Il Mondo: Come abbassare i prezzi delle case per gli studenti. La Goldman Sachs risarcisce 2.800 donne discriminate sul lavoro.
Internazionale 5/15/23 - Episode Page - 25m - PDF Transcript
Dalla redazione di internazionale io sono Giulia Zoli, io sono Claudio Rossi Marcelli e
questo è il mondo il podcast quotidiano di internazionale.
Oggi vi parleremo della protesta degli studenti contro il caroffitti e delle donne nella finanza
e poi di come gestire le piccole decisioni quotidiane e di un podcast.
È lunedì 15 maggio 2023.
Dopo mesi che facevo la pendolare ho iniziato a cercare un alloggio a Milano e lì mi sono
reso a conto che le stanze erano tutte dai 700 euro al mese in su senza le spese.
Non l'ho trovato per niente giusto anche se io potevo permettermelo ma in generale trovavo
il principio sbagliato. Mi è venuta l'idea della tenda, un giorno che ero molto stanca e non
voluto andare a Bergamo e ho utilizzato l'idea per la protesta.
Volevo fare tutto questo casino però non me l'aspettavo assolutamente.
Il L'Area La Mera è una studente del Politecnico di Milano che il 4 maggio ha piantato una
tenda davanti alla Teneo per protestare contro il prezzo degli alloggi.
Nel giro di pochi giorni la protesta delle tende si è allargata ad altre università
e altre città attirando l'attenzione della stampa e delle istituzioni su un problema
che penalizza fortemente gli studenti fuorisede.
Ne parliamo con Sara Gainsford, giornalista e ricercatrice indipendente che ha scritto
A BITARE STANCA PER FQ.
La protesta appunto è partita da Milano del Politecnico, si è estesa nel giro di pochi
giorni, ha tantissime altre città in Italia, anche grazie a una chiamata da parte dell'Unione
degli Università Riludu per una mobilitazione nazionale, con lo slogan senza casa non c'è
futuro.
Quindi si espansa anche poi a Roma, a Turino, a Bologna, a Cagliari, a Venezia, a Trento
e in tante città, dove stanno aderendo tante diverse sigle di organizzazioni studentesche,
ma non solo, anche i sindacati per la casa hanno aderito a questa protesta, che è portata
avanti adesso dagli studenti, ma che in realtà riguarda il Paese, perché riguarda anche
le loro famiglie, riguarda tutte le persone che abitano in affitto.
C'e' aiuta a quantificare la crisi abitativa degli studenti, cioè in concreto quali sono
i problemi che affrontano.
Scontano una carenza fortissima di un'offerta abitativa, quella pubblica destinata appunto
agli studenti per cui posti letto negli studentati pubblici o gestiti dal pubblico sono pochissimi,
sono circa 40.000 in Italia e rispondono solo al 5% del fabbisogno, se pensiamo che ci sono
circa tra i 600.000 e 700.000 studenti universitari fuorisede, moltissimi che avrebbero diritto
a un alloggio restano esclusi, quindi devono rivolgersi al mercato privato delle locazioni
che è in contrazione d'anni, ci sono sempre meno case anche per l'esplosione degli affetti
brevi turistici, gli studenti competono direttamente con i turisti e per altri fattori insomma tra
cui la scelta di molti proprietari di non locare le case agli studenti, soprattutto case
magari appena ristrutturate come quelle con il bonus 110 perché temono che poi vengano
svalutate.
Infine il problema dei costi per l'affitto oggi sono altissimi, cioè nell'ultimo anno
l'agenzia delle entrate a calcolato che sono aumentati i canoni sono aumentati del 6%,
insomma i costi per l'affitto sono ormai insostenibili in molte città italiane.
La protesta degli studenti poggia su delle richieste specifiche.
Sì c'è un elenco di richieste, al primo punto c'è il Piano Nazionale di Ripresa e
Resilienza, lo stanzamento di 960 milioni di euro per la creazione di 60.000 nuovi posti
letto per studenti entro il 2026.
