Il Mondo: Cosa sappiamo della nuova ondata di covid. Negli Stati Uniti i lavoratori dell’auto scioperano compatti.
Internazionale 9/18/23 - Episode Page - 23m - PDF Transcript
Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia Zoli e questo
è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale. Oggi vi parleremo del COVID e dello shop
nell'industria dell'autostatunitense e poi del rapper Gali e di un fumetto. È lunedì 18 settembre 2023.
Il periodo Covid-19 è ancora là, non dovremmo panico, ma dovremmo assurre la vaccinazione.
Il continente è preparato, ma ovviamente il grande caviaro è se, semplicemente non,
ci sarà un mutante che sarà un po' più dangerouso e spesso.
In il migliore scenario, questo è un po' come un scenario di fluo,
le persone dovrebbero essere sulle persone vennerose perché hanno lasciato troppo di persone
avanti, particolarmente nelle facilità di lungo termine. Da metà a luglio in Europa c'è un nuovo
aumento di casi di covid. Secondo i dati forniti da Hans Kluge, che è il direttore europeo
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e che avete appena sentito parlare, ad agosto in Europa
i contagi sono cresciuti dell'11% rispetto al mese precedente. Gli epidemiologi pensano
che questo incremento sia in parte dovuto alla diffusione di nuove varianti, ma non ritengono
ancora preoccupante la situazione. Per capire se si tratta effettivamente di una nuova ondata
di covid e cosa possiamo aspettarci dall'inverno, parliamo con Elena Boille, vice direttrice
di Internazionale. In Italia i casi sono cominciati a salire verso metà agosto. Nella settimana tra
il 7 e il 13 settembre sono stati registrati quasi 31.000 casi e considerando che la settimana
precedente erano 21.000 circa e quella prima ancora 14.000, capiamo che c'è effettivamente una
progressione abbastanza netta e questo fino appunto al 13 settembre, quindi prima che ricominciassero
le scuole, con 7 milioni di studenti che sono tornati a scuola le cose potrebbero un po' peggiorare.
Crescono anche un po' i ricoveri, l'occupazione dei reparti ordinari è al 3,8% contro il 3
della settimana prima, cresce un po' la terapia intensiva, 0,9% rispetto allo 0,6% della settimana
precedente. Quindi vediamo che poi in tutta Italia sale l'incidenza, che adesso è più o meno al 52
casi su 100.000 persone. La settimana precedente era 36 su 100.000. Le regioni in cui sale di più sono
per ora il Veneto, che ha 83 casi su 100.000 abitanti, poi segue la Campania, la Lombardia e
il Lazio. Va precisato che l'incidenza è in momento soprattutto tra le persone di più di 90 anni.
Ma come vi è destinato il numero di contagi oggi rispetto al passato? Questi dati sono affidabili
come lo erano prima? Il sistema è sempre lo stesso, ci basiamo sui tamponi antigenici e su
quelli molecolari che vengono fatti. Il punto è che ce ne sono sempre di meno, nel senso lo
vediamo intorno a noi, tante persone anche se hanno sintomi non fanno il tampone oppure lo fanno a
casa, quindi non viene registrato. Quindi rispetto al passato abbiamo dei dati molto più lacunosi.
Comunque ci fanno capire se la malattia avanza o no. Ci sono anche altri strumenti che potremmo
usare, ci sono modelli matematici con cui possono essere analizzati, appunto, dei dati un po'
incompleti, oppure l'analisi delle acque reflue, cioè le acque delle fogne dove il virus può essere
rilevato. Analizzando l'acqua possiamo capire se in una determinata zona c'è un epidemia
in corso o no e possono essere anche utili per vedere quali varianti ci sono. Quindi è importante
comunque anche se questi dati, come dicevamo, sono un po' lacunosi mantenere alta l'attenzione perché
si possono fare delle cose. Anche l'OMS dice che a livello globale non può più avere la stessa
qualità di dati perché poi dipende dai dati che forniscono i vari paesi e quindi per esempio
aveva un bollettino che era settimanale di analisi dei casi nel mondo e adesso è diventato
mensile. C'è parlato prima dell'Italia, nel resto del mondo cosa sta succedendo? I casi
sono in aumento dappertutto? Sì, sono in aumento dappertutto dal Giappone, all'India, agli Stati
Uniti dove i casi sono cominciati ad aumentare da luglio in modo costante. Secondo l'OMS dal 31
luglio al 27 agosto, per cui abbiamo dati, ci sono stati 1,4 milioni di nuovi casi con un
aumento del 38%. Soprattutto l'aumento è stato registrato nel Mediterraneo orientale e nel
Pacifico occidentale. In Europa, come dicevi, è stato registrato un aumento significativo e nei 21
paesi analizzati, in 16 è stato rilevato un aumento dei contagi, per esempio in Spagna o in Francia.
