Il podcast di Alessandro Barbero: Lezioni e Conferenze di Storia: #140 La guerra civile francese – Le origini delle guerre civili – Barbero Riserva (Festival della Mente, 2021)
Fabrizio Mele 10/8/23 - Episode Page - 1h 28m - PDF Transcript
I soldati gridano al generale,
volevi farci sparare sul popolo?
Adesso è il tuo turno.
Marx, che da Londra segue attentissimamente
ora per ora quello che sta succedendo,
Marx commenta freddamente
che i governi reazionari che insegnano ai soldati a sparare, a fucillare la gente
e poi devono aspettarsi che succedano queste cose.
Buongiorno, buonasera, bentornate e bentornati a una nuova puntata del podcast
Alessandro Barbero, la storia come non l'avete mai sentita, la raccolta
indipendente senza scopo di lucro delle lezioni e conferenze del Professor Barbero.
Oggi ascoltiamo una puntata a Barbero Riserva dal festival della Mente 2021.
Il Professor Barbero racconta la storia della comune di Parigi nella lezione sulla
guerra civile francese per la serie Le origini delle guerre civili.
Buon ascolto.
Buongiorno.
Buonasera a tutti.
Il Cimitero del Perlasces è uno dei luoghi più visitati di Parigi.
Fa tre milioni e mezzo di visitatori ogni anno.
Lì sono Sepolti Jim Morrison, Edith Piaf, Oscar Wilde, Marcel Proust, Modigliani.
In un angolo del muro di Cinta del Perlasces c'è una lapide che in francese dice
ai morti della comune, 21-28 maggio 1871.
Sotto non mancano mai i fiori.
Contro quel muro, in quell'angolo, il 27 maggio del 1871, l'esercito francese
fucilò 147 fra uomini e donne, Elyseppellino, una fossa comune.
Nei giorni seguenti vennero ammucchiati nella stessa fossa altre centinaia di cadaveri
di gente fucilata al trove e poi Sepolta lì, oppure portata lì viva per essere fucilata.
Il Cimitero del Perlasceso non è in centro a Parigi,
e in periferia è addiacente al quartiere operai, quello che è una volta,
era il quartiere operai di Belleville,
quello dove sono ambientati i romanzi di Pennac, avete presente?
I fucilati di quei giorni erano gli operai del quartiere e le loro donne,
che avevano difeso le ultime barricate contro l'esercito del governo,
che stava riconquistando Parigi.
Parigi, che si era ribellata, aveva rifiutato di riconoscere l'autorità del governo.
L'ultimo giorno di quella che è passata alla storia come la settimana di sangue.
Nessuno sa quanta gente sia stata ammazzata in quella settimana per le strade di Parigi,
perché questa storia è una storia così carica dal punto di vista ideologico
che non c'è nessuno che sia riuscito a studiarla senza avere un qualche pregiudizio.
Nessuno storico è mai riuscito a essere del tutto impartiale.
C'è sempre la tentazione di sminuire il cumulo dei morti, oppure di esagerarlo,
detto questo non c'è nessuno che scenda sotto gli 8.000-10.000 morti,
ammazzati per le strade di Parigi in una settimana.
Con quei 8.000-10.000 morti venne soffoccata nel sangue,
quella che quasi nessuno oggi chiama la guerra civile francese.
A voi magari sarà sembrata anche strana questa definizione,
non siamo abituati a pensare a una guerra civile francese,
forse perché è stata troppo breve, due mesi.
E la conclusione è una settimana, appunto.
Però Karl Marx, che in quelle settimane pubblicò,
prima ancora che finisse, pubblicò un libro
per documentare appunto la violenza di questa repressione,
lo intitolò La Guerra Civile in Francia.
Noi oggi parliamo piuttosto della comune di Parigi.
Ecco, questo è il modo di entrare in argomento
quando nel fondo si simpatizza per i ribelli di Parigi,
e quando il sentimento dominante è l'orrore
per quelle migliaia di uomini e donne fucilati per le strade.
Però c'è anche, naturalmente, giustamente,
c'è anche chi di fronte a queste stesse vicende
se dovesse dire la cosa che gli fa più orrore,
magari ne citterebbe un'altra, tutto il contrario.
Dovete sapere che fin dai primi combattimenti
fra i ribelli di Parigi e l'esercito del governo,
e quindi due mesi prima della settimana di sangue,
quando fin dai primi giorni di combattimenti
si capisce prende che i governativi fucilano i prigionieri,
la comune, cioè il governo della Parigi in sorta,
la comune emana un decreto sugli ostaggi
in cui si stabilisce spezzate che vengono arrestate
tutte le persone sospettate di complicità con il nemico,
e quelli che saranno giudicati colpevoli verranno trattenuti in ostaggio,
e se i soldati del governo continueranno a fuculare,
allora noi fuculeremo gli ostaggi.
Il decreto all'inizio viene applicato solo a metà,
in questo senso che si fanno gli arresti.
Si arrestano decine di ostaggi, in particolare preti e frati,
viene arrestato anche l'Arcivescovo di Parigi,
un signor d'arbuà.
Intendete conto che siamo nell'Ottocento e nell'Ottocento
tutti i movimenti rivoluzionari sono violentemente anticlericali,
perché vedono nella chiesa un nemico ostinato del progresso della democrazia
e va anche detto che trattandosi della chiesa del 1870 non hanno torto.
La chiesa di Pionono è una chiesa ferocemente reazionaria
e chiusa a qualunque novità.
Stà di fatto che i rivoluzionari di Parigi sono violentemente anticlericali,
arrestano l'Arcivescovo, preti, frati.
Per un bel popolo non fucile a nessuno, anche se i governativi continuano a fuculare prigionieri,
per molto tempo, per settimane e settimane gli ostaggi non vengono toccati.
Poi comincia la settimana di Sangue, 21-28 maggio,
quando, cioè dopo un mese e mezzo di combattimenti in periferia,
l'esercito dà l'assalto al centro di Parigi.
E a ogni barricata, a ogni strada conquistata, i soldati mettono al muro i prigionieri e li fucilano.
Allora, in capo della Polizia della Comune, che è un rivoluzionario giovannissimo,
è uno studente di famiglia borghese, si chiama Raul Rigo,
è un rivoluzionario fanatico, fautore del terrore contro i nemici del popolo,
fautore anche della libertà sessuale peraltro.
Raul Rigo fa trasferire, a questo punto, negli ultimi giorni in cui la rivoluzione di Parigi viene soffoccata nel sangue,
Raul Rigo, capo della Polizia della Comune, fa trasferire gli ostaggi dalle varie prigioni in cui si trovavano,
alla prigione della rocchette, che è la prigione dei condannati a morte.
Fuori dalla prigione, mentre si spara e si ammazza in tutta Parigi, la folla reclama la fucilazione degli ostaggi.
E allora entra in scena un'altra autorità della Comune, il presidente del tribunale rivoluzionario, Theophile Ferret.
Anche lui è un giovannissimo, questi ragazzi hanno 25 anni, 26 anni, d'accordo?
Fanno impressione, anche se devo dire che nelle foto dell'epoca sembrano molto più vecchi,
con le barbe, il panciotto, gli occhialini, si invecchiava in fretta nell' 800, ma erano ragazzi di 25 anni.
Theophile Ferret sotto la pressione della folla dà l'ordine, quegli altri stanno continuando a fuculare, perciò fuculiamo anche noi.
E quindi, sei ostaggi sono messi al muro e fuculati, tra loro l'Arcivescovo di Parigi.
È un episodio che suscita orrore in tutto il mondo e anche oggi, chi rievoca la Comune di Parigi, non è detto che per prima cosa pensi
alle migliaia di operaie di donne fuculati per le strade, molti pensano per prima cosa all'Arcivescovo di Parigi, messo al muro e fuculato.
C'è chi pensa che fuculare un Arcivescovo sia molto più grave, che non fuculare dei poveracci per la strada,
ognuno su questo può pensare quello che vuole naturalmente.
Due anni dopo la fine della guerra civile, nel 1873, lo stato francese decide che sulla collina di Montmarc,
che oggi è da molto tempo un posto di locali notturni e di turisti, ma che allora era un quartiere operaio,
era l'altro quartiere operaio che insieme a Belleville era stato al centro della resistenza,
il Governo decide che sulla collina di Montmarc bisogna costruire un'immensa basilica per espiare,
così si dice, i crimini dei rivoluzionari, primo fra tutti la fucilazione dell'Arcivescovo,
e nasce così naturalmente la basilica del Sacré-Cœur, che con il cimitero del Perlaceso,
è uno oggi dei punti, come dire, più famosi e più visitati dai turisti.
Allora, anche stasera naturalmente come nelle serate scorse, il nostro compito è di provare a capire
come si è arrivati a un parossismo di violenza e di sangue come quello,
come si è arrivati a un bagno di sangue che non è uguali nella storia di Parigi,
neanche sotto il terrore della rivoluzione, la gigliottina di Robbe Speer ha ammazzato
molta meno gente della settimana di sangue. Non parliamo dell'occupazione nazista,
non c'è confronto quanto a numero di morti. Come ci si è arrivati?
È una storia che comincia 10 mesi prima. Ieri per chi c'era ho raccontato una guerra civile,
la guerra civile americana, la cui storia comincia 30 anni, 40 anni prima.
