci vuoi dire di questo finale?

Noi quando abbiamo fatto uscire il podcast abbiamo scritto Zainab era ancora in Pakistan,

perché noi immaginavamo che Zainab sarebbe rimasta in Pakistan forse un mese, invece ne sono

trascorsi diversi, noi siamo stati ad aprile e a novembre abbiamo fatto uscire il podcast e

lei era ancora lì, si chiudeva con una speranza che lei sarebbe arrivata in Italia. La cosa è

possiamo dire che è arrivata in Italia finalmente, ma che il suo viaggio paradossalmente si è

concluso diversamente da come noi ce l'aspettavamo. Il finale alla fine non l'abbiamo scritto

non o io, non abbiamo scritto noi come ce l'immaginavamo, ma l'ha scritto lei in un modo

molto diverso da quello che noi ci aspettavamo. Grazie Stefano Liberti. Grazie a voi.

La notizia di scienza della settimana raccontata da Elena Boille, vice-direttrice di internazionale.

Quando lo chiamo, mi ignora, ha spesso un atteggiamento indifferente e mi cerca solo quando

ha bisogno di qualcosa, ma sono tutti così, non solo il mio gatto. Viene quasi da chiedersi

perché gli esseri umani abbiano comunque stretto una relazione così forte con questo felino già

migliaia di anni fa. Oggi insieme al cane è l'animale domestico più diffuso al mondo,

eppure la maggior parte dei padroni di gatti, sempre che padroni sia la parola giusta,

ha il sospetto che se non fossimo più capaci di aprire le loro scatolette ci abbandonerebbero,

sono rimasti abbastanza selvatici da potersela cavare anche da soli. Le ricerche fatte negli

ultimi anni però ci dicono che forse ci siamo fatti un'idea sbagliata. I gatti in realtà

sono socialmente molto più capaci di quanto pensiamo. Non hanno i muscoli per alzare le

sopracciglie e fare gli occhi dolci come i cani, ma le prove accumulate dimostrano che

i gatti sono quasi addomesticati. Lo spiega bene un articolo di New Scientist che pubblichiamo

questa settimana. L'articolo fa il punto sui risultati spesso sorprendenti degli studi genetici,

archeologici e comportamentali su questi animali. Esvela anche un piccolo mistero,

perché ai felini, anche a quelli grandi come le tigri, piace tanto infilarsi nelle scatole.

Un filmmakers

Dur hearing the title The Gambom doesn't even show the Yogite genetics orけれbci.

It can be a lot more animation at было servant theaj

into the sub title or Izag.

Meh.

you can you trust in the books of the people void ok.

Once you overcome the one inch tall barrier of subtitles

you will be introduced to so many more amazing films.

All'inizio del 2020, quando avvinto il Golden Globe per il film Parasite, il regista coreano

Bong Joon-ho ha detto se superate la barriera di due centimetri dei sottotitoli scoprirete

tantissimi altri film incredibili, e a quanto pare il pubblico americano e non solo lo

ha ascoltato.

Alla fine di aprile Netflix ha annunciato che investirà 2,5 miliari di dollari in

produzioni sudcoreane, sull'onda del successo di serie come Squid Game o Crash Landing on

io.

L'investimento che sarà spalmato su 4 anni servirà a produrre serie tv, film e spettacoli

è stato annunciato dopo un incontro tra i dirigenti di Netflix e il presidente sudcoreano

che si trovava negli Stati Uniti per una visita ufficiale.

Questo accordo conferma che la Corea del Sud è diventata un attore di primo piano nell'industria

dell'intrattenimento mondiale, un ruolo che in qualche modo aumenta anche la sua

influenza politica.

Ne parliamo con Giunco Terrao, editor di Asia di Internazionale.

Per la Corea del Sud è il coronamento di tanti anni di sforzo in mani sia economico,

finanziario sia creativo, per promuovere la propria industria culturale all'estero.

Ma è anche la conferma che il Paese sa parlare al resto del mondo, sa usare un linguaggio

universale.

L'industria dell'intrattenimento sudcoreano è stata definita come un uzzunami che ha

investito il mondo.

Di preciso in quali campi è diventata così importante e di che giro di affari parliamo?

Parliamo innanzitutto del K-pop, del pop coreano, delle girl band, delle boy band,

come per esempio i BTS, la boy band coreana più conosciuta al mondo.

Parliamo poi di cinema coreano, sono almeno vent'anni che i registi coreani fanno film

che vincono premi fuori dalla Corea del Sud, penso a i primi cinema più prestigiosi in

occidente.

