Il Mondo: Come cambia il ruolo della Wagner in Africa. Un’onda femminista a Taiwan.
Internazionale 6/28/23 - Episode Page - 21m - PDF Transcript
Dalla redazione di Internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli
e questo è il mondo del podcast quotidiano di Internazionale.
Oggi vi parleremo delle milizie Wagner in Africa e di Mituha a Taiwan e poi di una nuova
newsletter di Internazionale e di una serie T.P.
È mercoledì 28 giugno 2023.
A questo punto non abbiamo visto niente, ma credo che è molto logico perché
l'autorità magliana non ha riconosciuto l'autorità del Wagner nel mondo
anche se tutti conoscono che sono qui, definitivamente.
Ma stanno sempre pretendo che sono solo istituzioni rusciani
e infatti è esattamente in quella stessa direzione
come l'ultima declarazione di Lavorov.
Nia Galeba Kayoko è una scienziata politica e la Presidente dell'Africa
In questa intervista spiega che la presenza della Wagner in Mali, così come negli altri paesi africani
in quelli spiegata, non è mai stata riconosciuta
officialmente come attività militare, ma solo come un'operazione di addestramento
delle forze armate locali.
In realtà negli ultimi anni la Wagner è stata un importante strumento per portare
sotto l'influenza militare ed economica della Russia alcuni regimi africani,
ma dopo la rivolta di sabato scorso, il futuro delle milizie mercenari di Ivegeni e Proigogin,
comprese quelle impiegate in Africa, è diventato incerto.
Ne parliamo con Francesca Sibani, editor di Africa di Internazionale.
Due giorni fa il Ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha rilasciato
un'intervista alle mettente Rashatudei.
Per molti osservatori, uno dei messaggi più importanti che ha fatto passare
è stato quello rivolto all'Africa per chiarire la posizione del governo russo
dopo l'insurrezione del gruppo Wagner di sabato scorso.
Lavrov ha detto che gli uomini di Wagner in Africa lavorano come addestratori
che quindi il loro lavoro può tranquillamente continuare.
Questo è stato visto come un tentativo di rassicurare i partner africani
della compagnia di Proigogin che considerano spesso la Wagner come un sinonimo del Kremlin
e vedere questa situazione sicuramente gli ha destabilizzati.
Lavrov quindi ha tenuto a precisare che tutto è come prima
e che gli affari potranno continuare indisturbati.
Resta in ogni caso una certa dose di ambiguità perché lo stesso giorno
il presidente russo Putin ha intimato agli stessi mercenari
di rientrare in patria, di unirsi all'esercito regolare o di andare in piello russia.
Perché le forze della Wagner si trovano in Africa?
Ci sono vari motivi, alcuni ufficiali e alcuni meno.
Ufficialmente la Wagner offre dei servizi militari a degli stati che ne hanno bisogno
perché hanno delle forze armate deboli o devono affrontare delle insurrezioni interne.
Questo è il caso precisamente della Repubblica Centrafricana
che è stato uno dei primissimi paesi che hanno accolto i mercenari di Proigogin
che oggi sono diventati praticamente il corpo di guardia del presidente.
Con il passare del tempo però è Repubblica Centrafricana come anche in altri paesi.
Si aggiunta un secondo livello alle operazioni della Wagner
e che corrisponde all'estrazione e all'accaparamento delle risorse naturali,
come per esempio l'oro, ma anche i diamanti, il legname o prodotti alimentari come lo zucchero e il caffè.
Se invece vogliamo vedere tutto da una prospettiva più ampia,
la Wagner è sicuramente uno strumento o almeno lo è stata
nelle mani del potere russo per ampliare la sua influenza in Africa.
Quindi la Wagner in pratica funge da forza militare dei regimi
contro possibili colpi di Stato o comunque qualunque loro tipo di esigenza militare.
Fondamentalmente sì, è questo proprio il caso della Repubblica Centrafricana,
dove la Wagner mantiene al potere il regime di Tuaderà.
È una specie di assicurazione contro i colpi di Stato che come ben sappiamo
spesso nascono all'interno di forze armate che sono malequipaggiate
e spesso molto insoddisfatte delle condizioni in cui si trovano a lavorare.
Lo stesso succede in Mali, dove qualche anno fa è andata al potere un'aggiunta militare
guidata da un colonnello tale assimigoità che ha preferito affidarsi ai russi
invece di mantenere un'alleanza militare più rodata che aveva con la Francia
l'expotenza coloniale. In questo caso, quello del Mali,
la Wagner ha proprio sfruttato un sentimento antifrancese che era cresciuto di pari passo
con il prolungarsi della presenza militare di Parigi nel paese che era stata giudicata
inutile e poco efficace.
Ecco, infatti, tra i Paesi dove opera la Wagner sembrano esserci molte excoloni francesi.
