Il podcast di Alessandro Barbero: Lezioni e Conferenze di Storia: #186 1204: I crociati scoprono Costantinopoli (Festival della Mente, 2023)

Fabrizio Mele Fabrizio Mele 9/24/23 - Episode Page - 1h 42m - PDF Transcript

Buongiorno, buonasera, bentornate e bentornati ad una nuova puntata nel podcast di Alessandro

Barbero, la storia come ne l'avete mai sentita, la raccolta indipendente senza scopo di lucro

delle lezioni e conferenze del Professor Barbero.

Questa settimana ascoltiamo le lezioni tenute al professore alle lezioni di quest'anno

del Festival della Mente, 1204, i crociati scoprono a Costanti in Opoli.

Buonasera.

Buonasera a tutti.

Per prima cosa, io vi devo avvertire che voi stasera siete caduti in una trappola,

nel senso che normalmente le lezioni di questo Festival e anche degli altri durano un'ora etta, un'ora.

La quarta crociata è una questione talmente complessa che io in meno di un'ora e mezza non riesco a raccontare.

E se qualcuno deve andare via prima è autorizzato comunque, sia chiaro.

Allora, stasera parliamo di crociate, raccontiamo anzi una crociata, la quarta.

Sapete che le crociate per comodità sono numerate, di solito se ne contano otto o nove.

E quella di cui parliamo oggi è la quarta, che si colloca nei primissimi anni del 200,

e che fra tutte è quella che è all'esito più sorprendente, più inaspettato,

nel senso che anziché andare a Gerusalemme, i crociati alla fine per una serie di circostanze andranno a Costanti in Opoli

e conquisteranno Costanti in Opoli, la capitale dell'impero bizantino.

Queste storie io ve le racconterò usando spesso le parole di tre testimoni oculari,

due che erano nell'esercito crociato e uno che invece era a Costanti in Opoli e che si li ha visti arrivare.

Ma ve li presenterò un po' per volta man mano che mi arrivano di fronte.

Prima parliamo però un po' in generale diciamo di quello che è il tema di fondo, cioè che cosa sono le crociate?

Le crociate si possono raccontare in tanti modi, si possono raccontare come imprese dettate dall'imperialismo, dalla volontà di conquista e di guadagno.

Le crociate si possono anche raccontare volendo come la prima manifestazione di quella spinta coloniale

che nei secoli successivi porterà gli europei a conquistare l'America, l'Africa e gran parte dell'Asia.

Può sembrare anacronistico perché noi colleghiamo il colonialismo comunque all'età moderna,

ma se ci pensate le crociate sono la prima volta, dopo la caduta dell'impero romano,

in cui degli eserciti e delle flotte partono dall'Europa per andare a conquistare territori in altri continenti.

Ora, tutto questo è una descrizione assolutamente corretta, le crociate sono grandi imprese di conquista

per conquistare territori, fondare regni e fare bottino, ma quelli che ci andavano non le avrebbero mai raccontate così.

Certo, loro lo sapevano benissimo, non erano mica semi neanche loro e neanche ingenui per niente,

loro lo sapevano benissimo che spesso chi partiva era motivato anche dalla voglia di arricchirsi,

ma magari semplicemente di cogliere un'occasione per cambiare vita,

perché, capite che partire per una crociata voleva dire essere sicuri di stare via per anni,

e magari se capitava l'occasione non tornare mai più.

Lo sapevano benissimo che una delle motivazioni importanti che spingevano a partire era anche,

se vogliamo metterla in modo elegante, il desiderio di avventura e di vedere il mondo,

ma poi anche molto concretamente il desiderio di arricchirsi.

Lo sapevano tutti e però per loro era ovvio che il vero motivo, il motivo principale per cui quegli eserciti partivano,

è che i cristiani dovevano possedere Gerusalemme, la città santa della loro religione,

ed era intollerabile che Gerusalemme fosse lasciata in mano agli infedeli.

Ecco, quando e perché a un certo punto in Europa, fra i cristiani d'Europa,

sia nata questa convinzione che era indispensabile possedere Gerusalemme,

qui non staremo a raccontarlo, però dobbiamo accettare, dovete accettare,

che gli uomini di cui racconteremo questa sera sono partiti per la crociata

e vivevano in un mondo in cui già i loro genitori e i loro nonni lo davano per scontato,

Gerusalemme deve essere nostra, e quelli che ci comandano hanno il preciso dovere di spendere le loro risorse

per realizzare questo obiettivo.

Ecco, capite, noi di fronte a questa loro convinzione, possiamo reagire come reagivano gli illuministi del 700,

Voltaire e Diderot, i quali pensavano che le crociate fossero la prova di quanto possono essere stupidi gli esseri umani,

e rimanevano sbalorditi all'idea che ci fosse stata un'epoca in cui la gente era così scema, cito,

un'epoca di tenebre così profonde e distordimento così grande fra i popoli e fra i sovrani,

sui loro veri interessi da poter trascinare una parte del mondo in un disgraziato piccolo Paese,

che sarebbe la Palestina, naturalmente, allo scopo di sgozzare gli abitanti e impadronirsi di un pezzo di roccia

che non valeva una goccia di sangue, così di Diderot se non sbaglio.

Oppure possiamo anche, se volete, riflettere sul fatto che ancora oggi la questione se Gerusalemme sia oppure no

la capitale dello Stato di Israele è tuttora una questione che muove le cancellerie internazionali e che fa versare del sangue.

Se preferite, potremmo anche chiederci se spendere miliardi e morire per il Vietnam o per la Crimea

sia una cosa tanto più razionale e diversa rispetto alla loro convinzione che valeva la pena di morire per Gerusalemme,

ma il punto non è questo, quel che conta è che noi dobbiamo accettare.

Notate che io non sto dicendo necessariamente che sia assurdo morire per la Crimea,

sto dicendo che non era forse assurdo morire per Gerusalemme nel loro sistema di valori, nella loro visione del mondo.

In ogni caso loro la pensavano così, conquistare Gerusalemme è una missione per il mondo cristiano e a nessuno poteva venire in mente di discuterlo.

O meglio, forse uno è venuto in mente, si chiamava Francesco D'Assisi,

però questa è un'altra storia e ve la racconterò un'altra volta.

Lui è l'unico che a un certo punto probabilmente ha avuto l'idea, ma forse stiamo sbagliando tutto.

Questa roba non ha senso, ma invece tutti quelli di cui vi racconterò stasera erano convinti che avesse assolutamente senso.

Conquistare Gerusalemme è un dovere del mondo cristiano e in effetti cent'anni prima l'avevano conquistata,

con quella che noi chiamiamo la prima crociata, parentesi, chiariamolo una volta per tutte.

Loro non le chiamavano crociate, la parola crociata è una parola moderna.

Loro dicevano il santo viaggio oppure il passaggio generale.

I crociati qualche volta si chiamavano così, la parola ce l'avevano, perché uno è un crociato,

perché quando hai fatto voto di partire ti fai cucire una croce sull'abito, che tutti la vedano, che tu hai preso questo impegno.

E quindi sei, come dicevano nelle loro fonti latine, un croce segnato, segnato con la croce, un crociato.

Però in realtà la parola la usavano poco. Normalmente i nostri testimoni della quarta crociata, di cui vi parlerò e di cui sentiremo le parole,

loro quando parlavano di se stessi, che erano partiti da casa, dicevano i pellegrini, perché era un pellegrinaggio ogni spedizione.

Dicevo, cent'anni prima Gerusalemme era stata conquistata.

O liberata, come dirà Torquato Tasso, secoli dopo,

ma in un mondo in cui l'idea della crociata, del fatto che cristiani e musulmani inevitabilmente devono combattersi,

beh, ancora il tempo del Tasso era ancora ben chiara.

Gerusalemme liberata.

Era stata conquistata Gerusalemme e i cristiani l'avevano tenuta per quasi un secolo.

E poi i musulmani avevano trovato un capo più in gamba degli altri.

Si chiamava Yusuf ibn Ayyub, Giuseppe figlio di Giobbe.

Soprannome Salaheddin, la rettitudine della fede.

Per noi il Saladino, per noi è già perdante.

Il Saladino, che era nato a Tikrit, come Saddam Hussein, nel 1187, quasi 90 anni dopo la prima crociata,

annienta l'esercito del regno di Gerusalemme nella battaglia di Hattin sul lago di Tiberiade,

quello dove Gesù camminava sulle acque.

E il Saladino riconquista Gerusalemme.

Ovviamente il fatto che gli infedeli dopo 90 anni hanno riconquestato Gerusalemme

suscita un'enorme emozione nell'Europa cristiana.

A partire da quel momento il mondo cristiano si mobilita.

Parte subito una crociata, la terza, che alla fine non ce la fa a riprendere Gerusalemme.

A quel punto, appunto, sull'agenda di tutti i leader del mondo cristiano, organizzare una nuova crociata

e andarci a riprendere Gerusalemme è in alto nell'agenda, è uno dei principali obiettivi.

Nel gennaio 1198 viene eletto un nuovo Papa, innocenzo terzo.

Giusto per capirci e per dare l'idea di come il mondo medievale era diverso dal nostro.

Quando noi immaginiamo l'elezione di un nuovo Papa,

va beh, credo che tutti quanti ci facciamo una certa immagine.

Innocenzo terzo, quando viene eletto Papa, ha 36 anni.

È la cosa perfettamente normale.

E questo Papa, di 36 anni, immediatamente comincia a cercare di convincere ai sovrani cristiani

che è loro preciso dovere mobilitare le loro risorse e partire per riprendersi Gerusalemme.

Sono passati pochi mesi da quando è stato eletto.

Il 15 agosto del 1198, festa dell'assunzione, innocenzo terzo manda una circolare a tutti i sovrani e i principi cristiani.

Manda una circolare la cancelleria papale a Roma, è un organismo di governo poderoso,

con una moltitudine di chierici, in grado di mandare in pochi giorni copie della stessa lettera

a tutti i principi, a tutti i vescovi dell'Europa Cristiana,

e le lettere di innocenzo terzo invitano tutti a mollare le altre cose di cui si stanno occupando e partire per la Terra Santa.

Tutti.

È chiaro che più sono importanti quelli che vanno, meglio è innocenzo terzo,

a immente soprattutto il re dell'Europa Cristiana.

Due sono i re più potenti in quel momento.

Filippo II, re di Francia, e Riccardo, soprenominato Cordileone, re di Inghilterra.

