Il Mondo: Dopo tre mesi di sciopero della fame è morto in carcere un leader palestinese. Sono aumentati i paesi dove la stampa non è libera.

Internazionale Internazionale 5/4/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli e questo

è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo della morte di un prigioniero palestinesi in Israele e di libertà di stampa

nel mondo e poi della copertina del nuovo numero di Internazionale e di un disco pop.

Al giovedì 4 mangio 2023.

Il 2 maggio è morto in un carcere israeliano Kader Adnan, 45 anni, esponente dell'Organizzazione

Radicale Palestinesi Giad di Islamica, accusato in Israele di aver sostenuto il terrorismo.

Era il sciopero della fame da 86 giorni per protestare contro la sua detenzione.

Nell'audio che avete ascoltato, la moglie Randa Musa chiede che la sua morte non si

trasformi in un motivo per scatenare violenze e versare altro sangue.

Poco dopo l'annuncio della morte di Adnan, almeno 22 razzi sono stati lanciati della striscia

di Gaza verso il sud di Israele, dove tre persone sono rimaste felite.

L'esercito israeliano ha risposto a sua volta con attacchi di artilleria a Gaza.

Il premio palestinese Mohad Shaita ha accusato Israele di aver compiuto un omicidio deliberato.

Proteste sono state indette dai detenuti palestinesi di diverse carceri israeliane,

dove ha scattato lo stato di allerta per i timore di rivolte.

Ne parliamo con Francesca Agnetti, editor di Medi Oriente d'Internazionale.

Kader Adnan era una figura nota tra i prigionari palestinesi in Israele

e non solo tra i palestinesi più in generale.

Era stato imprigionato molte volte da Israele,

13 secondo l'agenzia France Press, e aveva proclamato già cinque scioperi della fame.

Nel 2012 non aveva mangiato per 66 giorni diventando un eroe tra i palestinesi.

Nel 2015 lo sciopero era durato 56 giorni.

Nel 2018-58 ha sempre protestato contro la detenzione amministrativa,

una misura molto criticata ma molto diffusa,

che consente Israele di detenere i palestinesi senza accusa e senza processo.

E lo stesso ha fatto in seguito al suo ultimo arresto,

avvenuto il 5 febbraio, con l'accusa di aver partecipato all'organizzazione

di attività per la gia d'Islamica e di aver fatto discorsi di incitamento alla violenza.

Secondo il Palestinian Prisoner's Club,

uno NG che si occupa dei diritti dei palestinesi incarcerati in Israele,

in passato è già successo che altri detenuti in sciopero della fame si erano morti,

in seguito però un'alimentazione forzata,

mentre Adnan nel primo a morire direttamente a causa di questa forma di protesta.

L'Amministrazione Penitenziare Israeliana ha fatto sapere che aveva rifiutato

di sottoporzi agli esami medici e di ricevere cure, mentre secondo la moglie, Randa Musa,

Israele aveva rifiutato di trasferirlo in un ospedale civile e di autorizzare la visita del suo avvocato.

Adnan era uno dei leader della gia d'Islamica.

Cosa è questa organizzazione di cui faceva parte?

È un movimento che è stato fondato nel 1981 nella strescia di Gaza.

Infatti i territori dove è più presente la gia d'Islamica sono proprio Gaza

e il nord della Cisgiordania.

Con Amas, che dal 2007 controlla la striscia,

condivide l'uso della lotta armata per la liberazione della Palestina e l'opposizione all'esistenza di Israele.

I due gruppi hanno combattuto insieme nelle offensive scatenate da Israele su Gaza nel 2008, 2012, 2014 e 2021,

però hanno delle posizioni divergenti invece su altre questioni.

Ad agosto del 2022 Israele ha lanciato un'operazione proprio contro la gia d'Islamica nella striscia di Gaza.

Le tensioni erano aumentate qualche giorno prima quando le forze israeliane avevano arrestato un leader del gruppo in Cisgiordania.

In due giorni prima che entrasse in Vigore, c'è stato il fuoco.

Sono stati uccisi 49 palestinesi tra cui 19 bambini, secondo Lonu.