È solo un caso oppure c'è un motivo preciso?
In un certo senso possiamo dire che non è un caso, ma solo perché la Francia
ha ancora un'influenza molto forte sulle sue excoloni in Africa occidentale e centrale,
un'influenza che sempre più spesso viene contestata dalle popolazioni,
come nel caso del Mali.
In quel paese c'è stato uno scontro diplomatico diretto con il presidente francese Macron
che ha detto chiaramente a Barack Obama che doveva scegliere bene i suoi alleati
se voleva i russi o sei francesi.
Ora, una situazione simile, almeno secondo gli analisti,
potrebbe verificarsi in Burkina Faso dove c'è un'aggiunta al potere
che ha rapporti molto tesi con Parigi.
Però ricordiamo che la Wagner non opera solo nelle excoloni francesi,
cioè se mai lì ha trovato un terreno fertile,
per il resto ha fatto affari con il Sudan,
è presente in Libia nella parte orientale del paese dove comanda il generale Aftar.
E ricordiamo anche che la Wagner non sempre si impianta con successo.
Per esempio, nel nord del Mozambico era stata chiamata per sedare
un'insurrezione giadista locale, ma non c'è riuscita da dovuta scappare.
Prima, però, hai parlato anche di interessi militari
addirittura di sfruttamento delle risorse della Wagner
nei confronti dei paesi africani dove opera,
in particolare di che cosa si occupa?
Sì, le risorse su cui ha messo le mani la Wagner
e vale la pena ricordarlo spesso apprezzo di gravi, massacri e di atrocità.
Sono risorse enormi e hanno contribuito a arricchire notevolmente
persone come Prigogin.
L'Africa è conosciuta come il continente delle risorse naturali
estremamente abbondanti, del petrolio, dell'oro diamanti.
E in molti paesi la penetrazione militare della Wagner
è corrisposta esattamente a un accaparamento di queste risorse,
che hanno reso le attività della Wagner estremamente remunerative.
Lo dice anche quotidiano Le Monde quando scrive
che l'Africa è stato uno dei fattori insieme alla guerra in Ucraina
che sono stati alla base del divorzio che si è consumato
con tanto scalpore il 24 giugno.
Le Monde chiaramente si riferiscepresse alla rivolta della Wagner in Russia.
E secondo una fonte diplomatica francese che viene intervistata dal quotidiano
la Wagner chiedeva più soldi ed equipaggiamenti
per continuare le sue operazioni africane.
Allo stesso tempo le attività africane hanno permesso a Prigogen come abbiamo detto di
arricchirsi e di acquisire una certa autonomia.
Sicuramente questo è stato motivo di tensioni sempre più forti con gli apparati statali
russi.
A prescindere anche dal caso specifico della Wagner, quale è la strategia generale della
Russia nei confronti dei paesi africani in questo momento?
Abbiamo già detto spesso anche in questo podcast in altre puntate che è la Russia
dopo la guerra in Ucraina è andata alla ricerca di tanti nuovi alleati in Africa, cercando
spesso di rinnovare dei vecchi legami che risalivano ai tempi della decolonizzazione quando l'Unione
Sovietica sosteneva i movimenti di liberazione del continente.
Oggi la Wagner è uno dei tanti strumenti che servono al cremilino per proseguire
questo obiettivo.
Sicuramente è uno dei più visibili e controversi, ma ripeto uno dei tanti.
E ora con questa situazione instabile riguardo alla Wagner secondo te l'influenza russa
in Africa potrebbe subire una battuta di arresto?
Probabilmente sì, perché per alcuni paesi africani la Wagner era sinonimo della Russia.
Vedere aprirsi una spaccatura così grande non è stata certamente una bella sorpresa
per i leader dei paesi che abbiamo citato e che avevano stretto contratti con la compagnia
militare.
Genna Frick scrive che è calato il gelo a Bamako e a Bangui dove molti si sono agitati
perché temono per la tenuta dei loro apparati di sicurezza, visto che si affidano pesantemente
alla presenza dei mercenari della Wagner.
Inoltre la logistica di questa compagnia dipendeva in tutto e per tutto dall'esercito
russo.
Quindi molti si chiedono che succederà ora, dal punto di vista concreto, non si sono
visti dei grossi spostamenti di truppe o delle iniziative di questo genere.
Ma quel che è certo è che l'atmosfera in Africa è cambiata.
Grazie a Francesca Sibani.
Grazie a voi.
Pieruzzardo, editor di cultura di internazionale, presenta la sua nuova newsletter, Schermi.
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al Festival di Ferrara o internazionale Kids.
Giovedì 22 giugno è stata lanciata a Schermi, una newsletter settimanale curata da me che
ogni giovedì consiglierà a film serie tv da vedere al cinema, in televisione o in streaming.