Filippo e Riccardo erano già stati, qualche anno prima, alla terza crociata

e avevano litigato così furiosamente che al ritorno dalla crociata si erano dichiarati guerra

e si stavano ancora combattendo.

Adesso il Papa sperava e lo dice, nel suo appello lo dice, che facciano la pace

e che ripartano per la Terra Santa.

Di questi due re, i più potenti d'Europa, Filippo, re di Francia, non era un guerriero.

Riccardo invece sì.

Riccardo Cordileone era un grande guerriero, era l'unico comandante cristiano che durante la terza crociata

fosse riuscito a vincere una battaglia contro il Saladino, la battaglia di Arsuf,

che non era bastata per riconquistare Gerusalemme, però era bastata per riconquistare un porto,

il porto di Giaffa, per cui i cristiani conservavano, capite, una testa di ponte interasanta.

Io penso che Papa Innocenzo III esperasse soprattutto in Riccardo,

che era esaltato dai trovatori, dai poeti che lui pagava generosamente,

e quindi ovviamente era esaltato dai trovatori come il cavaliere più coraggioso e più generoso del mondo.

E pazienza se aveva una certa tendenza a massacrare i prigionieri.

Solo che il 26 marzo del 1199 il re Riccardo, che stava assediando un castello in Francia,

fu ferito alla spalla da un colpo di balestra, la ferita andò in Cancrena e 11 giorni dopo Riccardo era morto.

Quanto al Re Filippo di Francia, non sembra che abbia visto nella morte di Riccardo un segnale,

si è guardato bene dall'impegnarsi a partire.

E ovviamente, voi capite, neanche il fratellino di Riccardo, il Reggio Vanni, il quale aveva altre grane in casa sua,

questo punto la spinta per la partenza della crociata rischia di rallentare.

Viene fuori un grande predicatore, che si chiama Folco di Neuilly, che in Francia lancia una grande campagna di predicazione per la crociata.

Tenete presente che all'epoca i grandi predicatori sono delle star.

Sono delle persone che sono capaci di stare su un palco e parlare per ore a un pubblico che sta in piedi o in ginocchio, non seduto.

E tenere in pugno per ore e ore un pubblico enorme e farlo piangere e farlo ridere.

I predicatori sono una potenza all'epoca e Folco di Neuilly è incaricato dal Papa di investire nella predicazione della crociata.

Folco di Neuilly è un grande predicatore che parla della povertà, cioè del tema che è di moda in quel momento.

Perché in quel momento in un mondo cristiano che sta crescendo, sta diventando sempre più ricco, più complesso,

capite banalmente c'è sempre più gente che sa leggere.

E la gente che sa leggere cosa legge? Legge il Vangelo, per prima cosa voglio leggere quello.

E la brava gente che legge il Vangelo da sola a casa per la prima volta in vita sua scopre che Gesù e gli apostoli andavano scalsi.

Mica come il vescovo che va a cavallo.

Quando mai Gesù andava tra nell'Asia? Gesù andava a piedi, scalzo, erano poveri, lavoravano.

Questa scoperta che il cristianesimo è una religione per i poveri è una cosa che sciocca la società di questa epoca.

E quelli come Folco di Neuilly diventano famosi proprio con la capacità di convincere la gente che il cristianesimo

non è soltanto la religione del papa, dei vescovi, dei potenti, ma è una religione che pensa anche a voi, anche alla gente, anche ai poveri, a quelli che soffrono.

Folco di Neuilly è incaricato di predicare la crociata.

E nell'inverno, fra il 1199 e il 1200, alcuni tra i più grandi principi della Francia del Nord decidono di prendere la croce.

Conte di Champagne, il Conte di Bluà, il Conte di Fiandra, il Conte di St. Paul e per ogni conte che prende la croce,

ci sono decine dei suoi grandi vassalli che prendono la croce con lui e ognuno si porta dietro decine di suoi cavalieri.

Quindi in realtà in questo momento si prefigura la possibilità di far partire un grande esercito dalla Francia.

Il primo dei nostri testimoni è uno dei Grandsignori che hanno preso la croce, quell'inverno, convinti dalla predicazione di Folco di Neuilly.

Si chiama Gioffroado Villardouen, era un vassallo del Conte di Champagne, era il maresciallo di Champagne, che vuol dire il comandante dell'esercito del Conte di Champagne.

Un Grandsignore, uno di quelli che possiedono tanti castelli e decine di cavaliere ai loro ordini.

Gioffroado Villardouen lo racconta, a quell'epoca dice c'era un santuomo che predicava la crociata e il Papa aveva fatto grandi promesse.

Perché ovviamente il Papa, nel momento in cui lancia l'idea di una crociata, deve offrire qualcosa.

Cosa offre? Offre ricompensa spirituali, offre la soluzione dai peccati.

E per questa gente che di peccati ne commette tanti, ma che ci crede che poi dopo la morte arrivano un diavole, un angelo, a decidere da che parte andrai.

Ecco, per questa gente la soluzione dai peccati è una cosa concreta, grossa, per cui vale la pena di rischiare la pelle.

Gioffroado Villardouen, maresciallo di Champagne, il Papa aveva promesso che tutti quelli che avessero preso la croce e compiuto il servizio di Dio per un anno,

nella spedizione, sarebbero assolti di tutti i peccati che avessero confessato.

E poi che il perdono era così grande, si commossero molto i cuori della gente e perciò molti presero la croce, poi che il perdono era così grande.

E ognuno di loro se la raccontava certamente così, quando ho saputo che il Papa aveva promesso la soluzione da tutti i peccati, come potevo stare a casa.

Poi naturalmente uno va a vedere e scopre anche che alcuni di quei principi, nella grande guerra fra il Re di Francia e il Re Riccardo di Inghilterra, si erano schierati con il Re Riccardo.

E adesso che il Re Riccardo era morto all'improvviso, si trovavano un pochino scoperti.

E allora a partire per la crociata è anche un modo per uscire da una situazione politica che all'improvviso è diventata difficile.

È un modo per dire al Re di Francia, guarda, non preoccuparti, perché tanto io me ne vado.

Le mie terre le lascio a governare a mia moglie sotto la protezione della Chiesa, perché chi parte per la crociata la Chiesa si impegna a proteggere quello che lascia a casa.

È un modo per uscire da una situazione complicata.

Va anche detto, ecco questo è uno di quei dettagli che allungano la lezione, che ero incerto all'ultimo se tagliare o no, poi non sono riuscito a tagliare niente.

Questi partono per la crociata benissimo, ma il Conte di Champagne, che ha 22 anni, parte per la quarta crociata, suo padre aveva partecipato alla seconda, il suo fratello maggiore aveva partecipato alla terza.

Il Conte di Bluat era già stato alla terza.

Gioffreau de Villardouen, che vi citerò ancora spesso uno di questi grandi signori che partono, aveva partecipato alla terza, era stato catturato dai Saraceni, era rimasto in prigionia per diversi anni, prima di essere riscattato e tornare a casa, e adesso non vede l'ora di partire di nuovo.

Questa è una cosa, come dire, che ci deve far riflettere, per cercare di capire cosa aveva in testa questa gente.

Bene, quindi, molti principi francesi con i loro vassagli hanno preso la croce, ce n'è abbastanza per mettere in campo un esercito formidabile.

Quindi uno dice, possono partire, fra gli applausi di quelli che restano, le lacrime delle mogli, piano, possono partire, calma, perché erano finiti da un pezzo.

I tempi in cui un gran signore partiva e i suoi vassagli automaticamente erano impegnati ad andare con lui, perché in cambio delle terre che avevano ricevuto in feudo dal capo erano obbligati a servirlo, ogni volta che lui lo chiedeva, non sono più quei tempi.

L'Europa dell'anno 1200 è un'economia increscita, formidabile.

Ecco, dal tempo della prima crociata l'Europa è cambiata, come è cambiata la Cina, la Cina di Mao, alla Cina di oggi.

Nell'Europa del 1200 senza soldi non si fa niente. Di soldi ne girano tanti, nessuno muove un dito se non è pagato.

E dunque un cavaliere va in guerra quando il suo signore gli lo chiede, ma vuole essere pagato.

E a maggior ragione devono essere pagati gli altri, perché un esercito non è fatto soltanto di cavaliere in armatura, è fatto di arceri, di balestrieri, di combattenti a piedi, i quali sono dei mercenari professionisti, bisogna pagarli.

Non solo a tutta questa gente, migliaia di cavalieri, decine di migliaia di combattenti a piedi, migliaia di cavalli.

A tutta questa gente bisogna dare da mangiare e quindi sono forniture di pane, di vino, di carne, di fieno, di biada, perché i cavalli costano quanto gli uomini se non di più da mantenere.

In sostanza ci vogliono dei fondi, nessuna spedizione può partire se non vengono stanziati i fondi.

I crociati stessi contribuiscono, un gran signore, il conto di champagne che prende la croce, può anche impegnarsi a pagare i suoi cavalieri e i suoi arceri che lo seguono, però nell'insieme bisogna raccogliere un sacco di soldi.

Anche il papa deve contribuire, folco di noi che predica la crociata viene incaricato anche di raccogliere i finanziamenti.

E qui naturalmente c'è il paradosto di un predicatore il quale è diventato famoso parlando della povertà e che adesso a un certo punto comincia a raccogliere i soldi che dovranno servire per pagare la spedizione.

Non ci vuol niente perché nell'Europa cristiana cominci a correre i pettegolezzi su dove sono finiti i soldi che sta raccogliendo folco di noi.

Popolarissimo, amatissimo, dopo un po' folco viene a sapere che in giro si sparla di lui tutti quei soldi, ma si sono mica visti finora.

Dove sono i conti?

Il papa stesso deve annunciare che la chiesa si impegnerà per tirar fuori i soldi, il clero sarà tassato.

In nocenzo terzo, nel dicembre del 1999, annuncia una tassa sulle entrate del clero.

In tutta Europa, dalla Sicilia, alla Svezia, il clero pagherà un quarantesimo delle sue entrate per finanziare la crociata.

Ora di nuovo, per capire che mondo è quello.

Un quarantesimo è ovviamente il 2,5%.

A noi abituati alle nostre imposte, l'idea di dover pagare il 2,5% ci fa ridere, come vedo che ridete.

In quel mondo è uno scandalo gigantesco.

Il papa sa benissimo che il clero farà di tutto per non dover pagare questa tassa pazzesca, per dover tirar fuori tutti questi soldi.

Tanto che deve garantire che non farà precedente.

Se pagate, non verremo l'anno prossimo a chiederveli di nuovo.