Il problema è che questi milioni di euro sono destinati prevalentemente a soggetti privati,
cioè l'intento di favorire soggetti privati anche attraverso delle agevolazioni come la
copertura dei costi di gestione per i primi tre anni che è stata prevista dalla riforma
che attua il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un po' perché questi temi che
appunto non si faccia in tempo, gli antipubblici impiegano, hanno impiegato ad oggi molto tempo
per realizzare questi posti letto e un po' è anche una scelta un po' ideologica perché
il problema è che non c'è alcun vincolo sulla reale destinazione di questi posti creati
dai privati con i fondi pubblici, ovvero che vadano agli studenti definiti capaci e
meritevoli anche se privi di mezzo, ovvero quelli che sono nelle graduatorie per il diritto
lo studio, non c'è un monitoraggio di quanti posti sono assegnati al loro e a quali canoni,
c'è un problema di canone enorme perché non c'è un vincolo, quindi questi fondi finiscono
in realtà per sostenere l'investimento privato e la redditività privata e non invece per
calmiare i canoni, però appunto al secondo punto delle richieste degli studenti c'è
anche quello di mettere un tetto agli affitti anche perché altrimenti i sussidi all'affitto,
loro chiedono un incremento dei sussidi da 4 a 50 milioni di euro, finirebbero semplicemente
per alimentare questi canoni di mercato che stanno crescendo senza controllo e chiedono
anche un limite agli affitti brevi, un contrasto delle locazioni in nero e poi un monitoraggio,
questo è interessante dei dati sulle locazioni che noi non abbiamo perché l'agenzia delle
entrate li pubblica in maniera poco dettagliata, infine paghiedono un tavolo permanente insomma
con il ministero dell'istruzione e dell'università e della ricerca e delle infrastrutture.
Finora queste proteste hanno ottenuto dei risultati?
Ma a livello mediatico sì, a livello di politiche no, ci sono cose dette, promesse
fatte, intenzioni annunciate, però come al solito la politica si sta muovendo con grande
ritardo e le soluzioni in realtà al problema sono diciamo richiedono tempo, la politica
si sarebbe dovuta muovere prima, penso all'annuncio di Lepore circa le caserme, Bologna ha avuto
tempo per chiedere le caserme al demagno perché c'era un provvedimento detto di federalismo
demagnale per cui il demagno avrebbe dato questi spazi gratuitamente il comune però
Bologna non l'ha fatto negli ultimi anni e aveva tempo fino al 2016 per farlo, bisogna
vedere se poi alle proteste seguiranno dei fatti da parte della classe politica che finora
parla soltanto di questi milioni di euro del Piano Nazione di Ripresa della Resilienza
senza però affrontare il nodo della destinazione dei posti e dei canoni.
Quella abitativa è un'emergenza che ovviamente non riguarda solo gli studenti ma anche tutti
gli italiani, quali sono gli elementi strutturali che rendono difficile per tutti oggi affittare
o comprare casa?
Fondamentalmente la trasformazione del mercato del lavoro dagli anni 90 per cui oggi l'accesso
al credito e alla proprietà è sempre più difficile e non fa che alimentare le disuguaglianze
perché questo accesso ce l'hanno solo le famiglie più abbienti che spesso hanno già
una casa di proprietà. Infatti il numero di famiglie proprietari in Italia ha diminuito
di 10 punti percentuali dal 2011 ad oggi. I famiglie proprietari non sono più l'80%
ma il 70% e di questo solo il 13% sta pagando un mutuo, sono quasi doppio le famiglie che
abitano in affitto, sono il 20%. Sono dati interessanti che descrivono un nuovo scenario.
Il problema è che le politiche e la classe dirigente e le leggi che regolano il mercato
dell'affitto sono rimaste ferme agli anni 90 e quindi c'è un divario tra cano e i redditi
altissimo. Intanto ci vorrebbe la riforma della regge sugli affitti che è del 1998.
Ci vogliono una serie di strumenti per tutelare la residenzialità e l'affitto ordinario
lungo perché oggi il mercato punta soltanto su un'offerta di abitare temporaneo che ha
più remonerativo quindi affitti brevi per turisti oppure affitti medi come quelli che
fanno appunto gli studentati e quindi ci vogliono nuove norme, ci vogliono un tetto
per gli affitti che stanno aumentando tantissimo. Milano sono aumentati del 10% nell'ultimo
anno e un limite agli affitti brevi turistici che stanno erodendo questa quota già troppo
piccola di casa in affitto sul mercato ordinario.
Grazie Sara Gainesfort. Grazie a voi.
La notizia di scienza della settimana raccontata da Elena Boille vice direttrice di Internazionale.
Decidere si sa è faticoso, ma a stancarci non sono solo le decisioni importanti, quelle
che riguardano questioni di fondo, come che facoltà scegliere o se fare un figlio. Anche
le piccole decisioni quotidiane possono consumare le nostre energie.