Pensiamo per esempio all'Oscar come miglior film nel 2020 vinto da Parasite o anche prima

negli anni precedente, negli anni 2000, ai film di Kim K-Doc, Ferro 3, Pietà, per dire

solo due titoli, o i film di Park Chan-Wook come All Boy o Lady Vendetta, insomma sono

un film che hanno avuto molto successo da noi in tutto l'Occidente.

Aviamo visto Squid Game che nelle prime quattro settimane di disponibilità sulla piattaforma

è stato visto da 142 milioni di utenti ed è diventato così il contenuto di Netflix

più visto della storia.

Ci sono molti altri titoli su Netflix in Italia come per esempio Crash Landing on You che

parla di una sudcoreana che si ritrova in Corea del Nord e insomma c'è una storia

romantica legata a lei e a un nord coreano, l'avvocata Wu o The Glory insomma sono titoli

che in Italia anche hanno un pubblico molto numeroso.

Parliamo di una industria culturale che è la settima al mondo e con più di 110 miliardi

di euro di fatturato, quasi 10 miliardi di disportazioni e 680 mila posti di lavoro

creati.

Come è cominciato questo fenomeno, è stato un successo casuale?

È stato un successo tutt'altro che casuale ma costruito a tavolino perché alla fine

degli anni 90 la Corea del Sud aveva vissuto una crescita economica molto rapida ma alla

fine degli anni 90 l'arrivo della crisi economica asiatica, appunto anche la Corea del Sud ha

cominciato ad arrancare e il presidente Kim Dae Jung nel 1997 decide di ispirarsi ai

giganti del soft power, pare si sia ispirato agli Stati Uniti per quanto riguarda il cinema

e è reunito per i musical, pensando di seguire l'esempio a fare la stessa cosa e cominciare

a produrre prodotti culturali con cui conquistare il resto del mondo.

Questo disegno molto ambizioso fu messo in pratica creando un ufficio preposto alla

produzione di contenuti culturali finanziato con tantissimi soldi pubblici e privati.

Questa cosa si rivelò effettivamente vincente perché una decina di anni dopo il mercato

culturale sudcoreano riporta i numeri che ho fatto prima.

La cosa interessante che diceva l'articolo dell'observer che abbiamo pubblicato in copertina

nel numero in un numero di dicembre dedicato all'onda della cultura sudcoreana è che

mentre i Stati Uniti erano già una potenza economica quando partirono la conquista del

mondo con i propri prodotti culturali, la Corea del Sud ha fatto un po' il contrario

cioè con il fine di allargare il mercato delle sue aziende, della sua economia ha deciso

di conquistare prima cuori e menti come si dice con i suoi prodotti culturali.

Questo può avere i suoi, ah sicuramente i suoi lati negativi nel senso che parte tutto da

un progetto creato a tavolino, quindi per esempio i gruppi K-pop, questi giovannissimi cantanti

che spoporano in tutto il mondo, anche questi sembrano un po' fatti con lo stampino,

alcuni riscono a sfondare come per esempio i BTS e tutti gli altri sembrano cloni dei BTS.

Per gli stessi protagonisti di questo boom culturale è molto difficile,

è molto dura, solo qualche giorno fa c'è stata la notizia dell'ennesimo suicidio tra i giovani

K-pop idol, fanno parte di un'industria e vera e propria con dei ritmi, delle regole durissime e

rigidissime, quindi diciamo tutto questo anche un lato negativo. Le serie tv sudcoreane sono

diventate un enorme successo in Giappone in anni in cui le relazioni tra i due paesi

erano molto più tese che oggi. L'esplosione della cultura coreana del K-pop, del K-drama,

eccetera, in che modo sta cambiando i rapporti tra la Corea e gli altri paesi asiatici?

Bisogna fare delle distinzioni perché Cine e Giappone sono stati i due paesi principali

verso cui era rivolta questa offensiva culturale all'inizio. Si pensava appunto di inondare la

Cine e Giappone con cui ci sono tutt'ora dei rapporti non facili, con i propri prodotti

culturali e di conquistare i giapponesi cinesi in questo modo. In particolare la Cina era

anche un mercato che faceva molta gola. Questa operazione riuscita nel senso che sia in Cina

sia in Giappone il pubblico è stato conquistato se è fatto conquistare dalle serie tv coreane,

dai cantanti del K-pop, eccetera. In Cina però a un certo punto è successo qualcosa

nel 2016 quando Seul ha accettato di installare sul suo territorio un sistema di difesa missilistico

statunitense. Da parte della Cina si è levata una protesta a tutti i livelli, non solo il diplomatico

chiaramente, però anche da parte della popolazione aizzata dagli slogan nazionalistici delle

autorità che ha portato a una scelta drastica, cioè questo è successo non ufficialmente però

di fatto in Cina sulle piattaforme cinesi non erano più disponibili i prodotti sudcoreani.