La gia d'Islamica ha reagito alla morte di Kader Adnan,

avvanciando dei razzi dalla striscia di Gaza verso Israele,

che ha soltanto condotto dei ride sul territorio palestinesi nella notte tra il 2 e 3 maggio, provocando un morto e cinque feriti.

All'alba di ieri è stata annunciata una tregua.

D'altra parte, appunto, anche Randa Musa, la moglie di Adnan ha detto di non volere una vendetta per quello che ha definito il martirio del marito.

Non vuole che sia versata neanche una goccia di sangue.

Comunque, dopo l'annuncio della morte di Adnan, molti negozi sono rimasti chiusi.

Centinaia di persone sono scese in strada a protestare nel nord della Cisgiordania, appunto, e a Gaza.

Dove Adnan era un personaggio molto noto da quando era stato arrestato per la prima volta nel 1999

e poi era diventato un altro responsabile, appunto, del Gia d'Islamica.

I suoi ritratti avevano cominciato a comparire sui muri in Cisgiordania nella striscia di Gaza

ed era diventato un po' un simbolo anche dei prigionieri palestinesi in Israele.

Sono state annunciate delle proteste nelle carceri israeliane da parte dei detenuti palestinesi.

Qual è la situazione di questi prigionieri?

La questione dei detenuti palestinesi in Israele è fondamentale e molto spinosa.

Tra l'altro, da poco, 17 aprile si è celebrata la giornata dei prigionieri palestinesi,

che è una ricorrenza che si commemora ogni anno dal 1974.

Secondo ad Amir, un neggi palestinesi che si occupa di diritti umani e di sostegno prigionieri,

nelle carceri israeliani ci sono 4.900 detenuti politici palestinesi

e tra loro 30 sono donne e 160 minori.

La maggior parte sono state processate o sono in attesa di processo,

ma mille e sedici sono in detenzione amministrativa, come era anche Kader Adnan,

cioè senza un'accusa formale.

La detenzione amministrativa è una forma di detenzione arbitraria,

in cui una persona può essere trattenuta a tempo indeterminato,

per periodi di sei mesi che possono essere rinnovati,

senza un processo e senza la possibilità di difendersi perché le prove sono tenute segrete.

Israele afferma che questo metodo contribuisce a limitare gli attacchi terroristici,

a contenere persone potenzialmente pericolose e a evitare che siano diffuse informazioni sensibili,

mentre invece le organizzazioni per la difesa dei diritti umani dicono che è un modo per impedire

lo svolgimento di un giusto processo.

Secondo Amnesty International, se prolungata o ripetuta nel tempo,

questa misura costituisce menta costituisce spezza con un trattamento crude, inhumano e degradante.

A Israel, per mantenere l'empliamento di apartheid contro i palestinesi.

Le ONG, che si occupano dei pregenari palestinesi,

hanno spesso denunciato le due condizioni di detenzione,

accusando le autorità penitenziarie di torture e di abusi,

come forma di punizione nei confronti dei detenuti palestinesi.

Secondo il Prisoner's Information Office, un'organizzazione di Gaza,

Adnan è il 237e detenuto palestinese, morto nelle carceri israeli, dal 1967.

Mentre l'occasione della giornata dei prigionari,

il ministero degli esteri palestinesi ha fatto sapere che negli ultimi 50 anni

l'Israeli ha detenuto più di 800 mila palestinesi,

e molti hanno trascorso decenni in carcere.

Molti detenuti palestinesi sono in carcere senza una accusa formale e quindi con poche possibilità di difendersi.

Esatto, e spesso ricorrono al sciopero della fame, proprio come uno strumento di lotta

usato per denunciare le condizioni di detenzione e chiedere concessioni alle autorità israeli.

Spesso viene data molta attenzione alle condizioni di salute detenuti in sciopero della fame,

da parte dei palestinesi fuori.

Per cui un peggioramento può provocare anche tensioni e violenze.

In molte casi israeli alla fine ha rilasciato e detenuto in sciopero della fame

le cui condizioni di salute erano notevolmente peggiorate.

Sono stati condotti anche scioperi della fame collettivi.