Dopodiché, perché ci vogliono tanti soldi?

In parte l'abbiamo detto, perché tutta questa gente va pagata e nutrita.

Ma c'è anche un altro motivo.

Ed è di nuovo della serie, non sono più i tempi di cent'anni fa.

Al tempo della prima crociata, 1095 e 1099, i crociati partiti dalla Francia dalla Germania erano andati a Gerusalemme e c'erano andati a piedi.

Attraversando l'Europa, i Balkani, l'Impero Bizantino, la Turchia e poi finalmente arrivando a Gerusalemme.

Adesso non è più pensabile, il mondo è un altro, il mondo è cambiato.

Nessuno pensa più che un viaggio del genere si faccia a piedi. Perché? Perché ci sono le città italiane.

Ci sono quelle che noi chiamiamo le Repubbliche Marinare, Nora non le chiamava mica così, ma insomma ci sono Venezia, Pisa, Genova, anche Amalfi.

Hanno delle flotte, controllano il Mediterraneo. Cent'anni prima erano appena gli inizi.

Adesso ci sono, il Mediterraneo è in mano alle flotte italiane e ovviamente se vogliamo andare di là del mare, ci andiamo via mare, mica a piedi.

Quindi bisogna contattare questi italiani per capire quanto costerebbe trasportarci tutti quanti dall'altra parte del mare, perché quelli mica lo fanno gratis.

E' voglia. Prendono vari contatti alla fine e decidono di discutere seriamente con i Veneziani.

Mandano una missione di grandi baroni a Venezia, il nostro testimone, Gioffroado Villardouen, è uno dei baroni che vengono mandati a Venezia e ci racconta il suo viaggio a Venezia.

Ci siamo arrivati lì, abbiamo parlato col doge. Il doge è uno dei grossi personaggi della nostra storia, lo menzionero ancora spesso.

Si chiamava Enrico Dandolo, era vecchio, cieco, astutissimo dicono tutti, governava Venezia con straordinaria abilità.

Villardouen e gli altri vanno dal doge, gli spiegano così e così, partono i più grandi principi dalla Francia, un grande esercito.

Abbiamo bisogno di essere trasportati al delà del mare, quanto costerebbe? Si siedono intorno a un tavolo e cominciano a fare due conti.

Alla fine arrivano a stabilire il prezzo del biglietto, loro calcolano che l'esercito comprenderà 4.500 cavalieri e 20.000 uomini a piedi.

Quindi anche 4.500 cavalieri. I Veneziani preparano il capitolato d'appalto per trasportare di là del mare e accompagnare e nutrire, rifornire per nove mesi un esercito di quelle dimensioni.

Il prezzo sarà di quattro marchi d'argento per un cavallo e due marchi per un uomo, per un totale di 85.000 marchi.

Che cos'è il marco? Tenete presente che a quell'epoca in Europa non circolava moneta d'oro.

La moneta d'oro aveva smesso di coniarla a Giacarlo Magno e per secoli l'Europa era stata troppo povera per potersi permettere di avere moneta d'oro.

Adesso all'inizio del 200 l'Europa è in piena crescita economica e fra poco le città italiane decideranno che tutto sommato la moneta d'oro ce la possiamo permettere.

E Firenze conierà il Fiorino e Venezia e Genova conieranno il Ducato d'oro, ma questo Federico II al Sud conierà l'Augustale d'oro, ma manca ancora qualche anno.

In quel momento si usa solo moneta d'argento. Il marco, che poi ovviamente è diventato il nome della moneta tedesca in epoca moderna,

all'epoca il marco non è una moneta, è un'unità di peso che varia da una zona all'altra, ma grosso modo possono essere due etti e mezzo d'argento.

In sostanza un cadaliere con suo cavallo e due scudieri avrebbe speso due chili e mezzo d'argento per pagarsi il biglietto del viaggio.

Il totale di 85.000 marchi corrisponde a più di 20 tonnellate d'argento.

Vi devo dire subito che i prezzi attuali dell'argento non è neanche tanto rispetto ai prezzi dei biglietti aerei attuali, tutto sommato,

ma rispetto all'equilibrio dei prezzi dell'epoca ovviamente è una somma colossale.

Dopodiché il doge, dopo che hanno steso questo capitolato, rilancia.

Dice questo è l'accordo commerciale, ma noi veniamo con voi, partecipiamo anche noi alla crociata e siccome di sicuro faremo delle conquiste,

noi ci impegniamo ad accompagnarvi con 50 galeri da guerra e cito da Willard Dwayne, dice Willard Dwayne, il doge ci ha detto,

e finché la nostra compagnia durerà, di tutte le conquiste che faremo e di bottino faremo a metà.

Ora consigliatevi, se potrete farlo e se vi sta bene.

Voi capite il doge di Venezia sta proponendo una compagnia commerciale,

la cultura commerciale delle città italiane è già a quel livello.

Noi investiamo, creiamo una compagnia, faremo dei profitti, e i profitti ce li spartiamo a metà.

A questo punto Willard Dwayne assiste ai meccanismi decisionali di un comune italiano, dove non è che uno decide.

A casa nostra il Conte di Champagne si consulta con i suoi principali vassalli e poi decide.

Qui no, il doge di Venezia deve riunire il suo consiglio ristretto, poi un consiglio allargato, poi un altro ancora più allargato.

Dice Willard Dwayne, era molto bravo li ha convinti tutti ad accettare questo accordo.

E alla fine il doge ha convocato l'Assemblea del Popolo, 10.000 uomini, dice Willard Dwayne, nella cappella di San Marco, la più bella che ci sia.

Fa dire messa.

E poi invita gli ambasciatori dei crociati a spiegare loro stessi al Popolo Veneziano qual è la loro missione.

E segue una scena che è veramente emblematica del tipo di comportamenti e di reazioni degli uomini di quell'epoca, che possono essere in circostanze come questa estremamente emotivi.

Willard Dwayne dice, noi ci siamo trovati lì che il doge ci ha detto, spiegate voi al Popolo.

E noi abbiamo detto, signori, i baroni di Francia più nobili e potenti ci hanno mandati da voi e implorano la vostra grazia.

Che abbiate pietà di Gerusalemme, che è in servaggio dei turchi, che per Dio li vogliate accompagnare, a vendicare l'onta di Gesù Cristo.

E hanno scelto voi, voi Veneziani, perché sanno che nessun Popolo che vada per mare è potente quanto voi.

E ci hanno comandato di cadervi ai piedi e di non alzarci finché non avrete accordato di avere pietà della terra santa adoltre mare.

E a questo punto si inginocchiano davanti a tutti, piangendo e tutti si mettono a piangere.

E tutti si mettono a gradare, sì, sì, lo concediamo e c'era un rumore, un chiasso tale che sembrava che il mondo crollasse.

Ecco l'appello emotivo, la capacità di mettersi a piangere, irricchiamo all'onore e all'onta, alla vergogna e alla vendetta.

Sono tutte cose che nell'animo degli uomini di quell'epoca hanno una forza.

E il doge si rivolge al popole, dice, vedete, signori, vedete l'onore che Dio vi ha fatto, che la miglior gente del mondo ha chiesto la vostra compagnia

per fare insieme una cosa così nobile come la riscossa di nostro Signore.

Quindi meraviglioso, tutti piangono, tutti applaudono, sono tutti d'accordo, l'accordo è fatto.

A questo punto bisogna pagare la prima rata.

85.000 marchi, ma la prima rata è anticipata.

E gli ambasciatori prendono in prestito 5.000 marchi in Venezia stessa

e li pagano al doge, li consegnano al doge per cominciare la fabbricazione della flotta.

Oh, un dettaglio. Abbiamo detto finora per andare al di là del mare, ma esattamente dove, mi candavano alla cieca,

si stabiliva esattamente una strategia.

E mentre in passato l'idea era sbarchiamo in terra santa e spacchiamo tutto,

adesso l'esperienza ha insegnato che bisogna fare un po' attenzione,

perché se sbarchi in terra santa, ti trovi da una parte tutto il mondo arabo anorda, la Siria, l'Iraq

e dall'altra parte ti trovi l'Egitto e da lì il nemico arriva da tutte le parti.

Perciò da parecchio tempo stanno cominciando a pensare che una spedizione che debba avere successo

va studiata in un altro modo, non si va in terra santa direttamente, si va in Egitto,

perché se si prende l'Egitto e le sue grandi città, il Cairo, Alessandria soprattutto avremo un grande porto a disposizione

e soprattutto spezziamo in due il mondo musulmano.

E una volta che ci siamo stabiliti in Egitto, andare a Gerusalemme è molto più facile, quindi l'accordo è andare in Egitto.

Non sono solo ragioni strategiche, i Veneziani non immente anche qualcos'altro, l'Egitto è un grandissimo hub commerciale,

ad Alessandria e Egitto arrivano le carovane, dalla Cina, dall'India, con le spezie, con la sé, dal Marrosso

è uno dei grandi porti del Mediterraneo e naturalmente con Alessandria e Egitto si commercia,

in teoria sarebbe vietato commerciare con gli infedeli, lo ha stabilito il Terzo Concilio e la Terranense,

ma lo fanno tutti lo stesso, naturalmente come tutte le cose che la Chiesa vietava, tutti le facevano lo stesso facendo un po' più attenzione

o tutt'al più chiedevi al Papa un'esenzione, i Veneziani da poco tempo hanno ottenuto dal Papa il permesso di commerciare con l'Egitto

sembrano le cose attuali di oggi, perché non esportassero materiale bellico,

armi, metallo, niente, per il resto commerciate pure, il petrolio, appunto, il gas, quello lì gira lo stesso.

Dopodiché ad Alessandria e Egitto i Veneziani subivano la concorrenza dei Genovesi, dei Pisani,

per cui l'idea, se c'è la conquistassimo noia, Alessandria, tutto sommato, potrebbe valerne la pena.

Dunque gli ambasciatori tornano da Venezia tutti contenti, l'accordo è fatto, l'anticipo è pagato,

arrivano a casa e lì trovano una doccia fredda. Il Conte di Champagne, che era il primo e il più potente dei principi che avevano preso la croce

e che aveva 22 anni, si ammala e muore all'improvviso.

Erano tutti d'accordo che lui sarebbe stato simbolicamente il capo della crociata,

in realtà anche qui capiamoci, una spedizione come questa non ha mai un capo nel nostro senso moderno.

Ogni principe che è lì con i suoi vassalli fa quello che vuole lui

e tutt'al più accetta di partecipare a un consiglio di guerra in cui insieme decidiamo cosa fare.

