Il Mondo: Cosa c’è dietro il fallimento della Silicon Valley Bank. La Cina ha un ruolo nuovo nella diplomazia internazionale.

Internazionale Internazionale 3/14/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript

Dalla redazione di Internazionale io sono Claudio Rossi Marcelli, io sono Giulia

Zoli e questo è il mondo, il podcast quotidiano di Internazionale.

Oggi vi parleremo del fallimento della Silicon Valley Bank e del nuovo

ruolo della Cina nella diplomazia internazionale e poi degli algoritmi che

regolano la pubblica amministrazione e di un disco di musica elettronica.

È martedì 14 marzo 2023.

Ieri, a tre giorni dal fallimento della SVB, la Silicon Valley Bank, una delle

più importanti banche statunitense nel settore delle startup tecnologiche,

il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha voluto rassicurare i mercati e

cittadini sulla solidità del sistema bancario statunitense.

Mentre aumentavano i timori di un disastro finanziario simile a quello del 2008,

il governo degli Stati Uniti è intervenuto per tutelare clienti della

banca e ha detto che garantirà tutti i depositi presso la SVB.

Lo stesso giorno ha anche annunciato la chiusura di un'altra banca, la Signature Bank,

in crisi di liquidità per la fuga dei clienti spaventati dal crollo della SVB.

Anche i correntisti della Signature riceveranno indietro i loro soldi.

La vicenda rivela le fragilità e i rischi ricorrenti del sistema

finanziario bancario. Ne parliamo con Alessandro Lubello, editor di economia di

internazionale. Il 10 marzo la Silicon Valley Bank, che è un istituto di credito

californiano, il sericesimo del sistema bancario statunitense, è stato

commissariato dalle autorità, praticamente dando luogo a uno dei

fallimenti più clamorosi dalla crisi del 2008, propriamente il secondo e l'intera

storia del sistema bancario statunitense. La banca è stata chiusa e i suoi

soldi sono stati congelati perché era in crisi di liquidità, cioè non riusciva

più a pagare i clienti che volevano recuperare i loro soldi, quindi non

riusciva più ad andare avanti. La Silicon Valley Bank è una banca molto

particolare, perché è la banca, come dice il nome stesso, della Silicon Valley,

cioè la banca che finanzia, gestisce

La Silicon Valley Bank è l'istituto dove vengono depositati i soldi raccolti dai

finanziatori di queste startup. Le startup sono finanziate di solito dalle

cosiddette venture capital, delle società di investimento che raccolgono fondi

in vari modi attraverso presti, di finanziamenti, dai vari soggetti istituzionali e non.

La Silicon Valley Bank è una banca molto particolare e non riusciva più a

per cui tutti i finanziatori, tutti i grandi investitori raccolgono fondi con enorme, estrema facilità, per cui nella Silicon Valley Bank confluivano facilmente questi milioni di dollari dai suoi clienti facoltosi queste società che avevano conti milionari per finanziare queste startup.

La banca centrale ha deciso di cominciare a alzare il costo del denaro per ridurre la liquidità in circuatazione e cercare di contrastare il rialso dei prezzi che mette in difficoltà le aziende e le persone comuni.

Secondo alcuni dati nell'ultimo trimestre del 2022, questa raccolta è scesa del 63%. Quindi, avendo meno soldi a disposizione, la banca ha cominciato a vendere i titoli in cui investiva i depositi, di solito erano titoli di stato a lungo termine, con interessi e un tempo molto bassi e adesso sono saliti.

Nel frattempo però queste startup continuano a spendere per le loro attività, spesso giuticate anche un po' troppo eccessive, e successo però che la vendita di questi titoli era imperdita, cioè i titoli venivano venduti a un prezzo molto inferiore rispetto al valore inominale.

Questo vuol dire che la banca a un certo punto ha dovuto avvertire i clienti che non riusciva a procurarsi liquidità con facilità. Ovviamente i clienti si sono allarmati e girata la voce. Molti hanno cominciato a ritirare i loro fondi, quasi tutti entro il limite dei 250 mila dollari, perché sotto quella soglia i depositi sono assicurati dallo stato.