Ultimamente si va poco al cinema, la proposta dello streaming è talmente ampia che è impossibile
di stricarsi e i film finiscono sempre più rapidamente sulle piattaforme che diventano
come dei magazzini e giganti in cui è facile che le cose belle si perdano, un po' come
succede all'arca dell'alleanza alla fine dei predatori dell'arca perduta.
Quindi l'idea è di segnalare cose che vale la pena di vedere, almeno un paio di film,
almeno una serie a settimana, e il punto di vista più che critico è quello dello spettatore,
quindi ci sarà un po' di tutto, tenendo magari sempre un occhio attento su quelle che sono
le abitudini buone e cattive dell'industria e dell'intrattenimento.
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Il movimento Mitu è esplosa Taiwan. Da settimane si moltiplicano sui social network le testimonianze
di donne che raccontano di aver subito molesti e sessuali sul luogo di lavoro da noti politici,
artisti e intellettuali dell'isola. Questo tipo di abusi è molto diffuso, soprattutto
negli ambienti politici, spiega Chi Niu Run, la secretaria generale delle organizzazioni
femminisse taiwanese Awakening Foundation, che avete sentito parlare all'inizio. Ma in una
società dove il sostegno alle donne che denunciano è ancora scarso, neanche lei si aspettava
che in cosittante si facessero avanti. Ne parliamo con Giunco Trao, editor di Asia di
internazionale. Nel giro di poche settimane decine di donne a Taiwan hanno denunciato
pubblicamente moleste e abusi a sfondo sessuale, subiti in diversi ambiti lavorativi o di studio
e in alcuni casi anche molti anni fa. A scatenare questa ondata di denunce è stata
in un certo senso una serie tv di Netflix chiamata Wave Makers Tempest Politiche, che
è ambientata nel mondo della politica taiwanese e in cui a un certo punto una giovane componente
dello staff elettorale di un partito confida la sua superiore di essere stata molestata
da un esponente di questo partito. La vera scintilla che ha fatto partire questa
serie di denunce, per cui si parla del momento mi tu a Taiwan adesso, è stata la denuncia
su Facebook di una ex dipendente di un partito reale, il partito progressista democratico,
quello della presidente Tsai Wen, che su Facebook citando una frase della serie tv ha detto
di essere stata molestata quando lavorava per il partito e di essersi allo al suo tempo
rivolta, la sua superiore la quale non l'ha ascoltata, ha sminuito l'ha caduto e anzi
li ha chiesto come mai non avesse urlato nel momento in cui era stata molestata. Questa
superiore è la vice segretaria generale del partito della presidente di Taiwan che è stata
prima sospesa e poi appunto licenziata. Insieme a lei sono caduti altri tre dirigenti del
partito e la presidente di Taiwan Tsai Wen e il vice presidente Lai Tsingtae che è candidato
del partito alle presidente del 2024 si sono scusati pubblicamente e hanno promesso
di introdurre misure per contrastare il fenomeno delle molestie sessuali.
Insomma questa prima denuncia su Facebook ha dato il via a una serie di altre accuse pubbliche
che hanno investito il mondo dello spettacolo e dell'università ultra che quello della politica.
C'è da dire che per quanto riguarda la politica anche i membri del Kuomintang che è il principale
partito delle posizioni sono stati accusati di molestie.
Tra gli accusati ci sono anche dei nomi noti non solo negli ambienti della politica.
Sì esatto ci sono anche due nomi noti nel mondo dell'attivismo pro democrazia perché è successo
che la sceneggiatrice della serie di Netflix ha a sua volta denunciato su Facebook il poeta
cinese in esiglio Beiling dicendo che la palpeggiavi ha tentato di baciarla. Oltre a Beiling un altro
dissidente cinese famoso è stato accusato di molestie Wang Dan che è fuggito dopo la repressione
Tiananmen nel 1989 e da allora vive negli Stati Uniti che è stato accusato da un ragazzo di averlo
molestato. Accuse sono arrivate anche al candidato alle presenziali Ko Wenjie ex-indaco di Taipei che
è considerato decisivo per muoveri i voti dei suoi elettori tra i due contendenti del partito
democratico progressista del Kuomintang. Insomma questo è andato a Mitu a Taiwan è tardiva ma
diciamo sta facendo cadere molte teste. Ecco ma perché è arrivata così tardi? È arrivata così
tardi in realtà non è così strano che a Taiwan succede tutto questo adesso dopo anni dal primo
Mitu quello negli Stati Uniti perché anche in altri paesi asiatici in realtà non è stato
immediato l'effetto delle varie denunze a Harvey Weinstein in Giappone, in Cina, in Cora del Sud,
le donne sono uscite allo scoperto più tardi rispetto a quello che è successo negli Stati
Uniti e poi in Europa. Questo probabilmente perché le società asiatiche dell'estremo
oriente di paesi che ho citato adesso per esempio sono molto maschiliste se possibile ancora più
che le società occidentali per cui si so è comprensibile che ci sia una un'omertà e una
paura, un timore da parte delle donne di denunciare. Eppure Taiwan si vanta di essere un paese molto
più progressista in metà di diritti civili e parità di genere o almeno molto più avanzato
rispetto al resto dell'Asia? È così infatti sembra un po' una contraddizione e probabilmente proprio
quello che sta cadendo adesso fa emergere questo tipo di contraddizione cioè Taiwan è vero un paese
molto all'avanguardia nel mondo per quanto riguarda i diritti civili, basti pensare che nel
2019 è stato il primo paese asiatico a legalizzare i matrimoni omosessuali ma soprattutto quest'anno
ha permesso l'adozione da parte di coppie dello stesso sesso. A fronte però di risultati così
avanzati in tema di diritti civili e in generale di democrazia c'è una società che sembra non
riuscire a tenere il passo alle riforme politiche. È un po' uno strano caso di un paese in cui la
politica precede la maturità della società su certi temi, da noi spesso accade il contrario.