La storia della comune non c'è bisogno di andare così indietro,
10 mesi prima nessuno l'avrebbe immaginato. 10 mesi prima, nel luglio del 1870,
quando la Francia dell'imperatore Napoleone III dichiara guerra alla Prussia.
Che paese è la Francia nel 1870? È uno dei paesi più potenti del mondo.
Ha già un impero coloniale in Africa, ha approfittato in pieno come gli Stati Uniti
che evocavo ieri della grandiosa crescita economica e industriale dell'Ottocento.
Nei vent'anni di regno di Napoleone III la produzione industriale in Francia è raddoppiata.
Chi c'era ieri ricorderà che negli Stati Uniti era raddoppiata in 10 anni.
Però devo dire che anche raddoppiare in vent'anni noi ci metteremmo la firma, credo,
è un paese evidentemente in grandiosa crescita.
Parigi, in quegli anni, è stata rifatta dal barone Osman, che come vorrà poi fare Mussolini a Roma
su scala minore ha demolito il centro di Parigi, ha demolito i vecchi quartieri medievali,
ha creato la Parigi moderna dei Grand Boulevard. Non a tutti piace.
Ci sono a Parigi due fratelli, due letterati, i fratelli Goncourt, che tengono un diario,
che per noi è una fonte preziosissima per sapere così, gli umori quotidiani della classe dirigente Parigina.
Ai fratelli Goncourt la nuova Parigi imperiale creata dal barone Osman piace poco.
Una Babylonia americana del futuro.
Questa Parigi, questa Babylonia ha due milioni di abitanti, che in parte sono operai che una volta abitavano nel vecchio centro,
nelle catapecchie del centro, adesso sono stati scacciati, ricacciati nei quartieri, nei nuovi ghetti operai,
diremmo noi oggi, dell'est.
L'apparenza di questa Francia imperiale è splendida, l'esercito si considera invincibile,
e grandi guerre sono state vinte, pensateci, la guerra di Crimea,
la guerra in Italia, quella che noi chiamiamo la seconda guerra di dipendenza,
e tuttavia il trono dell'imperatore non è solido, nonostante le apparenze.
Intanto l'imperatore Napoleone III è un usurpatore, e lo sa, era stato eletto Presidente della Repubblica vent'anni prima,
e poi con un colpo di Stato si è proclamato imperatore.
È un vecchio conspiratore che da giovane flirtava con le rivoluzioni, con i carbonari,
poi ha andato al potere e naturalmente ha impiantato un regime autoritario, poliziesco,
a contro un po' tutti, a contro la destra monarchica, nostalgica degli Orléans,
della monarchia di Luigi Filippo, e a contro la sinistra, i Repubblicani.
Napoleone, uno che naviga a vista, è stato un abile politico da giovane,
cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ogni tanto cerca di presentarsi sotto una veste liberale,
anche se i giornali sono controllati e la polizia bastona,
però ogni tanto Napoleone III vorrebbe fare delle riforme, avvicinarsi alle esigenze anche degli operai, delle masse.
Fa molta fatica, come disse Napoleone III a un ambasciatore straniero, è difficile fare le riforme in Francia.
In Francia facciamo le rivoluzioni, non le riforme, e proprio perché di nuove rivoluzioni l'imperatore non ha nessuna voglia.
Ecco, come dire, la nuova Parigi è stata pensata anche per quello, le strade sono asfaltate,
così non ci sono più i San Pietridi, i cubetti di porfido che la gente può tirar via per tirare poi le pietre alla polizia,
e i nuovi bullvar del prefetto Osman sono stati pensati anche dicendo
poi noi possiamo mettere due cannone in fondo e voglio vedere
e se dobbiamo spostare le truppe, la cavalleria in fretta per reprimere i cortei dei rivoluzionari, i grandi bullvar servono per quello.
Come vi dicevo, Napoleone che ha impiantato un regime autoritario però è sempre tentato di mostrare invece un volto liberale
e in particolare negli ultimi anni lo ha fatto.
Negli ultimi anni ha dato libertà di associazione, libertà di stampa.
Troppo tardi, certe volte quando un regime autoritario comincia ad allentare la presa, il risultato è il contrario di quello che ci si aspettava.
Non so, a me viene in mente Garbachev e la perestroica.
Cominci a mollare e di colpo tutti cominci a prendersela con te.
La stampa satirica, scandalistica, adesso che in teoria è libera, comincia ad attaccare l'imperatore, la famiglia imperiale.
A quel punto naturalmente i giornali vengono chiusi, i giornalisti vengono arrestati, ma il male è fatto.
L'imperatore ha dimostrato di essere debole.
E per di più l'imperatore è personalmente debole, è invecchiato, non sta bene, è malato, è malato di calcoli.
Insomma, non sotto la facciata, splendida e coloratissima, molti pensano che l'impero sia allo stremo.
Nel 1869, all'ultimo grande ballo in maschera, dato dalla Corte, l'imperatrice Eugenia si presenta vestita da Maria Antonietta.
Per molti è uno sbaglio, come minimo è una gaffe, per non dire un cattivo presaggio.
Il ministro degli esteri inglese, Lord Clarendon, che per il mestiere che fa dovrebbe essere la persona più informata del mondo,
annota o la sensazione che quelli prima di un anno scivoleranno nella Repubblica.
L'odio per Napoleone III è talmente diffuso che possono capitare cose come questo.
Gennaio 1870, in un banchetto repubblicano, si brinda alla pallottola che libererà la Francia da Napoleone III.
Polizia, i suoi informatori prende nota, non fa niente.
Ma in realtà non ci sarà nessuna pallottola, saranno i prussiani che libereranno la Francia da Napoleone III.
Perché in quell'estate, estate 70, c'è uno scontro diplomatico tra la Francia e la Prussia.
Il motivo non dovremmo neanche entrare nel dettaglio, ma ve lo dico,
la Spagna, come l'espesso capitato nei secoli, è senza re.
Bisogna mettere d'accordo i vari paesi d'Europa e trovare un principe che va da fare il re di Spagna.
La Prussia propone un suo candidato, un principe tedesco.
La Francia si offende moltissimo, che questi tedeschi possano pensare di mettere uno dei loro sul trono di Spagna,
che è stato dei Borboni.
Quindi la stampa francese comincia a protestare contro la prepotenza prussiana
e pretende che si dia una bella lezione a questi prussiani.
E la Corte Imperiale vede in questo conflitto diplomatico con la Prussia
l'occasione per far vedere che noi siamo ancora forti, siamo ancora capaci di farci sentire.
L'imperatrice Eugenia, parlando con l'imperatore Napoleone III, gli mostra il figlio
che gli dice se vuoi che questo ragazzo regni devi dare una lezione alla Prussia.
Ora questo vuol dire che si aspettano di fare la faccia dura e che la Prussia spaventata farà un passo indietro.
Ma la Prussia, che poi vuol dire il cancelliere Otto von Bismarck,
la Prussia non ha nessuna paura e anzi vuole lo scontro.
Perché la Prussia sta completando l'unificazione della Germania.
Quattro anni prima c'è stata la guerra contro l'Austria,
c'entriamo anche noi e la nostra terza guerra di indipendenza, 1866.
Ma non l'abbiamo vinta noi, l'hanno vinta i prussiani.
E la Prussia ha bisogno ancora di un'altra vittoria per convincere tutti gli stati tedeschi
a unificarsi in un grande impero a guida prussiana.
E questa vittoria il cancelliere von Bismarck è convinto di poterla ottenere
contro la grande potenza del continente, la Francia.
Quindi quando la Francia dice alla Prussia che devono rinunciare i prussiani alla loro candidatura,
la Prussia rifiuta con un messaggio che Bismarck volutamente fa formulare
nel modo più scortese e offensivo possibile.
La stampa francese perde completamente la testa e il 19 luglio 1870 la Francia dichiara guerra alla Prussia.
In apparenza il calcolo di Napoleone III riesce.
L'opinione pubblica di colpo in Francia è entusiasta di questa guerra.
Pochi non sono d'accordo.
Uno è Flaubert, vete presente, ma d'Ambovari, uno dei grandi scrittori francesi dell'epoca,
nonché l'autore del dizionario dei luoghi comuni.
Flaubert, a nota, sono sconvolto dalla stupidità dei miei compatrioti.
Ma pochissimi neanche Flaubert forse capiscono che il vero problema è che i francesi saranno sconfitti.
Perché la Prussia militamente, senza che nessuno se ne sia accorto, ha accumulato una potenza militare
di fronte a cui la Francia non ha nessuna speranza.
C'è uno che lo sa.
E l'ambassatore francese è Washington.
Si chiama Prevost Paradol.
L'ambassatore Prevost Paradol da molto tempo è ossessionato dalla crescita della potenza della Germania.
Alla notizia che abbiamo dichiarato guerra alla Prussia, l'ambassatore francese Washington scrive a Parigi
per avvertirli che saranno schiacciati dai prussiani, dopodiché si ammazza con una pistolettata in testa.
Infatti, puntualmente, la guerra va malissimo.
Già ai primi di agosto, dal fronte arrivano notizie di sconfitte disastrose.
E Parigi piomba nella costernazione.
Da uno stato d'animo di entusiasmo collettivo si piomba nel panico.
I rari tedeschi, che si aggirono ancora per le strade di Parigi, vengono aggrediti per la strada.
Al Buadbulogno si comincia ad abbattere alberi per eriggere barricate e difendere la città se arrivano i prussiani.
Ma soprattutto la piazza si riempie di gente che protesta contro il governo.