Però nominalmente un'autorità è di moda nominarla, doveva essere il Conte di Champagne.

Chi lo fa adesso? Non riescono a mettersi d'accordo.

E a un certo punto salta fuori un nome, Billard Duhend dice che è lui che l'ho suggerito,

il Marchese Bonifacio di Monferrato.

E quindi un italiano, anzi un lombardo come avrebbero detto loro, non un francese,

però un grande principe, uno dei grandi principi europei, membro di una famiglia

che da tanto tempo ha un rapporto molto forte con l'impresa delle crociate e corregno di Gerusalemme.

Il papà del Marchese Bonifacio, il Marchese Guglielmo il vecchio,

era stato catturato dal Saladino, all'epoca in cui Saladino conquistò Gerusalemme.

Il figlio del vecchio Marchese, fratello maggiore di Bonifacio, corrado Marchese di Monferrato,

era arrivato in Terra Santa, rocambolescamente era riuscito a prendere il comando

delle forze crociate e residue superstiti dopo la sconfitta inflitta dal Saladino,

aveva difeso eroicamente contro il Saladino il Porto di Tiro,

garantendo quindi ancora una volta ai crociati il collegamento marittimo con la madrepatria.

Il Saladino aveva sediato Tiro difesa da Corrado di Monferrato senza riuscire a prenderla.

A un certo punto il Saladino, sperando di convincere Corrado ad arrendersi,

fa portare sotto le mure di Tiro, suo padre, il vecchio Marchese Guglielmo,

minacciando di giustiziarlo se Corrado non cederà la città.

Il Marchese Corrado dalle mura risponde,

mio padre ha già vissuto abbastanza.

A questo punto il Saladino non fa giustiziare il vecchio Marchese,

anzi lo rimanda a casa con tanti saluti, però comunque fatto sta Corrado e l'eroe della crociata,

viene eletto dai baroni re di Gerusalemme, poche ore dopo viene assassinato a Pugnalate

in una via di Gerusalemme, non si sa mai saputo da chi.

Il fratello minore Bonifacio è quello a cui adesso i baroni francesi vanno a proporre di capeggiare la crociata.

A noi verrebbe da pensare che magari la Terra Santa in Monferrato non portava tanto bene,

ma avete già capito che loro ragionavano in un altro modo.

Bonifacio accetta di Corsa.

E a questo punto abbiamo tutto, abbiamo il trasporto, abbiamo l'accordo con i Veneziani,

abbiamo l'appuntamento primavera del 2002 e ci troviamo tutti a Venezia.

E nella primavera del 2002 i crociati cominciano a partire dalla Francia del Nord e affluiscono verso Venezia.

Lì cominciano a venire fuori le prime grane, perché non sono tutti d'accordo che sia una buona idea partire da Venezia.

Ci c'è gente che preferisce tape partire da Marsiglia,

c'è gente che non vuole partire con il grosso, vuole partire per conto suo,

però insomma la maggior parte arrivano a Venezia.

Uno di quelli che ci arrivano è il secondo dei nostri testimoni.

Non è un grande barone come Gioffreau de Villardois, uno dei capi della crociata,

di quelli che fanno i negoziati e che conoscono i segreti.

No, il secondo testimone che si chiama Robert, Roberto Clarì, è un cavaliere, un cavaliere qualunque.

Un cavaliere povero, come dice lui, perché lui il mondo aristocratico lo vede diviso in due e ci sono i grandi signori

che lui nel suo dialetto della Francia del Nord chiama i ricchi home, i ricchi.

E poi ci siamo noi, i loro vassalli, i poveri cavaliere, i poveri cavalieri.

Ecco, ovviamente capite un cavaliere in quella società, è comunque un signore per i contadini,

un cavaliere è uno di quelli che comandano, ma rispetto ai principi e ai grandi baroni,

un cavaliere come Roberto Clarì si sente è una persona normale, una persona qualunque.

I grandi baroni, Villardouen, l'ha già vista Venezia e è andato a negoziare col doge.

Roberto Clarì ci arriva nella primavera del 2002, non l'ha mai vista in vita sua.

E qui viene fuori, come dire, sapete qual è il motivo per cui io vi racconto stasera questa lunga storia,

e che il tema del festival di quest'anno è la meraviglia.

E allora, la meraviglia è il filo conduttore della memoria di questi uomini che hanno visto Costantinopoli

e che prima di Costantinopoli hanno visto Venezia.

E già quella cosa lì è bastata per Sbigottili.

Roberto Clarì arriva a Venezia e lo racconta tutte queste navi, navi di tanti tipi diversi,

usa tutti i termini tecnici, i dromoni, gli uscieri, quando i pellegrini furono tutti riuniti a Venezia

e videro la potente flotta che era stata fatta, le ricche navi, i grandi dromoni,

gli uscieri per portare i cavalli e le galere si meravigliarono molto

ed è la grande ricchezza che trovarono nella città.

Ora Venezia è una grandissima città, ma i pellegrini sono tanti, migliaia, migliaia,

in città non trovano posto, li sbattono tutti al lido, ad accamparsi sotto le tende al lido di Venezia.

E la flotta è pronta e la costruzione della flotta è stata un'impresa colossale

e adesso che i pellegrini sono arrivati il doge presenta il conto.

E qui cominciano i guai, perché l'accordo era per trasportare 4.500 cavalieri

e invece loro sono stati molto ottimisti.

Villa Duane dice, e per colpa di tutti quei bastardi che sono andati a imbarcarsi d'altre parti,

perché se venivano tutti a Venezia come si era deciso non c'era problema,

invece sono... fatto sta che a Venezia invece di 4.500 cavalieri ce ne sono solo mille

e gente a piedi in proporzione, ma il doge vuole essere pagato, questo è un contratto ragazzi,

avete firmato? Quindi la somma è quella, allora i crociati si tassano.

Ogni cavaliere invece di due marchi ne tira fuori 4, più 4 per il cavallo,

anche i poveri fanno tirare fuori i soldi, un marco a testa, anche i più poveri fanno il conto,

mancano ancora 50.000 marchi, più di metà del totale.

E il doge comincia a essere leggermente innervosito, dice Clarì.

Il doge ci ha fatto il seguente discorso, signori, ci avete messi nei guai,

perché io ordinato in tutto il mio paese che nessun mercante andasse a commerciare

e che tutti aiutassero a radunare questa flotta e ci hanno tutti lavorato

e non hanno guadagnato niente per un anno e mezzo, anzi hanno speso molto

e perciò i miei uomini e anch'io vogliamo che paghiate i denari che ci dovete.

E se non lo fate, sappiate che non vi muoverete da quest'isola,

sono tutti all'ido, prima di averci pagati, e non troverete chi vi porti da bere e da mangiare.

In realtà Robert de Clarì aggiunge, il doge era una persona per bene,

non ha mica impedito che ci portassero da bere da mangiare.

Dopodiché fanno un'altra colletta, tirano fuori tutto quello che hanno ancora nella borsa,

prendono in prestito tutto quello che possono, pagano, mancano ancora 36.000 marchi.

A questo punto il doge propone la soluzione e dice,

guardate ragazzi, noi per puro caso ci stavamo preparando a fare una piccola spedizione,

ci sarebbe una città qui vicino in Dalmazia, si chiama Zara, che in passato obbediva a noi

e adesso invece si è ribellata, non ci vuole più obbedire, si è messa sotto la protezione del Redungheria

e noi stiamo per partire per andarcela a riprendere questa città.

Se voi ci accompagnate a conquistare Zara, faremo di sicuro molto bottino

con la vostra parte del bottino pagate il biglietto e a quel punto vi portiamo in Egitto.

I capi dei crociati si trovano davanti all'alternativa che poi continuerà a ossessionarli per tutto il resto della crociata

e cioè ci sono quelli che dicono, ma non siamo mica venuti per fare una roba del genere.

No! E ci sono quelli, la maggioranza, che hanno la sindrome che non si può permettere che l'impresa fallisca,

è uno sforzo talmente enorme, abbiamo emesso insieme un tale esercito

e lasciamo tutto andare a male perché mancano un po' di soldi, no? La priorità assoluta è che la crociata vada avanti

e se per andare avanti dobbiamo fare degli accordi con i veniziari li facciamo

e quelli che non sono d'accordo sono dei traditori.

Billard-Wayne è di questi che vede traditori dappertutto.

Tutti quelli che dicono, ma veramente io mi sono impegnato a andare a Gerusalemme, mica andare a Zara,

per lui sono dei traditori che non vogliono che la crociata abbia successo.

C'è anche un legato papale che accompagna la spedizione

e il legato papale garantece che il papa, se lo sapesse, sarebbe d'accordo anche lui.

La cosa più importante è che la spedizione non fallisca, quindi assolutamente andate avanti.

In effetti la cosa un po' grossa è, la cittadizzara cristiana si è messa sotto la protezione del redungheria

che non solo è cristiano, ma ha anche preso la crocia anche lui

e tuttavia alla fine la maggioranza dei capi decide di accettare l'offerta dei veneziani

dice Roberto e Clarì, il cavaliere povero.

Ma tutti quelli dell'esercito non seppero mica di questa decisione, tranne i capi più importanti.

A questo punto torna sulla scena il doge che fa un grande colpo di teatro.

Abbiamo già detto che 50 galeri veneziane si uniranno comunque alla crociata con i loro equipaggi,

quindi un gran numero di veneziani partiranno anche l'ora d'accompagnare i crociati.

Il doge riunisce in San Marco tutti i veneziani che devono partire insieme ai crociati, sale sul pulpito e parla al popolo.

Signori, siete in compagnia della miglior gente del mondo e per la più alta impresa che mai qualcuno abbia affrontato.

E io sono un uomo vecchio ed ebole e avrei bisogno di riposo e sono mutilato nel corpo e ceco.

Ma vedo che nessuno di voi saprebbe governare e comandare come me.

Se volete concedervi che io prenda il segno della croce per accompagnarvi e istruirvi e mio figlio rimanga al mio posto a difendere la città,

io andrei a vivere e morire con voi e con i pelle grini.

E naturalmente tutti si mettono a piangere e tutti griddono sì, sì, vai, vai e il doge prende la croce e partirà alla testa del contingente veneziano.

Dice Willard Duane che è entusiasta chiaramente di questa cosa.

Quell valoroso avrebbe avuto tutta la possibilità di restare a casa perché era un uomo vecchio e aveva gli occhi nella testa, belli.

Eppure non vedeva niente che aveva perduto la vista per una ferita che aveva avuto la testa.