Perché succede questo? Ci sono dei motivi storici? Questo succede perché da questi progressi
democratici dipende la sopravvivenza stessa dei Taiwan, soprattutto il partito democratico
progressista al governo oggi, ha puntato molto sulle nuove conquiste in campo dei diritti civili,
perché in un certo senso la democrazia, se vogliamo mettere il cappello democrazia a
tutta questa serie di temi su cui Taiwan è all'avanguardia, è l'arma più efficace contro
la Cina, appunto, per proteggersi dall'arroganza cinese e per farsi che i paesi democratici corano
in suo aiuto, ed è quello che stiamo assistendo, insomma, gli Stati Uniti,
baluardo della democrazia, corrono a difendere Taiwan dalle minacce di Pekino. E quindi sì, è un po'
appunto è un caso molto particolare, è quello dei Taiwan unico, direi. C'è già detto che tra gli
uomini chiamati in causa c'è un candidato alle elezioni del 2024, che peso avrà secondo te
questa vicenda sul voto? Questa vicenda avrà probabilmente un peso non indifferente sulle
prossime elezioni, cioè le presidenziali che si terranno nel gennaio del 2024 per decidere
chi sarà il successore o la successora di Tsai Nguyen a guidare Taiwan, perché l'elettorato
giovane è molto sensibile a questi temi. In fondo quello a cui si sta assistendo a Taiwan è un po'
una resa dei conti tra generazioni, cioè una generazione di giovani dyesa, di donne che è cresciuta
con la parità di genere come valore acquisito, si scontra nel mondo del lavoro, nell'academia,
nel mondo dello spettacolo, invece con una generazione di superiori più anziani e legati
ancora a una cultura profondamente maschilista. Grazie a Giuncoterrao. Grazie a voi.
La serie tv della settimana, consigliata da Valentina Pigmei, giornalista e consulente
dittoriale che collabora con l'internazionale. La prima puntata della serie tv Flashman a pezzi,
tratta dal romanzo bestseller di Tuffy Brothers Rackner, pubblicato in Italia dai Naudi,
è del tutto ingannevole. All'inizio vi sembrerà la tipica commedia ebraica nuyorkese un po'
all'AV di Allen, che parla di Divalorzo e ha pro protagonisti, quarantenni privilegiati,
bianchi e etro. Lui fa il medico, lei l'agente teatrale e la migliore amica di lui, che anche
l'anaratrice della storia è una ex giornalista in crisi. Tuttavia, proseguendo nella visione
delle otto puntate, le vicende si fanno sempre più dolenti e più autentiche. La recitazione,
in particolare quella dei due personaggi femminili, Clair Dance e Lizzie Clapman, è eccezionalmente
potente e quella che poteva essere una romcom leggera si trasforma in una riflessione sul tempo
sulla vita, ma anche sulla maternità e i tempi del burnout e perché no un piccolo grande film sulla
crisi di una generazione. Flashman a Pelsi su Disney Plus.
Sottotitoli a cura di QTSS
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Negli ultimi anni la Wagner è diventata un importante strumento per portare l’Africa sotto l’influenza militare ed economica della Russia. Da settimane si moltiplicano sui social network le testimonianze di donne che raccontano di aver subito molestie sessuali sul luogo di lavoro da politici, artisti e intellettuali.
Francesca Sibani, editor di Africa di Internazionale
Junko Terao, editor di Asia di Internazionale
Video Wagner in Africa: https://www.youtube.com/watch?v=J8XHwXY5v6Y
Video Taiwan: https://www.taiwanplus.com/news/taiwan-news/politics/230605021/taiwan-faces-me-too-moment-as-several-political-figures-accused
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