Il 9 agosto l'Imperatrice Eugenia telegra fa al marito, che è al fronte, per informarlo che la sommossa ormai è quasi in piazza.
Ci sono testimonianze che descrivono, per esempio, Place de la Concorde, stracolma di gente.
Pochi borghesi e molti colletti neri.
Quelli che noi chiamiamo piuttosto blue collar, molti operai.
Tutti parlano apertamente contro il governo.
Si levano grida. Viva la Repubblica!
Al fronte, l'Imperatore è ancora lì, al fronte, con l'esercito che sta venendo via via respinto e sconfitto.
Chi vede l'Imperatore lo giudica un uomo finito.
A Parigi vengono reclutati rapidamente battaglioni di milizia per rafforzare l'esercito.
Arrivano al fronte. I loro ufficiali gli ordina.
No, gridate! Viva l'ampleur!
La risposta è...
Un, due, tre, merda!
L'Imperatore scrive a Eugenia per sapere se non è meglio che lui torni a Parigi.
Per tenere sotto controllo almeno il Parlamento, l'opinione pubblica.
Eugenia gli scrive in questa situazione se torni a Parigi sarà la rivoluzione.
Perciò Napoleone rimane con l'esercito fino all'ultipo,
cioè fino al 2 settembre, quando il grosso dell'esercito francese, con il suo imperatore,
è circondato dai Prussiani e capitola a Sedan.
È l'imperatore e prigioniero dei Prussiani.
2 settembre.
La notizia arriva a Parigi la sera del 3 settembre.
I diaristi di cui vi parlavamo, i fratelli Goncourt,
beh, uno in realtà è appena morto, ne resta un altro Edmond.
Edmond Goncourt, nel suo diario, descrive Parigi la sera del 3 settembre.
L'arrivo dei giornali.
La folla intorno alle edicole.
Tutti che aspettano ausiosamente il giornale.
Poi i lettori che si ammassano all'aperto sotto i lampioni a gas,
uno che legge e tutti gli altri che stanno a sentire.
E sentendo queste notizie, l'esercito catturato, l'imperatore e prigioniero,
Edmond Goncourt descrive, prima, il silenzio,
è sterrefatto di quelli che non ci credono.
Poi il mormorio minaccioso che comincia a crescere.
E poi le grida.
Abdicazione.
Viva la Repubblica.
Morte all'imperatore.
Il giorno dopo, 4 settembre, la folla marcia sul Parlamento
e sul municipio di Parigi e proclama la Repubblica.
L'imperatrice Eugenia fugge da Parigi travestita
su una carrozza che li ha imprestato il suo dentista.
I ministri fuggono all'estero.
Succede quello che succede alla fine di ogni regime.
Vengono scalpellate le acquile e le enne colossali.
Enne per Napoleone, no? Di Pietra, che c'erano dappertutto.
Si va su e si scalpellano, si buttano giù in strada le acquile.
Sul portone delle Tuileries, il principale palazzo dell'imperatore,
qualcuno scarabocchia col gesso, proprietà del popolo.
Ma in realtà non è ancora una rivoluzione sociale.
Non ci sono né violenze, né saccheggi,
e non è nient'altro che l'instaurazione della Repubblica.
E all'idea che c'è la Repubblica, a Parigi,
il clima generale è di euforia.
Non c'è violenza, non c'è repressione,
le truppe fraternizzano con la popolazione.
Si canta la Marsigliese.
Il fatto è che la Repubblica è nella pancia di Parigi
e da sempre la Repubblica è vista come la soluzione di tutti i mali.
C'è una testimonianza di uno dei grandi letterati francesi dell'epoca,
Verlenn, grande poeta, peraltro giovanissimo.
Verlenn ha 26 anni, si è sposato un mese prima.
Sua moglie ha 17 anni.
Verlenn divorciranno pochissimo tempo dopo.
Verlenn ci racconta, mia moglie,
quando si è sparsa la notizia mi ha detto la Repubblica.
Adesso che ce l'abbiamo, è tutto a posto, vero?
Perfine i Prussiani non fanno più paura.
Un operario dichiara, adesso che l'abbiamo, quelli là non oseranno venire.
Perché nella Repubblica ci si identifica.
La sensazione è, la Repubblica siamo tutti
e se siamo tutti insieme non abbiamo paura di nessuno.
In realtà capite la Repubblica ha dei grossi vizi d'origine.
Primo, è un nuovo governo che è stato formato a Parigi,
senza minimamente preoccuparsi di cosa pensa il resto della Francia.
A Parigi neanche lo sanno che sia il resto della Francia, è una vecchia storia.
Parigi e la Francia Profonda sono due mondi molto diversi,
lo sono sempre stati, lo sono anche oggi,
e sono in genere in pessimi rapporti.
La Francia Profonda non è Repubblicana.
La Francia Profonda è monarchica, cattolica, conservatrice e detesta Parigi.
Ma a Parigi non se ne accorgono, hanno fatto la Repubblica
e la sentono come la Repubblica francese.
E poi il secondo problema è che i Repubblicani sono divisi,
essere Repubblicani non è una definizione sufficiente per andare d'accordo.
I Repubblicani, i Repubblicani hanno in comune l'odio per Napoleone III,
hanno in comune una concezione laica dello Stato, laica anticlericale,
ma per il resto i Repubblicani sono in parte borguesia moderata,
borguesia conservatrice anzi, che vuole la Repubblica
perché la sente come la forma più utile per lei di governo.
E dall'altra e dall'altra ci sono quelli che già all'epoca chiamano normalmente i Rossi,
i sovversivi dei quartieri operai.
Sono Repubblicani sia i Rossi di Belville, di Montmartre,
sia gli avvocati, i borghesi, i proprietari dei quartieri bene di Parigi-Ovest.
E il governo Repubblicano è un governo borghese,
è un governo tutto fatto di liberali, borghesi moderati per lo più avvocati.
La Presidenza della Repubblica e poi la preoccupazione appunto
di chiarire bene al Paese che questa Repubblica non è rivoluzionaria assolutamente,
non bisogna aver paura, bisogna trovare un Presidente della Repubblica,
offrono la Presidenza a un generale, il generale Toshu,
governatore militare di Parigi, il quale accetta la Presidenza,
ma chiede una garanzia, la garanzia che il nuovo governo difenderà la religione,
la proprietà e la famiglia.
E nel suo primo discorso pubblico il nuovo Presidente della Repubblica assicura,
rassicura i francesi, si proclama soldato cattolico e bretonne,
dove la Bretagna, l'Ovest, è da sempre la culla della controrivoluzione,
della vandea, della conservazione appunto cattolica e monarchica.
La sensazione in realtà è che questa Repubblica riesce a crescere,
perché in realtà anche i monarchici, nella situazione in cui ci si trova,
e cioè stiamo perdendo vergognosamente una guerra catastrofica
e dovremo fare una pace vergognosa con il nemico vittorioso,
allora probabilmente il calcolo di molti è facciamolo fare alla Repubblica.
Quando la Repubblica si sarà sporcata le mani e avrà fatto la pace, poi vedremo.
E queste sono le posizioni dei moderati, però a Parigi gran parte degli abitanti
sono operai e loro non sono moderati.
Secondo l'ultimo censimento gli operai sono mezzo milione a Parigi.
L'orario di lavoro è di 11 ore al giorno e i salari sono talmente bassi
che l'intera popolazione operaia vive in povertà.
I quartieri dove sono ammassati appunto all'est sono quartieri dove la polizia non si fa vedere.
E però non sono luoghi di delinquenza,
sono luoghi dove sta crescendo una certa consapevolezza politica.
Da anni, da quando l'imperatore ha concesso la libertà di associazione,
nei quartieri operai si tengono riunioni per parlare di politica, per parlare di socialismo,
per parlare dei diritti delle donne.
Si moltiplicano le cooperative, le società di mutuo soccorso.
E ci sono le sezioni dell'internazionale socialista,
della grande organizzazione internazionale appunto che Marx ha fondato a Londra.
Dopo l'anno terzo ha concesso tutto questo pensando sotto sotto,
anziché le riunioni clandestine dei carbonari,
e lui quando era giovane partecipava a quelle riunioni clandestine,
molto meglio associazioni registrate che la polizia sa dove trovarli,
può infiltrare i suoi informatori,
però sta di fatto che questo enorme mondo operaio è tutto un tessuto di associazioni di riunioni.
Ora voi capite una folle di poveri non organizzati, non conteniente,
ma quando invece cominciano a essere organizzati a avere dei capi, dei portavoce, le cose cambiano.
E infatti la notizia della catastrofe è arrivata il 3 settembre,
il 4 settembre viene proclamata la Repubblica.
Già il 5 settembre si tiene una riunione dei delegati dell'internazionale socialista,
delle associazioni operaie e delle cooperative che tutti insieme istituiscono
comitati di vigilanza nei quartieri.
Questa è la differenza quando appunto una folla è già in precedenza organizzata
e quindi pronta a muoversi in modo organizzato.
E non sono solo organizzati gli operai di Parigi, sono anche armati, legalmente armati,
perché in Francia, come nell'Italia dell'epoca, esiste una istituzione che si chiama la Guardia Nazionale.
La Guardia Nazionale è una tipica istituzione ottocentesca,
negli Stati Uniti esiste ancora adesso come sapete,
è un'associazione di volontari praticamente,
volontari che prestano un certo servizio militare che sono armati dal governo,
inquadrati regolarmente, part-time, anzi proprio nel tempo libero,
e nel mondo dell'ottocento è una tipica organizzazione borghese che serve a mantenere l'ordine pubblico,
dando una certa garanzia di partecipazione, di adesione in Italia, per esempio.