Era di gran cuore, come gli assomigliavano poco, quelli che erano andati ad altri porti per schivare il pericolo.

Ed dunque la flotta salpa e qui non ve la faccio lunga ma meriterebbe di leggere tutto il resoconto che fa Robert de Clary che su quella flotta si è imbarcato,

dello spettacolo meraviglioso di nuovo, loro hanno in realtà in cose diverse alla guerra medievale dalla nostra e che loro ci vedono la bellezza.

C'è un senso estetico fortissimo, una flotta che parte con tutti i pennoni, le bandiere, tutto pitturato, tutto colorato, gli stemmi, le bande che suonano, le trombe, i tamburi,

il clero che canta, veni, creator spiritus, essere a bordo di quella flotta è anche solo vederla partire, è un'esperienza indimenticabile.

E quindi partono, non ve la faccio lunga, arrivano a Zara, la prendono, la saccheggiano, spartiscono il bottino.

Dopodiché i Veneziani dicono, sapete che ormai è un po' tardi per andare fino in Egitto, magari è meglio se ci fermiamo qua, sverniamo e poi la prima vera prossima andiamo tutti in Egitto.

Intanto, tocca fare anche una cosa un po' spiacevole e cioè devono scrivere al Papa per raccontargli quello che hanno fatto.

Scrivono e il Papa non è contento per niente e gli scrive che hanno fatto malissimo a fare questa cosa, ma comunque li assolve.

Perché non lo facciano più e si guardino bene dall'attaccare altri cristiani.

E quindi loro è vero è che d'inverno non si naviga nel Mediterraneo ovviamente, si sta a casa, quindi loro passano l'inverno lì.

E nel dicembre del 1202 arriva a Zara il Marchese Bonifacio di Monferrato finalmente a prendere il comando dell'esercito e con lui arriva un personaggio esotico.

Perché il Marchese Bonifacio prima di partire è andato in Germania a salutare l'imperatore, il suo signore, e a Natale alla Corte dell'imperatore ha incontrato un giovane principe che veniva da Costantinopoli, da Bisanzio.

Da un mondo al tempo stesso molto vicino è incredibilmente lontano.

Da Costantinopoli era arrivato in Germania un giovane principe, si chiamava Alessio Angelo, figlio dell'imperatore Isacco II.

Il giovane principe è scappato da Costantinopoli in incognito e è venuto in occidente a chiedere aiuto, perché suo padre è stato deposto da un colpo di stato.

Il colpo di stato lo ha fatto lozio.

Il fratello di Isacco lo ha deposto, lo ha acceccato e ha preso il potere.

Il figlio Alessio è riuscito a scappare e adesso viene a chiedere aiuto.

Arriva quindi dall'impero bizantino.

Ora voi immaginate che cos'è l'impero bizantino in quel momento?

Non è più un impero inmenso, però comunque vuol sempre dire i Balcani, un bel pezzo di Asia minore, creta, cipro e l'immensa capitale Costantinopoli.

È un impero dove parlano greco, che in occidente nessuno capisce junge.

Il fatto che loro parlano greco, detto fra parentesi, vuole anche dire che leggono Omero nel testo originale, leggono i tragici greci.

Cioè roba che in occidente nessuno sapeva neanche che esistessero, invece i bizantini leggono Eschilo e Uripide.

Parano greco, infatti i nostri occidentali li chiamano i greci, ma loro, gli abitanti dell'impero bizantino, non pensano di essere greci.

Loro pensano di essere i Romani, perché quello è l'impero romano d'Oriente, che ha sempre continuato senza nessuna interruzione dai tempi di Costantino, con la sua capitale a Costantinopoli.

Loro parlano greco e in greco dicono noi, i Romani, che siano Romani in occidente non ci crede nessuno.

I Romani siamo noi che abbiamo Roma e che parliamo latino, ma invece i greci di Costantinopoli si sentono i veri Romani.

E sono cristiani naturalmente, però sono un po' diversi, soprattutto perché non riconoscono l'autorità del Papa, e questa cosa in occidente brucia.

Sono fratelli cristiani anche loro, però sono fratelli che sbagliano, e sbagliano molto.

Vivono in questo impero che rispetto all'Occidente, che è tutto diviso regni, contemporanei, principati, comuni, indipendenti, mille poteri in concorrenza fra loro.

E invece l'impero bizantino è un impero follemente centralizzato, governato da un imperatore con pieni poteri, fino al prossimo colpo di Stato,

una poderosa burocrazia, un'economia statalista in cui a nessuno viene permesso fare troppi profitti e lo Stato controlla tutta l'economia, mentre nelle città come Venezia c'è il capitalismo selvaggio.

E infatti non per niente i mercanti italiani già a quest'epoca si stanno mangiando l'economia dell'impero bizantino, perché l'impero bizantino con suo sistema centralizzato non regge alla concorrenza dei mercanti italiani.

Chi conosce quel mondo? Lo conoscono appunto i mercanti. Costantinopoli è piena di Veneziani, di Genovesi, di Pesadi, Pisani e poi lo conoscono i sovrani, perché a livello di sovrani si negozia con i bizantini e ci si scambia anche alleanze e matrimoni.

Perché Alessio da Costantinopoli è arrivato in Germania a chiedere aiuto? Perché l'imperatore ha sposato sua sorella.

E perché Bonifacio se lo porta dietro quando va a Zara a prendere il comando dell'esercito crociato? Perché sono parenti anche loro.

Il fratello maggiore di Bonifacio, corrado, aveva sposato l'azia di Alessio, a quel livello il mondo dei regnanti è unico, tutto legato.

Quindi Bonifacio si porta dietro a Zara, il giovane Alessio Angelo, il quale ha da fare ai crociati e ai Veneziani, una di quelle proposte che è difficile rifiuttare.

E cioè, dice, voi capite, lo zio cattivo è esaurato mio padre, torniamo, aiutatemi a riprendere il trono, a punire l'usurpatore, a difendere i miei legittimi diritti davanti a Dio.

E io mi impegno a finanziare la crociata con un enorme contributo, fissano le cifre naturalmente.

Non solo, Alessio si impegna, sapendo qual'è l'altro punto debole oltre ai soldi.

Io mi impegno a riportare la chiesa greca all'obbedienza di Roma, se voi vi aiutate a riprendere il trono.

Fa queste promesse colossali.

Non è ben chiaro quanto siano rimasti sorpresi i capi dei crociati, anzi, a dirle verità è probabile che questa cosa fosse già nell'aria, che l'avessero capito, che si materializzava questa offerta.

I Veneziani hanno una gran voglia di accettare, perché, come dire, Costantinopoli e l'altro grande hub commerciale, oltre Alessandro ed Egitto,

lice da fare profitti commerciali colossali e i Veneziani a Costantinopoli, per tanto tempo, hanno avuto tutti i privilegi commerciali.

E invece gli ultimi imperatori favoriscono i genovesi, favoriscono i pisani e i Veneziani... i Veneziani rosicano, ecco.

E qui entra in scena, se volete, il nostro terzo protagonista.

Vi ho parlato di due dei crociati, Gioffrodo Villardouen, il grande barone, Roberto Claril, Cavaliere Povero.

Ma il terzo testimone è un greco, o meglio, è un romano, come diceva lui.

È un grande funzionario dell'impero bizantino, un ministro, un personaggio di altissimo livello, si chiama Niceta, Niceta Cognata.

E Niceta, che è un ministro dell'imperatore, racconta anche lui questa storia.

Adesso entra anche la sua voce, racconta come Alessio è andato dai Veneziani a fare queste proposte,

ma Niceta è convinto che sono i Veneziani che hanno macchinato tutto.

Alessio è un burattino.

L'animaccia nera di tutta questa storia è il doge Enrico D'Andolo, che ai crociati sembrava un grande eroe.

Niceta, di questo che lui chiama il Ducs Veneticon, Enricos D'Andulos, ha un'idea abbastanza diversa.

Un uomo privo degli occhi è molto in là con gli anni, ma un invidioso che odiava i Romani,

un astuto impostore che proclamava di essere tanto saggio e non vedeva l'ora di farla pagare ai Romani.

Insomma, secondo Niceta Cognata, sono i Veneziani che sono approfittati di Alessio.

Era un ragazzino, non sapeva mica cosa prometteva, gli hanno fatto firmare tutto quello che volevano.

Dice Niceta, testualmente, un mare di soldi che non aveva e poi questa vergogna.

Ecco, Alessio ha promesso con grande leggerezza per la società bizantina tornare all'obbedienza di Roma,

ma è una vergogna intollerabile, perché Roma ha torto e siamo noi che abbiamo ragione.

Tornare all'obbedienza di Roma soltanto un ragazzino mentecatto che si fa manovrare dagli stranieri,

può aver promesso una cosa simile, rinunciare alla fede dei nostri padri per obbedire a quelli di Niceta di Roma vecchia.

Perché Costantinopoli è Roma naturalmente, la Roma nuova, quella dei papi è la Roma vecchia, sprofondata nel peccato e nell'errore.

Come potete bene immaginare, la proposta di Alessio viene discussa tra pochi, come dire, ammessi al segreto fra i capi, fra i baroni,

Villardouen c'è naturalmente, discutono e ovviamente ci sono quelli che non sono d'accordo, perché si trattava di attaccare dei cristiani e loro non erano partiti per questo.

Anzi, volevano andare in Palestina e l'altra parte dice, Villardouen gli rispondeva,

Bei signori in Palestina non combinerete niente, Bei signori, è normale, Biau signori, fra gentiluoni, fra cavalieri, fra baroni, in antico francese, ci si rivolge così agli altri.

Biau signori, Bei signori, non combinerete niente, volete andare a crepare di fame laggiù? Non abbiamo soldi, non abbiamo viveri, i Veneziani e Alessio ci promettono tutto.

Andiamo, rimettiamo sul trono il ragazzino che ha tutti i diritti, Dio sarà contento e poi finalmente partiremo per l'Egitto.

Alla fine quelli che non sono d'accordo se ne vanno e gli altri decidono di andare a Costantinopoli.

E solo a questo punto, dice Robert de Clary, ce l'hanno raccontato anche a noi, han deciso tutto fra i capi, poi finalmente l'hanno raccontato anche a noi e a quel punto l'hanno fatto venire avanti i vescovi.

E i vescovi, e gli abbiamo chiesto se era un peccato fare questa cosa di andare a Costantinopoli, i vescovi risposero che non era mica peccato.