Per esempio a settembre del scorso, nel 2022, 30 prigionieri politici non hanno mangiato

per 19 giorni consecutivi per protestare contro la detenzione amministrativa.

Secondo Adamir, nel 2021, 60 palestinesi hanno intrapreso scioperi della fame individuali

delle carcere israeliane.

Nel 2022 il numero è cresciuto ancora.

Quest'anno l'entrata in carica all'inizio del 2023 proprio del governo più a destra

della strada israele ha avuto conseguenza anche sulle carceri.

I vari detenuti sono stati trasferiti con la forza, sono state annunciate le iniziative

per limitare le attività dei prigionieri, gli orari di visita e il ministro della sicurezza

nazionale, Itamar Benvir, sotto la cui responsabilità ricada il servizio penitenziario israeliano.

In seguito alla morte di Adnan ha chiarito che le istruzioni date alle autorità penitenziarie

sono molto chiare, c'è tolleranza a zero nei confronti dei viciapri della fame e di ogni

forma di disordine.

La morte di Adnan è venuta in un clima già molto teso tra israeliane e palestinesi che

ha andato peggiorando dall'inizio dell'anno a oggi.

Cosa possiamo aspettarci adesso?

Israele già dal marzo 2022 conduce una campagna meditare in Cisjordania, in seguito a una serie

di attacchi compiuti dai palestinesi.

L'esercito sostiene di prendere di mira i combattenti, ma in realtà nei raid sono uccisi

spesso anche civili.

Le operazioni militari si svolgono soprattutto nelle città di Nablus e di Genin, dove Cader Adnan

tra l'alto era molto noto perché era nato proprio in una cittadina molto vicino a

Genin e dove spesso si sono svolti dei raid mortali dell'esercito israeliano.

Le violenze comunque si sono succedute proprio velocemente negli ultimi mesi, nelle ultime

settimane, soprattutto in occasione del Ramadan, un mese sacro per i Mussulmani, quando la

polizia israeliana ha fatto eruzione della moschè Al-Aqsa di Gerusalemme, provocando

una serie di risposte da parte dei palestinesi.

L'agenzia France Press ha contato dall'inizio dell'anno 100 morti palestinesi e 19 israeliani,

oltre a una donna ucraina e un italiano, Alessandro Parini, morto in un'attentata

tela viva all'inizio di aprile.

In tutto questo, sullo sfondo, c'è l'inherita protesta israeliana che va avanti dall'inizio

di gennaio contro la riforma della giustizia voluta dal governo, che secondo le migliaia

e migliaia di persone che ogni settimana scendono in strada, è un tentativo di limitare i poteri

della magistratura.

La riforma è stata sospesa il 27 marzo dal Premier Benjamin Netanyahu, ma il 30 aprile

il Parlamento ha inaugurato una nuova sessione e il giorno dopo sono subito riprese le discussioni

sulla riforma.

Saremo a vedere quello che succederà, pochi giorni prima sono scesi in strada, sia i

critici della riforma, per mantenere alta la pressione sui politici.

Un ulteriore dimostrazione della spaccatura della società israeliana in un contesto che

potrebbe essere infiammato ancora di più dalla morte di Kader Adnan.

Grazie a Francesca Agnetti.

Grazie a voi.

Maisa Moroni, fotoeditor di Internazionale, racconta la copertina del nuovo numero.

Seconde calcoli delle Nazioni Unite, l'India ha superato la Cina per numero di abitanti.

Il governo di Nuova Delhi inoltre cerca di proporzi come alternativa a Pekino, anche in campo

economico e politico, ma gran parte della popolazione indiana vive ancora in zone rurali, povere

e arretrate.

Il cammino dell'India per diventare una superpotenza è insomma ancora pieno di ostacoli.

L'immagine di Copertina è di Mangiari Sharma, un'artista indiana che vive negli Stati Uniti

e che racconta nella presentazione del suo lavoro dello shock culturale che ha subito

quando si è trasferita da Mumbai a Los Angeles.

Per elaborarlo ha lavorato sulla mitologia del suo paese di origine e ha deciso di trasformare

i suoi ricordi di sculture e pitture religiose in fotografie.