Quindi si è scatenato la corsa agli sportelli, causato la crisi di liquidità e sono intervenute le autorità che hanno creatato di fatto questo clamoroso fallimento.

Come è possibile che l'SVB non avesse liquidità sufficiente per restituire i depositi a clienti? Cioè non ci sono dei regolatori, dei controllori?

La crisi di liquidità è legata a questo squilibrio tra i depositi, i soldi presi in deposito e poi gli investimenti fatti dalla banca per far fruttare questi soldi. C'è stato questo squilibrio che è dovuto di fatto a una gestione poco culata.

Però in generale ci sono dei problemi a livello regolamentare. Allora dopo il 2008 degli Stati Uniti sono state approvate delle norme per limitare il raggio d'azione delle banche, ma soprattutto delle grandi banche.

Nel 2008 c'era stata una grossa crisi finanziaria proprio provocata da investimenti responsabili. Quindi gli Stati Uniti hanno deciso di mettere regole più severe.

Però nello stesso tempo, negli anni successivi, queste banche minori, la Silicon Valley Bank è una banca sui generi, se in realtà è classificata come banca regionale.

Le banche regionali hanno ricevuto una sorta di lascia passare, potevano fare delle operazioni un po' più pericolose perché considerate piccole, quindi men a rischio l'incubo del legislatore americano sono i colossi di Wall Street.

Pertanto tempo sono sei definite e tu big to fail, troppo grandi per farle fallire. Quindi si è creato questo vuoto normativo che ha facilitato questo tipo di crisi e che potrebbe riguardare tante altre banche di questo tipo, tante altre banche regionali.

Di chi sono i depositi bancari di queste banche che il governo Stato d'Intenzia ha dovuto proteggere? Chi è che rischia di più in questa storia?

Nel caso della Silicon Valley Bank, non ci sono quasi mai impiegati che depositano lo stipendio e mettono da parte di sparmi per le vacanze, sono pochi, c'è qualche dipendente che è il mutuo con la Silicon Valley Bank, ma in realtà il grosso è formato da questo evento il capitolo, da questi grossi fondi di investimento che depositano la loro enorme liquidità in queste banche, per cui questo fallimento ha messo a rischio i soldi di questi grossi fondi.

Molti dei quali già avevano ritirato un po' di soldi per evitare i perdili, perché in questo momento, quando viene deciso l'amministrazione controllata, fatta salva la soglia di 250.000 dollari assicurata dallo Stato, il resto può essere rimborsato in futuro quando la banca verrà rivenduta, quando verranno vendute le attività della banca, ma è molto difficile riavere tutti i soldi in questi casi.

Dopo questo intervento immediato che il governo americano ha fatto per evitare un effetto a catena, come si potrebbe evitare in futuro che ci siano rischi del genere?

Allora appunto il governo americano è intervenuto proprio per garantire tutti i depositi della banca, quindi compresi quelli oltre 250.000 dollari, in primo luogo per rassicurare tutti i depositanti, anche quelli degli altri banchi, perché il governo ha paura che poi tutti cominciano a andare agli sportelli a ridare i propri risparmi e quindi lì veramente diventa un problema enorme e difficile da gestire.

Quindi in questo momento l'obiettivo principale è gestire la situazione, riportare la calma per quanto possibile, tranquillizzare tutti i clienti di queste banche.

In prospettiva sicuramente ci saranno interventi dal punto di vista legislativo, sicuramente è prevedibile che ci sia un intervento per irrigitire le norme anche per questo tipo di banche, visto che le cose non sono andate proprio bene. E probabilmente in futuro cambierà anche il rapporto tra alcuni settori, soprattutto quello dell'alta tecnologia, che spesso guarda la finanza agli altri settori con un po' di distanza.

Considerando per esempio le regole nel campo finanziario un limite per la creatività degli investimenti, probabilmente questo rapporto verrà rivisto perché comunque fatta salva l'importanza della creatività degli investimenti, un minimo di regole poi può permettere di evitare dei disastri.