Anzi era una grande opera buona, perché noi avevamo il legittimo erede che era stato diseredato ed era sacrosanto aiutarlo a difendere i suoi diritti.

E quindi arrivata la primavera del 2004, salpano da Zara, toccano Corfu, vari altri posti.

Alla fine di giugno prendono terra sulla costa asiatica davanti a Costantinopoli.

E qui di nuovo sbam, spalancano gli occhi, quasi nessuno di loro ha mai visto una città così.

Villardouane, ora potete sapere che guardarono molto Costantinopoli, quelli che non l'avevano ancora mai vista, che non potevano mica credere che in tutto il mondo ci potesse essere una città così forte.

E sappiate che non ci fu nessuno così coraggioso che la carne non gli fremesse.

E non c'era da stupirsi perché un'impresa così importante non è mai stata affrontata da nessuno dopo che il mondo fu creato.

Naturalmente Villardouane scrive dopo, quando ormai è tutto fatto, e loro hanno costruito questa interpretazione di quello che loro hanno fatto.

La più grande impresa che il mondo abbia mai visto.

E dunque la meraviglia dei crociati che arrivano sotto queste immense metropoli.

Ma Roberto Clarì dice anche la meraviglia degli abitanti di Costantinopoli che vedono arrivare questa enorme flotta.

Erano montati sulle mura e sui tetti delle case per guardare quella meraviglia.

Naturalmente mentre i crociati guardavano Costantinopoli e probabilmente erano divisi fra il dirsi, eh, sarà mica tanto facile riuscire a prenderle effettivamente,

e il dirsi, ma pensate alle ricchezze che ci sono dentro e i greci che dalle mura guardano fuori, quello che vedono arrivare, è un'immensa flotta di barbari.

Di barbari che vengono dall'Occidente, da quell'Occidente da cui non viene mai niente di buono.

I barbari, gli occidentali sono barbari e sono occidentali.

Niceta li chiama proprio così, eh, quando parla di loro li chiama a volte i latini.

Noi siamo i greci, loro sono i latini, ma più spesso Niceta dice quelli dell'Occidente.

E questi dell'Occidente sono brutta gente, sono gente strana, sono diversi anche fisicamente dai romani di Costantinopoli, perché i romani di Costantinopoli portano la barba.

E Niceta invece dice, questi qua, questi qua si radono la barba, in Europa a quell'epoca la barba non era di moda, non la portava nessuno.

E Niceta dice, sembrano sempre giovani, con le guance rasate in questo modo, rispetto a noi, ecco.

E Niceta dà anche la data dell'arrivo dei crociati, era l'inizio del mese di luglio del 6.711.

Perché a Costantinopoli non contano gli anni dalla nascita di Cristo, ma li contano dalla creazione del mondo.

E i loro dotti, studiando la Bibbia, hanno calcolato quanto tempo è passato dalla creazione del mondo e quindi il loro calendario va avanti dall'ora.

Adesso sono nel 6.700, ecco, pensate una civiltà che sa di vivere nell'anno 6.711.

Bene, i crociati sono arrivati e sperano ancora che il ragazzino Alessio, il quale ha promesso Mario Monti, dice, sono tutti a favore,

appena arriviamo noi ci apriranno le porte, quindi i crociati mettono Alessio su una barca e lo portano sotto le mura, sperando che la gente lo riconosca.

Non lo riconosce nessuno.

Grande delusione e quindi toccherà a sediare la città.

Intanto dentro la città lo zio usurpatore, ve l'ho già detto che si chiama Alessio anche lui, è diventato l'imperatore Alessio III.

L'ozio usurpatore che finora non ci credeva mica che arrivavano davvero i latini, quando gli ne parlavano pensava che fosse una barzelletta, dice Niceta,

non aveva fatto nessun preparativo, adesso che sono arrivati comincia a darsi una mossa, va a vedere la situazione della flotta,

scopre che l'intera flotta dell'impero bizantino comprende venti barche, marcite e mangiate dai vermi, non abbiamo una flotta.

La difesa principale della città, ci sono naturalmente truppe greche, cavalleria greca, ma la vera forza capace di difendere la città sono i variagi,

sono i mercenari norvegesi danesi inglesi che da secoli gli imperatori bizantini fanno venire dal nord, da secoli i vikingi sanno che se uno vuol fare carriera

e guadagnare un sacco di monete d'oro deve andare a sud, deve andare a Costantinopoli, l'ilimperatore paga bene

e i variagi che Niceta chiama anche i barbari armati di scure, sono questa forza appunto corazzata a piedi armati di queste grandi scuri

e loro sono i principali difensori della città, poi a difendere la città ci sarebbero anche quelli di Pisa,

perché essendo nemici dei Veneziani, se i Veneziani sono contro, quelli di Pisa sono a favore.

I Pisani fanno affari con Costantinopoli, c'è una colonia Pisana in città e si prepara ad aiutare i Greci a difendere la città

e finalmente i crociati danno l'assalto alle mura

e qui, qui capite, è proprio come nei film, anche se sembra incredibile, è come nei film, c'è questa città sul mare

una parte delle mura danno direttamente sul mare, lì si va sotto con le galere cercando di drizzare dalle galere delle scale

e dove c'è un po' di spiaggia, si cerca di prendere terra sulla spiaggia e anche lì, scale, appoggiare le scale ai muri e arrampicarsi su

come nei film o nei videogiocchi, da su ti tirano addosso la pecce bollente, ti tirano i sassi, dalle galere si tira con gli archi, con le balestre

per cercar di allontanare i difensori dalle mura, i cavalieri salgono sulle scale, sopra ci sono i danesi con le asce che li cercano di tirarli giù, si tenta, non si riesce

e a questo punto il doge prende di nuovo l'iniziativa, con grande entusiasmo di Villarduin

e ora potrete udire una straordinaria prodezza, perché il doge di Venezia, che era un vecchio e non vedeva niente, era tutto armato alla prua della sua galea

col gonfalone di San Marco davanti a lui e gridava i suoi che lo mettessero a terra, altrimenti li avrebbe fatti giustiziare

e così fecero, che la galea prende terra e saltano fuori e portano il gonfalone di San Marco a terra davanti a lui

e sbarcano, dopo un attimo non si capisce matte come il gonfalo di San Marco e su una delle torri

poi però li Veneziani si fermano, perché non osano andare avanti

e a questo punto l'imperatore Alessio che è dentro e che non è un soldato e costretto a furor di popolo a fare qualcosa

il popolo cominci a essere spaventato, Alessio prende la testa delle sue truppe greche e esce in massa dalla città per affrontare i crociati

e qui questa storia ce la racconta Roberto Clarica era lì, era uno dei cavaliere che, quando vedono che arriva il nemico e viene sotto, devono decidere cosa fare

tutto l'esercito dei cavaliere è organizzato in sette reparti

voi capite un signore, un gran signore con suo stendardo, con i suoi vassalli, quanti siamo 10, 15, un altro gran signore con i suoi vassalli

tra tutti un centinaio di cavaliere, alcune bandiere formiamo un reparto, il conte di fiandra un reparto, il conte di champagne un reparto

decidono, qui bisogna difendere l'accampamento, la maggior parte rimanga a difendere l'accampamento, quattro dei reparti

altri tre reparti invece vanno incontro al nemico, dice Roberto Clarì, organizzazione ferrea, ogni reparto aveva due comandanti che stabilivano se bisognava fermarsi, andare al passo oppure caricare

e abbiamo cominciato a muoverci perché lui era lì, nel secondo di questi tre reparti che cominciano a andare avanti al passo verso l'imperatore che è uscito dalla città con tutte le sue truppe

lui era lì nel secondo di questi reparti, il primo c'era il conte di fiandra che aveva chiesto l'onore di avere l'avanguardia

perché come sempre in questi casi quello che si fa è per far vedere chi sei e per guadagnarti gloria, oltre che bottino dopo naturalmente

e dunque l'avanguardia ovviamente è il posto più pericoloso, prima di cominciare c'è tutto il tempo di cominciare naturalmente, si discute, chi va per primo, vado io, va bene

e il conte di fiandra non può dirgli noi, il conte di fiandra va avanti a tutti, dietro c'è l'altro battaglione, l'altro scaglione dove c'è dentro Roberto Clarì col suo signore

messer pierdamien di amien, che Roberto Clarì non conno menziona mai senza dire libiaus e liprus, il bello e prode messer pierdamien il mio signore

e io ero lì con lui, siamo al secondo posto e poi a un certo punto i consiglieri del conte di fiandra gli dicono

ma sarà prudente andare incontro al nemico, ma non sarebbe meglio tornare indietro e restare fermi vicino all'accampamento, perché lì combattiamo meglio

e abbiamo tutti i nostri dietro che ci possono aiutare, sì sì dai è meglio è meglio torniamo indietro

e il primo scaglione al comando nel conte di fiandra comincia a tornare indietro

e quelli del secondo scaglione dove c'è Roberto Clarì col suo signore vedono il primo scaglione che torna indietro

e si fermano

cito da Roberto Clarì che era lì e che ha vissuto la giornata della sua vita quella volta

e tutti dicono, tutti insieme, che il conte di fiandra faceva una cosa vergognosa

che tornava indietro pur avendo la vanguardia e dicono tutti insieme

Sire, Sire, il conte di fiandra torna indietro, visto che torna indietro vi lascia la vanguardia

prendiamola in nome di Dio

intanto il conte di fiandra torna indietro si accorge che loro sono i masti fermi

gli mando un messaggio dicendo per piacere tornate indietro anche voi

e Messer Pierre Damien gli risponde che non ritorneranno a fatto

ma questo ve lo devo dire nel francese antico di Roberto Clarì

e Messer Pierre Damien lì remandà, chi ne returnerà niente

e il conte di fiandra gli manda altri messaggeri per dire che per Dio non gli facciano questa vergogna

e che tornano indietro anche loro, che lui è tornato perché gli hanno consigliato di farlo

ma loro rifiutano e Pierre Damien comanda, signori, cavalcate in nome di Dio al passo

e tutti quelli che erano rimasti indietro cominciarono a gridare

guardate, guardate, il conte di San Paul e Messer Pierre Damien vanno a combattere l'imperatore

signore e Dio cominciarono a dire e a gridare

signore e Dio proteggete oggi loro e tutta la loro compagnia

guardate, hanno l'avanguardia che il conte di fiandra doveva avere

dopodiché Roberto Clarì che era lì e che io non so se ha avuto tempo di alzare gli occhi verso la città

magari l'ha anche avuto, ma dopo quando si ricorda questa cosa se lo ricorda benissimo

che mentre noi eravamo lì andavamo avanti verso il nemico e avevamo l'avanguardia

tutte le donne, le ragazze della città erano lì alle finestre che ci guardavano

e questa è la cosa formidabile, noi eravamo lì bellissimi

e le ragazze ci guardavano, le damele da Migele del Palazzo e quelle del popolo sulle mura

e dicevano fra loro che i nostri sembravano angeli, tanto erano belli

chi gliel abbia poi raccontato a Roberto Clarì che le ragazze greche dì

però insomma lui quella cosa lì è sicuro, eravamo belli, accidenti eravamo belli

tanto che il Conte di Fiandra per la vergogna torna indietro, li raggiunge

a quel punto vanno avanti alla pari perché nessuno vuole cedere, vanno avanti

e l'imperatore Alessio si spaventa, volta le spalle e torna in città con tutta la sua gente

e loro rimangono fuori padroni del campo senza aver dovuto dare una botta di spada

