Daily Five: Un altro caso “Zaki”, ignorato da tutti
CNC Media 9/8/23 - Episode Page - 5m - PDF Transcript
E giovedì 7 settembre vorrei aprire con una vicenda che forse magari per miei mancanze
e non lo escludo, mancanze nelle ricerche, nel caso ovviamente domani mi correggerò,
non trovo praticamente su nessuno dei principali quotidiani ositi di informazione, fatta eccezione
per il manifesto, eppure questa è una storia che per la sua dinamica appare almeno per
il momento quasi la fotocopia di un'altra vicenda di cui invece giornali e tv si sono
giustamente occupati per anni, dando le giustamente, lo ripeto, ampissimo risalto, ovvero la vicenda
di Patrick Zaki. Patrick Zaki lo sappiamo è un giovane studente egiziano presso l'Università
di Bologna quando il 7 febbraio del 2020, appena rimesso piede in Egitto, viene arrestato
e detenuta in maniera arbitraria per alcuni post scritti sui social. Ecco, sembrerebbe
essere accaduto di nuovo, però stavolta non in Egitto, ma nella democratica e occidentale
Israele, un ricercatore universitario italo-palestinese, quindi parliamo questa volta non di un cittadino
straniero ma proprio di un cittadino italiano, e da oltre una settimana detenuto in Israele
dopo essere arrestato alla frontiera tra Giordania e Cisgiordania occupata al termine delle vacanze
con la moglie e il figlio di quattro anni, motivo dell'arresto sconosciuto, nessuna
spiegazione come sia possibile, beh in Israele è possibile perché in Israele è norma utilizzare
il regime speciale della detenzione amministrativa per poter arrestare arbitrariamente palestinesi
e poi tenerli prigionieri per tempi indefiniti senza dover rendere conto di accuse, prove
e nulla di tutto questo. Amnesty International definisce thinneri questa violazione dei
diritti umani da parte di Israele, crudele, inumana e degradante, però lo si fa ancora. Ed è davvero
anomalo che la stampa italiana non stia dando alcun risalto a questo arresto arbitrario di un
proprio, lo ripeto cittadino, detenuto illegalmente ormai da una settimana. Khaled Al-Qaizi, leggo dal manifesto
e conosciuto da molti a Roma per la sua attività di traduttore e studente di lingue civiltà orientali
all'Università La Sapienza di Roma, è anche perché è impegnato nella divulgazione e traduzione
di materiale storico palestinese e perché ha fondato con amici e colleghi il centro documentazione
palestinese che vuole promuovere la cultura palestinese in Italia.
Di cosa questo ragazzo sia accusato, scrive il manifesto, nessuno lo sa. Forse si saprà questo
oggi quando il giovane ricercatore universitario Italo palestinese apparirà di fronte giudici israeliani
per la seconda udienza del procedimento giudiziario legato al suo arresto. L'arresto è avvenuto lo
scorso 31 agosto al balico di frontiera di Allenby, tra Cis Giordania occupata e Giordania, al termine
di un periodo di vacanza trascorso a Bethlehemme, assieme alla moglie Francesca Antinucci e al figlioletto
Camal di quattro anni. Da una settimana la madre, Lucia Marchetti e la moglie del giovane
ricercatore non si danno pace e hanno rivolto un appello alle autorità italiane e all'opinione
pubblica affinché Caled venga liberato subito e rimpatriato in Italia. Difficile, scrive il
manifesto, fare previsioni sull'andamento dell'udienza prevista per oggi. Non è chiaro neppure
se il giovane, seguito dall'ambasciato italiana Tel Aviv, abbia avuto a modo di incontrare un
avvocato. Secondo alcuni Caled al Caesi, che ha anche un passaporto palestinese oltre a
quell'italiano, forse saranno contestati alcuni suoi post sui social. Negli ultimi anni diversi
palestinesi sono stati arrestati da Israele per commenti postati in internet su quanto accade
nei territori occupati. La voce di Francesca Antinucci era stanca ieri sera quando ha accettato
di raccontare al manifesto le fasi dell'arresto di Caled.
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