Le migliaia di licenziamenti che ci sono stati negli ultimi mesi nelle grandi aziende tecnologiche della Silicon Valley, da Facebook, a Twitter, a Google, hanno qualcosa a che fare con questa vicenda?

Beh, in buona parte sì, perché sicuramente questi licenziamenti sono legati al fatto che dopo la pandemia c'è stato un calo delle attività legate a internet, quando c'erano i lockdown sono aumentati gli acquisti online, le attività su internet, le riunioni a distanza.

Quindi tutto questo ha portato a un aumento incredibile dei fatturati di tante di queste aziende, Amazon, gli stessi Google, Facebook, Zoom, probabilmente molte di queste aziende avevano scommesso troppo su questa crescita e qui c'è stato un ridimensionamento, però ha contato molto anche il cambiamento della politica monetaria.

Adesso è molto più difficile avere crediti, molto più costoso e questo ha pesato tantissimo, pesa sulle decisioni di investimento di Amazon, di Facebook e di Google, ma pesa su queste piccole start-up perché i loro finanziatori raccolgo meno soldi, raccogliendo meno soldi le start-up riescono a spendere meno, è quello che avevano in banca l'uarno bruciato e la banca che non è riuscita a coprire è fallita.

Grazie Alessandro Lubello.

Grazie a voi.

Donato Columbro racconta l'articolo che ha scritto per il sito di Internazionale.

In Italia da diversi anni alcune amministrazioni pubbliche affidano ad algoritmi e sistemi automatizzati la gestione di attività che riguardano i cittadini e le cittadine, per esempio c'è un algoritmo dietro il sistema che definisce

e più di quelle che ci immaginiamo, solo che per rintracciarne l'uso e capire quali siano le differenze tra di loro, per esempio di quali dati tengono conto, come vengono incrociati, per quale scopo vengono impiegati, bisogna procedere caso per caso, perché a livello governativo non esiste un monitoraggio vero e proprio.

Quello che sappiamo arriva da iniziative dal basso come per esempio quella di privacy network che avviato un osservatorio sull'amministrazione automatizzata oppure cercando i casi sanzionati dal garante della privacy.

Cittadini, sul fatto che questi processi esistono e che alcune decisioni che li riguardano che ci riguardano vengono prese in modo automatizzato in base ai nostri dati.

Si sono chiuse ieri a Pekino le due sessioni che in Cina sono l'evento politico più importante dell'anno. Circa 5.000 delegati reuniti in due assemblee annunciano, riconfermano le principali cariche del paese e ratificano la linea politica nazionale.

L'audio che avete appena sentito è il giuramento del presidente Xi Jinping che è stato eletto per la terza volta. Quella appena trascorsa è stata quindi una settimana densa di novità per la Cina, che oltre ad attività di politica interna è stata molto attiva anche sul fronte delle relazioni internazionali.

In particolare il 10 marzo Pekino ha mediato un importante accordo tra Iran e Arabia Saudita che dopo 7 anni consentirà ai due paesi di riprendere rapporti bilaterali. Questo è un grande successo diplomatico per la Cina, che uffusche al ruolo degli Stati Uniti nella regione medio orientale e rafforza il fronte dei paesi non allinate con l'Occidente.

Ne parliamo con Cecilia Tanasio Gezzi, editor di Asia d'Internazionale. Il 10 marzo vennero discorso Iran e Arabia Saudita hanno annunciato la ripresa dei rapporti tra le due nazioni. L'annuncio è avvenuto con un comunicato congiunto a cui ha partecipato anche Pekino.

Sappiamo che l'accordo ha sicuramente una portata storica perché i due paesi, da sempre antagonisti nell'area, non hanno rapporti da 7 anni e se ancora, a parte la promessa di riaprire quanto meno le rispettive hanno basciato entro due mesi, non sappiamo moltissimo e non sappiamo neanche se poi verrà portato avanti, sicuramente la Cina può già cantare vittoria.

Di fatto è riuscita in un'impresa che molti pensavano impossibile ed ha riempito un vuoto lasciato dagli Stati Uniti.