Capite di che anni stiamo parlando?
È 1870, la lotta al brigantaggio sta appena uscendo dalla sua fase più violenta
e nella guerra civile che si è combattuta nell'Italia meridionale contro il brigantaggio,
la Guardia Nazionale reclutata fra i proprietari possidenti borghesi delle cittadine del sud,
ha avuto un ruolo fondamentale accanto all'esercito.
Anche in Francia la Guardia Nazionale nasce come un'organizzazione borghese, e quindi conservatrice.
C'è l'aneddoto di un'inglese che va a trovare il barone Rothschild, il più ricco banchiere del mondo,
e lo trova nella sua uniforme della Guardia Nazionale, perché è normale.
I borghesi fanno parte della Guardia Nazionale, ma da quando è scoppiata la guerra contro la Prussia,
il governo dell'imperatore ha pensato che era meglio allargare la Guardia Nazionale, reclutare più gente.
E ha offerto un soldo, un franco e mezzo al giorno, a chi voleva arruolarsi nella Guardia Nazionale.
Ora, un franco e mezzo al giorno è molto meno della paga di un operaio.
Però da quando è scoppiata la guerra c'è la crisi, gli operai vengono licenziati in massa, non ha più da mangiare.
Sì, arruolano nella Guardia Nazionale.
In poche settimane la Guardia Nazionale di Parigi arriva a 300.000 iscritti,
a ognuno dei quali il governo dà una divisa e un fucile,
e la maggioranza di loro sono reclutate nei quartieri operae e elegono i loro ufficiali.
Vedendo che succede questo, la borghesia comincia a spaventarsi.
Ci sono le prime testimonianze di gente che dice, ma siamo sicuri, va bene che c'è la guerra,
ma siamo sicuri che conviene mettere i fucile in mano agli operae.
Del resto in quei giorni Marx scriverà,
Comunque finisca la guerra, ha insegnato al proletariato francese a usare le armi.
E questa è la migliore garanzia per il futuro.
Comunque finisca la guerra.
La guerra non è finita, l'imperatore è stato catturato, si è erreso,
ma la guerra non è fatta finita, non è stato firmato niente,
l'avanzata dei prussiani continua.
Il nuovo governo republicano ha un chiaro mandato, finire la guerra il prima possibile.
Anche perché finendo la guerra forse potremmo sciogliere la Guardia Nazionale
e ritirare le armi agli operae, prima che sia troppo tardi.
Però capite un conto e dire va bene, vogliamo finire la guerra,
ma i prussiani ci daranno delle condizioni accettabili.
Si cercano dei medietori.
Il 6 settembre due dei principali esponenti del governo republicano
incontrano l'ambasciatore inglese, Lord Lyons.
Questi due esponenti li menzioneremo ancora spesso.
Uno è il ministro degli esteri, Favre, Jules Favre,
e l'altro si chiama Thier, Adolf Thier.
È un intellettuale molto noto, uno storico, famoso,
ma soprattutto è un politico di lungo corso, a 73 anni ed è in politica da 50 anni.
È conosciuto come monarchico orleanista,
è stato presidente del Consiglio tre volte sotto la vecchia monarchia degli Orléans,
poi è stato un oppositore di Napoleone III
e adesso è uno degli uomini di spicco del nuovo governo republicano.
Thier va dall'ambasciatore inglese pregandolo di far intervenire l'inghilterra
per convincere i prussiani a concederci una pace ragionevole, non troppo vergognosa.
E Thier sottolinea, ne abbiamo bisogno perché a Parigi c'è il pericolo rosso.
Ma intanto la guerra continua, i tedeschi stanno invadendo la Francia
e Parigi si prepara all'assedio.
Parigi è difesa da una cerchia di fortificazioni gigantesca
che proprio Thier ha fatto costruire quando era ministro sotto Luigi Filippo.
È difficilissimo conquistare Parigi con la forza.
Ci si prepara a essere assediati,
il che vuol dire dar da mangiare a due milioni di persone.
Si fanno venire in città greggi di pecore, mandrie di bovini,
tutti i parchi di Parigi si riempiono di bestiame.
Le opere d'arte dell'uvro vengono evacuate in provincia, a rischio bombardamenti,
e si scavano fosse comuni, perché un assedio per quanto si ricordano loro dal passato
vuole sempre dire che prima o poi scoppia un'epidemia.
Quelli che possono scappano, molti ricchi scappano da Parigi.
Ma in compenso in città arriva una folla di giornalisti naturalmente,
arrivano giornalisti da tutta Europa per raccontare l'assedio che si prepara.
Arrivano i turisti, arrivano i turisti stranieri che vogliono concedersi lo spettacolo dell'assedio.
Ci sono inserzioni sui giornali, io le ho viste.
Appartamenti a prova di bomba con rifugio sotterraneo per i signori inglesi
che desiderano assistere all'assedio di Parigi.
E il 19 settembre i prussiani sono alle porte di Parigi e comincia l'assedio.
Il ministro degli esteri, Jules Favre, va da Bismarck a chiedere quali sono le condizioni per la pace.
E Bismarck espone le condizioni che sono durissime.
Qualcuno di voi se lo ricorderà, perché da queste condizioni nasce poi il revanscismo francese,
la voglia di vendetta francese che porterà fra gli altri motivi alla Prima Guerra Mondiale.
La Prussia, che sta per diventare l'impero di Germania, vuole che la Francia acceda due intere regioni.
La Sazia e la Lorena, due grandi regioni di confine.
Apprendendo che le condizioni sono queste, il ministro degli esteri francese scoppia a piangere.
Per altro Bismarck dirà poi, pareva che piangesse.
E io cercai di consolarlo, ma guardando lo più da vicino, mi resi conto che non aveva versato neanche una lacrima.
Probabilmente voleva commuovermi con questa messa in scena, come fanno gli avvocati Parigini in tribunale.
Perciò la pace per il momento non viene firmata e Parigi è assediata.
L'assedio dura quattro mesi, da settembre a gennaio. L'assedio ovviamente vuol dire la fame.
Si mangiano i cani, i gatti, notate non distraforo, ufficialmente ci sono le foto delle nuove macellerie.
Macelleria canina e felina.
Si mangiano i topi, si mangiano gli elefanti dello zoo, gli elefanti e i cammelli del Jardin de Plante.
La città tira avanti, la mortalità sale ovviamente.
Nei mesi dell'assedio a Parigi l'anagrafe registra 42.000 morti in più rispetto all'anno precedente.
Muoiono i bambini specialmente, i bambini piccoli non ce latte.
Oltretutto a dicembre il freddo è glaciale, si va da meno 5 a meno 20 a Parigi.
La senna gela, per tre settimane la senna è completamente gelata.
I prussiani stanno fuori, Parigi è difesa da una grande cerchia di fortificazioni e nessuna voglia di attaccare.
I prussiani stanno fuori e aspettano che Parigi si arrenda.
Poi a gennaio, vedendo che nonostante tutto Parigi non si arrende, i prussiani decidono di stringere un po'
e cominciano a bombardare.
Il 5 gennaio l'artiglieria tedesca comincia a bombardare la città, ammazzando occasionalmente la gente per la strada.
E Parigi ribolle di ansia, di angoscia, di preoccupazione e soprattutto di sospetto.
Perché le masse operaie sono per resistere a tutti i costi.
Questo ci può anche stupire magari.
Dopotutto Marx aveva fondato l'internazionale e diceva proletari di tutto il mondo unitevi.
Ma in realtà queste masse operaie di Parigi sono anche furiosamente nazionaliste.
E non vogliono assolutamente la resa e sospettano il governo borghese di essere pronto invece a svendere la lotta,
come infatti è, è ad arrendersi.
C'è un dibatito violentissimo in Parigi.
E diventa sempre più chiaro che i quartieri operai non si fidano del governo ufficiale.
Ci sono giornali di estrema sinistra che promettono un premio in denaro per chi ammazzerà il re di Prussia.
E già che ci sono per chi ammazzerà il Presidente della Repubblica.
I giornali rossi, i politici rossi nei loro comizi battono.
Vogliono che le chiese siano trasformate in caserme per la Guardia Nazionale Operaia.
I preti che vadano al fronte e i ricchi non hanno forse le case piene di roba da mangiare, confiscare, distribuire.
Tra le mille altre cose, una delle cose che i rossi chiedono è chiamate Garibaldi.
Mandate a chiamare Garibaldi che è l'unico che può forse darci una mano e farla vedere ai prussiani.
A questo punto nei quartieri borgesi di Parigi il discorso comincia a essere.
Ma dobbiamo avere paura dei prussiani o dobbiamo avere paura dei rossi?
Forse dobbiamo avere più paura dei rossi.
E il 6 gennaio 1871 compare sui mori di Parigi un manifesto rosso che reclama l'istituzione della comune di Parigi.
Largo al popolo, largo alla comune.
Cosa è la comune? Cosa vuol dire?
Perché tutti noi abbiamo in mente questa formula, la comune di Parigi.
Ma cosa diavolo vuol dire?
Io credo che inconsciamente molti di noi associano questa cosa al comunismo.
Ma non è fatto così di per sé.
La comune di Parigi in francese, la comune, è il comune, il municipio in sostanza.