Che mi metto oggi? Che mangiamo a cena? Vado in palestra o a correre? Si tratta di scelte
banali ma che occupano il nostro spazio mentale. Una strategia possibile per evitare lo stress
da decisione è ridurre il ventaglio delle scelte. Un gruppo di ricercatori lo ha dimostrato
con un semplice esperimento, allestito un bancone di marmellate in un supermercato offrendo
la possibilità di assaggiarle. Così si è visto che più la scelta era limitata, più
le persone le compravano. Con sei tipi di marmellate i clienti che acquistavano almeno un vasetto
erano il 30%, mentre con 24 tipi la percentuale scendeva al 3%. Ma come spiega Yannif Anok,
professore di scienze delle decisioni alle università di Southampton, nel Regno Unito,
nell'articolo di The Conversation che pubblichiamo questa settimana, ridurre la scelta è solo una
delle strategie possibili per preservare la nostra energia decisionale. Ce ne sono anche altre che
potrebbe valer la pena adottare per stancarci un po' di meno.
In questa intervista di un paio di anni fa una tv statunitense, David Solomon, l'amministratore
delegato della Goldman Sachs, sottolineava quanto sia importante la presenza delle donne ai
vertici delle aziende, a cominciare dalla sua. Il 10 maggio la Goldman Sachs, una delle più
grandi banche d'affari del mondo, ha accettato di pagare un risarcimento di 215 milioni di
dollari per mettere fine a un'azione legale in cui è accusata di sottopagare sistematicamente le
donne. La discriminazione delle lavoratrici in questo settore, in termini sia di stipendio
sia di carriera, non è una novità per gli Stati Uniti. Secondo una ricerca del 2021
della società di consulenza McKinsey, nella finanza statunitense le donne rappresentano il
55% degli impiegati di livello base, una percentuale che diminuisce via via che ci si avvicina
ai ruoli più importanti. Tra gli alti dirigenti le donne sono solo il 27%. Ne parliamo con Barbara
Ledacchenni, esperta di politiche di genere della fondazione Giacomo Brodolini e coordinatrice di
ingenere.it e con Alessandro Lubello, editor di economia di internazionale, al quale abbiamo chiesto
come è cominciata questa causa e cosa prevede l'accordo?
La Goldman Sachs ha accettato di pagare un risarcimento di 215 milioni di dollari per
mettere fine a un'azione legale intentata da circa 2800 lavoratrici che accusano il colosso di
Wall Street di sottopagare le donne, di penalizzarle nelle promozioni. Il caso è cominciato nel 2010.
L'azione è stata avviata da un ex dipendente della banca, Cristina Chen Oster, che aveva
lavorato alla Goldman Sachs dall 1997, in primi anni del 2000. Nel 2005 aveva anche fatto
ricorso a un'agenzia del governo statunitense che si occupa di discriminazione dei lavoratori,
ma poi era passata all'azione legale, a cui poi si sono aggiunte nel tempo diverse lavoratrici
che si trovavano nelle stesse condizioni. Il giurice tra l'altro ha stabilito che oltre
al risarcimento la Goldman Sachs dovrà nominare un esperto indipendente che analizzerà le
retribuzioni e le promozioni all'interno dell'azienda ed eventualmente dovrà anche
stabilire e indicare delle misure per ridurre il divario tra uomini e donne.
Con questo accordo la Goldman Sachs ha raggiunto un importante obiettivo, cioè ha evitato il
dibattimento in aula, ha evitato un processo pubblico e quindi ha evitato che queste situazioni,
questi fatti diventassero di pubblico dominio perché in aula sarebbero stati chiamati a
testimoniare dipendenti e dirigenti della banca.
Barbara, perché nella finanza statunitense le donne sono così discriminate, in particolare
ai vertici dei colossi bancari? Eppure nel mondo della ricerca, per esempio, nelle
istituzioni ci sono economiste in ruoli prestigiosi di grande responsabilità negli Stati Uniti
Janet Yellen, che oggi è la segretaria al tesoro, è stata presidente della Federal Reserve,
la banca centrale americana. Facciamo un esperimento.
Chiudete gli occhi e pensate a Wall Street. Chi è la persona che ci lavora?
Sono sicura che vi vengono immediatamente in mente maschi, bianchi, in giacca e cravatta,
sovreccitati, in una stanza con una grande finestra e fuori e notte.
Questo è l'immaginario che abbiamo, un'immaginario che è stato costruito grazie alle grandi
narrazioni mainstream, ma anche dovuto al fatto che la finanza è un settore in cui la
speculazione e il rischio contano molto e vengono declinate come attitudini maschili.
Ci sono stati addirittura dei ricercatori maschi che hanno provato a mettere in relazione
i livelli di testosterone con il successo finanziario, analizzando un gruppo di broker.