Con l'aiuto di una squadra di circa 35 artigiani indiani ha realizzato dei diorama, cioè

ha ricreato delle scene mitologiche che rappresentano le divinità hinduiste.

Il nome di questo progetto è Darshan, una parola sanscrita dai molti significati.

Per l'autrice si tratta di una connessione metafisica che si stabilisceommi attraverso

la vista, guardando per esempio la statua di una divinità.

Con questo lavoro invita chi guarda a considerare la fotografia come un mezzo di connessione spirituale,

più prosaicamente noi, per rappresentare i sogni da superpotenza dell'India, abbiamo

scelto da questo progetto l'idea del potere della ricchezza, Lakshmi, seduta su un enorme

fiore di loto rosa con un vaso pieno di monete d'orio in grembo e circondata da due elefanti.

Le ambizioni dell'India è la nuova copertina d'internazionale.

Con l'ventano della shadows of coast of ecological

advanced ilrian- arkadaşlarioually dist anxiocipato perché ci montiamo noi di

kw].

Le accottate digital ci ha donto scelte, le nuove ragazzi da informarsi ed egnque

sulla crowelling di noi.

Ma anche si dipendono il frattklest d'약iccia per le che hanno visto non Roland e

le routes di conspira

internazionale per la libertà di stampa e la direttrice generale dell'UNESCO,

Odrea Zule, ha tenuto questo discorso in cui ha detto le piattaforme digitali ci

hanno dato infiniti nuovi modi di informare ed esprimerci ma stanno anche

fornendo terreno fertile a tutti quelli che vogliono diffondere disinformazione e

teorie del complotto. Nella stessa giornata la ONG Reporter

senza frontiere ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla libertà di

stampa nel mondo. In questo caso, oltre le sfide poste dalle nuove tecnologie,

l'organizzazione ha sottoneato anche l'impatto che ha avuto la guerra in

Ukraine sul giornalismo internazionale. Comentiamo il rapporto con Gianpaolo

Accardo, direttore del sito d'informazione europeo Vox Europe e collaboratore

di internazionale. Mercoledì 3 maggio, in occasione della

giornata mondiale della libertà dell'informazione, il rapporto senza

frontiere ha pubblicato l'edizione 2023 della sua classifica mondiale della

libertà dell'informazione che valuta le condizioni di esercizio del

giornalismo in 180 pesi e territori. E quest'anno appare che la situazione è

molto grave, in 31 pesi è difficile in 42, problematica in 55, mentre invece è

buona o abbastanza buona in 52 pesi. Cioè questo vuol dire che le condizioni

di esercizio del giornalismo sono cattivo, pesci in 7 pesi su 10 e

soddisfacenti soltanto in 3 pesi su 10. Una situazione che è un po' migliore

rispetto a quella del 2022, ma è sostanzialmente la stessa che avevamo

nel 2013. Senza sorprese tra l'altro la Norvegia conserva la sua posizione di

testa in materia di libertà dell'informazione per il settimo anno

consecutivo e per la prima volta invece in un paese non nordico è al secondo

pose dell'Irlanda davanti alla Danimarca. Interessante anche la posizione dei

paesi bassi che sono settimi, invece in coda alla classifica ci sono

essenzialmente dei paesi asiatici in Vietnam 178, la Cina 179 e ultima anche

qui non è una sorpresa la Corea del Nord. Quest'anno però forse c'è una

novità rispetto ai rapporti precedenti ed è quella della guerra in Ucraina che

impatto ha avuto questo sulla libertà di stampa. Ovviamente ha avuto un impatto

notevole come sotturina, reporte senza frontiere e questo in particolare visto

che la Russia si è messa ad avviare una sorta di purga finale conclusiva del

panorama mediatico russo su quale è calato una sorta di coltre di pionbo come la

chiama reporte senza frontiere perché gli ultimi giornali russi

indipendenti e gli ultimi giornalisti anche rimassi sono stati banditi o

dichiarati agenti dell'estero. La censura sistematica del Kremlin ha forzato

all'esodo di giornalisti indipendenti e ha lasciato campo libero la propaganda

russa. Questo sia in Russia che nella stessa Ucraina da quale si aggiungono poi i