Abbiamo un'idea del perché in questo momento c'è una nuova ondata?
Beh, è probabile che la ripresa dei contagi si è impate dovuta alla variante attualmente
dominante un po' dappertutto, la cosiddetta variante Eris, che in Italia è responsabile di più
del 40% dei contagi. Eris o EG.5 fa sempre parte della grande famiglia delle Omicron. Secondo uno
studio appena uscito dell'Università dell'Insubria avrebbe una mutazione che la renderebbe più
resistente agli anticorpi. In pratica avrebbe una maggiore capacità di sfuggire alle nostre
difese immunitarie e immunoevasiva, come si dice. Per il resto, in termini di trasmissibilità,
gravità della malattia o durata, è sostanzialmente uguale alle altre Omicron che conosciamo, però
appunto riesce ad agirare di più i nostri anticorpi che abbiamo formato attraverso la
vaccinazione o attraverso un'impezione. C'è un'altra variante di cui gli scienziati stanno
occupando ed è quella soprannominata pirola, che però ancora non è presente in Italia,
ma è tenuta d'occhio perché ha molte mutazioni. In Italia oggi che regole bisogna seguire se ci
si prende il Covid? Beh, le regole, come dire, ufficiali praticamente non ce ne sono più,
perché il 7 agosto è stato abrogato l'ultimo grosso divieto, quello alla mobilità. Cioè,
se una persona si ammala non è più costretta rimanere a casa, non deve più isolarsi. Può
andare al lavoro, può andare a scuola, anche se i ministeri dell'istruzione della sanità si
stanno parlando per capire come muoversi. Questo non vuol dire che dobbiamo far finta di niente,
ovviamente, nel senso che è più all'individuo decidere che cosa fare, quindi la responsabilità
di ognuno di noi per proteggere la collettività è sempre più importante. Negli Stati Uniti,
gli esperti di salute pubblica parlano di modello del formaggio svizzero, in cui immaginate che
le fette sono i metodi di prevenzione e vengono sovrapposte queste fette, una sull'altra, in modo
che i buchi non siano allineati, i buchi sono i punti deboli, quindi immaginate una fetta dopo
l'altra con i buchi che vengono tappati dalla fetta successiva. Questo per dire che ognuno di noi
può decidere quante fette avere nel suo blocco di formaggio. Per esempio, se io a casa una persona
un'anziana starò più attenta, aggiungerò un metodo di prevenzione, per esempio userò una
mascherina se devo frequentare un luogo molto affollato, oppure starò attenta, per esempio,
a fare i tamponi, se ho il sospetto di essere positivo. Attenzione, perché i tamponi i primi
giorni dell'infezione possono risultare negativi, quindi ci vuole un pochino di tempo, vale la pena
ripetere il tampone in caso. Può essere anche la situazione contingente, se so che dovrò andare
a un matrimonio, magari cerco di non espormi prima al contagio con qualcuno che è positivo.
E ovviamente l'uscito per ultima, forse è uno dei più importanti è quello della vaccinazione,
bisogna vaccinarsi. Ecco, parliamo proprio delle vaccinazioni. In autunno è previsto un
ritorno della campagna di vaccinazione? Sì, allora sono in arrivo dei nuovi vaccini,
uno della Pfizer e uno di Moderna. Pfizer è stato già approvato dalla EFA, l'agenzia italiana del
farmaco e Moderna lo stanno per approvare perché è già stato approvato a livello europeo. Questi
due vaccini si basano entrambi sulla variante che circolava qualche mese fa della famiglia XBB,
quindi sono la stessa famiglia delle varianti che stanno circolando adesso. Quindi dovrebbe
proteggerci meglio dei vaccini bivalenti che abbiamo usato fino adesso, che erano Delta e Omicron.