La comune di Parigi vuol dire, vuol dire che si vuole che Parigi diventi un comune autonomo,
come potevano essere i nostri comuni del Medioevo.
Che Parigi si governa da sola.
E che la Repubblica Francesa sarà una federazione di comuni, ognuno autonomo.
Nella mentalità collettiva dei Parigini è fortissima questa cosa.
Parigi che se la cava da sola, che si governa da sola.
E al tempo dell'evoluzione francese era stata creata la comune a Parigi.
Nel momento più drammatico, nell'agosto del 1992.
Anche allora con l'invasione prussiana alle porte, Parigi era insorta, aveva creato la comune,
aveva detronizzato il re e nella memoria popolare la comune di Parigi aveva salvato la Francia.
Quindi è questo la comune o anche qualcosa di molto più vago.
Perché in realtà tanta gente mica la sa la storia.
Ma questo nome la comune è entusiasmo a tutti.
Ci sono testimonianze di un oratore che parlando al popolo dice la comune è il diritto del popolo.
È il razionamento uguale per tutti.
È la leva in massa, la punizione dei traditori.
La comune è la comune insomma, è la comune.
È un ideale astratto che però mobilita le coscienze.
E intanto il 18 gennaio a Versailles è stato proclamato l'impero tedesco.
La Prussia ha completato il suo percorso, ha convinto tutti gli altri stati tedeschi a unificarsi in un unico Reich.
E a Parigi non c'è più niente da mangiare.
Si tenta un'ultima sortita contro i Prussiani, che finisce prende malissimo.
E a questo punto il governo decide di chiedere la resa, accettando le condizioni di Bismarck.
Nel governo è forte il timore che quando la gente saprà che ci arrendiamo scoppi la rivoluzione.
Effettivamente appunto, come vi dicevo nei quartieri rossi, l'idea è quei borgesi traditori del governo
sono pronti ad arrendersi ai Prussiani e poi con loro aiuto schiacciare tutte le conquiste che il popolo può aver fatto.
Quando il Ministro degli Estri, Jules Favre, va a Versailles a incontrare Bismarck per firmare la resa
il commento che fa con gli amici prima di andare e il seguente.
Dio solo sa cosa ci farà la plebaglia parigina quando saremo costretti a dirle la verità.
Bismarck riceve Favre e gli dice, ma avete paura della Guardia Nazionale, vero, degli operai armati, disarmate la Guardia Nazionale.
Favre gli risponde che è impossibile.
Se tentiamo di togliere i Fucili alla Guardia Nazionale, scoppia la guerra civile.
Bismarck, siete degli sciocchi.
Presto tardi la Guardia Nazionale dovrà essere ridotta alla ragione, non otterrete niente aspettando.
Provocate una rivolta, ora che avete ancora un esercito per reprimerla.
Bismarck dirà poi, Favre mi ha guardato con orrore, come se fossi stato un mostro assettato di sangue.
Il 28 gennaio è firmato l'armistizio.
Non è ancora il tratotto di pace, attenzione alle parole, e l'armistizio sospendiamo le ostilità
e il governo republicano promette al popolo che non è ancora deciso niente.
Adesso si va alle elezioni, si eleggia un Parlamento, e il Parlamento deciderà
se continuare la guerra oppure fare la pace.
Perigia è talmente affamata che sul momento non reagiscesolre.
Anzi, meno male che c'è l'armistizio, i Prussiani stessi cominciano a distribuire razioni
alla popolazione che sta morendo di fame.
Poi, dopo qualche giorno, cominciano ad arrivare i viveri donati dall'inghilterra.
In inghilterra il governo, associazioni private, si sono mobilitati per raccogliere viveri da mandare a Parigi.
Adesso che la sedia è finita, altra gente se ne va.
Se ne vanno i giornalisti, se ne vanno i turisti stranieri e anche tanti altri borghese,
perché la città è affamata, devastata, bombardata, al freddo.
I quartieri borghese si svuotano e con loro evaporano anche i battaglioni della Guardia Nazionale
che potevano essere fedeli al governo.
Però all'inizio sembra che tutto fililiscio, 8 febbraio, elezioni.
In tutta la Francia si vota per leggere il nuovo Parlamento della Repubblica.
Si vota, voi capite, con un terzo del Paese occupato dal nemico,
con centinaia di migliaia di soldati che sono prigionieri di guerra e quindi non votano,
con una campagna elettorale che dura pochi giorni.
Il grande tema della campagna elettorale è volete la pace o volete la guerra?
E tutta la Francia eleggia candidati che vogliono la pace, tranne Parigi.
Parigi eleggia candidati che vogliono continuare la guerra.
I candidati pacifisti della Francia profonda sono in genere conservatori, monarchici, cattolici.
Solo a Parigi i rossi eleggono deputati che invece vogliono continuare la resistenza.
Tra gli altri a Parigi viene eletto Garibaldi,
il quale quando poi si presenta l'Assemblea Nazionale scopre che c'è qualche legge da qualche parte
che dice che se uno non è francese non può essere deputato.
In realtà il problema è che l'Assemblea Nazionale Garibaldi non lo vuole per niente
perché il nuovo Parlamento è conservatore, monarchico, cattolico.
Anche i deputati che arrivano da Parigi vengono accolti malissimo.
Il Parlamento non è a Parigi naturalmente, eh? Parigi era stata sediata,
il Parlamento si riunisse a Bordeaux.
I deputati che arrivano da Parigi, cioè dalla capitale rossa, rivoluzionaria, athea,
sono accolti malissimo da un Parlamento che rappresenta la grande maggioranza dei francesi,
conservatori, cattolici e in parte anche monarchici.
Il 17 febbraio viene formato il Governo, Presidente del Consiglio Thier,
che abbiamo già incontrato prima, lo stesso che aveva detto a Lord Lyons
se l'inghilterra non ci dà una mano a fare la pace presto a Parigi c'è il pericolo rosso.
La nomina Presidente del Consiglio di Thier crea sgomento a Parigi
perché Thier è considerato un reazionario feroce.
In parte lo è, quando era ministro sotto Luigi Filippo,
ha soffocato nel sangue manifestazioni popolari.
Poi è cambiato, non è più manarchico, è diventato republicano
e convinto che il futuro della Repubblica, ma ovviamente una Repubblica borghese,
conservatrice, solida, che difenda la proprietà e la religione,
non certo quello che vuole la plebaglia rossa di Parigi.
In ogni caso la notizia che il Presidente del Consiglio è Thier,
che ha la fama di un aristocratico snob che disprezza la plebaglia,
ecco questa notizia crea a Parigi un clima rivoluzionario.
La Guardia Nazionale sfila a Parigi
alla notizia della creazione del Governo Thier,
la Guardia Nazionale sfila a Parigi con le bandiere l'Istate a Lutto,
la parata dura otto ore, nei discorsi si richiamano il 93,
il 30, il 48, tutti gli anni delle grandi rivoluzioni
e nei discorsi si minacciano i borghesi, avete fatto il vostro Governo?
Pare che gli sfruttatori si siano dimenticati
che a volte il popolo si risveglia improvvisamente.
Il 26 febbraio Thier firma il Trattato di Pace
e per assicurare il popolo già durante le trattative si era garantito
il nemico non entrerà a Parigi,
cioè avrete questa soddisfazione simbolica,
la città anche se ci arrendiamo verrà rispettata.
Invece alla fine nel Trattato di Pace i prussiani impongono
il diritto di fare una bella sfilata della vittoria
sotto l'arco di triomfo e sugli scianze l'isè.
Il 1 marzo i prussiani sfilano sugli scianze l'isè
e occupano parte di Parigi,
ma non si spingono fino ai quartieri operai dell'est.
A questo punto con i prussiani dentro Parigi,
Thier va da Bismarck e in sostanza gli dice
adesso che ci siete si aiutate vero a disarmare la Guardia Nazionale,
a domare i quartieri operai.
Bismarck fa capire che loro non sono lì per toglierli
le castagne dal fuoco, che si arrangiassero loro.
Dopo due giorni i prussiani escono da Parigi,
ma nel Trattato di Pace i generali prussiani hanno imposto
che le forze regolari francesi venissero sciolte.
Perciò il governo non ha forze armate,
l'unica forza armata a Parigi è la Guardia Nazionale
in mano agli operai.
L'Assemblea Nazionale è sempre a bordò anche il governo.
Voi capite che una situazione del genere
è già una situazione dove basta niente
per far scoppiare chissà cosa.
In una situazione del genere, il nuovo Parlamento,
l'Assemblea Nazionale, a bordò,
comincia a varare una serie di leggi
che sembrano fatte apposta per far saltare tutto in aria.
Quindi condanna morte in contumacia di parecchi capi della sinistra,
chiusura dei giornali di sinistra,
ma soprattutto durante la guerra era stato decretato
il blocco degli sfratti,
il blocco degli affitti, la moratoria dei debiti.
Adesso che la guerra è finita,
la prima cosa che il Parlamento fa
è di abolire il blocco degli affitti, degli sfratti,
la moratoria sui debiti.
All'altro, una marea di operai,
ma anche di bottegai artigiani,
si ritrova in mezzo alla strada,
sfrattata senza poter pagare i debiti e così via.
Come se non bastasse,
l'Assemblea Nazionale decide che adesso che la guerra è finita
è inutile continuare a pagare quel soldo di un franco al giorno
che si paga ai membri della Guardia Nazionale.