Questa cosa è durata a sei anni questo blocco e alla fine del 2022 invece hanno ricominciato a

comparire. Questi sei anni sono stati un colpo duro per l'industria culturale sudcoreana che

da allora ha cominciato quindi a guardare in maniera più attiva ad altri mercati, i mercati

occidentali, Europa, Stati Uniti e in questo modo sviluppando la propria presenza in quelle

regioni. La speranza di tornare agli anni d'oro dell'onda coreana in Cina non è molto

flebile insomma non riusciranno più a conquistare il pubblico cinese facendo quei numeri. In

Giappone la cosa è diversa perché non c'è stato mai questo blocco e il successo dei prodotti

sudcoreani in Giappone continua a essere molto molto grande. Tutto questo nonostante negli anni

i rapporti tra il Giappone e la Corea del Sud si siano raffreddati molto. C'è proprio uno

scollamento tra il pubblico giapponese e quello che invece le autorità giapponesi dicono e fanno

nei confronti alla Corea del Sud. I cuori dei giapponesi continuano a battere per le serie

sudcoreane e per gli idoli del K-pop. Quindi i prodotti culturali sudcoreani hanno avuto una

grande influenza nei rapporti con i popoli dei due vicini. È poi un discorso diverso,

va fatto per il resto del mondo. Nel 2012 il successo globale di Saikon Gangnam Style fu

preso come una stranezza all'epoca mentre oggi le classifiche tutto il mondo come hai detto tu,

comprese quelli italiane sono dominate da artisti sudcoreani come i BTS o le BLACKPINK.

Che opportunità offra la Corea del Sud e questa apertura del mondo nei suoi confronti?

Beh opportunità enormi come era nel disegno iniziale di questa produzione culturale sudcoreana,

enormi vantaggi a livello economico prima di tutto. Basti pensare che faccio un esempio la

Samsung è un'azienda coreana presente in molti campi in tutto il mondo ma Samsung è l'unico di

fatto concorrente dell'Apple nel campo dei smartphone. Già solo questo direi che è un

risultato più che buono. In generale quindi se tutto ciò che è sudcoreano nel mondo viene

percepito come cool allora questo spiana la strada a tutte le aziende sudcoreane per piazzare

i loro prodotti. Grazie a Giunco Terrao. Grazie a voi.

Il libro della settimana è consigliato da Gian Paolo Accardo, direttore del sito

d'informazione europeo Vox Europe e collaboratore di internazionale.

Timothy Gartenash è uno storico inglese che insegna Oxford ma dovrei piuttosto dire uno

storico europeo perché probabilmente la personalità doltremanica che meglio conosce e più ame il

nostro continente ed è anche per questo che raccomando molto caldamente il suo ultimo saggio.

Homelands in italiano patrie sottotitolo una storia personale d'Europa è un saggio in cui

questo suo affetto traspara a pieno perché in esso Gartenash si toglie i panni dell'academico

e indossa quelli dei reporter. Compie così un viaggio nello spazio nel tempo alla ricerca delle

grandi e delle piccole storie che hanno segnato l'Europa dal dopo guerra oggi fino al nuovo

conflitto che scuota il continente in Ucraina. Un po' come fece a suo tempo il grande giornalista

polacco Richard Kapuschinski nel suo favoloso Imperium, un viaggio nell'impero sovietico

agli sgoccioli che anche uno dei libri che più mi hanno segnato. E Gartenash comincia con un tocco

molto personale l'incontro con i sopravvissuti e i discendenti di soldati tedeschi del villaggio

di Vester nel centro della Germania dove suo padre aveva combattuto dopo essere sbarcato

in Normandia nel 1994. Homelands, a personal history of Europe, the Bodley Head,

l'Ondra 2023, presso disponibile in italiano. Dalla redazione di internazionale per oggi è

tutto. Scriveteci a podcast kiociolainternazionale.it o mandate un messaggio vocale al numero che

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Come è finito il viaggio di Zaynab, la calciatrice afgana protagonista di un podcast di Internazionale. Netflix ha annunciato un investimento di 2,5 miliardi di dollari in film, serie e spettacoli sudcoreani.

Stefano Liberti, giornalista e scrittore
Junko Terao, editor di Asia di Internazionale

Video Afghanistan, notiziario Cnn: https://www.youtube.com/watch?v=iVfaPC1wQcg

Video Corea del Sud: https://twitter.com/Variety/status/1213999361341804544
Articolo suo gatti: https://www.internazionale.it/magazine/michael-marshall/2023/05/04/cosa-pensa-davvero-il-tuo-gatto

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.