Quando parliamo di protezione, ovviamente come nei precedenti vaccini, ci proteggono dalla
malattia grave soprattutto e non tanto dall'infezione. Anche se poi il vaccino riduce la circolazione del
virus e riduce la circolazione del virus, riduce la possibilità che il virus muti,
quindi aiuta a spezzare un circolo vizioso di circolazione e mutazione. Inoltre, riducendo la
durata della malattia, riduce anche la probabilità del long covid. Siccome si è visto che la maggior
parte dei casi di long covid si nescavano su persone che avevano avuto una malattia lunga,
non per forza grave, però lunga, riducendo nella durata probabilmente il vaccino protegge anche
dal long covid. Per quanto si tende a dire sempre di più che ormai il covid è come un influenza se
per molte persone è così, però nella realtà non è così perché il covid rimane una malattia più
letale, cioè uccide più persone e poi ha più conseguenze a lungo termine. Le conseguenze del covid
sono per esempio sull'apparato cardiocircolatorio, sul cuore, quindi su organi estremamente importanti.
Quindi se da un lato dobbiamo cercare di conviverci in modo relativamente sereno,
dall'altro non possiamo banalizzarlo. E i vaccini saranno per tutta la popolazione come nelle
campagne passate? No, per ora la vaccinazione si concentra su alcune categorie per cui è fortemente
raccomandata. Sono gli over 60, i soggetti fragili, dai sei mesi in su, le donne in gravidanza e gli
operatori sanitarie. Il vaccino poi è consigliato anche ai familiari di queste categorie, comunque
tutti se vogliono potranno farlo e dovrebbero essere gratuiti per tutti. Si tratta di un
unica dose che può essere fatta almeno tre mesi dopo l'ultima somministrazione o l'ultima infezione
e resta valida per un anno. Le prime dosi arriveranno inizio ottobre e la campagna dovrebbe partire
tra la metà e la fine di ottobre, se possibile insieme al vaccino antiinfluenzale. E occuparsi
della somministrazione dovrebbero essere soprattutto i medici curanti e le farmacia.
È molto difficile fare previsioni in questo senso, ma cosa possiamo aspettarci non solo per
questo autunno, ma anche in futuro riguarda il covid? La situazione per ora non preoccupa troppo
perché è sotto controllo, però non sappiamo ancora quando arriveremo al picco, quindi è bene
prendere tutte le cautele. Dalle esperienze sappiamo che in autunno e in inverno tendiamo a stare di più
al chiuso, le malattie respiratorie si diffondono di più, quindi a naso ci possiamo aspettare un
aumento dei casi. Più avanti il nostro auspicio è che la malattia diventi, come sappiamo, endemica
nel senso che sia più prevedibile la sua stagionalità, per esempio, che ci consenta
di trattarla come trattiamo l'influenza nel senso che possiamo preparare i vaccini e essere pronti
a gestire l'ondata. Il pericolo è che ci siano invece nuove varianti che non ci permettono di
essere così sereni. Grazie a voi. Grazie a voi.
Carlo Ciurlo, editor d'Italia d'Internazionale racconta un articolo uscito sull'ultimo numero.
Siamo a largo di Trapani, un gommone carico di persone chiede aiuto. Il rischio che l'imbarcazione
si rovesce è molto alto. I soccorritori suggeriscono a tutti di stare calmi. Tra loro c'è Rapper Gali
che collabora con l'associazione non profit mediterrania. Come tanti altri cittadini ha deciso
di partecipare al corso di addestramento per il soccorso in mare dei migranti. La scena è descrita
nel lungo articolo del Junior Times che pubblichiamo questa settimana su Internazionale. Il quotidiano
statunitense racconta a elettori chi è Gali, il suo impegno contro l'intolleranza e il sostegno
nei confronti di chi arriva in Europa alla ricerca di un futuro migliore.
evening
주� Tonight, for the first time in our history, we will strike all three of the big three at once.
We are using a new strategy, The standup strike. We will call on select facilities,
locali o uniti per stendere e andare a stradere.
Questa strategia continuerà a pensare.
Ciò farà i nostri negotiatori,
il massimo libero e la flessibilità di aiutare.
E se dobbiamo andare fuori, lo farò.
Il 15 settembre, Sean Fane, il presidente della WAV,
il sindacato dei lavoratori automobilistici degli Stati Uniti,
ha annunciato con queste parole uno sciopero negli stabilimenti
di tre grandi produttori di auto,
General Motors Ford e Stellantis.
La protesta è cominciata dopo il fallimento delle trattative
per un nuovo contratto collettivo.
La stand-up strategia, la nuova strategia del sindacato,
consiste, come spiega Fane,
nel blocco di pochi stabilimenti, ma mirati.
È la prima volta in quasi 90 anni
che uno stesso sciopero colpisce le big three,
le tre principali case automobilistiche del paese.
Ne parliamo con Stefano Feltri,
giornalista economico, che cura la newsletter a punti
e conduce sul radio 3 il programma Le parole dell'economia.