Non più di un paio di settimane fa, allo scadiere del primo anno della guerra della Russia contro l'Ucraina, Xi Jinping aveva annunciato un position paper, un piano di pace per l'area ed era rimasto pressoché inascoltato perché nessuno di fatto si fida della Cina.

Con questa mossa, avvenuta per altro in un momento in cui i riflettori della politica sono puntati su Pekino, sta dicendo anche io posso riuscirci.

Ci riesce probabilmente anche perché ha una leva economica in entrambi paesi molto forte, per entrambi paesi è il maggior partner commerciale.

Un altro dettaglio che esce fuori dei primi resoconti, che sicuramente ci deve far riflettere di quanto poi ci sia tutta una parte del mondo che sta in qualche maniera giocando una partita anti-Statunitense.

È il fatto che questo accordo è stato raggiunto non usando l'inglese, ma usando ognuno la propria lingua, quindi farsi arabo e cinese mandarino.

Hai citato il piano proposto dalla Cina per trovare una mediazione tra Ukraine e Russia? In questo momento la posizione della Cina nei confronti delle Russia qual è?

Diciamo l'alleanza tra Moschè e Pekino, di cui tanto si parla, è sicuramente un'alleanza di comodo, innanzitutto è un'alleanza contro, è un'alleanza contro quello che loro vedono come il potere giemonico degli Stati Uniti d'America. Di fatto, attualmente l'economia russa è tenuta in piedi dai cinesi e soprattutto si spalleggiano in quella che loro credono sia già iniziata,

ovvero la nuova era di un mondo multipolare. L'alleanza tra Russia e Repubblica popolare cinese è comunque caldissima anche in questi giorni, tant'è che proprio ieri Reuters ha annunciato una visita del presidente cinese Xi Jinping a Mosca già la prossima settimana.

E subito dopo, il vostri Journal ha annunciato che prima di questa visita ci sarà una telefonata tra Xi Jinping e il presidente Ukraino Zelensky.

L'accordo tra Iran e rabbia saudita e la mediazione cinese quindi di questo accordo arriva pochi giorni dopo alcune importanti dichiarazioni sugli Stati Uniti e Taiwan che sono state fatte da Xi Jinping durante la doppia sessione. Qual è quindi in questo momento la posizione della Cina nei confronti della questione Taiwan e quindi degli Stati Uniti?

Ci sono state delle dichiarazioni molto simili di Xi Jinping, di cui però ne conosciamo solo la versione che ci ha dato l'agenzia di stampa cinese Xi Jinping e quelle invece rilasciate dal neo-ministro degli esteri Tsinghang in conferenza stampa.

Di fatto hanno accusato direttamente gli Stati Uniti di contenere e reprimere lo sviluppo cinese. Tsinghang ha esplicitamente detto che se Washington non frena in questa via intrapresa, nessun guardrail sarà in grado di fermare il conflitto.

Dopodiché su Taiwan, in chiusura delle due sessioni, Xi Jinping ha ribadito il concetto che la questione taiwanese verrà affrontata in qualche maniera risolta.

E però non tollererà né interferenze straniere, né attività indipendentiste e separaliste sull'isola. Ricordiamo che per la Repubblica popolare cinese, Taiwan, l'isola, la chiamano la provincia ribelle, fa parte della Cina.

Durante la doppia sessione, negli scorsi 10 giorni, sono state presa anche delle importantissime decisioni a livello di politica interna sulle cariche più alte dello Stato e anche di economia. Quali sono state queste decisioni? In che modo queste si può pensare che influenceranno la politica estera cinese nei prossimi mesi o anni?

Tutto quello che è successo durante le due sessioni era ampiamente atteso. Sicuramente la notizia principale è il terzo mandato, come presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping, che è un unico nella storia.

A seguire c'è stata l'elezione del premier, il premier è Li Shang, l'ex capo di partito di Shanghai, quello molto criticato per la durissima politica zero covid che ha condotto negli ultimi mesi prima che la Cina facesse una svolta, diciamo, un testacoda su quella politica e aprisse tutto.

È importante perché Li Shang a parte per questo viene ricordato come un uomo molto bravo a dialogare con le imprese e le imprese straniere.