Willard Duane, che qui è un po' più freddo di Roberto Clarì, commenta

e sappiate che non ci fu nessuno così coraggioso da non essere molto contento

inoltre probabilmente nessuno ha detto era meglio se le stavano fuori che combattevamo

benissimo così, sono tornati dentro, abbiamo vinto senza combattere

e a questo punto però Alessio è finito perché il popolo della città non riconosce più la sua autorità

non ha avuto il coraggio di affrontare i barbari invasori e scappa

Alessio III sale in barca con suo tesoro e lascia la città di nascosto

Niceta Cognata che era stato suo ministro commenta questa fuga di Alessio

anzi come dire fa un ritrattino dell'usurpatore che è scappato, dice

vabbè era un gran vigliacco, ma non era cattivo, era una persona piacevole

con cui si poteva discutere, non faceva inchiodare gli occhi o tagliare le mani e i piedi

dice Niceta trasformandosi in cuoco di uomini

ecco un imperatore bizantino e uno che cucina gli uomini, quelli che gli dispiacciano

gli oppositori, gli avversari, lui no, lui era una persona per bene tutto sommato

ma era un usurpatore e aveva la coscienza sporca, temeva la giustizia di Dio

era sempre inquieto, angosciato, a questo punto Costantinopoli si sveglia senza un imperatore

chi prende in mano la situazione gli eunuchi di palazzo e le guardie armate di scure

i variagi danesi e inglesi che sono la principale forza militare, si mettono d'accordo che facciamo

rimettiamo sul trono Isacco, lo andiamo a prendere, l'usurpatore lo ha fatto a ciecare, pazienza

lo portano per mano, cieco come, lo rimettono sul trono e Isacco sul trono dice

mandata a chiamare mio figlio che è fuori con i barbari e quindi mandano a chiamare Alessio

Isacco se lo associa al trono diventa ovviamente Alessio IV

ma i crociati prima di lasciare Alessio andare e lasciarlo rientrare in città

si assicurano che anche il padre Isacco confermi tutti gli impegni presi

i soldi, il sostegno alla crociata e così via Isacco firma tutto

Niceta che è lì e vede tutto si mette le mani nei capelli

per giorni e giorni a palazzo arrivavano questi capi degli occidentali

si sedevano lì in presenza dell'imperatore e bisognava riceverli tutti lì a adularli i nostri benefattori

i nostri salvatori tutti a spendere regali, banchetti hanno svuotato il tesoro imperiale

e per questi barbari non ce n'era mai abbastanza

perché nessun altropopolo è più avvido di ricchezze degli occidentali

oh hanno preso Costantinopoli pacificamente a questo punto

loro se ne stanno alloggiati fuori ma chi vuole va a fare il turista in città

è il momento in cui davvero dall'esercito crociato un sacco di gente scopre per la prima volta

cos'è Costantinopoli, meraviglia generale, palazzi, chiese, reliqui e di santi

è un momento meraviglioso

ma non dura perché il popolo di Costantinopoli sopporta male questi stranieri arroganti

che sono venuti a comandare a casa nostra

gli imperatori li favoriscono fanno malissimo

cominciano gli scontri, cominciano le aggressioni contro i turisti occidentali

cominciano gli incidenti

a un certo punto i crociati vengono a sapere cosa incredibile e inaudita

che a Costantinopoli c'è perfino un quartiere musulmano con una moschea

non è concepibile

procedono a fare una spedizione punitiva per andare a bruciare la moschea

i musulmani del luogo si difendono, i greci cristiani accorrono in aiuto dei vicini musulmani

e respingono i crociati, nello scontro scopia un incendio

un enorme incendio che devasta una grossa parte della città

bruciano interi quartieri, brucia il forro di Costantino, brucia parte dell'ipodromo

bruciano chiese, palazzi, vie commerciali, piene di botteghe, moltissimi morti

moltissima, senza tetto, gente che ha perso tutto

per parecchi giorni ci si può spostare solo via mare

talmente l'infuoco e il fumo occupano la città

brucia anche la casa di un'ilceta coniate fra l'altro, il grande palazzo che questo ministro aveva

e intanto i rapporti fra la popolazione locale e i crociati ormai sono pessimi

e il giovane Alessio e suo padre Isacco decidono che a questo punto gli impegni con i crociati non li mantengono

anche perché i soldi non ci sono comunque

e quindi non pagano, i crociati insistono

c'è il contratto, c'è l'accordo, niente, non pagano

mandano un gruppetto di ambasciatori al palazzo dell'imperatore

con l'incarico di dirgli che se non paga

loro lo sfidano e la pagherà cara

questi ambasciatori ci vanno senza ben sapere se torneranno indietro a tutti interi

e Villard 2 anche è lì, lo racconta, insomma ecco

ci hanno accolti, siamo arrivati, eravamo armati, siamo andati armati

siamo entrati nella sala del troro, c'era lì gli imbi due imperatori, tutti i loro ministri, le guardie

gli abbiamo fatto il nostro discorsetto, gli abbiamo detto che se non pagavano si considerassero sfidati

poi ci siamo girati, siamo tornati indietro

per fortuna nessuno si è emosso, siamo tornati indietro

ma non era mai successo che nel palazzo dell'imperatore venissero degli stranieri a sfidarlo

apertamente e ne uscissero ancora tutti intieri

Robert Declari sa anche di un'altra cosa, gli hanno raccontata, questa non sarà vera, ma è vero simile però

sa che anche il doge ha avuto un dialogo con il giovane Alessio

il giovane Alessio sull'arriva a cavallo, il doge sulla solita galera

e il succo del discorso e che il doge alla fine ha detto all'imperatore

cito testualmente

ragazzaccio furfante, noi ti abbiamo tirato fuori dalla merda e nella merda ti rimetteremo

e a questo punto i crociati si preparano a sediare per la seconda volta a Costantinopoli

ma dentro la città il potere degli imperatori sta crollando perché sono impopolari anche loro

intanto il padre Isacco è geloso del figlio Alessio che ha preso le cose in mano

il padre Cecco è circondato da gente che gli parla di oracoli e profezie

per cui ritroverà la vista e ringiovanirà e diventerà imperatore del mondo

quanto al giovane Alessio è accusato di passare il tempo in orge sadomaso con i suoi cortigiani

alla fine inevitabilmente arriva il colpo di stato

un altro grosso personaggio che si chiama, dovinate come si chiama di nome, Alessio

Alessio Ducas prende il potere, fa fuori sia il vecchio Isacco sia il giovane Alessio

sin corono imperatore Alessio Quinto

a questo punto nel campo dei crociati il discorso e no il discorso non è uno solo

perché Robert Vecleri dice anche quando abbiamo saputo che era stato ammazzato Alessio

molti hanno detto e chi se ne frega tanto non pagava a me non me lo importa proprio niente

altri hanno detto eh no è una vergogna uno che si è permesso di uccidere il suo signore

usurpare il trono noi dobbiamo vendicarlo

sono li che discutono su cosa fare l'usurpatore Alessio Quinto

come dire si gioca tutto perché gli manda a dire che devono andarsene

e quando si vedono arrivare questo messaggio arrogante che dice adesso venne andate

i capi dei crociati a quel punto sono tutti d'accordo chi questo questo ci manda a dire queste cose

questo che ha assassinato il suo signore di notte a tradimento lui viene a darci degli ordini

gli la facciamo vedere noi avete capito che gente sono non normalmente e come ragionano e quali sono le loro reazioni

gli la facciamo vedere noi e a quel punto il discorso è chiarissimo signori questi greci sono dei traditori

sono gente che non mantiene i patti sono degli assassini dei criminali non meritano niente

noi adesso conquistiamo l'impero e ce lo prendiamo noi

si mettono d'accordo i veneziani e i crociati francesi ci spartiremo costanti nopoli e ci spartiremo l'impero metà per uno

e leggeremo un imperatore sarà uno dei capi crociati e leggeremo un nuovo patriarca di costanti nopoli

sarà un veneziano metteremo in comune tutto il bottino e queste decisioni vengono comunicate all'esercito

tutti sono informati che adesso per ristabilire la giustizia per sconfiggere il malvagio usurpatore

e per punire questi malvagi greci che ora si comincia anche a dire che non vogliono ubidire a Roma che non vogliono ubidire al Papa

e quindi non si meritano di essere indipendenti allora noi adesso conquisteremo la città e l'impero

il bottino sarà messo tutto in comune e spartito in parti uguali in modo onesto

ci credono sul serio fanno giurare tutti fanno giurare che non stupreranno le donne e che non le spoglieranno dei loro vestiti

che chi fosse colto sul fatto sarebbe ucciso e fecero giurare sui santi che nessuno avrebbe toccato monaci, chierici o preti

se non per difendersi e che non avrebbero saccheggiato le chiese ai monasteri

e l'assedio ricomincia con questo clima di entusiasmo religioso stavolta

perché davvero stavolta Dio è con noi, loro sono comandati da un infame usurpatore assassino e sono nemici di Roma