Il sindacato United Auto Workers WAV,
che è il più grande del settore, rappresenta 150.000 persone,
è entrato in un clamoroso sciopero
che vuole bloccare le fabbriche
delle tre principali aziende di Detroit,
quindi la Ford, General Motors e la Chrysler,
che è del gruppo Stellantis,
perché è scaduto il contratto
e sono disposti ad aprire una trattativa,
ma soltanto sulle loro basi,
non accettano le offerte della controparte,
quindi delle aziende,
perché hanno delle richieste molto nette,
tra cui l'aumento del 40% in quattro anni dei salari,
e quindi stanno bloccando tutte le fabbriche.
Ovviamente il settore automobilistico è cruciale per l'economia americana,
quindi è una notizia che va oltre le croniche sindacali,
ma che riguarda tutto il paese.
Ecco, parliamo proprio di questo aumento salariale.
Il 40% è un aumento significativo,
sono richieste ambitiosi a quelle del sindacato?
Sì, il sindacato sta chiedendo un aumento
che calcola sulla base di quanto sono saliti
in media gli stipendi del top management,
quindi c'è l'oro, sono saliti del 40%,
anche i nostri leo salio del 40%.
E questo è un contesto in cui
queste tre grandi aziende,
dopo aver attraversato una lunga e difficile fase di ristrutturazione,
hanno tornato ad avere dei profitti.
Quindi il sindacato chiede anche una riduzione
degli orari di lavoro e di stare sotto le 40 ore settimanali,
addirittura di valutare l'ipotesi di lavorare soltanto 4 giorni.
L'argomentazione dei sindacalisti è che a forza di richiesta
ai lavoratori ormai un operaio settore automobilistico
lavora più nel 2023 che negli anni 40,
in termini di orari o mentre gli stipendi crescono troppo lentamente.
E si parla da anni di crisi del settore auto.
Però ci dici che invece queste tre case automobilistiche
in realtà hanno registrato profitti negli ultimi anni.
Dobbiamo considerare due cose.
È un settore in ripresa come tutta l'economia americana,
perché dopo il Covid,
grazie anche alla spesa pubblica che ha favorito consumi e anche inflazione,
tutti i consumi, tutta l'economia americana è in crescita.
In più il settore auto sta attraversando una complessa transizione
dai combustibili tradizionali all'autoelettrica
e l'Inflation Reduction Act approvato dalla amministrazione Biden
nel 2022 ha messo le basi per un sostanziale boom
del settore automobilistico, meno nella sua componente più sostenibile.
E quindi è un momento molto diverso da quello in cui i lavoratori
erano ben disposti ad accettare grandi sacrifici
per non vedere chiudere le fabbriche.
Oltre a questo è un momento in cui la disoccupazione
è ai minimi dagli anni 60.
E quindi questo indica che i lavoratori hanno un po' più di potere contrattuale
perché sono più ricercati e c'è più bisogno di loro.
Quando ci sono tanti disoccupati, che si ci le chiede aumenti.
Non è la prima volta che ci sono degli sciopori
nel settore automobilistico negli Stati Uniti.
Nel 2019, per esempio, i lavoratori della General Motors
si erano fermati per 40 giorni prima di trovare un accordo con l'azienda.
Ma non era mai successo che lo sciopero
riguardasse tre grandi produttori di auto contemporaneamente?
Sì, è un sciopero che è considerato come un holline
per il capo del sindacato, Sean Fein.
Cioè si sta prendendo un grande rischio
perché sfida tutte e tre le grandi società del settore contemporaneamente
e le sfida peraltro con una tecnica simile a quella
che negli anni 70 in Italia era noto come Gatto selvaggio.
Cioè il blocco non dell'intero stabilimento del produttore,
ma di alcune parti, in maniera che soltanto pochi lavoratori
perdano il salario per lo sciopero
e gli altri invece continuano a riceverlo,
ma la produzione, che è un meccanismo delicato,
si può inceppare costringendo però soltanto pochi lavoratori a risunciare al salario.
Che conseguenza potrebbe avere questa protesta se continuerà a lungo?
Beh, povere varie conseguenze.
Una è di dare un colpo considerevole a un settore
che ha dimostrato delle fragilità superiori a quelle che si pensavano.
Lo abbiamo visto dopo la pandemia.
Quistare un'auto nuova era praticamente impossibile
perché mancavano i semi-conduttori, i microchipi,
la cattena di fornitura erano state spezzate dallo stop all'economia
e quindi molte persone hanno atteso per mesi, o in qualche caso anche di più,
di cambiare auto.