crimini di guerra commessi delle truppe russe e il fatto che il social network

telegram che è molto popolare nell'universo russofono è stato usato in modo

massiccio e quasi militareisco dalla Russia per disseminare la sua propaganda

nell'universo russofono appunto però è stato usato anche dagli Ucraini per

diffondere informazioni. E nel resto del continente europeo che novità ci sono

state diciamo anche al di là del conflitto ucraino qual è la situazione

nel continente? C'è intanto da dire che il fananino di Coda era e rimane la

turchia nel quale che precipita dalla 149 e una 165 in posizione in turchia ci

sono 32 giornalisti detenuti in turchia i 90 per cento dei giornali sono

controllati dal potere. L'altro paese europeo nel quale la situazione è

pessima è la Bielorussia dove ci sono ben 37 giornalisti in prigione che il

record europeo. Senò per gli altri paesi non sono cambiate rispetto all'anno

scorso vanno dato però che nei paesi d'Europa centrale orientale la situazione

leggermente migliorata anche perché proprio la guerra in ucraina ha messo in

evidenza il fatto che la propaganda russa e la disinformazione sono una vera

fonte di problemi e quindi c'è stata una sorta di rivalutazione dell'informazione

di qualità tra i paesi dell'Unione europea e da sottolineare il fatto che

la Grecia ha perso diverse posizioni e 100 settima in particolare a causa del

cosiddetto scandolo dell'intercettazione di giornalisti da parte dei servizi

segreti che è considerato un attacco massiccio dell'informazione, della

libertà dell'informazione a livello dell'Unione europea. Nei baltiani la

situazione leggermente migliorata per quanto riguarda in particolare l'albania

invece è peggiorata in Serbia e anche qui non è una sorpresa perché si sa

che la Serbia è il pese europeo forse più sottoinfluenza da parte della

russia. Vanno dato infine che nel Regno Unito la situazione è considerata non

preoccupante ma insomma non entusiasmante e in particolare a causa

dell'attesa di stradizione per i Giuliani Assange verso gli Stati Uniti dove

eschia ben 175 anni di carcere. Il fatto che c'è in discussiono una

legge sulla sicurezza nazionale che non offre misure di protezione al

giornalismo investigativo e quindi risulta essere un po' una minaccia nei

suoi confronti. E dell'Italia che cosa ci puoi dire? Per fortuna il 2022 ha fatto

piuttosto un buon risultato perché ha ottenuto 17 posizioni in più rispetto

all'anno precedente quindi un risultato piuttosto buono anche se rimangono

sempre le minacce solite che pesano sulla libertà dell'informazione in

particolare da parte di organizzazioni mafiosi, specie a sud o di gruppi

estremisti e violenti e rimane il problema della criminalizzazione della

diffamazione e della calunna che sono un po' un'eccezione italiana. Vado detto

anche che la valutazione di reporte senza frontiere è stata fatta nell'ultimo

ottimese del 2022 quando ancora il governo attuale che ha un rapporto

un po' confittuale con alcuni mesi di informazione non era ancora pienamente

insediato. Nel frattempo però i Paesi che quest'anno sono finiti tra

quelli in cui la libertà di stampa in pessime condizioni sono diventati 31 cioè

un numero senza precedenti nei rapporti di reporte senza frontiere. A cosa è

dovuto questo deterioramento e di quale Paesi si tratta?

Allora il deterioramento è dovuto soprattutto a causa della caccia ai

giornalisti indipendenti da parte del potere o dal fatto che vengono semplicemente

imprigionati oppure che la libertà di informazione non esiste. I Paesi di Coda

sono essenzialmente dei Paesi asiatici e medio orientali come si può disumere

dalla da la mappa che il rapporto senza frontiere pubblica sul suo sito e i

fanini di Coda livello mondiale sono in Vietnam, la Cina e senza sorpresa la

Corea del Norte. Il rapporto di reporte senza frontiere cita anche l'intelligenza

artificiale come una delle principali minacce contro la libertà di stampa.