Io non penso che la propensione a rischio sia biologica, penso che invece dove c'è
una grande concentrazione di potere economico ci sia anche una masculinità tossica che
è funzionale all'esclusione di altre soggettività che possono mettere in discussione il modello
non solo comportamentale, ma anche proprio il modello, sai, il modo in cui il funzione
agisceiffe, quindi in questo caso un capitalismo molto spinto.
Dopo la crisi finanziaria del 2008, molte economiste, soprattutto degli academia, misero in discussione
i modelli culturali della finanza, chiedendosi, per esempio, cosa sarebbe successo se al posto
dei Lehman Brothers ci fossero state le Lehman sisters.
Quindi non mi stupiscereibosso che questa class action sia del 2010, perché il 2008 ha aperto
una crisi di legittimità e reputazionale di quel mondo della finanza, questo ha dato l'opportunità
alle donne di farsi avanti e aprire uno spazio di critica rispetto alla loro presenza nel setto
finanziario.
Alessandro, nella storia della Goldman Sachs però c'è stata una diretrice generale che ha raccontato
la sua storia in un libro. L'anno scorso, nel settembre 2022,
Gemi Fiore Higgins, ex direttrice generale della Goldman Sachs, ha scritto un
libro intitolato Balli Market, in cui racconta i suoi 17 anni alla Goldman
Sachs. Fiore Higgins ha avuto una carriera straordinaria, forse l'unica donna
della Goldman Sachs ha raggiungere quei livelli, alla fine nel 2016 ha deciso
di lasciare la banca proprio perché l'ambiente era molto stile. Nel libro, tra
le altre cose, racconta per esempio le sue difficoltà dovute alla maternità.
Quando avuto il primo figlio, alla Goldman Sachs avevano messo a disposizione uno
spazio per l'allattamento. Fiore Higgins racconta che i suoi colleghi maschi
e soprattutto il capo la tempestavano di osservazioni piuttosto pesanti, il capo
ogni volta che andava ad allattare, le ricordava che non sarebbe mai diventata
direttrice generale se avesse continuato a pompare latte invece di lavorare e
altri colleghi quando la vedevano dirigersi verso questa stanza si
strizzavano i seni facendo il verso della mucca. Alla fine lei comunque ha
tenuto duro, ha avuto anche un secondo figlio, ma la sua carriera è declinata
inesorabilmente quando si lamentò di un collega perché questo manager non era
stato punito, non aveva subito conseguenze disciplinari, dopo che in una
cena con i clienti in un bar di New York completamente upriaga aveva cominciato a
insultare il dipendente di un bar con epiteti razzisti.
Da lì in poi la sua carriera è finita e poi lei è uscita nel 2016.
Barbara la difficoltà di bilanciare il lavoro con la famiglia viene spesso citato
per giustificare la discriminazione delle donne, ma nel caso di Higgins il fatto
per esempio che ci fosse un ambiente apposito per l'allattamento non ha
cambiato le cose, cosa ci dice questo?
Ma intanto che per produrre cambiamenti servono processi complessi, proviamo a
spostare lo sguardo, il congelo genitoriale per entrambi i genitori, ma
di fatti lo prendono principalmente le donne, è una legge del 2001 in Italia
quindi che ha più di vent'anni e se guardiamo all'uso che ne fanno i padri
potremmo dire che è una legge che non serve, perché garantisce 이건
un diritto a cui gli uomini non sembrano essere interessati.
Se approfondiamo però scopriamo che ci sono più uomini che userebbero il congedo
se non sentire che questo comporta uno stigma sul luogo di lavoro e che ha
delle implicazioni sulle loro carriere, a me è successo successo che un mio
amico si è andato a chiedere il congedo di paternità e che il suodatore di
lavoro li abbia offerto un aumento per non prendere il congedo genitoriale.
L'esistenza del congedo è importante, però se non è accompagnata
da un cambiamento culturale sulle aspettative sociali, su come si
devono comportare uomini e donne, non funziona.
Così avere una stanza per l'allattamento non ti consente di conciliare se poi
i tuoi colleghi ti bullizzano. Per questo diciamo da feminista è importante
lavorare sempre sulla cultura, sull'immaginario e sugli stereotipi e
lavorare nelle scuole per produrre un cambiamento fin da quando siamo piccoli e
piccole. E poi c'è anche un modello di come si lavora, un modello fortemente
maschile. Il modello è la finanza che quello della
masculinità tossica è un modello che non ha orari, è un modello fatto su una
abnegazione totale al lavoro e questo di sicuro non aiuta, cioè se le donne
entrano nel mercato del lavoro dovrebbero essere anche in grado di
cambiare le regole di come si lavora e quindi di aprire uno spazio per la cura.