Dopo aver fatto tutte queste leggi,
il governo torna a Parigi,
l'Assemblea Nazionale lascia Bordeaux
ma non osa entrare a Parigi
e si ferma a Versailles,
che dal punto di vista simbolico,
capite, non è neanche quella la scelta migliore,
è l'antica, come dire,
residenza dei re dove fino a ieri
stavano il re di Prussia e Bismarck.
Lì, sotto la protezione delle baionette prussiane,
prende posizione il nuovo Parlamento francese
che non ha il coraggio di entrare in Parigi.
A questo punto è tutto appeso a un filo
e Thier pensa,
come dire, accettando tardivamente
il Consiglio di Bismarck,
che forse adesso si può tentare la prova di forza
e disarmare la Guardia Nazionale.
Non ha quasi più truppe,
ma qualche reparto i Prussiani l'hanno lasciato
per mantenere l'ordine pubblico.
Con le poche truppe a disposizione,
Thier decide di disarmare la Guardia Nazionale,
cominciando dai cannoni,
perché la Guardia Nazionale
non sono soltanto decine di battaglioni,
di volontari armati di moschetto,
è un vero esercito alla sua artiglieria
comprata con sottoscrizione popolare
durante la guerra,
proprietà della Guardia Nazionale,
neanche i Prussiani li hanno toccati quei cannoni,
sono un'enorme quantità di cannoni
ammassati sulla collina di Montmartre.
E Thier, Presidente del Consiglio,
il 18 marzo,
data che se puoi andare a vedere e rimasta, diciamo,
nella storia della Francia, come il giorno
in cui è cominciata veramente,
ufficialmente la rivoluzione,
il 18 marzo Thier manda il generale Le Comte
con le poche truppe di cui dispone
a impadronirsi dei cannoni della Guardia Nazionale.
Le truppe del governo circondano la collina di Montmartre.
Poi all'alba cominciano a porter giù i cannoni,
la gente se ne accorge,
suonano le campane a martello,
la gente comincia ad arrivare,
la Guardia Nazionale si arma,
la folla preme minacciosamente
contro i soldati,
il generale Le Comte ordina alla truppa
di aprire il fuoco
contro la Guardia Nazionale
e contro la folla,
i soldati rifiutano di sparare,
fraternizzano con la folla,
la folla dilaga nel centro di Parigi
e pianta la bandiera rossa
sulla colonna della Bastiglia
e sul municipio, sull'Hotel de Ville.
E qui si colloca il primo
di quegli episodi che gettano un'ombra
stavolta fin dall'inizio,
ve l'ho detto, la fucilazione dell'Arcivesco
va a avere negli ultimissimi giorni,
in mezzo al massacro generale.
Invece, già quel primo giorno,
18 marzo, si colloca un episodio
che, come dire, da chi si oppone,
si opponeva allora e si oppone oggi
al Ricordo della Comune,
viene additato, come dire,
come qualcosa che getta davvero un'ombra
sulle origini della Comune,
perché il generale Le Comte
viene arrestato dai suoi stessi soldati,
viene tenuto prigioniero per qualche ora,
con la folla che tu moltu' a fuori
e lo vuole ammazzare,
poi alla fine i soldati
e la Guardia Nazionale si mettono d'accordo,
portano fuori il generale Le Comte,
lo mettono al muro e lo fucilano.
I soldati gridano al generale,
volevi farci sparare sul popolo?
Adesso è il tuo turno.
Marx, che da Londra segue attentissimamente
ora per ora quello che sta succedendo,
Marx commenta, freddamente,
che i governi reazionari,
che insegnano ai soldati a sparare
e a fucilare la gente,
e poi devono aspettarsi che succedano queste cose.
Marx, il generale Le Comte,
aveva ordinato per quattro volte
all'Ottantunesimo fanteria
di far fuoco sui civili inermi
in plus Pigalle
e al rifiuto dei suoi uomini
li aveva ferocemente insultati.
Invece di sparare sulle donne e sui bambini,
i suoi soldati spararono su di lui.
Le abitudini inveterate,
acquisite dai soldati
alla scuola dei nemici della classe operaia,
non è che scompaiano
nel momento in cui i soldati
passano al fianco degli operai.
Una volta che hanno imparato a comportarsi
in un certo modo continuano a farlo.
In realtà i generali fucilati sono due,
perché c'è un altro generale
molto in viso alla Guardia Nazionale,
il generale Clemente Thomas,
che il governo borghese aveva nominato
comandante della Guardia Nazionale
e che i suoi uomini non amavano.
Il generale Thomas si era dimesso,
quel giorno in borghese
va a vedere a Montmartre
cosa sta succedendo.
Lo riconoscono,
lo arrestano, lo mettono insieme al generale Le Comte,
li tirano fuori tutti e due,
li mettono al muro tutti e due.
Quello stesso giorno, 18 marzo,
Pierre e il governo fuggono a Versailles
e i battaglioni della Guardia Nazionale
elegono un comitato centrale
che, constatata la fuga del governo,
prende il potere a Parigi
a nome del proletariato.
Vi lego due righe dal decreto,
dal comunicato,
perché è importante, come dire,
quando si studia un avvenimento storico
capire il linguaggio che usavano
quelli che c'erano dentro,
le idee che avevano in testa,
i meccanismi mentali,
il Comitato Centrale della Guardia Nazionale
dichiara
i proletari della capitale
di fronte alle deficienze
e ai tradimenti della classe governante
hanno compreso che è raggiunta l'ora
di salvare la situazione
prendendo nelle proprie mani
la direzione degli affari pubblici.
Il Comitato Centrale della Guardia Nazionale
che prende il potere a Parigi
è composto da venti delegati
eletti dalla truppa.
Tutti operai
e a proposito del linguaggio
dell'epoca andiamo a vedere
come la stampa francese ed europea
racconta ai suoi lettori
il fatto che venti delegati operai
hanno preso il potere a Parigi.
Una ventina di mascalzoni di bassa lega.
Thier d'Aversailles dichiara
che sono dei comunisti
che saccheggeranno Parigi
e che comunque sono degli sconosciuti
e non hanno nessun diritto di governare.
Un giornale di Parigi risponde
anche i dodici apostoli erano degli sconosciuti.
Il diario di Edmond Goncourt
ci dà una chiara idea dello sguardo
con cui i borghese rimasti a Parigi
guardano quello che sta succedendo.
La Guardia Nazionale presidi alle strade.
Goncourt si è presi dal disgusto
alla vista delle loro facce
stupide e abiette
alle quali il triomfo e l'ubriacchezza
conferiscono un'aria raggiante
ed assoluta.
E indubbiamente l'aspetto fisico
degli operai Parigini
specialmente dopo 4 mesi di assedio
ma non solo, doveva essere tale
da scandalizzare i borghese.
Abbiamo un'altra testimonianza
di uno dei rari ufficiali di carriera
di origine borghese
che si sono schierati con la comune
e che finirà fucilato naturalmente
fra poche settimane.
L'ufficiale borghese racconta
in una lettera di questi operai
che hanno preso il potere a Parigi.
Costoro hanno buoni motivi per combattere.
Combattono perché i loro figli
siano meno gracili,
meno scrofolosi,
più sani di loro.
Con la presa del potere
da parte del commentato centrale
si accelera la fuga
degli ultimi borghese rimasti a Parigi.
Proprietari, professionisti, insegnanti
nel giro di un mese
centinaia di migliaia di persone
lasciano la città.
E la stampa europea continua a scrivere
che appunto Parigi è sprofondata
nella barbarie.
Qualche citazione a caso.
La Repubblica rossa
dominata dai ladri,
dai teppisti e dai demagoghi.
Comunismo della peggior specie.
La canaglia di Parigi al potere.
Miscredenti senza Dio,
dilettanti incapaci.
Fuori legge,
cafoni analfabeti.
Questa è l'immagine che si dà.
In realtà il Comitato Centrale
che ha fatto una rivoluzione
senza che nessuno se lo aspettasse
è estremamente incerto
su cosa sono le prossime cose da fare.
E in realtà sembra proprio che
la principale preoccupazione sia di conservare
una legalità democratica.
Di far capire che qui
le cose funzionano appunto
secondo delle regole.
Il 26 marzo a Parigi si vota
per leggere il Consiglio Municipale.
Vota circa il 50%
degli aventi diritto.
Ma questo perché Parigi si è svuotata
i quartieri borgesi sono vuoti.
E la maggioranza schiacciante
degli eletti al Consiglio Comunale
sono ovviamente rossi.
I pochi eletti nei quartieri
borgesi si dimettono.
E il Consiglio Municipale
decide di adottare ufficialmente
il nome di comune di Parigi.
E il 28 marzo
il Comitato Centrale della Guardia Nazionale
cede i pieni poteri
alla comune.
Che decreta l'adozione
della bandiera rossa tanto per
tranquillizzare ulteriormente i borgesi.
Decreta l'adozione della bandiera rossa
come bandiera del governo.
E si fa una grande cerimonia
di insediamento della comune
davanti all'Hotel de Vil
con parata della Guardia Nazionale
indivisa salve di cannone
la folla festante
i Consiglieri Comunali in cilindro
e Redingot, perché questa volta
non sono tutti operai, i delegati del
Comitato Centrale erano tutti operai.
Ma adesso il Consiglio Comunale
è pieno di giornalisti, di avvocati, di insegnanti
gli operai sono circa un terzo.
Nelle foto della cerimonia di insediamento
sono lì col cilindro.