Dio è con noi e in effetti sembra proprio che Dio e la Madonna siano con loro perché quando l'usurpatore esce in battaglia

portando con sé la grande icona della Madonna che da sempre gli imperatori bizantini portano con sé in battaglia e che promette la vittoria

i crociati vincono e si impadroniscono dell'icona

e la portano nel loro campo dove viene accolta con immenso entusiasmo da tutto il clero con tutti i più grandi onori

la Madonna è venuta dalla nostra parte

l'usurpatore torna in città e cerca di nascondere il fatto che ha perso l'icona

poi però dopo un po' allora a questo punto la portano fuori in barca come al solito per farla vedere a tutti l'icona se l'abbiamo noi

detto questo l'assedio all'inizio non va bene

l'attacco viene respinto i greci dalle mura

Roberto e Clarì

i greci montarono sulle mura

urlando verso i crociati che tornavano indietro insomma e si calavano le bracche e gli mostravano il culo

e a questo punto nell'esercito crociato si comincia a avere qualche dubbio ma che davvero dia con noi perché non vinciamo

e allora il clero deve darsi da fare

e dire no la battaglia è giusta, battaglia è giusta, dia con noi di sicuro

questi sono nemici del papa, nemici della vera fede, dicono che la legge di Roma non vale niente non è vero

e comunque già che ci siamo allontaniamo tutte le prostitute dell'accampamento

è la prima volta che veniamo a sapere quello che potevamo anche immaginarci

come qualunque accampamento militare del passato, l'accampamento dei crociati è pieno di prostitute

ma in quel momento quando bisogna che Dio e la Madonna siano con noi

ecco bisogna far vedere che insomma qualcosa facciamo

e finalmente danno l'ultimo assalto

e arrivano a fare una breccia nelle mura, quelli da sopra di rangiù, la pece bollente, i sassi

fanno una breccia nelle mura, questo lo racconta Robert de Clary che di nuovo era lì

e con lui c'era suo fratello che era un chierico

però evidentemente era uno di quelli che erano stati fatti chierici per politica familiare

ma che come dire sapeva fare meglio qualcos'altro

Robert de Clary racconta tutta la terza persona, dice eravamo lì, è stata fatta la breccia

e nessuno osava entrare

e c'era lì un chierico si chiamava Aleom de Clary

che era sempre il primo in tutti gli assalti

quando Aleom il chierico vide che nessuno osava entrare

si fece avanti e disse che sarebbe entrato lì

sarebbe entrato lui scusatevi

e c'era lì un cavaliere, suo fratello

si chiamava Robert de Clary

che gli ero proibì

e gli disse che non sarebbe affatto entrato

e il chierico disse che l'avrebbe fatto

e si ficco dentro, mani e piedi

e quando suo fratello lo vide

lo prende per il piede e comincia a tirarlo fuori

finché malgrado suo fratello che volesse o no

il chierico entrò

quando fu dentro gli corano addosso tantissimi greci

il chierico tira fuori il coltello

e gli corre incontro e li fa scappare tutti

e a quel punto entrano tutti

in città si sparge la voce che i crociati sono entrati

i cittadini cominciano a seppellire le loro ricchezze

sotto terra in giardino o a scappare

l'usurpatore Alessio V tanto per cambiare

scappa in barca anche lui con la famiglia

i crociati si fermano perché inoltrarsi in questa immensa città

anche se già mezza devastata dal fuoco

ma il giorno dopo gli viene incontro il clero in processione

a chiedere pace

e a questo punto semplicemente bisogna accordare

agli uomini dell'esercito i tradizionali tre giorni di saccheggio

perché è un esercito che ha preso con la forza una città

per le leggi di guerra a diritto al saccheggio

ordinato, organizzato, avete giurato di non stuprare nessuno

avete giurato di mettere in comune il bottino, andate

Robert de Clarire racconta il saccheggio in termini idillici

dopo che la città fu presa non si fece male a nessuno

ne povero, ne ricco

e chi vuole andarsene se ne andò e chi vuole restare rimase

dopo di che anche Robert Spalanca gli occhi non vi immaginate il bottino

dalla creazione del mondo

non fu visto un simile bottino

né al tempo di Alessandro, né al tempo di Carlo Magno

e voi capite, voi capite cos'anno in testa loro, cos'è che hanno letto, cos'è che gli hanno raccontato

come fai a dargli torto, chi sono i grandi uomini?

Alessandro Magno, perché ha fatto grandi conquiste

Carlo Magno, perché ha fatto grandi conquiste

e anche noi abbiamo fatto grandi conquiste

e poi però la meraviglia

Robert de Clarire a questo punto dedica 6 pagine a descrivere le meraviglie di Costantinopoli

e la parola torna fuori continuamente

e si meravigliarono molto della chiesa di Santa Sofia

e in un altro posto c'era un'altra meraviglia

ed escribe l'ipodromo, quelle sue gradinate

e c'era nella città un'altra meraviglia

ed escribe delle statue

è un'altra meraviglia

e tutte queste meraviglie ve le ho raccontate

ma c'erano molte di più che non possiamo mica raccontarvi

tutte queste meraviglie trovarono i francesi in Costantinopoli

quando lebbero conquistata

e dice Robert qui mi fermo

perché se uno vi raccontasse un centesimo delle meraviglie che abbiamo trovato

sembrerebbe una cosa di fantasia e non gli crederebbe nessuno

ora e chiudiamo il bello

e che questa storia ce la racconta anche Niceta Cognata

che era lì dalla parte di quelli che sono stati conquistati

e Niceta devo dire conferma

che il saccheggio non è stato caratterizzato da eccessi di atrocità

non è stato ammazzato e non parla mai di qualcuno che viene ammazzato

descrive questi invasori, questi barbari irritabili

che cercano i soldi, che cercano loro, sempre pronti a gridare, a minacciare

descrive gente malmenata, spogliata

donne violentate, quelle sì

entrao nelle case chiedendo ai padroni di tirar fuori ricchezza nascoste

malmenando alcuni, molti altri invece trattandoli bene

ma usando minacce nei confronti di tutti

e poi dice vero che a un certo punto ha detto bene chi vuole andarsene può andarsene

e anche noi ce ne siamo andati e qui comincia a raccontare la sua vicenda personale

lui che era un grande personaggio, un ministro, un uomo molto ricco

che però ha perso il palazzo nell'incendio

e adesso sta in un'altra casa, dice, ci eravamo trasferiti in una casa

porticata di difficile accesso, con l'ingresso buio

l'ideale per nascondersi data la situazione per cui dice tutti i nostri amici sono venuti a casa nostre

eravamo tutti lì e tra gli altri nostri amici c'era un veneziano

che abitava a Costantinopoli da tanto tempo con cui noi facevamo affari

perché era piena anche di occidentali la città appunto

e questo veneziano ci ha aiutati, questo veneziano ci ha tenuto lontano i saccheggiatori

poi ci ha aiutati a uscire dalla città quando è stato il momento

e siamo usciti dalla città, i servi erano spariti tutti

eravamo noi di famiglia, gli amici, quei bambini in collo, a piedi

siamo usciti, incrociavamo i barbari a cavallo che ci guardavano male

poi dopo un po' ci siamo accorti che i barbari guardavano soprattutto le ragazze

allora abbiamo detto alle ragazze di sporcarsi la faccia col fango e di stare in mezzo al gruppo

e così siamo arrivati fuori, ma eravamo appena quasi usciti che è arrivato un altro barbaro

particolarmente arrogante, ha visto una ragazzina del nostro gruppo ha voluto prendere

se l'ha strattonato se le portate dietro e se ne ha andato portandose la dietro

e noi gli siamo corsi dietro urlando

e poi per fortuna abbiamo incontrato degli altri barbari che parlavano un po' la nostra lingua

e gli abbiamo spiegato cosa succedeva e questi sono venuti con noi

e abbiamo raggiunto questo tizio che era entrato in una casa portandosi dietro alla ragazza

e gli altri barbari gli sono andati addosso e gli hanno detto che doveva lasciarla andare

questo non voleva, poi alla fine l'hanno costretto

io, dice Niceta, gli ho ricordato che avevano giurato di lasciar stare le donne

e alla fine questo qua ha lasciato andare la ragazza e noi abbiamo potuto andarci

questi abbomini commisero gli eserciti venuti dall'Occidente

contro un popolo cristiano

Robert Declarie qui chiudo davvero, dice ancora un'altra cosa

non è finita bene la spartizione del bottino

tutta la gente ha portato il bottino in comune e poi loro è tutto sparito

i capi che sorvegliavano il tesoro hanno cominciato a prenderselo loro

e lì hanno cominciato a comportarsi male verso la gente comune

si sono presi i migliori, all'oggi si sono presi tutto il bottino più prezioso

per noi gente normale è rimasto solo l'argento, loro è sparito

e poi però i capi l'hanno pagata molto cara

perché in realtà la storia non finirebbe qui

perché poi ci sarebbe la storia di come i capi dei crociati hanno nominato un imperatore

e si sono spartiti l'impero

e poi negli anni successivi sono tutti morti combatendo contro i grecio, contro altri barbari

e Robert che invece è tornato a casa in Picardia

con delle preziosi reliquie che ha regalato alla parrocchia

e ha avuto il tempo di raccontare questa storia

e lui appunto lo dice, gli altri l'hanno pagata molto cara

come sentirete poi e va avanti a raccontarla

ma noi invece non lo faremo, voi lo sentirete forse un'altra volta, questo resto della storia

Grazie

Grazie per aver ascoltato questa puntata

nella descrizione trovate il link al video geniale sul canale youtube del festival della mente

da cui è tratta questo episodio

se invece preferite i podcast è consigliatissimo il podcast del festival della mente

che raccoglie tutti gli interventi di tutte le edizioni

non solo del professor Barbero

sono più di 600 puntate e ce n'è per tutti i gusti

lo trovate su tutte le pietà forum cercando festival della mente

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naturalmente vi aspetto sulla community discord questo mercoledì per il palco del mercoledì

il nostro appuntamento settimanale di chiacchiere, riflessione e discussione

ci troviamo sulla community discord mercoledì alle 21

il link è nella descrizione dell'episodio

la musica è come sempre la boss antigua di Kevin MacLeod

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ci sentiamo la settimana prossima con una nuova puntata nel podcast del Sandro Barbero

ciao

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Lezione del professor Alessandro Barbero al Festival della Mente 2023.

«La cristianità rimase attonita quando si sparse la notizia che i cavalieri partiti per la Quarta crociata, anziché sbarcare in Egitto come previsto, si erano diretti nei Balcani per aiutare i Veneziani nei loro affari, e avevano finito per conquistare Costantinopoli, la capitale dell'impero bizantino. Ma la meraviglia maggiore fu quella dei crociati quando scoprirono lo splendore di una capitale millenaria, di cui non esisteva uguale in tutto l'Occidente. Una scoperta che si tradusse in un saccheggio sistematico: come sarebbe accaduto ancora molte volte nei secoli successivi, la scoperta delle meraviglie dell'Oriente suscitò negli occidentali soprattutto la smania di appropriarsene.» (festivaldellamente.it)

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