Se leggiamo i ritratti del politico per quel poco che si possono fare i ritratti per i personaggi politici cinesi, quasi tutti i ritratti si aprono con la scena di lui che a Shanghai entra in una Tesla insieme a Elon Musk.

Si tratta quindi di un personaggio che sa dialogare con l'Occidente, sa in qualche maniera fare affari.

Questo è molto rassicurante perché moltissime imprese negli ultimi tre anni imprese straniere, sto parlando, hanno lasciato o stanno pensando di abbandonare la Cina.

L'economia cinese non va bene, tant'è che durante le due sessioni è stato anche stabilito l'obiettivo di crescere il pill per il 2023 ed è del 5% più basso di quello che si pensava.

Addirittura, nella conferenza stanfa finale, Li Shang il nuovo premier ha detto che non sarà un obiettivo facile da raggiungere.

Questo significa che l'economia cinese fatica, fatica molto e il popolo è scontento.

Anche questo lo possiamo sapere perché c'è un ONG statunitense che fa una mappa delle proteste cinesi, si chiama China Decent Monitor,

e vediamo che negli ultimi mesi le proteste legate al caro bolletta, al costo della vita, stanno aumentando sempre di più.

Queste e anche le proteste del settore pubblico.

Altre riforme importanti annunciate durante le due sessioni sono infatti un taglio del 5% dei dipendenti pubblici,

un abbassamento degli stimenti più alti del pubblico e, importante lo vedremo quanto sarà importante, un nuovo organismo regolatorio del settore finanziario.

Ok, ma queste dinamiche di economia e politica interna in che modo potrebbero invece influenzare la politica estera della China?

Le difficoltà economiche che la China si trova ad affrontare sono interne.

Ricordiamoci che questo vale per qualsiasi autocrazia, a maggior ragione per il Partito comunista cinese dopo i fatti di Tiananmen,

esiste un tacito patto tra la leadership e la popolazione, che la popolazione gli lascia fare quello che vuole finché riesce a vivere bene.

Ora, il livello di vita media di tutti i cittadini cinesi si sta abbastando moltissimo,

trovare un nemico esterno e accendere gli animi verso un nemico esterno,

è un modo per cercare di mantenere coesa la popolazione e per incalenare la rabbia non verso la propria leadership,

ma appunto verso qualcosa di esterno, in questo caso gli Stati Uniti.

Grazie a Cecilia Tanasio-Ghezzi.

Grazie a voi.

Giovanni Anzaldo, editor di Musica di Internazionale, consiglia l'album e i video di una cantante svedese.

La cantante svedese Fever Ray a volte fa un po' paura, perché nasconde il suo volto dietro maschere grottesche, finte pelate e parrucche.

Sembra un po' un incrocio tra uno zombie e Beatlejuice.

Ma in realtà dietro questa estetica horror c'è una musica complessa, dolce e che canta l'amore da una prospettiva originale.

Fever Ray, che in passato ha fatto parte del duo The Knife, è una persona non binaria e unisce

isce la musica all'impegno politico, una cosa che succede anche nel suo nuovo album intitolato Radical Romantics.

Il disco comincia con delle scuse e contiene frasi come ti fidi di me, mentre la voce distorta di Fever Ray fluttua in mezzo a sintetizzatori e percussioni elettroniche.

Vi consiglio di guardarvi anche suoi video, come quello del brano Candy, dove Fever Ray interpreta due personaggi grotteschi e fa la lap dance per se stessa.

Non c'è niente di simile in giro.

Sembra una frase fatta, mai così.

Dalla redazione di internazionale per oggi è tutto.

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Il crollo di una delle più importanti banche statunitensi nel settore delle startup tecnologiche rivela fragilità e rischi ricorrenti del sistema finanziario e bancario. Facendo da mediatrice in uno storico accordo tra Iran e Arabia Saudita, la Cina offusca il ruolo degli Stati Uniti nella regione e rafforza il fronte dei paesi non allenati.

Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale
Cecilia Attanasio Ghezzi, editor di Asia di Internazionale

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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.