Si potrebbe aver l'impressione
che fosse una normale manifestazione
politica dei tempi dell'impero.
Se non fosse
che noi sappiamo che la folla canta la Marsigliese.
La comune
comincia a attuare i suoi primi provvedimenti
che non hanno niente
di comunista.
Non ci sono la confisca
della proprietà privata, la preoccupazione
e aiutare la gente che sta carapando di fame.
Quindi
viene cancellato il pagamento degli affitti
9 mesi di abbuono
rinnovato il blocco degli sfratti
libri equaderni scolastici
gratuiti
poi ci sono anche le misure idealistiche
nessun funzionario della comune
potrà avere uno stipendio superiore
al salario di un operai.
Abbollizione
della pena di morte
la folla va alla polizia
a prelevare la ghigliottina
e la brucia in piazza
in mezzo ai festeggiamenti.
Eguaglianza di tutti gli stranieri
e residenti a Parigi, chiunque risiede a Parigi
è uguale agli altri e cittadino
può essere letto e così via.
Le misure più estreme
sono quelle contro la chiesa
da quale, come vi dicevo, è odiata
e non fa niente per non farsi odiare
perché dal pulpito
i parri ci stanno tuonando
contro quello che accade a Parigi
la parola, la rivoluzione
è il grido di satana
e quindi
decreto della comune, separazione
di stato e chiesa
con fisca dei beni ecclesiastici
eliminazione dei crocifissi
dalle aule scolastiche
come noi viviamo ancora sempre nella stessa epoca
sotto certi punti di vista,
le cose su cui ci si scontra.
Tutti silludono che le cose possono andare
avanti così e a dire il vero
perfino la banca Rothschild
in quei giorni concede
un prestito alla comune, al governo
di Parigi, perché tutto sommato
non si pensa
che stia per scoppiare una guerra civile.
Solo qualcuno ha capito
che in realtà Parigi
è sola e che non c'è nessuna speranza
di tirare avanti.
Qualcuno ha capito che fin dall'inizio
fin da quando hanno fucilato i due generali
questa cosa è il pretesto
con cui il governo
rifiuterà
di negoziare e di riconoscere la comune.
Nelle discussioni che si fanno nel consiglio della comune
c'è qualcuno che dice
abbiamo ammazzati i due generali
non importa se loro se lo meritavano
o no
la comune è futù
siamo fregati
perché a livello di immagine questa cosa
non ci verrà mai perdonata
e infatti a Versailles
il ministro Favre dichiara i giornali
non si negozia con gli assassini
e se non si negozia cosa si fa
il 21merzo
tre giorni dopo essere scappato a Versailles
Thier dichiara
all'Assemblea nazionale
qualunque cosa venga
non vogliamo attaccare Parigi
non è nella prima
nell'ultima menzogna
in quegli stessi giorni Thier stare
glutando soldati
e soprattutto ha fatto
un accordo con Bismarck
il quale non intende coinvolgere
le truppe tedesche in questa faccenda
ma è ben contento
che i francesi
sterminino i rivoluzionari di Parigi
perciò Bismarck
questo banco contro le clausure
del trattato di pace
accetta di liberare in anticipo
i prigionieri di guerra
in modo che i soldati dell'esercito
di Napoleone III tornano in patria
a disposizione del Governo Repubblicano
negli stessi giorni
in cui dichiara che non ha nessuna intenzione
di attaccare Parigi
Thier scrive a un amico
storiorganizzando l'esercito
e spero che in due o tre
settimane
avremo soldati sufficienti
per liberare Parigi
Thier è stato attaccato
con immensa violenza per la durezza
della repressione a cui abbiamo accennato
all'inizio e su cui adesso chiudendo torneremo
cosa in mente Thier
in realtà, è una personalità complessa
Thier
da un lato la sensazione
è che si senta una specie di Lincoln
presente che la guerra civile americana
è finita solo da cinque anni
Lincoln in America ha fatto
una guerra civile spaventosa
per affermare
il principio che il governo nazionale
è uno solo
e nessuno può ribellarsi
al governo nazionale
Thier ha certamente in mente questo
bisogneria affermare
l'autorità dello Stato
senza negoziare
quando i deputati di Parigi
vanno da Thier e gli dicono
ma negoziamo
avviate un accordo con la comune
la risposta di Thier è
Parigi
sarà sottomessa all'autorità
dello Stato
come un qualsiasi
borgo di un centinaio di abitanti
questo è il centralismo
e lo statalismo dell'ottocento
poi Thier ha un altro obiettivo
lui è un vecchio monarchico
ma si è davvero convertito alla Repubblica
è convinto che il futuro è quello
che vuole la Repubblica
e bisogna rafforzarla
la Francia profonda e monarchica
ma il governo Repubblicano
farà vedere che è così forte
che nessuno oserà più
rimettere in discussione
per far vedere che siamo forti
schiacceremo Parigi
e poi naturalmente
c'è il fatto che Parigi
è un covo di rossi
la comune è un governo comunista
e noi li annienteremo
il desiderio di sterminarli
è evidentemente
diffusissimo
il 1 aprile
Thier dichiara all'Assemblea Nazionale
sto mettendo in piedi
una delle più belle armate
che la Francia abbia mai avuto
la lotta sarà dolorosa
ma breve
l'indomani 2 aprile
i soldati del governo
che ormai tutti chiamano Iversa Ghesi
perché il governo sta a Versailles
i Versa Ghesi dunque
il 2 aprile attaccano
e prendono i primi avamposti
e sentendo il cannone
il nostro amico Edmond Goncourt
scrive nel suo diario
Dio si ha allodato
e cominciata la guerra civile
qui noi potremmo anche finire
e stiamo per finire effettivamente
perché noi abbiamo promesso
di parlare delle origini della guerra civile
però come dire
se l'esistete ancora 5 minuti
io vorrei ancora raccontare
qualche cosa di più
di quello che è successo in quei giorni
raccontare che il 3 aprile
i Parigini tentano per la prima volta
un contraattacco
tentano di marchare su Versailles
sono sconfitti perché la Guardia Nazionale
è numerosa ma è fatta
tutta di volontari, di dilettanti
di fronte hanno un esercito di professionisti
la Guardia Nazionale viene sconfitta
i due generali della comune
che comandavano l'attacco
vengono fatti i prigionieri
e lì per la prima volta si capice
come quelli di Versailles vogliono
fare la guerra
perché dei due generali prigionieri
al primo un ufficiale di cavalleria
spacca la testa sciabolate
e l'altro viene messo al muro
era un operaio, un fonditore
Duval
la comune l'aveva nominato generale quella mattina stessa
per comandare l'attacco
è messo al muro e fucillato
e fra i prigionieri tutti quelli
che risultano essere ex soldati
passati alla Guardia Nazionale
vengono messi al muro e fucillati
poi si continua a combattere
per un mese e mezzo fino a quando
nell'ultima settimana i soldati
arrivano al centro di Parigi
ed è la settimana di sangue
e la violenza
di quella settimana è tale che noi dobbiamo
ancora aggiungere qualcosa per cercare
di spiegarla
il punto è che di fronte a Parigi
operaia in sorta
che tutti gli avversari
accusano di essere un covo di comunisti
dall'altra abbiamo un esercito
che ti era messo in piedi con i soldati dell'imperatore
i soldati dell'imperatore
che erano soldati di mestiere
perché sotto Napoleone III si sorteggiava
e chi veniva tirato a sorte
si faceva 7 anni di servizio militare
erano soldati di mestiere
quasi tutti i contadini
perché nella Francia di Napoleone III
quando veniva sorteggiato un operaio
per fare il soldato quasi sempre
la Commissione di Leva lo rimandava a casa
perché gli operai erano
gracili, malconci, affamati
e malatti
è un esercito di contadini
che hanno giurato fedeltà all'imperatore
sono scesi in guerra con lui
hanno subito i disastri
della guerra contro la Prussia
sono rimasti sei mesi prigionieri
in Germania
adesso li hanno rimandati in Francia
e il governo gli dice
non potete ancora tornare a casa
c'è ancora un lavoro da fare
c'è Parigi
in mano alla feccia
in mano ai comunisti
a quelli che vogliono portarvi via
la vostra terra e le vostre donne
dobbiamo domare la feccia di Parigi
e poi voi potrete tornare
alle vostre case
e quando i soldati attaccano
i comunisti sparano dalle barricate
gli uomini perfino le donne sparano
questo punto i soldati
non capiscono più niente
capiscono solo che bisogna ammazzarli tutti
quanta responsabilità abbia
Thier in questi eccidi
è una cosa che da sempre discusa
lui stesso a un certo punto si è per occupato
perché la sera del 22
il secondo giorno
della settimana di sangue
con le truppe già dentro Parigi
Thier aveva emanato
un proclama in cui dichiarava
che la legge, l'ordine
e la civiltà trionfavano
e si concludeva dicendo
l'espiazione
sarà totale
più tardi
Thier dirà che lui era stato
franteso e che anzi
aveva dato ordini severissimi
perché la rabbia dei soldati
fosse controllata
ma l'esercito, parole di Thier
interpretò a suo modo
il mio proclama sull'espiazione
è totale
gli esempi di quel che succede
potrebbero andare avanti un'ora
ma andranno avanti solo un minuto
23 maggio conquistata Montmartre
49 comunardi
presi a caso
comprese donne e ragazzini
sono portati davanti al muro
dove erano stati fucilati i due generali
fatti in gino chiare e fucilati
testimonianze a caso
di testimoni spesso stranieri
giornalisti, osservatori
vedi un plotone di soldati
entrare in una casa
domandarono alla portiera
se vi fossero dei comunisti nascosti
rispose di no
per cui si erano la casa
e ne trovarono uno
lo portarono fuori e lo fucilarono
e poi fucilarono anche lei
in molti casi i soldati fucilano
i feriti negli ospedali
e a volte anche i medici negli ospedali della comune
negli ultimi combattimenti
a Belleville, un testimone inglese
racconta di aver
visto un gruppo di donne armate
che hanno difeso una barricata
che dopo essere state catturate
vengono messe al muro, 52 donne
vengono fucilate
ovviamente non tutti vengono fucilati
ci sono anche migliaia di
prigionieri che vengono avviati
con le mani legate
verso Versailles
con la cavalleria che li spinge avanti
a sciabolate e quando qualcuno si ferma
e viene ammazzato sul posto
quando poi i prigionieri arrivano
all'uscita di Parigi, lì c'è il comandante della cavalleria
il generale Marchese de Gallifet
eroe di guerra
che ha comandato una disperata
carica di cavalleria
alla battaglia di Sedan
quando gli passano davanti le colonne di prigionieri
il generale de Gallifet li passa in Rassegna
e decide chi fucilare
sceglie quelli che hanno i capelli bianchi
perché vuol dire voi eravate già qui nel 48
ne avete già fatta un'altra di revoluzione
non vi abbia stato?