Alessando il settore finanziario anche uno di quelli in cui i divari di stipendio
sono più alti in parte come conseguenza della discriminazione di cui abbiamo
parlato finora? Senza dubbio, negli Stati Uniti secondo alcune
stime il divario tra uomini e doni, il divario salariale è in media del 20%
ma la finanza è il settore con il divario più ampio quindi molto di
sopra della media soprattutto quando si arriva alle cariche dirigenziali. I
motivi adotti per spiegare questo divario sono vari dalla necessità di
bilanciare la vita familiare con il lavoro anche dalla disponibilità a
spostarsi continuamente e fare viaggi di lavoro e proprio a questo proposito è
interessante uno studio dell'economista è stato in direnze Claudia Goldin
secondo il quale nell'alta finanza le cariche più alte sono dei lavori che
richiedono la totale disponibilità della persona quando si fa arriva a quel
livello il lavoro viene prima di ogni altra cosa in qualunque momento in
qualunque situazione. Ovviamente la Goldin spiega che in questo contesto è
nell'ambito dell'equilibrio familiare di solito è la donna che fa un passo
indietro e quindi di fatto non arriva a rinuncia ad arrivare a quei livelli.
Questo ci riporta un po' alle considerazioni culturali che facevi
prima Barbara. Sì o a quanto sia ancora legittimo normalizzato come dice
Claudia Goldin che le donne facciano le proprie scelte di vita in subordine a
quelle di qualcun altro e che quindi siano più propense degli uomini a
trasferirsi per assecondare il lavoro del proprio partner a diminuire il carico
di lavoro esterno alla famiglia se ci sono dei figli o privilegiare le scelte
lavorative del proprio partner al posto delle proprie è quello che disiamo
l'orizzonte dell'auto determinazione lo chiama Goldin. Grazie a Barbara Reddackenny
Grazie a voi e grazie ad Alessandro Lubello. Grazie a voi.
Il podcast della settimana è consigliato da John Dunzenti, autore e produttore di
podcast che colabora con Internazionale.
Cavriago è una piccola cittadina a pochi chilometri da Reggio Emilia. Se ci
passate una domenica infilandovi in una trattoria per mangiare un gnocco fritto o
dei passatelli potreste imbattervi in una insolita statua di Lienin che è al
centro di una piazza che porta lo stesso nome piazza Lienin. Non è un fetice
recente è la coppia, originale conservata nella biblioteca, di una
statua che ha più di 100 anni ed è una delle ultime rimaste al mondo
forgiate mentre Lienin era ancora in vita. Oggi quella statua è oggetto di due
diversi trattamenti folcloristici. Da un dato c'è un turismo di Instagram che
porta a persona e giovani ragazzi in città per farsi dei selfie con il busto
sovietico. Dall'altro però in una Emilia Romagna che non è più un fortino
della sinistra si avvertono delle spinte anche istituzionali da parte della
destra politica per far rimuovere quella statua in quanto simbolo anacronistico
di una dittatura sanguinaria quella sovietica. Il podcast che racconta il
feticismo di quei oggetto la statua di Lienin si chiama Kult ed è realizzato
da Eleonora Sacco e Angelo Zinna insieme al comune di Cavriago.
Eleonora Sacco e Angelo Zinna sono nati entrambi dopo la caduta dei regimi
sovietici e da questo osservatorio particolare cercano di ricostruire la
storia del socialismo internazionale ma anche la storia del paese di Cavriago
dei suoi abitanti e del loro rapporto con il culto di Lienin. Kult di Eleonora
Sacco e Angelo Zinna, cemento original su tutte le piattaforme.
L'appuntamento con il mondo è do mattina alle 6.30.
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Dal 4 maggio decine di studenti si sono accampati in tende davanti alle università di varie città italiane per protestare contro il caro affitti. La banca d’affari statunitense pagherà un risarcimento di 215 milioni di dollari per mettere fine a un’azione legale in cui è accusata di sottopagare sistematicamente le donne.
Sarah Gainsforth, giornalista e ricercatrice
Barbara Leda Kenny, esperta di politiche di genere della fondazione Giacomo Brodolini
Alessandro Lubello, editor di economia di Internazionale
Video Affitti: https://www.youtube.com/watch?v=7n6DQqZ0xSM
David Solomon: https://www.youtube.com/watch?v=xBqyVjfiCYM
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Consulenza editoriale di Chiara Nielsen.
Produzione di Claudio Balboni.
Musiche di Tommaso Colliva e Raffaele Scogna.
Direzione creativa di Jonathan Zenti.