Quali sono i rischi che potrebbero derivare da questa nuova tecnologia?

Il rapporto senza frontiere parla dell'industria del simulacro, nel quale

fari entrare sia l'intelligenza artificiale che l'uso spregiudicato dei

social media che fanno i governi autoritari, addirittura si parla di

118 Paesi sui 180 evalutati, i due terzi dei Paesi, nei quali

corrispondenti rapporto senza frontiere segnalano che gli attori politici

hanno svolto delle campagne massicce di disinformazione o di propaganda in modo

regolare o sistematico attraverso l'intelligenza artificiale o i social.

In questi Paesi, sotto i rapporti senza frontiere, la differenza tra il vero

e il falso, il reale e l'artificiale, i fatti e le simulazioni mettono in pericolo

il diritto all'informazione perché i cittadini non sono più in grado di

valutare che cosa è vero, che cosa è finto e non sono più in grado di prendere

delle decisioni veramente informate. In questa confusione tra il vero e il falso

i cittadini tendono a credere un po' quello che fa loro comodo o quello che fa

meno paura rispetto alle pressioni dei governi e lo sviluppo spettacolare dell'intelligenza

artificiale generativa sconvolge completamente l'universo già fragile dei

mesi di informazioni che erano stati comunque in precedenza sconvolti anche

dal web 2.0. Il rapporto senza frontiere cita ad esempio di Elon Musk che spinge

all'estremo una logica arbitraria di censura dimostrando che tutto sommato le

piattaforme digitari sono delle sorti di sabbie mobili per il giornalismo e i

prodotti dell'intelligenza artificiale sia i testi che le immagini che genera per

esempio un'unificazione con i mid giorni alimentano le social media in immagini

in questo caso false sempre più vero simili e difficili da distinguere da

quelle vere come l'hanno dimostrato le fotografie abbastanza stupefacenti

per il loro realismo dell'arresto di Donald Trump oppure di Julian Assange

il nostro stato vegetativo oppure ancora del papa con doso un piumino d'arretto.

Grazie a Giampala O'Cardo. Il disco della settimana è consigliato da Alberto Notar

Bartolo vice direttore di internazionale.

Dopo quasi 24 anni di silenzio è uscito un nuovo disco degli

everything but the girl. Il duinglese è formato a 3 season cantante e Ben Watt che

dall'inizio degli anni 80 sono una coppia anche nella vita.

Nel 1999 la band ha interrotto attività, hanno fatto vita di famiglia con i loro

tre figli, lui ha soprattutto portato avanti un'attività di DJ e lei ha

pubblicato quattro album scritto quattro libri. I lettori del nostro sito la

conoscono come opinionista. Ora hanno 60 anni, i figli fanno l'università così

hanno deciso di lavorare ancora insieme e hanno pubblicato Fuse. L'album è la prova

di una cantante dalla voce sempre più straordinaria e dimostra l'intelligenza di

un'artista che senza forzarsi riesce a evolversi secondo i tempi che cambiano.

Fuse è un disco di pop elettronico intimista, maturo, ma non suona mai

nostalgico. Fuse, degli everything but the girl.

Fuse è un disco di pop elettronico intimista, maturo, ma non suona mai nostalgico.

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Khader Adnan, esponente dell'organizzazione radicale palestinese Jihad islamica, digiunava da 86 giorni. Il rapporto annuale di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa nel mondo indica che la guerra in Ucraina ha avuto effetti negativi anche sull’informazione.

Francesca Gnetti, editor di Medio Oriente di Internazionale
Gian Paolo Accardo, direttore del sito di informazione europeo Voxeurop

Video Rana Musa, moglie di Khader Adnan: https://www.youtube.com/watch?v=8h4alYw6WRI

Video libertà di stampa: https://www.euronews.com/2023/05/03/reporters-without-borders-says-media-freedom-in-a-bad-way-in-record-number-of-countries

Voxeurop: https://voxeurop.eu/it/

Rapporto di Rsf: https://rsf.org/en/2023-world-press-freedom-index-journalism-threatened-fake-content-industry?data_type=general&year=2023

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.