sceglie quelli che hanno l'orologio
perché vuol dire che non sono operai
sono studenti, sono borghese, sono i capi
sono i più pericolosi
ovviamente le atrocità
si scatenano anche dall'altra parte
perché nelle ultime settimane la comune si radicalizza
di fronte a quello che sta succedendo
nella comune vanno al potere
gli estremisti, i nostalgici del terrore
si creano come i tempi di Robespierre
un comitato di salute pubblici
un tribunale rivoluzionario
a capo del comitato di salute pubblica
c'è un vecchio Giacobino
dell'Eccluse
uno che si è fatto 6 anni
di deportazione all'isola del diavolo
sotto Napoleone III
e tornato Tisico
Moribondo
lui e altri dicono chiaramente
che piuttosto che essere sconfitti
meglio sprofondare nel sangue
e nel fuoco
se saremo sconfitti bruceremo
parigi
e parigi brucia davvero
e gli incendi su questo non ci sono dubbi
sono scatenati per ordine della comune
brucia il palazzo imperiale
le Tuileries
che infatti non ci sono più
ci sono i giardini delle Tuileries
accanto all'uvo lo sapete
brucia l'hotel de Vil
il cielo di Parigi è oscurato
dal fumo e dalla cenere
a molti testimoni vengono in mente
la caduta di babilonia
l'isce
o Sodoma e Gomorra
o Pompeii che è di gran moda
come sapete alla fine dell'ottocento
non c'è nessun dubbio, ripeto
ci sono testimonianze chiarissime
sono incendi voluti, organizzati
si portano le latte di petrolio
si dà fuoco a tutto
è un mito invece che però si diffonde
immediatamente il mito
delle rivoluzionarie, le donne
che vanno in giro con le bottiglie di petrolio
per dar fuoco a tutto
comincia immediatamente a dire che Parigi
brucia perché le moglie degli operai
queste meggiere, queste streghe
danno fuoco a tutto e sono innumerevoli
i casi di donne o ragazzine
fucilate in mezzo alla strada
perché andavano in giro con un bidone di qualcosa
non ci mettono niente a metterli al muro
e la comune continua anche lei a fucilare
finora non aveva fucilato gli ostaggi
adesso invece sì
il 24 maggio, come vi dicevo
viene fucilato l'Arcivescovo di Parigi
e Raúl Rigo
che l'aveva fatto arrestare
non è lì in quel momento
perché sta combattendo sulle barricate
al quartier latino
indivisa della Guardia Nazionale
e quello stesso giorno
in cui viene fucilato l'Arcivescovo
anche Raúl Rigo
che l'aveva fatto arrestare
viene catturato dal nemico, riconosciuto
e gli mettono una palla in testa
e si continua da entrambe le parti
il 25 maggio
un reparto della Guardia Nazionale
senza ordini, fucila
tutti i frati dominicani di un convento
e i loro dipendenti
il 26, la Guardia Nazionale fucila
e fine a colpi di baionetta
altri 51 ostaggi
11 fra preti e frati, gli altri poliziotti
siamo ormai agli ultimi giorni
i soldati sono arrivati ai quartieri operai
il 27 maggio
il Capo del Comitato di Salute Pubblica
delle Clues
lascia una lettera per la sorella
non voglio
ne posso servire da vittima
e da zimbello
alla reazione vittoriosa
perdonami se me ne vado prima di te
che mi hai sacrificato la vita
ma non ho il coraggio di subire
un'altra sconfitta
poi indossa la sciarpa di Presidente
del Comitato di Salute Pubblica
va a una barricata
con i piedi sulla barricata
si fa uccidere
il 28 maggio i combattimenti sono finiti
Parigi è conquistata
le fucilazioni però non finiscono
i soldati per cui esiscono controllano
tutti gli uomini in Borghese vengono arrestati
si guarda ai le mani sporche
di polvere da sparo
al muro
ai libidi sulla spalla
perché quando spari il moschetto
e lo spari per un po' di volte
ti rimane il libido
fucila al cimitero di Montparnasse
al Parque Montsot
nei giardini del Luxembourg
oggi noi andiamo a Parigi visitiamo questi posti
è ben difficile
immaginare che 150 anni fa lì
si fucilava in massa la gente
poi i cadaveri vengono sepolti
in fosse comuni o bruciati fuori città
molti cercano di scappare
ma fuori da Parigi ci sono i tedeschi
le truppe tedesche sono ancora lì
che rincerrano la città
nel loro cerchio
e tuttavia è in gels testimonia
che i soldati tedeschi
quando possono
lasciano passare i fuggiaschi
e anche gli ufficiali prussiani chiudono un occhio
perché la realtà
è che l'orrore di questa repressione
sta scandalizzando il mondo
il mondo che come abbiamo ben visto
non aveva la minima simpatia
per la comune
e che tuttavia rimane scioccato
da quello che sta succedendo
perfino il times di Londra
e scrive
che la sete di sangue
dei soldati diversai pare
perfino superiore a quella dei comunisti
e che se sotto
il regime dei rossi
si sono commessi crimini abominevoli
quello che sta succedendo
fa ancora più orrore
processi con danni a morte
fucilazioni contiene fino a fine
fino a fine anno
poi per qualche anno ancora deportazioni
oltre 4.000 deportati
e poi il clima cambia
io qui chiudo perché è già tardissimo
ma ci pensavo proprio oggi
che sarebbe affascinante
studiare come e perché
e in quanto tempo
dopo tragedie come questa
si arriva una riconciliazione
vera per cui c'è la ministia
la gente torna
ecco in questo caso ci vuole una vecina
danni
la ministia è proclamata nel 1880
i deportati cominciano a tornare
due mesi prima si è tenuto
sfidando il divieto
il primo pellegrinaggio
al cimitero del perlaces
il primo pellegrinaggio
al muro dei fucilati
25.000 persone
con un fiore rosso all'occhiello
dall'ora ogni primo maggio
si è ripetuto il pellegrinaggio
al muro dei fucilati
come capite è difficilissimo
finire il racconto di una storia così divisiva
perciò lo farò
un parole mio
ma con le parole di uno che era lì
e che non si era schierato
un pittore
Renoir
uno dei grandi impressionisti
presente
Renoir era lì
era a Parigi
e mentre dipingeva
sulle rive della Senna
i comunardi lo avevano scambiato
per una spia
e se l'era vista brutta
finché non era arrivato
di tutti quelli che potevano arrivare
Raul Rigot che lo conosceva
e l'ha abbracciato
e che ha detto lasciatelo andare
Renoir dirà dei comunardi
erano folli
ma avevano in sé
quella fiammella
che non si estingue
grazie
grazie per aver ascoltato questa puntata
il link al video del festival della mente
da cui è tratta questa puntata
nella descrizione dell'episodio
nella descrizione dell'episodio trovate anche il link
per il podcast del festival della mente
su cui trovate tutti l'intervento
e di tutte le edizioni del festival
come ogni settimana
anche questo mercoledì
ci sarà l'inmancabile palco
dalle 21 per un'ora o due
facciamo quattro chiacchiere
sulla community discord
e su questa puntata
la storia è un po' tutto
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la musica è come sempre
il jotswitch shuffle di Kevin MacLeod
incompetek.com
pubblicato con licenze ATiCom
ci sentiamo la settimana prossima
con una nuova puntata
nel podcast del Sando Barbero
ciao
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Dal Festival della Mente 2021, il terzo e ultimo appuntamento della serie “Le origini delle guerre civili”. Il professor Alessandro Barbero racconta la storia della Comune di Parigi, la cui sanguinosa soppressione fu a tutti gli effetti una guerra civile.
Video originale: https://www.youtube.com/watch?v=3fytI0k0UqY
Festival della Mente: https://festivaldellamente.it
Podcast del Festival della Mente: https://pod.link/1602067079
Community: https://barberopodcast.it/discord
Sito web: https://barberopodcast.it
Music: George Street Shuffle by Kevin MacLeod
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License: http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/