Dopo la situazione si è un po' normalizzata.
Adesso un blocco della produzione, ovviamente,
può ricreare delle fratture nelle cattene di acquiste e fornitura.
Le altre due conseguenze sono una economica,
cioè i Stati Uniti sono in questo difficile tentativo di uscire dall'inflazione
senza andare in recessione.
Ogni scossa l'economia può avere conseguenze.
In questo caso potrebbe rallentare ulteriormente l'economia
perché il settore è automotivo e è comunque uno di quelli più cruciati
per l'economia americana nel suo complesso.
L'anno scorso negli Stati Uniti sono nati vari sindacati.
Da quello dei lavoratori di Starbucks,
quello dei lavoratori dei magazzini di Amazon,
anche gli autisti di Uber si sono organizzati
e intanto Hollywood è in corso un grande sciopro degli attori.
Che cosa sta succedendo nel mondo del lavoro Stato Unitense?
Cosa è cambiato?
Hanno cambiato intanto due numeri.
La disoccupazione è intorno al 3,8%
e la partecipazione alla forza del lavoro è scesa molto dagli anni 2000.
In poi non si è mai veramente ripresa, quindi è intorno al 62%.
Questo significa che ci sono meno lavoratori,
questi lavoratori sono più contesi e quindi sono più battaglieri.
Dopo anni in cui sostanzialmente tutto il potere e i rapporti di forza
erano a favore il capitale delle aziende,
adesso invece c'è una ripresa di conflittualità.
C'è una ripresa di conflittualità che si deve appunto
alla necessità delle aziende di pagare bene e trattenere i lavoratori
dopo una fase in cui invece è stato un alto turnover
e una perdita di talenti.
Ecco, questo è un cambiamento significativo
che comporterà sicuramente costi maggiori,
perché pagare di più significa avere costi maggiori,
ma che forse potrebbe anche segnare un positivo miglioramento
di tutte quelle dinamiche che avevano un po' spaldato la società americana
favorendo disuguaglianze, solitudini e anche fenomeni di riscossa
come la sostegno Donald Trump.
Grazie a Stefano Feltri.
Grazie a voi.
Il libro della settimana è consigliato da Alberto Emiletti,
il giornalista di Internazionale Kids.
So' Internazionale Kids fin dal primo numero pubblichiamo un fumetto appuntate.
Il primo è stato Alde Rosa, è durato 12 episodi e poi c'è stato Casi Rossi,
una storia scritta da Susanna Mattiangeli,
disgnata da Rita Petruccioli,
che per due anni ha appassionato l'elettrice e lettori di Internazionale Kids.
L'ultimo episodio è stato pubblicato un anno fa,
ma la buona notizia è che ora tutta la storia è raccolta in un unico volume,
pubblicato dalla Casi Dittrice e il Castoro,
e disponibile in libreria.
Il fumetto racconta l'amicizia di tre adolescenti,
Giulia, Gioia e Mina,
Tramori, attivismo, le vicende familiari, la scoperta di sé.
Nel libro che è pubblicato adesso c'è anche un nuovo capitolo finale,
per sapere cosa succede dopo il finale che abbiamo pubblicato su Internazionale Kids.
Sabato 30 settembre, al Festival di Internazionale a Ferrara,
presenteremo il libro insieme all'autrici
nel cortile della biblioteca Casa Niccolini.
Casi rosse di Susanna Mattiangeli e Rita Petruccioli, il Castoro.
Buon appetito!
Machine-generated transcript that may contain inaccuracies.
Gli epidemiologi pensano che l'aumento dei contagi sia in parte dovuto alla diffusione di nuove varianti. La protesta contro le tre principali case automobilistiche del paese è cominciata dopo il fallimento delle trattative per un nuovo contratto collettivo.
CON
Elena Boille, vicedirettrice di Internazionale
Stefano Feltri, giornalista economico
LINK
Video covid: https://www.euronews.com/next/2023/09/11/covid-19-should-we-fear-a-new-wave
Sciopero auto: https://www.nytimes.com/2023/09/14/business/uaw-strike-plan.html
Se ascolti questo podcast e ti piace, abbonati a Internazionale. È un modo concreto per sostenerci e per aiutarci a garantire ogni giorno un’informazione di qualità. Vai su internazionale.it/podcast
Scrivi a podcast@internazionale.it o manda un vocale a +39 3347063050
Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni, con Vincenzo De Simone.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.